28 settembre 2007

A proposito della guerra in Cecenia (II)

Il fronte caucasico: la nuova tattica degli errori altrui

I servizi segreti russi e i militanti ceceni si rifanno all’esperienza dei loro colleghi dell’Irlanda del Nord. Il risultato potrebbe essere lo stesso – quasi 40 anni di conflitto

Gli avvenimenti degli ultimi mesi nel Caucaso settentrionale fanno supporre una cosa: la tattica sia dei servizi segreti, sia dei terroristi in questa regione è fortemente cambiata.

Se si lascia perdere le dichiarazioni geopolitiche – sullo scontro di civiltà, la minaccia dell’islamismo ecc. – e ci si concentra sul lato pratico della questione, allora lo sviluppo degli avvenimenti nel Caucaso settentrionale ricorda sempre più la crisi in Irlanda del Nord negli anni ‘70. Cosa che hanno indirettamente confermato i generali dei servizi segreti russi che nell’ottobre 2005 visitarono l’Ulster “per uno scambio di esperienze”.

Ai britannici nello scorso secolo ci sono voluti sette anni per giungere a uno stato di cose che in dodici anni è stato riprodotto nel Caucaso settentrionale: eserciti rinchiusi nelle basi e intenti a difendere se stessi, detenzione di sospetti senza formulazione di accuse e, infine, l’utilizzo di gruppi speciali di incerta appartenenza per la liquidazione dei separatisti.

In ultima istanza, esattamente un anno dopo la comparsa nell’Ulster del corpo speciale britannico SAS[1], l’Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) trovò la risposta adeguata: effettuò una riorganizzazione interna, dopodiché divenne la più efficace ed efficiente organizzazione terroristica del mondo.

Per andare per la strada britannica le forze armate russe hanno avuto bisogno di molto meno tempo, così come i loro avversari. Oggi, secondo alcuni dati, anche i militanti del Caucaso settentrionale hanno riorganizzato la loro struttura e hanno mutato i loro obbiettivi.

L’11 luglio i raggruppamenti del ministero degli Interni della Cecenia sono passati a un regime forzato, il 21 luglio in Inguscezia[2] è iniziata la SKPO (special’naja kompleksnaja profilaktičeskaja operacija)[3] – così adesso camuffano la lotta contro i militanti, rifiutando di usare i termini “guerra” e “operazione antiterroristica”. Lo scambio di colpi è proseguito anche in agosto: una sparatoria contro alcuni edifici amministrativi a Magas[4], la pulizia[5] dei villaggi – in risposta.

E perfino le autorità sono state costrette ad ammetterlo: sia in Cecenia, sia in Inguscezia, sia in Daghestan ci troviamo di fronte ad un inasprimento della situazione.

Irlanda del Nord: la tattica degli inglesi

Nel 1969 in Irlanda del Nord cominciarono i cosiddetti troubles (difficoltà) – scontri di massa tra cattolici e protestanti a causa della campagna per i diritti civili promossa dai sostenitori dell’indipendenza dell’Ulster. Dall’esercito repubblicano irlandese (IRA), pronto al compromesso e alla partecipazione alle elezioni, si staccò l’ala più radicale – l’IRA provvisoria e i britannici in risposta inviarono le truppe. Nel 1976 nella regione fu inviato il 22° reggimento del noto corpo speciale britannico SAS, i soldati del quale cominciarono a compiere eliminazioni mirate di militanti dell’IRA.

A metà degli anni ‘70 il numero di soldati delle truppe britanniche assommava a circa 22000 persone (in una regione popolata da 1,2 milioni di persone). Questi erano rinchiusi nelle basi (TAOR)[6]. Il numero di poliziotti nell’Ulster in quel tempo crebbe da 3500 a 6500.

Dopo l’arrivo del 22° reggimento del SAS si chiarì abbastanza rapidamente, che il corpo speciale non era intenzionato a cambiare il proprio principio guida – in tutti i casi far fuoco a volontà. Di conseguenza dopo ogni operazione del SAS comparvero deposizioni di soldati con formule a noi così ben note: avevano sparato perché il sospetto “si era mosso rapidamente, aveva messo le mani nella tasca del giubbotto, si era voltato in modo minaccioso”… Tra laltro molti membri dellIRA uccisi erano disarmati.

Nel 1977 fu operata la riorganizzazione della SAS in Irlanda del Nord: comparvero quattro reparti di 16 soldati, che furono dislocati in vari luoghi per aumentare la velocità di reazione. Tuttavia dopo un anno alla SAS fu proibito di compiere imboscate e per cinque anni – fino al 1983 – il corpo speciale britannico non eliminò un solo militante. Ma era già tardi: gli irlandesi avevano capito che il corpo speciale era intoccabile dopo che due uomini del SAS avevano ucciso a colpi d’arma da fuoco un ragazzino di 12 anni e non solo erano stati assolti, ma avevano continuato a prestare servizio nello stesso 22° reggimento. Questa “intoccabilità” era un ulteriore fattore di destabilizzazione.

La principale preoccupazione dei britannici era il lavoro di spionaggio – i reparti addetti a questo erano presenti nella polizia e nell’esercito, ma oltre a questi fu creata una struttura speciale – la Special Military Intelligence Unit[7] (SMIU), – composta da 50 ufficiali, il cui compito era di essere l’anello di congiunzione tra la polizia e l’esercito.

Anche lo spionaggio del SIS[8] e il controspionaggio del MI5[9] erano presenti nella regione, ma lo spionaggio cessò praticamente di lavorare a causa dello scandalo creato dall’arresto di un proprio agente nella capitale dell’Irlanda, Dublino e il controspionaggio si distanziò al massimo dall’Irlanda del Nord, preferendo rispondere della sicurezza del paese nel suo complesso – cioè acciuffare le spie e lottare contro le azioni compiute con l’uso di esplosivi sul territorio della Gran Bretagna.

Il ruolo principale nella raccolta di dati era svolto dallo spionaggio del contingente militare – gli Intelligence Corps e dalla sua struttura sul campo, nota con il nome di 14.a compagnia dello spionaggio (14 Intelligence Company). Essa rispondeva del lavoro di spionaggio e teneva d’occhio i leader dell’IRA. Lavoravano in posti di osservazione stabili (case abbandonate, ecc.) e con automobili senza segni di riconoscimento. L’entità numerica complessiva del reparto era di circa 200 persone.

