28 novembre 2013

A proposito del modo di far politica in Russia (LII)

"Novaja gazeta", 27-11-2013, 01.38.00
Potete appellarvi!

Ma solo nel vostro seggio

Il governo russo ha deciso di eseguire la sentenza di aprile della Corte Costituzionale – ha presentato alla Duma di Stato un disegno di legge che da agli elettori il diritto di appellarsi contro gli esiti delle elezioni.


Fino alla sentenza della Corte Costituzionale i tribunali di tutti i livelli si rifiutavano di accogliere le denunce dei cittadini, ritenendo che i loro diritti elettorali terminassero nell'urna per le elezioni: inserivano la scheda e arrivederci, tutto il resto non è già più affare vostro. I brogli "non violano" personalmente i vostri diritti elettorali. Sostenevano questa posizione (tra l'altro alle sedute della Corte Costituzionale) il presidente, il parlamento, la procura, i tribunali e, alla fine, le commissioni elettorali – dichiarando che, dice, merita permettere ai cittadini di appellarsi contro i brogli, così i tribunali si occuperanno solo di questo.

La Corte Costituzionale, tuttavia, ha occupato un'altra posizione, avendo dichiarato che le violazioni delle richieste della legislazione elettorale commesse nel conteggio dei voti portano con se "la deformazione degli esiti delle elezioni, cosa che mette in dubbio la legittimità degli organi di potere e i principi della democrazia". E di per se "toccano l'interesse costituzionale di ogni elettore, indipendentemente dall'espressione concreta della sua volontà".

Sembrerebbe che tutto fosse notevole – ma nella sentenza della Corte Costituzionale sono contenute posizioni che sminuiscono essenzialmente il suo significato. I cittadini possono contestare gli esiti delle elezioni solo nel seggio dove questi stessi hanno votato e gli osservatori non possono fare denunce in tribunale a nome di un candidato o di un partito che rappresentavano al seggio elettorale: tale diritto è dato solo al partito stesso o al candidato.


Con la sentenza della Corte Costituzionale alla Duma di Stato è stato prescritto di "precisare le condizioni per l'appello contro le azioni delle commissioni elettorali nel conteggio dei voti e nel bilancio dei risultati delle elezioni" – cosa che adesso fa.

Nella legge federale sulle garanzie fondamentali dei diritti elettorali si propone di inserire il diritto degli elettori e dei partecipanti ai referendum di "rivolgersi al tribunale con denunce su decisioni e azioni (omissioni) della commissione di un seggio legate all'accertamento dei risultati in quel seggio elettorale o seggio di referendum in cui hanno preso parte alle elezioni o al referendum". Di conseguenza ai tribunali, sulla base di queste denunce, è attribuito il diritto di abrogare le decisioni delle commissioni di seggio sui risultati delle votazioni, se le violazioni commesse "non permettono di determinare in modo affidabile i risultati dell'espressione della volontà degli elettori" o di stabilire il nuovo conteggio dei voti.

E' chiaro che la legge sarà approvata senza particolari discussioni (tanto più che la Corte Costituzionale di fatto ha già deciso tutto). Proveremo ad analizzare le conseguenze.

Che gli elettori ottengano la possibilità di contestare gli esiti di una votazione è un "più" indubbio. Ma proprio della VOTAZIONE che si svolge in un seggio concreto. Ma non degli esiti delle ELEZIONI che sono formati dagli esiti delle votazioni in molti seggi. Il cittadino può contestare (e in caso di successo abrogare) gli esiti della votazione nel proprio seggio, ma perché siano abrogati i risultati delle elezioni, di tali seggi si deve raccogliere non meno di un quarto del numero complessivo.
Per dirla altrimenti, è realistico abrogare gli esiti delle elezioni municipali, dove i seggi sono pochi – per questo si richiede un numero relativamente piccolo di querelanti. Per l'abrogazione delle elezioni regionali, per esempio a Pietroburgo, dove ci sono più di 1800 seggi elettorali, si richiede di presentare (e vincere) già più di 450 istanze – il che, diremo direttamente, non è troppo realistico. E abrogare con questo mezzo i risultati delle elezioni della Duma o di quelle presidenziali (circa 100 mila seggi elettorali) è del tutto fantascientifico. Inoltre il querelante deve anche dimostrare di aver preso parte alle votazioni, il che richiede l'apertura dei sacchi sigillati con la documentazione elettorale e il controllo dell'ente di emissione delle schede.
In secondo luogo, com'è noto, negli ultimi tempi il maggior numero di brogli non avviene affatto nelle commissioni di seggio, ma in quelle territoriali – dove, senza ingegnarsi astutamente, riscrivono i protocolli dei seggi. Tra l'altro il disegno di legge governativo non da la possibilità di contestare una decisione di una TIK [1].

In terzo luogo, l'abrogazione dei risultati delle votazioni in un seggio o in qualche seggio può essere del tutto utilizzata dalle autorità ai propri scopi e portare a conseguenze opposte a quelle a cui aspirano i sostenitori delle elezioni oneste. E cioè: trovando i corrispondenti querelanti, che scriveranno denunce, il potere può ottenere non abrogazioni, ma CAMBIAMENTI degli esiti delle elezioni nel senso per loro necessario. Infatti talvolta è sufficiente abrogare gli esiti delle votazioni in alcuni seggi dov'è al comando l'opposizione per ottenere un serio cambiamento degli esiti delle elezioni.

Tra l'altro non si può dubitare: i tribunali riterranno fondate queste denunce! Subito le accoglieranno, terranno conto delle prove delle violazioni e convocheranno i testimoni necessari. Cioè si comporteranno in modo diametralmente opposto a come avviene di solito quando l'opposizione denuncia violazioni.

In generale, se le elezioni diventeranno più oneste dopo l'approvazione del disegno di legge è una grossa domanda. Ma se diventeranno solo un po' più oneste, vorrà dire che da questo verrà qualche utilità.

Autore: Boris Višnevskij

Indirizzo della pagina: http://www.novayagazeta.ru/politics/61158.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Territorial'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Territoriale).

