29 agosto 2009

A proposito di terroristi ceceni (II)

Il militante a portata di mano



Alichan Markuev è stato accusato di aver organizzato atti terroristici in Cecenia. In qualità di prova hanno portato… la suoneria del telefono cellulare


Nell'ultimo mese in Cecenia si sono fatti esplodere già quattro kamikaze. In conseguenza degli atti terroristici sono morte 14 persone e altrettante sono rimaste ferite.

Catturare le “bombe viventi” e lavorare d'anticipo riesce male alle strutture armate locali. Perciò queste fanno ciò che gli riesce bene.

Il ministro degli Interni ceceno Ruslan Alchanov ha giurato solennemente di far luce sul più importante atto terroristico – l'esplosione nel centro di Groznyj del 26 luglio. Anche se, a quanto pareva, su cosa c'era qui da far luce? Il mandante - Doku Umarov [1] – è noto. L'identità dello shahid [2] è stata stabilita: è il ventunenne abitante della città di Argun [3] Rustam Muchadiev.

Due anni fa da Argun si dettero alla macchia quattro ragazzi giovani [4] : Ruslan [5] Muchadiev, Šamil' Soltachanov, Aschab Sel'murzaev e Alichan Markuev. E' noto anche l'arruolatore che li ha indirizzati all'organizzazione clandestina - Adam Gajsumov. Un anno dopo due dei militanti – Aschab Sel'murzaev e Alichan Markuev – sono tornati e hanno scritto una confessione.

Negli ultimi anni il ritorno volontario di militanti è una situazione anormale per la Cecenia. Le autorità della repubblica tentano di schiacciare le organizzazioni clandestine con tali metodi che le persone non tornano, ma si danno alla macchia.

Il ritorno di Sel'murzaev e Markuev è stato largamente pubblicizzato dai mezzi di informazione di massa della repubblica. Sono stati amnistiati, garante dell'immunità dei ragazzi si è fatto il sindaco di Argun Ibragim Temirbaev. Gli ex militanti e i loro genitori sono stati mostrati alla televisione cecena. Questi hanno raccontato come si sono comportate bene con loro le autorità locali e le forze dell'ordine, hanno lodato Ramzan Kadyrov, che ha portato stabilità nella repubblica e hanno invitato a tornare quelli “a cui gli šajtany [6] wahhabiti [7] hanno lavato il cervello”. In generale da ex militanti ne hanno fatto praticamente degli eroi locali.

Tuttavia sia Aschab Sel'murzaev, sia Alichan Markuev sono rimasti sotto stretto controllo delle forze dell'ordine. Ogni mese senza mandato venivano portati agli organi locali di polizia. Là mostravano loro fotografie di militanti perché li riconoscessero e poi li rimandavano a casa. Ben presto Aschab Sel'murzaev e i suoi familiari hanno deciso di andarsene comunque dalla Cecenia. In ogni caso. Ma Alichan Markuev non ce l'ha fatta. Perché non fuggisse hanno avviato due procedimenti penali contro di lui e l'hanno dichiarato ricercato a livello federale. Anche se l'inquirente della commissione d'indagine di Šali [8] Džambulat Murtazov sapeva benissimo a quale indirizzo in qualsiasi momento si poteva trovare Markuev, che fino a poco tempo fa viveva dove era registrato e lavorava con la madre come imbianchino e stuccatore.

…Dieci giorni dopo l'esplosione nel centro di Groznyj mi telefonò un uomo, che si presentò come amico di famiglia di Alichan Markuev. Non ho capito subito di cosa si trattasse. L'uomo ricordò: a gennaio era uscito l'articolo scritto da me insieme a Natal'ja Èstemirova “Le organizzazioni clandestine cecene. La guerra tra le generazioni”, in cui era scritto di questi due “ritorni”.