Anche nella polizia furono formati alcuni gruppi di sorveglianza e verso il 1978 i membri dell’IRA si trovarono sotto osservazione da parte di tre sezioni della 14.a compagnia di spionaggio, quattro gruppi del SAS e sette plotoni dell’esercito e anche alcuni gruppi di polizia. Per il coordinamento furono creati centri regionali di collegamento tra polizia ed esercito, ma di fatti non ci furono quasi scambi di informazioni : i poliziotti ritenevano gli uomini dell’esercito dei “cowboy” e i militari sospettavano la polizia di mollezza e di voglia di lavorare “dalle nove alle sei”.

Tutto questo enorme schema fu comunque abbastanza efficace, ma solo fino al momento in cui l’IRA non si decise a compiere una riorganizzazione.

Caucaso settentrionale: la tattica di Mosca

Le riforme che sono state compiute dopo Beslan e l’attacco dei militanti in Inguscezia erano principalmente indirizzate a non permettere che si ripetessero fatti analoghi – cioè azioni compiute con grande dispiegamento di forze dai militanti, capaci di destabilizzare la situazione in una città o in un’intera repubblica. Il sistema in atto è stato ulteriormente militarizzato. Sono stati creati i gruppi di controllo operativo GrOU[10] sotto il comando di colonnelli delle truppe interne, che devono prendere il controllo delle operazioni in caso di atto terroristico, sono state di nuovo attivate le unità delle truppe interne dislocate nel Caucaso settentrionale – la principale forza d’urto nella repressione delle rivolte.

Nell’ottobre 2005 questo sistema è stato messo alla prova dei fatti: quando i militanti hanno attaccato Nal’čik[11], l’operazione è stata guidata da un comandante dei GrOU, ma dopo il loro arrivo – da un comandante delle VV[12] del Caucaso settentrionale. Lesperienza non si è rivelata molto felice.

Nella primavera del 2006 è stata approvata la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”[13], che, a quanto è parso, ha cambiato le carte in tavola: il ruolo principale è stato ridato allo FSB[14], che ha dato all’istituzione di Patrušev la responsabilità della lotta contro il terrorismo; è stata perfino creata un’altra struttura di coordinamento di tutti i servizi segreti presso lo FSB – il comitato antiterroristico nazionale (NAK)[15], da cui da un anno e mezzo sentiamo solo dichiarazioni di attività.

Tuttavia, così come il controspionaggio britannico MI5, neanche lo FSB voleva assumersi tutta la responsabilità per la crisi di una regione concreta, preferendo rispondere della sicurezza dello stato nel suo complesso, senza precisazioni. Nonostante la legge “Sulle azioni in risposta al terrorismo”, per la Cecenia è stata fatta un’eccezione: in forza di uno specifico decreto presidenziale (del 2 agosto 2006) capo del quartier generale operativo della Cecenia, a differenza di tutte le altre regioni, è rimasto il vice ministro degli Interni.

Tutte le forze armate federali fino agli ultimi tempi hanno disposto in Cecenia i propri gruppi speciali di liquidatori. Tuttavia con il rafforzamento dell’influenza del presidente Kadyrov la situazione ha cominciato a cambiare. A quanto ci risulta, già verso il 2006 l’invio di gruppi speciali dell’apparato centrale del ministero degli Interni (i cosiddetti VSOG - vremennye specializirovannye operativnye gruppy[16], che agivano in Cecenia e in Inguscezia) è stato sospeso.

Dal 2005 non si hanno notizie di operazioni delle “facce pesanti” (i reparti “Alfa” delle direzioni regionali dello FSB, comandate in Cecenia).

Verso il 2006 si è decisamente ridotta l’attività dei gruppi speciali di FSB e VV – i cosiddetti SSG (svodnye special’nye gruppy)[17], composti da agenti operativi dello FSB e di combattenti dei gruppi speciali delle truppe interne. Fatto sta che il loro luogo di dislocazione – i territori degli OVD[18] provvisori, l’entità numerica dei quali è di 200 persone e a causa di inevitabili fughe di notizie e alle perdite avvenute di conseguenza gli SSG hanno semplicemente cessato di svolgere il loro compito. (L’ufficio stampa delle VV ha rifiutato di commentare l’attività di questi gruppi.)

Nel frattempo nelle pianure gli stessi OVD provvisori sono stati presto messi alle strette. La 46.a brigata delle VV – l’unico grande reparto delle truppe interne presente in Cecenia – si è ritrovata rinchiusa nella propria base.

I gruppi speciali del GRU[19] continuano a compiere operazioni in Cecenia, ma principalmente ne compiono i reparti della 22.a brigata SpN[20] del GRU, dislocata nella regione di Rostov[21] – i gruppi speciali sono cioè costretti ad agire partendo da un territorio vicino, il che complica la raccolta di informazioni.

A proposito, anche le brigate montane create ora (secondo i dati ufficiali, hanno cominciato a distribuire l’organico nei luoghi di dislocazione il 27 luglio) si disporranno fuori dai confini della Cecenia – in Daghestan e nella Karačaevo-Circassia[22].

Lo scambio di informazioni di intelligence è rimasto frammentario com’era. Nell’autunno del 2004 il vice presidente del comitato per la sicurezza della GD[23] Valerij Djatlenko ha dichiarato che è comparso un servizio speciale di spionaggio, che riunisce gli sforzi dello FSB, del ministero degli Interni e del GRU. Tuttavia dopo che sono passati due anni non sono state trovate tracce dell’attività di questa struttura (l’ufficio stampa delle VV di fatto ne ha sentito parlare da noi per la prima volta). In pratica l’onere principale, dopo lo scioglimento della direzione per la coordinazione delle operazioni dello FSB nel febbraio 2006 e visto il ruolo non chiaro della direzione operativa dello FSB dello JuFO[24], spetta alla direzione dell’intelligence delle truppe interne. Si dice che il capo di questa struttura Sergej Kucov sia stato addirittura decorato segretamente da Putin per la liquidazione di Basaev.

Per quel che riguarda l’osservazione segreta, questa in Cecenia funziona solo nelle città ed è operata da ceceni. Sulle montagne i militanti vengono seguiti esclusivamente sulla scorta di informazioni ricevute da “fonti” e dei dati delle intercettazioni radio.

In tal modo verso la fine del 2006 si è ridotta l’attività dei gruppi speciali di tutte le forze armate federali, ma non per il desiderio di ottenere un armistizio, bensì per considerazioni tattiche – quasi come in Irlanda del Nord alla fine degli anni ‘70. I reparti più professionali, a un livello pari a quello dei corpi speciali britannici – i corpi speciali di spionaggio del GRU – si trovano in crisi per questioni di riorganizzazione e riduzione di forze. Nel frattempo, come avvenne ai britannici in Irlanda del Nord, neanche nel Caucaso settentrionale è stato creato un sistema di scambio di informazioni di intelligence e anche qui il ruolo principale è svolto dallo spionaggio militare.

