30 dicembre 2013

A proposito di terroristi islamici russi

I wahhabiti [1] della fascia media

Perché i russi indossano sempre più spesso la "cintura da shahid [2]"

Dopo un giorno la versione degli inquirenti riguardo a chi ha fatto esplodere la stazione ferroviaria a Volgograd è cambiata radicalmente. Adesso tra i sospetti si è trovato non la nativa del Daghestan Oksana Aslanova, ma l'ex abitante della città di Volžsk Pavel Pečenkin.
Come si è chiarito, ad andare sulla nuova pista ha aiutato la registrazione della telecamera alla stazione di Volgograd. Nel suo obbiettivo qualche secondo prima dell'atto terroristico è finito un uomo con uno zaino, in cui, come pensano gli investigatori, si trovava l'esplosivo. In seguito durante l'esame del luogo della tragedia è stato trovato un dito maschile con l'innesco di una granata e una pistola, presumibilmente appartenente al terrorista. Quasi subito hanno accertato anche l'identità dell'omicida. Questi, come ritengono gli inquirenti, è risultato Pavel Pečenkin. Solo tre giorni fa, il 27 dicembre, aveva compiuto 32 anni.

Pečenkin era nativo della città di Volžsk nella repubblica di Mari El [3]. Viveva in via 107-j brigady [4]. Aveva finito l'Istituto di Medicina di Zelenodol'sk [5].

La vice-direttrice dell'Istituto di Medicina Lena Fachrieva ricorda bene il timido, silenzioso studente Paša Pečenkin:

– Studiava da noi 10-11 anni fa. Era di Volžsk. Qui la repubblica dei Mari è vicina – veniva da noi in autobus. Non era uno che prendeva solo ottimi voti, ma non lo definirei neanche uno che rimaneva indietro – era uno così, nella media. Tranquillo, senza atteggiamenti da teppista. Perciò, quando siamo venuti a sapere cos'ha combinato, inizialmente non ci credevamo neanche. Ma poi da noi sono venuti degli agenti dello FSB [6] da Volžsk, hanno preso il suo fascicolo personale. Ma forse qualcosa dipende da dove una persona ha studiato?... Infatti dopo l'Istituto ha lavorato a lungo al Pronto Soccorso a Kazan' [7]. Era tutto normale – lavorava molto bene. Venne perfino da noi qualche anno dopo con la sua ambulanza. Passò dal responsabile della classe. Ed egli allora lo portò apposta dai suoi allievi e questi gli disse che, come dire, solo ora aveva capito che bisognava studiare ancora meglio, prendere il massimo degli appunti alle lezioni, non perdere lezioni. Li indirizzò a questo. Che gli è accaduto? Non lo so. La cosa più probabile è che sia finito in qualche setta, dove lo hanno arruolato. Di sicuro.

Ottenuto il diploma, Pečenkin è stato infermiere diplomato al centro di aiuto medico a Kazan'. Nel gennaio 2012 Pavel ha cambiato fede, accogliendo l'Islam. I genitori hanno appoggiato la scelta del figlio. Secondo Nikolaj Pečenkin, padre del presunto terrorista, Pavel è improvvisamente cambiato in meglio, "ha smesso di litigare, non beveva, andava in moschea". Fanazija, madre di Pavel Pečenkin, ha aggiunto: "E' sempre stato un ragazzo molto buono, aiutava, curava. Non passava senza fermarsi davanti a un gatto o a un cane malato. Tutti sanno com'è stato di buon cuore e premuroso per noi…".

Un membro modello della famiglia Pavel non lo è stato a lungo. Subito dopo il passaggio all'islamismo l'astemio e gentile Pečenkin è andato a Mosca per guadagnare qualcosa ed è sparito. Dopo qualche tempo i genitori sono venuti a sapere che il loro figlio obbediente si era legato ai terroristi daghestani ed era andato ad abitare con persone che professavano le sue stesse idee. Là aveva preso il nome Ansar Ar-Rusi ed era entrato a far parte della cosiddetta banda di Bujnaksk [8].

I genitori di Pavel hanno cercato molte volte di mettersi in contatto con lui attraverso Internet. A un appello rispose. Questo aiutò ad accertare il luogo in cui si trovava il nuovissimo wahhabita – si nascondeva in una delle basi terroristiche sui monti del Daghestan. Pavel Pečenkin fu dichiarato ricercato. Purtroppo le forze dell'ordine non hanno potuto comunque arrestare in tempo l'islamista.

Come ritiene il noto pubblicista Konstantin Krylov, la storia di Pavel Pečenkin è molto caratteristica per il nostro tempo:

– A mio parere, se l'umiliazione del popolo russo continuerà, la gente andrà proprio tra i wahhabiti. Sì, è una forma di protesta estremamente spiacevole per noi, ma è proprio una protesta. Più a lungo proibiranno i partiti nazionali russi, più wahhabiti russi ci saranno. La gente sente una piena disperazione, l'impossibilità di cambiare qualcosa, l'oppressione da parte dello stato. E alla gente viene il desiderio di farsi uguali ai rappresentanti di altri popoli, di unirsi all'Islam, verso cui il potere ha un atteggiamento migliore.

"SP": – Ma i wahhabiti russi fanno saltare in aria.

– Questi cessano di essere russi quando diventano wahhabiti. Vediamo il desiderio di fuggire dalla comunità oppressa e diventare parte della comunità privilegiata dei musulmani. E vediamo come lo stato incoraggia le più selvagge manifestazioni di religiosità. Cosa deve pensare una persona, se vedrà preghiere di massa di musulmani nel centro di Mosca e la "Marcia Russa" [9] messa ai margini? E una persona vuole unirsi a una forza rispettata dallo stato. La gente abbandona l'etnia russa e acquisisce nuovi fratelli sotto forma di "barbuti". Ma questo è proprio il risultato della politica dello stato.

"SP": – Forse non funzionano fattori frenanti come le vittorie storiche del popolo russo?

