27 agosto 2007

A proposito di Dubrovka

Secondo la lista dei decorati

I familiari dei morti di Dubrovka chiedono di avviare un procedimento penale contro i capi del quartier generale operativo

Ieri i familiari di due persone morte nell’atto terroristico di Dubrovka hanno presentato un’istanza alla procura perché venga avviato un procedimento penale contro il vice direttore dell’FSB[1] Vladimir Proničëv. Questi lo hanno accusato di negligente esecuzione del compito di capo del quartier generale operativo per la conduzione dell’operazione antiterroristica.

Nell’istanza, firmata da Dmitrij Milovidov, Tat’jana e Sergej Karpov, vengono riportate testimonianze documentali sulle circostanze e il momento della morte dei loro cari. I defunti Aleksandr Karpov e Nina Milovidova andarono a far parte dei 68 ostaggi, a cui in generale non è stato prestato alcun soccorso medico e fra l’altro Aleksandr Karpov è rimasto in vita per sette (!) ore dopo l’inizio del blitz. Per la maggior parte del tempo, a vedere i materiali per il procedimento penale, Aleksandr Karpov ha giaciuto in via Mel’nikov 10, dove furono depositati i corpi degli ostaggi e morì alle 12.30 del 26 ottobre 2002 in un’ambulanza.

Questo e molti altri fatti testimoniano dell’assenza di un aiuto organizzato e razionale agli ostaggi che avevano subito l’azione del gas velenoso. La composizione del preparato speciale e dell’antidoto ad esso sono stati tenuti nascosti durante il blitz sia ai soccorritori che operarono nell’immediato sia ai medici degli ospedali in cui in modo irrazionale e caotico giungevano gli ostaggi avvelenati.

Finora non si sa quasi niente di questo gas, ma perfino le scarne informazioni ufficiali dei primi giorni dopo il blitz (sul composto fondamentale del preparato speciale, il Fentanyl[2]) permettono di valutare la sua estrema pericolosità per l’azione che esercita sull’attività respiratoria, cardiaca e cerebrale dell’uomo. Se si considera che la sua azione non fu immediata (i terroristi videro che arrivava il gas e per 15 minuti ebbero la possibilità di far saltare in aria gli ostaggi), allora sorgono degli interrogativi: chi prese la decisione di utilizzare un preparato speciale troppo pericoloso, che non avrebbe in alcun modo impedito l’esplosione del Centro Teatrale, poiché non avrebbe avuto un effetto anestetico immediato sui terroristi? Chi ha preso la decisione di tenere nascosto l’antidoto ai soccorritori e ai medici durante le operazioni di soccorso? Chi, conoscendo bene la pericolosità e le conseguenze di una sostanza altamente tossica, non ha predisposto alcunché per preparare operazioni di soccorso efficaci ?

I familiari degli ostaggi morti ritengono che i colpevoli di questo siano i membri del quartier generale operativo. Ma la composizione del quartier generale operativo, così come la composizione del gas, è coperta dal segreto. Di persone concrete si è saputo solo dalle deposizioni dei testimoni oculari e dalle decorazioni assegnate ai membri delle forze armate e ai funzionari dopo la disastrosa operazione di Dubrovka. La lista è tutt’altro che completa, ma tra gli “eroi”: l’ex capo dell’amministrazione presidenziale A. Vološin, il vice direttore dell’FSB V. Proničëv, il capo del CSN[3] dell’FSB A. Tichonov, il segretario del Consiglio di Sicurezza V.B. Rušajlo, il direttore dell’FSB Patrušeb e anche lo sconosciuto chimico con le spalline dell’FSB, autore del mortale preparato speciale.

Elena Milašina

12.07.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/52/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[2] Analgesico oppioide.

[3] Centr Special’nogo Naznačenija (Centro per le Operazioni Speciali).




http://matteobloggato.blogspot.com/2007/08/il-diavolo-allinferno-un-eroe-positivo.html

26 agosto 2007

A proposito di Putin (V)

Putin e i giornalisti. Incontri segreti

Questo gli dà delle medaglie, pesca dei pesci per loro. Essi gli fregano matite e bicchierini, ma hanno paura a fare domande...

La premiazione segreta

La settimana scorsa l’ennesima partita di lavoratori della televisione (circa 70 persone) ha ricevuto premi di Stato. Il precedente riconoscimento di meriti aveva avuto luogo l’anno scorso – nel giorno dei festeggiamenti per i 75 anni della televisione russa[1]. Allora ricevettero dei premi circa 100 persone della televisione, tra cui Vitalij Vul’f[2], Oleg Dobrodeev[3], Igor’ Kirillov[4], Anatolij Malkin[5], Aleksandr Masljakov[6], Tat’jana Mitkova[7], Vladimir Pozner[8], Èdvard Radzinskij[9], Konstantin Èrnst[10] e molti, molti altri.

Stavolta nella sala di Caterina del Cremlino dalle mani del capo dell’amministrazione presidenziale Sergej Sobjanin hanno ricevuto premi Aleksej Puškov, i manager televisivi Andrei Bystrickij[11] e Vjačeslav Mostovoj[12] (entrambi hanno ricevuto l’ordine d’Onore), Margarita Simon’jan e Vladimir Solov’ëv[13] (entrambi hanno ricevuto l’ordine dell’Amicizia), Konstantin Sëmin[14], Marija Sittel’[15] e Michail Antonov[16], Vadim Takmenev[17], Vadim Glusker[18] e Andrej Lošak[19], Boris Notkin[20] (tutti questi hanno ricevuto la medaglia di prima classe dell’ordine “Per i servigi resi alla Patria”), Leonid Mlečin[21], Oksana Puškina[22] e Anna Prochorova[23] (tutti questi hanno ricevuto la medaglia di seconda classe dell’ordine “Per i servigi resi alla Patria”) e molti altri. A parte questo, un premio di Stato è stato conferito anche a una persona che non era ritenuta degna neanche di essere ricordata nei titoli dei suoi filmati, Aleksej Malkov – proprio la sua produzione su NTV è diventata in buona parte la base ideologica degli attacchi alla JUKOS, a Michail Chodorkovskij, a Garri Kasparov, a Boris Berezovskij[24] e a Viktor Juščenko. Questi è stato premiato “Per i servigi resi alla Patria” (con medaglia di prima classe). L’unico premiato a non essere presente nella sala era Andrei Lošak – il reporter si trovava allora in trasferta.