Ma c’è ancora qualcos’altro in comune: il fattore “forze locali”. A dire il vero, lo utilizzano in modo diverso.

Il principio dei Mau-Mau: larruolamento dei propri

L’uso di quadri locali contro i separatisti non è stato inventato certamente in Cecenia e neanche nell’Ulster.

All’inizio degli anni ‘70 i britannici tentarono di creare reparti operativi di transfughi dell’IRA. Questa idea deve la sua nascita al brigadiere Frank Kitson, comandante della 39.a brigata a Belfast. Prima del suo arrivo nell’Ulster Kitson era stato in servizio in Malesia, in Kenia, in Oman e a Cipro. Era considerato un veterano della lotta contro la guerriglia e in Kenia comandò degli insorti della tribù dei Mau Mau[25] che avevano cambiato bandiera. Sull’esempio dei Mau Mau il brigadiere Kitson decise di formare un reparto del genere in Irlanda del Nord – composto da membri dell’IRA “convertiti” (che furono soprannominati Freddy). Il nuovo reparto segretissimo fu chiamato Mobile Reconnaissance Force[26] (MRF). Tuttavia l’attività della MRF fu rapidamente compromessa: i suoi soldati passarono di nuovo all’IRA, rovinando tutte le operazioni pianificate. Alla fine la MRF fu sciolta.

Più efficace si rivelò un’altra tentativo. All’interno del contingente dell’esercito britannico esisteva il reggimento UDR (Ulster Defence Regiment)[27], formato da elementi locali. Tuttavia a prestare servizio in questo reggimento andarono principalmente i protestanti, che consideravano il proprio servizio nell’esercito come la possibilità di difendere armi in pugno la propria comunità. Molti di essi erano addirittura membri dell’UDA[28] – un’organizzazione paramilitare protestante con un’ala del tutto terroristica, che eliminava i cattolici repubblicani a colpi d’arma da fuoco.

Di conseguenza l’IRA accusava continuamente i britannici di prender parte ad un conflitto interreligioso e di sostenere una delle parti in guerra, il che non fece aumentare la popolarità della Gran Bretagna tra la popolazione cattolica.

Tuttavia, certamente a nessuno in Gran Bretagna sarebbe mai venuto in mente di utilizzare i quadri locali così ampiamente come in Cecenia: nel 2007 Putin ha ridotto le forze federali nella repubblica da 50000 a 25000 persone. Di fatto l’entità numerica dei federali e delle formazioni di Kadyrov è divenuta equivalente. A luglio il presidente della Cecenia ha ottenuto il trasferimento del capo dell’ultima struttura di polizia federale non controllata da lui in Cecenia – l’ORB-2[29]. Intanto il capo del quartier generale operativo della Cecenia Arkadij Edelev appare sempre più di rado a Chankala[30] e a Groznyj, preferendo Rostov e Essentuki[31]. Il centro della lotta contro il terrorismo si è definitivamente spostato fuori dai confini della Cecenia: nell’ottobre 2006 a Rostov sul Don presso l’ORB della Direzione Generale del ministero degli Interni dello JuFO è stato creato il Centro per la lotta contro il terrorismo, che deve osservare la situazione del Daghestan, della Cecenia, dell’Inguscezia, della Kabardino-Balkarija[32] e del distretto di Stavropol’[33].

Caucaso settentrionale. I raid delle forze armate

Tra l’altro nella tattica di risposta ai militanti nel Caucaso settentrionale c’è qualcosa che non ha paragoni. Sono i raid delle forze armate delle repubbliche e delle regioni vicine.

Si sono fatte una fama pesante le visite dei kadyroviani[34] della Cecenia nel vicino Daghestan. Tuttavia proprio raid di questo tipo vengono compiuti da agenti dei servizi segreti dell’Ossezia settentrionale nel territorio dell’Inguscezia. Il SIZO[35] di Vladikavkaz[36] oggi aspira al ruolo di carcere principale per i sospetti di terrorismo nella regione del Caucaso settentrionale. Là portano persone arrestate tanto in Inguscezia, quanto in Cecenia (per esempio, proprio qui erano detenuti i militanti arrestati per aver partecipato all’attacco contro l’Inguscezia dell’estate del 2004 e proprio là fu portato da Groznyj Lors Chamiev, sospettato di aver organizzato un atto terroristico tentato a Mosca il 9 maggio di quest’anno). Secondo le informazioni di Memorial[37], gli arrestati vengono portati in questo SIZO da gruppo speciali dell’UBOP[38] dell’Ossezia settentrionale, che vanno a compiere gli arresti in Inguscezia.

Il ruolo dell’Ossezia come punto d’appoggio delle forze federali nel Caucaso settentrionale è tradizionalmente importante: perfino i quadri delle truppe interne dirette in Cecenia, sono generalmente formati nella scuola delle VV di Vladikavkaz. E la nota direzione per il coordinamento delle operazioni dello FSB, a cui obbediva il comandante di un drappello speciale dello FSB “Gorec”[39] Movladi Bajsarov, ucciso a colpi d’arma da fuoco a Mosca da un gruppo speciale ceceno, si trovava sotto il comando di Tejmuraz Kaloev, guardavano a lui perfino per il ruolo di presidente dell’Ossezia settentrionale.

La confusione è aumentata dal fatto che i corpi speciali del GRU operano in Cecenia partendo dalla regione di Rostov e i corpi speciali dello FSB dal Daghestan (là dopo la visita di Putin nell’estate del 2005 è stata creata la filiale del Centro dei corpi speciali) e dal distretto di Stavropol’, dove dopo la prima guerra cecena[40] è stato trasferita la settima sezione del “Vympel”[41]. Proprio gli uomini dei corpi speciali di questa sezione dello FSB furono tra i primi a giungere a Beslan il 1 settembre 2004 ed essi stessi, secondo alcune informazioni, liquidarono due militanti a Nal’čik proprio davanti alla moschea cittadina il 27 giugno 2007.

La riforma dell’IRA

Alla fine degli anni ‘70 la strategia britannica di lotta contro il separatismo irlandese fallì. Gli inglesi non si mostrarono pronti davanti alla nuova dottrina dell’IRA, quella della cosiddetta “concezione della lunga guerra” elaborata nel 1977. Come dicevano i repubblicani, se all’inizio degli anni ’70 c’era la percezione, che la liberazione lungamente attesa fosse lì lì per arrivare, qualche anno dopo toccava ammettere: bisogna prepararsi ad una lunga guerra secondo altre regole.