– Questi non hanno alcun significato. Quale può essere una grande storia, se qualsiasi "barbuto" può uccidere un russo e restare impunito. Questo fatto cancella tutta la nostra storia. Per di più trasforma la storia in una beffa: perché, si chiede, per mille anni abbiamo creato la nostra entità statale, se un russo non osa dire una parola in propria difesa senza temere di essere incriminato secondo l'articolo 282 [10]? Perché allora essere russi, perché tutta la storia? E vediamo la reazione più usuale delle persone non peggiori all'accaduto.

Ne risulta che ci sono solo due vie: andare con i nazionalisti o abbandonare la propria etnia in generale. E più chiusa sarà la prima via, più attraente sarà la seconda. Qualcuno se ne va semplicemente dalla Russia, ma qualcuno va a farsi saltare in aria. Tutto dipende da quanto una persona odia l'ordine di cose che si è creato. E i motivi di odio diventano sempre di più.

"SP": – Ma c'è anche una determinata tecnologia di arruolamento nei wahhabiti.

– Effettivamente i propagandisti del wahhabismo hanno meccanismi molto efficaci. In particolare quelli dell'Arabia Saudita. Ma il fattore principale è la politica del nostro stato.
Questo riguarda non solo i russi, ma anche altri popoli della Russia. Infatti i wahhabiti dicono cose molto semplici. Indicano la mostruosa ingiustizia sociale, la miseria degli strati bassi e la super-ricchezza di quelli alti. Dicono che questo contraddice l'elementare etica umana. E dicono che con l'Altissimo tutto è giusto, per esempio in Arabia Saudita. Purtroppo alcuni abboccano a questo, per tale concetto di giustizia vanno a fare di tutto.

E' chiaro che la Russia non si può trasformare in Arabia Saudita, anche se la sua fortuna si basa sul flusso di petroldollari. Ma là hanno garantito la giustizia sociale.

Fatto sta che le alternative attraenti all'attuale situazione sono molto poche. E una di queste è il progetto dei wahhabiti, che il potere teme e rispetta. Cosicché questa idea attrarrà qualcuno.

Dossier di "Svobodnaja pressa": i più noti wahhabiti russi

Maksim (Muslim) Panar'in Pavel (Mochammed) Kosolapov, secondo le forze dell'ordine, organizzarono gli atti terroristici a Mosca nel 2004: le esplosioni del 6 febbraio all'intersezione tra le stazioni "Avtozavodskaja" e "Paveleckaja" (morirono 41 persone) e del 31 agosto all'uscita della stazione del metrò "Rižskaja" (morirono 10 persone), come pure la serie di esplosioni negli anni 2003-2005 alle fermate degli autobus a Krasnodar e a Voronež [11].
Aleksandr Tichomirov, noto come Said Burjatskij [12], fu l'organizzatore di un'intera serie di atti terroristici – tra questi: l'attacco all'edificio dello ROVD [13] a Nazran' [14], l'attentato a Evkurov [15], l'esplosione del Nevskij Ėkspress[16]. Eliminato nel 2010.

Alla Saprykina, oppure Aminat Kurbanova, nell'agosto 2012 si fece saltare in aria nella casa dello sceicco daghestano Said Affandi. Ex attrice del Teatro Drammatico Russo di Machačkala [17], Alla accolse l'Islam per obbedienza al marito. Diventata vedova dopo un'operazione speciale, Saprykina si sposò con un altro wahhabita, che fu pure ucciso. Alla diventò una šachidka [18] dopo la morte del quarto marito.

Marija Choroševa nel febbraio 2011 insieme all'islamista Vitalij Razobud'ko mise in azione un ordigno esplosivo, eliminando un posto di blocco all'ingresso del villaggio daghestano di Gubden. I conoscenti di Marija notano che prima del passaggio nel campo dei guerriglieri Choroševa aveva finito un istituto superiore con il diploma rosso [19].

Nel novembre 2013 l'abitante di Dolgoprudnyj nella regione di Mosca Dmitrij Sokolov rivendicò l'esplosione di un autobus di linea a Volgograd. Secondo l'islamista, non solo organizzò l'atto terroristico, ma costruì anche l'ordigno esplosivo. La bomba fu messa in azione dalla moglie di Sokolov Naida Asijalova. Fu eliminato in uno scontro con agenti delle strutture armate.

Andrej Ivanov, "Svobodnaja Pressa", http://svpressa.ru/society/article/79962/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] In Russia "wahhabita" sta semplicemente per "estremista islamico".
[2] In arabo "martire", nel senso di kamikaze.
[3] Repubblica della Russia centrale a maggioranza finnica.
[4] Via dedicata alla 107.a brigata di artiglieria, che si segnalò per eroismo nella II guerra mondiale.
[5] Città della repubblica del Tatarstan.
[6] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.
[7] Capitale del Tatarstan.
[8] Città della repubblica caucasica del Daghestan.
[9] Manifestazione ultranazionalista che si tiene il 4 novembre, festa nazionale russa.
[10] L'articolo 282 del Codice Penale russo riguarda "incitazione all'odio e all'inimicizia, come pure umiliazione della dignità umana".
[11] Entrambe città della Russia meridionale.
[12] "Said il Buriato" (sua madre apparteneva all'etnia mongola dei Buriati).
[13] Rajonnoe Otdelenie Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.
[14] Ex capitale della repubblica caucasica di Inguscezia.
[15] Junus-Bek Bamatgireevič Evkurov, capo della repubblica di Inguscezia.
[16] "Espresso della Neva", treno ad alta velocità.
[17] Capitale del Daghestan.
[18] Forma russificata e femminile di shahid (vedi nota 2).
[19] Cioè con il massimo dei voti.