Tutti questi sono stati premiati segretamente, come a suo tempo il capo dell’FSB[25] Nikolaj Patrušev (dopo il “Nord-Ost”[26]): non è stato fatto una solo foto né è stato pubblicato il decreto di premiazione nel sito del presidente russo (al momento di andare in stampa – nota dell’autore). La nostra richiesta di spiegazioni del fatto indirizzata al segretario dell’ufficio stampa del presidente russo Aleksej Gromov è rimasta senza risposta. Ma come ha raccontato a condizione di restare anonimo uno dei premiati, la cerimonia è andata avanti in modo austero, “secondo il protocollo”: hanno letto le liste, hanno bevuto champagne e poi sono andati dal presidente a Novo-Ogarevo[27]. Lincontro con Vladimir Putin è durato circa unora. “All’inizio c’è stata ressa (molti volevano parlare con il presidente – n.d.a.), ma poi ha bevuto un tè, ha potuto avvicinare tutti e il presidente ha semplicemente parlato con le persone presenti” – ha detto uno dei premiati. Poiché nessuno ha spiegato le motivazioni delle premiazioni e i giornalisti sono stati informati di queste dalle stesse compagnie televisive, alcuni hanno ritenuto ciò un’“eco dell’anniversario”.

“Quanto alle medaglie mi è sorto forse un dubbio, ma non c’è proprio modo di rifiutare, – ha detto uno dei premiati. – Alla fin fine, non è stato il presidente a scegliere le persone, le lista sono state compilate dalle compagnie televisive per premiare i propri collaboratori. Ma se cominceranno delle persecuzioni, questo servirà (i premi di Stato permettono di ricevere un’amnistia – n.d.a.), dunque sia. Alla fin fine permette di avere uno sconto sulle spese di condominio”.

L’incontro che ha avuto luogo il 27 giugno non è certo il primo incontro segreto del presidente con la gente della televisione. Incontri ben più lunghi e senza tale solenne motivo si sono tenuti nel corso di tutto il suo mandato presidenziale. Ora che questo si avvicina alla fine, alcuni dei partecipanti ad essi, anche questi a condizione di mantenere l’anonimato, hanno raccontato a “Spazio libero”[28] come si sono svolti e che impressione gli hanno fatto.

Gli incontri del presidente coi giornalisti si svolgono segretamente e non se ne può parlare. Solo una volta di un’incontro del genere ha dato informazioni in modo telegrafico l’organo ufficiale “Rossijskaja Gazeta”[29]. Ci sono personalità che sono capitate agli incontri solo una volta, per esempio Evgenij Kiselëv[30] al tempo dell’attacco a NTV (ma allora era un caso particolare e per Kiselëv non si è più ripresentato). Ma ci sono anche alcuni rappresentanti titolati dei mass media che sono riusciti a vedere il presidente 5-7 volte. Senza parlare dei direttori dei canali televisivi, che hanno relazioni speciali sia con il presidente, sia con la sua amministrazione (in particolare i direttori di rete sono presenti ai tradizionali incontri del venerdì con il vice capo dell’amministrazione presidenziale Vladislav Surkov, talvolta simili incontri sono condotti dal vice responsabile del Dipartimento di politica interna Aleksej Česnakov).

I luoghi degli incontri tradizionali con il presidente sono Novo-Ogarevo, il Cremlino e Soči (Bočarov Ručej[31]). Qualche volta, all’inizio del mandato, ancora al tempo di Michail Kas’janov[32], si incontravano al ristorante del “National”[33]. La cadenza era più o meno di una volta l’anno, ma del tutto imprevedibile: un tempo si svolgevano più spesso, in varie forme.


“C’è un qualche motivo per cui questi incontri devono aver luogo”, – ritiene uno dei direttori dei mass media. “E’ una strana selezione – dipende dai loro concetti su chi abbia un ruolo nel mercato, – dice un altro. – Spesso a questi incontri c’erano i direttori della “Rossijskaja gazeta”, della “Komsomol’skaja Pravda”[34], di “AiF”[35], delle “Izvestija”, di “Vremja Novostej”[36], della “Gazeta”[37]. Al tempo di Berëza[38] (quando Boris Berezovskij era ancora il proprietario del giornale – n.d.a.) il “Kommersant’’”[39] non veniva invitato molto. Le “Vedomosti”[40] non venivano chiamate, non c’era neanche il direttore della “Nezavisimaja gazeta”[41]”.

Ma ci sono ancora i messaggi del presidente (dopodiché ci si può incontrare sulla piazza, dove tutto si spande in giro), i banchetti, il Capodanno, il Giorno dell’Indipendenza[42], il 9 maggio[43]. Ai compleanni del presidente i direttori dei mass media non vengono invitati. Ma i banchetti tradizionali con la partecipazione dei direttori hanno luogo anche il Giorno della Costituzione[44]. E qui è importante la disposizione dei posti. “Nel palazzo del Cremlino all’inizio gli oligarchi[45] sedevano più vicino al presidente – ricorda un rappresentante dei mass media, – ma poi, come i giornalisti, si sono trovati più lontano. Una volta ci hanno disposti in ordine alfabetico, ma poi hanno preso a disporre le persone per caste: il patriarca al tavolo con il presidente, il clero vicino a lui, da una parte gli oligarchi, i rappresentanti dei sindacati, i governatori, i giornalisti. Fra l’altro vi sono dei concerti di popstar assolutamente demenziali – un tale squallido dilettantismo”.

Ma questi sono avvenimenti del tipo a cui prende parte tutta l’elite. Ma gli incontri con i giornalisti sono tutt’altra cosa. Di essi ti avvertono in anticipo – telefona il segretario dell’ufficio stampa del presidente Aleksej Gromov. Ma talvolta ci sono chiamate improvvise (così è andata la storia con NTV dopo il “Nord-Ost”, qualche tempo dopo il capo di NTV Boris Jordan ha dato le dimissioni).

