07 agosto 2013

A proposito di Putin (LIII)

Lo stato contro tutti
Il'ja Konstantinov [1]: l'attuale regime non ha una base sociale
Dei tempi della scuola ricordo come la nostra insegnante di storia spiegava pazientemente ad alcune decine di zucconi che ogni stato è una dittatura della classe dominante: lo stato borghese (la dittatura della borghesia) è una cattiva dittatura, ma lo stato sovietico (la dittatura del proletariato) è una buona dittatura. Sono passati più di 40 anni, ma lo ricordo. Fondamentalmente in quegli anni comunque insegnavano.


Ora insegnano in un altro modo, ma per me è tardi per re-istruirmi, tanto più che tutta l'esperienza di vita testimonia in modo univoco la giustezza della nostra insegnante di scuola: l'attuale stato russo è indubbiamente una dittatura.

 Solo che con borghesia e proletariato nella Russia di oggi è una confusione totale.


No, di ricchi non ce ne sono pochi e i poveri sono del tutto incalcolabili, ma quanto all'appartenenza a una classe rigidamente determinata sorgono dubbi. 

E la domanda sugli interessi di quale (o quali) gruppi sociali esprima la dittatura putiniana.


Parrebbe che prima di tutto fossero quelli dei grandi proprietari, degli oligarchi, ma il "dekulakizzato" Michail Chodorkovskij è ancora in prigione, Boris Berezovskij è stato sepolto recentemente e Evgenij Čičvarkin [2] non mostra neanche il naso in patria.


E' possibile, certo, affermare caparbiamente che le eccezioni confermano solo le regole, ma la lista degli oligarchi sciupati si riempie continuamente e si crea l'impressione che dalla quantità si cominci a passare alla qualità. 

Forse il potere è guidato dagli interessi dei lavoratori, quelli dell'Uralvagonzavod [3] che guadagnano "soldi pazzeschi" come 40-50 mila rubli [4] al mese?


Non fa neanche ridere, sarete d'accordo. 

L'unico in tutto il paese è il modello da esposizione Cholmanskich [5] (a proposito, dov'è finito?) – e questo in passato fu caporeparto.


Forse la base del potere sono i contadini russi, gli ultimi rappresentanti dei quali presto saranno inseriti nella Lista Rossa [6]? 

L'intellighenzia (ehi, rispondi dall'oscurità dell'inesistenza sociale)?


Lo stanco lettore presto perderà la pazienza che gli resta: beh, basta, è noto da tempo che il regime putiniano si basa sui funzionari corrotti, sugli uomini delle strutture armate e sulle élite etniche di alcune repubbliche della Federazione Russa.

 Ammettiamo che ciò è noto.

 Tuttavia alcuni passi di Putin nell'ultimo anno-anno e mezzo fanno dubitare che egli stesso se ne ricordi.


Intendo, prima di tutto, la famigerata "nazionalizzazione" dell'élite, cioè il divieto di avere conti bancari e altri asset all'estero. Chiunque parlerà della possibilità di sfuggire all'azione di queste misure proibitive, ma in ogni caso a molti funzionari toccherà affannarsi e dibattersi.


E gli imprigionamenti vanno a pieno regime: Serdjukov [7] è ancora in libertà, ma Dudka [8], per esempio, è già in carcere. 

Sotto il "nonno", sotto Boris Nikolaevič [9] c'era veramente campo libero sia per gli oligarchi, sia per i grandi funzionari – di fatto l'immunità totale. Ma ora, a seconda di come va, possono anche mandare in gattabuia una persona importante. 

Per quanto riguarda gli uomini delle strutture armate, anche qui non tutto è chiaro. Aumentano gli stipendi, danno gli appartamenti, ma scuotono sempre il comando, licenziano non poco, e la cosa non si risolve senza imprigionamenti. Certo, gli uomini delle strutture armate prendono la loro parte (ma forse in precedenza prendevano meno?), ma il logorio nervoso aumenta.

 Quanto alle élite nazionali, si sente una vibrazione in aumento. No, ciò che è santo (cioè Ramzan Kadyrov) nessuno, si capisce, osa morderlo. Qui abbiamo a che fare con lo stesso "contratto sociale" su cui si basa la Federazione Russa contemporanea – una lealtà convenzionale in cambio di soldi reali.


Ma Kadyrov non vive in uno spazio senza aria, lo sua forza è nel sostegno di quelli della sua stirpe, fra l'altro non solo in Cecenia, ma in tutta la Russia. Li deve difendere e di solito gli riesce. Ma non sempre. E' successo il caso di Pugačëv [10]. Ci sono anche altri esempi. Diremo quello del processo ai possibili assassini di Anna Politkovskaja, in maggioranza ceceni. La difesa insiste sull'innocenza degli imputati, il che è più che naturale.
Ma a giudicare il fatto che la parte lesa denuncia l'illegittimità del tribunale, neanche i figli di Politkovskaja e i loro avvocati credono che il caso sarà completamente risolto. Gli scandali intorno a questo processo si moltiplicano ogni giorno e a chiunque, anche raramente, legga i compendi giudiziari dedicati ad esso resta un gusto acido in bocca. Pare che gli inquirenti anche qui abbiano agito molto chimicamente. E' chiaro, qualunque sia la sentenza, la società non sarà soddisfatta. 