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28 dicembre 2013

A proposito di Olimpiadi (XII)

In nome dell'Olimpiade di Soči

I casi degli oppositori Sergej Udal'cov [1], Leonid Razvozžaev [2] e Daniil Konstantinov [3] sono stati rinviati alla procura

Non sono riusciti tutti a stupirsi della clamorosa amnistia, grazie a cui hanno iniziato a uscire in libertà, tra gli altri, gli imputati del caso del 6 maggio [4] che il potere ha di nuovo iniziato come consapevolmente a danneggiare la propria reputazione. Come si può spiegare il rinvio alla procura dei casi di Udal'cov Razvozžaev, come pure il caso di Daniil Konstantinov  con un meschino spirito di vendetta o con il fatto che la giustizia non è riuscita a ricevere dal potere le istruzioni riguardo ai noti oppositori e nello smarrimento ha messo la faccenda “in pausa”?
La versione più diffusa sull'improvvisa misericordia del potere si formula semplicemente. L'ampia amnistia, che ha riguardato, tra gli altri, le persone coinvolte nel caso del Pantano [5] e la grazia a Chodorkovskij sono state causate dal desiderio del Cremlino di correggere la propria immagine prima dell'Olimpiade di Soči. Altrimenti i capi delle principali potenze mondiali avrebbero potuto semplicemente ignorare un progetto tanto importante per la Russia. Forse per il capo del nostro stato era diventato del tutto scomodo rispondere alle numerose domande riguardo al destino dei detenuti politici. E neanche l'opinione dei semplici ospiti stranieri della futura Olimpiade, per la maggior parte simpatizzanti con gli oppositori della nostra patria, si può togliere dal conto.

Il periodo in cui le autorità di fatto hanno rinviato i più clamorosi processi agli oppositori conferma in parte la versione “olimpica” dell'improvviso “disgelo”. A Udal'cov e Razvozžaev sono state prolungate le misure restrittive fino al 6 febbraio (gli arresti domiciliari e la detenzione agli arresti rispettivamente). Anche Daniil Konstantinov resterà nel SIZO[6] come minimo fino al 4 marzo. Nel frattempo l'Olimpiade-2014 si concluderà il 23 febbraio.

Purtroppo contare su una seria attenuazione della posizione dell'accusa è difficile. Nonostante che la posizione degli inquirenti nel caso di Udal'cov e Razvozžaev sembri come minimo dubbia e che il caso di Daniil Konstantinov si presenti apertamente falsificato, non c'è certezza di un verdetto assolutorio. Rilasciando noti oppositori, le autorità saranno con questo costrette ad ammettere che gli inquirenti hanno come minimo commesso gravi errori. Come massimo toccherà punire chi ha combinato entrambi gli scandalosi processi senza avere sufficienti basi.

Il'ja Konstantinov, padre di Daniil Konstantinov:

– Il tribunale ha stabilito che l'indagine di fatto non è stato condotta e che sulla base dei materiali che sono ora a disposizione non può essere emessa una sentenza.

Io ricorderei le parole del presidente all'ultima grande conferenza stampa, dove a una domanda sul caso del pantano e sul caso di Daniil Putin rispose che sono possibili errori investigativi e giudiziari, che è necessario correggere e che è necessario farlo insieme alla stampa e al pubblico. Mi sembra che Vladimir Putin abbia risposto così anche alla domanda su Daniil postagli di recente (all'incontro degli scrittori con il presidente alla fine di novembre di quest'anno – nota del redattore) da Sergej Šargunov [7]. E mi immagino che ci sia un determinato legame tra l'odierna decisione del tribunale e le parole del presidente.
Avrei voglia di credere che non sia semplicemente una decisione congiunturale legata all'Olimpiade. Ho voglia di credere che al potere sia apparsa l'idea che il sistema investigativo-giudiziario nella Russia contemporanea si trovi in uno stato orribile. Nell'ambito delle forze dell'ordine ci sono troppi elementi corrotti e apertamente criminali. Che, per dirla delicatamente, è necessario riformarlo e, per dirla in modo più determinato, è necessario ripulirlo e punire i criminali con le mostrine.

Ogni pozzo ha un fondo. Mi sembra che il sistema investigativo-giudiziario sia precipitato proprio sul fondo e che, come si dice, bussi ancora più in basso. Più avanti c'è la fine, più avanti c'è la catastrofe. Questo è già chiaro assolutamente a tutti e questo orrore non può continuare all'infinito. E avrei voglia di credere che anche la leadership politica della Russia si rende conto di questo.

Sergej Davidis, membro del consiglio dell'associazione per la difesa dei diritti umani “Memorial”:

– Questi casi sono del tutto diversi. Il caso di Konstantinov è essenzialmente casuale. Non penso che tutta la potenza del potere statale sia indirizzata a incarcerarlo. Penso che sia andata semplicemente così per sfortuna: le ambizioni degli agenti del centro "Ė" (La Direzione centrale per la lotta all'estremismo del Ministero degli Interni della Federazione Russa – n.d.r.) hanno fatto sì che in piena assenza di qualsiasi base sia stato avviato un procedimento penale clamorosamente falsificato. Non potevano già più tornare indietro e l'hanno portato in tribunale.
Quando si tratta di disordini di massa, è una questione di valutazioni. Diciamo che non ci sono stati disordini e gli inquirenti e la procura dicono: ci sono stati. Ma nel caso di Konstantinov si tratta di un fatto: se la persona era sul luogo del delitto o non c'era. Quando a tutti è chiaro che là non c'era, ha un alibi di ferro. Tutta l'accusa è costruita sulle deposizioni di una persona che, solo nel tempo che è durato questo procedimento penale, ha compiuto circa12 furti (il 22enne Aleksej Sofronov ha tre condanne e due condizionali per furti – n.d.r.). Ha cambiato deposizioni di volta in volta e durante le indagini la sua memoria si è sempre più chiarita.

Da una parte qui si tratta forse dell'Olimpiade, della riluttanza del giudice nel “passare alla storia”, dall'altra, e del tutto comprensibilmente, del fatto che l'attenzione pubblica alla persecuzione di Konstantinov non si spegnerà con l'emissione di una sentenza di condanna – al contrario, diventerà un fortissimo fattore di irritazione.

Per quanto riguarda Udal'cov e Razvozžaev, qui è esattamente il contrario: il potere ha il compito di dimostrare con qualsiasi mezzo che tutti gli interventi contro di esso sono stati ispirati da forze esterne. Semplicemente alla vigilia dell'Olimpiade non vogliono che una sentenza di condanna attiri l'attenzione su di loro. Razvozžaev per tradizione è considerato "legato" a Udal'cov. E perfino stando nel SIZO, è relativamente sicuro quanto a influenza sull'opinione pubblica. Finché Udal'cov si trova agli arresti domiciliari non crea flussi di informazione. Se stesse nel SIZO, avrebbe la possibilità di tenere una corrispondenza, attirerebbe simpatia verso di sé. E se l'oppositore fosse in libertà, organizzerebbe proprio delle manifestazioni, scuotendo l'opinione pubblica.