La gamma di partecipanti è sempre diversa e per loro è sempre imprevedibile, inspiegabile. Talvolta chiamano solo gente della televisione: le “stelle” dei canali e i loro capi, preferendo non mischiarli con i direttori dei mass media di carta stampata (così è stato per esempio, uno degli incontri a Novo-Ogarevo), ma talvolta (come, per esempio, nel maggio 2004 a Bočarov Ručej) la gamma era più ampia. Allora, per esempio, erano presenti Konstantin Èrnst, Oleg Dobrodeev, Nikolaj Senkevič (allora ancora a capo di NTV), Irena Lesnevskaja[46], il capo della RIA-Novosti[47] Svetlana Mironjuk, il capo dell’ID[48] Prof-Media Rafaèl’ Akopov e i direttori della “Komsomol’skaja Prava”, del “Kommersant’’”, delle “Izvestija” (allora era ancora direttore Raf Šakirov[49])… Dello Stato, a parte Vladimir Putin c’erano Michail Lesin[50] (negli ultimi anni è stato ospite di rado a questi incontri), Michail Seslavinskij[51] e Aleksej Gromov. Talvolta a tali incontri c’era anche Vladislav Surkov.

Ci sono anche avvenimenti speciali. Uno degli incontri relativamente più recenti, nella primavera dello scorso anno, è stato dedicato al 15° anniversario della VGTRK[52] e allora tutta la dirigenza della holding e dei canali televisivi che ne fanno parte e le “stelle” di “Rossija”[53] sono andati a Soči (Vladimir Putin ha allora espresso particolare ammirazione a Vitalij Vul’f). Alcune immagini di questo incontro sono finite in TV. A dire il vero, qualche giorno dopo a Bočarov Ručej ha avuto luogo anche un altro incontro – con i direttori dei mass media moscoviti della carta stampata. Questi (includendo i capi di tre agenzie di stampa) erano 25. E questo incontro è stato l’unico per il direttore delle “Vedomosti” Tat’jana Lysova. Allora interessava a molti la questione della futura cessione del “Kommersant’’” (a quell’incontro era presente il già ex direttore Vladislav Borodulin). “Quando chiesero del “Kommersant’’”, egli (Vladimir Putin – n.d.a.) disse: “Oh, è la prima volta che ne sento parlare”, – ricorda uno dei partecipanti. – Anche se era noto a tutti, che aveva respinto il primo (acquirente – n.d.a.) e aveva respinto il secondo. Ma no, la risposta era una: “rapporti reciproci tra i soggetti proprietari”. Anche se era noto a tutti, per questioni di quale livello andavano da lui – per qualsiasi questione, bisognava porlo a conoscenza e capire dal tipo di movimento delle sopracciglia che non era contrario. Ma lui – “ne sento parlare per la prima volta”.

Un incontro speciale ebbe luogo anche in occasione del dibattito sulla legge sui mass media – dopo il “Nord-Ost” (allora, nel 2003 sia la Duma sia il Consiglio della Federazione[54] introdussero modifiche draconiane alla legge, sulle quali Vladimir Putin “mise il veto”). Questo fu l’ultimo incontro di questo tipo per il direttore di “Ècho Moskvy”[55] Aleksej Venediktov – i manager della radio non lo chiamarono altre volte.

Uno degli incontri, che ebbe luogo nel 2003, parve ai partecipanti un “concerto solista” di Irena Lesnevskaja, quando la fondatrice di Ren TV (che allora non aveva ancora mutato la grafia in caratteri cirillici[56]) discusse praticamente da sola con il presidente. Lincontro durò circa cinque ore. Per via, sull’aereo speciale per Soči, Aleksej Gromov chiarì che qualunque domanda volesse porre, la dattilografa le raggruppava e la conversazione fu molto libera, “lontano dalle telecamere”. “Senkevič raccontava storielle, – ricorda uno di quelli che volò su quell’aereo. – Disse: “Io farò una domanda a Putin: “Ma Lei che dice?”. Ma non mi decisi. E allora Putin verso la fine della conversazione chiese: “Ci sono ancora domande?” e Lesnevskaja disse: “C’è qui Senkevič che vorrebbe raccontare una storiella... – Fece una pausa e chiese: - Ma Lei che dice?”. “Kostja (il direttore del Primo canale Konstantin Èrnst) e Dobrodeev erano finiti sotto al tavolo” – ricorda un altro partecipante.

Allora si parlava in particolare di Aleksandr Lukašenko e in alcuni mass media più tardi comparvero notizie che riguardavano le relazioni russo-bielorusse, che rimandavano a “fonti informative”. Tali, non è difficile indovinare, erano diventati i direttori dei mass media che avevano ascoltato Putin.

A proposito, l’incontro si fece ricordare anche perché Putin al momento dei saluti buttò lì inaspettatamente: “Io so tutto di tutti voi”.

In un altro incontro ci fu l’“assolo” di Vladimir Pozner. Il conduttore televisivo, che sedeva di fronte al presidente era confuso dopo aver ascoltato la retorica di “Patria”[57] e aver visto il cinismo con cui veniva gestito il partito. Secondo una versione, Aleksej Gromov rispose: “Questa è stata un’iniziativa della dirigenza del suo canale”. Tra l’altro, secondo un’altra, fu il presidente e parlare e si espresse ancora più duramente sulla dirigenza. Ma la persona che partecipo alla conversazione, afferma che fu Gromov a parlare e dice che Pozner “è considerato un classico”: si sono complimentati con lui in occasione dell’anniversario, gli hanno dato una decorazione, è stato salutato al TÈFI[58]. E perciò non avrebbe potuto esserci alcuna asprezza nella risposta alla sua domanda. Quell’incontro durò circa quattro ore. In qualche modo Pozner si rammaricò anche dell’assenza della TV pubblica.

