27 giugno 2008

A proposito della situazione del Caucaso

La pace è andata via per le festività
Aggravamento della situazione nel Caucaso settentrionale


Nel Giorno della Russia [1] e nelle festività ad esso collegate nelle repubbliche del Caucaso settentrionale hanno avuto luogo atti terroristici.
Così, verso le 6.40 del mattino del 13 giugno proprio nel centro della capitale del Daghestan Machačkala ha avuto luogo un’esplosione. Alcune persone sono rimaste ferite in modo più o meno grave ed una è morta. Sono state colpite soprattutto persone uscite a fare una corsetta mattutina.
Ma già verso mezzogiorno nel villaggio daghestano di Bajramaul nella provincia di Chasavjurt [2] a seguito di un’operazione speciale condotta con mezzi bilndati e armi pesanti è stato ucciso Sajpudin Ibragimov – il più vicino collaboratore del capobanda Aschab Bidaev. Sono morte pure la moglie diciottenne di Bidaev e la sorella di Ibragimov Džamilja. Lo stesso Aschab Bidaev, ricercato da 3 anni, non è stato ritrovato nella casa distrutta.
Nella stessa mattina l’ennesima esplosione è risuonata in Inguscezia a Nazran’ [3]. Quattro persone sono morte, sei sono rimaste ferite. L’esplosione ha distrutto due negozi che si trovavano sotto un unico tetto – uno di vini e liquori e uno di generi alimentari. Inizialmente i poliziotti si sono affrettati a comunicare ai propri superiori che era esplosa una bombola di gas. Ma poi è venuta fuori una versione valida, secondo cui questo era un atto terroristico pianificato.
Nella notte tra il 12 e il 13 giugno nel villaggio di Benoj-Vedeno nella provincia di Nožaj-Jurt in Cecenia ha fatto irruzione un gruppo armato di forse 60 persone sotto il comando di Usman Muncigov e Aslanbek Vadalov. Sono morti il padre e due figli della famiglia Esaev – parenti dell’ex vice ministro degli Interni della Cecenia. Oltre a questo i banditi hanno bruciato cinque case. Una casa appartiene al capo dell’amministrazione del villaggio, due a uomini della polizia. E’ stato sequestrato l’ex capo dell’amministrazione di Benoj-Vedeno, che guidava questo villaggio sotto Maschadov [4].
Il 16 giugno 30 guerriglieri hanno attaccato una colonna di quattro automobili delle truppe di confine dislocate in Cecenia. L’attacco ha avuto luogo alle 11.45 nella zona del centro abitato di Čiški nella provincia di Urus-Martan [5]. Tre uomini delle truppe di confine sono morti (due ufficiali e un sergente a contratto), altri cinque militari hanno subito ferite più o meno gravi.
Nella vicina provincia di Ačchoj-Martan, nel tristemente noto villaggio di Bamut [6], un BTR [7] russo è stato incendiato dai guerriglieri. L’equipaggio è riuscito a salvarsi.
Gli analisti fanno notare che l’attivazione dei guerriglieri nel Caucaso settentrionale è legata ai festeggiamenti del Giorno della Russia. Gli specialisti dei servizi segreti fanno notare che è presto per dichiarare la Cecenia in pace. Circa 200 persone negli ultimi tempi sono andati sulle montagne.

Vjačeslav Izmajlov
osservatore militare della “Novaja gazeta”

19.06.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/43/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Il 12 giugno, data in cui, nel 1990, il parlamento della Federazione Russa sancì la sovranità di questa sul proprio territorio e l’inizio della fine dell’URSS.
[2] Daghestan centro-occidentale, ai confini con la Cecenia. Chasavjurt è nota perché là fu firmato l’armistizio che nel 1996 pose fine alla “prima guerra cecena”.
[3] Città dell’Inguscezia centrale, fino al 2002 capitale della repubblica.
[4] Aslan Alievič Maschadov, primo presidente della Cecenia liberamente eletto, accusato poi di complicità con i terroristi e ucciso in un conflitto a fuoco nel 2005.
[5] Villaggio della Cecenia centrale.
[6] Luogo di terribili combattimenti nella “prima guerra cecena”.
[7] Mezzo blindato.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/06/il-giorno-della-russia-nel-caucaso.html