Spostarlo "nella cassa lontana" [8] fino alla fine dell'Olimpiade era l'unica cosa che il potere potesse fare e l'ha fatta.

L'Olimpiade, indubbiamente, è un potente fattore frenante per le nostre autorità. E dopo la sua fine, probabilmente, ci si può aspettare il rafforzamento delle repressioni.

Ivan Šipnigov, “Svobodnaja Pressa”, http://svpressa.ru/politic/article/79817/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Sergej Stanislavovič Udal'cov, leader dell'“Avanguardia della Gioventù Rossa”.
[2] Leonid Michajlovič Razvozžaev, membro del “Fronte di Sinistra” sequestrato da agenti segreti russi a Kiev, dove stava per chiedere asilo politico.
[3] Daniil Il'ič Konstantinov, membro del movimento civico “Lega in Difesa di Mosca”.
[4] Il 6 maggio 2012, giorno in cui grandi manifestazioni contro il regime di Putin furono represse e moltissimi oppositori furono arrestati per poi essere detenuti e processati in modo arbitrario.
[5] Nome colloquiale della repressione seguita alla manifestazione del 6 maggio 2012 (vedi nota 4) in piazza Bolotnaja – “del Pantano”, che c'era un tempo – nel centro di Mosca.
[6] Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).
[7] Sergej Aleksandrovič Šargunov, giornalista e scrittore vicino all'opposizione a Putin.
[8] Modo di dire russo. Come dire “rimandandolo alle calende greche”.


http://matteobloggato.blogspot.it/2013/12/ci-sono-le-olimpiadi-e-le-repressioni.html

28 novembre 2013

A proposito del modo di far politica in Russia (LII)

"Novaja gazeta", 27-11-2013, 01.38.00
Potete appellarvi!

Ma solo nel vostro seggio

Il governo russo ha deciso di eseguire la sentenza di aprile della Corte Costituzionale – ha presentato alla Duma di Stato un disegno di legge che da agli elettori il diritto di appellarsi contro gli esiti delle elezioni.


Fino alla sentenza della Corte Costituzionale i tribunali di tutti i livelli si rifiutavano di accogliere le denunce dei cittadini, ritenendo che i loro diritti elettorali terminassero nell'urna per le elezioni: inserivano la scheda e arrivederci, tutto il resto non è già più affare vostro. I brogli "non violano" personalmente i vostri diritti elettorali. Sostenevano questa posizione (tra l'altro alle sedute della Corte Costituzionale) il presidente, il parlamento, la procura, i tribunali e, alla fine, le commissioni elettorali – dichiarando che, dice, merita permettere ai cittadini di appellarsi contro i brogli, così i tribunali si occuperanno solo di questo.

La Corte Costituzionale, tuttavia, ha occupato un'altra posizione, avendo dichiarato che le violazioni delle richieste della legislazione elettorale commesse nel conteggio dei voti portano con se "la deformazione degli esiti delle elezioni, cosa che mette in dubbio la legittimità degli organi di potere e i principi della democrazia". E di per se "toccano l'interesse costituzionale di ogni elettore, indipendentemente dall'espressione concreta della sua volontà".

Sembrerebbe che tutto fosse notevole – ma nella sentenza della Corte Costituzionale sono contenute posizioni che sminuiscono essenzialmente il suo significato. I cittadini possono contestare gli esiti delle elezioni solo nel seggio dove questi stessi hanno votato e gli osservatori non possono fare denunce in tribunale a nome di un candidato o di un partito che rappresentavano al seggio elettorale: tale diritto è dato solo al partito stesso o al candidato.


Con la sentenza della Corte Costituzionale alla Duma di Stato è stato prescritto di "precisare le condizioni per l'appello contro le azioni delle commissioni elettorali nel conteggio dei voti e nel bilancio dei risultati delle elezioni" – cosa che adesso fa.

Nella legge federale sulle garanzie fondamentali dei diritti elettorali si propone di inserire il diritto degli elettori e dei partecipanti ai referendum di "rivolgersi al tribunale con denunce su decisioni e azioni (omissioni) della commissione di un seggio legate all'accertamento dei risultati in quel seggio elettorale o seggio di referendum in cui hanno preso parte alle elezioni o al referendum". Di conseguenza ai tribunali, sulla base di queste denunce, è attribuito il diritto di abrogare le decisioni delle commissioni di seggio sui risultati delle votazioni, se le violazioni commesse "non permettono di determinare in modo affidabile i risultati dell'espressione della volontà degli elettori" o di stabilire il nuovo conteggio dei voti.

E' chiaro che la legge sarà approvata senza particolari discussioni (tanto più che la Corte Costituzionale di fatto ha già deciso tutto). Proveremo ad analizzare le conseguenze.

Che gli elettori ottengano la possibilità di contestare gli esiti di una votazione è un "più" indubbio. Ma proprio della VOTAZIONE che si svolge in un seggio concreto. Ma non degli esiti delle ELEZIONI che sono formati dagli esiti delle votazioni in molti seggi. Il cittadino può contestare (e in caso di successo abrogare) gli esiti della votazione nel proprio seggio, ma perché siano abrogati i risultati delle elezioni, di tali seggi si deve raccogliere non meno di un quarto del numero complessivo.
Per dirla altrimenti, è realistico abrogare gli esiti delle elezioni municipali, dove i seggi sono pochi – per questo si richiede un numero relativamente piccolo di querelanti. Per l'abrogazione delle elezioni regionali, per esempio a Pietroburgo, dove ci sono più di 1800 seggi elettorali, si richiede di presentare (e vincere) già più di 450 istanze – il che, diremo direttamente, non è troppo realistico. E abrogare con questo mezzo i risultati delle elezioni della Duma o di quelle presidenziali (circa 100 mila seggi elettorali) è del tutto fantascientifico. Inoltre il querelante deve anche dimostrare di aver preso parte alle votazioni, il che richiede l'apertura dei sacchi sigillati con la documentazione elettorale e il controllo dell'ente di emissione delle schede.
In secondo luogo, com'è noto, negli ultimi tempi il maggior numero di brogli non avviene affatto nelle commissioni di seggio, ma in quelle territoriali – dove, senza ingegnarsi astutamente, riscrivono i protocolli dei seggi. Tra l'altro il disegno di legge governativo non da la possibilità di contestare una decisione di una TIK [1].