L'uomo disse che dopo l'omicidio di Natal'ja e la chiusura della sede di Groznyj di Memorial [9] non aveva più alcuno a cui chiedere aiuto. Questi disse che Alichan Markuev era stato preso dagli agenti dello ROVD [10] di Argun, lo avevano torturato, avevano ottenuto la confessione di aver partecipato all'organizzazione dell'atto terroristico nel centro di Groznyj. Da allora è scomparso…

…La famiglia Markuev vive alla periferia di Argun in una chruščëvka [11]. Un appartamento di due stanze, in cui praticamente non c'è mobilia. Tappeti consumati sul pavimento, un divano decrepito, due televisori antidiluviani stanno vicini sugli sgabelli. In uno funziona solo il tubo catodico, dall'altro viene il suono.

Nell'appartamento si sta stretti per la presenza di molte donne stravolte e comunque c'è un senso di vuoto. Ben poco tempo fa qui vivevano quattro uomini – il padre e i tre figli. Adesso è rimasto solo il padre. Questi siede nella stanza accanto, mentre le donne (la madre di Alichan Chava, la sorella Madina e una gran folla di vicine dello stabile di cinque piani) raccontano i fatti degli ultimi giorni. Il padre partecipa alla conversazione da dietro il muro. Grida in ceceno brevi frasi dure. Ma a un certo punto non regge, corre fuori dalla stanza accanto. Il vecchio ha occhi azzurri chiari e ciglia nere e lunghe. Gli occhi si stagliano in modo particolare sul viso coperto da una peluria di molti giorni.

…Alichan è stato portato via da casa la sera del 28 luglio. Venne a prenderlo il noto plenipotenziario operativo dello ROVD di Argun. Alichan si preparò e andò senz'alcun sospetto, in quanto questa era una situazione abituale. Lo rilasciavano sempre…

Stavolta Alichan tornò a casa dopo circa un'ora in compagnia di poliziotti di Argun, prese una chiave USB e lo riportarono allo ROVD. E alle otto di sera irruppero dai Markuev per una perquisizione. Frugarono fra tutte le cose, il che non prendeva molto tempo. Trovarono due videocassette e un'audiocassetta, in cui erano registrati consigli ai musulmani (heham [12]).

Portarono via con loro il padre di Alichan, la sorella Madina e la vicina Zema, che, fra l'altro, andò con i poliziotti del tutto spontaneamente.

Questi restarono allo ROVD fino a mezzanotte. Poi Madina fu portata nell'ufficio del capo dello ROVD di Argun Roman Usmaev. Lì si trovava il sindaco della città di Argun Ibragim Temirbaev. Una persona non estranea alla famiglia Markuev. Proprio attraverso la sua mediazione si era riusciti a far tornare i due militanti – Markuev e Sel'murzaev. Questi aveva garantito la loro sicurezza. Ma quella sera tolse la sua garanzia. Disse pure così: “Abbiamo protetto vostro figlio, ma adesso non lo faremo”.

Cos'era accaduto? E' tutto molto semplice. Era stata stabilita l'identità dello shahid che si era fatto esplodere nel centro di Groznyj. Risultò essere Ruslan Muchadiev – un ragazzo di Argun, con cui Alichan Markuev nell'agosto 2007 si era dato alla macchia. Questo episodio è nelle deposizioni di Markuev, che questi ha reso un'innumerevole quantità di volte dopo il suo ritorno. Evidentemente dopo l'identificazione avevano cercato lo shahid Muchadiev nella banca dati e così era saltato fuori Alichan Markuev. Che comodità, non c'era bisogno di acchiappare questo militante nei boschi, viveva a portata di mano. E dunque lo presero.

Alla sorella di Alichan Madina dissero che lo shahid alla vigilia dell'atto terroristico era andato da Alichan in via Gudermesskaja (dove Alichan lavorava come stuccatore). Alichan aveva equipaggiato lo shahid, gli aveva assicurato l'esplosivo e l'aveva condotto a compiere “l'impresa”.