20 giugno 2008

A proposito del modo di far politica in Russia (II)

Parlament light [1]


L’amministrazione presidenziale ha proposto di fare della Duma di Stato [2] un “organo applaudente”

Che lo spostamento di Putin sulla poltrona del premier avesse avviato un processo di spostamento dei poteri verso la Casa Bianca [3] era evidente quantunque Medvedev e Putin assicurassero il contrario e giurassero fedeltà alla costituzione, promettendo di non mutarla.
Ed ecco che il processo si è avviato: il capo dell’amministrazione presidenziale Sergej Naryškin ha invitato senza mezzi termini a mutare la costituzione per rafforzare il ruolo del governo. Finora gli alti funzionari non avevano osato nulla di simile.
Secondo Naryškin è opportuno ridurre il numero di “soggetti di diritto con iniziativa legislativa” – di coloro che hanno il diritto di presentare disegni di legge alla Duma di Stato. Adesso hanno tale diritto, secondo l’articolo 104 della costituzione, il presidente, il governo, il Consiglio della Federazione [4], i singoli membri del Consiglio della Federazione, i deputati della Duma di Stato, i parlamenti regionali e anche la Corte Costituzionale, la Corte Suprema e l’Alta Corte Arbitrale [5] “su questioni di loro competenza” [6]. In tutto, contando 450 deputati della Duma di Stato, 168 membri del Consiglio della Federazione e 84 dei parlamenti regionali, ci sono oltre settecento “soggetti di diritto”. Questo in teoria. In pratica non certo tutti presentano disegni di legge.
Le iniziative delle regioni presentate alla Duma di Stato sono sempre state respinte – con rare eccezioni. Per quanto riguarda le iniziative di deputati e senatori, nei primi mandati della Duma si poteva ancora contare sull’iter di disegni di legge “individuali”, che venivano portati avanti con l’autorità e l’energia personali degli autori. Negli ultimi mandati, quando la maggioranza costituzionale ha cominciato ad appartenere a “Russia Unita” [7], hanno avuto la chance di un iter solo le iniziative concordate in precedenza con il Cremlino.
Comunque i parlamenti regionali e singoli deputati propongono disegni di legge che passano per le commissioni della Duma, vengono dibattuti pubblicamente, provocano risonanza a livello sociale e in caso di insuccesso danno ai loro autori la possibilità di accusare la Duma di Stato di bloccare iniziative utili. Simili rimproveri risuonano perfino in una situazione in cui praticamente tutti gli organi legislativi sono controllati da “Russia Unita” – i “fratelli maggiori” fingono di non vedere i “minori”. Così l’assemblea legislativa di Piter [8] si lamenta regolarmente del fatto che la Duma di Stato respinga i suoi disegni di legge in campo sociale – per esempio quello sulla seconda pensione per i lavoratori delle retrovia e i veterani dell’ultima chiamata alle armi e sul riconoscimento dello status di veterani agli ex prigionieri dei fascisti [9] indipendentemente dalla loro età al momento della liberazione.
Il capo dell’amministrazione presidenziale propone di risolvere questi problemi in modo radicale: tagliando il numero dei “soggetti”. Dice “quando altri soggetti (non il governo) presentano disegni di legge, nella maggior parte dei casi esprimono preferenze locali a scopo elettorale e talvolta altri interessi privati e corporativi, interessi di mantenimento di un’immagine”. Ma invece il governo “dispone di maggiori risorse per attuare il diritto di iniziativa legale con grande efficacia pratica” e “per primo riceve segnali sulla necessità di elaborare disegni di legge”.
L’allusione è estremamente chiara: il diritto di presentare disegni di legge va lasciato solo al governo (sarebbe interessante sapere: e il presidente? O neanch’egli dispone delle risorse necessarie e non riceve i segnali per primo?). Certo, non cambieranno la costituzione proprio adesso, tranquillizza Naryškin (“l’incremento dell’efficienza dell’amministrazione statale e del suo strumento principale – l’iniziativa legale – non è compito di un solo anno”), ma “non bisogna” neanche “rimandare a domani” la soluzione di questo problema…
Fra l’altro la proposta indicata appare dubbia e gli argomenti di Naryškin poco convincenti. Davvero il governo “esprime interessi privati o corporativi” o “interessi di mantenimento di un’immagine” in misura minore dei deputati? No di certo: come valutare allora, tanto per dire, l’ultima decisione del governo prima dell’insediamento di Medvedev di accelerare i ritmi di crescita delle tariffe sui monopoli di risorse naturali? E i “segnali sulla necessità di elaborare disegni di legge” di solito vengono ricevuti per primi dai deputati, che hanno a che fare con gli elettori più spesso dei ministri.
Il governo, se qualcuno non lo ricorda, è il potere esecutivo. Il suo compito è applicare le leggi. Sì, in molti paesi d’Europa è proprio il governo a presentare la maggior parte dei disegni di legge. Ma il governo fra l’altro è formato dal parlamento [10] ed è sotto il suo controllo.
La funzione del governo russo, secondo lo stesso articolo 104 della costituzione, è dare responsi su disegni di legge in campo finanziario ed economico: senza il suo parere è proibito esaminarli (il che è un mezzo efficace per far sì che il governo blocchi disegni di legge inadeguati). Ma farne anche il monopolista della presentazione di disegni di legge? Perché allora il parlamento dovrebbe in generale fungere da “organo applaudente”?
Certo, ora che gli “orsi” [11] hanno la maggioranza costituzionale alla Duma, la proposta di Naryškin cambia poco le cose sul piano pratico: comunque non diventerà legge una sola proposta non approvata da Putin. Ma questo stato di cose non è eterno e prima o poi il nuovo parlamento avrà chiaro che potrà solo aspettare disegni di legge dal governo (come un fax programmato per la ricezione automatica), ma non avrà neanche il diritto di presentarli. E cambiare la costituzione sarà estremamente difficile…
Fra l’altro, se si sono prefissi il compito di rafforzare quella branca del potere, alla guida della quale al momento presente si trova il “leader nazionale” [12], il processo andrà avanti. E’ forse invano che il più sicuro indicatore delle intenzioni del Cremlino – l’immutabile guida dei liberal-democratici [13], che per molti anni ha difeso strenuamente la forma presidenziale di governo – abbia preso a parlare di repubblica presidenziale?


