27 settembre 2009

A proposito di giornalismo in Russia (VI)

UNA CENSURA MORTALE IN AZIONE

Dmitrij BELOMESTNOV




Dal 2000 in Russia in risposta alla loro attività di servizio sono stati uccisi 17 giornalisti, si dice nel rapporto del Comitato per la difesa dei giornalisti “Anatomia dell'impunità. Omicidi irrisolti di giornalisti in Russia“ presentato a Mosca il 15 settembre. Tra le vittime ci sono direttori, reporter, fotografi, osservatori e un editore. Alcune di queste godevano di notorietà in ambiti russi e internazionali, altre erano reporter locali e illustravano tematiche importanti per i propri lettori. Li univa il fatto di aver pubblicato materiali critici, che minacciavano persone influenti nella leadership del paese, nel mondo degli affari, negli organi di tutela dell'ordine o in gruppi criminali.

Sotto sono elencati 17 donne e uomini che hanno dato la vita nell'adempimento del loro dovere.

Paul Khlebnikov, direttore della rivista “Forbes Rossija” [1], che ha illustrato i legami tra affari, politica e criminalità organizzata. L'hanno costretto a tacere il 9 luglio 2004, sparandogli in strada da una macchina che passò vicino al suo ufficio di Mosca.

Anna Politkovskaja, autrice di clamorosi articoli della “Novaja gazeta” sulle violazioni dei diritti umani nel Caucaso settentrionale. Un sicario l'ha uccisa a colpi d'arma da fuoco all'ingresso della sua casa a Mosca il 7 ottobre 2006.

Èduard Markevič, fondatore del minuscolo settimanale “Novyj Reft” [2], che verificò se i funzionari statali non utilizzassero i propri uffici a Reftinskij [3] per ottenere guadagni personali. E' stato ucciso con un colpo alla schiena il 19 settembre 2001.

Pavel Makeev, operatore della compagnia televisiva “Pul's” [4], che cercò di riprendere delle corse automobilistiche illegali non lontano da Azov [5], dove viveva e lavorava. I suoi colleghi hanno chiarito che il 20 maggio 2005 Makeev fu travolto da un'automobile, che senza ridurre la velocità lo trascinò per strada per più di 15 metri. Le sue apparecchiature e le videoregistrazioni sono sparite dal luogo del delitto.

Jurij Ščekočichin, vice direttore della “Novaja gazeta”, che per due anni indagò scrupolosamente un complesso schema di corruzione internazionale. Fu colpito da una misteriosa malattia, di cui è deceduto il 3 luglio 2003. Sulla storia della malattia di Ščekočichin le autorità hanno posto il segreto.

Ivan Safronov, corrispondente di guerra del giornale quotidiano d'affari “Kommersant''” [6], che scrisse di fallimentari sperimentazioni missilistiche e dubbi accordi sugli armamenti. Secondo la versione degli inquirenti, è caduto dalla finestra del piano ammezzato del proprio condominio di Mosca, tra il quarto e il quinto piano, il 2 marzo 2007.

Maksim Maksimov, reporter della rivista settimanale pietroburghese “Gorod” [7], che si occupò delle indagini sulla corruzione della sezione locale del ministero degli Interni [8]. Questi è scomparso, dopo essersi recato all'incontro con una fonte il 29 giugno 2004. In seguito è stato dichiarato ufficialmente morto.

Magomed Evloev, editore del sito informativo indipendente “Ingušetija” [9], che smascherò la corruzione degli ambiti ufficiali e le criminose violazioni dei diritti umani in questa inquieta repubblica meridionale. Il 31 agosto 2008 è stato arrestato dalla polizia e ucciso.

Natal'ja Skryl', reporter del mondo degli affari del giornale “Naše Vremja[10], che illustrò la lotta per il controllo sulla fabbrica di condutture “Tagmet” [11] nella nativa Taganrog [12]. E' deceduta l'8 marzo 2002 a causa dei colpi a lei inferti alla testa con un oggetto pesante mentre era in strada vicino a casa sua.

Vagif Kočetkov, reporter della sezione politica del giornale “Molodoj kommunar” [13], che pubblicò materiali critici sui metodi di conduzione degli affari e sulla criminalità organizzata di Tula [14]. Il 27 dicembre 2005 lo hanno colpito alla testa con un oggetto di forma ottusa vicino a casa sua. 12 giorni dopo Kočetkov è deceduto.

Valerij Ivanov e Aleksej Sidorov, uno dopo l'altro a capo del giornale indipendente “Tol'jattinskoe obozrenie” [15], che smascherò la criminalità organizzata e la corruzione nell'amministrazione di Tol'jatti [16], città nota per la sua fabbrica di automobili. Ivanov fu ucciso a colpi d'arma da fuoco sparati da breve distanza il 29 aprile 2002 e 18 mesi dopo, il 9 ottobre 2003, fu ucciso Sidorov.

Vladimir Jacin, Magomedzagid Varisov e Tel'man Ališaev, che lavoravano nell'inquieta regione del Caucaso settentrionale. Il fotografo non ufficiale Jacin, che si trovava in Cecenia per raccogliere il materiale fotografico ordinatogli, fu sequestrato nel luglio 1999 e nel febbraio 2000 fu ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un gruppo criminale. Varisov, analista politico di “Novoe delo” [17], la maggiore rivista settimanale del Daghestan, intervenne criticando diversi rappresentanti dell'establishment politico prima di morire sotto i colpi di un omicida il 28 giugno 2005. Ališaev, reporter e conduttore del canale televisivo islamico “TV-Čirkej [18]”, illustrò complessi e pericolosi temi religiosi prima che il 2 settembre 2008 uno sconosciuto lo uccidesse a colpi d'arma da fuoco.

Anastasija Baburov, corrispondente non ufficiale della “Novaja gazeta”, che aveva illustrato l'attività dei gruppi neofascisti. Il 19 gennaio 2009 a Mosca un omicida ha ucciso a colpi d'arma da fuoco lei e il noto avvocato e attivista per i diritti umani Stanislav Markelov dopo una conferenza stampa in cui si erano valutati i dettagli della scarcerazione anticipata del colonnello Budanov, condannato per l'omicidio di una ragazza cecena.

Igor' Domnikov, reporter e redattore della sezione dei progetti speciali della “Novaja gazeta”, che era intervenuto criticando la politica economica dell'amministrazione della regione di Lipeck [19]. Un assalitore lo colpì con un martelletto sulla porta del suo appartamento di Mosca il 12 maggio 2000 e per le conseguenze Domnikov è deceduto due mesi dopo. Solo nel caso dell'omicidio di Igor' Domnikov il tribunale ha riconosciuto colpevoli i criminali.

Mentre il rapporto veniva preparato per la stampa, per mano di omicidi sono morti altri tre giornalisti. L'attivista per i diritti umani e giornalista Natal'ja Èstemirova è stata sequestrata in Cecenia e uccisa nella vicina Inguscezia, il direttore di due giornali locali Abdulmalik Achmedilov è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco in Daghestan e il direttore del giornale di Rostov [20] “Korrupcija i prestupnost'” [21] Vjačeslav Jarošenko è deceduto per le conseguenze di un assalto. Il KZŽ [22] sta studiando le circostanze di questi crimini.

Secondo i dati del KZŽ, la Russia occupa il terzo posto dopo Iraq e Filippine per numero di omicidi di giornalisti verificatisi dal 2000 e il nono per numero di omicidi irrisolti di collaboratori dei mezzi di informazione di massa. Negli ultimi due decenni il lavoro di giornalista in Russia è stato immancabilmente legato al pericolo. Il KZŽ esamina gli anni 2000-2009, perché l'attività dell'attuale leadership del paese abbraccia proprio questo periodo.

