26 febbraio 2011

A proposito di riforme

Riforma come crimine




Sapete perché nella Russia putiniana le riforme sono impossibili? In un paese dove chi governa è estremamente inefficiente, l'efficienza è una forma di rivolta


Prendiamo la riforma dell'esercito. L'attuale ministro della Difesa Anatolij Serdjukov è un amministratore abbastanza capace e in qualsiasi altro paese l'avrebbe potuto compiere da tempo. Ma per condurre una riforma bisogna avere degli alleati. Questa è l'essenza delle riforme. Le riforme generano un enorme partito di avversari tra quelli gettati tra i rifiuti, ma generano pure un enorme partito di sostenitori – tra le persone che devono carriera, status e destino al riformatore.

Condurre la riforma dell'esercito russo in realtà è abbastanza semplice: per far questo bisogna creare nell'esercito un grande gruppo di ufficiali che beneficiano della riforma. Per far questo andando in cerca di un sostegno non bisogna appoggiarsi a un militare come il generale Šamanov, che manda i corpi speciali per difendere l'impresa del genero-bandito. Il generale Šamanov non vince e non perde nulla con le riforme di Serdjukov. Questi non ritiene di dovere la propria carriera a Serdjukov, ritiene che sia Serdjukov a doverla a lui.

Per far questo bisogna prendere un tenente colonnello capace e farlo generale e così mille volte – e i nuovi generali grideranno per Serdjukov. Lo capisce questo Serdjukov? Probabilmente sì. Ma, come capite, la creazione di un corpo di ufficiali fedele personalmente al nuovo ministro della Difesa e che beneficiasse della riforma sarebbe presa automaticamente per un tentativo di colpo di Stato e per di più finirebbe anche inevitabilmente in questo.

Oppure prendiamo la modernizzazione di Medvedev. Supponiamo che Medvedev sia un amministratore capace e sappia fare qualcos'altro che dar vita dopo lunghi sforzi creativi a un messaggio del presidente sugli aiuti per i bambini. Supponiamo che costruisse effettivamente una qualche oasi in cui cominciasse la modernizzazione. Il risultato sarebbe proprio lo stesso – la comparsa di uno strato di persone che beneficiano della modernizzazione e perciò sono interessate alla prosecuzione della modernizzazione e al rafforzamento del potere del modernizzatore.

La modernizzazione diventerebbe cioè alto tradimento.

Lo stesso per la politica della Russia nel Caucaso. E' facile portare l'ordine in Inguscezia o in Daghestan? Non è facile, ma è possibile. Ma per questo di nuovo è necessario un governante forte, circondato di persone che gli siano fedeli in tutto e che siano pronte a morire per lui. Sarete d'accordo, se contro la Russia là combattono persone che vivono come se fossero già morte, allora anche da questa parte devono esserci proprio tali persone.

Fra l'altro il Cremlino fa di tutto per prevenire la comparsa di leader forti in quelle repubbliche. O designa per il Caucaso leader notoriamente deboli (per esempio, Magomedsalam Magomedov in Daghestan) o, designato un uomo forte e onesto (come Junusbek Evkurov in Inguscezia), fa di tutto per ridurre la sua autorità.

Ma certo, nel Caucaso c'è un'eccezione: Ramzan Kadyrov. Ma questa eccezione conferma solo la regola. Kadyrov è circondato da persone che gli sono fedeli e sono pronte a morire per lui. E allora, può forse Mosca contraddire Kadyrov?

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

24.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/020/00.html (traduzione di Matteo Mazzoni)


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/la-russia-non-riformabile.html

22 febbraio 2011

A proposito di Putin (XVI)

Partenza tranquilla




Vladimir Putin avvia la propria campagna presidenziale


La “Novaja gazeta” aveva già scritto: nella corsa del 2012 vincerà quello del duumvirato che per prima annuncerà ufficialmente la partenza. Perché ciò significherà che la decisione interna di competere con due sconosciuti sarà stata presa e che, ahimè, le elezioni principali avranno già avuto luogo. Finora non sono seguite precise dichiarazioni, ma tuttavia ci sono segni che l'attiva preparazione della campagna di Putin sia cominciata.

Falsa partenza?

In superficie tutto sembra precisamente il contrario. Dmitrij Medvedev già due volte, anche se in diverse qualità – inizialmente come successore, poi come presidente – è stato alla rassegna annuale dell'élite mondiale a Davos, il che, rammentando il ruolo che questo luogo di villeggiatura alpino ha già giocato nella storia delle elezioni presidenziali russe nel 1996, si può, a dire il vero con una forzatura, considerare una conferma delle sue ambizioni, diffusesi alla vigilia del 2012.

Ci sono anche indicazioni dirette: Arkadij Dvorkovič, assistente del presidente, in un'intervista alla ВВС ha detto che, a quanto percepisce, Dmitrij Medvedev vorrebbe e sarebbe pronto a prolungare la propria permanenza al posto di padrone del Cremlino per un ulteriore mandato, stavolta di sei anni. Tutti sono stati d'accordo che difficilmente l'assistente avrebbe fatto tale dichiarazione senza il consenso del padrone, tuttavia nessuno né nella squadra di Medvedev né nella squadra di Putin ha preso il testimone e si è messo a sviluppare un tema scivoloso.

Ma ciò non significa affatto che non sia seguita una risposta.

Cos'ha raccontato la Gazprom

La fonte che ha chiarito questa questione non è un qualche funzionario chiacchierone, ma un noiosissimo resoconto di contabilità, che è stato pubblicato dalla Gazprom il 10 febbraio.

In esso è raccontata la storia poliziesca su come il 20 dicembre la Gazprom abbia venduto alla Gazprombank le azioni della NOVATĖK. Il poliziesco sta nel fatto che un pacchetto pari al 9,7% di questo produttore indipendente di gas è andato in tutto per 57,46 miliardi di rubli [1]. Anche se all'inizio di novembre, quando l'affare fu formulato, il valore del pacchetto era di 74,68 miliardi di rubli [2], al momento dell'affare (allora il prezzo non fu annunciato) era di 87,62 miliardi di rubli [3]. Il 21 dicembre è stato reso noto che l'opzione biennale per l'acquisto della quota della NOVATĖK appartenente alla Gazprombank è stata ottenuta da una certa compagnia “Hibridge Ventures Ltd”, dopodiché il prezzo ha superato i 90 miliardi di rubli [4].

La sessione della mai vista generosità della Gazprom ha avuto luogo su uno sfondo assolutamente inadatto ad essa. Nel resoconto si dice che nel gennaio-settembre 2010 i ricavi da esportazione della Gazprom sono caduti. In Europa sono caduti del 7,6% - fino a 953,36 miliardi di rubli [5]. “Donare” un miliardo di dollari, ma come minimo a tanto è ammontato lo sconto che la Gazprombank ha ottenuto, non è evidentemente alla sua portata, anche se una situazione in cui meriti gettare tali somme difficilmente si verifica di principio.

Ma cosa c'entrano qui Putin e la sua campagna presidenziale?

La sgridata improvvisa

Prima di rispondere, mostrerò ancora un fatto dalla vita della Gazprom, avvenuto per eloquente coincidenza lo stesso giorno, il 10 febbraio. Vladimir Putin, tradizionale difensore degli interessi della Gazprom, improvvisamente, seccamente e pubblicamente ha rimproverato il monopolio del gas. Anche se dire che ha rimproverato è dire poco. Putin ha minacciato di privare la Gazprom della cosa più cara, le tubature, cioè di toglierle ciò che propriamente è il portatore materiale del suo “monopolio naturale”. “O lavorate con efficienza o saremo costretti ad andare a cambiare le regole vigenti, ad andare a cambiare la legislazione perché siano tenuti in considerazione gli interessi del settore nel suo complesso” – ha dichiarato il premier. La Gazprom, secondo lui, non sviluppa le infrastrutture di trasporto, limitando lo sviluppo dell'economia: “Il deficit c'è, ma non facciamo entrare nessuno là. Voi ponete gli interessi della compagnia al di sopra degli interessi del settore, il che diventa un freno per l'economia”.