26 novembre 2013

A proposito di (scarso) senso del ridicolo

I terroristi fiaccati dal sole [1]

Alla vigilia dell'Olimpiade nel territorio di Krasnodar [2] vanno avanti le esercitazioni antiterroristiche. Secondo gli orientamenti, i guerriglieri dovrebbero scherzare continuamente, parlare della jihad e chiedere ai primi che incontrano di portare ordigni esplosivi nei grandi impianti.

Tutto novembre nel Kuban' [3] va avanti sotto il segno delle esercitazioni antiterroristiche, sull'inizio delle quali "Kavkazskaja politika" ha già scritto. Sugli arresti di reali guerriglieri nel corso di esse non si sa niente. Ma tutta la delizia delle ispezioni accurate ad ogni posto di blocco l'hanno provata su di se decine di migliaia di abitanti di Krasnodar e di ospiti della regione.

Qualche settimana fa tornavo a Krasnodar in autobus da Rostov sul Don [4]. Ad ogni stazione degli autobus e anche qualche altra volta tra queste insieme ai cosacchi passavano nell'abitacolo persone in borghese, che, non si capisce su quali basi, chiedevano che gli si presentasse il passaporto [5]. Di presentarsi e tanto più di presentare un qualsiasi documento si rifiutavano, si comportavano in modo estremamente grossolano.

Tra i passeggeri c'era un ragazzo di Stavropol' in tuta mimetica e maglietta a strisce da marinaio. Preciserò – di aspetto slavo e con il passaporto. Così ad ogni fermata lo portavano a "passare per la base". E ogni volta l'autobus aspettava forzatamente il passeggero sospetto per 10-15 minuti. Prima dell'ennesimo posto di blocco il vicino gli ha proposto di indossare il suo giubbotto per non aspettare di nuovo che lo "passassero".
Sono stato di recente nel territorio dell'Adighezia, vicino al territorio di Krasnodar. Il controllo totale là non c'è. Neanche le pattuglie cosacche. Forse tutte le esercitazioni sono state inventate per giustificare il servizio senza scopo alle stazioni dei cosacchi di Tkačëv [6]?

Ora, ha raccontato un conoscente tornato da qualche giorno da un viaggio del genere nel Kuban', il passaporto lo fotografano pure.

Oltre ai controlli sugli autobus fermano le automobili. Di regola, le Priora [7] e altri modelli della VAZ – con questi vanno più spesso per l'appunto nelle repubbliche caucasiche.

Controllano con tutta accuratezza le macchine che sembrano sospette – abitacolo, documenti dei passeggeri, bagagliaio. Per questo in tutti i posti di blocco da Krasnodar a Soči, si lamentano su Internet i guidatori, si formano ingorghi chilometrici. Nella regione di Rostov e in Adighezia che sono vicine tali controlli per qualche motivo non li incontri.

Tra l'altro nelle stazioni ferroviarie, nonostante le pattuglie rafforzate di polizia e cosacchi, non controllano così accuratamente. E praticamente ogni abitante della capitale del Kuban' sa come andare alla "Krasnodar-1" aggirando l'ingresso centrale e i metal detector. In più praticamente tutti i guidatori prendono liberamente passeggeri senza biglietto all'uscita dalla stazione degli autobus e si accordano per portare borse da una città all'altra. Cosicché, se vuole, un terrorista può tranquillamente inviare una bomba su un autobus senza neanche prenderlo.

Dal 10 novembre nella stessa Soči olimpica va avanti un distinto programma antiterroristico. Sui mezzi di informazione di massa sono finiti l'"Orientamento nell'ambito delle esercitazioni "Olimpiade-2014"" e il promemoria elaborato dal Ministero degli Interni, che è stato incollato sui cartelloni pubblicitari in tutta la città.

Secondo l'orientamento, nel centro di villeggiatura è penetrato un "gruppo di istruzione di sabotaggio e terrorismo". Di questo fanno parte giovani uomini e donne che possono presentare passaporti con la registrazione a Mosca, distintivi della polizia e dello MČS [8], come pure badge da giornalisti e documenti di organizzazioni sociali. I "terroristi" dovrebbero portare abiti di colore militare (ecco perché trattenevano il mio sfortunato compagno di viaggio!) esclusivamente delle ditte Columbia e Bask, come pure gli zaini professionali Salewa.

Gli attivisti civili del Kuban' si sono già scontrati con il fatto che secondo questo orientamento arrestano giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni sociali. Così sulla strada da Majkop [9] a Soči la polizia la polizia ha fermato tre volte i giornalisti del canale televisivo norvegese "TV 2" Øystein Bogen e Aage Aunes e all'aeroporto di Krasnodar per qualche ora è stato trattenuto e perquisito senza spiegazione dei motivi il vice-coordinatore della "Guardia Ecologica del Caucaso del Nord" Dmitrij Ševčenko.

Ancor più divertente appare il promemoria che la vigilante polizia ha diffuso tra i capi delle sezioni di polizia, i presidenti dei TOS [10] e i comuni abitanti di Soči. Il documento elaborato nelle viscere del Ministero degli Interni è degno di essere incluso nel programma del comico Zadornov come la barzelletta sui funzionari russi capaci di sostituire decine di terroristi. Riportiamo integralmente il testo del promemoria:

"I presunti terroristi, apertamente e senza imbarazzo o con domande suggestive, si interesseranno di:

1. Dove si trovano oggetti di vitale importanza: la stazione, il canale d'acqua, il panificio industriale, il centro di refrigerazione di alimenti, la macelleria industriale, ecc., come pure scuole, asili, centri di villeggiatura. Se in questi lavorano conoscenti o familiari e se con il loro aiuto si possono portare sostanze esplosive in queste imprese e organizzazioni.

2. Interessarsi a dove si trovano i negozi di casalinghi in cui si vende nitrato di ammonio o zolfo.

3. Dialogare scherzosamente tra loro perché le persone intorno sentano e al contempo vantarsi che qualcuno di loro ha preparato una bomba, un ordigno esplosivo o un pacchetto esplosivo.

4. Portare ostentatamente una borsa, un pacchetto, una scatola, una valigia, ecc., da cui possono uscire dei cavi.

5. Possono anche parlare della jihad, della guerra santa, degli infedeli, del wahhabismo.

Di tutti i casi suelencati riferire immediatamente al telefono cellulare del primo incaricato distrettuale di polizia, il maggiore Roman Dezigur'jan.