Nelle proporzioni del paese sono piccoli episodi.


Ma ecco che i fatti che si sono svolti intorno al mercato Matveevskij [11] sono abbastanza grossi. Di per se il motivo è insignificante: i poliziotti cercavano di arrestare un uomo proveniente dal Daghestan sospettato di violenza sessuale, ma sono stati picchiati dai daghestani. E' la prima volta forse? 

Tuttavia stavolta le autorità hanno deciso di organizzare un regolamento dei conti che fosse un modello da esposizione. Vladimir Vladimirovič [12] in persona ha richiesto di regolare i conti con la componente di corruzione nel lavoro della polizia locale. Non si può dubitare che agli sbirri moscoviti capiterà una piccola pulizia cosmetica del viso o dell'uniforme (che non cambierà nulla).


E per i mercati moscoviti già è passato un flutto di controlli e "ripuliture" [13]: gli arrestati si contano già a migliaia. Si preparano a espellere gli immigrati irregolari, ne avranno anche i "cari pure-russi" [14]. Ammetto del tutto che questa operazione sia legata alle prossime elezioni del sindaco di Mosca, ma qualcosa suggerisce che il motivo sia più profondo: il potere inizia a perdere la testa e senza distinzione colpisce tutti i gruppi sociali ed etnici che costituiscono la sua base. Forse veramente immuni in Russia restano ora solo i giudici, quella "vecchia guardia" del regime, a cui per principio Putin non può attentare, altrimenti la sua macchina statale si incepperebbe immediatamente e definitivamente.


A dirla breve: l'attuale regime non ha di fatto una base sociale stabile.
 E' uno stato che gioca contro tutti e si è talmente abbandonato al gioco che inizia a cacciare periodicamente palloni nella propria porta. E non di meno possiede una determinata stabilità.

 Grazie a cosa?


Grazie al fatto che la società russa si è talmente polarizzata e frantumata da essere quasi incapace di un qualche consolidamento. 

Il regime putiniano ha un'unica base – il nostro odio reciproco, ma questo è tanto profondo e forte nella società russa che, bilanciandosi su di esso come su un filo, il dittatore può mantenersi sul precipizio per più di un solo anno. Anche se, parrebbe, basterebbe solo una spinta. Sì, il regime di Putin in dimensioni storiche è cosa di un solo giorno. Non ha la potente e stabile base sociale che negli USA sono la grande oligarchia finanziaria e la classe media che si orienta su di essa. Non succede neanche come nel Regno Unito, dove il potere da secoli attinge la sua forza dall'unione del grande capitale con l'aristocrazia. Tali modelli possono esistere per secoli senza mutamenti catastrofici. Ma la Russia cos'è, condannata? Proprio a causa dell'ipertrofica indipendenza del potere come istituto, della separazione dello stato dalla maggior parte dei gruppi e degli strati sociali il paese rischia per l'ennesima volta di cadere in una brusca picchiata storica. Ma per ora il potere del tutto vuoto fa il parassita sui flussi d'aria ascendenti degli antagonismi sociali nella comunità. E' vero, nessun aliante vola a lungo. Ecco che il potere per ora plana ancora, ma degrada piano, si abbassa e presto inizierà a impigliarsi nelle cime degli alberi. Ma le liti, l'inconciliabilità e l'odio che lacerano la nostra società malata resteranno. E ci toccherà comunque imparare a tollerarci a vicenda. O ad accordarci sulle regole comuni del gioco.
 Penso che nella Russia post-putiniana saremo costretti a farlo.
"Svobodnaja pressa", 6 agosto 2013, http://svpressa.ru/blogs/article/72095/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Il'ja Vladislavovič Konstantinov (autore dell'articolo), attivista di sinistra dell'opposizione a Putin.
[2] L'imprenditore della telefonia mobile Evgenij Aleksandrovič Čičvarkin dopo aver preso a sostenere l'opposizione liberale a Putin è stato accusato di sequestro di persona ed è fuggito in Gran Bretagna. Le accuse sono poi state stralciate, ma questi non intende ancora tornare in patria.
[3] "Fabbrica di Vagoni degli Urali", che in realtà produce armamenti.
[4] 920-1150 euro (cifre senz'altro sopra la media).
[5] Igor' Rjurikovič Cholmanskich, rappresentante plenipotenziario di Putin negli Urali.
[6] Quella delle specie animali a rischio di estinzione.
[7] Anatolij Ėduardovič Serdjukov, ex-ministro della Difesa ora accusato di corruzione.
[8] Vjačeslav Dmitrievič Dudka, ex-governatore della regione di Tula (città della Russia centrale).
[9] El'cin.
[10] Città della Russia meridionale dove dopo l'uccisione di un russo da parte di un ceceno durante una lite si è scatenata una dura protesta anti-cecena.
[11] Mercato della zona sud-occidentale di Mosca.
[12] Putin.
[13] Così vengono chiamate le operazioni poliziesche di repressione a tappeto.
[14] Cioè i cittadini russi non slavi, soprattutto caucasici.
 

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