In terzo luogo, l'abrogazione dei risultati delle votazioni in un seggio o in qualche seggio può essere del tutto utilizzata dalle autorità ai propri scopi e portare a conseguenze opposte a quelle a cui aspirano i sostenitori delle elezioni oneste. E cioè: trovando i corrispondenti querelanti, che scriveranno denunce, il potere può ottenere non abrogazioni, ma CAMBIAMENTI degli esiti delle elezioni nel senso per loro necessario. Infatti talvolta è sufficiente abrogare gli esiti delle votazioni in alcuni seggi dov'è al comando l'opposizione per ottenere un serio cambiamento degli esiti delle elezioni.

Tra l'altro non si può dubitare: i tribunali riterranno fondate queste denunce! Subito le accoglieranno, terranno conto delle prove delle violazioni e convocheranno i testimoni necessari. Cioè si comporteranno in modo diametralmente opposto a come avviene di solito quando l'opposizione denuncia violazioni.

In generale, se le elezioni diventeranno più oneste dopo l'approvazione del disegno di legge è una grossa domanda. Ma se diventeranno solo un po' più oneste, vorrà dire che da questo verrà qualche utilità.

Autore: Boris Višnevskij

Indirizzo della pagina: http://www.novayagazeta.ru/politics/61158.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Territorial'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Territoriale).

26 novembre 2013

A proposito di (scarso) senso del ridicolo

I terroristi fiaccati dal sole [1]

Alla vigilia dell'Olimpiade nel territorio di Krasnodar [2] vanno avanti le esercitazioni antiterroristiche. Secondo gli orientamenti, i guerriglieri dovrebbero scherzare continuamente, parlare della jihad e chiedere ai primi che incontrano di portare ordigni esplosivi nei grandi impianti.

Tutto novembre nel Kuban' [3] va avanti sotto il segno delle esercitazioni antiterroristiche, sull'inizio delle quali "Kavkazskaja politika" ha già scritto. Sugli arresti di reali guerriglieri nel corso di esse non si sa niente. Ma tutta la delizia delle ispezioni accurate ad ogni posto di blocco l'hanno provata su di se decine di migliaia di abitanti di Krasnodar e di ospiti della regione.

Qualche settimana fa tornavo a Krasnodar in autobus da Rostov sul Don [4]. Ad ogni stazione degli autobus e anche qualche altra volta tra queste insieme ai cosacchi passavano nell'abitacolo persone in borghese, che, non si capisce su quali basi, chiedevano che gli si presentasse il passaporto [5]. Di presentarsi e tanto più di presentare un qualsiasi documento si rifiutavano, si comportavano in modo estremamente grossolano.

Tra i passeggeri c'era un ragazzo di Stavropol' in tuta mimetica e maglietta a strisce da marinaio. Preciserò – di aspetto slavo e con il passaporto. Così ad ogni fermata lo portavano a "passare per la base". E ogni volta l'autobus aspettava forzatamente il passeggero sospetto per 10-15 minuti. Prima dell'ennesimo posto di blocco il vicino gli ha proposto di indossare il suo giubbotto per non aspettare di nuovo che lo "passassero".
Sono stato di recente nel territorio dell'Adighezia, vicino al territorio di Krasnodar. Il controllo totale là non c'è. Neanche le pattuglie cosacche. Forse tutte le esercitazioni sono state inventate per giustificare il servizio senza scopo alle stazioni dei cosacchi di Tkačëv [6]?

Ora, ha raccontato un conoscente tornato da qualche giorno da un viaggio del genere nel Kuban', il passaporto lo fotografano pure.

Oltre ai controlli sugli autobus fermano le automobili. Di regola, le Priora [7] e altri modelli della VAZ – con questi vanno più spesso per l'appunto nelle repubbliche caucasiche.

Controllano con tutta accuratezza le macchine che sembrano sospette – abitacolo, documenti dei passeggeri, bagagliaio. Per questo in tutti i posti di blocco da Krasnodar a Soči, si lamentano su Internet i guidatori, si formano ingorghi chilometrici. Nella regione di Rostov e in Adighezia che sono vicine tali controlli per qualche motivo non li incontri.

Tra l'altro nelle stazioni ferroviarie, nonostante le pattuglie rafforzate di polizia e cosacchi, non controllano così accuratamente. E praticamente ogni abitante della capitale del Kuban' sa come andare alla "Krasnodar-1" aggirando l'ingresso centrale e i metal detector. In più praticamente tutti i guidatori prendono liberamente passeggeri senza biglietto all'uscita dalla stazione degli autobus e si accordano per portare borse da una città all'altra. Cosicché, se vuole, un terrorista può tranquillamente inviare una bomba su un autobus senza neanche prenderlo.

Dal 10 novembre nella stessa Soči olimpica va avanti un distinto programma antiterroristico. Sui mezzi di informazione di massa sono finiti l'"Orientamento nell'ambito delle esercitazioni "Olimpiade-2014"" e il promemoria elaborato dal Ministero degli Interni, che è stato incollato sui cartelloni pubblicitari in tutta la città.

Secondo l'orientamento, nel centro di villeggiatura è penetrato un "gruppo di istruzione di sabotaggio e terrorismo". Di questo fanno parte giovani uomini e donne che possono presentare passaporti con la registrazione a Mosca, distintivi della polizia e dello MČS [8], come pure badge da giornalisti e documenti di organizzazioni sociali. I "terroristi" dovrebbero portare abiti di colore militare (ecco perché trattenevano il mio sfortunato compagno di viaggio!) esclusivamente delle ditte Columbia e Bask, come pure gli zaini professionali Salewa.