Se si sia riusciti ad arrestare tali allegri guerriglieri finora non è noto. Lo UVD [11] di Soči, l'ufficio stampa del comando centrale del Kuban' e la direzione regionale dello FSB [12] si rifiutano di fare commenti operativi sulle esercitazioni.

Su Internet è comparsa anche la notizia di controlli e arresti davanti alla moschea di Majkop. Il fatto è che nel territorio di Krasnodar, dove vivono oltre 450 mila musulmani che compiono regolarmente i riti, ci sono in tutto cinque moschee attive (in Adighezia su 150 mila credenti 42 moschee).

Tenendo conto che il Kuban' attira decine di migliaia di immigrati dai paesi musulmani dell'Asia Centrale e dalle repubbliche caucasiche, gli edifici di culto sono estremamente carenti. Perciò alcuni musulmani il venerdì giungono nella vicina Majkop (due-tre ora di viaggio da Krasnodar). Ma, come ha assicurato a "Kavkazskaja politika" il muftì dell'Adighezia e del territorio di Krasnodar Askarbij Kardanov, davanti alla moschea non viene compiuta alcuna "ripulitura"[13]. "E non abbiamo problemi con gli organi di potere e con la polizia. E' stato siglato un accordo di collaborazione con il Ministero degli Interni sia nella repubblica, sia nel territorio, interagiamo, collaboriamo" – ha sottolineato il muftì.

Io stesso venerdì 22 novembre sono andato alla preghiera giornaliera alla moschea principale di Majkop. Furgoni cellulari, agenti dell'OMON [14] con i cani o altri segni di un'operazione in preparazione non si vedevano né vicino alla moschea, né davanti alla filarmonica di fronte. Neanche di persone in preghiera ce n'erano molte. Era un giorno comune in una piccola cittadina provinciale, dove perfino nelle vie centrali ci sono più piccole case private che condomini a più piani.

Nessuno dubita che lo FSB e la polizia alle porte dell'Olimpiade conducano una preparazione seria e fondata. E' solo che tali "iniziative" degli organi, forse, non portano altro che irritazione agli abitanti del posto. A Soči comunque bisogna cercare di giorno con la lanterna una persona che gioisca sinceramente dei Giochi-2014 che si avvicinano. Metti anche i terroristi scherzosi…

Andrej Košik, "Kavkazskaja politika", http://kavpolit.com/utomlennye-solncem-terroristy/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] "Fiaccati dal sole" è il titolo originale del film "Sole ingannatore" di Nikita Sergeevič Michalkov.
[2] Città della Russia meridionale.
[3] Regione della Russia meridionale attraversata dal fiume omonimo. Di fatto si usa come sinonimo di "territorio di Krasnodar".
[4] Città della Russia meridionale.
[5] In Russia il passaporto è l'unico documento di identità.
[6] Aleksandr Nikolaevič Tkačëv, governatore del territorio di Krasnodar.
[7] Modello della Lada (detta in seguito alla russa VAZ – Volžskij Avtomobil'nyj Zavod, "Fabbrica di Automobili del Volga") non esportato.
[8] Ministerstvo Črezyčajnych Položenij (Ministero delle Situazioni di Emergenza).
[9] Capitale dell'Adighezia.
[10] Territorial'nye Obščestvennye Samoupravlenija (Amministrazioni Sociali Territoriali).
[11] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), cioè la sede della polizia.
[12] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto.
[13] Così vengono chiamate le operazioni repressive della polizia nel Caucaso del Nord.
[14] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua brutalità.

14 novembre 2013

A proposito di eroi

"Novaja gazeta", 13-11-2013, 01.47.00
Il torbido eroe del nostro tempo [1]

Chi è diventato un campione nella vita e nella letteratura?

Per prima cosa un po' di storia. Nel maggio 1862 a Pietroburgo scoppiano mostruosi incendi. Sembra che tutta la città sia presa dal fuoco: bruciano le parti Moskovskaja e Jamskaja [2], brucia la Malaja e la Bol'šaja Ochta [3], in via Sadovaja [4] arde per tutta la sua lunghezza l'Apraksin Dvor [5]. Non si riesce comunque ad appurare la causa degli incendi. Si avanzano diverse versioni: incendiano i polacchi, gli studenti, i nichilisti, gli elementi criminali.

Tuttavia non si tratta di questo.

In quei giorni orribili l'ancora relativamente giovani Fëdor Michajlovič Dostoevskij corre attraverso il fumo in via Bol'šaja Moskovskaja [6], dove abita N.G. Černyševskij [7], irrompe nel suo appartamento e, secondo le memorie, grida letteralmente: "Nikolaj Gavrilovič! Per il Signore stesso! Ordini di fermare gli incendi!.."

Tra l'altro N.G. Černyševskij non ha alcuna carica amministrativa, questi, si capisce, non ha alcuna influenza ufficiale, nella gerarchia dei ranghi dell'Impero Russo in generale non è nessuno, ma, secondo Dostoevskij (rappresentante dell'intellighenzia della capitale), ha una tale autorità reale che gli basta solo dire una parola e gli incendi si spegneranno il giorno dopo.

Come chiamare una persona simile?

Come determinare il suo posto nella scala sociale, se con tutta l'enorme autorità non ha effettivamente alcuna posizione ufficiale.

La definizione ufficiale l'ha trovata la letteratura russa. Ha saputo assegnare uno status che non risulta in alcuna nomenclatura amministrativa.

E' l'"eroe del nostro tempo".

E così l'"eroe del nostro tempo" è una persona o, cosa che pure accade, un personaggio contrassegnato letterariamente, che, senza avere alcuno status ufficiale, gode non di meno di una colossale influenza sulla società. Si presenta come un campione sociale, un modello da imitare, è quello con cui molti vorrebbero "fare vita". Esprime come "spirito dell'epoca" la sua concezione del mondo, le sue fondamentali strategie di comportamento.