Fino alle riforme i militanti dell’IRA erano suddivisi in plotoni, che generalmente consistevano di 30 persone. I plotoni si riunivano in battaglioni. A Belfast e a Derry i battaglioni erano raggruppati in brigate. L’IRA per principio utilizzava la terminologia e la struttura militare, cosa che aveva una motivazione ideologica – il parallelo con i tempi dell’insurrezione del 1916, dopo la quale l’Irlanda ottenne l’indipendenza.

Questa struttura aveva un problema – troppe persone sapevano chi era chi nell’IRA. La divisione in plotoni richiedeva l’arruolamento di troppe persone non verificate e la confusione in un solo reparto di quelli che si occupavano del lavoro organizzativo con quelli che conducevano le operazioni.

La riorganizzazione riguardò in primo luogo i militanti: furono riuniti in cellule. Qui l’IRA utilizzò il modello delle organizzazioni di guerriglieri dell’America Latina. Se prima il tiratore scelto conosceva non solo i comandanti al più alto livello, ma anche gli esperti di esplosivi, i fornitori di materiale e i membri di altri reparti, ora questi teneva i contatti esclusivamente con tre-quattro membri della propria cellula. L’IRA le chiamò ASU (Active Service Units – reparti in servizio attivo). Solo il comandante di un’ASU teneva i contatti con il livello più alto dell’organizzazione. Fu eliminata la divisione in plotoni anche i battaglioni furono sciolti. Restarono solo le brigate di Belfast e di Derry. I metodi principali delle ASU divennero gli attentati con l’uso di esplosivi e le uccisioni a colpi d’arma da fuoco di soldati dell’esercito britannico e di poliziotti.

Il numero di membri attivi dell’IRA crollò da 1000 militanti negli anni ’70 a 250 verso l’inizio degli anni ‘80, ma l’efficacia crebbe soltanto.

La riforma di Basaev

Anche reparti di militanti ceceni fino alla primavera del 2006 hanno tentato di mantenere una struttura da esercito: ogni comandante di un gruppo si faceva chiamare generale di brigata, per i filmati propagandistici i militanti si schieravano in plotoni e battaglioni. E’ del tutto evidente che l’utilizzo della terminologia militare aveva precisamente lo stesso carattere ideologico che aveva per l’IRA – ai militanti era necessario lo status di parte in guerra. L’“ora Xgiunse nel 2006.

Magomed Evloev, soprannominato Magas (nominato recentemente emiro[42] militare del fronte caucasico da Doku Umarov[43]) in un’intervista a “Kavkazcentr”[44] della primavera dell’anno scorso disse che per ordine di Šamil’ Basaev nelle strutture dei settori del fronte erano stati “formati gruppi speciali operativi (SOG)[45], a cui erano stati affidati compiti militari di tipo tattico-operativo. Per esempio, il lavoro mirato contro persone concrete e anche “la preparazione e l’esecuzione di operazioni di guerriglia adeguate per l’eliminazione di obbiettivi indicati in precedenza”. Evoloev ha reso noto anche che gli è “riuscito di creare un sistema elastico di direzione, in cui singoli reparti hanno la massima autonomia nelle questioni di pianificazione operativa”.

Queste dichiarazioni confermano le informazioni delle nostre fonti nelle forze armate, che affermano: i militanti si sono effettivamente frammentati in gruppi di tre-cinque persone e si occupano di eliminazione mirata a colpi di arma da fuoco di uomini delle forze dell’ordine e dell’amministrazione. Cosa sono se non ASU sul modello irlandese? E gli ultimi avvenimenti in Inguscezia, evidentemente, testimoniano ancora il passaggio a questa tattica: la sparatoria contro la sede dell’UFSB[46] e contro la casa del vice direttore della GAI[47] della repubblica, cugino del presidente Zjazikov, le sparatorie contro macchine con militari a bordo, l’assassinio del mullah Vacha Vedzižev…

Vale la pena di aggiungere che un anno prima i militanti avevano compiuto una riorganizzazione su base regionale, formando il cosiddetto “fronte caucasico”, dove sono confluiti raggruppamenti di tutte le repubbliche del Caucaso: dalla Kabardino-Balkarija al Daghestan fino all’Ossezia settentrionale.

Nell’autunno del 2006 i militanti hanno di nuovo introdotto correttivi alla loro tattica: stavolta il ruolo di iniziatore è stato interpretato da Doku Umarov, che ha fatto presente che adesso bisogna ridurre la pressione sui grandi centri abitati e concentrare l’azione nelle province di montagna. Evidentemente, in conseguenza dell’applicazione di questa strategia, nell’aprile 2007 nella provincia di Šatoj[48] è stato abbattuto un Mi-8[49] con a bordo combattenti della 22.a brigata dei corpi speciali del GRU.

I rappresentanti ufficiali della Russia, così come a suo tempo i britannici, parlano di riduzione del numero di militanti attivi, dando cifre intorno a qualche centinaio di persone. Considerando l’esperienza irlandese, finora non si può dire se questo sia un indice di decadenza o di ristrutturazione del movimento.

Non si sa se Šamil’ Basaev abbia studiato l’esperienza del movimento insurrezionale in America Latina o in Irlanda del Nord, ma questi e i suoi successori hanno percorso una strada simile, in quanto, evidentemente, è l’unica strada con delle prospettiva per i militanti.

Il brigadiere Glover, capo della sezione spionaggio del quartier generale britannico che negli anni ‘70 si occupava dell’Irlanda del Nord, annotò in qualche modo nel suo rapporto segreto (rubato dai sostenitori dei separatisti e pubblicato dai repubblicani): “Dopo essersi riorganizzata in cellule, l’IRA è divenuta meno dipendente dall’opinione pubblica e ha ridotto le possibilità di infiltrazione di informatori nella sua struttura”. Non sono forse questi gli scopi che si pone qualsiasi organizzazione terroristica?

P.S. Dopo il passaggio alla nuova struttura l’IRA ha decisamente aumentato l’efficacia dei propri attacchi. La situazione è evidentemente sfuggita ad ogni controllo e al primo ministro Margaret Thatcher è toccato non solo andare personalmente nella regione, ma anche inviare là il capo del servizio segreto esterno,perché questi, come persona di parte, potesse riconciliare l’esercito, il controspionaggio e la polizia, costringendoli a scambiarsi informazioni. Tuttavia ai britannici non è riuscito chiudere i conti con l’IRA neanche nei successivi quindici anni, nonostante tutta la durezza della “lady di ferro” e il suo amore per i corpi speciali con i loro metodi, che ricordano tanto il principio russo di “far secchi nel cesso”[50].

Irina Borogan
Agentura.ru
[51]
Andrej Soldatov, osservatore della “Novaja gazeta”

09.08.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/60/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Special Air Service (Servizio Aereo Speciale), corpo d’elite dell’esercito britannico.