Putin ha ragione, per la Gazprom è da tempo il momento di concentrarsi sulla soluzione dei compiti del suo profilo. Ma proprio da tempo. Eppure l'insoddisfazione è apparsa da ben poco tempo, il che fa pensare.

E ricordare che proprio in quel giorno nero per la Gazprom, il 10 febbraio, la compagnia di stato “Inter RAO EĖS” [6], principale erede della defunta RAO EĖS, ha siglato un contratto a lungo termine per la fornitura di gas con la TNK-BP [7], che ha rotto con la Gazprom. Questo non è un fatto unico, ma la testimonianza di una preferenza di principio, che il maggior produttore di energia elettrica non da alla Gazprom, ma a produttori di gas indipendenti da essa – NOVATEK, TNK-BP, Northgas, che la “Inter RAO EĖS” intende riscattare da Farchad Achmedov. Il capo della “Inter RAO EĖS” Boris Koval'čuk spiega la propria politica: egli “deve avere la garanzia della stabilità della fornitura di carburante a giusto prezzo”. La Gazprom, di conseguenza, non corrisponde a queste condizioni.

Le persone interessate

Finora è chiara una cosa: sulla Gazprom si infittiscono le nubi. Ma il quadro diventa più multiforme e al contempo più chiaro, se si sostituiscono le cifre con le persone.

A chi toccherà il miliardo di dollari di cui è è stata privata la Gazprom? Prima di tutto alla Gazprombank, il cui nome non deve indurre in errore – la Gazprom non la possiede già da tempo. La Gazprombank attraverso la compagnia Lider [8] e la banca Rossija [9] sono controllate da Jurij Koval'čuk (con suo figlio Boris Koval'čuk ci siamo già scontrati). Ma, com'è già stato detto, la compagnia “Hibridge Ventures Ltd” ha un'opzione per l'acquisto delle azioni della NOVATĖK appartenenti alla Gazprombank. Le condizioni dell'opzione non sono note. Tuttavia è noto il nome del detentore dell'opzione – si tratta di Gennadij Timčenko, comproprietario della NOVATĖK, del grandissimo trader petrolifero Gunvor e di molto altro ancora e anche dell'immutabile capo della NOVATĖK Leonid Michel'son. E' ragionevole supporre che il premio da un miliardo di dollari in fin dei conti sarà diviso tra i signori Koval'čuk, Timčenko e Michel'son.

La cosa importante è che Koval'čuk e Timčenko, cosa di cui si è scritto più di una volta, fanno parte della cerchia più vicina a Vladimir Putin. Questo sarebbe già sufficiente per acquisire un ulteriore miliardo. Ma in questo caso – dalla sofferente Gazprom. Questi premia e arma chi porta un deciso attacco alla sua posizione – i fornitori di gas indipendenti. E' chiaro che è costretto ad agire così. Qualcosa del genere è semplicemente impossibile senza la partecipazione delle più alte forze politiche. La conclusione è solo una: nella cerchia più vicina a Putin, di cui fa parte anche Aleksej Miller [10], sta avvenendo un nuovo raggruppamento di forze e di mezzi. Il motivo è evidentemente politico e tra questi ci sono le elezioni presidenziali senza concorrenza. In questo periodo un oligarca privato affidabile è più valido di una leale compagnia di Stato, questi è più libero nel disporre dei mezzi e in generale anche più efficiente.

Se non avessi convinto che all'uscita di Dvorkovič la squadra di Putin ha dato una risposta convincente, si potrebbe ricordare come a febbraio la “Nacional'naja Media Gruppa” [11] controllata da Jurij Koval'čuk ha acquisito dalla Millhouse [12] di Roman Abramovič per 150 milioni di $ il 25% delle azioni della Spa “Pervyj Kanal” [13], aggiungendovi i pacchetti di maggioranza del 68% di REN TV [14] e del 72% della TRK “Peterburg – Pjatyj kanal” [15], per non parlare di altre attività, compreso, per esempio, il giornale “Izvestija”. Abbiamo davanti un'evidente preparazione mediatica alle elezioni, al centro della quale il principale agitatore e propagandista è il “Pervyj kanal” e lo stesso Jurij Koval'čuk.

Torniamo all'aritmetica. Koval'čuk ha ottenuto dal niente un miliardo di dollari (che, forse, dividerà con Timčenko e Michel'son) e per il pacchetto di maggioranza del “Pervyj kanal” ha dato in tutto 150 milioni di $ (molti sono convinti che anche qui siamo davanti a uno sconto). Come non ricordare qui l'affermazione di un altro oligarca, Boris Berrzovskij: il business più vantaggioso è il business sulla politica. Pare che il veterano abbia ragione.

Nikolaj Vardul'
giornalista economico

20.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/019/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Oltre 1,44 miliardi di euro.

[2] Quasi 1,88 miliardi di euro.

[3] Oltre 2,2 miliardi di euro.

[4] Oltre 2,26 miliardi di euro.

[5] Oltre 23,96 miliardi di euro.

[6] RAO sta per Rossijskoe Akcionernoe Obščestvo (Società per Azioni Russa), EĖS sta per Edinaja Ėnergetičnaja Sistema (Sistema Energetico Unico).

[7] Holding formata dalla TNK (Tjumenskaja Neftjanaja Kompanija, “Compagnia Petrolifera di Tjumen'” – Tjumen' è una città della Siberia occidentale) e dalla British Petroleum.

[8] Russificazione di leader. Probabilmente è solo una “scatola cinese”.

[9] “Russia”.

[10] Aleksej Borisovič Miller, vice-ministro dell'Energia e presidente della Gazprom.

[11] “Gruppo di Media Nazionale”.

[12] Società finanziaria.

[13] “Primo Canale” (il primo canale della TV di Stato).

[14] TV privata (REN sta per Renessans, “Rinascimento”).

[15] “TeleRadioKommunikacija (Tele-Radio-Comunicazioni) Pietroburgo – Quinto Canale”, canale televisivo pietroburghese indipendente.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/come-putin-prepara-la-campagna.html

20 febbraio 2011

A proposito di Gorbačëv

Michail Gorbačëv: “Anch'io avrei potuto “spadroneggiare a piacimento” [1], ma le elezioni corrette sono sempre più importanti del mantenimento del trono”




Domande non giubilari prima del compimento degli 80 anni


Come L'hanno licenziata? Nella sezione dei quadri del Cremlino?

– Ma non mi hanno neanche licenziato. Finora non c'è neanche una registrazione nel libretto di lavoro. E dal posto di Segretario Generale del CC del PCUS non sono stato licenziato. Ho cessato il mio lavoro. E l'ho dichiarato. Sono stato obbligato a rompere i miei rapporti con il vertice del PCUS.

La maggior parte dei segretari dei comitati regionali del partito sosteneva il colpo di stato del GKČP [2]. Per via del GKČP molte persone oneste tra 18 milioni di comunisti si sono trovate in una situazione morale gravissima. El'cin mi rimproverò una volta: che cose ha fatto la Sua gente, ha creato pure il GKČP. E adesso, probabilmente, è già chiaro a tutti: mi sono sforzato e ho trattenuto queste forze finché non hanno elaborato nuove leggi, finché non ci sono state libere elezioni. Ma ripeto, ho rotto i rapporti con il vertice del partito. E poi con l'attuale partito comunista non si possono avere rapporti! Gli attuali “comunisti” pongono aspramente le questioni, ma ad esse non seguono mai passi decisivi. La lealtà delle loro azioni, evidentemente, conviene al potere.