Boris Višnevskij [14], osservatore della “Novaja gazeta”
05.06.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/40/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



Note
[1] Gioco di parole. Parlament è “parlamento” in russo, “Parliament Light” un noto tipo di sigarette. Un parlamento light, cioè “leggero” è quello che vorrebbe l’amministrazione presidenziale russa…
[2] “Duma” è il nome dato a tutte le assemblee legislative russe…
[3] La sede del governo russo.
[4] Sorta di Senato russo composto da rappresentanti dei soggetti della Federazione Russa (repubbliche autonome, regioni, ecc.)
[5] Tribunale deputato a dirimere questioni economiche.
[6] Notare che in Russia non esiste l’istituto della legge di iniziativa popolare (perfino i referendum abrogativi sono diventati praticamente impossibili).
[7] Partito che ha il solo scopo di portare avanti la politica di Putin.
[8] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[9] Qualifica generica di Hitler e dei suoi alleati.
[10] O per meglio dire è espressione della maggioranza parlamentare.
[11] Medvedi (orsi) sono detti i sostenitori di Medvedev…
[12] Putin, ovviamente…
[13] Il nazionalista Vladimir Vol’fovič Žirinovskij, leader del cosiddetto Partito Liberal-Democratico.
[14] Boris Lazarevič Višnevskij, esponente del partito di orientamento liberale "Jabloko".

15 giugno 2008

A proposito del passato della Russia (III)

Non resta che accogliere Stalin in “Russia Unita” [1]

Il vicepremier A. Žukov a nome del governo e l’importante membro di “Russia Unita” [2] A. Isaev a nome della Duma di Stato hanno rifiutato di riconoscere la responsabilità morale dello stato nei confronti delle vittime delle repressioni staliniane

Nella legge federale “Sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche” sta scritto che il suo scopo è la compensazione dei danni materiali. Indubbiamente lo stato è tenuto a compensare i danni materiali alle vittime delle repressioni politiche, ai membri delle loro famiglie.