Più o meno le stesse persone c’erano anche nel maggio 2004, ma allora furono presenti anche il giornalista del “pool del Cremino” Andrej Kolesnikov e il direttore della “Komsomolka”[59] Vladimir Sungorkin e l’incontro durò circa due ore.

Ma in generale, con il passare degli anni, si è preso a definire i rapporti con i direttori dei mass media e i giornalisti televisivi sulla base dei ritardi di Vladimir Putin. “Al primo incontro ritardò di circa 40 minuti, ma poi, con il passar del tempo, ha tardato ancora di più, – ricorda uno dei partecipanti fissi agli incontri. – E questa è un comportamento assolutamente da orientale: perché ognuno sappia qual è il suo posto”.

Un tema a parte degli incontri è la cucina: di essa si lamentano in molti. “Assolutamente sovietica, all’inizio c’erano vini georgiani, poi sono passati ai francesi, – dice uno dei partecipanti. – Il cognac è nazionale. Gli operatori personali (del presidente – n.d.a.) bevono Hennessy[60], ma al nostro tavolo ci danno da bere quello nazionale”. “A uno degli incontri a Soči ci hanno dato da mangiare zuppa di pesce – fatta con il pesce che aveva pescato il presidente stesso – ricorda un altro. – Pesciolini piccoli così”. “Ci danno da mangiare male, cibo statale, di partito, – si lamenta un terzo. – Il vino è mediocre, la cucina è a volte peggiore, soprattutto a Bočarov Ručej. Ma quando gli incontri hanno luogo a Mosca, allora il cibo è buono – di solito è di Novikov (Arkadij Novikov, ristoratore – n.d.a.). Allora non c’è niente da dire. Se non fosse per il cibo, non so che si farebbe. Infatti deve essere noioso anche per lui”.

E’ noioso perché, con il passare degli anni, gli incontri hanno preso ad avere un carattere rituale, dicono i loro partecipanti. All’inizio esisteva un interesse reciproco, ma adesso è come se non ci fosse, si è perso il senso. A uno degli ultimi incontri, per esempio, ha regnato continuamente il silenzio. “Ha salvato tutti Gusev (il direttore di “MK”[61] Pavel Gusev – n.d.a.): “Ecco che i russi siedono, siedono e bevono”, – il collega di Gusev ricorda le sue parole salvatrici. – No, non fanno domande scomode ed egli non si aspetta mosse particolari. E’ assolutamente convinto di essere nel giusto, la maggior parte di quelli che siedono a tavola per lui sono dei sottoposti. Perciò il senso degli incontri si è perduto”. In uno dei primi incontri – a Bočarov Ručej – il presidente mostrò ai direttori dei mass media i “pulsanti del terrore”. “Erano tutti vestiti di nero, le guardie del corpo ricordavano i “ragazzi” dei film d’azione americani, – ricorda un partecipante a uno dei primi incontri. – Il presidente raccontava delle minacce alla Russia. In seguito si sono presentati in abito da sera, erano già altre guardie del corpo”.

“La prima volta che le persone si incontrano con lui, restano disilluse (un’ammissione del genere, per esempio, è stata fatta al “partecipante alla conversazione” anche da Irena Lesnevskaja quando ha raccontato della sua prima impressione personale, presto mutata - n.d.a.) e questo riguarda non solo i giornalisti, ma anche i politologi. Ma quelli che lo incontrano per la seconda volta, già capiscono che stanno assistendo a un concerto: c’è qualche tema preferito, un modo di dirigere. Può succedere che una sera non ti accorgi di nulla di nuovo. E non cambia niente, non ci sono discussioni: con persone che sono in un rapporto di dipendenza non si discute. Beh, gli fai un’obiezione, dici: Lei è d’accordo in proposito? (colui che parlava preferiva, che non si ricordasse la domanda concreta, ma questa riguardava uno dei temi per cui il presidente è spesso criticato –n.d.a). Ma egli non era daccordo. E più si va avanti, peggio diventa: nel comportamento domina la tattica “i vincitori non si giudicano” e i mezzi per ottenere la vittoria fra l’altro non hanno importanza. Parla più volentieri dell’andamento del prezzo del gas. Ma sentire questo più volte è noioso”.

Gli invitati preferiscono non toccare temi delicati. Qualcuno non vede un senso in questo, qualcuno, evidentemente, si comporta con prudenza. Così, affermano i partecipanti a diversi incontri, sull’arresto di Michail Chodorkovskij nessuno ha mai fatto una domanda. In qualche modo chiesero al presidente come si ponesse davanti al fatto che la sua amministrazione desse direttamente indicazioni ai giornalisti e ai dirigenti televisivi su come riferire di questo o quell’avvenimento, ed egli, duramente, senza possibilità di iniziare una discussione, ha replicato: “Ma era meglio quando c’era Badri?” (Badri Patarkacišvili – uno dei comproprietari della ORT[62] quando Berezovskij era al potere[63] – n.d.a). E non servì replicare che Badri e lo stato non sono proprio la stessa cosa.

In qualche modo, all’inizio della crisi “georgiana” (ancora prima degli arresti di georgiani), da una colloquio personale con il presidente è apparso chiaramente che egli “non è libero dall’immagine sovietica dei georgiani”. “Questi avevano uno status privilegiato negli anni del potere sovietico”, – ha detto. Vedeva come commerciano al mercato di via Nekrasov[64], – spiega la nostra fonte – ma non sapeva, che baracche c’erano nella stessa Georgia, non immaginava il loro tenore di vita, come non lo immagina tuttora. Infatti non è stato là una sola volta!”

Un’altra volta, come ricorda un partecipante a un incontro, il presidente si è espresso sulla Cecenia: “esseri disumani sono giunti nel nostro paese”. Su Beslan ha detto così: che capisce perché usassero le vite dei bambini per fare un ricatto – per “destabilizzare” le cose, cioè erano “tentativi di sconvolgere” la situazione. “Il massimo di sentimenti l’ha mostrato all’incontro con le madri di Beslan, – dice uno degli invitati di Putin. – Ma chiaramente in quell’atmosfera piatta non possono fargli le domande che gli fecero le madri. Esse, le madri, se così si può dire, sono in una posizione privilegiata (nei rapporti con lui – n.d.a.), perché hanno sempre ragione. Perciò con loro ha mostrato la massima sincerità: “Non nego le mie responsabilità”. E questo è il massimo dei sentimenti. Ma allo stesso tempo riesce a sostenere discussioni delicate, ammorbidisce qualsiasi giornalista occidentale (infatti solo questi gli fanno domande pungenti). L’ha scampata dopo il fatto del “Kursk”, se l’è cavata contro un’intera sala”.