Nello stesso tempo l'"eroe del nostro tempo" non è affatto un'immagine unica, che è comune a tutti. Qui, di regola, esistono due nette figure, che concorrono per le menti e le anime delle persone.

In primo luogo ci sono gli eroi della cultura ufficiale. Li crea, li muove e li reclamizza il potere. Sono le sue costanti ideologiche, il suo supporto, la base della suo esistenza sociale. Il più tipico in questo senso è il periodo sovietico, quando il potere seppe costruire un sistema globale di tali personaggi: per i bambini e gli adolescenti – Pavlik Morozov [8], per la gioventù – Pavel Korčagin [9], per gli adulti – Valerij Čkalov [10] e Aleksej Stachanov [11], per i membri del PCUS – il comunista (personaggio dell'omonimo film [12]). Va notato che questi eroi sono portatori di alti valori (gli ideali comunisti) e per questi sono pronti a sacrificare tutto, perfino la vita.

In secondo luogo ci sono gli eroi della controcultura. Questi compaiono nella zona della libera creatività (sociale o artistica) e si oppongono all'ordine delle cose esistente. Nello stesso tempo la loro protesta può avere un carattere non politico, ma profondamente esistenziale: Onegin [13], Pečorin [14], Bazarov [15], per esempio, respingono non tanto il potere, quanto la vita, che non li soddisfa per una serie di motivi. Tuttavia qui sono presenti anche gli eroi della resistenza aperta, nella versione popolare sono Stepan Razin [16] e Emel'jan Pugačë[17] e nelle versioni delle classi istruite dapprima Vladimir Dubrovskij [18] e più tardi gli eroi della "Narodnaja volja"[19] e i rivoluzionari dell'inizio del XX secolo. Noteremo che anche questi eroi sono portatori di alti valori (ideali di libertà, uguaglianza, giustizia) e sono pure pronti a dare la vita per realizzarli.

Noteremo anche che ogni gruppo di eroi ha la sua funzione. Gli eroi della cultura ufficiale legittimano il presente. Con il loro esempio, espresso, di regola, nella letteratura, nel cinematografo, nei mezzi di informazione di massa, questi affermano che la realtà esistente è la migliore di tutte le forme di esistenza politica e sociale e che ha un'attraente prospettiva storica.

A loro volta, gli eroi della controcultura respingono categoricamente il presente. Questi affermano che la realtà esistente è insopportabile, che ha dei difetti che ostacolano la normale vita delle persone e che dev'essere trasformata in qualcosa del tutto diverso. In tal modo gli eroi della controcultura legittimano il futuro e la collisione tra questi due status temporali costituisce la contraddizione fondamentale di qualsiasi cultura sociale.

Come sono gli "eroi" della Russia contemporanea?

A prima vista è chiaro che ora non ci sono eroi della cultura ufficiale portatori di alti principi vitali nella coscienza dei russi. Il potere russo contemporaneo non si è rivelato in grado di crearli. Evidentemente perché nello stesso potere attuale non ci sono alti principi di un attraente ideale sociale. E' troppo preoccupato dal problema dell'arricchimento personale.

Tuttavia i piedistalli della concezione del mondo non restano vuoti. Se su di essi non ci sono veri eroi, che esprimono un attivo senso morale, questi si riempiono degli attuali surrogati ideologici. La Russia contemporanea è un netto esempio in questo senso. Molti sondaggi mostrano che le sfere prioritarie per la gioventù ora sono il servizio dello stato e gli affari.

Ecco cosa forma ora il paesaggio sociale.

Ecco chi adesso è innalzato sui piedistalli.

Gli eroi del nostro tempo sono diventati il "funzionario" e l'"uomo d'affari".

E' un paradosso stupefacente. Entrambi i personaggi indicati, indubbiamente, appaiono negativi agli occhi della maggioranza dei russi. Qui non si tratta di alcun alto principio Questi personaggi sono incompatibili con qualsiasi ideale metafisico. Sia il funzionario, sia l'uomo d'affari sono guidati da due comandamenti immutabili: "arricchisciti" e "non farti beccare". O in altre parole: rastrella quanto puoi, ma nel frattempo osserva le regole del gioco sociale occulto. Questi non sono tanto eroi, quanto "antieroi del nostro tempo", non legittimano tanto il presente, quanto lo screditano e lo distruggono. E inoltre proprio questi ora sono il campione per molti giovani russi.

D'altra parte, la controcultura russa comincia ora a proporre molti veri eroi. Tutti questi, indipendentemente dalle dimensioni dell'attività e dai cognomi concreti, si possono designare con il nome convenzionale "Aleksej Naval'nyj". Nello stesso tempo l'autenticità di questi eroi non lascia dubbi: tutti questi annunciano alti principi, assai trascinanti per la maggioranza ("lotta alla corruzione", "contro la menzogna", "per elezioni oneste", ecc.) e tutti questi sono pronti al sacrificio per la loro realizzazione nella vita. Entrano in una lotta impari con i "dragoni" al potere e hanno già ottenuto una serie di clamorose vittorie. Ideali e spirito di sacrificio – ecco i criteri di autenticità dell'eroe. Non si può dire questo né del "funzionario", né dell'"uomo d'affari".

E' presente un'evidente asimmetria di concezioni del mondo. Ora non ci sono eroi che affermino la realtà nella coscienza della società russa. Sono presenti solo antieroi. Però gli eroi che respingono la realtà, gli autentici eroi del nostro tempo, sorgono uno dopo l'altro.

L'asimmetria di concezioni del mondo è un segno molto tipico. Anche all'inizio del ХХ secolo in Russia mancavano gli eroi della cultura ufficiale. Il potere zarista di allora non si rivelava in grado di crearli. Nella coscienza della società russa, perlomeno di parte di essa, nella coscienza della "minoranza passionale" dominavano i nomi degli eroi della controcultura politica – Andrej Željabov [20], Sof'ja Perovskaja [21], Vera Zasulič [22], come pure gli adesso quasi dimenticati guerriglieri ėsėry [23] – Ivan Kaljaev, Egor Sazonov, Stepan Balmašëv.

Una situazione analoga si creò anche in URSS all'inizio degli anni '80. Per quanto il potere sovietico di allora cercasse di creare eroi ufficiali, per esempio i costruttori della BAM [24], questo non gli riuscì. Tuttavia tutti conoscevano i nomi di Aleksandr Solženicyn e dell'accademico Sacharov.