Ma oltre agli sgabelli distrutti al momento della perquisizione e dell’arresto, oltre alle stanze nelle kommunalki [3] tolte c’erano anche destini distrutti, vite tolte.

Certo, questo non si può compensare in alcun modo.

Ma lo stato è tenuto a riconoscere non solo il proprio debito materiale, ma anche quello morale, le colpe nei confronti di milioni di propri cittadini. E nella legge devono obbligatoriamente esserci queste parole – proprio sulla compensazione dei danni morali.

Perché non sono semplicemente due parole. E non è semplicemente un sistema di pagamenti e compensazioni.

E’ una questione chiave: è capace il nostro potere politico, il nostro stato di riconoscere in generale la propria ingiustizia – nei confronti della persona, nei confronti del proprio cittadino? Sia pure non la sua, ma quella dei propri predecessori.

O il potere politico ha sempre ragione? E lo stato è al di fuori della responsabilità morale, al di fuori della morale?

Per definizione.

La Russia è erede dell’URSS.

Che significa questa eredità?

Un posto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU e il diritto su proprietà all’estero? O comunque responsabilità?

Ma se lo stato non è capace di riconoscere il debito morale nei confronti dei propri cittadini per le mostruose repressioni politiche del passato, può il nostro stato assumersi responsabilità in futuro?

Ecco così che con un emendamento di tre parole in tutto – sulla compensazione dei danni morali [4] – sono andato alla seduta della commissione per la politica sociale della Duma di Stato.

E questa non era una mia iniziativa personale e neanche solo di “Jabloko” [5]. Era un’iniziativa della Duma di Mosca, che era appoggiata anche dai membri di “Russia Unita” e dai comunisti.

Il governo ha dato al progetto di legge un responso negativo firmato dal vicepresidente del consiglio A. Žukov. Motivazione: tali pagamenti non rientrano nella finanziaria e manca il meccanismo stesso di pagamento.

Faccio notare che nella prima variante dell’emendamento c’era un meccanismo elaborato da noi. Ma è stato bocciato. Per opera dello stesso A. Žukov.

Perciò abbiamo eliminato lo schema dei pagamenti. Lo schema non è la cosa principale. Che il governo stesso stabilisca – abbiamo deciso – l’entità e il meccanismo di questi pagamenti, una tantum o regolari.

Il governo tedesco ha saputo creare nel modo più dettagliato e accurato possibile uno schema per il pagamento degli indennizzi a tutte le vittime del nazismo.

E per quanto riguarda l’aumento di spese non pianificato, allora neanche i 13 trilioni di rubli [6] per la costruzione di strade appena annunciati dal primo ministro V. Putin rientrano nella finanziaria. E ciò non impedisce alla Duma di sancire queste spese.

Certo, la mancanza di strade è una disgrazia della Russia [7], ma la mancanza di un indirizzo morale [8] non è meno pericolosa per il nostro futuro.

Vale la pena di dire che davanti alla bocciatura da parte del governo la commissione per la politica sociale della Duma di Stato, presieduta dal deputato Andrej Isaev non ha raccomandato alla Duma di Stato di accogliere questo emendamento?

Vale la pena di ripetere tutta la lunga e intricata casistica giuridica su cui si è cercato di basare queste parole: non raccomandare?

Perché? Perché se fosse stata data subito un’altra raccomandazione del governo, il suo appoggio sarebbe stato fondato. Per mezzo degli stessi giuristi.

Fra l’altro nella prima stesura della legge, nel 1991, si parlava di danni morali. Ma poi quelle parole sono state tolte. E questa, come ha scritto l’ufficio giuridico della Duma di Stato nella conclusione che ha presentato “è un’innovazione concettuale indicata dalla legge federale”.

Questa è un’innovazione concettuale adesso – la cancellazione delle parole che riguardano il debito morale dello stato nei confronti delle vittime delle repressioni politiche.