Una tale impunità da record degli omicidi di giornalisti contrasta nettamente con la statistica ufficiale di risoluzione di omicidi nell'intera Russia. Secondo Aleksandr Bastyrkin, capo della Commissione inquirente presso la Procura della Federazione Russa e uno degli uomini più importanti del sistema giudiziario del paese, negli ultimi anni viene risolta la stragrande maggioranza degli omicidi.

Il clima politico è determinato dal Cremlino e i leader del Cremlino creano ostacoli al lavoro dei giornalisti orientati criticamente e li marginalizzano, afferma il KZŽ. I reporter che conducono indagini sono di fatto privati della possibilità di lavorare negli influenti canali televisivi di Stato e sono costretti a pubblicare in riviste cartacee e di Internet con un pubblico limitato. In questo clima sono soggetti a isolamento, diventano indifesi e sottovalutati e i loro nemici, al contrario, ricorrono più arditamente alla forma estrema di censura – la violenza.

La burocrazia non trasparente degli organi giudiziari permette loro di prendere le decisioni più importanti senza spiegarle al pubblico e senza comunicarle alle famiglie e agli avvocati delle vittime. Quando la Procura di Mosca interruppe le indagini sulle misteriose circostanze della morte di Ivan Safronov, i funzionari non si dettero neanche pena di informare di ciò la famiglia del giornalista. A quanto dissero gli inquirenti daghestani, questi avevano liquidato uno dei sospettati dell'omicidio di Tel'man Ališaev e avevano stabilito l'identità di un altro, tuttavia i familiari del giornalista ucciso affermano che le autorità non gli comunicarono direttamente nulla.

Il carattere chiuso del sistema permette alle autorità di non rendere conto alla società. In alcuni casi al pubblico e ai parenti sono stati nascosti elementi importanti. Quando i parenti di Jurij Ščekočichin cercarono di ottenere informazioni più dettagliate sulla sua morte, la direzione dell'ospedale statale in cui fu curato il giornalista mise i sigilli sulla storia della malattia. In una serie di casi alcune istituzioni scaricano su altre la responsabilità di indagini che girano a vuoto. Così le richieste rivolte dal KZŽ sul caso di Natal'ja Skryl' furono trasmesse tre volte da un'istituzione all'altra e nessuno di esse ha risposto a tono.

In una serie di casi ci sono vuoti significativi. Gli inquirenti non hanno interrogato un presunto partecipante all'accordo, in conseguenza del quale fu rapito e ucciso Vladimir Jacin, anche se gli era noto che questa persona viveva e studiava a Mosca. Nel caso di Èduard Markevič le autorità arrestarono un sospettato quasi subito, ma gli permisero di fuggire, mentre il caso veniva trasmesso da un procuratore all'altro. Come motivo dell'omicidio di Vagif Kočetkov gli inquirenti indicarono la rapina, in quanto non erano interessati alla verifica della versione sui legami del crimine con l'attività professionale della vittima.

Presentando il caso in tribunale, i procuratori non di rado si sono rivelati mal preparati, in un caso l'accusa è stata semplicemente fabbricata. Al processo per l'omicidio di Anna Politkovskaja ai giurati orientati scetticamente furono presentate prove in parte impossibili da accogliere e incomplete e questi assolsero i tre imputati. Nel caso di Aleksej Sidorov le autorità ottennero confessioni con la forza e falsificarono le prove della colpevolezza di una persona innocente; l'imputato fu assolto.

Le udienze sul caso di Paul Khlebnikov sono state accompagnate da decisioni dubbie e non argomentate del tribunale. Il giudice non ha accettato alcuna misura per difendere i giurati, che sono stati sottoposti a intimidazioni da parte degli imputati. Più tardi il tribunale ha respinto la revisione del caso richiesta da due sospettati senza indicare i motivi del rifiuto e i nomi delle persone che avevano preso tale decisione.

Le autorità non rimuovono i conflitti di interessi che portano ai risultati dovuti. Nonostante Magomed Evloev fosse stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre si trovava sotto scorta dei collaboratori del ministero degli Interni dell'Inguscezia, le indagini furono affidate alle autorità locali. Queste presero le parti dello sparatore (nipote dell'allora ministro degli Interni dell'Inguscezia) e dichiararono che la morte di Evloev era avvenuta in conseguenza di un caso sfortunato. Nel corso delle indagini sull'omicidio di Maksim Maksimov le autorità di San Pietroburgo non hanno compiuto sforzi visibili per verificare le supposizioni sulla complicità della polizia locale in esso.

In una serie di casi i rappresentanti delle autorità a vari livelli, evidentemente, hanno fatto pressioni. I poliziotti che erano accusati di aver permesso gare di accelerazione illegali ad Azov dichiararono la morte di Pavel Makeev, morto nel tentativo di riprendere le corse automobilistiche illegali, conseguenza di un incidente stradale. A Tol'jatti, tristemente nota per la sua corruzione, gli inquirenti ignorarono l'attività professionale di Valerij Ivanov come motivo del suo omicidio.

Non sopportando le intimidazioni, alcuni dei familiari dei giornalisti uccisi hanno rinunciato a cercare di ottenere giustizia. Dopo l'omicidio del marito hanno preso a minacciare Tat'jana Markevič e questa è stata costretta a lasciare la città. La madre di Natal'ja Skryl' ha comunicato al KZŽ che le hanno consigliato di “non immischiarsi” nel caso di sua figlia uccisa, se voleva che ai suoi familiari “ancora vivi” non succedesse nulla.

In Russia è stata introdotta una censura mortale: adesso i mezzi di informazione di massa tacciono su temi come le violazioni dei diritti umani, la corruzione, la politica del Cremlino nel Caucaso settentrionale, sottolinea il coordinatore del programma per l'Europa e l'Asia centrale del KZŽ Nina Ognjanova. Lo stato non è in grado di difendere i cittadini, tra cui i rappresentanti della stampa, la leadership russa non ha sufficiente volontà politica per far indagare gli omicidi dei giornalisti, dice Ognjanova.

Ma io mi esprimerei altrimenti: il Cremlino e le autorità politica hanno la volontà politica di bloccare le indagini perché i mandanti dei crimini sfuggano alle loro responsabilità. La situazione di impunità creata coscientemente nel paese permette direttamente la comparsa di nuove vittime. E finché non sarà liquidato l'attuale regime politico, tutto rimarrà come prima.

E così dal 2000 (o perfino dal 1999) un gruppo di cekisti [23] e funzionari guida la Russia, per tutto questo tempo si verificano omicidi su commissione di giornalisti, è stato risolto solo uno di essi, nessun mandante è stato trovato. Il KZŽ ha tratto una conclusione giusta: la censura nel paese si compie tra l'altro con l'aiuto di omicidi. Ma quali sono le conclusioni organizzative?