Ma pure i comunisti difficilmente vogliono vederLa tra loro. Ricordo le parole di E.K. Ligačëv [3]: “Ma dove mai lo (Gorbačëv) abbiamo lasciato scappare? Ma egli sta sulla piattaforma della socialdemocrazia!” Questo era il terrore dei comunisti?

– Andiamo per ordine. Un partito o un movimento socialdemocratico ci sono estremamente indispensabili, come in tutti i paesi europei, per difendere la gente anche sotto il capitalismo “digitale”.

Il KPRF [4] svolge questa funzione?

– Il KPRF non compensa la mancanza della socialdemocrazia, ma intorbida la storia.

E allora Lei? Perché non crea un suo partito? Gliel'hanno proibito? Chi?

– Sì. Io e molti miei amici avevamo questa intenzione – creare un partito. Quando questo fu reso noto a Surkov [5], questi mi chiese: “A che Le serve tutto questo? Non registreremo comunque il Suo partito”.

E Lei?

– Risposi: creeremo un movimento. E lo creammo. Ma un movimento non è proprio un partito. Non partecipa alle elezioni… Bisogna avere un partito socialdemocratico indipendente dal potere. La classe dominante mostra a tutti noi la bruttura della sua anima. Sono ricchi e dissoluti. Il loro ideale è qualcosa del genere Abramovič. Io disprezzo questo ideale. Perciò la ricchezza dissoluta è anche vergognosa. E' vergognosa per noi e per il paese.

Vergognosa? Non è forse che al paese non importa niente? I ricchi si arricchiscono, i poveri tacciono.

– La superpazienza finirà. La saldatura tra i ladri e chi li copre è già impossibile. Presto il popolo farà di “Dubinuška” [6] un inno…

Venediktov1 (a parte): E Baskov [7] canterà.

– Ridi pure, Aleksej… Ridi. Oltre alle tariffe vogliono ridurre a niente anche l'istruzione, renderla a pagamento. Ma perfino dopo la guerra era gratuita. Ad essa andava il 7% del PIL. Il popolo non è una forza lavoro a basso costo. Esso lo ha già capito.

Su El'cin e cose personali

Due giubilei in un mese. A febbraio ricorrevano gli 80 anni di B.N. El'cin. Il 2 marzo 80 anni per Lei. I vostri rapporti sono estremamente complicati.

– Ma non si tratta di rapporti, niente si riduce a lui e non c'è odio. Andai a dare l'estremo saluto a El'cin. So che molti hanno decifrato la CSI come “Un Modo per Far Dispetto a Gorbačëv”. Io per quanto mi riguarda, credimi, non mi uccido. Ma ecco che su Gorbačëv in qualche modo hanno avuto la meglio, ma non hanno avuto la meglio sulla CSI… Non hanno creato niente. Ecco l'essenziale. E il resto – adesso sono già… minuzie.

Cioè Lei non ha rimostranze sul monumento?

– Ma che lo facciano cinque metri più alto!

Sulla perestrojka

Ecco la domanda comune e principale: perché la gente sostenne con entusiasmo la perestrojka nel 1985, ma scontratasi con gli scaffali vuoti, maledisse in maggioranza tutti i valori non rafforzati dal salame? E ora alcuni la maledicono…

– Menzogna. La menzogna preferita della televisione di Stato. 10 anni fa la sociologia mostrò: il 40% delle persone riteneva che meritasse portare avanti la perestrojka e il 45% che non meritasse.

Ora già più del 50% ritiene che fosse indispensabile. Bisogna porre correttamente le domande articolate. Per esempio: meritava andarsene dall'Afghanistan?

Lo so, ero là, meritava. E la gente cosa dice?

– Il 90% che meritava. Anche della libertà religiosa il 90% dice – meritava!

Venediktov: Io le darei quell'Ordine dell'Insegna Rossa del Lavoro alle macchine agricole per la legge sulla stampa.

– Grazie a te, Aleksej. E anche la libertà di andare all'estero adesso al 90% - “a favore, sostengo”!

Cosa ancora?

– Non lo sapete da soli? Ma le libere elezioni, che sono comparse durante la perestrojka, adesso tutto il paese le aspetta di nuovo con impazienza e sostiene nel suo complesso che sono comparse per la prima volta nel paese al tempo della perestrojka. Così fu. Ci riuscimmo. Ora si sforzano di dimenticare cosa fu fatto. Riconducono la perestrojka alle nostre disgrazie, agli scaffali vuoti, ma ecco che allora si è anche prodotto ciò che usiamo, andando in chiesa, comprando visti, andando in Internet e comprando giornali.

Leggendo Solženicyn, Nabokov, Rybakov [9] e Dombrovskij [10], Brodskij, Dovlatov [11], Genis [12] e Pomeranc [13], Mamardašvili [14]

– Beh, basta, non hai neanche ricordato tutto. Anche i film, i libri, la fede. E al mondo abbiamo restituito la Russia e alla Russia il mondo. Ho dimenticato di aggiungere: abbiamo evitato la catastrofe della guerra nucleare. Ora, ripeto, questo non si ricorda particolarmente. Adesso è la storia stessa che ha fatto ciò che abbiamo ottenuto, qualcosa che esiste di per se.

Ne soffre?

– Per niente. Una volta Margaret Thatcher disse, quando con cinque presidenti dovevamo intervenire a un forum, la faccenda si trascinava, Margaret si innervosiva, lo notai [15]. In risposta sentii da lei: “Presidente Gorbačëv, ho capito da tempo che lei è una persona senza nervosismo”. Cosicché non mi innervosisco.

Ma si può non crederci? Putin e Medvedev non La toccano, mostrano (con, penso, diverso grado di sincerità) buona disposizione, ma tutta la televisione che è controllata dallo Stato, La “fa secca” praticamente ogni sabato e domenica.

– Ma quasi tutti i giorni.

Ma come spiega tale attenzione?

– Con la situazione interna.

Ma in cosa consiste?

– Ma nel fatto che di Gorbačëv è la libertà, la democrazia, è un sistema che include in se un parlamento funzionante, il pluralismo delle opinioni, il pluralismo della proprietà. Sono istituti, sono strumenti.

Ha avviato un programma giusto Putin? Sì. Sinceramente parla di modernizzazione Medvedev? Sì! Ma come? Con quali forze? Perché non va? Perché hanno bloccato i progetti nazionali? Buoni, ottimi progetti! Ma li hanno bloccati.

E perché?

– Accumulo di capitali, soldi – è giusto. Ma senza capitale umano, senza accumuli di motivazioni degli intellettuali, senza lo sviluppo di un sistema che garantisca l'accesso paritario delle persone alla vita della società, sarà un fallimento. Significa che parliamo di nuovo di elezioni corrette. Di quelle corrette e non di quelle in cui ci si mette le mani nei capelli per i brogli. Peggio di tutto è che la società perde l'abitudine a una lotta corretta alle elezioni, essa sa che comunque frodano nei conti, hanno rotto la società, essa si è rappacificata con la falsità. Ma non sarà a lungo così, lo so.

Poco tempo fa Dmitrij Medvedev ha criticato la glasnost', non mi metterò a trasformare questo in un'aspra polemica. Ma è una divergenza nei principi sui rapporti con la società.

Se non ci sarà libertà di parola – STRISCEREMO molto a lungo sulla rotta del transito democratico. Ma bisogna capire: la vita buona della gente è legata alla democrazia, in cui c'è il controllo sul potere e non all'autoritarismo, che controlla la gente e le sue libertà.

Lei parla di “strisciare verso la democrazia”. Vi assicuro: non tutti strisceranno fino a là. O così: non tutti strisceranno o vorranno strisciare fino a là. Perché soffrire e umiliarsi? 1250000 persone (o più) se ne sono andate dalla Russia. Non i peggiori. La classe media. Non per il salame e i jeans, ma per l'“aria” – la libertà, la sicurezza, l'aspirazione a vivere fuori dalla corruzione. Questo è paragonabile alla quantità di persone che se ne andarono negli anni 1917-1918…

– Sì?