“Ma allora sorge anche la questione della responsabilità nei confronti dei cittadini vittime di repressioni non solo della Russia, ma anche dell’Ucraina, della Georgia, dei paesi baltici. Oh, questa vostra iniziativa è improvvida”, – ha detto un deputato della Duma di Stato durante il dibattito.

Per qualche motivo certe iniziative da noi sono sempre improvvide.

Uno stato, se è sano di mente e ha buona memoria, non può rinnegare la responsabilità morale nei confronti dei propri cittadini. Per nessun motivo.

“Chi vuole intervenire?” – ha chiesto il sig. Isaev. Nessuno è intervenuto.

La maggioranza ha votato a favore della bocciatura dell’emendamento. Con due astenuti.

Questo finora. Se non si accolgono tali emendamenti, tra un po’ di tempo tutti saranno “a favore”. A favore di tutto.

Gli astenuti, e tanto più i “contrari”, semplicemente non ci saranno.

In quanto se non c’è la persona, non c’è il problema. Così, se non mi sbaglio, parlava il capo di quello stesso stato, che ha messo in atto il terrore politico contro milioni dei propri cittadini.

E non parlava soltanto.

Per l’ennesima volta lo stato ha rifiutato di riconoscere i propri obblighi morali.

La ragione dello stato – sempre e in tutto – è rimasta un assioma che non necessita dimostrazione. Necessita solo sottomissione.

Non a caso oggi le vittime di repressioni illegali non sono in generale una categoria federale, ma regionale di versamenti. Come se il terrore politico e le repressioni contro i propri cittadini fossero state messe in atto non dal potere politico, non dallo stato, ma dal governatorato di Rjazan’ [9] o dalla regione di Chabarovsk [10].

Che altro si può dire?

Alla Duma di Stato è in corso un giubileo, la millesima seduta.

A Mosca tra riabilitati e vittime delle repressioni politiche oggi sono rimaste in tutto 27 232 persone.

Nella Costituzione della Federazione Russa, su cui ha da poco giurato il garante [11], sta scritto che i diritti delle vittime di crimini e abusi commessi dal potere politico sono tutelati dalla legge e perciò ognuna di esse ha diritto alla compensazione da parte dello stato dei danni causati dall’operato (o dall’inadempienza) illegale degli organi del potere statale.

P.S. Fine degli anni ‘80. Andrej Isaev è un “informale”, un noto inarco-sindacalista, in numerose riunioni politiche [12] e tavole rotonde si è espresso sulla priorità dei diritti della persone sui diritti dello stato. L’Andrej Isaev membro del presidium del consiglio generale [13] di “Russia Unita” e presidente di commissione della Duma di Stato ha preso una posizione totalmente opposta: lo stato non è responsabile delle proprie azioni criminali.

La gente cresce…

Evgenij Bunimovič [14]

26.05.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/37/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Partito che ha il solo scopo di sostenere la politica di Putin e la maggioranza nella Duma di Stato (precisazione fondamentale, perché tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma).

[2] Nell’originale si usa il neologismo edinoross (qualcosa come “russo unito”), sulla falsariga del desueto termine maloross – “piccolo russo”, cioè ucraino.

[3] Appartamenti in cui vivevano più famiglie, con una stanza per ciascuna e cucina e servizi in comune.

[4] In russo “compensazione dei danni morali” è vozmeščenie moral’nogo vreda – tre parole.

[5] “Mela”, partito di orientamento liberale. Il nome deriva dalle iniziali dei fondatori: Grigorij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur’evič Boldyrëv e Vladimir Petrovič Lukin.

[6] 13 trilioni o 13000 miliardi di rubli equivalgono a oltre 350 miliardi di euro…

[7] L’autore allude al detto popolare secondo cui la Russia ha due disgrazie (che cominciano per “d”): duraki (sciocchi) e dorogi (strade)…

[8] L’autore esprime entrambi i concetti con la parola bezdorož’e (mancanza di strade), indicando la moralità come una strada da percorrere…

[9] Nella Russia europea centro-orientale.

[10] Nella Russia asiatica sud-orientale.

[11] Medvedev, in quanto presidente.

[12] Nell’originale miting (cioè “meeting”), nome dato in genere alle riunioni politiche clandestine di epoca sovietica.