Madina cercò senza successo di dire che suo fratello e sua madre nei giorni intorno al venti di luglio lavoravano a tutt'altro indirizzo su un altro edificio. Molti testimoni possono confermare questo. Ma il capo dell'ufficio per la ricerca dei criminali dello ROVD di Argun Said-Magomed agitò davanti a Madina il cellulare di Alichan e gridò: “Abbiamo prove solide [13]”. E quali prove? Nel cellulare di Alichan avevano trovato una fotografie, dove un ragazzo metteva un piede su un busto di Achmat Kadyrov [14]. E inoltre il suono del telefono cellulare di Alichan era scorretto: invece del trillo ululava un lupo. Questo permetteva agli investigatori di Argun di trarre una conclusione: Alichan Markuev teneva contatti con le organizzazioni clandestine . E aveva preso parte attivamente all'organizzazione di un atto terroristico a Groznyj. I poliziotti non pensavano neanche quanto fosse pericolosa per loro questa versione. Ecco che allora risulta che non avevano potuto prevenire un atto terroristico che era stato preparato sotto il loro naso!

Il giorno seguente i Markuev presentarono un'istanza alla commissione d'indagine del distretto di Šali. Un avvocato donna di loro conoscenza cercò di ottenere un incontro con Alichan, ma non glielo permisero neanche una volta. Minacciarono la ragazze: se difendi i militanti, sii pronta a tutto. I Markuev cercarono di rivolgersi personalmente a Nurdi Nuchažiev, plenipotenziario per i diritti umani in Cecenia. Ma dal telefono di Nuchažiev fu detto loro: “Non accogliamo istanze per via dell'omicidio di Natal'ja Èstemirova”.

E comunque l'attività dei familiari dette un risultato. L'inquirente della commissione d'indagine del distretto di Šali Ruslan Movlaev effettuò una verifica su loro istanza e scoprì indizi di reato nell'operato degli agenti dello ROVD di Argun. Proprio dopo questo rapporto alla madre di Alichan telefonò il capo dell'ufficio per la ricerca dei criminali dello ROVD di Argun e passò la cornetta al figlio di lei sequestrato. Alichan le chiese di andare da lui. Era il 2 agosto alle 21.30.

In macchina si strinsero entrambi i fratelli, la madre e le vicine. In generale i vicini in questa storia hanno preso parte attivamente fin dall'inizio. Questi non solo non hanno lasciato la famiglia Markuev da sola nella disgrazia, ma hanno mostrato un coraggio mai visto nella Cecenia di questi tempi.

Allo ROVD giunsero alle 21.40. Aspettarono a lungo. Alla fine portarono Alichan. Camminava appena, sul viso aveva lividi viola. Lo sosteneva il capo dell'ufficio per la ricerca dei criminali. Quando misero Alichan a sedere in macchina, lo sbirro abbracciò di cuore la madre di Alichan e disse: “Tuo figlio non è colpevole. C'è stato un errore. Ecco, scrivi il mio numero di telefono cellulare e chiama, se…”.

Chava non si mise a discutere, annotò rapidamente il numero, si sedette rapidamente in macchina. A gran velocità andarono via da quel posto terribile. Ma non andarono neanche per cinque minuti. In via Sachzavodskaja gli tagliarono la strada due Lada Priora [15]. Dalle macchine scesero otto persone. Erano in tuta mimetica e maschere da carnevale con nasi e baffi finti. In totale silenzio, puntando le pistole sui testimoni, presero a strappare Alichan dal sedile posteriore. Alichan gridò, si aggrappò al sedile anteriore. Presero a colpirlo con le pistole sulle dita. Colpirono casualmente Chava. Presero Alichan, lo cacciarono in macchina, lo portarono via. Il sequestro n. 2 prese circa tre minuti.

I familiari si ripresero e corsero allo ROVD di Argun. Il cellulare del capo dell'ufficio per la ricerca dei criminali non rispondeva. Peraltro egli stesso gli andò incontro all'ingresso dello ROVD. Chava si gettò su di lui, gridandogli disperatamente: “Che razza di spettacolo ci hai organizzato qui?”.

Lo sbirro rispose: “Come mi parli? Ti ho fatto del bene, ho rilasciato tuo figlio. Non sappiamo chi l'ha sequestrato stavolta!”. Si voltò e se ne andò.

