La guerra per il mare di Azov è in
corso
Sulla non ancora stabilita frontiera marina tra
Russia e Ucraina continuano vere battaglie – con inseguimenti,
sparatorie e arieti. Un reportage speciale dal luogo della recente
morte di pescatori ucraini
07.08.2013
Ordinanza per
l'apertura di un procedimento penale e la sua messa in esecuzione
Città di Ejsk, 21 luglio 2013
L'inquirente della sezione investigativa della PU
[1] dello FSB [2]
russo di tenente Pervuškin
D.A., esaminate la comunicazione sul reato previsto dall'art. 256
del Codice Penale [3] giunta il
18.07.2013 dal vice-capo della sezione investigativa e dell'AP [4]
della PU dello FSB russo del territorio di Krasnodar [5]
capitano di giustizia Smetankin A.V., registrata nel libro n°1 al
n°80 e i materiali della verifica,
ha accertato:
il 17.07.2013 alle ore 18 e 10 minuti circa nelle
acque del golfo di Taganrog [6]
del mare di Azov nella zona del villaggio cosacco Dolžanskaja
del distretto di Ejsk del territorio di Krasnodar, nel punto con
coordinate N 46о 41,2’ E 037о 51,7’ da parte dell'equipaggio
della PSK [7] "Mangust"
[8] nel corso dello
svolgimento dei compiti di servizio fu scoperto un MPS [9]
con il numero di registrazione JaAO-0080m con il cittadino della
repubblica di Ucraina Fëdorovyč
Aleksandr Michajlovyč e quattro persone non identificate a
bordo, che effettuavano l'installazione di strumenti per la pesca
proibiti nelle acque del golfo di Taganrog – reti con lenze.
All'avvicinarsi del PSK "Mangust" allo MPS
scoperto, questo si lanciava a tutta velocità in direzione delle
coste della repubblica di Ucraina, ignorando le legali richieste
degli agenti della PU dello FSB russo del territorio di Krasnodar di
ridurre la velocità e fermarsi. Al contempo nel corso
dell'inseguimento ignoti a bordo dello MPS scoperto lanciavano dalla
barca sacchi con del contenuto.
Alle ore 18 e 30 minuti circa lo MPS inseguito
cambiava seccamente la propria rotta in direzione della PSK
"Mangust", ragion per cui si verificava uno scontro tra
questi natanti, in conseguenza del quale lo MPS con il numero di
registrazione JaAO-0080m si trovava capovolto in acqua. In
conseguenza dello scontro tre persone a bordo dello MPS con il
numero di registrazione JaAO-0080m morivano, 1 era dispersa, 1
(Fëdorovyč А.М.)
veniva portata al presidio medico della città di Ejsk nel
territorio di Krasnodar <…>.
Il 19.07.2013, dopo lo stabilirsi di condizioni
meteorologiche favorevoli, secondo l'articolo 144 del Codice di
Procedura Penale della Federazione Russa, veniva effettuato l'esame
del luogo dell'incidente, in conseguenza del quale venivano trovate
e requisite 10 reti con lenze con il pesce che si trovava in esse:
taran [10] – 2504
pezzi, lucioperca – 19 pezzi.
Secondo le tariffe stabilite dall'ordinanza n°724
del governo della Federazione Russa del 26.09.2000, <…> il
danno totale alle risorse biologiche acquee ammontava a 67350 rubli
[11].
In tal modo il cittadino della repubblica di Ucraina
Fëdorovyč Aleksandr
Michajlovyč e le altre 4 persone non identificate hanno
compiuto una cattura (pesca) illegale di risorse biologiche
acquatiche, causando un grave danno, con l'uso di un mezzo di
trasporto natante semovente e con un gruppo di persone secondo
accordi presi in precedenza.
Nelle azioni del cittadino della repubblica di
Ucraina Fëdorovyč A.M.
E delle 4 persone non identificate si riscontrano gli indizi del
reato previsto dal c. 3 dell'art. 256 del Codice Penale della
Federazione Russa. Tenuto conto del fatto che si hanno sufficienti
dati che indicano indizi del reato previsto dal c. 3 dell'art. 256
del Codice e basandosi sugli artt. 140, 145, 146 (147) e su parte
del primo comma dell'art. 156 del Codice di Procedura Penale della
Federazione Russa
ha ordinato di:
1. Aprire un procedimento penale basato sugli indizi
del reato previsto dal c. 3 dell'art. 256 del Codice Penale della
Federazione Russa nei confronti del cittadino della repubblica di
Ucraina Fëdorovyč Aleksandr
Michajlovyč e di 4 persone non identificate.
2. Occuparsi dell'esecuzione del procedimento penale
e accingersi alle indagini.
3. Indirizzare copia della presente ordinanza al
procuratore della procura interdistrettuale del Mare di Azov e del
Mar Nero.
Con i forconi sull'acqua [11]
Il villaggio Bezymennoe [12]
è sulla riva opposta, a quarantotto chilometri in linea d'aria. E'
il distretto di Novoazovsk della regione, cosa difficile da credere,
di Donec'k [13]. Nessun
cumulo di detriti di scavo all'orizzonte. Solo acqua.
All'agricoltura, all'orticoltura e in generale allo
scavo della terra qui sono indifferenti. Un'eccezione sono i
cespugli di rose, che sono piantati non solo nelle palizzate, ma
spesso anche nella parte esterna delle recinzioni, perfino di
sbieco. Non è una mentalità contadina.