Nel primo caso seguì la Rivoluzione di Febbraio, che abbatté il potere zarista, nel secondo la perestrojka, che pure in modo rivoluzionario distrusse la stagnante realtà socialista.
Probabilmente è una regola.

Probabilmente è una diagnosi con cui si può classificare il cambiamento di epoche.
E nel modo più comune suona così.

Una realtà che non può creare eroi che la sostengano è una realtà morta, ha esaurito la sua risorsa esistenziale. Un potere che non può creare i suoi eroi è un potere morto, non ha chiare prospettive di vita.

La diagnosi, certo, non è troppo ottimistica.

Tuttavia la storia non ha altre diagnosi.

Autore: Andrej Stoljarov [25]

Indirizzo della pagina: http://www.novayagazeta.ru/arts/60916.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Allusione al romanzo "Un eroe del nostro tempo" di Michail Jur'evič Lermontov (1810-1841), che come tale ritraeva una figura piuttosto ambigua.

[2] "Di Mosca" e "dei Vetturini" nella zona centrale.

[3] La Piccola e la Grande Ochta, quartieri sulla riva sinistra e destra dell'Ochta, affluente della Neva, il fiume principale di San Pietroburgo.

[4] "Dei Giardini", via del centro di San Pietroburgo.

[5] "Corte Apraksin", grande mercato costruito nelle terre del conte Fëdor Matveevič Apraksin.

[6] "Grande di Mosca", via del centro di San Pietroburgo.

[7] Nikolaj Gavrilovič Černyševskij, scrittore socialista.

[8] Pavel Trofimovič Morozov, giovanissimo sovietico che avrebbe denunciato suo padre per aver venduto grano ai contadini ricchi e sarebbe stato ucciso per vendetta dai familiari (molti storici lo considerano un'invenzione della propaganda).

[9] Protagonista del romanzo "Come si temprò l'acciaio" dello scrittore del realismo socialista Nikolaj Alekseevič Ostrovskij.

[10] Valerij Pavlovič Čkalov, pioniere dell'aeronautica sovietica.

[11] Aleksej (alla nascita Andrej) Grigor'evič Stachanov, minatore modello, da cui lo "stacanovismo".

[12] "Il comunista", film di Julij Jakovlevič Rajzman sulla vita di un lavoratore modello.

[13] Evgenij Onegin, giovane dandy, protagonista dell'omonimo romanzo in versi di Aleksandr Sergeevič Puškin.

[14] Grigorij Aleksandrovič Pečorin, protagonista di "Un eroe del nostro tempo" (vedi nota 1).

[15] Evgenij Vasil'evič Bazarov, nichilista, uno dei protagonisti del romanzo "Padri e figli" di Ivan Sergeevič Turgenev.

[16] Stepan Timofeevič Razin, cosacco che capeggiò una rivolta nel XVII secolo.

[17] Emel'jan Ivanovič Pugačëv, cosacco che capeggiò una rivolta nel XVIII secolo.

[18] Brigante di nobile origine, protagonista del romanzo incompiuto "Dubrovskij" di Aleksandr Sergeevič Puškin.

[19] "Volontà del Popolo", gruppo rivoluzionario del XIX secolo.

[20] Andrej Ivanovič Željabov, rivoluzionario, uno degli organizzatori dell'omicidio dello zar Alessandro II.

[21] Sof'ja L'vovna Perovskaja, rivoluzionaria, una delle esecutrici materiali dell'omicidio dello zar Alessandro II.

[22] Vera Ivanovna Zasulič, rivoluzionaria contraria alla "prematura" Rivoluzione d'Ottobre.

[23] Ėsėr sta per SR (Socialisty-revoljucionery, "Socialisti Rivoluzionari").

[24] Bajkalo-Amurskaja Magistral' (Via di Comunicazione Principale del Bajkal e dell'Amur – lago e fiume della Siberia orientale).

[25] Andrej Michajlovič Stoljarov, embriologo e scrittore di fantascienza russo.

13 novembre 2013

A proposito della giustizia in Cecenia (VI)

"Novaja gazeta", 11-11-2013, 03.11.00
C'è un giudice!

Per la prima volta in Russia un giudice si oppone apertamente alla pressione del potere. Questo accade in Cecenia

Per la prima volta in Russia un giudice si oppone apertamente alla pressione del potere. Questo accade in Cecenia. Vachid Abubakarov: "Non mi farò spezzare!"

Informazione della "Novaja gazeta"

Abubakarov Vachid Alievič è nato il 15 novembre 1946 nel villaggio di Ajdarly nel distretto Panfilovskij della regione di Taldy-Kurgan [1] della RSS del Kazakistn. Nel 1980 ha finito l'università statale di Rostov [2]. Nel 1986 ha finito l'Istituto per la riqualificazione dei quadri dirigenti della procura dell'URSS. Nel 2008 ha svolto un corso accelerato di istruzione all'Accdemia della giustizia russa. E' consigliere statale di giustizia di 3.a classe. Con decreto del Presidente della Federazione Russa n° 868 del 1 agosto 2003 è stato nominato giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena con incarico triennale. Con decreto del Presidente della Federazione Russa del 6 febbraio 2008 è stato nominato giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena. E' impiegato onorario della procura della Federazione Russa.



Il primo novembre il giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena Vachid AlievičAbubakarov, che ha esaminato il caso del 28enne ceceno Sulejman Ėdigov, ha emesso un'ordinanza di autosospensione. Come motivo dell'autosospensione il giudice ha indicato il seguente: "Una persona, presentatasi come il ministro degli Interni della Repubblica Cecena generale di brigata Alchanov Ruslan Šachaevič da un telefono, il cui numero non è stato accertato, mi ha chiamato e ha dichiarato a me, giudice, che gli era noto da fonte affidabile che l'imputato Ėdigov S.S. era colpevole di aver commesso i crimini attribuitigli e mi metteva in guardia dall'emettere un verdetto assolutorio nei suoi confronti.