[2] Repubblica caucasica della Federazione Russa, per decenni unita alla Cecenia.

[3] Operazione Speciale Complessiva di Profilassi (il corsivo, qui e altrove, è mio).

[4] Capitale dell’Inguscezia (sorta di città artificiale, creata ex novo e popolata da qualche centinaio di persone, in cui si trovano le sedi di tutte le istituzioni della Repubblica di Inguscezia).

[5] Začistka (letteralmente “ripulitura”), operazione di rastrellamento svolta abitualmente dalle truppe russe nei villaggi del Caucaso. Durante queste operazioni sono scomparse senza lasciare traccia migliaia di persone.

[6] Tactical Area Of Responsibility (Area Tattica Di Responsabilità).

[7] Unità Speciale Militare di Intelligence.

[8] Secret Intelligence Service (Servizio Segreto di Intelligence).

[9] Military Intelligence, Section 5 (Intelligence Militare, Sezione 5).

[10] GRuppy Operativnogo Upravlenija (Gruppi di Controllo Operativo).

[11] Città dell’Inguscezia.

[12] Vnutrennie Vojska (Truppe Interne).

[13] Le leggi russe vengono identificate da un titolo e non da un numero.

[14] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.

[15] Nacional’nyj Antiterrorističeskij Komitet (Comitato Antiterroristico Nazionale).

[16] Gruppi Operativi Specializzati Provvisori.

[17] Gruppi Composti Speciali.

[18] Otdelenija Vnutrennich Del (Sezioni degli Affari Interni).

[19] Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie (Direzione Generale di Intelligence).

[20] Special’noe Naznačenie (Compiti Speciali).

[21] Città della Russia meridionale (più precisamente Rostov sul Don).

[22] Repubblica caucasica della Federazione Russa.

[23] Gosudarstvennaja Duma (Duma di Stato), precisazione necessaria perché tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma.

[24] Južnyj Federal’nyj Okrug (Distretto Federale Meridionale), uno dei sette distretti in cui Putin ha diviso la Russia, ponendovi a capo plenipotenziari di sua fiducia.

[25] In realtà Mau Mau era il nome del movimento di liberazione keniota.

[26] Forza Mobile di Ricognizione.

[27] Reggimento di Difesa dell’Ulster.

[28] Ulster Defence Association (Associazione per la Difesa dell’Ulster).

[29] Operativno-Rozysknoe Bjuro (Ufficio Operativo di Indagini).

[30] Villaggio della provincia di Groznyj.

[31] Città della Russia meridionale.

[32] Repubblica caucasica della Federazione Russa.

[33] Città della Russia meridionale, luogo nativo di Gorbačëv.

[34] I kadyrovcy, gli uomini dell’esercito personale di Kadyrov noti per le loro crudeltà.

[35] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Detenzione Preventiva).

[36] Capitale dell’Ossezia settentrionale.

[37] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e attiva nella difesa dei diritti umani.

[38] Upravlenie po Bor’bu z Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione per la Lotta con la Criminalità Organizzata).

[39] “Montanaro”.

[40] Quella iniziata da El’cin nel 1994 e conclusasi nel 1996 con l’armistizio di Chasavjurt, in Daghestan.

[41] “Stendardo”, corpo speciale dello FSB.

[42] Nel senso di “comandante”.

[43] Doku (Dokka) Chamatovič Umarov, attuale leader dei separatisti ceceni.

[44] “Caucaso-Centro”, giornale Internet dei separatisti ceceni.

[45] Special’no-Operativnye Gruppy (Gruppi Speciali Operativi).

[46] Upravlenie Federal’noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza).

[47] Gosudarstvennaja Avtomobil’naja Inspekcija (Ispettorato Automobilistico di Stato), la polizia stradale russa.

[48] Città della Cecenia meridionale, roccaforte di Umarov.

[49] Elicottero militare della fabbrica Mil’.

[50] Putin ha dichiarato pubblicamente che i terroristi vanno cercati ed eliminati ovunque, anche a costo di andare “a farli secchi nel cesso”.

[51] Agenzia di stampa russa (Agentura significa appunto “agenzia”).


http://matteobloggato.blogspot.com/2007/09/belfast-e-
groznyj.html

18 settembre 2007

A proposito di diritti umani violati (III)

Vivi per tutti noi, Said-Emin!