Il KZŽ raccomanda alle autorità russe di valutare tutti gli atti di violenza sui giornalisti, di condurre indagini imparziali sui crimini e punire i colpevoli, di riconoscere apertamente l'importanza per la società russa del ruolo dei reporter indipendenti, dei giornalista d'inchiesta e dei commentatori che criticano le autorità, di permettere ai giornalisti indipendenti di tornare nello spazio mediatico pubblico. Alla comunità mondiale – di ottenere che il nostro paese adempia i propri obblighi internazionali. E ancora – cito: “Il Consiglio d'Europa deve ottenere dalla Russia l'adempimento al 100% delle decisioni della Corte Europea per i diritti umani riguardanti casi legati alla libertà di stampa. Nel caso che le autorità russe non intraprendano azioni adeguate, il Consiglio deve ricorrere a mezzi coercitivi, fino alla temporanea estromissione della Russia dal Consiglio... Al Consiglio dell'ONU per i diritti umani... Esigere dalla Russia l'osservazione degli standard internazionali sui diritti umani. Esaminare in via accelerata le denunce dei cittadini russi sulle violazioni di diritti umani. Erogare adeguate sanzioni in caso di conferma di violazioni”.

Come si può intendere questo? Le autorità russe hanno davvero intrapreso “azioni adeguate” qualche volta? E' passato un decennio. Di quanto tempo c'è ancora bisogno per “confermare violazioni”?

Ho chiesto ai collaboratori del KZŽ: perché non invitano ad erogare sanzioni contro il Cremlino già adesso? Ma non ho ricevuto una risposta comprensibile.

Aspettiamo ancora un'altra decina d'anni?



http://prima-news.ru/article-30.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Forbes Russia”.

[2] “Nuovo Reft”. Il Reft è un fiume siberiano.

[3] Villaggio della Siberia occidentale.

[4] “Polso”.

[5] Città del sud della Russia.

[6] “Commerciante” (il nome è scritto nella grafia antica per riallacciarsi idealmente a un omonimo giornale prerivoluzionario).

[7] “Città”.

[8] Leggasi: “sezione locale della polizia”.

[9] “Inguscezia”.

[10] “Il Nostro Tempo”.

[11] “Taganrog-Metallo”.

[12] Città della Russia meridionale.

[13] “Il Giovane Comunardo”.

[14] Città della Russia centro-meridionale.

[15] “L'osservazione di Tol'jatti”.

[16] Città della Russia centro-meridionale, chiamata così in onore di Palmiro Togliatti.

[17] “Nuova questione”.

[18] Villaggio del Daghestan centrale.

[19] Città della Russia centro-meridionale.

[20] Città della Russia meridionale.

[21] “Corruzione e criminalità”.

[22] Komitet Zaščity Žurnalistov (Comitato per la Difesa dei Giornalisti).

[23] Letteralmente membri della ČèKa (ČK – Črezvyčajnaja Komissija po bor'be s kontrrevoljucii i sabotažem, “Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio), la prima polizia politica sovietica e per estensione “agenti segreti”.

23 settembre 2009

A proposito di Šamanov

Il generale e la Zolla



Perché il generale Šamanov ha mandato due gruppi di uomini dei corpi speciali delle VDV [1] ad arrestare un inquirente impegnato in casi particolarmente importanti?


Ore 16.07

Vadim Pan'kov: Anatolič [2].

Anatol'evič (ufficiale di Kubinka [3]): Eh?

V. P.: Ha chiamato ora il comandante. Da Ivanovo [4]. <…> Ha parlato di un indirizzo a Mosca e bisogna mandare là due gruppi.

A.: A fare cosa?!

V. P.: …Nel quartiere del viale Altuf'evskoe [5]. Ha detto di mandare là due gruppi. Io sono il superiore, ora vado là. (…)

A.: A fare cosa?

V. P.: Beh, non lo so. Sul posto mi farò un'idea.

A.: Sì, vestiti in che modo?

V. P.: Beh, in uniforme, probabilmente bisogna essere. Probabilmente, dal reparto, per…

A.: Sì. Ma il compito qual è, almeno lo sai?

V. P.: Beh, ha detto che la c'è un oggetto, da questo non va permesso a nessuno di giungere all'ingresso. Lui va là da Ivanovo, in generale.

A.: Aha.

V.P.: C'è bisogno di venti persone, in generale, dal reparto.

A.: Bisogna prendere un autobus.

V. P.: Sì, un autobus. Dici, dai l'ordine, che là si avvicini al reparto e io ora dico che si radunino.

Ore 16.08

Jurij Šamanov: Pronto, Vadim, ciao.

Vadim Pan'kov: Ciao, Jur [6], che è successo?

Ju. Š.: In che senso? Che intendi per: che è successo? Forse ora ha telefonato di nuovo?

V. P.: Beh, sì, per… Grida “Là, per…” Andate là… Mi puoi spiegare che è successo là? Ora vado a Mosca.

Ju. Š. : Beh, è una perquisizione, là alla fabbrica, quella nell'Altuf'evskoe. (…)

V. P.: Beh, dai, spiegami l'essenza della faccenda. Là da qualche parte, più vicino, nel quartiere. Io vado là. Sono solo, la gente si aggiunge dopo.

Ju. Š.: Beh, il senso di cosa c'è là. L'inquirente, probabilmente, è arrivato là con qualche carta ufficiale che gli permette di fare questa perquisizione. Là in qualche modo è possibile influenzare la cosa.

V. P.: Non parliamo di questo per telefono. Vediamoci. Come ti è comodo andare là?

Ore 16.24

Vladimir Šamanov: Dove ti trovi ora?

Vadim Pan'kov: Lo dicevo ora a lui al telefono: alla persona di cui mi hanno dato il numero. Vado da solo. Sono già passato da Mosca, vado da lui. La gente è andata da là, da Kubinka. (…)

V. Š.: Bene, avanti!

V. P.: Bene, ci siamo.

V. Š.: E là c'è un cognome: Celipotkin, per… Ecco, quest'uomo dev'essere internato, per… (…)

Ore 17.35

Vadim Pan'kov: Sì, sì. Compagno comandante, siamo al lavoro, ma è preferibile che Lei non vada là. Non è necessario. E qui la gente ha detto, beh, poi le spiegherò tutto, io vado al quartier generale.

Vladimir Šamanov: Non tirarti dietro nessuno là. Sei solo là?

V. P.: Sono solo. Io e Andrej ce la sbrighiamo, la gente ci aiuta. Beh, Glielo dirò dopo, non per telefono. (…)

V. Š.: Sì. Tieni la gente a Sokol'niki [7]… Beh, questo cliente (evidentemente l'inquirente Celipotkinnota del redattore) è preferibile farlo fotografare a me. (…)

PER ASCOLTARE LE REGISTRAZIONI:

Parte 1, parte 2, parte 3, parte 4, parte 5, parte 6, parte 7, parte 8, parte 9


Chramušin (Glyba [8]), su cui pende un mandato di cattura internazionale e contro cui si sta procedendo in contumacia, colui al quale appartiene la fabbrica divenuta oggetto di attenzione del comandante delle VDV, è accusato di tentato omicidio ai danni del presidente del consiglio di amministrazione della holding Ščëlkovskij e membro del consiglio politico di una sezione di “Russia Unita” [9] Dmitrij Barčenkov.

Il colonnello Pan'kov era ritenuto dagli agenti operativi “in stretto legame” con il ricercato Glyba e per stabilire dove si nascondesse l'imputato era stato messo “sotto ascolto”. Il 18 agosto 2009 furono pure registrate queste trattative, da cui consegue: il generale Vladimir Šamanov da l'ordine di mandare dei gruppi dei corpi speciali delle VDV a disposizione del 45° reggimento distaccato dell'intelligence, dislocato a Kubinka, per bloccare una fabbrica sita nel viale Altuf'evskoe e trattenere l'inquirente Celipotkin. Cosa temeva tanto il generale e cosa non doveva trovare l'inquirente nella fabbrica?