La persona indicata è capo di una struttura federale, a cui per legge è imposto l'obbligo della difesa di Stato di un giudice in caso di attentato da parte di chiunque alla sua indipendenza nel prendere decisioni su qualsiasi caso.

Nel corso dell'indagine giudiziaria al tribunale era stato presentato un insieme di prove concordanti, che confermavano gli argomenti dell'imputato Ėdigov S.S. sul fatto che dei sottoposti di Alchanov R.Š., agenti investigativi della polizia, il 03.08.2012 lo avevano sequestrato illegalmente, lo avevano privato della libertà fino al 12.09.2012, gli avevano avvolto le dita delle mani con un cavo di alluminio e lo avevano sottoposto a torture con la corrente elettrica, costringendolo al riconoscimento di colpe e causandogli ferite purulente e a lungo non cicatrizzate al contorno di quattro dita di una mano e di cinque di un'altra.

La telefonata e l'avvertimento di Alchanov R.Š. sono la reazione ai rapporti tendenziosi di persone interrogate dal giudice e interessate all'esito del caso dei loro sottoposti come sviluppo pericoloso per loro delle indagini giudiziarie sul caso.

Dopo l'ingerenza di un pubblico ufficiale di tale livello nell'esame da me svolto sul procedimento penale nei confronti di Ėdigov S.S. qualsiasi sentenza in seguito deliberata da me perfino nella mia propria coscienza fuori dalla mia volontà apparirebbe come una concessione davanti all'avvertimento in caso una sentenza di condanna o come una dimostrazione di coraggio in caso di emissione di una sentenza assolutoria, cioè ordinata o di protesta.

Poiché le suddette… circostanze hanno messo in dubbio… il mio disinteresse per l'esito del caso e la mia imparzialità, ritengo necessario dichiarare l'autosospensione dal caso e astenermi da un'ulteriore esame del caso…"

Il gesto del giudice Abubakarov, a cui, peraltro, tutti gli avvocati ceceni di mia conoscenza fanno riferimento come ad uno dei più duri (è noto per aver dato ad alcuni imputati pene ancora maggiori di quelle richieste dall'accusa), non ha analoghi nella storia del sistema giudiziario russo. E se si tiene conto della geografia del gesto, il giudice Abubakarov è una persona incredibilmente coraggiosa. Lo hanno silenziosamente sostenuto i colleghi tormentati dagli abusi degli agenti di polizia locali. E non lo ha affatto sostenuto la dirigenza della Corte Suprema della Cecenia. Vachid Alievič dice che su tutte le numerose minacce ed esempi di pressione non celata, sfacciata sui tribunali aveva fatto rapporto personalmente al presidente della Corte Suprema e ai suoi vice. E ha atteso, ha atteso aiuto. Ma i capi si sono astenuti dal risolvere il conflitto del giudice con i kadyroviti (la parola "polizia" qui è un po' fuori luogo). Il 31 ottobre Ramzan Kadyrov tenne una riunione generale con i rappresentanti del corpo giudiziario della Cecenia, della procura, del Ministero degli Interni e del comitato inquirente. Alla riunione non si trattò solo del destino del concreto giudice Abubakarov. Si trattò della necessità di stabilire il controllo del potere esecutivo sui tribunali della repubblica. I rappresentanti del potere giudiziario concordarono perché tacquero. Perché non usa obiettare in tali riunioni. Allora Vachid Alievič ha emesso anche un'ordinanza di autosospensione, indicando onestamente il motivo.

Subito dopo la riunione Ramzan Kadyrov andò a Dubai. Ma da Vachid Alievič giunsero urgentemente i suoi figli adulti. Per difendere il padre perché come il giudice Abubakarov, che ha lavorato per più 40 anni nel sistema giudiziario russo (a suo tempo fu procuratore della Cecenia e primo procuratore di una sezione della Prcoura Generale della Russia) evidentemente non c'è nessuno da difendere.

Il 28enne Sulejman Ėdigov viene giudicato sulla base dell'accusa di omicidio di un agente della polizia cecena e di detenzione illegale di armi. La prova fondamentale del caso sono le confessioni di Ėdigov. Ėdigov le confermò durante le indagini e durante il processo. Per tutto questo tempo, secondo i familiari e l'avvocato Said-Achmet Jusupov, Ėdigov sperava in un patteggiamento e in una piccola pena. Anche se per un'accusa così grave non ci sono pene piccole. Ėdigov lo capì quando il processo giunse in dirittura d'arrivo e alla sentenza mancava letteralmente un'udienza. Solo la sua ultima parola. E allora Ėdigov raccontò tutto. Il suo racconto durò qualche ora. "Tenevo d'occhio il volto del giudice e vidi come cambiava, – racconta l'avvocato Jusupov. – Solo che ancora non avevo capito cosa ci promettessero questi cambiamenti".

Il ceceno Sulejman Ėdigov non è un abitante della Cecenia. In Cecenia è nato e ha vissuto fino alla prima guerra cecena [3]. Tornò già dopo la seconda [4]. Si mise a lavorare per l'OMON [5]. Nel 2008 perse il lavoro a causa di problemi alla vista ed emigrò in Svezia. Tra l'altro c'è un altro motivo per cui Ėdigov se ne andò. Il suo conoscente Timur Isaev (soprannominato Islam) è un anello molto importante in questa storia. "Feci conoscenza con lui alla fine del 2006 nel micro-quartiere Ippodromnyj [6] della città di Groznyj, dove allora vivevo, – ha raccontato al processo Ėdigov. – Allora lavoravo all'OMON. Isaev mi fece conoscere Abubakarov Islam e Bachaev Magomed. Nel marzo 2008 mi licenziai dal lavoro per motivi di salute. Islam iniziò a invitare spesso me e le due persone summenzionate a casa sua e là, nel corso della conversazione, ci spinse ad entrare nelle formazioni armate illegali per condurre la "guerra santa". In massimo grado a causa di Isaev nel febbraio 2009 me ne andai in Svezia con la mia famiglia. Ma anche là Isaev mi trovò, si mise in contatto con me su Internet e per telefono. Dalle sue parole venni a sapere che questi, Abubakarov e Bachaev erano entrati nelle fila delle formazioni armate illegali. E mi telefonò a casa perché seguissi il suo esempio. Quando mi rifiutai, allora chiese che lo aiutassi con dei soldi. Dopo di che dichiarai a lui già in modo duro che tutto ciò non mi era necessario e che non si mettesse più in contatto con me…"

Vi stupirete, ma il "jihadista" Timur Isaev è molto ben considerato dal Ministero degli Interni ceceno. Ecco cosa ci ha detto un agente delle strutture armate molto influente, Chamzat Ėdil'gireev, capo dello ROVD [7] di Kurčaloj [8], tristemente noto in tutto il mondo (per via dell'omicidio di Natal'ja Ėstemirova).