Secondo una leggenda, il villaggio fu fondato da
persone provenienti o, più precisamente, fuggite dalle Terre Nere
del governatorato di Poltava [14]
ancor prima dell'abolizione della servitù della gleba. Anche
davanti a Puškin Aleksandr
Sergeevič, mandato a Taganrog, parlavano "in linguaggio
cifrato": "Come si chiama questo villaggio? – E' senza
nome, signore!" Sei-sette generazioni libere di pescatori ci
sono cresciute. Ha una sua subcultura: la caratteristica di
"bracconiere" non è un rimprovero. Una sua terminologia:
"arrampicarsi in mare", "filtrare il mare". Un
suo folclore: "Chi dorme di notte, di giorno siede affamato".
Una sua lingua: un suržik
[15] russo-ucraino.
Negli anni Settanta del secolo scorso i kolchoz per
la pesca sulla riva erano milionari. Colpivano con gli arpioni
beluga e storioni delle dimensioni di una barca. (Dico la verità!
L'ex presidente dello "Širokovskij"
Nikolaj Andreevyč Burlačenko
mi ha mostrato delle foto a colori.) Caviale nero in ogni casa
rustica – in barattoli da tre litri, salatura sul posto. Erano
azzardati: amavano gareggiare a chi dava più pesca allo stato –
"per la decorazione" e al contempo a chi ne spingeva di
più "di frodo" ai compratori. Gli ispettori arrestavano i
violatori e scrivevano protocolli a tutta forza: anch'essi volevano
vivere. Proprio negli anni Settanta Bezymennoe si accrebbe di case
di buona qualità di mattoni rosso scuro. Questo fu il picco del
benessere.
Negli anni Ottanta il pesce diminuì, però i
permessi per una sua presunta pesca scientifico-industriale furono
dati a mucchi. Negli anni Novanta, dopo il crollo dell'Unione, nelle
acque comparvero pescherecci con reti a strascico, che strappavano
dal fondo non solo le fosse degli storioni, ma in generale tutto ciò
che c'era di vivo. Di chi erano i pescherecci? A Bezymennoe si
fecero solo supposizioni. E si adattarono al modo nuovo. Il senso
non colcosiano prese la parola, accompagnato dall'industria privata:
"brigadiere", "brigata". Ciò significò che la
pesca notturna illegale diventò il primo anello della "catena
alimentare", che tirava da qualche parte dall'alto, da Donec'k
o da Kiev. Per di più ai pescatori capitò di penetrare
involontariamente in una complessa situazione interstatale.
Nel 2003 comparve il decreto di Leonid Kučma,
secondo cui l'Ucraina delimitò unilateralmente il Mare di Azov,
stese la cosiddetta "linea del presidente". La Russia non
la riconobbe, richiese di spostarla di molto. I tentativi
russo-ucraini di demarcazione e delimitazione del confine in mare
come luogo di uso comune si sono trascinati fin dalla comparsa degli
stati indipendenti. All'attivo ci sono uno scontro quasi armato per
Tuzla [16] e trenta round
di trattative al massimo livello. Con zero risultati. E con le navi
di guardia con il tricolore e con la bandiera giallo-azzurra: un
confine scritto con i forconi sull'acqua e chiuso a chiave!
Nel frattempo presso la riva ucraina è scomparso
perfino il "pesce finto", il cefalo orientale. E' rimasta
solo un po' di clupeonella con alici, ghiozzi e pulci d'acqua.
Dietro la linea "del presidente" hanno continuato ad
abitare lucioperche e breme, per non parlare del rutilo. La scienza
ha spiegato la disuguaglianza delle riserve di "risorse
biologiche acquatiche" senza risvolti politici. Oltre al
fattore umano, leggi "del bracconaggio", e alle carenze
dell'allevamento ittico qui ha dominato la natura. La riva russa è
quella meridionale. Il pesce, ingrassato in Ucraina, va a deporre le
uova dove fa più caldo. Così accade dall'inizio dei tempi.
Chi ne ha parte?
Una volta che esistono le guardie di confine, c'è
anche il compito di acchiappare i violatori. Con gli inseguimenti,
con il fuoco (non solo dei lanciarazzi, non solo sui motori), con
gli elicotteri, con il trascinamento delle barche sul territorio
russo. Perché le trascinano a Bezymennoe lo spiegheranno tutti.
Vuoi un procedimento penale e una multa enorme o solo un riscatto?
La tariffa è nota. Una barca costa in media 15 mila euro, una casa
venti "carte". E' una sfiga quando tocca separarsi da un
patrimonio del genere.
Nel socialismo sviluppato erano rimasti motoscafi
del tipo "Kazanka", su cui si caricava al massimo duecento
chili di pesce. Sulla riva, presso i garage delle barche, finiscono
di marcire dei manufatti, le ingenue "barche a fondo piatto"
dei nonni. Ora in mare "si arrampicano" esclusivamente su
barche di otto metri, su imbarcazioni di plastica speciale
rinforzata con due o tre motori Yamaha da 250 "cavalli"
ciascuno. Questi piccoli natanti sviluppano una velocità di oltre
100 chilometri l'ora e a bordo sono capaci di portare una tonnellata
e mezzo-due di pesca. Di regola il padrone le equipaggia di uno
speciale navigatore GPS, in lingua familiare un "garmin",
dal nome della casa produttrice. Le indicazioni del "garmin"
aiutano a determinare le coordinate in cui sono precisamente poste
le reti. In mare non si va senza radio (da chi le acquistino, su
quali frequenze si tengano in contatto si può solo indovinare) –
per le trattative con chi viene in aiuto in un momento critico o si
rifiuta di proteggere. Ognuno per se, le tute per il mare.