Cos’è il diritto internazionale e a chi è destinato? Coi ceceni che lottano per la libertà della loro terra e muoiono nei campi di concentramento non ha nulla a che fare!
Com’è difficile, pare, dire la verità, chiamare una sporca, piena di rapine e sanguinosa guerra “guerra”, e chiamare con il loro nome i criminali di guerra, gli assassini e gli sciacalli del Cremlino! Ma i politici di Strasburgo non hanno davvero visto i telegiornali e non hanno visto le battaglie di carri armati, i villaggi bombardati, le rovine fumanti della capitale della ČRI[i]? Gli speaker stranieri nei telegiornali internazionali non hanno forse chiamato la terra cecena il punto più caldo del pianeta? Non ci sono forse adesso nei paesi Europei centinaia di migliaia di profughi ceceni feriti e tormentati, non ci sono nei tribunali e nei servizi per gli immigrati decine di migliaia di prove di torture disumane compiute nei campi di sterminio russi? Non sono state forse confermate le torture compiute nelle prigioni russe e nei campi di filtraggio in terra cecena quando è stato là il commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani Thomas Hammerberg? Quali
altre prove esigete? Neanche questo è un genocidio? In terra cecena da dodici anni è in corso una guerra per la distruzione del popolo ceceno? Questo è evidente perfino per le stelle del cosmo! Ma per i politici europei tutto questo è ancora "imposizione dell’ordine costituzionale"? "Lotta contro il terrorismo internazionale"? Anche 250000 persone uccise e 45000 bambini assassinati sono terroristi? Voce "di uno che grida nel deserto", restano gli appelli di un difensore dei diritti umani ceceno che digiuna da 15 giorni, Said-Emin Ibragimov e migliaia di voci in tutto il mondo in suo supporto. Bisogna chiudere gli orecchi e gli occhi, diventare sordi e ciechi per non vedere e non sentire tutto questo! Per cosa pagano i contribuenti dei paesi del Consiglio d’Europa? Per la difesa dei diritti degli animali domestici, dei gatti, dei cani e delle minoranze sessuali?
Da dodici anni una sola, piccola Ičkerija si oppone a un enorme Impero del male e della violenza... Ma i difensori dei diritti umani, il Presidente della Commissione Europea sig. José Manuel Barroso, il Segretario Generale del Consiglio d’Europa sig. Terry
Davis, il Presidente dellEuroparlamento sig. Hans-Gert Pöttering, il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sig. Réné Van der Linden e tutti i membri dell’UE, seduti nel lussuoso Palazzo delle Nazioni, nel pieno centro dell’Europa, non hanno il coraggio di dire la verità. La democrazia è la difesa dei diritti umani dei cittadini europei solo a parole, è demagogia per rassicurare se stessi... Fino a quando non sentono il gusto del polonio in bocca. Con la loro viltà questi difensori plenipotenziari dei diritti umani diventano complici dei futuri crimini del Cremlino. Quasi ogni giorno, fingendosi profughi ceceni, con visti posti accuratamente nei nuovi passaporti russi, partono dalla Russia dei kadyroviani[ii], la quinta colonna dello FSB[iii]. Perché vanno nei paesi europei, se non per compiere atti sanguinosi di terrorismo a vantaggio dell’autocrazia, dei governi di questi stati... Perché i servizi per l’immigrazione non li mandano indietro in Russia dai loro padroni? Perché giungono legalmente? Ma forse questa non è una prova della loro appartenenza allo FSB? E quanti profughi ceceni tormentati sono periti nel passaggio illegale, mortalmente pericoloso attraverso le frontiere? Quanti di loro sono stati rimandati indietro probabilmente a morire?
Dov’è dunque la lodata umanità dei difensori dei diritti umani europei? Che significa per loro il difensore dei diritti umani ceceno Said-Emin Ibragimov, che sta morendo lentamente di fame accanto all’enorme Palazzo della Difesa dei Diritti Umani? Essi passano anche sopra di lui, così come sono passati sopra ai loro doveri fondamentali. Quando con la loro inazione hanno già sepolto centinaia di migliaia di loro compatrioti, fratelli e sorelle ceceni? E non si sa quanti ancora ne seppelliranno... Cos’è per loro il sangue umano, acquerugiola...
E perciò io mi rivolgo a te, stimato e caro nostro Said-Emin!
Noi conosciamo il tuo coraggio, il mondo si è convinto della tua tenacia e della tua prontezza a offrirti come vittima.
Ma se tu morirai precocemente, tu farai soltanto contenti i nemici e gli toglierai il peso dei problemi superflui con questi "cosiddetti" difensori dei diritti umani. Non
meritano una vittima del genere.
Essi tireranno un sospiro di sollievo e cercheranno di cancellare dalla memoria dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa i giorni del tuo sciopero della fame. La loro giustificazione saranno le parole "non abbiamo fatto in tempo"...
Tu devi privarli di questa misera giustificazione, accettare il soccorso dei medici e ogni giorno, anche se ti fa molto male e la tua gola bruciata già non accetta l’acqua, cominciare a bere qualcosa, anche solo qualche sorso. E a mangiare qualcosa.
Combatti per la tua vita con la stessa forza con cui volevi lasciarla. Che tutti quelli che per tanti lunghi giorni hai chiamato inutilmente a fare giustizia vedano che sei ancora vivo.
Perché ogni giorno da te vissuto sarà un altro rimprovero alla loro coscienza. Tutta la Francia sa già questo e nessuna persona onesta darà loro la mano... Così come essi non la dettero a te, quando morivi di fame accanto a loro.
Ma adesso ti prego molto una cosa. Non chiedere più a "loro" di riconoscere la guerra e il genocidio nell’antica terra dei Vajnachi[iv]. Chi non riconosce cose così evidenti è semplicemente privo di coscienza. La storia metterà tutti al loro posto e darà a ciascuno secondo i suoi meriti.
Tu
non hai un esercito, non hai armi... Tu, disarmato, vecchio e malato li hai già vinti nello spirito! E hai compiuto il tuo dovere fino alla fine. Il popolo ceceno non ha un altro difensore dei diritti umani del genere. Vivi per esso e per tutti quelli che sperano in te. Abbiamo molto bisogno di te, Said-Emin!


Spazi
azzurri, boschi celesti.
Una strada lontana, diretta al cielo.
Come sangue, la neve scorre, più vicino, sempre più visibile...
Ma non voi vagate in essa fino alle ginocchia!
Non nel vostro tetto
c’è un buco nero
E non sono i vostri figli ad esser morti ieri...
E non i vostri fratelli, a diciotto anni,
I blindati hanno trascinato dietro a se,
Per queste strade, in scie di sangue.
"Non ha raggiunto la norma" il genocidio tra i monti...
Quante lacrime e dolore nella terra mia,
Coscienza di tutta Europa – pentiti di ciò!


Questa mia poesia nel 2001 è stata tradotta in francese, stampata sui giornali e letta a Strasburgo, ma non è servita.


Alla Dudaeva[v]. 15 settembre 2007



[i] Čecenskaja Respublika Ičkerija (Repubblica Cecenia di Ičkerija). Ičkerija è il nome della Cecenia proclamatasi indipendente.

[ii] Uomini del’esercito personale di cui dispone Ramzan Kadyrov.

[iii] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), i servizi segreti russi.

[iv] Antica popolazione caucasica.

15 settembre 2007

A proposito di Ramzan Kadyrov (VIII)

In Cecenia si è fatto ordine. A vantaggio di chi?

Tutte le forze armate sono passate sotto il controllo di Ramzan Kadyrov

Alcuni giorni fa è cambiato il capo dell’ORB-2 (operatyvno-rozysknoe bjuro)[i], la struttura del ministero degli Interni che finora era rimasta quasi l’unica a non essersi sottomessa alle autorità della Cecenia, anche se i suoi agenti lavoravano più che attivamente sul territorio della repubblica. Nuovo capo è stato nominato il 55enne Isa Surguev. E’ stato nominato per ordine del capo del ministero degli Interni russo Rašid Nurgaliev, ma è stato presentato al proprio staff personale dallo stesso presidente Kadyrov. Quest’ultimo fatto testimonia che adesso l’ORB-2 è sottoposto a Kadyrov, soprattutto se si considera che il 28enne figlio di Isa Surguev Šamil’ è stato nominato collaboratore di Kadyrov presso il ministero degli Esteri.

Ma che ne è dell’ex capo dell’ORB-2, il colonnello della polizia Achmed Chasambekov, che ha influenti protettori a Mosca? Al suo nome e all’operato dei suoi sottoposti sono legati numerosi arresti e sequestri illegali, come io ritengo, di abitanti delle repubbliche del Caucaso settentrionale: venivano trattenuti all’ORB-2, che aveva una fama orribile. Come si racconta, Chasambekov avrebbe trovato dei ceceni che avevano a che fare con l’omicidio di Achmat Kadyrov e li avrebbe inviati a Ramzan. Quest’ultimo non gli credette, li interrogò di persona e si chiarì che era una sciocchezza. Come se non bastasse i rapporti tesi tra Ramzan Kadyrov e Chasambekov peggiorarono ulteriormente.