“Non ci sono già più domande, tutti capiscono tutto, alle domande pungenti non ricevi risposta, – dice un altro partecipante. – E’ un monologo, raramente interrotto da domande”.

Perché ci vanno se non ricevono informazioni? Per curiosità o per osservare il presidente, “per sentire la sua logica a livello psicofisico, capirne l’umore”, oppure li invitano – e non è il caso di rifiutare. Certo, per qualcuno è importante il fatto stesso del “contatto diretto”[65]. Ecurioso anche osservare i colleghi. “E’ un teatro umano, – dice uno che ha osservato attentamente gli incontri. – Sono successi dei casi al momento di fare le foto: davanti all’obbiettivo ognuno cercava di spinger via l’altro, per essere fotografato più vicino al presidente. Qualcuno si è messo vicino anche al cane.

Oppure il presidente viene con un bicchierino e tutti sono uno sull’altro per essere più vicini. Come i liberali, ma fanno domande adeguate. In qualche modo, all’inizio degli incontri, arraffavano le matite con la scritta “Cremino” e cominciarono a fregare i bicchierini con l’aquila bicipite[66] appena comparsi. Poi l’amministrazione ha preso a venderli ufficialmente. E fregarli è diventato senza senso.
Come pure andare agli incontri. Ma ci vanno.

Sotto testo

“Una certa soddisfazione”

Abbiamo chiesto ai premiati che sentimenti hanno provato e per cosa, a loro parere, abbiano meritato i premi.

Margarita Simon’jan, direttore del canale Russia Today[67], cavaliere dell’ordine dell’amicizia:

- Al ricevere questo premio ho sentito l’ennesimo moto di gratitudine verso i miei collaboratori. Essi rendono possibile ciò che ancora due anni fa mi sembrava irraggiungibile – trasmissioni di informazione di qualità in inglese 24 ore su 24. Probabilmente anche loro meriterebbero il premio e io lo recepisco come un premio al canale e non a me personalmente.

Aleksej Puškov, conduttore del programma “Postscriptum” (TVC)[68], cavaliere dell’ordine d’Onore:

- Sa, non è il primo premio per me. Circa tre anni fa mi è stato conferito il titolo di operatore culturale emerito. Allora e adesso ho recepito la cosa nello stesso modo. Ho creato un programma (va in onda già da nove anni) che riflette i miei propri pensieri (che a molti piacciono e a qualcuno non piacciono). Ma il mio compito non consisteva nel fatto di piacere o nel fatto che qualcuno fosse d’accordo con me. Mi pareva di avere qualcosa da dire. E in entrambi i casi ho recepito i premi come una valutazione di ciò che dico. Con tutta probabilità, ciò che dico è di abbastanza grande interesse.

- E quali sono le sue impressioni personali?

- C’è certamente una certa soddisfazione, ma questa viene presto inghiottita dalle preoccupazioni quotidiane. Subito dopo il conferimento della decorazione mi sono accinto a preparare l’ennesimo programma. Ma questa è una produzione intellettuale che ricorda perfino quella industriale. Il premio dà anche un senso aggiuntivo di fiducia in se stessi. Non posso dire di soffrire di mancanza di questo senso. Ma tutto questo è un ulteriore conforto.

Natalija Rostova

05.07.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color25/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Più propriamente delle trasmissioni in etere. Esperimenti a parte, la televisione esiste in Russia dal dopoguerra.

[2] Vitalij Jakovlevič Vul’f, autore teatrale e conduttore televisivo.

[3] Oleg Borisovič Dobrodeev, direttore generale della radiotelevisione di Stato.

[4] Igor’ Leonidovič Kirillov, storico “anchorman” della televisione sovietica e russa.

[5] Anatolij Grigor’evič Malkin, presidente della compagnia televisiva ATV.

[6] Aleksandr Vasil’evič Masljakov, storico presentatore della televisione sovietica e russa.

[7] Tat’jana Rostislavovna Mitkova, vice direttore di NTV (canale privato, che fu “nazionalizzato” da Putin e messo sotto il controllo della Gazprom).

[8] Vladimir Vladimirovič Pozner, famoso giornalista televisivo già attivo in epoca sovietica.

[9] Èdvard Stanislavovič Radzinskij, storico, drammaturgo e conduttore televisivo.

[10] Konstantin L’vovič Èrnst, direttore del primo canale della TV di Stato.

[11] Vice presidente della radiotelevisione di Stato.

[12] Vice direttore del canale TV Centr (TV Centro).

[13] Vladimir Rudol’fovič Solov’ëv, giornalista.

[14] Corrispondente della TV di Stato.

[15] Marija Èduardovna Sittel’, conduttrice del TG della TV di Stato.

[16] Conduttore del TG della TV di Stato.

[17] Vadim Anatol’evič Takmenev, giornalista televisivo.

[18] Corrispondente dalla Francia di NTV.

[19] Giornalista televisivo.

[20] Boris Isaevič Notkin, conduttore televisivo di NTV.

[21] Leonid Michajlovič Mlečin, regista televisivo.

[22] Oksana Viktorovna Puškina, conduttrice televisiva di NTV.

[23] Conduttrice televisiva di NTV.

[24] Boris Abramovič Berezovskij, controverso uomo d’affari ricercato in Russia e non solo, che vive in Gran Bretagna con lo status di rifugiato politico.

[25] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[26] “Nord-Est”, il musical che andava in scena nel teatro di Dubrovka quando fu preso dai terroristi ceceni nel 2002.

[27] Residenza presidenziale nei pressi di Mosca.