Sì. Se ne va non l' “élite dissoluta” (secondo la Sua espressione), ma la classe media responsabile. Una sorta di “Fuga 2” [16]… Come fermarla? E bisogna farlo? Forse va benedetta?

– Io non me ne andrò. Scherzo per scherzo – “non ve la aspettate”. Seriamente la dico così: io penso che una persona che lascia la Patria… per di più con la famiglia… – basta. Non ci sarà felicità, non ci sarà mai piena felicità. Così toccherà soffrire fino alla fine della vita perché tutto è rimasto là da qualche parte.

Penso anche così: se faremo rinascere un progetto democratico, non solo non se ne andranno, ma cominceranno a tornare.

Ma a quali condizioni?

– Quella di non accettare di puntare sullo zar, sul premier, sul comando manuale. Ma il popolo non è comandabile nella sua parte attiva. E' accettabile considerare la gente e non solo il potere, ma il paese e farlo sviluppare.

Venediktov: E il comando manuale del Segretario Generale? Lei non ha forse usato il comando manuale? Non puntavano anche i democratici personalmente sul Segretario Generale?

– Puntavano, puntavano.

Venediktov: Cioè era così: come il Segretario Generale decide, così sarà (se ci sarà la democrazia, per esempio, o non ci sarà). E potrebbe essere così in eterno…

– Quella era la dittatura del partito e dei suoi quadri. Per me questo era diventato impossibile… E' impossibile la politica che propongono ora: rigettare tutto in difesa del potere personale per tenerlo nelle proprie mani.

Venediktov: Non giudichi come un comunista. I comunisti non hanno ceduto il potere. E Medvedev, tra l'altro, non era comunista.

– Non lo era? E Putin?

Putin lo era.

M.S. [17]: Adesso parliamo seriamente. Il potere non deve, non ha diritto di spendere tutte le sue forze, il popolo, le risorse del paese per mantenersi. La questione principale è la vita interna del paese. Questo è un supercompito. Come vive il paese. E grazie a Dio nella società, tra l'intellighenzia, nel mondo degli affari, nella stampa questo concetto c'è e arriva già a tutti. Io vedo: sia il presidente, sia Vladimir Vladimirovič si sforzano, entrambi si sforzano, ma nel paese è sempre più forte l'odore di imitazione. C'è bisogno di passi reali, fatti reali, cose originali e invece di questo hanno risteso fino all'assurdo le leggi elettorali. Beh, come in seconda elementare: il ragazzo sega le gambette della seggiola perché siano più stabili, ma la seggiola cade. “Ah, ho sbagliato un pochino”. Di conseguenza hanno inventato una cosa e ne è risultata tutta un'altra. E nel paese? La cosa principale che “hanno segato” – è l'elettività! Solo questa rinnova, conserva, crea. Hanno liquidato tutto: le elezioni dei capi delle regioni, le elezioni su base maggioritaria. E' stabilità questa? O conservazione del potere personale?

Ma Lei poi che ne pensa?

– …E che fanno con i partiti? Li tirano fuori dal taschino? Ma enormi masse di persone, le forze delle persone sono messe da una parte. Le rifiutano, le spingono fuori dalla politica, dalla vita sociale. I partiti tascabili per sopravvivere si fanno amici tra loro, indignandosi in pubblico. C'è un serio articolo di Leonid Mlečin [18] sulla “Novaja gazeta” – per il potere i comunisti hanno civettato con i nazisti per mettere da parte i socialdemocratici. E hanno aperto la strada a Hitler. Ecco che anche ora alcuni civettano con i nazionalisti, cercando di tirarli dalla propria parte.

Prima hanno ottenuto (volgarità) che gli uni sono NOSTRI [19] e gli altri in generale non sono di nessuno e adesso arruolano sostenitori su base nazionale.

Ma noi ci siamo sempre formati come paesi multietnico e pluriconfessionale con pari condizioni per tutti. Per centinaia di anni abbiamo fatto la strada di un paese per tutti e non di “Mosca per i moscoviti” o “La Russia per i russi”.

In generale sono orgoglioso di appartenere alla parte slava, russa del nostro popolo. Ma questa è anche una colossale responsabilità per gli altri! Non bisogna togliersela di dosso, ma prenderla su di se. Provo una seria inquietudine perché ci spingono al nazionalismo. Talvolta si può anche fare un inventario storico di tutti quelli che hanno civettato con i nazionalisti. Sono finiti tutti molto male. Ricordo il pensiero di Mlečin: in Germania negli anni '30 del secolo scorso i comunisti si unirono ai nazisti per lottare contro la socialdemocrazia. E dove sono quei comunisti? In quali forni?

Sul patriottismo, il giubileo e Internet

Ecco cosa sarà una storia per i nazionalisti: il festeggiamento del giubileo di Gorbačëv nella Albert Hall di Londra.

– Il 2 marzo festeggeremo il giubileo a Mosca e il 30 marzo a Londra – una manifestazione benefica per sostenere il Centro per la cura della leucemia infantile R.M. Gorbačëva [20].

Io La vedo spesso al lavoro in Internet. Lei condivide il punto di vista, secondo cui in Rete la gente si distacca dallo stato, costruisce le proprie comunità e che in Russia con la crescita del numero di utenti fino a 70 milioni diventerà impossibile qualunque dittatura?

Prendi un provider per la barbetta, strappi più forte – e non c'è più Internet. E ci siamo arrivati. Certo, i tentativi di controllare la Rete già ci sono: ecco che qualsiasi “troll” cerca di intorbidare ogni questione. E non di meno la televisione di Stato per rapidità e completezza di informazione ha perso nei confronti di Internet . (La nostra conversazione si è svolta prima dell'atto terroristico di Domodedovo, quando tutti i canali della televisione di Stato hanno mostrato serial e talk show e solo Internet ha dato informazioni dall'aeroporto.)

Sui guadagni

Come ha speso il premio Nobel? Per la Fondazione?

– Non l'ho neanche visto.

?!

– Mi comunicarono: è stato conferito. Chiesi di preparare la decisione – distribuire questi soldi. Nei distretti che hanno sofferto per Černobyl' hanno costruito sei cliniche. Li hanno mandati anche in Kazakistan, in aiuto all'Aral che si sta prosciugando. Ecco tutto il premio.

E ora come guadagna per la Fondazione?

– Con le lezioni.

Dicono che c'è il primo sestetto di premier e presidenti, le cui lezioni sono le più pagate.

– C'è. Ci sono conferenzieri per cui c'è grande richiesta.

Bush senior… Gorbačëv… Clinton, Thatcher?

– E Helmut. Helmut Kohl. E adesso anche Tony Blair.

Come si svolge questo?

– Esistono centri per l'organizzazione di questi incontri. Il pubblico va da 5 a 15 mila persone. Inoltre invitano le grandi corporazioni. Io intervengo continuamente – la Fondazione ha bisogno di vivere, di sviluppare i programmi. Beh, pago anche le tasse.

Qui?

– Certo, solo in Russia.

Su cose del tutto personali e non da festa

Raisa Maksimovna bruciò le Sue lettere? E' vero?

– Le bruciò.

Tutte?

– Sì, cinquantadue lettere. Che aveva conservato per tutta la vita. Sono le lettere della nostra gioventù. Le scrissi dalle trasferte.

Perché le bruciò?

– Era rimasta scossa da Foros [21]. Dopo Foros, quando ci assediarono nella residenza e i golpisti decisero di mandare una commissione per confermare che ero terribilmente malato, ella capì che sarebbero venuti a storpiarci.

