La grande rivoluzione russa continua
Oleg Kašin su cos'è "per sempre"
Il "Manuale unico di storia" è come l'elefante-pittore della vecchia fiaba. Il coccodrillo chiese di disegnare un fiume africano, il maiale una quercia con le ghiande, il tricheco il mare e i ghiacci, la talpa un orto, l'artista esaudì obbedientemente tutti i desideri, beh, è chiaro come andò alla fine. L'idea del "manuale unico" sembrava un po' bizzarra fin dall'inizio ed è diventata ancor più bizzarra via via che sono entrati nella discussione gli storici tatari, ceceni e altri e perfino gli ammiratori di Jurij Ševčuk [1], che hanno insistito perché nel manuale ci fosse anche Ševčuk. Dopo l'ultimo caso con Grigorij Leps [2] sarebbe bene aggiungere anche Leps nel manuale e insieme Stas Michajlov [3] perché non si offenda. Il manuale unico infatti deve stare bene a tutti, vero?
Questa idea è così simile al concorso che fece rumore per il "Simbolo della Russia" che è difficile contare su qualche buona notizie riguardo al manuale. Ma una l'ho comunque notata e voglio far volgere ad essa la vostra attenzione, tanto più che questa notizia è ritenuta buona da pochi e pochi la distinguono dalle altre notizie dal nuovo manuale.
Perché questa abitudine – rivolgere l'attenzione solo a cicli storici piuttosto brevi, che in realtà non sono affatto cicli, – questa abitudine, forse, è la più dannosa che ci sia da noi, in questa c'è qualcosa – beh, come dire, da formiche, cos'è?
La rivoluzione è un punto di passaggio. C'era un paese, è diventato un altro, è tutto semplice. E probabilmente i cento anni scarsi che sono passati dopo il 1917 sono abbastanza per ammettere che non si è verificato alcun passaggio in Russia. Cioè questo è del tutto precisamente iniziato in un qualche momento (hanno perfino ucciso lo zar, se c'era uno zar), ma non c'è alcuna prova che sia terminato. Cioè proprio nessuna.
In quei tempi che da noi è uso chiamare sovietici questo non saltava tanto agli occhi – cambiavano i segretari generali, si organizzavano dimostrazioni e probabilmente i contemporanei avevano davvero la sensazione che questo fosse il "dopo la rivoluzione", che questo fosse "per sempre", anche in senso buono, neanche qui ci se la cava senza precisazioni; così, penso, merita tener conto del fatto che i "tempi sovietici" nel nostro paese sono iniziati al più presto nel 1945 e forse anche dopo (nel 1953?) – fino ad allora, e la guerra lo mostrò molto nettamente, difficilmente tutti i cittadini dell'URSS si attennero al punto di vista secondo cui il potere sovietico si era stabilito per sempre – questo giunge proprio dopo la guerra, non certo prima.
Giunge e, cosa non meno importante, se ne va. E' volgare far riferimento a un esempio personale, ma comunque: gli anni di vita di mia nonna sono 1916-2008, cioè nacque nell'Impero Russo, morì nella Federazione Russa e tutto il periodo sovietico è da qualche parte nel mezzo, si può anche non farci attenzione, se non si esamina bene. Di tali nonne ce ne sono state milioni e sarete d'accordo che se qualcosa "per sempre" si trova nei limiti di una vita umana, non è un vero per sempre, ma semplicemente PR.
Non c'è alcun "per sempre" neanche ora. A giorni sarà il "giorno dell'unità nazionale" – c'è una bella storiella sul tema di come lo istituirono. Scelsero la data – il 4 novembre – e qui qualcuno intelligente alla riunione al Cremlino disse "Che intendete?", il vecchio stile e il nuovo stile [5] ogni cento anni si allontanano di un giorno, cioè passeranno cent'anni e toccherà spostare la festa al 5. "Cent'anni?" – ha richiesto il funzionario che sedeva a capotavola e dopo una pausa ha sghignazzato istericamente. Cento anni – nessuno pensa in tali categorie, ma nel fondo dell'anima tutti capiscono che non vivranno certo cent'anni né la festa, né l'inno di Michalkov [6], né la costituzione di El'cin, né il manuale unico di storia, né la stessa (la legge per ora non ci proibisce di esprimere tali supposizioni) Federazione Russa.