Noterò subito: di licenze, di pacchetti di
documenti di concessione per l'attività ufficiale nella stagione di
pesca sono in possesso praticamente tutti. Per simili sciocchezze
non si fa economia. E i protettori del business non ordinano agli
anelli inferiori di violare la legge. Tuttavia i padroni, per
evitare perdite totali non intestano garage e natanti a se stessi,
ma ai parenti.
"I banditi presero un motoscafo sulla riva
russa, il suo prezzo era ventiquattromila dollari. So a chi piaceva
là il giocattolo, l'ho visto! – mi ha raccontato indignato
l'imprenditore locale Aleksandr, agitando un pacco di documenti. –
L'avvocato si batte. La proprietaria, la mia mamma, è un'insegnante
emerita dell'Ucraina, ha scritto la denuncia: "Ho raccolto i
soldi, l'ho acquistato, era un appoggio alla pensione…"
Comunque non lo restituiscono! Dice, il natante ha attraversato
illegalmente il confine di stato, ha fatto una pesca da
bracconiere". Per via, come di sfuggita, Aleksandr rammenta
anche i "suoi pescatori" del caro motoscafo, che a Ejsk,
sotto inchiesta, hanno passato quattro interi mesi, sono stati
condannati a quattro mesi e sono stati rilasciati nell'aula del
tribunale.
La maggior parte degli abitanti di Bezymennoe
preferisce tacere come un pesce, ma non lamentarsi. Perché, in
primo luogo, non sono padroni, ma mercenari. In secondo luogo, hanno
paura. Se bloccano i padroni, tocca cercare una nuova "brigata"
o vivere in povertà. E alle mie stupide domande: "Forse le
guardie di confine russe in caso di arresto non devono semplicemente
avvertire i colleghi ucraini e consegnargli i violatori ucraini?"
– rispondono con naturale saggezza: "Bah!... Hanno la loro
parte" [17].
– La popolazione abile al lavoro da noi è di
millecinquecento persone. Hanno lavoro in quattrocentosettanta.
Altri trecento sono registrati al centro per l'impiego. Il resto
sono come i "Musicanti di Brema". Il romanticismo della
grande strada…
Al segretario del consiglio di villaggio, Evgenij
Evgen'evyč Švedko,
abitante originario di Bezymennoe, pare che dispiaccia per il
giornalista di passaggio – egli stesso ha un figlio in un
giornale. Dalla nota non verrà niente di vantaggioso, tranne
spiacevolezze sulla sua, ehm, testa. Come al solito, a dirla
allusivamente, hanno acchiappato e arrostito un pesciolino meschino
e affamato, ma quelli grossi continuano a ingrassare ai due lati
della frontiera convenzionale.
Bezymennoe si è ribellato una volta. Quando, dopo
un funerale, ha gridato: "Andiamo a bloccare il mare!"
[18]
Nella stessa barca
Sergej Erochin (25 anni) e Evgenij Dudkin (23 anni),
entrambi del vicino villaggio di Samsonovo, sono stati ripescati dal
fondo all'alba del giorno dopo. I corpi non hanno fatto in tempo a
sgonfiarsi in acqua, perciò li hanno sepolti in fosse aperte.
L'esame ha detto: sono morti sul colpo, per il colpo della barca
rovesciata. Sergej ha lasciato due gemelli di due anni, Evgenij un
bambino di sei mesi.
Il 37enne Dmitrij Daragan, che era al timone, è
stato trovato il 20 luglio piuttosto lontano dal luogo
dell'incidente, a dieci chilometri da Ejsk. All'uomo è stato
distrutto mezzo cranio. Daragan aveva tre figlie minorenni, la più
piccola ha la paralisi cerebrale infantile, l'ex moglie beve. Per
ultimi sono stati ripescati i resti di Jurij Bojko. Padre di due
figlie, 45 anni. Bojko è stato riconosciuto dai tatuaggi sulla
schiena, cupole – un intero monastero. Così hanno raccolto le
"persone non identificate".
– Nel villaggio già dopo un'ora hanno percepito
cos'era successo in mare. Che le guardie di confine li avevano
colpiti. All'obitorio, a Ejsk, quando hanno portato via i ragazzi di
Samsonovo, c'era anche un terzo accanto, sotto il lenzuolo. Ma
allora non hanno fatto arrivare Romka neanche sulla soglia, non gli
hanno permesso di guardare. Perché Dimka era crivellato. Prima
hanno asportato le prove, poi dicono: "Abbiamo trovato anche il
terzo! Riconoscetelo!" [20]
Roman, fratello maggiore del morto, annuisce
rabbiosamente: è d'accordo. Racconta come ha portato a casa,
attraverso la frontiera, in sacchi di plastica legati, in una
"cabina" con la tenda, il "peso 200" [21]
suo e del vicino – Jura Bojko. Non li tenevano apposta nel
frigorifero, ma sotto un ventilatore… "Ho fatto le fotocopie
dell'esame. E' un bene che qualcuno me l'abbia consigliato in tempo.