In generale le era diventato insopportabile reggere la nostra vita…

Fai attenzione a questo, in generale lo sanno pochi: dopo Foros ebbe un grande spasmo e presto un micro-ictus. Quando vennero in volo a prenderci a Foros, ella era già a letto. Anche in aereo stette distesa, non volammo stando sulle poltrone, ma sul fondo. Bevevamo. Allora non pensavamo alla salute. Ma poi cominciò…

Non andai neanche in Piazza della Libertà [22] quando mi aspettavano. Di questo mi rimproverano già da 20 anni. Andai con lei. Poi ebbe un'emorragia a entrambi gli occhi. Le si indebolì nettamente la vista. Inoltre lo stress oltre il limite continuava…

Passava gran parte del suo tempo sulla veranda, leggeva giornali. Uno di quei giorni dice: non è possibile che nella nostra vita si infilino degli estranei. E gettò le lettere nella stufa. Piangeva e gettava. Anch'io, Dima [23], mi arresi proprio. Bruciai 25 libretti dei miei appunti. Non il diario personale, ma gli appunti di lavoro. Con sfumature, caratteristiche, piani. Li bruciai, pensando che l'avrei un po' aiutata con questo…

Diciamo addio. Chiudiamo questo tema.

Tace. Prende i fogli di un suo articolo non finito e per calmarsi legge ad alta voce:

– “Il secolo è stato difficile, tragico. Ma non sono d'accordo con quelli che dicono che la storia non insegna niente, che l'umanità ripete sempre gli stessi errori. Basta paragonare la prima e la seconda metà del ХХ secolo. Due guerre mondiali, che hanno desolato l'Europa e hanno inferto profonde ferite ad altri paesi, sono state una delle più grandi catastrofi della storia umana. A questo è seguita l'invenzione dell'arma atomica. Se la storia continuasse nella logica di prima, la nuova guerra avrebbe potuto annientare la nostra civiltà. Ma questo non è accaduto. E anche se la guerra fredda ha sottoposto il mondo a una nuova dura prova, a un rischio colossale, essa non si è sviluppata in una vera grande guerra. Ce la siamo cavata senza un incendio mondiale. La generazione dei politici che operavano allora (negli anni '80 – nota dell'autore) ha accolto l'appello del tempo e ha potuto porre fine alla guerra fredda. Tutto il mondo tirò allora un sospiro di sollievo, pensando che ciò non sarebbe mai stato dimenticato. Quelli che dicono che le lezioni della storia sono inutili si sbagliano e chi sta al timone della vita politica ed economica non ha semplicemente il diritto di ignorare queste lezioni. Forse i leader politici odierni non hanno semplicemente tempo? (…)

Quando nel 1985 diventai Segretario Generale del CC, nel paese, nel mondo maturava l'esigenza di grandi cambiamenti. Ma c'erano anche risorse del tutto sufficienti per andare avanti per inerzia per altri 10-15 anni. Avrei potuto, per dirla con le parole di un poeta, “spadroneggiare a piacimento”, come hanno fatto molti politici prima di me, come fanno anche ora, oggi. Che io e l'allora leadership sovietica non siamo andati per questa strada, lo ritengo un nostro merito. Anche se rischiammo e lo capimmo, anche se non tutto andò come immaginavamo.

Sentimmo nella società un'enorme, impaziente richiesta di cambiamenti: così non si poteva più vivere. L'acuta comprensione di ciò sorse nella società stessa. “Esigiamo cambiamenti!” – è uno slogan che risuonava tra gente di varie convinzioni, appartenente a diversi strati sociali”.

Si stacca dal testo:

– Ma ecco! Precisamente così.

E aggiunge:

– Bisognava decidersi. E ci decidemmo.

1Alla conversazione ha partecipato il direttore della stazione radio “Ėcho Moskva” [7] Aleksej Venediktov.

Dmitrij Muratov [24]

15.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/017/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Espressione usata dal cantautore Bulat Šalvovič Okudžava nella sua canzone Molitva (Preghiera), traduzione di una poesia di François Villon.

[2] Gosudarstvennyj Komitet po Črezvyčajnomu Položeniju (Comitato Statale per lo Stato di Emergenza), nome ufficiale della giunta golpista che tentò di prendere il potere nel 1991.

[3] Egor' Kuz'mič Ligačëv, segretario del CC del PCUS, eterno avversario di Gorbačëv.

[4] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).

[5] Vladislav Jur'evič Surkov, primo vice-capo dell'amministrazione presidenziale, “ideologo” ed “eminenza grigia” del regime di Putin.

[6] “Piccola mazza”, canto rivoluzionario.

[7] “Eco di Mosca”, radio relativamente indipendente.

[8] Nikolaj Viktorovič Baskov, giovane e popolare tenore e personaggio televisivo.

[9] Anatolij Naumovič Rybakov, scrittore, le cui opere sui tempi di Stalin (in cui fu anche nel GULag) potevano circolare solo clandestinamente in URSS.

[10] Jurij Osipovič Dombrovskij, scrittore censurato, perseguitato e ucciso dal regime sovietico.

[11] Sergej Donatovič Dovlatov-Mečik, scrittore inviso al regime sovietico, emigrato negli USA.

[12] Alexander Genis, scrittore emigrato negli USA noto come voce di Radio Free Europe.

[13] Grigorij Solomonovič Pomeranc, filosofo dissidente passato per il GULag.

[14] Merab Konstantinovič Mamardašvili, filosofo georgiano tenuto in scarsa considerazione nell'URSS.

[15] L'eloquio contorto e scorretto è nell'originale.

[16] Immaginario seguito del film “La Fuga” sulla fuga dei “bianchi” dopo la vittoria dei bolscevichi.

[17] Michail Sergeevič (Gorbačëv).

[18] Leonid Michajlovič Mlečin, noto giornalista della TV e della carta stampata.

[19] Allusione ai “Nostri”, movimento giovanile pro-Putin.

[20] Raisa Maksimovna Gorbačëva.

[21] Città dell'estremo sud della Crimea.

[22] Nome non ufficiale della piazza davanti alla "Casa Bianca" (allora sede del parlamento, oggi sede del governo), luogo simbolo della resistenza al colpo di stato del 1991.

[23] Diminutivo di Dmitrij.

[24] Dmitrij Andreevič Muratov, direttore della “Novaja gazeta”.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/considerazioni-anche-strettamente.html

16 febbraio 2011

A proposito di Dubrovka (III)

La Procura ha riaperto le indagini sul caso dell'atto terroristico di Dubrovka

Feb. 14, 2011, 13:41

La Procura di Mosca ha abrogato la disposizione sulla cessazione del procedimento penale sull'atto terroristico di Dubrovka nell'ottobre 2002. Alla Commissione Inquirente sono state date indicazioni per l'organizzazione di un'inchiesta supplementare sui fatti accaduti.

Come ha comunicato il "Kavkazskij uzel", il 23 ottobre 2002 un gruppo di militanti sotto il comando del 23enne Movsar Baraev durante la rappresentazione del musical “Nord-Ost” [1] prese degli ostaggi. In cambio della loro vita i “baraeviani” chiesero l'immediata cessazione delle operazioni militari in Cecenia e il ritiro delle forze federali dal territorio della repubblica. Le richieste dei militanti non furono esaudite. Dopo quasi tre giorni gli uomini delle strutture armate condussero un'operazione per la liberazione degli ostaggi. Tra gli ostaggi morirono, secondo vari dati, da 125 a 130 persone, inoltre più di 700 persone rimasero danneggiate. Tra i militanti 21 uomini e 19 donne furono uccisi durante il blitz.