Il 5 luglio 2006 la Mercedes blindata di Dmitrij Barčenkov si era fermata a un incrocio nel villaggio di Medvež'i Ozëra [10]. Alla macchina si avvicinò una moto con guidatore e passeggero, che piazzarono una borsa con un ordigno esplosivo sul tetto della Mercedes e fuggirono all'istante. L'esplosione della carica cava perforò la blindatura e penetrò nel terreno per 40 centimetri Tuttavia Barčenkov, che subì numerose ferite da frammenti, rimase comunque in vita.

E nel maggio 2008 il tribunale regionale di Mosca condannò a pene detentive di varia durata un gruppo di persone che aveva tentato di uccidere Barčenkov. Il mandante è ancora in libertà. Le indagini e gli avvenimenti ulteriori ad esse legati hanno messo in luce circostanze tanto curiose che la “Novaja gazeta” ha deciso di indagarle dettagliatamente. Abbiamo studiato il procedimento penale, quattro sentenze di condanna (due di esse sono state emesse da giurie) e abbiamo parlato con tutte le persone coinvolte nel conflitto che hanno accettato di incontrarci.

L'inizio del conflitto

Chi è Barčenkov? La sua holding ha tolto di mezzo il vecchio mercato di Ščëlkovo, nei pressi di Mosca, che stava sotto il racket dei banditi, e ha costruito al suo posto un edificio moderno. I commercianti sono stati liberati dal pizzo, è stato bloccato lo spaccio di droga, si è preso a riscuotere l'affitto in via ufficiale e le tasse adesso vanno al Fisco. Accanto al nuovo mercato la holding ha eretto il primo hotel-grattacielo della regione, lo “Zvëzdnyj” [11].

Inoltre Barčenkov costruisce chiese, ristruttura il lungofiume cittadino sulla Kljaz'ma [12], ha deciso di trasformare il centro della città in zona pedonale, ha aperto un parco con meridiane e ha deciso di pagare borse di studio ai migliori studenti delle scuole del distretto. Secondo le deposizioni degli imputati, nell'autunno 2006, alle elezioni del capo della città di Ščëlkovo i leader dell'OPG [13] locale, che avevano già perso il mercato, mandarono avanti un loro candidato. Ma Barčenkov appoggiò il rappresentante di “Russia Unita”, che di conseguenza ottenne la vittoria.

Come si deduce dalla sentenza del tribunale regionale di Mosca, gli avvenimenti si svilupparono nel modo seguente. Nella primavera 2005 al mediatore Jašar Achmedov si rivolse il conoscente Aleksej Chramušin, per cui Barčenkov era il principale concorrente nel distretto di Ščëlkovo. Chramušin propose ad Achmedov, Zvezdov e Mamedov (pure condannati per lo stesso caso) di cercare dei sicari, promettendo di pagarli 200000 dollari. Achmedov si rivolse al suo conoscente Topko, che procurò uno degli esecutori diretti – Roman Terpan. La situazione di Terpan in quel momento era disperata: aveva 50000 dollari di debiti e perciò si accordò presto. Tanto più che in un primo tempo gli si chiedeva solo di rubare alcuni documenti dalla macchina di Barčenkov.

Terpan e il suo compare Pavel Ušakov elaborarono questo piano: proposero di creare un incidente con l'aiuto di un KrAZ [14] dopodiché rubare i documenti. Il mandante approvò il piano, ma quando i soldi (15000 dollari) migrarono lungo la catena Achmedov-Topko verso l'esecutore immediato, il “compito tecnico” cambiò inaspettatamente: adesso a Terpan chiedevano di uccidere Barčenkov. E Terpan finì in trappola – non poteva più rifiutarsi. Ma l'attentato con l'aiuto di un camion fallì: il guidatore al momento giusto fu abbagliato dal sole…

Organizzatori ed esecutori presero ad elaborare altre varianti. Pianificarono di organizzare un altro incidente, poi vollero uccidere Barčenkov a colpi d'arma da fuoco al mercato e allo scopo assoldarono perfino due killer. Tuttavia l'incidente non ebbe successo e i killer si rifiutarono. Toccò fermarsi all'esplosione della macchina. Il mandante dette ulteriori soldi.

Per tutto questo tempo minacciarono Terpan. Dopo che fallì anche il piano dell'esplosione, gli fu chiaro: adesso la sua vita era già in serio pericolo – il mandante dell'omicidio, a detta dell'intermediario, era Oleg Glyba, noto in certi ambiti.

Interesse pubblico

Glyba è Aleksej Chramušin, marito di Svetlana Šamanova, genero del comandante delle Truppe Scelte Aviotrasportate russe Vladimir Šamanov. Secondo fonti della polizia, Glyba è considerato un membro attivo di un gruppo criminale tataro. Oggi su Aleksej Chramušin pende un mandato di cattura internazionale e si sta procedendo contro di lui in contumacia. Il figlio del generale Šamanov Jurij è il suo uomo di fiducia.

Dmitrij Barčenkov e il suo vice, partecipe agli avvenimenti, Aleksej Rykov, hanno esposto molto dettagliatamente la loro visione degli avvenimenti. In una breve risposta alla nostra domanda il generale Šamanov ha fatto sapere che si rifiuta di dare una valutazione della sua situazione familiare. Ma qualche giorno dopo una delegazione di persone di fiducia della famiglia Šamanov ha fatto visita alla redazione. A differenza di Barčenkov hanno chiesto che non si facessero i loro nomi, anche se sul caso di cui scriviamo sono già state emesse delle sentenze e i documenti sono accessibili.

Le conclusioni delle persone di fiducia degli Šamanov portano a quanto segue. Né il generale, né suo figlio hanno alcun rapporto con la città di Ščëlkovo. Il dubbio (a loro parere) passato dell'uomo d'affari Barčenkov riduce nettamente il significato delle indagini. Barčenkov avrebbe comprato il posto nel consiglio politico della sezione di “Russia Unita”. Non ci hanno comunicato fatti che confermino queste affermazioni, per corroborare quanto hanno raccontato hanno rinviato a vecchi articoli di vari mezzi di informazione di massa.

L'OPG tatara

L'OPG tatara è comparsa già negli anni '90. Sfera di attività: estorsioni, armi, droga, racket. Si ritiene che uno dei suoi capi sia Jurij Kop'ev, che al momento è agli arresti ed è in attesa di giudizio per il caso dell'attentato a Barčenkov come uno degli organizzatori diretti. Alla fine del secolo i “tatari” hanno preso a fare sempre più attenzione agli immobili e ai terreni. Gli agenti operativi legano questo salto di qualità all'arrivo nel gruppo di Dmitrij Fëdorov, figlio del defunto generale di divisione dello FSB [15] Jurij Fëdorov. Dmitrij è diventato direttore di alcune imprese curate dai “tatari”. Fëdorov, a differenza della maggior parte di membri di gruppi criminali, era una persona colta – voleva il graduale passaggio alla legalità degli affari criminali. E con il tempo il figlio del generale dello FSB prese a guidare tutti gli affari dei “tatari”.

Dopo la morte di Fëdorov-senior al gruppo era necessario un nuovo appoggio nelle strutture armate. Fëdorov-junior, secondo consistenti testimonianze, attraverso la propria gente fece in modo che il membro dell'OPG Chramušin-Glyba conoscesse Svetlana Šamanova. Ma nel 2005 il giovane leader della comunità criminale cadde inaspettatamente – di lui rimase solo una pozza di sangue e tutte le sue proprietà furono divise tra i membri del gruppo criminale tataro. In particolare, le quote in alcune imprese, appartenenti ai membri della famiglia Fëdorov passarono a Chramušin, Kop'ev e altri membri dell'OPG.