Altrimenti avrei restituito gli originali in cambio del certificato
di morte e non ce ne sarebbe stata traccia. Ma adesso le confronterò
con ciò che mostrerà l'esame ucraino. Anche ai nostri hanno
trasmesso (pausa) del materiale…"
Gli anatomopatologi a Novoazovsk promettono la
conclusione in un mese. Tuttavia Roman Daragan afferma: un medico di
sua conoscenza ha già condiviso un'osservazione – "i
colleghi russi hanno lavorato bene".
– Come si potrà vivere? – chiede invano Vera
Vasil'evna. – Su Dimka non otterremo la verità, è chiaro come il
giorno che Dio ha fatto. Abbiamo creduto a Janukovyč,
ma ci ha traditi. La Russia mente: "I chochly
[22]
sono fratelli, ma uccide. E gli ucraini occidentali odiano il
Donbass [23]. Come si
potrà vivere?
La guerra del Mare di Azov
In precedenza a Bezymennoe, per quanto suoni cinico,
la morte di un pescatore era considerata una perdita per la
professione, per così dire. Tuttavia dopo il 17 luglio hanno preso
a ricordare insieme quante barche negli anni sono andate "di
notte" e che fine hanno fatto. Non hanno trovato neanche i
corpi. In precedenza pensavano che una tempesta improvvisa avesse
preso un "tributo". O che fossero annegati ubriachi.
Adesso l'opinione pubblica ha oscillato dall'altra parte e sono
inclini a collegare TUTTE le vittime alla non dichiarata guerra
russo-ucraina in mare. Per il pesce? Per il confine? Per cosa?
Nel 1996 l'autorevole giornalista di Donec'k Nina
Rykova pubblicò sul giornale "Vest'" [24]
(adesso il giornale è stato chiuso – nota dell'autrice) un
articolo su come nel mare di Azov avevano sparato al motoscafo
ucraino "Vodolaz-1" [25].
Il suo capitano, Sergeev, era stato ucciso subito, con una
pallottola in fronte. E' notevole che a bordo del "Vodolaz-1"
non ci fosse pesce, ma patate. L'equipaggio era andato per queste
nella Voroncovka russa [26],
dai parenti, e tornava a Mariupol' [27].
Secondo testimoni diretti dell'accaduto, svolsero l'operazione
"Presa" due ispettori della pesca di Ejsk e due
aiutanti-"bellimbusti". Quando il gruppo con le armi in
pugno salì sull'imbarcazione e si convinse – il cadavere non si
riprese, fecero virare il motoscafo verso la riva russa. Là
definirono gli ucraini arrestati dei bracconieri stranieri che
avevano fatto consapevolmente resistenza, cosa che aveva portato a
una disgrazia. Quando si rifiutarono di collaborare con gli
inquirenti e di firmare le confessioni, li mandarono per due mesi,
fino al processo, nel carcere di Novorossijsk [28]
come violatori del confine di stato.
Ancor più notevole: qualche giorno prima della ČP
[29] con il
"Vodolaz-1" presso la riva russa fu fermata
un'imbarcazione dell'ispezione sulla pesca di Mariupol' con un
grosso carico di pesce d'élite. Pare che si fossero agitati e non
avessero riconosciuto i colleghi di reparto. Però il capitano-ladro
fu rilasciato dopo aver firmato l'impegno a comparire davanti al
giudice. E continuò, non ridete, a svolgere gli obblighi di
servizio, cioè ad acchiappare altri bracconieri. L'omicidio di
Sergeev, afferma la giornalista, non finì in alcun resoconto
ufficiale delle strutture armate ucraine, i mezzi di comunicazione
di massa non lo notarono. Forse perché le vittime sembravano solo
"pesci piccoli" senza voce. E le autorità di Mariupol' e
di Ejsk si preparavano a gemellare le città, cosa che presto si
verificò solennemente.
Tra l'altro un ecologista di cui non c'è motivo di
non fidarsi mi raccontò che nel Mare di Azov non sono una rarità
neanche risposte simmetriche da parte dei bracconieri. Per esempio,
la scorsa estate una pacifica imbarcazione ucraina, beccata con le
reti presso Ejsk, non si mise a scappare, ma andò di prua verso il
motoscafo delle guardie di frontiera russe. (E' un metodo noto. E'
un'imitazione di sfondamento, quando all'ultimo momento
l'imbarcazione più pesante cede alla più piccola. Mentre il
motoscafo compie la virata, i "suicidi" sono già
lontani.) Stavolta le guardie di confine evitarono il possibile
colpo e virarono… Per fortuna, la cosa andò senza vittime, non
permisero che vi fosse fatta pubblicità, ma la gente in uniforme
considerò l'offesa mortale.
Non escludo che il video amatoriale del mare di Azov
su YouTube, che recentemente ha trovato in Rete un deputato del
consiglio di villaggio di Bezymennoe, il proprietario del centro
ricreativo "Birjusa" e unico politico "arancione"
[30] e "lottatore
contro la corruzione" nel villaggio (così si posiziona e si
raccomanda Vasilij Vasil'evyč
Kovalenko) sia una reazione al caso descritto sopra.
– E' in corso una persecuzione delle barche
ucraine. I russi avvertono con il megafono: "Vi raggiungeremo
per l'ultima volta – vi affonderemo!" E si accompagnano con
l'augurio: "All'ultima volta, all'ultima volta!" Forse,
magari altri, ma comunque li hanno raggiunti?
Nel villaggio non hanno cessato di stupirsi: con
quattro morti è rimasto un testimone vivo, anche se ferito.