Abbiamo denunciato alla Commissione Inquirente e alla Procura il fatto che non sia stata trovata una parte dei militanti, che se ne sono andati dal teatro, non è stata trovata anche una parte delle armi da fuoco, l'apparecchiatura satellitare e il computer con cui i terroristi andavano in Internet. Abbiamo provato tutto questo e sia la Procura, sia gli organi inquirenti hanno accolto le nostre prove, abrogando la disposizione sulla cessazione del procedimento penale e dando indicazioni per la riapertura delle indagini” – ha notato il rappresentante delle vittime, l'avvocato Igor' Trunov.

Secondo l'interlocutore, ai rappresentanti delle vittime è riuscito dimostrare che durante il blitz non sono stati uccisi tutti i terroristi, è scomparsa anche parte del loro armamentario. “La cosa più probabile è che adesso ricerchino questi terroristi, parte dei quali se n'è andata, dunque chiudere il caso e togliergli l'imputazione è sbagliato” – ha sottolineato Trunov, che cita l'Interfax.

A quanto si è saputo nel corso delle indagini, I terroristi che presero il centro teatrale furono aiutati dalla polizia. Molti dei militanti avevano con se passaporti falsi, emessi dalle forze dell'ordine della Kara
čaj-Circassia, ha reso noto la RIA “Novosti” [2].

Il 20 giugno 2003 il tribunale cittadino di Mosca ha riconosciuto colpevole di favoreggiamento di terrorismo e della presa di ostaggi nella Casa della Cultura di Dubrovka Zaurbek Talchigov
[3]. Secondo i dati delle indagini, Talchigov si sarebbe messo in contatto via cellulare con i militanti e gli avrebbe trasmesso informazioni sulle posizioni dei tiratori scelti e delle protezioni nella zona del centro teatrale. L'imputato non si è riconosciuto colpevole. Il tribunale lo ha condannato a 8,5 [4] anni di detenzione. Il 16 ottobre 2003 la Procura emise una disposizione sulla cessazione del procedimento penale per via della morte dei terroristi.

Secondo un sondaggio del centro Levada [5] condotto dall'8 all'11 ottobre 2010, il 74 % dei russi che vi hanno preso parte ritiene che le autorità russe non abbiano comunque raccontato tutta la verità su ciò che accadde nell'ottobre 2002 nel centro teatrale di Dubrovka.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "In 14 anni gli atti terroristici a Mosca hanno mietuto quasi 600 vite", "Kriger [6]: a molte importanti domande sul "Nord-Ost" non c'è ancora risposta", "Le vittime di sciacallaggio legato all'atto terroristico di Dubrovka otterranno un aumento dei risarcimenti dalla Corte Europea"

Kavkazskij uzel”, http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/181026/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note

[1] “Nord-Est”.

[2] Russkoe Infomacionnoe Agentstvo (Agenzia di Informazioni Russa) “Notizie”.

[3] In realtà sembra che l'addetto al trasporto di carne ceceno Zaurbek Junusovič Talchigov si sarebbe prestato a fare da mediatore rispondendo all'appello lanciato dal deputato ceceno Aslanbek Achmedovič Aslachanov ai propri connazionali.

[4] Sic.

[5] Centro di studi sociologici intitolato alla memoria del sociologo Jurij Aleksandrovič Levada.

[6] Michail Aleksandrovič Kriger, attivista per i diritti umani.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/si-riaprono-le-indagini-su-dubrovka.html

15 febbraio 2011

A proposito di una nuova Cecenia

Merita difendere la Cecenia




Nella repubblica ci sono centinaia di procedimenti penali per sequestro di persona. Uno di essi può essere risolto. A ben vedere, lo stato ha preso a rispettare la legalità in Cecenia


L'omicidio di Anna Politkovskaja nell'ottobre 2006 fu un colpo terribile al sistema per la difesa dei diritti umani formatosi negli anni delle guerre cecene e in qualche modo segnò la fine della tappa storica dell'aperta contrapposizione armata di Russia e Cecenia. Cominciò una nuova tappa – la costruzione in Cecenia di un regime di potere personale assoluto.

L'omicidio di Natal'ja Ėstemirova nel luglio 2009 segnalò duramente che la costruzione del regime era finita. Questo omicidio non sotterrò solo il movimento ceceno per la difesa dei diritti umani. Esso dimostrò che il nuovo regime in generale non presuppone neanche il minimo contratto sociale con la propria popolazione, si basa interamente sull'intimidazione ed è possibile solo con il sostegno di Mosca.

Ma l'autoritarismo del sistema di governo putiniano è costruito sulla coesistenza di molti sistemi di coordinate. Gli uomini delle strutture armate e il business, la Casa Bianca [1] e il Cremlino, la Procura Generale e la Commissione Inquirente, l'esercito e il Ministero degli Interni. Sotto la pressione della crescita degli umori anti-kadyroviani in queste comunità per Putin è sempre più difficile giustificare l'indipendenza de facto della Cecenia dalla Costituzione russa, secondo cui, per molti versi formalmente, vive comunque il resto della Russia.

Nella società russa, la cui opinione viene considerata per ultima dal potere, l'atteggiamento verso la Cecenia odierna è ancor più catastrofico. I nazionalisti usano già la questione cecena per raccogliere sostenitori per azioni di protesta di massa. Dopo ogni atto terroristico in Russia (non nel Caucaso) cresce il numero di quelli che intervengono in favore dell'indipendenza della Cecenia de iure.

Tuttavia, finché tutte le forze sociali tollereranno lo status quo esistente, solo una comunità, tradizionalmente non presa sul serio “si batterà per la Cecenia”.

Dopo l'omicidio di Natal'ja Ėstemirova 28 organizzazioni russe per la difesa dei diritti umani hanno siglato un memorandum per la creazione del Gruppo Mobile Unito (SMG [2]) per il lavoro in Cecenia. La locomotiva è stata l'organizzazione russa “Comitato contro la tortura” con l'ufficio principale a Nižnij Novgorod [3].

Ecco che già da più di un anno, dandosi il cambio, i collaboratori del “Comitato contro la tortura” si trovano in ininterrotta trasferta in Cecenia. Il meccanismo del loro lavoro si distingue del tutto dalla tradizionale attività per la difesa dei diritti umani. E' la sintesi di attività investigativa (essenzialmente il duplicato delle indagini della polizia) e di lavoro di stampa di avvocati altamente professionali sulle strutture delle forze dell'ordine. O lavorate o riconoscete un fatto evidente a tutti: il potere ceceno non è sottoposto a nessuno e non è controllato da nessuno.

Ha senso dimostrare un fatto evidente a tutti? E' una domanda complessa, a cui ognuno risponde per conto suo. Dirò solo che alcune organizzazioni tradizionali russe per la difesa dei diritti umani “hanno rotto” con il memorandum e hanno smesso di andare in Cecenia. I rischi sono grandi, i risultati non sono evidenti. D'altra parte, tutti gli uomini più altolocati delle strutture armate, che non hanno siglato il “memorandum degli attivisti per i diritti umani”, si inseriscono nel processo.

Islam

Così succede: una situazione comune all'improvviso si sviluppa in qualcosa di socialmente importante. Una combinazione di circostanze, persone e motivi.

Islam Umarpašaev è un giovane ragazzo ceceno, tipico per la Cecenia odierna. La sua infanzia ha coinciso con due guerre. Istruzione – zero, prospettive nella Cecenia odierna – zero, in Russia – tanto peggio. Il Corano è il principale libro della sua vita. A 20 anni, come molti coetanei, fu condannato secondo il tradizionale per i ceceni articolo 208 – partecipazione a una formazione armata illegale. Un anno di colonia penale – una condanna tipicamente lieve per chi in realtà non ha partecipato da nessuna parte e a niente, al massimo ha simpatizzato [4]. La base della condanna – una confessione spontanea strappata sotto tortura (corrente elettrica). Stette in prigione, tornò, dopo di che i principali nemici della sua vita sono gli sbirri. Il principale divertimento sono le chat, in cui questi stessi sbirri vengono puniti da centinaia di giovani ceceni, ma certo non tutti sono capaci di una reale jihad.