Pare che tali rapporti tra leader delle OPG siano la norma. Per esempio, subito dopo l'arresto di Jurij Kop'ev (soprannominato Fedja o Kopej) gli ex compagni hanno preso a dividersi le sue proprietà – fra i “tatari” è scoppiato una guerra crudele. E' stato compiuto un attentato ai danni di Aleksej Efremčikov soprannominato Dizel' [16], erede di Kop'ev, tuttavia in conseguenza di questo è morto il killer stesso, Aleksandr Brykov (Bryk).

Oggi a vari membri del gruppo criminale tataro appartiene più di una decina di imprese nei pressi di Mosca, la principale ricchezza delle quali sono i terreni.

Sporttèk Spa”

Prima di darsi alla fuga, Glyba divenne l'unico proprietario della Spa Sporttèk, su una parte della quale avanza pretese la figlia del generale Šamanov e del cui consiglio di amministrazione fa parte suo figlio. Le principali ricchezza dell'impresa sono gli immobili e i terreni. Allora, con il cambio di proprietario, tutti i poteri degli ex membri del consiglio di amministrazione furono temporaneamente sospesi. Fra l'altro, come ci ha raccontato l'ex direttore generale della Spa Sporttèk Jurij Černov, i vecchi membri del consiglio di amministrazione non hanno ricevuto nulla in cambio. Alla domanda sul perché sia andata così Černov ha dato una risposta stupefacente: dice, l'impresa e i soldi non avevano un significato essenziale. Anche se, secondo le valutazioni più modeste, il valore della fabbrica al momento ammontava a circa 10-15 milioni di dollari.

E alla domanda su quale ruolo avesse avuto Šamanov nel cambio di proprietario Černov ha risposto nel modo seguente: “A quel tempo per la Sporttèk mostrò un attivo interesse la compagnia Rosbilding. Perciò ci risultò perfino necessario introdurre Jurij Šamanov nel consiglio di amministrazione. In ogni caso è il figlio di una persona nota e il suo cognome può decidere molto. Cosicché abbiamo utilizzato con grande successo questa risorsa amministrativa”. Cioè ci salvammo dall'assorbimento per essere comunque mangiati. Alla domanda della “Novaja gazeta” se gli fosse dispiaciuto in fin dei conti dare via l'impresa gratis Jurij Černov ha risposto così: “Certo che mi è dispiaciuto, ma che si poteva fare…”

Come dicono degli uomini d'affari che conoscono la situazione, Jurij Šamanov non ha quasi mai preso decisioni: a lui si chiedeva la presenza, ma tutti gli affari erano guidati da Chramušin con la copertura di un cognome noto. I condannati per l'attentato durante gli interrogatori hanno detto di credere nella propria impunità proprio per via dell'autorevole famiglia di Glyba. E adesso agli inquirenti tocca “coprire con il segreto” molti testimoni di questo caso, com'è venuta a sapere la “Novaja gazeta”. Lo chiedono i testimoni stessi: per qualche motivo hanno paura, ma non dei banditi...

Cosicché è difficile supporre che proprio grazie a Šamanov-junior si sia riusciti ad accordarsi riguardo alla Sporttèk e alla Rosbilding, uno dei fondatori della quale è il più che influente e stimato uomo d'affari Michail Mamiašvil. Per trattative a tale livello era richiesta una figura di grande peso… Fra l'altro, adesso il capitale della Sporttèk è valutato 20-25 milioni di dollari.

Le versioni delle parti

Al processo Barčenkov ha chiesto ai giurati clemenza per coloro che si sono pentiti di aver compiuto l'attentato ai suoi danni. Questi vuole vedere sul banco degli imputati il mandante, che gli inquirenti ritengono essere Chramušin-Glyba. E Barčenkov ha anche rivolto un'accusa al generale Šamanov:

Mi è noto da fonti credibili che un amico di Šamanov , il deputato della Duma di Stato [17] Andrej Bočarov ha indirizzato agli organi per la tutela dell'ordine – ministero degli Interni, Procura – delle istanze con la richiesta di verificare tutta l'attività economica della holding Ščëlkovskij. Queste verifiche sono state effettuate, ma non è stata riscontrata alcuna violazione. Adesso su richiesta dello stesso Šamanov mi sottopongono di nuovo a verifica. Ho fatto rimostranze sull'operato della Procura e del ministero degli Interni. Dopodiché si è chiarito che come base della verifica è servito un qualche appello a Bočarov del deputato del consiglio cittadino di Ščëlkovo Produn. Ma quando la Procura ha interrogato Produn, questi ha dichiarato di non aver firmato alcun appello a nome di Bočarov. Per via dell'attivo operato del generale Šamanov mi sorge una domanda: quale ruolo nell'organizzazione dell'attentato ha avuto suo figlio Jura? Non è questi complice di questo crimine?”

La “Novaja gazeta” ha contattato il figlio del comandante delle VDV Jurij Šamanov ed ecco cosa ci ha risposto:

Mio padre non ha niente a che fare con questo caso. Non ha telefonato a Barčenkov e in generale non ha influenzato in alcun modo le indagini. Quanto all'appello del deputato cittadino Produn… Ho prove inconfutabili che ha firmato l'appello da solo. Perché ciò è avvenuto in mia presenza e in presenza di altri testimoni, tra cui Jurij Kop'ev. La mia famiglia non riceve alcuna rendita dalle proprietà di Aleksej Chramušin. Sì, oggi io sono effettivamente la persona di fiducia ufficiale di Aleksej e faccio parte del consiglio di amministrazione della Spa Sporttèk, ma lo faccio su basi di pubblico interesse e assolutamente senza compenso”.

Perché un deputato ha firmato la richiesta di verificare l'attività di Barčenkov in presenza del leader di un gruppo criminale, che a causa di questi aveva perso il mercato cittadino, e del figlio di Šamanov? Ci siamo rivolti a Èduard Produn – questi ha dichiarato di non aver firmato alcun appello a nome di Bočarov.

Per di più gli inquirenti non hanno ottenuto risposta a una semplice domanda: perché le verifiche sull'attività di Barčenkov sono state organizzate proprio da Andrej Bočarov, che non ha alcun interesse per il distretto di Ščëlkovo? Questi non è stato eletto là, non ha partner di affari là né alcun tipo di legame. Peraltro questi conosceva il generale Šamanov quando era governatore della regione di Ul'janovsk [18]. E nella Duma di Stato Bočarov è vice presidente della Commissione per i veterani, frequenta per motivi di servizi i comandanti militari passati dalla Cecenia.

Oltre a tutto questo si è trovata a disposizione della redazione l'istanza di Svetlana Chramušina-Šamanova al primo sostituto procuratore generale e al presidente dello SKP [19] presso la Procura della Federazione Russa Aleksandr Bastyrkin, in cui chiede che siano difesi i suoi diritti e sia tolto il blocco posto sulle azioni della Spa Sporttèk ОАО, in quanto il 50% delle azioni appartiene a lei come legittima consorte del ricercato Aleksej Chramušin.