Aleksandr Fëdorovyč è nato
con la camicia, non per nulla adesso è in Russia per motivi
penali.
Marina. L'amore
Siedo in veranda da Fëdorovyč Marina Nikolaeva
rilascia un'intervista.
Marina è di 17 anni più giovane del suo compagno,
stanno insieme da tempo e lotta furiosamente per lui. "I
fratelli di Saša
non parlavano con me da tempo. E lo predisponevano: è
proprio una bastarda, ti lascerà, non le credere! Ma adesso è come
se fossero cambiati". Essenzialmente Marina ha scosso la
situazione, rivolgendosi alla stampa. La donna ha un lavoro che le è
caro. Fa la cameriera in una pensione, lo stipendio è di 1200
grivne (circa 150 dollari al cambio). Nella stagione di pesca aiuta
il compagno. Nella "stagione morta" aggiusta le reti,
insieme si impiegano nella lavorazione del pesce: salarlo, seccarlo.
"Se rovinano una partita, non riceviamo niente". Ha le
mani rosse, ruvide, le unghie mancano quasi.
La situazione in casa non si può definire neanche
modesta. In abbondanza ci sono solo gatti di vari colori, che
saltano alla finestra con fare da padroni. Marina ammette che cinque
anni fa ha già portato via Aleksandr dalla riva russa.
– Per una persona importante a Ejsk pescavano
quaranta nostre "brigate" ("Non importa un fico a me
della collaborazione russo-ucraina in azione!» i – n.d.a.). Una
volta ogni tre mesi prendeva una tassa da ognuno. ("Un tributo
feudale!" – preciso meccanicamente.) Trecento dollari,
ammazzano cinque cinghiali, un mare di vodka, caricano a bordo e
vanno all'estero. Poi qualche barca si ribellò. Era troppo, non
restava niente per vivere! Lo riferirono a quella persona. Questi
trasmise: "Non intendo elencare quali numeri di preciso si
siano agitati. Il regolamento di conti è per tutti. Adesso non
lamentatevi…" E le guardie di confine con gli ispettori della
pesca, che in precedenza non toccavano quelli di Bezymennoe, presero
letteralmente a dargli la caccia.
Correndo avanti, dirò – ho chiesto a un collega
di verificare nei canali a lui accessibili quanto sia fantasioso il
soggetto esposto. Il collega è tornato: "Pare che l'uomo fosse
chiamato Vasja il Cannibale". Secondo alcune informazioni, il
soprannome del tutto meritato era portato da un certo funzionario
dell'ispezione sulla pesca di Ejsk.
Marina, facendo debiti, raccoglie soldi per un
avvocato russo per Aleksandr (un difensore ucraino non gli è
concesso!) e non ha paura di dare testimonianza all'inquirente della
procura militare del territorio. Ripete quello che dopo la
rianimazione ha bisbigliato il compagno, interrotto da singhiozzi e
parolacce. A Nikolaeva hanno spiegato: contro il comandante e
l'equipaggio della "Mangust" è stato aperto un
procedimento penale esclusivamente per violazione delle regole di
navigazione. L'articolo è importante, prevede una condanna fino a
sette anni, i militari si trovano in caserma agli arresti. "E
non a casa, sui divani?" – insiste Marina.
– In presenza del console ucraino, questi veniva
da Rostov sul Don [31],
ho dichiarato precisamente: le guardie di confine hanno sparato
sulla barca. E hanno provocato l'urto tra le imbarcazioni, l'hanno
coperta d'acqua. L'inquirente ha ascoltato e subito si è "sciolto".
Il console si è innervosito: "Perché questi dettagli?
Inutilmente! Ha fatto un danno!"
Nikolaeva predispone contro di se anche la parte
ucraina per "diffusione di voci dannose".
– I nostri due motoscafi del Ministero per le
Situazioni di Emergenza hanno fatto quadrato con i soccorritori
russi. "Ci colleghiamo alla ricerca. Ma fateci fare benzina…"
Le voci sono andate effettivamente oltre il livello
di guardia. Per esempio: l'equipaggio del "Mangust"
avrebbe portato i militari di turni in stato di ebbrezza, molti
invece dell'uniforme avrebbero indossato pantaloncini e canottiere.
O: "L'imbarcazione di piccole dimensioni senza segni di
riconoscimento si trovava in una zona chiusa alla navigazione… La
barca si lanciò contro il motoscafo delle guardie di confine e si
rovescio… Le guardie di confine russe andarono immediatamente a
salvare le persone". Tra l'altro è sbagliato ritenere una voce
la citazione del comunicato dell'ufficio stampa della direzione
delle guardie di confine dello FSB russo del territorio di Krasnodar
formulata dall'agente del servizio Natal'ja Sterdinina. E' una
menzogna dall'inizio alla fine.
Curare nei cessi [32]
E' importante capire perché la Kiev ufficiale, che
subito aveva reagito abbastanza duramente alla situazione, si è
trasformata quasi in osservatrice.