Ėdil'gireev ha dichiarato che "Timur Isaev ha grandi meriti davanti alla Repubblica Cecena. Ha più risultati di tutte le sezioni regionali degli affari interni di Groznyj messe insieme". Qui merita chiarire cosa intendeva il capo di uno degli ROVD di maggior successo in Cecenia con la parola "risultato". In Cecenia già da molti anni (vedi "Novaja gazeta", n° 2 del 14.01.2009, articolo "La "macchia" cecena", autrice – Natal'ja Ėstemirova) esiste un interessante metodo di lotta con la cosiddetta clandestinità: nella fiducia dei giovani ceceni si insinua un arruolatore, gli fa il lavaggio del cervello con la "guerra santa" e li persuade a darsi alla macchia. E presto gli agenti della polizia cecena ricevono decorazioni e generose paghe di denaro pubblico per questi giovani idioti arruolati e uccisi nel corso dell'ennesima operazione speciale di successo. E tanti più ceceni "si danno alla macchia", quanto più letteralmente conviene. Ecco com'è la lotta. L'anello più prezioso di essa sono proprio gli arruolatori. Persone intoccabili, queste, di regola, vanno per la Cecenia con macchine dalle targhe d'élite "KRA" (l'abbreviazione si decifra facilmente) e rammentano ovunque il nome del capo della Cecenia [9]. Ecco che anche Timur Isaev va con la targa "KRA" e al processo ha dichiarato di aver personalmente evitato un attentato a Ramzan Achmadovič. Solo che chi lo ha inizialmente organizzato?
Non vi stupite, ma se il bilancio russo cesserà di pagare per le teste dei guerriglieri ceceni, il loro numero diminuirà in modo significativo.
Dopo che Ėdigov fu intervenuto con l'ultima parola, il giudice Abubakarov emise un'ordinanza per verificare tutti i fatti. Il comitato inquirente e la procura guardarono alla verifica assai superficialmente. E allora il giudice Abubakarov fece ripartire da capo il processo e si occupò egli stesso delle indagini. Gradualmente dagli interrogatori dei testimoni – compaesani di Ėdigov, agenti di polizia e del comitato inquirente, esperti e medici – si formò un quadro chiaro e coerente. Timur Isaev sapeva che Ėdigov si occupava di una piccola attività – comprava e portava per la vendita macchine usate dall'Europa alla Cecenia. Ci sono i fondamenti per supporre che l'ennesimo accordo (Ėdigov giunse in Cecenia con l'ennesima macchina a fine luglio 2012) fu organizzato con l'intermediazione di Isaev. Al processo fu accertato che Timur Isaev, che non era un agente di ruolo della polizia cecena, prese parte il 3 agosto 2012 al sequestro di SulejmanĖdigov presso la porta di casa dei suoi genitori. Il che contraddice la conclusione dell'accusa, secondo cui Ėdigov sarebbe stato arrestato il 12 settembre 2012 al mercato di Urus-Martan [10]. Per quaranta giorni (dal 3 agosto al 12 settembre) Ėdigov fu tenuto prima nello ROVD di Kurčaloj e in seguito nell'ORČ [11] del Ministero degli Interni della Repubblica Cecena perché se ne andassero i segni delle percosse e si cicatrizzassero le ferite purulente alle dita delle mani. Alle dita avevano collegato cavi in alluminio e li avevano messi nella presa, ottenendo da Ėdigov la "spontanea" confessione dell'omicidio. Quando le ferite presero a suppurare, per Ėdigov chiamarono una collaboratrice dell'obitorio locale, di formazione infermiera (questa lo ha confermato al processo). La donna sistemò le ferite, queste si cicatrizzarono, ma restarono delle cicatrici rotonde e furono registrate al momento del trasferimento di Ėdigov al SIZO [12]. Essenzialmente queste cicatrici resteranno per tutta la vita.

Gli agenti della polizia cecena interrogati al processo si comportarono con sicurezza e sfacciataggine. Ma le dure domande del giudice Abubakarov (abitudini della passata vita da procuratore) furono una completa sorpresa per quelle persone abituate alla completa impunità. E questi si tradirono. E capirono di non aver detto ciò che era necessario. E allora, evidentemente, corsero dai capi perché trovassero un compromesso con il giudice. La situazione, secondo la catena, giunse al ministro degli Interni della Cecenia, che lo stesso Abubakarov ritiene una "persona intelligente". Nel senso che Alchanov, come pure Abubakarov, ha servito per la maggior parte della vita nel sistema giudiziario russo. Con tutti i suoi "più" e i suoi "meno". Il sistema a cui è soggetto adesso è difficile chiamare sia giudiziario sia russo.

Essenzialmente qui non c'è niente da stupirsi. La pace in Cecenia si basa sui guerriglieri-transfughi, a cui è data carta bianca e per cui, come si è rilevato, è indifferente chi uccidere – soldati russi o ragazzi ceceni. Di fatto è un banditismo incompatibile con qualsiasi concetto di legge, anche con il nostro assai storpiato.

IN PRIMA PERSONA

Il giudice ABUBAKAROV alla "Novaja gazeta": "Non mi farò spezzare!"

– Di fatto tutto ciò che è accaduto l'ho scritto in forma succinta nella mia ordinanza. Io, come giudice, non devo prender parte ad alcun regolamento di conti su questioni di minacce e avvertimenti al mio indirizzo. Di questo deve occuparsi la mia dirigenza. Dal 16 ottobre al 1 novembre ho aspettato che la mia dirigenza prendesse il controllo della situazione. Ma ciò non è accaduto. Per di più il 31 il vice-ministro del Ministero degli Interni della Cecenia Apti Alautdinov si è rivolto apertamente al capo della repubblica con la richiesta di far pressione sulla corte e "richiamarla all'ordine".