Inoltre, a quanto dice Barčenkov, gli ha telefonato una persona, che si è presentata come il generale Šamanov e gli ha proposto di fermare il procedimento penale in cambio di denaro, altrimenti gli avrebbe tolto la sua attività e avrebbe coinvolto lo FSB. A questa conversazione erano presenti il deputato del consiglio distrettuale di Ščëlkovo Sergej Tjurin e altri. In seguito da Barčenkov andò una persona, che si presentò come una guardia del corpo del generale e propose anch'essa di “appianare” il caso in cambio di denaro. Ma in conseguenza della verifica condotta dalla SKP fu negato l'avvio di un procedimento penale. “A parte questo, – continua Barčenkov, – vorrei sottoporre al giudizio del pubblico una situazione in cui il comandante delle VDV, utilizzando la propria posizione, mando un gruppo dei corpi speciali per “internare” (come egli si esprime) un inquirente che sta effettuando una perquisizione legale nella fabbrica del genero del generale, su cui pende un mandato di cattura internazionale. Con le proprie azioni Šamanov non scredita davvero le Forze Armate e il presidente della Federazione Russa che gli ha dato fiducia? E' davvero possibile lasciare questo fatto che grida vendetta senza una valutazione civile e legale?”

Chi ha dato ordine a chi

Alla “Novaja gazeta” è riuscito ottenere di incontrarsi con uno dei compagni e dei conoscenti più prossimi di Aleksej Chramušin-Glyba, che ha chiesto di non fare il suo nome. Ecco cosa ci ha raccontato:

Leggete attentamente la biografia di Barčenkov. Quest'uomo è legato molto strettamente sia alla criminalità, sia ad importanti strutture statali. Oltre a questo è diventato membro del consiglio politico della “Russia Unita” locale grazie a materiale compromettente sul presidente del consiglio politico Aleksej Zvjagin raccolto dal suo vice Aleksej Rykov”.

Barčenkov non ci ha nascosto l'esistenza di determinati legami: “Sì, quando il generale Šamanov ha cominciato a influire attivamente sulle indagini, anche a me è toccato ricorrere all'aiuto di amici. Solo perché la cosa fosse indagata in modo efficace e obbiettivo. E che mi restava da fare se uno dei primi inquirenti mi ha chiesto direttamente se non mi fossi fatto saltare in aria da solo? Nel mio corpo ci sono ancora delle schegge che non mi toglieranno fino alla fine della mia vita”.

E il presidente del consiglio politico locale di “Russia Unita” Zvjagin ci ha dichiarato che Barčenkov fu accolto nel consiglio politico del partito proprio grazie alla sua attività. “Vi dico sinceramente: nel distretto di Ščëlkovo non c'è un altro uomo d'affari che abbia fatto tanto per il suo sviluppo. E la storia del materiale compromettente la sento da voi per la prima volta”.

Abbiamo chiesto alla nostra fonte, rappresentante di parte del ricercato Glyba, di commentare anche l'episodio dell'attentato a Barčenkov. “Aleksej neanche conosceva questo Barčenkov. Non si conoscevano, perciò non aveva alcun motivo per ordinare l'attentato”.

Alla domanda su come potesse a sua volta Barčenkov, se non conosceva Chramušin, chiedere agli inquirenti di calunniare una persona a lui ignota, la nostra fonte ha avuto difficoltà a rispondere.

A parte questo, o – continua il conoscente di Chramušin-Glyba, – nel fascicolo ci sono le dichiarazioni degli imputati Achmedov e Zvezdov, che hanno scritto di aver calunniato Aleksej Chramušin. Ciò conferma il fatto che su di loro sono state fatte pressioni da parte degli inquirenti”.

Il collega di Barčenkov – Aleksej Rykov – ci ha confermato che Achmedov ha effettivamente scritto qualcosa del genere, tuttavia per qualche motivo lo ha fatto in presenza di un notaio e di uno dei membri del gruppo criminale tataro, Evgenij Jakovlev. Secondo Rykov, lo stesso Jakovlev avrebbe raccontato di aver ricevuto tale compito dal leader dei “tatari” Jurij Kop'ev. E al processo Achmedov indicò Chramušin e Kop'ev come organizzatori del crimine.

Oltre a ciò esattamente un mese fa il condannato Zvezdov ha pure mostrato di aver scritto la propria dichiarazione su insistente “consiglio” dei propri vicini di cella e sentendosi offeso perché a lui, a differenza di Achmedov non avevano ridotto la pena. Oggi questi conferma la complicità di Kop'ev e Chramušin nell'attentato a Barčenkov.

Per ulteriori chiarimenti la “Novaja gazeta” si è rivolta all'avvocato del genero ricercato del generale Šamanov Leonid Proškin.

Ditemi, può esserci in un omicidio su commissione una catena di 12 persone? Persone diverse, di parti diverse. E' assolutamente assurdo! In secondo luogo, visto che al processo si parla di una somma di 200000 dollari, gli organizzatori non avrebbero potuto assoldare dei killer professionisti ? Inoltre al mio assistito sono state bloccate tutte le azioni della Spa Sporttèk a lui appartenenti. Questo è stato fatto in modo assolutamente illegale. Barčenkov ha presentato un'istanza civile nell'ordine, pare, di 5,5 milioni di rubli [20] e il valore delle azioni dell'impresa è centinaia di volte superiore all'istanza presentata”.

Tra l'altro, stando ai materiali del procedimento penale, per l'omicidio fu pagata solo la metà di quanto promesso. Ma gli intermediari divisero tra loro anche questi soldi, il loro destino è stato seguito dettagliatamente dagli inquirenti. All'esecutore Terpan toccò una piccola parte.

In questo procedimento penale non è stato ancora messo un punto. Secondo informazioni degli agenti operativi, Aleksej Chramušin si nasconde all'estero: o in Olanda o in Austria. Per entrare nell'ufficio di Dmitrij Barčenkov bisogna superare due pesanti porte metalliche. La minaccia, a suo parere, è ancora reale.

Diritto di replica

Abbiamo posto per iscritto al comandante delle VDV Vladimir Šamanov domande riguardanti le circostanze di questo caso, tenendo conto del fatto che il generale potrebbe essere ostaggio di una non semplice situazione familiare. Il generale Šamanov ha ritenuto indispensabile rispondere alle domande:

Vi siete rivolti a me con la richiesta di rispondere a una serie di domande come a una persona con una funzione pubblica – quella di comandante delle Truppe Scelte Aviotrasportate, ma tutte le domande poste riguardano la mia vita personale.

Esiste un'intera serie di disposizioni di legge – la “Costituzione della Federazione Russa” (articoli 23 e 24), la legge “Sui mezzi di informazione di massa” [21] (articolo 49) e altre, che mi permettono di non rispondere alle domande da Voi poste, basate su dicerie e talvolta aventi anche un carattere apertamente provocatorio.

Nello svolgimento dell'attività professionale il giornalista è tenuto a rispettare i diritti, gli interessi legali, l'onore e la dignità dei cittadini e delle organizzazioni. Sono pronto a rispondere a qualsiasi domanda riguardante la mia attività di servizio in qualità di comandante delle Truppe Scelte Aviotrasportate.

Spero nella Vostra comprensione e in un ulteriore atteggiamento collaborativo.


Roman Anin

21.09.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/104/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Vozdušno-Desantnye Vojska (Truppe Scelte Aviotrasportate).


[2] Abbreviazione del patronimico Anatol'evič (l'usanza di chiamare le persone con il patronimico è tipica dei contadini russi).


[3] Cittadina nei pressi di Mosca.


[4] Città della Russia centro-settentrionale.


[5] Nella parte nord-orientale di Mosca.


[6] Forma vocativa colloquiale per Jura, diminutivo di Jurij.


[7] Quartiere della parte centro-orientale di Mosca.


[8] “Zolla”.


[9] Il “partito del potere”, che porta avanti la politica di Putin.


[10] “Laghi degli Orsi”, zona residenziale nei pressi di Mosca.