Il 18 luglio il presidente Janukovyč
ordinò al governo di garantire la ricerca dei cittadini ucraini
dispersi nelle acque del Mare di Azov. E agli "organi
competenti" di "svolgere un'indagine globale, completa e
obbiettiva sull'incidente indicato". Lo stesso giorno il
Servizio di Confine ucraino propose ai colleghi di Mosca di
organizzare un incontro speciale nella zona dello scontro tra le
imbarcazioni e chiarire insieme i dettagli dell'incidente. Il
Ministero degli Esteri inviò una nota all'ambasciatore russo in
Ucraina, in cui definiva "sproporzionata" l'azione delle
guardie di confine. Il consolato ucraino a Rostov si accinse a
preparare i documenti per il rimpatrio di Aleksandr Fëdorovyč (In
quel tempo gli fecero due operazioni al polmone destro, perforato
dalle costole rotte, gli aspirarono sangue e pus dalle cavità, gli
ricucirono le ferite alla testa e alla guancia.)
La parte russa fece la promessa di collaborare alla
cura della vittima e al ritorno in patria dei corpi dei morti. Nelle
notizie di NTV [33] fu
riferito in poche parole di un "incidente nelle nostre acque
territoriali", poi "in acque internazionali". Anche
se per ora, in mancanza di un confine di stato stabilito in mare,
parlare di un suo superamento è un nonsenso giuridico. Di
conseguenza non ci sono neanche acque "internazionali". Ed
è possibile ritenere violatrice solo un'imbarcazione che attracchi
sulla riva opposta, sulla terraferma. Però nel mare di uso comune
esistevano i cordoni delle regioni di pesca per Russia e Ucraina. Le
coordinate indicate erano diverse e imprecise.
Se deputati e ministri dei due paesi fossero andati
periodicamente a fondo o nel SIZO [34]
per questa folle situazione non sarebbe stata una disgrazia. Ne
saremmo usciti prima. Ma il male è avvenuto per l'appunto agli
abitanti di Novoazovsk e Bezymennoe, di Ejsk e Voroncovka. A loro è
toccato soffrire.
Nei quattro giorni dopo la ČP
non è nata alcuna commissione comune. Il presidente
Janukovyč non ha chiesto
l'esecuzione dei propri ordini – di venire a sapere e
riferire perché erano morti quattro cittadini ucraini – né al
governo, né agli "organi competenti". L'ufficio stampa
della procura di Donec'k, dove ho telefonato, ha informato: "Secondo
la legge, gli inquirenti ucraini non svolgono azioni investigative
sul territorio della Federazione Russa". Il tenente colonnello
Ėduard
Nikitenko, addetto stampa del reparto di confine di Donec'k,
ha interrotto attentamente la possibilità dei miei contatti con i
superiori. "Mandi una richiesta a Kiev che le diano l'ok per
un'intervista con un corrispondente estero".
Il consolato non ha rimpatriato Aleksandr Fëdorovyč
Dalla rianimazione dell'ospedale distrettuale centrale l'hanno
tradotto in un isolatore con un'inferriata alla finestra, una porta
di ferro, funghetti e macchie di umidità sulle pareti e un tubo
della fognatura che gorgoglia violentemente. A vedere i segni
caratteristici e le dimensioni del vano, un tempo qui funzionava una
toilette. Hanno tolto il water e ci hanno messo una branda.
Nell'ex-bagno Fëdorovyč è
venuto a sapere di essere sotto inchiesta (vedi
l'"Ordinanza…" all'inizio del testo), in quanto ancora
in rianimazione rilasciò delle deposizioni e le firmò senza
leggerle…
Non siamo pesci. I pesci sono muti
I pubblici ufficiali ucraini hanno preso atto di
tutto con volti enigmatici. Si erano preparati a un conflitto tipo
"Tuzla-2" con il coinvolgimento del pubblico europeo,
tenendo conto del possibile avvicinamento all'UE? O al contrario
programmavano di trasbordare la "battaglia marina" nel
granturco nazionale?
– Il bracconaggio nel Mare di Azov c'è di certo.
Ma dimostrare il reato in questo caso è assai complesso, – non si
è messo a evitare, seguendo l'esempio di molti, un colloquio con la
"Novaja gazeta" il capo della sezione territoriale di
Mariupol' della Azovgosryboochrana [35]
Vladimir Čelpan.
– Le reti con la pesca non sono state trovate immediatamente nella
barca. La barca era registrata legalmente. E queste persone furono
ritenute pescatori fino al 31 maggio, poi l'imprenditore, secondo il
documento, risolse il contratto di lavoro con loro. Cioè, era un
uscita in gita…
– Da noi nella riserva, nella striscia Krivaja
[37], c'è una torre di
trenta metri per le osservazioni. Alle quattro di mattina, appena ci
si vede, salgo in cima. E vedo perfino senza binocolo il quadro
usuale: un'armata di imbarcazioni che si muovono perpendicolarmente
verso il lato della Federazione Russa. Le guardie di confine ucraine
non le vedono? Capisco. Sono barche di gitanti.
Un signore delle strutture armate che desidera
restare anonimo ha condiviso un'impressione alla vista della
registrazione documentale della ČP
del motoscafo delle guardie di confine "Mangust"
(di recente l'hanno trasmessa in Ucraina per conoscenza).
– La durata è di venti minuti, senza indicazioni
di larghezza, lunghezza e tempo del fatto. Cioè non è di una
videocamera fissa. L'operatore se l'è tolta dalla spalla, si è
lanciato sul ponte, la telecamera ha tremato, è registrato in modo
amatoriale e molto, come a esprimersi più precisamente, emotivo…
Si interrompe – o poi l'hanno tagliato? – al momento dello
scontro con la fiancata del destra della barca. E' impossibile
capire i dettagli. Anche se le guardie di confine di principio non
avevano diritto di andare all'assalto, in quanto non stavano
inseguendo terroristi o pirati o liberando ostaggi.