Crebbe anche l’insoddisfazione del centro[ii], dove capirono che non si potevano più utilizzare quei metodi che erano “buoni” negli anni 1999-2000: crebbe la quantità di istanze presentate alla corte di Strasburgo, i difensori dei diritti umani e i giornalisti trovarono sempre più fatti nuovi a conferma delle torture e degli arresti illegali. Di conseguenza Chasambekov fu come promosso – vrio[iii] del vice capo del dipartimento del ministero degli Interni del МВД del distretto federale meridionale[iv], il generale di brigata Pan’kov. Il ruolo è da generale, ma non hanno fretta di nominare Chasambekov generale, così come di confermarlo nel nuovo ruolo. E l’un tempo onnipotente colonnello, compreso il carattere temporaneo di simili nomine, si è rifiutato decisamente di lasciare il suo ufficio all’ORB-2: il ruolo di vice capo della polizia del distretto federale meridionale presuppone anche il controllo sull’ORB-2, dice. E’ difficile, a dire il vero, che a Mosca siano d’accordo con un tale modo di vedere le cose.

Vjačeslav Izmajlov
Osservatore delle vicende militari della “Novaja gazeta”

05.08.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/59/07.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[i] Ufficio Operativo di Ricerca (il corsivo è mio).

[ii] Cioè di Mosca.

[iii] VRemennoj Ispol’njajuščij Objazannosti (Facente Temporaneamente Funzione).

[iv] Putin ha diviso la Russia in sette distretti con a capo plenipotenziari di sua fiducia.



http://matteobloggato.blogspot.com/2007/09/la-pax-cecena-si-consolida.html

A proposito di diritti umani violati (II)

Quanto segue è l'appello dell'ex ministro delle Comunicazioni della Cecenia Said-Emin Ibragimov, che porta avanti uno sciopero della fame a Strasburgo per protestare contro l'indifferenza dell'ONU, dell'UE e del Consiglio d'Europa per gli orrori che sono stati compiuti e che si continuano a compiere nel suo paese.



Al Segretario Generale dell’ONU, Pan Gi Mun e ai membri dell’ONU, al Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e ai membri della Comunità Europea, al segretario generale del Consiglio d’Europa Terry Davis e ai membri del Consiglio d’Europa, ai ministri degli affari esteri dei paesi che stanno entrando nel Consiglio d’Europa. Al Presidente del Parlamento Europeo, Hans-Hert Pöttering e ai membri del Parlamento Europeo, al Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa René van der Linden e ai membri dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, al commissario del Consiglio d’Europa per i diritti dell’uomo Thomas Hammarberg, al relatore speciale del Consiglio d’Europa Dick Marty, ai capi di Stato e di Governo, ai difensori dei diritti umani, ad altre organizzazioni pubbliche, ai partiti politici, ai mass-media e alla società.


LETTERA APERTA URGENTE

In questo mondo non si può difendere la propria libertà che difendendo la libertà di un altro
Clarence Darrow

Alla vigilia della prossima 61esima riunione della Commissione, l’ONU per i diritti dell’uomo, la Federazione Russa (Russia) nella figura del viceministro degli affari esteri Jurij Fëdotov ha avvisato la Comunità Europea e gli USA dell’inammissibilità di future discussioni sul problema della Cecenia. Dopo il 25 Gennaio 2006, quando furono accettate la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa N. 1479 e la Raccomandazione N. 1733 (che sono state ignorate per l’ennesima volta) l’esame della questione cecena è stato praticamente sospeso. Ciò è principalmente legato alla pressione russa sulla società internazionale con lo scopo di sfuggire alla responsabilità per i veri crimini e al fatto che la Russia (già più di una volta), allo scopo della manipolazione della situazione, senza base legale e il raggiungimento di un accordo di pace, dichiara in via non ufficiale la “fine” della guerra in Cecenia.

L’esperienza dimostra che tali dichiarazioni e un certo indebolimento delle azioni militari sono utilizzati per il passaggio a una nuova fase della realizzazione dell’uccisione del popolo ceceno. La suppurazione della situazione nel Caucaso e l’accensione artificiosa all’interno della protesta cecena, forniscono le basi per supporre che le forze militari e politiche della Federazione promuovono nuove fasi di violenti scenari con lo scopo di un impegno politico nella primavera 2008.

Il corso degli avvenimenti fornisce le basi per supporre con grande probabilità che le forze militari e politiche della Federazione Russa (Russia), colpevoli di aver compiuto crimini contro il popolo ceceno, abbiano elaborato una tattica e una strategia con lo scopo di sfuggire alla meritata punizione, mentre le organizzazioni internazionali danno la propria approvazione non ufficiale.


Durante i 16 anni di attività per la difesa dei diritti umani, mi rivolgo regolarmente a molte organizzazioni internazionali con la richiesta di esaminare la questione cecena dal punto di vista delle norme giuridiche. Questa legittima richiesta ha un senso logico e giuridico ed è conforme agli obblighi internazionali dell’ONU, dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, fondati per garantire la pace e la sicurezza, ma anche per la difesa dei diritti e della libertà dell’uomo. Nella speranza di scoprire una vera causa e il nocciolo dei tragici fatti che avvengono in Cecenia e raggiungere una reale conclusione della guerra e l’affermazione dei diritti e della libertà dell’uomo, da parte mia sono state organizzate e portate avanti numerose azioni di pace: conferenze, incontri con politici famosi, marce per la pace per un’estensione di più di 4.000 km e molto altro. Quando queste imprese non hanno dato i risultati sperati, in segno di protesta contro il mancato adempimento da parte delle suddette organizzazioni dei propri obblighi internazionali, sono stati attuati da me scioperi della fame: in Turchia nel 1995 e nel 2000, in Danimarca nel 1996, a Strasburgo (Francia) nel 2001, 2002 e 2005 – 2006 per un totale di 185 giorni. Ma la richiesta di base, esaminare la questione cecena dal punto di vista giuridico, è restata incompiuta. Da allora ho ricevuto una grande quantità di risposte da influenti politici internazionali. Ma nessuno fino ad ora ha risposto direttamente alla domanda: la questione cecena sarà o non sarà esaminata dal punto di vista dei principi universali del diritto internazionale?