[13] Notare la terminologia decisamente sovietica.

[14] Evgenij Abramovič Bunimovič, matematico, pedagogo, poeta e membro di “Jabloko”.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/06/da-stalin-medvedev-senza-soluzione-di.html
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08 giugno 2008

A proposito di Kadyrov (IX)

A Mosca è in corso la caccia alle “lingue”

Nella capitale vengono inviati dalla Cecenia gruppi speciali. Il loro compito è sequestrare persone in possesso di informazioni su gravi crimini e fare pressione sulle persone sgradite a Ramzan Kadyrov

La sera del 31 gennaio 2008 in via Povarskaja è stato sequestrato il capo criminale Movladi Atlangireev. Per un finora incomprensibile concorso di circostanze стечению non era armato come di solito e non ha potuto fare una particolare resistenza.

I sequestratori si sono avvicinati al ristorante “Karetnyj dvor” [1], dove stava cenando Atlangireev, a bordo di due jeep Mercedes, l’hanno colpito con il calcio di una Stečkin [2] e l’hanno portato via. Tutto si è svolto senza sparatorie. E’ stato avviato un procedimento penale per sequestro di persona, dei risultati delle indagini finora non si sa niente. E abbiamo l’impressione che non ci sarà alcuna notizia ufficiale al riguardo per molto tempo. Le cause della segretezza sono due: la figura dello stesso Atlangireev e la personalità di chi ha ordinato questo crimine.

La “Novaja gazeta” è venuta a conoscenza di alcuni particolari del rapimento di quest’uomo, che interessa al giornale prima di tutto per il suo coinvolgimento nelle indagini sull’omicidio della nostra giornalista [3] Anna Politkovskaja. Perché lo si sappia: su una delle jeep (targata Е 777 НЕ 177), appartenente ai rapitori, ultimamente si era spostato per Mosca Beslan Chakimov (alias Zelimchan Israilov). Al volante dell’altra (targata Р800АС 199) c’era Aslanbek (alias Sup’jan) Bajsarov. Ma lo stesso Atlangireev risultava essere in Cecenia: lo hanno visto sia a Centoroj [4] (dove si trova il quartier generale di Ramzan Kadyrov), sia a Gudermes [5] – e sempre in compagnia di uomini armati.

Alla storia del rapimento di quest’uomo molto influente e informato è stato dato risalto solo in primavera e in un contesto particolare. Prima di dimettersi l’ex capo della GSU [6] della commissione investigativa della procura Dmitrij Dovgij ha reso nota ai giornalisti la propria versione dell’omicidio della giornalista della “Novaja gazeta”. Oltre a Berezovskij [7] ha fatto un altro nome – Chož-Achmed Nuchaev.

Proprio Nuchaev (che adesso vie in Turchia e commercia petrolio con successo attraverso i porti russi), il sequestrato Atlangireev e l’agente dell’FSB [8] Maks Lazovskij (ucciso nel 2000 in circostanze non chiarite) crearono alla fine degli anni ‘80 la banda criminale del “Lazan’ja” [10]. C’era molto sul conto di questo OPG [9]: guerre tra bande criminali, la lotta per i porti di Novorossijsk e Tuapse [11] e i primi attentati a Mosca, compiuti da ufficiali che lavoravano nell’impresa “Lanako” di Lazovskij e Nuchaev (per maggiori dettagli, fra l’altro anche sui legami degli uomini di “Lazan’ja” con i servizi segreti russi, si veda il n. 24 di quest’anno della “Novaja gazeta”). Ma molti erano convinti che i tempi degli uomini del “Lazan’ja” fossero finiti da un pezzo.

Tuttavia nell’agosto 2006 fu arrestato a Mosca un certo Gajtukaev con l’accusa di aver attentato alla vita dell’uomo d’affari ucraino Korban e sospettato dalle forze dell’ordine ucraine e dai mass media di una lunga serie di altri crimini, fra cui la complicità nell’assassinio della giornalista della “Novaja gazeta” Anna Politkovskaja. Si è chiarito che gli uomini del “Lazan’ja” non si sono nascosti da nessuna parte, lavorano attivamente nell’ambito post-sovietico e si stanno specializzando in omicidi su commissione e in spaccio di sostanze stupefacenti.