Un attivista per i diritti umani del distretto,
anch'egli in forma riservata, ha proposto di discutere le varianti
delle versioni – chi capeggia l'industria illegale? I deputati
della Rada Suprema [38]
(evidentemente a pieno organico), l'oligarca di Donec'k Rinat
Achmeetov, "Saša
lo Stomatologo" (così l'opposizione chiama il figlio maggiore
del presidente Janukovyč)?
All'ennesimo attacco di disillusione mi sono imbestialita. Quattro
cadaveri dei pur non più innocenti "schiavi del mare"
hanno un peso equivalente a duemilacinquecento "code" di
taran?!
Mi hanno giurato che verranno a sapere il concreto
ordine delle "tangenti", tanto più che su entrambe le
rive post-sovietiche sono le stesse. La trafila si è rivelata senza
difficoltà: ispezione sulla pesca – guardie di confine - sbirri –
procura. E poi: il potere esecutivo locale, l'ispettorato fiscale,
il servizio di sorveglianza ecologica… Durante la trasferta, nei
viaggi tra Bezymennoe, Novoazovsk e Mariupol', mi sono vista con i
rappresentanti di quasi tutte le strutture indicate. Praticamente in
ognuna ho trovato risposta, ho fatto caso a maledizioni
all'indirizzo dei corrotti, talvolta a piani coraggiosi di
riorganizzazione della coscienza dell'elettorato. Tenendomi stretta
la mano al momento dei saluti, gli interlocutori si interessavano se
a un giornalista era riuscito "cavare" qualcosa, anche sui
capi oltre confine.
Così mi sono trasformata in una partecipante a una
scena di massa nelle folli riprese di un serial sul commissario
Cattani [39] ucraino. Per
esempio, ho iniziato a riflettere: ho elencato qualche "brigadiere"
di bracconieri (aha, il binomio di Newton!), ma in ogni persona con
cui intendevo condividere la scoperta appariva un "padrino".
Ho sputato: "Basta, è ora di andare
all'ospedale!" E ho attraversato la frontiera con la Russia.
Via terra.
"Un agente dello FSB mi ha
sollevato la testa, un altro mi ha dato un mucchio di carte"
Prima della "Novaja gazeta" tra i
rappresentanti della stampa hanno dialogato con l'indagato Fëdorovyč
i reporter del "9° canale" della televisione di
Krasnodar. Li aspettavano. Per questo motivo i capi dell'ospedale
centrale distrettuale di Ejsk hanno proposto ad Aleksandr di
scambiare l'isolatore-toilette con una camera per veterani con
frigorifero, televisore, tappetino e letto da signore. Ha
pronunciato con gratitudine davanti alla telecamera ciò che
richiedeva la sceneggiatura. Curano ottimamente e gratis, le
condizioni di vita sono ottime, non ci sono lamentele, quanto al
resto chiariranno i servitori di Temi. Quando quelli della
televisione se ne sono andati, hanno riportato Fëdorovyč
al posto di prima.
Alla porta dell'isolatore c'era una guardia a turni,
guardie di frontiera. I ragazzi avevano pietà dello zietto smagrito
come un crocifisso con un fianco contuso e gli portavano kefir e
brioche dal negozio. E il medico curante, quando l'hanno portato
dalla rianimazione, gli ha comprato le pantofole con i suoi soldi.
In ogni caso ho registrato i lunghi dialoghi con
Fëdorovyč con il
registratore e con il tablet. (In compagnia del guardiano Aleksandr
un po' più tardi sono scesa nel giardinetto dell'ospedale, mi sono
seduta nella macchina di un amico, non ci hanno permesso di chiudere
lo sportello – è un ordine.) In un sunto – ecco le cose
importanti dei due apparecchi.
Sul finale
della "gita in mare" del 17 luglio
– …La "Mangust" andava molto
rapidamente, ci è passata davanti alla poppa, ha sollevato una
colonna d'acqua, si era simili a un sottomarino. Abbiamo iniziato a
manovrare, allontanandoci da questa… In quel momento qualcuno dei
ragazzi ha gridato, naturalmente con parolacce: "Bella roba! Ci
sparano anche!" Un po' colpi, un po' scariche… Poi ho sentito
Dmitrij Daragan: "Ragazzi, tenetevi!" Ho guardato – il
motoscafo andava dritto su di noi. Dmitrij ha messo la barca a
destra. Un colpo – e non ricordo niente, non capisco. Ci siamo
rovesciati.
Sul
salvataggio delle persone che annegavano
– …Dall'acqua sento che qualcuno mi premeva. Era
Bojko Jura. Ho tirato fuori la mano destra, mi sono spinto con le
gambe e sono riuscito ad acchiapparlo per i capelli. Ma la barca era
scivolosa, tanto più che l'onda era passata sopra di essa e Jurka
era scivolato. I pantaloni della tuta per il mare si erano riempiti
d'acqua, lo tiravano già… Il motoscafo era già a un
chilometro-un chilometro e mezzo da noi, si era spostato per inerzia
in velocità, probabilmente. Ma quando sono emerso, ho visto, hanno
fatto un cerchio, sono andati sul ponte, mi hanno fatto salire. Ho
chiesto una sigaretta. Avevo dolori tali che non riuscivo a
respirare. Non è emerso più nessuno. Ho detto: "Là ci sono
altre quattro persone! Ne tenevo proprio una viva. Saltate giù!"