Il futuro, a cui in un modo o in un altro pensa ogni russo, non ha nulla in comune con quella Federazione Russa che esiste adesso. Più spesso questo futuro si lega a qualche altro paese – ad altri paesi pensano anche i funzionari, che fuggiranno quando avranno rubato tutto e gli strati più poveri, che sperano di spingere almeno i figli fuori dalla Russia - beh, capite di cosa parlo.
Quelli che vogliono i cambiamenti proprio in Russia e per la Russia, da Naval'nyj e Prosvirnin [7] fino a me e, mettiamo, Zachar Prilepin [8] pensano proprio a una radicale riorganizzazione del paese. Probabilmente perfino nelle fila di "Russia Unita" non si troverà nessuno che creda che ci sarà per tanti anni Putin, poi per tanti anni il successivo presidente, poi il successivo e che ogni cinque anni si eleggerà la nuova Duma di Stato e che in televisione andrà in onda "Pole čudes" [9] e che presso la stazione del metrò "Kurskaja" [10] ci sarà il centro commerciale "Atrium" e sulla strada rotabile Rublëvo-Uspenskoe [11] il "Barvicha Luxury Village" [12] – non ricordo neanche anti-utopie di questo genere, non conosco in generale una sola persona che crederebbe che sarà così anche tra decenni. Non conosco una sola persona che userebbe la parola "per sempre" [13] applicandola a quella Russia che c'è adesso.
E perché non ampliare il termine "grande rivoluzione russa"? Sì, questa iniziò nel 1917 - mettiamo, anche se si potrebbero prendere periodi precedenti, lo stesso 1905. Iniziò, ma non è ancora terminata, e i settant'anni sovietici sono semplicemente uno degli episodi di questa rivoluzione e anche i vent'anni di El'cin e Putin non sono più di un episodio.
Forse nell'ambito di questo episodio vissuto da noi ora gli storici prepareranno un qualche "manuale unico" – poi, quando finalmente verrà il "per sempre" post-rivoluzionario, sarà buffo rileggerlo. Ma questo sarà poi, per ora la rivoluzione continua.
E' iniziata cent'anni fa, ma continua ancora – è così.
[1] Jurij Julianovič Ševčuk, poeta e cantante rock, leader del gruppo DDT.
[2] Grigorij Leps (pseudonimo di Grigorij Viktorovič Lepsvaridze), cantante chiacchierato per il suo appoggio a Putin e ai suoi uomini e per i suoi presunti legami con la mafia russa.
[3] Stanislav Vladimirovič Michajlov, cantante.
[4] Film commedia sovietico, il cui titolo originale è "Il braccio di brillanti".
[5] Cioè il calendario giuliano (in uso in Russia fino al 1918) e quello gregoriano.
[6] Sergej Vladimirovič Michalkov, scrittore e padre dei registi Nikita Sergeevič Michalkov e Andrej Sergeevič Michalkov (noto come Andrej Končalovskij, cognome della madre), che scrisse il testo dell'inno nazionale sovietico nel 1943 e sulla stessa musica quello dell'inno nazionale russo nel 1991.
[7] Egor Prosvirnin, attivista nazionalista.
[8] Pseudonimo di Evgenij Nikolaevič Prilepin, artista e attivista del Partito Nazional-Bolscevico.
[9] "Il campo dei miracoli", gioco a premi.
[10] "Di Kursk" (città della Russia occidentale, luogo di una vittoriosa battaglia contro i nazifascisti), stazione della zona centro-orientale di Mosca.
[11] La strada che collega tra l'altro il quartiere di Rublëvo alla periferia occidentale di Mosca al villaggio di Uspenskoe ancora più a ovest.
[12] Centro commerciale e ricreativo presso il villaggio di Barvicha, a ovest di Mosca.
[13] In russo "per sempre" è una parola sola, navsegda.http://matteobloggato.blogspot.it/2013/11/la-rivoluzione-russa-e-in-evoluzione.html
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