Il mattino seguente i vicini di casa sconvolti organizzarono una manifestazione non autorizzata presso lo ROVD. C'erano una quarantina di persone. Davanti a loro intervenne il sindaco di Argun Ibragim Temirbaev e il capo dello ROVD di Argun Roman Usmaev. Il poliziotto aveva in mano il telefono cellulare di Alichan. Quello che la sera prima gli avevano restituito insieme al passaporto prima di rilasciarlo dallo ROVD. Roman Usmaev mostrò l'ululato del lupo che risuonava dal cellulare di Alichan e invitò la gente a “non difendere un wahhabita”.

Ma queste persone, al contrario, tutte insieme hanno firmato un'istanza alla Procura della Cecenia sul nuovo sequestro di Alichan Markuev. Nell'istanza hanno scritto di essere sconvolti dall'abuso compiuto dagli agenti dello ROVD di Argun e di essere pronti a testimoniare in difesa di Alichan Markuev.

Da allora sono passate già tre settimane. Da Alichan non sono giunte notizie. Peraltro le persecuzioni della famiglia Markuev sono continuate. Dallo ROVD di Argun hanno preso a telefonare e ad esigere la comparizione dei due fratelli maggiori di Alichan. Istruiti dall'amara esperienza, i fratelli hanno subito lasciato la repubblica. In casa sono rimaste solo la madre, il padre e la sorella di Alichan Madina. Ogni giorno gli telefonano dallo ROVD e chiedono quando torneranno Ajubchan e Rajbek. I telefoni dei Markuev sono sotto controllo. Peraltro a questi telefoni temono di parlare solo gli stessi Markuev. Uno dei capi dello ROVD di Argun ha telefonato a Madina e ha detto: “Se uccidono gli attivisti per i diritti umani, non costa nulla togliere di mezzo anche voi”.

P.S. Come mostra la realtà, impaurire la popolazione, applicare il principio della “responsabilità collettiva”, bruciare le case dei genitori di chi si è dato alla macchia, non è il metodo più efficace per lottare con organizzazioni clandestine che si riempiono sempre di più. E l'amnistia si raccomandava già sotto Achmat-Chadži Kadyrov (proprio sotto di lui è tornata la maggior parte dei militanti). Ma ai tempi di Achmat Kadyrov e Alu Alchanov [16] agli amnistiati nella stragrande maggioranza dei casi si dava effettivamente qualche garanzia. Come mostra l'esempio di Markuev, ora la parola “amnistia” è una parola vuota.

Ma il problema è che l'amnistia, forse, è l'unico metodo per far tornare i giovani. A dire il vero, solo in un caso: se la legge opera. Capisce bene questo il vicino di Kadyrov – il presidente dell'Inguscezia. Neanche dopo il pauroso atto terroristico di cui ha sofferto di persona, Junus-Bek Evkurov ha dichiarato la jihad contro le organizzazioni clandestine. Al contrario, il presidente dell'Inguscezia ha dichiarato: “Tornare non è viltà, ma coraggio. Noi garantiamo un processo civile onesto a chi mostrerà questo coraggio”.

Sottotesto

A primavera Doku Umarov ha dichiarato che le organizzazioni clandestine hanno preparato 20 kamikaze. Solo in Cecenia e solo nell'ultimo mese ne sono saltati in aria già quattro. Bisogna dire che nel portare le “bombe viventi” al bersaglio i militanti sono diventati estremamente inventivi. Per esempio, gli shahid ciclisti. A proposito, anche uno di questi ciclisti è un abitante di Argun. Lo stesso che un giorno si dette alla macchia insieme ad Alichan Markuev.

Ecco cosa è noto del destino dei cinque ragazzi ceceni di Argun, che nell'agosto 2007 si sono uniti ai militanti.

Adam Gajsanov è diventato un terrorista kamikaze e si è fatto esplodere nel distretto di Vedeno [17].

Šamil' Soltachanov, invalido del III gruppo [18] per problemi di udito è uno degli shahid ciclisti che si sono fatti esplodere.

Rustam Muchadiev si è fatto esplodere nel centro di Groznyj.