Quelli sono bianchi, gli tremano le mani. "Abbiamo telefonato,
ora arriverà il Ministero per le Situazioni di Emergenza".
Nessuno è saltato giù. …Ho perso conoscenza, stavo supino in
sala macchine. Ma sono tornato in me per il dolore quando mi hanno
caricato sul motoscafo del Ministero per le Situazioni di Emergenza.
Per strada era già buio. Ho capito che mi portavano a Ejsk e non a
casa perché la luna non mi splendeva in faccia, ma alle spalle.
Sul primo
interrogatorio
– …Prima della prima operazione presso di me
sedevano due agenti dello FSB, non conosco i loro cognomi. Uno
disse: "Se vuoi vivere, ballerai al suono del nostro flauto.
Altrimenti possiamo non fare l'operazione e mandarti in patria
insieme ai tuoi amici". Quando furono la prima e la seconda
operazione non ricordo precisamente, tutto mi si è confuso in
testa… Poi mi hanno spostato in sala di rianimazione. E là mi
hanno interrogato. Non ricordo cosa ho detto, ero come nella nebbia.
Stavo disteso con la flebo, non c'era il medico accanto, alle due
guardie di confine di guardia lì hanno detto di andare in
corridoio. Non potevo immaginare che fosse necessario un avvocato e
non l'ho chiesto. Un agente dello FSB mi ha sollevato la testa,
l'altro mi ha dato un mucchio di carte e una penna. Ho firmato senza
leggere "Dai, fratello, ti cureremo un po' e andrai a casa!"
Poi ho scritto al console ucraino che rinnegavo le mie deposizioni.
Sul quinto
morto
– …Non volevano ripescare i cadaveri, ma le reti
in primo luogo, per riempirle di pesci… Personalmente mi sento il
quinto morto. Vogliono affibbiare tutto a me e coprirsi il sedere.
Alla fine mi sono lanciata nelle banalità. Ho
chiesto a Fëdorovyč cosa
direbbe, se ne avesse la possibilità, al garante dei diritti
costituzionali dei cittadini, il presidente ucraino Janukovyč.
Aleksandr non si è preso neanche un minuto per prepararsi.
– Viktor Fëdorovyč,
voglio che questo casino finisca prima possibile! (Qui si è
fermato. Ho immaginato: chiede qualcosa di improbabile. Ha abbassato
il livello delle richieste.) E voglio che mi faccia tornare a casa…
A mo' di epilogo
Lo riferiscono fonti affidabili. Dopo i funerali dei
pescatori da Bezymennoe non si sono "arrampicati" in mare
per qualche giorno almeno.
Il 2 agosto a Novoazovsk, proprio presso la riva, le
guardie di frontiera russe hanno inseguito e trascinato dalla loro
parte un ragazzo del luogo su una barca da diporto.
[1]
Pograničnoe Upravlenie
(Direzione di Confine).
[2]
Federal'naja
Služba Bezopasnosti
(Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto
russo.
[3]
"Cattura (pesca) illegale di risorse biologiche acquatiche".
[4]
Administrativnaja
Praktika
(Pratica Amministrativa).
[5]
Città della Russia meridionale.
[6]
Città della Russia meridionale.
[7]
Pograničnyj
Storoževoj Korabl'
(Nave di Gaurdia di Confine).
[8]
"Mangusta".
[9]
Malomernoe
Plavatel'noe Sredstvo
(Natante di Piccole Dimensioni).
[10]
Pesce dei Ciprinidi tipico di quelle zone.
[11]
In russo "scrivere con i forconi sull'acqua" equivale a
"parlare al vento".
[11]
Oltre 1500 euro.
[12]
"Senza Nome".
[13]
Donec'k, nell'Ucraina meridionale, è una città mineraria.
[14]
Città dell'Ucraina centrale.
[15]
Pane di farina mista e, per estensione, impasto linguistico.
[16]
Isola tra il Mare di Azov e il Mar Nero.
[17]
Qui l'autrice riproduce la parlata russo-ucraina locale.
[18]
Vedi nota 17.
[19]
Medicinale per il cuore.
[20]
Vedi nota 17.
[21]
Gergale per "cadavere".
[22]
"Ciuffi", nome scherzoso dato agli ucraini.
[23]
Il bacino del Don, nella zona sud-orientale dell'Ucraina.
[24]
"Notizia".
[25]
"Sommozzatore-1".
[26]
Città della Russia meridionale omonima di una città della Crimea.
[27]
Città portuale dell'Ucraina sud-orientale.
[28]
Città portuale della Russia meridionale.
[29]
Črezvyčajnoe Položenie (Situazione Eccezionale), si dice
degli incidenti.
[30]
Colore dell'opposizione al presidente filo-russo Janukovyč.
[31]
Città della Russia meridionale.
[32]
Allusione a Putin, che dichiarò che i terroristi ceceni sarebbero
stati anche "fatti secchi nei cessi".
[33]
Canale televisivo un tempo privato, ora sotto l'egida della Gazprom.
[34]
Sledstvennyj IZOljator (Isolatore di Custodia Cautelare).
[35]
Qualcosa come "Tutela Ittica Statale del Mare di Azov".
[36]
Meozia, nome greco della regione del Mare di Azov.
[37]
Curva.
[38]
Il parlamento ucraino.
[39]
Com'è noto "La Piovra" era assai popolare in Unione
Sovietica.
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