Gli attivisti civili del Kuban' si sono già scontrati con il fatto che secondo questo orientamento arrestano giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni sociali. Così sulla strada da Majkop [9] a Soči la polizia la polizia ha fermato tre volte i giornalisti del canale televisivo norvegese "TV 2" Øystein Bogen e Aage Aunes e all'aeroporto di Krasnodar per qualche ora è stato trattenuto e perquisito senza spiegazione dei motivi il vice-coordinatore della "Guardia Ecologica del Caucaso del Nord" Dmitrij Ševčenko.

Ancor più divertente appare il promemoria che la vigilante polizia ha diffuso tra i capi delle sezioni di polizia, i presidenti dei TOS [10] e i comuni abitanti di Soči. Il documento elaborato nelle viscere del Ministero degli Interni è degno di essere incluso nel programma del comico Zadornov come la barzelletta sui funzionari russi capaci di sostituire decine di terroristi. Riportiamo integralmente il testo del promemoria:

"I presunti terroristi, apertamente e senza imbarazzo o con domande suggestive, si interesseranno di:

1. Dove si trovano oggetti di vitale importanza: la stazione, il canale d'acqua, il panificio industriale, il centro di refrigerazione di alimenti, la macelleria industriale, ecc., come pure scuole, asili, centri di villeggiatura. Se in questi lavorano conoscenti o familiari e se con il loro aiuto si possono portare sostanze esplosive in queste imprese e organizzazioni.

2. Interessarsi a dove si trovano i negozi di casalinghi in cui si vende nitrato di ammonio o zolfo.

3. Dialogare scherzosamente tra loro perché le persone intorno sentano e al contempo vantarsi che qualcuno di loro ha preparato una bomba, un ordigno esplosivo o un pacchetto esplosivo.

4. Portare ostentatamente una borsa, un pacchetto, una scatola, una valigia, ecc., da cui possono uscire dei cavi.

5. Possono anche parlare della jihad, della guerra santa, degli infedeli, del wahhabismo.

Di tutti i casi suelencati riferire immediatamente al telefono cellulare del primo incaricato distrettuale di polizia, il maggiore Roman Dezigur'jan.

Se si sia riusciti ad arrestare tali allegri guerriglieri finora non è noto. Lo UVD [11] di Soči, l'ufficio stampa del comando centrale del Kuban' e la direzione regionale dello FSB [12] si rifiutano di fare commenti operativi sulle esercitazioni.

Su Internet è comparsa anche la notizia di controlli e arresti davanti alla moschea di Majkop. Il fatto è che nel territorio di Krasnodar, dove vivono oltre 450 mila musulmani che compiono regolarmente i riti, ci sono in tutto cinque moschee attive (in Adighezia su 150 mila credenti 42 moschee).

Tenendo conto che il Kuban' attira decine di migliaia di immigrati dai paesi musulmani dell'Asia Centrale e dalle repubbliche caucasiche, gli edifici di culto sono estremamente carenti. Perciò alcuni musulmani il venerdì giungono nella vicina Majkop (due-tre ora di viaggio da Krasnodar). Ma, come ha assicurato a "Kavkazskaja politika" il muftì dell'Adighezia e del territorio di Krasnodar Askarbij Kardanov, davanti alla moschea non viene compiuta alcuna "ripulitura"[13]. "E non abbiamo problemi con gli organi di potere e con la polizia. E' stato siglato un accordo di collaborazione con il Ministero degli Interni sia nella repubblica, sia nel territorio, interagiamo, collaboriamo" – ha sottolineato il muftì.

Io stesso venerdì 22 novembre sono andato alla preghiera giornaliera alla moschea principale di Majkop. Furgoni cellulari, agenti dell'OMON [14] con i cani o altri segni di un'operazione in preparazione non si vedevano né vicino alla moschea, né davanti alla filarmonica di fronte. Neanche di persone in preghiera ce n'erano molte. Era un giorno comune in una piccola cittadina provinciale, dove perfino nelle vie centrali ci sono più piccole case private che condomini a più piani.

Nessuno dubita che lo FSB e la polizia alle porte dell'Olimpiade conducano una preparazione seria e fondata. E' solo che tali "iniziative" degli organi, forse, non portano altro che irritazione agli abitanti del posto. A Soči comunque bisogna cercare di giorno con la lanterna una persona che gioisca sinceramente dei Giochi-2014 che si avvicinano. Metti anche i terroristi scherzosi…

Andrej Košik, "Kavkazskaja politika", http://kavpolit.com/utomlennye-solncem-terroristy/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] "Fiaccati dal sole" è il titolo originale del film "Sole ingannatore" di Nikita Sergeevič Michalkov.
[2] Città della Russia meridionale.
[3] Regione della Russia meridionale attraversata dal fiume omonimo. Di fatto si usa come sinonimo di "territorio di Krasnodar".
[4] Città della Russia meridionale.
[5] In Russia il passaporto è l'unico documento di identità.
[6] Aleksandr Nikolaevič Tkačëv, governatore del territorio di Krasnodar.
[7] Modello della Lada (detta in seguito alla russa VAZ – Volžskij Avtomobil'nyj Zavod, "Fabbrica di Automobili del Volga") non esportato.
[8] Ministerstvo Črezyčajnych Položenij (Ministero delle Situazioni di Emergenza).
[9] Capitale dell'Adighezia.
[10] Territorial'nye Obščestvennye Samoupravlenija (Amministrazioni Sociali Territoriali).
[11] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), cioè la sede della polizia.
[12] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto.
[13] Così vengono chiamate le operazioni repressive della polizia nel Caucaso del Nord.
[14] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua brutalità.

14 novembre 2013

A proposito di eroi

"Novaja gazeta", 13-11-2013, 01.47.00
Il torbido eroe del nostro tempo [1]

Chi è diventato un campione nella vita e nella letteratura?

Per prima cosa un po' di storia. Nel maggio 1862 a Pietroburgo scoppiano mostruosi incendi. Sembra che tutta la città sia presa dal fuoco: bruciano le parti Moskovskaja e Jamskaja [2], brucia la Malaja e la Bol'šaja Ochta [3], in via Sadovaja [4] arde per tutta la sua lunghezza l'Apraksin Dvor [5]. Non si riesce comunque ad appurare la causa degli incendi. Si avanzano diverse versioni: incendiano i polacchi, gli studenti, i nichilisti, gli elementi criminali.