Alichan Markuev, tornato spontaneamente e collaborante con le forze dell'ordine, è stato sequestrato dalle forze dell'ordine stesse. Non ci sono quasi speranze che sia vivo.

Dei cinque abitanti di Argun, che in media avevano 24 anni, è riuscito a salvarsi solo Aschab Sel'murzaev. Perché ha fatto in tempo a fuggire dalla Cecenia e dalla Russia.

Elena Milašina
Argun – Groznyj – Mosca

28.08.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/094/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Doku (Dokka) Chamatovič Umarov, capo della guerriglia cecena autoproclamatosi “emiro del Caucaso del Nord”.

[2] “Martire” in arabo, da intendersi come terrorista suicida. Il corsivo è mio.

[3] Città della Cecenia centrale, non lontano da Groznyj.

[4] La ridondanza è nell'originale.

[5] Ruslan e Rustam sono due varianti dello stesso nome.

[6] Esseri malefici della demonologia islamica, da intendersi qui come persone crudeli e perverse.

[7] Seguaci dell'estremismo islamico dell'arabo al-Wahhab (ma in Russia wahhabiti sono detti gli estremisti islamici in generale).

[8] Capoluogo del distretto di cui Argun fa parte.

[9] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche, molto attiva nella difesa dei diritti umani.

[10] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale degli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.

[11] Enormi, orribili casermoni fatti costruire all'epoca di Chruščëv. Il corsivo è mio.

[12] Se ne trovano anche su YouTube. Il corsivo è mio.

[13] Letteralmente “di ferro”.

[14] Achmat-Chadži Abdulchamidovič Kadyrov, padre dell'attuale presidente Ramzan, ucciso nel 2004 mentre era presidente della Cecenia.

[15] Berlina non esportata in Occidente.

[16] Alu Dadaševič Alchanov, sorta di “reggente” ceceno, presidente dal 2004 (dopo l'uccisione di Achmat Kadyrov) al 2006 (quando Ramzan Kadyrov ha compiuto 30 anni e ha potuto assumere la carica di presidente).

[17] Villaggio della Cecenia meridionale.

[18] Nel terzo gruppo di invalidità rientrano le carenze sensoriali.



http://matteobloggato.blogspot.com/2009/08/come-si-lotta-contro-il-terrorismo-in.html

28 agosto 2009

A proposito di informazione in Russia (V)

Ci sarà il ŽÈP (žurnalistika èffektivnoj politiki) [1]



Alla Facoltà di Giornalismo della MGU [2] dimostreranno che la politica del potere è la più corretta


Ieri al centro affari “Alexander House” sulla Bol'šaja Jakimanka [3] ha avuto luogo l'incontro del direttore generale del “Fondo per una politica efficace” (FÈP) Kirill Tanaev con i rappresentanti dell'unione studentesca della Facoltà di Giornalismo della MGU.

Si da il caso che dall'inizio dell'anno scolastico nella Facoltà funzionerà il cosiddetto “Laboratorio di dialogo sociale” – un luogo di discussione per i rappresentanti del potere organizzato dal FÈP. Secondo lo stesso Tanaev, il “Fondo per una politica efficace” “partecipa alla pianificazione politica e ideologica e di fatto lavora come una delle suddivisioni dell'amministrazione presidenziale russa”. Tanaev ha detto che il punto di vista del Cremlino non viene presentato adeguatamente. Proprio per questo insegneranno agli studenti della Facoltà di Giornalismo a capire cosa è strutturato in Russia e come. Peraltro il LOD [4] “non intende inculcare alcunché ad alcuno, esso intende convincere in modo argomentato” che la posizione del partito del potere [5] è la più corretta.

Il “Laboratorio di dialogo sociale” “ha il compito di portare la politica nella Facoltà di Giornalismo e di portare la Facoltà di Giornalismo nella politica”. Il “Fondo per una politica efficace” è molto interessato ad avere rapporti con l'unione studentesca, cioè con l'attivo del Komsomol [6], come l'ha chiamata il signor Tanaev.