[28] Rubrica della “Novaja Gazeta” in cui i lettori possono intervenire liberamente.

[29] “Giornale Russo”, bollettino ufficiale dell’attività del governo.

[30] Direttore di NTV quando era ancora una televisione libera.

[31] “Ruscello del Bottaio”, curioso nome del complesso di dacie in cui si trova la residenza estiva di Putin.

[32] Michail Michajlovič Kas’janov, primo ministro dal 2000 al 2004, poi caduto in disgrazia e attualmente all’opposizione.

[33] Lussuoso hotel di Mosca nei pressi del Cremino.

[34] “La verità del Komsomol”, ex organo del Komsomol, l’Unione della Gioventù Comunista.

[35] Argumenty i Fakty (Argomenti e Fatti), rivista settimanale di attualità e politica nata in epoca sovietica.

[36] “Il tempo delle notizie”, giornale quotidiano.

[37] “Giornale”, quotidiano di informazione.

[38] “Betulla” (gioco di parole con il cognome Berezovskij).

[39] Giornale economico che si considera erede di un giornale omonimo nato prima della Rivoluzione Russa e della riforma ortografica che ha eliminato il cosiddetto “segno duro” (che non corrispondeva ad alcun suono), traslitterato come doppio apostrofo.

[40] Giornale economico legato al “Financial Times” e al “Wall Street Journal”.

[41] “Giornale indipendente”, quotidiano che forse faceva troppo onore al proprio nome…

[42] Il 12 giugno.

[43] Il Giorno della Vittoria, in cui viene celebrata la vittoria sui nazisti nella II guerra mondiale.

[44] Il 12 dicembre, che dal 2004 non è più giorno festivo…

[45] Gli imprenditori multimiliardari.

[46] Irena Stefanovna Lesnevskaja, presidente del colosso mediatico Ren-Media Group.

[47] “RIA (Russkoe Informacionnoe Agentstvo – Agenzia di Informazione Russa) Notizie”.

[48] Informacionnyj Departament (Dipartimento di Informazioni).

[49] Raf Salichovič Šakirov fu poi giubilato per aver pubblicato immagini della tragedia di Beslan ritenute “troppo crude”…

[50] Michail Jur’evič Lesin, consigliere di Putin.

[51] Michail Vadimovič Seslavinskij, capo dell’agenzia federale per la stampa e le comunicazioni di massa.

[52] Vserossijskaja Gosudarstvennaja TeleRadioveščatel’naja Kompanija (Compagnia RadioTelevisiva Statale Russa).

[53] “Russia”, la TV di Stato.

[54] La “camera alta” del parlamento russo, formata dai rappresentanti dei “soggetti” (governatorati, repubbliche, ecc.) della Federazione Russa.

[55] “Eco di Mosca”, emittente radiofonica moscovita.

[56] Infatti il nome dell’emittente è scritto in caratteri latini anche nell’originale.

[57] Partito nazionalista.

[58] Abbreviazione di Televizionnyj Èfir (“Etere Televisivo”), il principale premio televisivo russo.

[59] Nome colloquiale della “Komsomol’skaja Pravda” (letteralmente significa “giovane donna del Komsomol”).

[60] Cognac francese di grande pregio.

[61] Moskovskij Komsomolec (“Il membro del Komsomol di Mosca”), un tempo organo del Komsomol moscovita, adesso una sorta di giornale scandalistico.

[62] Obščestvennoe Russkoe Televidenie (Televisione Pubblica Russa). “Pubblica”?

[63] Sotto El’cin Berezovskij arrivò ad essere vice segretario del Consiglio di Sicurezza.

[64] Via di San Pietroburgo, sede di un mercato all’aperto.

[65] Letteralmente “accesso al corpo”, insomma un incontro ravvicinato del terzo tipo con lo zar….

[66] Antico simbolo della Russia, tornato in auge dopo la caduta dell’URSS.

[67] “Russia oggi”, canale televisivo in lingua inglese.

[68] Cioè TV Centr.


http://matteobloggato.blogspot.com/2007/08/alla-corte-di-putin-c-anche-chi-vende.html

25 agosto 2007

A proposito della giustizia in Cecenia (IV)

Condannato dopo la morte

Le persone morte in atti terroristici vengono equiparate ai terroristi

Il 28 giugno la Corte Costituzionale della Federazione Russa ha riconosciuto legale il rifiuto di consegnare i corpi dei terroristi ai loro familiari. Alla Corte Costituzionale si erano rivolti con un’istanza Elena Karmova e Kunak Guzeev. I loro figli erano stati uccisi durante un’operazione speciale a Nal’čik[1]. I querelanti pregavano la Corte di verificare la costituzionalità dell’articolo 14.1 della legge federale della Federazione Russa “Sulla sepoltura e i funerali”[2], secondo il quale i corpi dei terroristi non vengono consegnati per la sepoltura e il luogo in cui vengono custoditi non viene comunicato.

Le madri degli uccisi hanno dichiarato che questa disposizione viola i loro diritti costituzionali, in particolare il diritto di seppellire i familiari e i congiunti secondo i canoni religiosi. In sostanza questa è “ una forma di terrore e punizione collettiva”, scrivono nella loro istanza.

I rappresentanti delle autorità nella Corte Costituzionale hanno pregato la Corte di considerare costituzionale questa legge. Così il rappresentante della Duma di Stato[3] presso la Corte Costituzionale Elena Mizulina ritiene che la sepoltura segreta dei terroristi renda possibile una diminuzione degli atti terroristici. La legge, a suo dire, è ispirata dalla volontà di non permettere che si faccia dei terroristi dei martiri per la fede e si venerino le loro tombe. Ma il rappresentante del ministero degli Interni Nadežda Tuzlukova ha dichiarato che in Russia ci sono stati casi in cui i luoghi in cui sono stati uccisi dei terroristi sono diventati luoghi di culto. La sua posizione è stata sostenuta anche dal rappresentante del governo Michail Barščevskij. In sostanza le autorità non hanno discusso le conclusioni dei querelanti, ma hanno posto l’accento sul carattere appropriato o meno di tali misure, dettate dalla necessità di lottare contro il terrorismo.