Per le chat, su soffiata dei servizi segreti locali, Islam fu pure preso per la seconda volta.

A dicembre 2009 lo arrestarono a casa, in presenza di tutti i familiari, secondo uno schema rodato – giunsero persone armate e lo portarono non si sa dove. Non poi molto lontano – alla base dell'OMON [5] ceceno, dove lo tennero incatenato a un termosifone fino ad aprile e poi lo rilasciarono.

Non succede molto spesso, ma gli arrestati per sospetto di odio per le strutture armate della Cecenia (che viene valutato come simpatia per i militanti) vengono comunque rilasciati. Nel caso di Islam entrarono in azione molti fattori. In primo luogo, fin dall'inizio non gli avevano sparato. Lo picchiarono per qualche giorno di fila e quando capirono che non rappresentava alcuna minaccia reale (forse virtuale), che non aveva legami “con quelli alla macchia” [6], cercarono di costringerlo a collaborare. Quando si rifiutò, presero evidentemente a “detenerlo per ottenere un risultato”. Cioè una persona sta in prigione finché non gli crescono barba e capelli e poi il cadavere con i segni caratteristici di un “fratello dei boschi” viene gettato sul luogo di “operazioni speciali” che non ci sono state e per cui si viene premiati non male.

Ma i familiari fecero rumore, ottennero l'apertura di un procedimento penale per sequestro di persona e principalmente – mandarono una denuncia alla Corte Europea. La Corte Europea letteralmente subito mandò una richiesta a Mosca. La richiesta fu mandata in basso e diventò chiaro che Islam morto sarebbe stato problematico da far passare per militante.

Qui per l'appunto a Mosca fecero esplodere il metrò. Questo è importante. Quando Islam dopo quattro mesi di prigionia fu comunque rilasciato, gli posero una condizione: ritirare tutte le denunce e dire che non aveva passato il tempo nei sotterranei dell'OMON ceceno, ma nei dintorni di Mosca. Bisogna dire che la condizione spaventò Islam e i suoi familiari. Se non ci fosse stato l'atto terroristico a Mosca (e la paura che dopo breve attesa l'avrebbero acchiappato di nuovo, ma già per favoreggiamento delle esplosioni a Mosca), tutte le denunce sarebbero state ritirate, tutte le bocche sarebbero state serrate.

Proprio la paura spinse Islam ad andare di mattina presto a luglio dagli attivisti per i diritti umani – all'ufficio del Gruppo Mobile Riunito.

Cosa possono fare

Come ho già detto, i metodi dello SMG non sono solo da attivisti per i diritti umani, sono polizieschi. Nel senso primitivo della parola “da forze dell'ordine” [7]. La dichiarazione che “hanno preso” (slang dei collaboratori del “Comitato contro la tortura”, molti dei quali sono essi stessi ex poliziotti o ex procuratori), sia per forma, sia per sostanza ricorda un interrogatorio professionale. L'operato – pure. In primo luogo, è stato risolto il compito della “difesa dei testimoni”. Islam e sua madre sono stati evacuati a Nižnij Novgorod per “svolgere cure”. Il secondo compito è stato la rianimazione del procedimento penale sul sequestro di Islam. L'intensità della rianimazione è stata stupefacente. Solo la richiesta di svolgimento di un esame del luogo dell'accaduto (cioè l'irruzione nella base dell'OMON ceceno) ha causato uno choc a tutta la verticale delle forze dell'ordine della Cecenia. Hanno preso a invitare i rappresentanti dello SMG per conversare negli uffici, cercando di capire: da dove vengono tale sfacciataggine e intrepidezza? E' cambiato l'inquirente incaricato del caso.

Alla seconda richiesta – condurre l'identificazione di tutto l'organico dell'OMON ceceno (309 persone) o personalmente, o in fotografia – ha reagito già il comandante dell'OMON Alichan Cakaev.

A quel tempo lo SMG ottenne la fornitura agli Umarpašaev di una protezione ufficiale nell'ambito del programma di difesa dei testimoni. Così ecco che un agente del programma di protezione dei testimoni portò EGLI STESSO [8] i propri protetti (il padre e il fratello di Islam) a un incontro con Alichan Cakaev. Cakaev propose di regolare il conflitto, cosa su cui gli Umarpašaev, sia padre, sia figlio, non furono d'accordo. L'agente del programma di protezione dei testimoni fu tolto dalla scorta e lo SMG portò gli Umarpašaev padre e figlio oltre i confini della Cecenia. Il lavoro con gli inquirenti continuò. Tra l'altro anche per canali internazionali.

So con precisione che molti alti diplomatici occidentali che si sono incontrati con il presidente Medvedev, il Procuratore Generale Čajka e il capo della Commissione Inquirente Bastyrkin hanno posto domande sul caso Umarpašaev. Ho perfino osservato personalmente il processo, quanto rapidamente alcuni diplomatici abbiano familiarizzato con i dettagli e ce l'abbiano fatta con i cognomi ceceni che figurano in questo caso, da una parte tipico, ma dall'altra del tutto unico. Certo non tutte le famiglie hanno osato fare denuncia. Ben pochi sequestrati sono vivi. E solo una persona fino ad oggi è pronta a collaborare con gli inquirenti, a riconoscere gli agenti dell'OMON ceceno. Questa unica persona è Islam Umarpašaev.

In generale, quando lo SMG ha raggiunto la locale verticale delle forze dell'ordine con I suoi appelli, fuori luogo nella realtà cecena, al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale della Federazione, il gruppo si è aggrappato a Bastyrkin. Prima istanza del capo del “Comitato contro la tortura” Igor' Kaljapin sul passaggio delle indagini sotto il controllo della Commissione Inquirente della Federazione. Rifiuto. Seconda istanza al nome di Bastyrkin – rifiuto. Ma ecco che la terza volta l'istanza fu accolta, il caso fu trasmesso all'amministrazione centrale per il distretto federale del Caucaso del Nord e quello Meridionale. Inoltre di questo fece richiesta a Bastyrkin il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Tomas Hammamberg. E allora nel caso entrò un inquirente, Igor' Sobol', che aveva lavorato per molti anni in Cecenia, mettendo in prigione anche quelli che ora sono al potere in Cecenia. Questi comparve di nuovo in Cecenia nel luglio 2009, quando fu uccisa Nataša Ėstemirova, perché proprio lui fu designato capo del gruppo inquirente incaricato di questo caso.

Un punto di non ritorno?

Sobol' chiese: “Questi non ritratta le proprie dichiarazioni?” Kaljapin non rispose alla domanda. Rispose Islam Umarpašaev. Egli stesso chiese a Sobol': “Ma Lei, se domani le dicessero di ritirarsi, eseguirebbe l'ordine?”

I ceceni valgono la pena di lottare per loro. Hanno bisogno di poco e molto allo stesso tempo. Hanno bisogno del sostegno della Russia. Noi abbiamo combattuto là perché una qualche parte dei ceceni voleva l'indipendenza. Là abbiamo ucciso molte persone perché anche queste uccidevano i nostri soldati. Non ci siamo scusati, ma chiediamo che siano leali con noi. Non sappiamo niente dei ceceni che sono sempre stati dalla parte della Russia. Non sappiamo neanche che là ci sono tali persone. Non sappiamo che sono la maggioranza.

Dopo la decisione di Basytrkin sulla trasmissione delle indagini fino alla prima vera azione investigativa sul caso n. 68042 (sequestro di I. Umarpašaev) è passata una settimana. Sobol' è volato in Cecenia martedì, giovedì è stato convocato per un interrogatorio il comandante dell'OMON ceceno Alichan Cakaev. L'hanno posto a conoscenza del fatto che venerdì nella base dell'OMON si sarebbe svolto un esame del luogo dell'accaduto. Routine? Aha. Solo che Alichan Cakaev in presenza di una decina di persone, tra cui il ministro degli Interni ceceno, è uscito di senno. Del furioso monologo è stata chiara una cosa: su tutti quelli che avessero osato avvicinarsi alla base dell'OMON sarebbe stato aperto il fuoco.