[11] “Stellare”.


[12] Fiume della regione di Mosca, subaffluente del Volga.


[13] Organizovannaja Prestupnaja Gruppa (Gruppo Criminale Organizzato).


[14] Un camion della KRemenčugskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili di Kremenčug – città dell'Ucraina centrale).


[15] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l'erede del KGB.


[16] “Diesel”.


[17] Tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma, di qui la precisazione.


[18] Città della Russia centro-meridionale, nota per essere il luogo natale di Lenin.


[19] Sledstvennyj Komitet pri Prokurature (Commissione Inquirente presso la Procura).


[20] Circa 123000 euro.


[21] Le leggi russe si indicano con il titolo e non con un numero.


http://matteobloggato.blogspot.com/2009/09/la-guerra-privata-del-massacratore.html

21 settembre 2009

Appello per la Cecenia

COMUNICATO STAMPA



APPELLO CONGIUNTO PER LA CECENIA DI MIC E CPC INVIATO AI PARLAMENTARI EUROPEI"



In seguito all'assassinio di Zarema Sadulaeva, operatrice umanitaria cecena Presidente dell'associazione “Salviamo la generazione”, di Grozny, l'OdV “Mondo in Cammino” in partnership con “Comitato per la Pace nel Caucaso” ha deciso di intraprendere una serie di azioni mirate a sensibilizzare non solo la società civile e l'opinione pubblica italiana, ma anche i rappresentanti del mondo politico e istituzionale, nazionale e internazionale. La prima di queste azioni riguarda un appello rivolto ai parlamentari europei nazionali.


Salviamo la generazione” è partner locale dell'OdV “Mondo in Cammino” nella realizzazione della campagna "Generazione senza mine" a favore delle bambine e dei bambini vittime di mine, disseminate sul territorio ceceno quali tristi eredità dei due recenti conflitti, il cui scopo è intercettare le fasce più disagiate di bambine/i, non solo per dare loro prospettive per un futuro migliore, ma anche per sottrarli al richiamo di una guerriglia che, insieme alla politica di disinformazione ed anche a mandanti "istituzionali", sta mietendo sempre più vittime innocenti.


Estratto del comunicato del Presidente di “Mondo in Cammino”:

Avevo sentito Zarema due giorni prima della sua uccisione ed era contenta perché il nostro progetto di accoglienza rivolto a questi minori, e previsto per il 31 agosto prossimo, stava procedendo bene [....] In Cecenia non è solo rischioso dire la verità, ma anche il contrapporre la prospettiva di una rinascita civile (il confronto, la speranza, la conoscenza di altri mondi) alla "normalizzazione" governativa. Solo per questo Zarema è stata ammazzata.


Aggrava il contesto e desta particolare inquietudine la dichiarazione del membro della Duma di Stato Russa Adam Delimkahnov, trasmessa dalla televisione cecena a proposito degli attivisti per i diritti umani, di cui si riporta trascrizione in lingua italiana:

Ci sono persone che si definiscono attivisti per i diritti umani, che aiutano questi demoni-criminali-terroristi, lavorano per loro e portano avanti le loro azioni, la loro politica... Questi fanno diversi discorsi... Ma io conosco l'umore della polizia, della società, io so di cosa parlano i comuni cittadini... Questi dicono che le dichiarazioni di questa gente... E dello stesso Aushev e di altri, in generale... Ciò che fanno e dicono, i loro crimini non sono minori di quelli dei terroristi che stanno nei boschi. Queste persone (gli attivisti per i diritti umani - nota del traduttore dal ceceno) confondono la gente, la ingannano. Ma non inganneranno la gente. Questo non gli riuscirà. La verità e la giustizia vinceranno sempre. Qui ci sono i nostri combattenti, i nostri comandanti, i nostri ragazzi mi chiedono: cosa vogliono queste persone (gli attivisti per i diritti umani - nota del traduttore dal ceceno)? Io rispondo che per noi questa gente non vale un soldo. Se Dio vuole, chiameremo a rispondere tutti quelli che aiutano il male. Ognuno di loro, che sia ceceno, inguscio o quant'altro, deve sapere che gli toccherà rispondere delle proprie parole..."

[Fonte: http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/2009/08/12/delimkhanov.html ]


Si è ulteriormente palesata con rinnovata urgenza la necessità di richiamare l'attenzione degli ambienti istituzionali nazionali e internazionali sulla drammatica situazione del Caucaso del Nord, che continua a mietere vittime.


Ferma restando una condanna ferma, netta e senza mezzi termini di qualsiasi forma di terrorismo, MIC e CPC concordano nel ritenere che l'eccessiva acquiescenza delle istituzioni internazionali, in particolar modo del Consiglio d'Europa, si sia tradotta in una responsabilità indiretta della mattanza di giornalisti e attivisti per i diritti umani, che nei primi otto mesi di quest'anno ha mietuto vittime illustri in Cecenia e in tutta la Federazione Russa: Stanislav Markelov, Anastasia Boburova, Natalia Estemirova, Zarema Sadulaeva e suo marito. Onde evitare di diventare complici involontari di tale nefasta acquiescenza, le due associazioni hanno stabilito una linea comune nel programmare azioni di sensibilizzazione e di campaining indirizzate alle istituzioni preposte alla salvaguardia dei diritti fondamentali dell'uomo.


L'amara consapevolezza della concreta probabilità che, in nome della convenienza politica, economica ed energetica, all'iniziativa non faccia seguito un adeguato follow-up delle istituzioni interpellate e della stampa non è stata valutata come ragione sufficiente per rimanere in silenzio.


Di seguito:

Testo integrale dell'appello indirizzato ai parlamentari europei italiani


Per ulteriori informazioni e contatti:

OdV Mondo in Cammino

info@mondoincammino.org

+ 39 338 9396289


Onorevoli membri italiani del Parlamento Europeo,


con la presente desideriamo richiamare la Vostra attenzione sugli eventi raccapriccianti che ormai da anni insanguinano il Caucaso del Nord, nell'indifferenza e nella passività della comunità e delle istituzioni internazionali. Zarema Sadulaeva e suo marito, Natalia Estemirova – definita da Kadyrov una "donna senza senso dell'onore e del pudore, che diceva cose stupide e di cui nessuno aveva bisogno" - Stanislav Markelov e Anastasja Boburova, sono solo alcune vittime illustri della mattanza di giornalisti e attivisti per i diritti umani che ormai nella Federazione Russa, e in particolare in Cecenia, ma non solo, è diventata ordinaria amministrazione.


In un clima di generale impunità, dove il terrorismo islamista si combatte con il terrorismo di Stato, ci riesce difficile trovare credibile l'ipotesi complottista della destabilizzazione da parte di occulte potenze straniere, in un territorio dove il controllo del territorio e dei cittadini da parte degli organi statali preposti alla sicurezza è storicamente capillare da decenni, se non da secoli. Se tale teoria si rivelasse fondata, il biasimo ricadrebbe in primis sugli organi di sicurezza russi che, nella migliore delle ipotesi, non sono in grado di garantire l'incolumità di una categoria particolarmente a rischio come quella degli attivisti per i diritti umani e dei giornalisti.


La recente e preoccupante dichiarazione1 di un Vostro collega ceceno che occupa un posto da deputato nella Duma russa, equiparante attivisti per i diritti umani e terroristi, promettendo ai primi lo stesso trattamento riservato ai secondi, non consente di avallare tale ipotesi. Suggerisce, piuttosto, il contrario: che l'eliminazione sistematica degli ultimi baluardi di difesa della popolazione faccia parte di una strategia ben precisa e pianificata all'interno degli organi preposti all'amministrazione della Repubblica Cecena. Non risulta che ci siano stati richiami o prese di distanza relativamente alle dichiarazioni del membro della Duma da parte degli organi federali. Non possiamo fare a meno di chiederci se si tratti di silenzio-assenso.