Tuttavia non si tratta di questo.

In quei giorni orribili l'ancora relativamente giovani Fëdor Michajlovič Dostoevskij corre attraverso il fumo in via Bol'šaja Moskovskaja [6], dove abita N.G. Černyševskij [7], irrompe nel suo appartamento e, secondo le memorie, grida letteralmente: "Nikolaj Gavrilovič! Per il Signore stesso! Ordini di fermare gli incendi!.."

Tra l'altro N.G. Černyševskij non ha alcuna carica amministrativa, questi, si capisce, non ha alcuna influenza ufficiale, nella gerarchia dei ranghi dell'Impero Russo in generale non è nessuno, ma, secondo Dostoevskij (rappresentante dell'intellighenzia della capitale), ha una tale autorità reale che gli basta solo dire una parola e gli incendi si spegneranno il giorno dopo.

Come chiamare una persona simile?

Come determinare il suo posto nella scala sociale, se con tutta l'enorme autorità non ha effettivamente alcuna posizione ufficiale.

La definizione ufficiale l'ha trovata la letteratura russa. Ha saputo assegnare uno status che non risulta in alcuna nomenclatura amministrativa.

E' l'"eroe del nostro tempo".

E così l'"eroe del nostro tempo" è una persona o, cosa che pure accade, un personaggio contrassegnato letterariamente, che, senza avere alcuno status ufficiale, gode non di meno di una colossale influenza sulla società. Si presenta come un campione sociale, un modello da imitare, è quello con cui molti vorrebbero "fare vita". Esprime come "spirito dell'epoca" la sua concezione del mondo, le sue fondamentali strategie di comportamento.

Nello stesso tempo l'"eroe del nostro tempo" non è affatto un'immagine unica, che è comune a tutti. Qui, di regola, esistono due nette figure, che concorrono per le menti e le anime delle persone.

In primo luogo ci sono gli eroi della cultura ufficiale. Li crea, li muove e li reclamizza il potere. Sono le sue costanti ideologiche, il suo supporto, la base della suo esistenza sociale. Il più tipico in questo senso è il periodo sovietico, quando il potere seppe costruire un sistema globale di tali personaggi: per i bambini e gli adolescenti – Pavlik Morozov [8], per la gioventù – Pavel Korčagin [9], per gli adulti – Valerij Čkalov [10] e Aleksej Stachanov [11], per i membri del PCUS – il comunista (personaggio dell'omonimo film [12]). Va notato che questi eroi sono portatori di alti valori (gli ideali comunisti) e per questi sono pronti a sacrificare tutto, perfino la vita.

In secondo luogo ci sono gli eroi della controcultura. Questi compaiono nella zona della libera creatività (sociale o artistica) e si oppongono all'ordine delle cose esistente. Nello stesso tempo la loro protesta può avere un carattere non politico, ma profondamente esistenziale: Onegin [13], Pečorin [14], Bazarov [15], per esempio, respingono non tanto il potere, quanto la vita, che non li soddisfa per una serie di motivi. Tuttavia qui sono presenti anche gli eroi della resistenza aperta, nella versione popolare sono Stepan Razin [16] e Emel'jan Pugačë[17] e nelle versioni delle classi istruite dapprima Vladimir Dubrovskij [18] e più tardi gli eroi della "Narodnaja volja"[19] e i rivoluzionari dell'inizio del XX secolo. Noteremo che anche questi eroi sono portatori di alti valori (ideali di libertà, uguaglianza, giustizia) e sono pure pronti a dare la vita per realizzarli.

Noteremo anche che ogni gruppo di eroi ha la sua funzione. Gli eroi della cultura ufficiale legittimano il presente. Con il loro esempio, espresso, di regola, nella letteratura, nel cinematografo, nei mezzi di informazione di massa, questi affermano che la realtà esistente è la migliore di tutte le forme di esistenza politica e sociale e che ha un'attraente prospettiva storica.

A loro volta, gli eroi della controcultura respingono categoricamente il presente. Questi affermano che la realtà esistente è insopportabile, che ha dei difetti che ostacolano la normale vita delle persone e che dev'essere trasformata in qualcosa del tutto diverso. In tal modo gli eroi della controcultura legittimano il futuro e la collisione tra questi due status temporali costituisce la contraddizione fondamentale di qualsiasi cultura sociale.

Come sono gli "eroi" della Russia contemporanea?

A prima vista è chiaro che ora non ci sono eroi della cultura ufficiale portatori di alti principi vitali nella coscienza dei russi. Il potere russo contemporaneo non si è rivelato in grado di crearli. Evidentemente perché nello stesso potere attuale non ci sono alti principi di un attraente ideale sociale. E' troppo preoccupato dal problema dell'arricchimento personale.

Tuttavia i piedistalli della concezione del mondo non restano vuoti. Se su di essi non ci sono veri eroi, che esprimono un attivo senso morale, questi si riempiono degli attuali surrogati ideologici. La Russia contemporanea è un netto esempio in questo senso. Molti sondaggi mostrano che le sfere prioritarie per la gioventù ora sono il servizio dello stato e gli affari.

Ecco cosa forma ora il paesaggio sociale.

Ecco chi adesso è innalzato sui piedistalli.

Gli eroi del nostro tempo sono diventati il "funzionario" e l'"uomo d'affari".

E' un paradosso stupefacente. Entrambi i personaggi indicati, indubbiamente, appaiono negativi agli occhi della maggioranza dei russi. Qui non si tratta di alcun alto principio Questi personaggi sono incompatibili con qualsiasi ideale metafisico. Sia il funzionario, sia l'uomo d'affari sono guidati da due comandamenti immutabili: "arricchisciti" e "non farti beccare". O in altre parole: rastrella quanto puoi, ma nel frattempo osserva le regole del gioco sociale occulto. Questi non sono tanto eroi, quanto "antieroi del nostro tempo", non legittimano tanto il presente, quanto lo screditano e lo distruggono. E inoltre proprio questi ora sono il campione per molti giovani russi.