Di Gajtukaev si sa poco. E’ lo zio dei fratelli Machmudov, arrestati per il caso Politkovskaja, è membro della banda di “Lazan’ja”, buon conoscente di Atlangireev. Resta da aggiungere che, infuriato per la condanna, Gajtukaev ha detto in tribunale di aver lavorato in Ucraina fra l’altro anche per conto dell’FSB della Federazione Russa [12].

Neanche il sequestrato Atlangireev è un estraneo per i servizi segreti russi: durante la prima e la seconda campagna cecena [13] ha collaborato attivamente con essi e ha svolto compiti delicati di vario tipo, era ben noto alla dirigenza dell’FSB (alcuni generali se la spassarono al matrimonio di suoi parenti), gli è stata conferita anche un’arma d’onore. Atlangireev è un uomo ben informato, che più di una volta è stato testimone nel corso di molti procedimenti penali, lo si poteva vedere alla Procura Generale e negli edifici di altre strutture autorizzate all’uso della forza.

Ma nel 2007 gli agenti di Scotland Yard l’hanno visto a Londra e l’hanno espulso: c’erano elementi per affermare che Atlangireev era giunto in Inghilterra per organizzare un attentato contro Boris Berezovskij. Da allora non si è sentito più dir nulla di lui – fino al momento del suo sequestro.

Ma non pochi sanno che non è stato sequestrato solo Atlangireev. Nel febbraio 2008, una settimana dopo il fatto del ristorante “Karetnyj dvor”, a un amico di Atlangireev, Zajndi Šachbiev, legato al mondo degli affari ceceno a Mosca , è stato fissato un incontro [14] presso il centro commerciale “Vremena goda” [15]. Quello che l’aveva chiamato si era presentato come Sulim Geremeev, anch’egli era giunto al luogo dell’incontro su una Mercedes (targata Р 007 ЕТ 177). Dopo la conversazione Šachbiev si è recato in fretta in Cecenia, dove pure è sparito.

Il nome Geremeev è noto alla “Novaja gazeta”. E sempre in riferimento al caso Anna Politkovskaja. Nell’ottobre 2006, qualche giorno dopo l’omicidio della nostra giornalista, giunse in redazione Bislan Gantamirov – ex vice-premier [16] ed ex sindaco di Groznyj. In presenza di ufficiali dell’apparato centrale del ministero degli Interni raccontò che tre gruppi di agenti delle forze dell’ordine della Cecenia si erano diretti a Mosca con un compito particolare: liquidare lo stesso Gantamirov, la Politkovskaja e l’ex uomo delle forze armate ed ex guardia del corpo di Achmat Kadyrov [17] Movladi Bajsarov, che aveva collaborato con l’FSB. Sul perché non ce l’abbia comunicato prima non abbiamo avuto spiegazioni comprensibili. Invece abbiamo ricevuto una lista dei membri di tutti e tre gruppi inviati, l’abbiamo ricevuta e l’abbiamo trasmessa al ministero degli Interni.

Uno di questi gruppi al momento dell’incontro era già stato arrestato – fra l’altro del tutto casualmente. In seguito a una verifica dei documenti al RUVD [18] di Chamovniki nella capitale furono portati tre uomini, nella macchina dei quali era stato trovato un intero armamentario da killer, compreso un fucile di grosso calibro, preparato per sparare su automobili blindate. Gli arrestati avevano con se distintivi di agenti del ministero degli Interni della Cecenia, ma non avevano autorizzazioni per la trasferta o alcun documento, che permettesse di girare per Mosca con un bagagliaio pieno di armi. Per toglierli dalla “gabbia delle scimmie” [19] giunse un agente dell’apparato centrale dell’FSB, il capitano di seconda classe Bažanov. Non gli consegnarono alcuno, al contrario fu aperto un procedimento penale. Bažanov rispose spontaneamente all’interrogatorio, l’FSB come d’abitudine rispose: “questo agente è stato dimesso dal servizio”, cosa che, tuttavia, non gli impediva di andare al lavoro. Come sia finito il procedimento penale nessuno lo dice, si allude solo al fatto che gli arrestati si sono dati da fare più seriamente per trovare dei difensori e alla fine sono stati rilasciati.