E’ difficile opporre qualcosa al desiderio delle madri di vedere per l’ultima volta i propri figli e seppellirli secondo le proprie usanze religiose. Ma i fondamenti giuridici di questa sentenza della Corte Costituzionale vanno contro i principi fondamentali del diritto. Alla procedura di sepoltura segreta vengono sottoposto persone innocenti, poiché la loro colpevolezza può essere stabilita solo da un tribunale. Il legislatore ritiene una base sufficiente la loro “partecipazione a un’attività terroristica” e la loro morte, sopraggiunta “in conseguenza dell’interruzione imposta alla data azione terroristica”. Tuttavia la partecipazione formale a un’attività terroristica può essere causata da varie ragioni: costrizione, ricatto, in casi estremi dal lavoro come infiltrati. Infine sul luogo dell’atto terroristico possono trovarsi persone presenti per caso, il grado di partecipazione e di responsabilità delle quali può essere stabilito solo da un’accurata inchiesta giudiziaria. A parte ciò, è noto un sufficiente numero di casi di falsificazione, in cui civili pacifici sono stati accusati di attività terroristica dalle autorità militari e di polizia.

E’ giusto ricordare qui la storia degli emendamenti alla legge “Sulla sepoltura e i funerali”. Nell’ottobre 2002 a Mosca fu preso il Centro Teatrale sulla Dubrovka. Durante il blitz tutti i terroristi e 129 ostaggi furono uccisi dai corpi speciali. Già a novembre la Duma di Stato approvò il summenzionato emendamento e l’11 dicembre fu firmato dal presidente Putin. Il nuovo testo della legge permetteva in questo caso e in tutti i successivi di nascondere al pubblico i nomi tanto dei terroristi quanto delle persone presenti per caso, a cui i servizi segreti senz’alcuna indagine appendessero al collo il cartellino “terrorista”. E la rapida cremazione esclude la possibilità di un’esumazione dei resti per l’identificazione dei corpi, il chiarimento delle vere cause della morte o una possibile inchiesta giudiziaria basata su circostanza già note o scoperte in seguito.

Aleksandr Podrabinek[4]
osservatore della “Novaja Gazeta”

02.07.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/49/10.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Città della repubblica caucasica di Kabardino-Balkaria.

[2] Le leggi russe vengono indicate con il loro titolo e non con un numero.

[3] “Duma” è il nome generico di ogni assemblea parlamentare russa.

[4] Aleksansdr Pinchosovič Podrabinek, giornalista, dissidente in epoca sovietica.



http://matteobloggato.blogspot.com/2007/08/in-russia-ci-sono-anche-pene-da.html

23 agosto 2007

A proposito di Russia e Georgia (II)

Kura[1], compagni

In Russia si da la caccia ai georgiani con uno scopo preciso e in modo organizzato. Sono state trovate conferme documentali

La Corte Europea non si è ancora accinta ad esaminare l’istanza della Georgia contro la Russia a causa delle massicce violazioni dei diritti umani nel corso dell’espulsione dei georgiani. Le istanze tra stati, come ha spiegato il servizio stampa della corte, non hanno priorità e vengono esaminate secondo l’ordine corrente, così come le istanze dei privati.

Ma a Strasburgo continuano a giungere nuove denunce di “persone di etnia georgiana”, che hanno subito abusi da parte delle autorità e delle forze dell’ordine.

In una calda sera di maggio due amici, studenti dell’università di Rostov[2] erano usciti a fare due passi. Si erano appena seduti su una panchina presso il numero 109 di via Lenin, quando nel cortile è arrivata una macchina del servizio di pattuglia e controllo. Da lì sono saltati fuori due poliziotti, si sono avvicinati di corsa ai ragazzi e senza ulteriori spiegazioni hanno cominciato a perquisirli. Mezz’ora dopo, nella stazione di polizia dove avevano portato gli arrestati, nella tasca dei pantaloni di uno dei ragazzi è stato trovato un rotolo di carta di giornale, in cui si trovava, com’è scritto nel rapporto, “una sostanza vegetale di colore verde” – 10 grammi di marijuana.

L’arrestato si è rivelato uno studente della facoltà di Giurisprudenza di un’università di Rostov – all’università avevano già fatto in tempo a insegnargli qualcosa. Perciò in presenza di testimoni[3] ha dichiarato che quel pacchetto non gli apparteneva e ha cominciato a chiedere che fossero prese le impronte digitali sul rotolo. Il ragazzo era convinto che lì non ci fossero le sue impronte – il pacchetto con la droga gli era stato messo in tasca da un poliziotto durante la perquisizione nel cortile. Il giorno dopo questi e il suo avvocato hanno presentato una richiesta ufficiale perché venisse effettuato un esame dattiloscopico. L’investigatore dell’OVD[4] del quartiere Vorošilovskij, il tenente della polizia giudiziaria Red’kina, ha respinto la richiesta.

Mostrando miracoli di astuzia, questa ha cavato[5] fuori una formulazione, che merita di essere citata nelle lezioni dell’accademia di polizia (per trasmettere, per così dire, l’“esperienza” alla giovane generazione): “La richiesta del sospettato di far eseguire un esame dattiloscopico per determinare la presenza di impronte digitali del sospettato stesso non può essere accolta, poiché nel corso della perquisizione personale il suddetto rotolo è stato estratto da un agente della polizia criminale, è stato osservato dai testimoni e nel corso degli accertamenti è stato aperto da un esperto”.

E indovina un po’ che voleva dire l’investigatore con questo? Che il rotolo è stato preso in mano da tutti – dall’agente operativo, che nella stazione di polizia di quartiere lo ha tirato fuori dalla tasca del sospettato, fino ai testimoni e all’esperto, perciò lì ci sono troppe impronte? Ma in quel caso ella avrebbe dovuto ammettere che l’agente operativo aveva infranto le regole per il reperimento di prove materiali. Già durante il processo il plenipotenziario operativo Gasparjan alla domanda dell’avvocato, che gli chiedeva se indossasse i guanti quando estrasse il rotolo, rispose: “Sì”. Tuttavia entrambi gli agenti del PPS[6], che avevano arrestato lo studente, alla stessa domanda risposero: “No!”.