Non procediamo oltre con l'enumerazione di testimonianze e documenti che smentiscono clamorosamente l'ipotesi risibile riportata poc'anzi. Basterebbe leggere una parte delle opere di Anna Politkovskaja, a cui è dedicata la Sala Stampa del Parlamento Europeo – alla quale, secondo quanto riportato in passato dall'On. Marco Cappato, le delegazioni russe rifiutano di accedere - per avere un quadro più veritiero della situazione. Lo scopo della presente non è fornire una documentazione dettagliata sui crimini commessi in Cecenia da quando il regime antiterrorismo è stato revocato (i giornali che hanno applaudito al successo delle operazioni antiterrorismo si sono ben guardati dall'informare che il regime è stato reintrodotto parzialmente in alcune zone di Cecenia, Inguscezia e Dagestan a distanza di pochi giorni dalla sua sospensione). Sono fin troppe le voci che da oltre un decennio urlano nel deserto delle istituzioni internazionali e dei governi dei Paesi occidentali, che si turano le orecchie per non sentire e chiudono gli occhi per non vedere. Le nostre parole non danno alcun valore aggiunto alla testimonianza di chi ha vissuto la persecuzione in prima persona.


Vogliamo invece qui sottolineare la responsabilità, diretta e indiretta, delle istituzioni occidentali nazionali ed europee nell'avallare i crimini sopra enunciati, responsabilità che si risolve in un proliferare del terrorismo islamista in terre tradizionalmente laiche, da una parte, e nell'avallo dei crimini di Stato dall'altra. Posto che, come l'esperienza dimostra, quando le istituzioni europee e occidentali (ci piacerebbe poter usare il termine “democratiche”, ma ce ne asteniamo) esercitano la doverosa pressione in questioni sacrosante, ottengono dei risultati; non possiamo fare a meno di chiederci perché tale mezzo non venga sistematicamente impiegato a favore di una maggiore salvaguardia di attivisti e giornalisti che, supplendo alle deficienze dello Stato russo, cercano di garantire, ahimè troppo spesso a costo della propria vita, i diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino, bambini inclusi (come nel caso di Zarema Sadulaeva).

Desideriamo pertanto sollecitare energicamente il Vostro impegno sulle seguenti misure che appaiono indispensabili per arrestare la carneficina di giornalisti, attivisti per i diritti umani, operatori umanitari e semplici cittadini:


- censire le ONG e le associazioni di volontariato europee che agiscono in territorio ceceno, e più in generale del Nord Caucaso, assicurandone la maggior tutela possibile;

- maggior sostegno alle ONG ed associazioni dell'area caucasica, e della Federazione Russa tutta, impegnate per la tutela dei diritti fondamentali dell'uomo;

- intraprendere un’azione diplomatica a favore delle ONG ed associazioni russe e straniere, affinché sia loro consentito di operare sul territorio e portare sollievo alla popolazione;

- promuovere, con il patrocinio del Parlamento Europeo, una conferenza che riunisca i rappresentanti delle diverse etnie che popolano l'area caucasica;

- incrementare, nei progetti europei, il maggiore interscambio possibile fra le giovani generazioni (programmi di studio, di ricerca, di educazione alla pace, di gestione dei conflitti, ecc);

- organizzare periodiche delegazioni di deputati europei allo scopo di monitorare l'attività delle ONG e associazioni umanitarie e per i diritti civili nel Nord Caucaso;

- predisporre occasioni di incontro e 'tavoli della pace' tra le parti contendenti, sia a livello politico-istituzionale, che a livello di società civile nello spirito di un approccio di 'conflict resolution';

- in questo frangente, incentivare anche studi, ricerche e iniziative internazionali, sia in ambito accademico che politico, miranti al miglioramento della convivenza multi-etnica prendendo il Caucaso come 'laboratorio' di riferimento.


Altresì opportune appaiono misure da prendere in sede istituzionale ed economica:


- fermo restando la condanna senza mezzi termini del terrorismo, si richiede una condanna esplicita ed ufficiale dell'operato della Federazione Russa quando questa si macchia in modo evidente di crimini contro la popolazione civile e conseguente richiamo della stessa alle sue responsabilità nella gestione delle politiche nel Caucaso in sede politica ed istituzionale. Conseguenti misure concrete che vadano al di là di richiami meramente formali qualora questo non fosse servito.


- Che il Consiglio d'Europa, andando oltre le convenienze politiche contingenti, adempia finalmente alla sua vocazione e missione, ovvero che non si limiti a timorosi richiami e condanne pro-forma, ma proceda energicamente qualora queste rimangano ignorate.


- Che ci sia un forte monito alla Federazione Russa: dopo oltre dieci anni di totale inadempienza, è giusto che rischi la sospensione se rifiuta di aderire finalmente anche nei fatti al rispetto dei principi dello Statuto che ha sottoscritto e come previsto anche dallo stesso negli art.3 e art.8 (http://conventions.coe.int/Treaty/EN/Treaties/Html/001.htm).


- Vincolare gli accordi politico-economici, o l'accesso ad enti, istituzioni od organismi internazionali, come pure il godimento di sovvenzioni o aiuti, prima al rispetto di determinate condizioni e clausole di tutela dei principi di libertà e diritti umani e solo poi garantirne l'effettiva messa in opera.


- Nessuna necessità di sanzioni, ma un controllo sulle nostre attività economiche e imprenditoriali in loco affinché non siano causa di sfruttamento o diano adito, direttamente o indirettamente, a forme di violazione dei diritti fondamentali dell'uomo.


Il conflitto osseto-georgiano esploso lo scorso anno ha mostrato a tutto il mondo la fragile stabilità dell'area. Nonostante le reiterate dichiarazioni di vittoria sulla guerra al terrorismo, il numero di omicidi verificatisi da quando il regime antiterrorismo è stato revocato è tutt'altro che rassicurante: 125 vittime in 120 giorni, nella sola Cecenia. Lo riteniamo sufficientemente preoccupante.


Ribadiamo pertanto vigorosamente la nostra richiesta al Parlamento Europeo, per un concreto e deciso impegno a favore della tutela dei diritti fondamentali dell'uomo in Russia.


Distinti saluti,



OdV

Mondo in Cammino


Il Presidente

Massimo Bonfatti


Associazione Onlus

Comitato per la Pace nel Caucaso


Il Presidente

Maria Elena Murdaca


Il Vice Presidente

Marco Masi













24 agosto 2009


Per informazioni e contatti:

OdV Mondo in Cammino

info@mondoincammino.org


1Si fa qui riferimento alla dichiarazione di Adam Delimkhanov, trasmessa dalla televisione cecena undici giorni prima dell'assassinio di Natalia Estemirova. Il video è disponibile su Youtube. Sul sito http://ceceniasos.ilcannocchiale.it/2009/08/12/delimkhanov.html è disponibile la trascrizione in italiano del testo. Il deputato della Duma Adam Delimkhanov è ricercato dalla polizia degli Emirati Arabi Uniti perché sospettato dell'assassinio di Sulim Jamadaev, avvenuto in marzo a Dubai.


http://matteobloggato.blogspot.com/2009/09/unimportante-iniziativa-per-la-cecenia.html