…Il fuoco non c'è stato. Nella base dell'OMON venerdì c'è stato il “giorno delle porte aperte senza padroni”. L'azione investigativa è andata “liscia come l'olio”. Islam non solo ha mostrato dove lo tenevano, dove lo lavavano, dove lo picchiavano. Ha perfino trovato nelle gabbie i noti lupi e orsi, in pasto a cui minacciavano di gettarlo. Inoltre, Islam ha riconosciuto nel vice-comandante dell'OMON, che è stato l'unico ad andare incontro ai “cari ospiti”, uno dei propri aguzzini. Tutto è stato protocollato, nessuno ha ricevuto una pallottola in fronte. Penso che neanche la riceverà. Perlomeno se non decide altrimenti la molto corta verticale del potere in Cecenia: Kadyrov-Surkov-Putin [9].

In cosa consiste questa storia? Complessivamente solo nel tentativo di rispettare la legalità. E' tutto molto semplice: alle persone che partecipano del potere bisogna spiegare che non si può uccidere e tormentare la gente impunemente. Togliete questa componente dal potere e smetteranno di chiamarlo regime.

Elena Milašina

13.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/016/14.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Nome non ufficiale della sede del governo russo.

[2] Dal nome russo Svodnaja Mobil'naja Gruppa.

[3] Città della Russia centrale, la Gor'kij del periodo sovietico.

[4] Qui c'è un gioco di parole irriproducibile tra učastvovat' (partecipare) e sočustvovat' (simpatizzare).

[5] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.

[6] Letteralmente “con il bosco”. Di chi va tra i terroristi, si dice che va “nel bosco”.

[7] In russo è una sola parola, pravoochranitel'nyj.

[8] Rilievo grafico dell'autrice.

[9] Vladislav Jur'evič Surkov, primo vice-capo dell'amministrazione presidenziale russa, “eminenza grigia” e “ideologo” del regime di Putin.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/il-caso-umarpasaev-e-una-cecenia-da.html

13 febbraio 2011

A proposito dell'attentato a Domodedovo (II)

Terrorismo familiare?




Nuovi dettagli delle indagini sulla preparazione dell'esplosione di Domodedovo


Adesso è già stato confermato a livello ufficiale che il kamikaze di Domodedovo risulta essere il 20enne abitante del villaggio inguscio di Ali-Jurt [1] Magomed Muchadžirovič Evloev. I campioni di DNA dei suoi genitori coincidevano in pieno con i campioni dei resti del kamikaze.

Come sospetti di favoreggiamento sono stati arrestati tre abitanti di Ali-Jurt. Sono il fratello carnale del terrorista Achmed Evloev e sua sorella Fatima – questi avrebbero “equipaggiato” il kamikaze per andare a Mosca e il vicino Umar Aušev l'avrebbe accompagnato.

Secondo le informazioni degli inquirenti, comparse su una serie di mezzi di informazione di massa, Magomed Evloev, scomparso a settembre dello scorso anno, sarebbe riapparso nel villaggio nativo cinque giorni prima dell'attentato e avrebbe trascorso lì 24 ore. In questo tempo il fratello e la sorella gli avrebbero dato la “cintura dello shahid[2]. Si afferma che la prova del guanto di paraffina ai giovani abbia evidenziato particelle di esogeno, una sostanza che fa parte dell'esplosivo usato a Domodedovo. E il vicino Aušev l'ha portato con la sua macchina all'autobus Nazran'-Mosca [3].

Aušev è stato arrestato tre giorni fa e i familiari di Evloev, come ha scritto la “Novaja gazeta” già lunedì, sono stati arrestati il 30 gennaio nel villaggio nativo.

Il 23enne Umar Aušev viveva nella stessa strada degli Evloev, si occupava di “lavoretti in nero”, di tanto in tanto stuccava e decorava case. Alla fine di luglio dello scorso anno fu sequestrato suo cugino, il 32enne padre di cinque figli Magomed Aušev, che era lodato in tutta la repubblica come il più grande maestro nella rifinitura delle case. Il suo cadavere mostruosamente deturpato con un colpo di grazia [4] alla tempia fu trovato solo dopo una settimana. I familiari poterono riconoscere il corpo solo con l'aiuto del DNA. L'inchiesta su questo caso non ha dato alcun risultato.

Il 16enne Achmed Evloev finì la scuola ad Ali-Jurt, a quanto testimoniano i vicini, “il ragazzo era tranquillo e non si distinse mai per religiosità e la 22enne Fatima qualche anno fa si sposò e si trasferì nel villaggio vicino, tuttavia l'anno scorso tornò – suo marito era morto”. Il marito di Fatima, Bekchan Bogatyrëv, ucciso nel corso di un'operazione speciale alla periferia di Nazran' nell'agosto dello scorso anno, era uno dei leader del “jama'at di Plievo” [5]. Gli inquirenti postulano che proprio la sua morte abbia influenzato la decisione di Magomed Evloev di darsi “alla macchia”. Ma già “alla macchia” i militanti non hanno trovato miglior uso per il “debole” giovane, che era stato perfino “riformato dal servizio militare per lo stato di salute”, che farne una bomba vivente.

Tuttavia, secondo informazioni di fonti della “Novaja gazeta”, all'Amministrazione Centrale per la mobilitazione delle Forze Armate della Federazione Russa “non c'è alcuna testimonianza che potrebbe confermare che l'abitante del paese di Ali-Jurt Magomed Muchadžirovič Evloev sia in generale stato chiamato nell'esercito russo” e nell'archivio dell'Amministrazione Centrale delle Forze Armate della Federazione Russa manca qualsiasi traccia di una sua permanenza nei reparti dell'esercito.

Ali-Jurt è un villaggio abbastanza grande per l'Inguscezia, in esso abitano circa 7 mila persone. E fino all'atto terroristico a Domodedovo non era mai stato all'attenzione costante degli uomini delle strutture armate. L'unica grande ripulitura [6] fu condotta là nel luglio 2007. La causa fu la sparatoria notturna contro l'edificio dell'UFSB [7] e l'edificio dell'amministrazione presidenziale nella capitale della repubblica Magas. Allora gli uomini delle strutture armate affermarono che la sparatoria era stata condotta proprio da parte di Ali-Jurt. La ripulitura del villaggio cominciò all'alba e durò circa 24 ore. Come ha raccontato il rappresentante del centro per la difesa dei diritti umani “Memorial” Timur Akiev, “gli uomini delle strutture armate non fecero cerimonie. Bloccato completamente il villaggio, irruppero nelle case, aprirono il fuoco per aria e picchiarono tutti uno dopo l'altro”.

L'operazione speciale non portò allora alcun risultato ufficiale tranne decine di istanze al tribunale da parte di persone picchiate e mutilate, tra cui figurava anche il cognome Evloev.

Irina Gordienko

10.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/015/02.html

[1] Villaggio dell'Inguscezia centrale.

[2] La cintura esplosivo. Shahid in arabo significa “martire”.

[3] Città dell'Inguscezia centrale, ex-capitale dell'Inguscezia stessa.

[4] Letteralmente (e più coerentemente) “colpo di controllo”.

[5] Jama'at (il corsivo è mio) sta per “comunità islamica”, ma si usa nel senso di “cellula terroristica islamica”. Plievo è un villaggio dell'Inguscezia centrale.

[6] Operazione repressiva.

[7] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Amministrazione del Servizio Federale di Sicurezza), in pratica la sede inguscia del principale servizio segreto russo.


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/terrorismo-familiare-nuovi-dettagli.html