D'altra parte, la controcultura russa comincia ora a proporre molti veri eroi. Tutti questi, indipendentemente dalle dimensioni dell'attività e dai cognomi concreti, si possono designare con il nome convenzionale "Aleksej Naval'nyj". Nello stesso tempo l'autenticità di questi eroi non lascia dubbi: tutti questi annunciano alti principi, assai trascinanti per la maggioranza ("lotta alla corruzione", "contro la menzogna", "per elezioni oneste", ecc.) e tutti questi sono pronti al sacrificio per la loro realizzazione nella vita. Entrano in una lotta impari con i "dragoni" al potere e hanno già ottenuto una serie di clamorose vittorie. Ideali e spirito di sacrificio – ecco i criteri di autenticità dell'eroe. Non si può dire questo né del "funzionario", né dell'"uomo d'affari".

E' presente un'evidente asimmetria di concezioni del mondo. Ora non ci sono eroi che affermino la realtà nella coscienza della società russa. Sono presenti solo antieroi. Però gli eroi che respingono la realtà, gli autentici eroi del nostro tempo, sorgono uno dopo l'altro.

L'asimmetria di concezioni del mondo è un segno molto tipico. Anche all'inizio del ХХ secolo in Russia mancavano gli eroi della cultura ufficiale. Il potere zarista di allora non si rivelava in grado di crearli. Nella coscienza della società russa, perlomeno di parte di essa, nella coscienza della "minoranza passionale" dominavano i nomi degli eroi della controcultura politica – Andrej Željabov [20], Sof'ja Perovskaja [21], Vera Zasulič [22], come pure gli adesso quasi dimenticati guerriglieri ėsėry [23] – Ivan Kaljaev, Egor Sazonov, Stepan Balmašëv.

Una situazione analoga si creò anche in URSS all'inizio degli anni '80. Per quanto il potere sovietico di allora cercasse di creare eroi ufficiali, per esempio i costruttori della BAM [24], questo non gli riuscì. Tuttavia tutti conoscevano i nomi di Aleksandr Solženicyn e dell'accademico Sacharov.

Nel primo caso seguì la Rivoluzione di Febbraio, che abbatté il potere zarista, nel secondo la perestrojka, che pure in modo rivoluzionario distrusse la stagnante realtà socialista.
Probabilmente è una regola.

Probabilmente è una diagnosi con cui si può classificare il cambiamento di epoche.
E nel modo più comune suona così.

Una realtà che non può creare eroi che la sostengano è una realtà morta, ha esaurito la sua risorsa esistenziale. Un potere che non può creare i suoi eroi è un potere morto, non ha chiare prospettive di vita.

La diagnosi, certo, non è troppo ottimistica.

Tuttavia la storia non ha altre diagnosi.

Autore: Andrej Stoljarov [25]

Indirizzo della pagina: http://www.novayagazeta.ru/arts/60916.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Allusione al romanzo "Un eroe del nostro tempo" di Michail Jur'evič Lermontov (1810-1841), che come tale ritraeva una figura piuttosto ambigua.

[2] "Di Mosca" e "dei Vetturini" nella zona centrale.

[3] La Piccola e la Grande Ochta, quartieri sulla riva sinistra e destra dell'Ochta, affluente della Neva, il fiume principale di San Pietroburgo.

[4] "Dei Giardini", via del centro di San Pietroburgo.

[5] "Corte Apraksin", grande mercato costruito nelle terre del conte Fëdor Matveevič Apraksin.

[6] "Grande di Mosca", via del centro di San Pietroburgo.

[7] Nikolaj Gavrilovič Černyševskij, scrittore socialista.

[8] Pavel Trofimovič Morozov, giovanissimo sovietico che avrebbe denunciato suo padre per aver venduto grano ai contadini ricchi e sarebbe stato ucciso per vendetta dai familiari (molti storici lo considerano un'invenzione della propaganda).

[9] Protagonista del romanzo "Come si temprò l'acciaio" dello scrittore del realismo socialista Nikolaj Alekseevič Ostrovskij.

[10] Valerij Pavlovič Čkalov, pioniere dell'aeronautica sovietica.

[11] Aleksej (alla nascita Andrej) Grigor'evič Stachanov, minatore modello, da cui lo "stacanovismo".

[12] "Il comunista", film di Julij Jakovlevič Rajzman sulla vita di un lavoratore modello.

[13] Evgenij Onegin, giovane dandy, protagonista dell'omonimo romanzo in versi di Aleksandr Sergeevič Puškin.

[14] Grigorij Aleksandrovič Pečorin, protagonista di "Un eroe del nostro tempo" (vedi nota 1).

[15] Evgenij Vasil'evič Bazarov, nichilista, uno dei protagonisti del romanzo "Padri e figli" di Ivan Sergeevič Turgenev.

[16] Stepan Timofeevič Razin, cosacco che capeggiò una rivolta nel XVII secolo.

[17] Emel'jan Ivanovič Pugačëv, cosacco che capeggiò una rivolta nel XVIII secolo.

[18] Brigante di nobile origine, protagonista del romanzo incompiuto "Dubrovskij" di Aleksandr Sergeevič Puškin.

[19] "Volontà del Popolo", gruppo rivoluzionario del XIX secolo.

[20] Andrej Ivanovič Željabov, rivoluzionario, uno degli organizzatori dell'omicidio dello zar Alessandro II.

[21] Sof'ja L'vovna Perovskaja, rivoluzionaria, una delle esecutrici materiali dell'omicidio dello zar Alessandro II.

[22] Vera Ivanovna Zasulič, rivoluzionaria contraria alla "prematura" Rivoluzione d'Ottobre.

[23] Ėsėr sta per SR (Socialisty-revoljucionery, "Socialisti Rivoluzionari").

[24] Bajkalo-Amurskaja Magistral' (Via di Comunicazione Principale del Bajkal e dell'Amur – lago e fiume della Siberia orientale).

[25] Andrej Michajlovič Stoljarov, embriologo e scrittore di fantascienza russo.