Alla fin fine, hanno appioppato al ragazzo un anno di detenzione e gli è andata bene che gliel’hanno dato con la condizionale. Il tribunale regionale di Rostov, respinto l’appello, ha confermato come al solito il verdetto di quello provinciale. E questa storia del pacchetto di marijuana venuto da chissà dove è la più comune dalle nostre parti. Storie del genere sono gli incubi notturni delle madri dei figli adolescenti. Con la sola differenza che stavolta la droga è stata trovata nelle tasche di uno studente non per realizzare il piano di arresti o per spillare soldi ai genitori impauriti. In questa faccenda si è trovata coinvolta la grande politica.

Per sua sfortuna il ragazzo si chiama Givi[7], la sua mamma è russa, il suo papà è georgiano e un anno fa nelle città e nei villaggi della nostra immensa Patria è stata annunciata l’operazione di polizia “Kura”.

I poliziotti Zavgorodnij e Meščerjakov, che hanno arrestato i due (il secondo non aveva un cognome georgiano, perciò l’hanno subito rilasciato), hanno confermato durante l’udienza, che, per quel che riguarda l’operazione “Kura”, sono stati istruiti e secondo gli ordini ricevuti “hanno controllato i documenti di persone di etnia caucasica”.

- C’è stata questa operazione – ha confermato alla “Novaja Gazeta” il direttore del servizio stampa dell’UVD[8] Aleksej Poljanskij. – Non posso rivelare scopi, compiti e resoconti, queste sono informazioni segrete. C’è stata anche l’operazione “Georgia” e operazioni con altri nomi, solo che la stampa ne parla e le giudica in modo sbagliato. Queste sono portate avanti con lo scopo di lottare con gruppi criminali di determinate etnie, con i “ladri nella legge”[9].

Evidentemente per carenza di “ladri nella legge” a Rostov hanno acchiappato lo studente di giurisprudenza Givi. E questo è successo, certamente, non solo a Rostov. Proprio in quei giorni mi ha chiamato da Mosca mio figlio, dottorando della MGU[10] e mi ha raccontato che presso la Casa dello Studente sui monti di Lenin[11] lo hanno “bloccato” dei poliziotti. Ma, a quanto pare, distinguono male le “persone di etnia caucasica”. Una volta controllati i documenti, il tutore dell’ordine ha gemuto disperatamente: “Аh, armeno…”. Da rallegrarsi, a quanto ho capito, qui c’è poco: l’operazione “Ararat”[12], è assai probabile, sarà la prossima.

Per quel che riguarda l’operazione “Kura”, questa è stata portata avanti finché gli ufficiali russi non sono stati espulsi da Tbilisi e le autorità russe hanno chiuso le frontiere e hanno proibito di inviare in Georgia lettere e rimesse di denaro. E poi è cominciata l’espulsione di massa dei georgiani dalla Russia, accompagnata da altrettanto massicce violazioni di diritti umani.

La Georgia ha presentato un’istanza alla Corte di Strasburgo per la violazione delle basi fondamentali dell’articolo 33 della Convenzione europea per la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Dopodiché i politici russi hanno dichiarato che Tbilisi non vuole semplicemente ristabilire relazioni di buon vicinato. Gli esperti hanno scritto che alla Corte Europea per i diritti umani dal momento della sua creazione nel 1959 sono giunte solo tre istanze statali: Irlanda contro Regno Unito (1978), Danimarca contro Turchia (2000) e Cipro contro Turchia (2001). E che un tale “atto di inimicizia” testimonia “l’estremo grado di raffreddamento dei rapporti tra i due stati, quando tutti gli altri modi per trovare una lingua comune sono stati già esauriti”. Trovare una lingua comune con le persone che hanno pianificato e portato avanti l’operazione “Kura” effettivamente è difficile. Dopo i rastrellamenti polizieschi la georgianofobia è diventata semplicemente di moda. Fra l’altro si manifesta ancora una volta nella forma più volgare.

“Una bambina georgiana si guarda a lungo allo specchio e poi pensa: “E se mi radessi?”. Questa “barzelletta” – cardine del repertorio della squadra “Capoluogo di distretto” di Čeljabinsk[13], che partecipa al KVN[14] – è stata accolta con fragorosi applausi dalla sala gremita del Circolo Ufficiali di Rostov. Nella Russia contemporanea simili schifezze vengono incentivate a livello statale. In America per una “battuta” del genere si può semplicemente finire in prigione.

Anna Lebedeva
nostro corrispondente speciale

“Novaja Gazeta”, 25 giugno 2007 - http://www.novayagazeta.ru/data/2007/47/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Kura è il fiume che attraversa Tbilisi, capitale della Georgia. Nell’originale c’è un gioco di parole con kuraž, “coraggio”.

[2] Città della Russia meridionale, dal clima decisamente mite.

[3] Il diritto russo prevede esplicitamente che le perquisizioni si svolgano in presenza di testimoni imparziali.

[4] Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), in pratica la sede della polizia di quartiere.

[5] Vydat’ na-gora significa letteralmente “estrarre da una miniera”.

[6] Patrul’no-Postovaja Služba (Servizio di Pattuglia e Controllo).

[7] Nome georgiano piuttosto comune.

[8] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni).

[9] Uomini legati a un “codice d’onore”, sorta di elite criminale russa.

[10] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca).

[11] Colli sui quali si trova l’Università Statale detti anche Monti dei Passeri.

[12] Monte dell’Armenia, famoso anche perché, secondo la Bibbia, vi si fermò l’Arca di Noè dopo il Diluvio.

[13] Città della Russia asiatica, alle pendici degli Urali.

[14] Klub Vesëlych i Nachodčivych (Club degli Allegri e Arguti), programma televisivo in cui squadre universitarie si affrontano a colpi di barzellette, sketch, ecc.


http://matteobloggato.blogspot.com/2007/08/la-kura.html