– Che significa – all'ordine?

– Capisce, tutta la situazione è iniziata dal fatto che fanno irruzione direttamente dal giudice e chiedono: "Non intendi mica rilasciarlo?" Il giudice finché non si allontana in camera di consiglio e non delibera la sentenza non ha diritto di dire né che imprigionerà, né che rilascerà. Così gli ho pure spiegato. "Il vostro compito, – gli ho detto, – è presentare le prove, se lo ritenete colpevole". Una situazione in cui il Ministero degli Interni della repubblica, la procura, il comitato inquirente, lo FSB [13] della repubblica invece di procurare prove e dimostrare la colpevolezza dell'imputato non trovano altro che richiamare il capo della repubblica a influenzare il giudice perché emetta una sentenza di condanna è del tutto inaccettabile e io, per riguardo a me stesso, per riguardo al giudice non tollererò una cosa del genere! Perciò ho dichiarato l'autosospensione.

– Ha trovato appoggio presso la dirigenza della Corte Suprema della Federazione Russa?

– Se avessi trovato appoggio, non avrei dichiarato l'autosospensione.

– E' la prima volta che si scontra con una situazione del genere?

– Sono da quarant'anni negli organi, sono stato procuratore della repubblica, vice-procuratore dei trasporti di Mosca, sono stato primo procuratore di una sezione della Procura Generale e un'ingerenza così insolente e invadente nel mio lavoro non c'è mai stata.

– Questa situazione può minacciare la Sua sicurezza personale?

– Indubbiamente. La mia difesa dev'essere attuata per legge dal ministro degli Interni della repubblica. Ma quale sarà questa difesa – lo vede da sola. E' una situazione angosciosa. I miei figli sono stati costretti a venire per sostenermi. E' una situazione del tutto inaccettabile.

– Ma Lei si è rivolto per avere sostegni al capo della repubblica Ramzan Kadyrov?

– Il 31 ottobre questi ha ascoltato tutte le parti e se n'è andato. Tutti aspettano che dopo il suo arrivo probabilmente regoli i conti con me. Perlomeno l'hanno invitato a fare questo.

– Ma per questa situazione si è rivolto allo FSB, alla procura o al comitato inquirente?

– Se lo FSB, la procura, il Comitato Inquirente, il presidente della Corte Suprema, i suoi vice, tutti i presidenti dei tribunali distrettuali, tutti i capi delle sezioni regionali degli affari interni e i procuratori dei distretti erano a questa riunione, allora a chi rivolgersi? Per questo caso mi trovo in camera di consiglio, non ho balbettato neanche una parola a qualcuno su quale sentenza intendo emettere e là hanno dichiarato apertamente che ho quasi preso una bustarella e intendo vendere il caso. Di fatto, se l'imputato ha dichiarato che su di lui hanno applicato metodi di indagine illegali, sono obbligato a dare ordine di indagare per fare una verifica. Gli inquirenti si sono sottratti alla verifica, ma senza questa non potevo deliberare una sentenza e non volevo decidere il destino di una persona. E non lo farò mai. Io stesso ho verificato tutto quello su cui l'imputato ha deposto in tribunale e questi fatti sono stati confermati.

– Lei ha compiuto un gesto civico inusuale, atipico non solo per la Cecenia, ma anche per la Russia, purtroppo. Perché l'ha fatto?

– Mi dispiace per quei giudici che si fanno spezzare così. Io non voglio che mi spezzino. E se la cosa andrà alla rottura, meglio lasciare il processo e dichiarare l'autosospensione che arrendermi e deliberare una sentenza ingiusta. Tra l'altro non ha importanza che sia assolutoria o di condanna. Nessuna sentenza può essere legale se si fa pressione sul giudice.


Commento

Il capo dell'ufficio stampa del ministro degli Interni della Cecenia Magomed-Amin DENIEV:

"Non potrò trovare il ministro per il vostro commento. Ma posso dichiarare ufficialmente che questa notizia non corrisponde alla realtà. Come posso provare le mie parole? Ma ci troviamo in tribunale forse? Dichiaro ancora una volta con sicurezza che respingo le accuse all'indirizzo del ministro e vi dico ufficialmente che non confermo questa notizia".

P.S. I familiari di Sulejman Ėdigov si sono rivolti ufficialmente al Gruppo Mobile Riunito degli attivisti per i diritti umani russi che è capeggiato dal membro del Consiglio per i diritti umani presso il Presidente della Federazione Russa Igor' Kaljapin. Noi, a nostra volta, ci rivolgiamo al presidente della Corte Suprema della Federazione Russa Vjačeslav Lebedev, al procuratore generale Jurij Čajka e al capo del Comitato Inquirente Aleksandr Bastrykin. Le informazioni esposte nella delibera di autosospensione del giudice Abubakarov contengono in se i caratteri di un attentato criminale alla giustizia. Chiediamo che si reagisca immediatamente.

Autrice: Elena Milašina

Indirizzo della pagine: http://www.novayagazeta.ru/inquests/60871.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Città del Kazakistan sud-orientale.

[2] Città della Russia meridionale.

[3] La guerra russo-cecena degli anni 1994-1996 finita con un armistizio.

[4] La guerra russo-cecena degli anni 1999-2009 finita con il consolidamento del regime di Ramzan Achmadovič Kadyrov.

[5] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota per la propria brutalità.

[6] "Dell'Ippodromo".

[7] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.

[8] Villaggio della Cecenia centro-orientale.

[9] In quelle targhe Kadyrov si presenta secondo le regole russe con cognome, nome e patronimico: Kadyrov, Ramzan Achmadovič.

[10] Città della Cecenia centro-occidentale.

[11] Operativno-Rozysknaja Čast' (Sezione Investigativa Criminale).

[12] Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).

[13] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), il principale servizio segreto russo.


http://matteobloggato.blogspot.it/2013/11/se-un-giudice-ceceno-dice-no.html