Kirill Tanaev ritiene che per iniziare agli studenti sia necessario occuparsi di geografia, di storia e di informazione politica di attualità. Lo stesso Kirill Tanaev si è laureato in questa Facoltà. A suo dire, “in precedenza questa era una Facoltà che lavorava con l'ideologia”. “La Facoltà deve dare agli studenti un'idea di come è strutturata la vita politica attuale, chi sono i suoi principali partecipanti e far sì che gli studenti facciano conoscenza con questi non solo e non tanto dalle pubblicazioni e dai mezzi di informazione di massa, che, dal mio punto di vista, non di rado sono al confine tra il bene e il male e comunque vedano che la vita è strutturata un pochettino diversamente, non proprio così”, – dice Kirill Tanaev. Anche il signor Tanaev ha espresso il desiderio di condurre training per i docenti.

Marija Perepada, direttrice dell'unione studentesca della Facoltà di Giornalismo della MGU, ha proposto di organizzare iniziative a cui prenderebbero parte esperti del forum del Seliger [7]. La rappresentante dell'unione studentesca ha proposto di utilizzare per la pubblicazione dei materiali di lavoro del Laboratorio il giornale di Facoltà “Žurnalist[8].

Si propone di “condurre diverse iniziative politiche”, a cui saranno invitati studenti, docenti e “esperti di parte”. Così agli studenti sarà letto il “corso speciale di Modest Kolerov [9]”, che “si è occupato della lotta con le conseguenza delle rivoluzioni “dei fiori””. Inoltre si propone di invitare in Facoltà dei rappresentanti della chiesa ortodossa russa, perché, secondo il signor Tanaev, presto il ruolo della Chiesa nella vita ideologica del nostro paese “crescerà così tanto che vi stupirete”.

Accordi con la Facoltà finora non ci sono, ma si suppone che il caporedattore del portale “Kreml.org” [10] Pavel Danilin terrà un corso speciale sulla propaganda contemporanea. La Facoltà di Giornalismo, che secondo Tanaev deve padroneggiare meglio di tutti le tecniche di promozione e propaganda, per qualche motivo non si occupa di questo.

Alla domanda del corrispondente della “Novaja gazeta” se alle discussioni prenderanno parte persone con altri punti di vista, Kirill Tanaev ha detto che su alcune questioni non sono necessari diversi punti di vista e che l'obbiettività di principio non esiste.

P.S. Purtroppo la dirigenza della Facoltà di Giornalismo della MGU adesso è in vacanza e non è disponibile per dare dei commenti. Il direttore generale del FÈP Kirill Valer'evič Tanaev ha espresso il desiderio di commentare il proprio progetto in comune con la Facoltà di Giornalismo.
Leggete in proposito nei prossimi numeri.

Polina Mjakinčenko [11]

26.08.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/093/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Giornalismo per una politica efficace” (il corsivo è mio). Si allude al FÈP (Fond Èffektivnoj Politiki – “Fondazione per una politica efficace”), di cui poi nell'articolo.

[2] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale di Mosca)

[3] “Grande Jakimanka” (via del centro di Mosca).

[4] Laboratorija Obščestvennogo Dialoga (Laboratorio di Dialogo Sociale).

[5] Il partito dominante in Russia, “Russia Unita”, che ha il solo scopo di portare avanti la politica di Putin.

[6] KOMmunističeskij SOjuz MOLodëži (Unione della Gioventù Comunista), l'organizzazione giovanile del PCUS.

[7] Forum giovanile sui temi dell'istruzione che si tiene a Ostaškov, nella Russia centro-settentrionale sul lago Seliger.

[8] “Giornalista”.

[9] Modest Alekseevič Kolerov, storico e soprattutto direttore del dipartimento per le relazioni interregionali e culturali dell'amministrazione presidenziale.

[10] Portale del FÈP. Kreml' significa “Cremlino”...

[11] Polina Evgen'evna Mjakinčenko, aspirante giornalista (e parte in causa).


http://matteobloggato.blogspot.com/2009/08/nella-russia-neosovietica-di-putin-e.html