Mentre l’ONU, l’unione Europea, il Consiglio d’Europa e altre organizzazioni internazionali accettano nei confronti della questione cecena delle deboli Risoluzioni e Raccomandazioni nelle quali non ci sono precise ordinanze giuridiche argomentate sui fatti attuali, nella stessa Cecenia continuano: rapimenti di persone e il loro assassinio, torture, esecuzioni extragiudiziarie, costrizioni alla fuga dalla Repubblica di una parte della popolazione e la totale costrizione al tradimento delle persone rimaste in patria. Con ciò la prossima volta in cui un ordine unilaterale e senza basi giuridiche annuncerà la “conclusione della guerra e … stabilizzazione” si darà la possibilità alle forze politiche e militari della Federazione Russa (Russia) di manipolare la situazione e continuare impunemente lo scenario programmato dell’uccisione del popolo ceceno. Nessuno delle persone di nazionalità cecena, sia che abbiano o meno funzioni politiche, ovunque vivano: a Mosca o in altre regioni della Russia o nella stessa Cecenia, non ha alcuna garanzia giuridica o di altro tipo della propria sicurezza allo scopo di “un prodotto artificiale e la lotta al terrorismo”. Nessuno può dire chi saranno le prossime vittime di uno scenario disumano: quelli che continuano la lotta contro i propri potenziali oppressori o quelli che, perdonando l’uccisione dei propri padri, madri, fratelli, sorelle, amici e parenti, si sono schierati dalla loro parte nella speranza di salvare la propria vita e aiutano a portare a compimento lo scenario di totale annientamento del popolo ceceno, tra le quali, dopo un utilizzo finalizzato, possono ritrovarsi anche loro.


Prendendo spunto dal fatto che le Risoluzioni, le Raccomandazioni e le altre incomplete misure prese dalle suddette organizzazioni negli anni di guerra della F.R. [Federazione Russa – n.d.t.] (Russia) contro il popolo ceceno non hanno portato alla soluzione dei problemi fondamentali, ritengo che sia assolutamente necessario non solo per il popolo ceceno, ma anche per il popolo della Russia e per la comunità internazionale che la questione cecena sia esaminata tempestivamente dal punto di vista delle norme del diritto. Un tale approccio darà la possibilità di far cessare la guerra in Cecenia, di punire con giustizia i colpevoli e impedire che avvengano nuovi fatti tragici a causa dell’inattività del diritto internazionale. Per compiere questo pratico cambiamento in meglio, ritengo necessario esaminare e determinare giuridicamente con precisione da quali norme del diritto vengano giustificati o riconosciuti illegali;

- I decreti del presidente della F.R. (Russia) n. 2137 del 30.11. 1994, n. 2166 del 9.12. 1994 e la disposizione del governo della F:R.(Russia) n. 1360 del 9.12.1994, che sono alla base della guerra della F.R. (Russia) contro il popolo ceceno?

- sulla base di quali norme del diritto viene riconosciuta illegittima o giustificata l’invasione del territorio della Cecenia da parte delle forze armate della Russia con i noti fatti avvenuti di conseguenza?

- è stata violata in entrambi questi casi e con azioni successive la Costituzione della F.R. (Russia), in particolare l’articolo 82, punto 1 – il giuramento del presidente di rispettare e difendere i diritti e le libertà dell’uomo –, l’articolo 15, punto 4, l’articolo 17, punto 1, l’articolo 20, punto 1, l’articolo 45, punto 1, l’articolo 80, punto 2 e anche alcuni altri articoli della Costituzione?

- riconoscono o non riconoscono l’ONU, l’UE, il Consiglio d’Europa e le altre organizzazioni che costituiscono i soggetti del sistema universale del diritto internazionale l’aggressione della F.R. (Russia) (dal latino “aggressio” – attacco) lanciata contro il popolo ceceno?

Le suddette organizzazioni riconoscono o giustificano giuridicamente le azioni della F.R. (Russia) verificatesi in violazione di impegni internazionali? In particolaare:

- l’articolo 2, sezione 1, punto 1, in particolare i punti 1, 2, 3 dell’articolo 1, parte 1, i punti 1, 2, 3 dell’articolo 6, parte 3 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici del 1966;

- gli articoli 1–10, sezione 1 della Convenzione Europea per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

- l’articolo 3, comune alle quattro Convenzioni di Ginevra, che sono i trattati fondamentali del diritto umanitario internazionale;

- la parte 1, articoli 1-6 della Convenzione contro la tortura e le altre forme crudeli, disumane o umilianti di trattamento e di punizione;

- la Convenzione sui diritti del bambino, in particolare il punto 1, articolo 38;

- gli impegni presi dalla F.R. (Russia) al momento dell’ingresso nel Consiglio d’Europa, ribaditi dalla Delibera n. 193 del 29. 01. 1996.

Riconoscono o non riconoscono le suddette organizzazioni:

- l’uccisione e il ferimento di centinaia di migliaia di civili, la distruzione di città e centri abitati, la distruzione del patrimonio storico e culturale, i danni colossali all’ecologia e alla salute della popolazione della Cecenia, l’enorme numero di profughi e di persone costrette a trasferirsi e molte altre azioni disumane della F.R. (Russia) in Cecenia come genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra?


Riconoscendo che l’esame giuridico della questione cecena, con le derivanti conseguenze legali può diventare una svolta per la concreta soluzione della questione cecena, la stabilizzazione della situazione del Caucaso e la creazione di un precedente per impedire simili scenari in altre parti del mondo…

Io, Ibragimov Said-Èmin dichiaro che intraprenderò uno sciopero della fame preventivo di 5 giorni dal 1 al 5 settembre 2007 con la richiesta all’ONU, all’UE e al Consiglio d’Europa di prendere la decisione di:

ESAMINARE LA QUESTIONE CECENA DAL PUNTO DI VISTA DELLE NORME DEL DIRITTO.

Nel caso che questa LEGALE richiesta venga ignorata, lo sciopero della fame andrà avanti senza limite di tempo, a partire dal 6 settembre 2007 (giorno dell’indipendenza della Repubblica Cecena di Ičkerija), com’è stato dichiarato nella lettera del 16.04.2007. Da quel momento, non appena una delle suddette organizzazioni prenderà la decisione di esaminare la questione cecena dal punto di vista delle norme del diritto, lo sciopero della fame verrà interrotto.

Nel caso che tale decisione non venga presa, considererò responsabili delle conseguenze dello sciopero della fame e della morte di persone innocenti in Cecenia le organizzazioni e le persone che avranno ignorato i propri impegni internazionali nell’ambito dei diritti e delle libertà dell’uomo e che avranno negato al popolo ceceno una giusta soluzione giuridica del problema ceceno.


Il presidente dell’associazione internazionale “Pace e diritti dell’uomo”,

ex ministro delle comunicazioni della Cecenia, Said-Èmin Ibragimov.

20 agosto 2007.

Strasburgo.



(Traduzione di Claudia Redigolo e Matteo Mazzoni)