Non hanno dato esito neanche le informazioni sugli altri gruppi di cui ha parlato Gantamirov. Il risultato è noto: Bajsarov è stato ucciso nel centro di Mosca in presenza dell’ex autista del terrorista Raduev, poi del vice-premier della Cecenia [20] e adesso deputato della Duma di Stato [21] Delimchanov.

Risultato numero due: il sequestro di Šachbiev. Tutto sta nel fatto che anche il nome del presunto complice di questo crimine – Geremeev – viene rammentato nelle liste consegnate da Gantamirov.

Da tutti questi intrecci si possono trarre alcune conclusioni. Primo: le strutture armate cecene usano a Mosca la stessa tattica di quelle moscovite in Cecenia. L’invio di piccoli gruppi speciali (gli agenti federali li chiamano SSG – svodnye specializirovannye gruppy [22], che fino a poco tempo fa l’FSB e le VV [23] utilizzavano attivamente in Cecenia), mirati all’esecuzione di compiti segreti: sequestri ed esecuzioni extragiudiziali.

Secondo: i sequestrati sono persone informate, capaci di far luce sulle circostanze di una serie di omicidi su commissione e atti terroristici. Al riguardo sorge una domanda: sequestrandoli cancellano le tracce o conducono le loro indagini indipendenti (tra l’altro dalla legge)

Vjačeslav Izmajlov,
osservatore militare della “Novaja gazeta”

Sergej Sokolov

“Novaja gazeta”, 19 maggio 2008, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/35/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Cortile delle carrozze”.

[2] Pistola di fabbricazione russa.

[3] Letteralmente “osservatrice”.

[4] Villaggio della Cecenia sudorientale.

[5] Città della Cecenia centrale.

[6] Glavnoe Sledstvennoe Uprvalenie (Direzione Investigativa Centrale).

[7] Boris Abramovič Berezovskij, discusso uomo d’affari russo inviso a Putin e residente in Gran Bretagna.

[8] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[9] Organizovannaja Prestupnaja Gruppirovka (Gruppo Criminale Organizzato) cioè “associazione a delinquere”.

[10] Lazan’ja (Lasagna) è un ristorante moscovita, sorta di sede della banda. Questa e i suoi membri vengono definiti – secondo gli usi linguistici russi – con l’aggettivo lazanskij declinato in genere, numero e caso: qualcosa come “lasagnesco”…

[11] Porti sul Mar Nero.

[12] La precisazione non è ridondante: l’FSB ha strutture regionali, provinciali, cittadine, se non di quartiere. Gajtukaev lavorava dunque per le alte sfere…

[13] Cioè la prima guerra cecena, iniziata del 1994 e conclusa con un armistizio nel 1996, e la seconda iniziata nel 1999 e di fatto non ancora conclusa…

[14] Nell’originale strelka, che nel russo standard sta per “freccetta” o “lancetta”, ma nel mondo criminale sta per “incontro” (per dirimere una questione).

[15] “Stagioni”, letteralmente “tempi dell’anno”.

[16] Dell’autoproclamata repubblica di Cecenia.

[17] Achmat Abdulchamidovič Kadyrov, signore della guerra, eletto presidente della Repubblica Cecena federata con Mosca nel 2003 grazie a brogli giganteschi e ucciso nel 2004, padre dell’attuale presidente Ramzan Achmatovič Kadyrov.

[18] Rajonnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione di quartiere del ministero degli Interni), in pratica la stazione di polizia del quartiere di Chamovniki, nel centro di Mosca.

[19] Il carcere per la detenzione preventiva.

[20] Del governo filorusso, in questo caso.

[21] Duma viene chiamata in Russia ogni assemblea legislativa, anche a livello locale.

[22] “Gruppi specializzati assemblati”, cioè formati per compiere una missione e poi sciolti.

[23] Vnutrennie Vojska (Truppe Interne), corpi militari al servizio del ministero degli Interni.


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