26 febbraio 2011

A proposito di riforme

Riforma come crimine




Sapete perché nella Russia putiniana le riforme sono impossibili? In un paese dove chi governa è estremamente inefficiente, l'efficienza è una forma di rivolta


Prendiamo la riforma dell'esercito. L'attuale ministro della Difesa Anatolij Serdjukov è un amministratore abbastanza capace e in qualsiasi altro paese l'avrebbe potuto compiere da tempo. Ma per condurre una riforma bisogna avere degli alleati. Questa è l'essenza delle riforme. Le riforme generano un enorme partito di avversari tra quelli gettati tra i rifiuti, ma generano pure un enorme partito di sostenitori – tra le persone che devono carriera, status e destino al riformatore.

Condurre la riforma dell'esercito russo in realtà è abbastanza semplice: per far questo bisogna creare nell'esercito un grande gruppo di ufficiali che beneficiano della riforma. Per far questo andando in cerca di un sostegno non bisogna appoggiarsi a un militare come il generale Šamanov, che manda i corpi speciali per difendere l'impresa del genero-bandito. Il generale Šamanov non vince e non perde nulla con le riforme di Serdjukov. Questi non ritiene di dovere la propria carriera a Serdjukov, ritiene che sia Serdjukov a doverla a lui.

Per far questo bisogna prendere un tenente colonnello capace e farlo generale e così mille volte – e i nuovi generali grideranno per Serdjukov. Lo capisce questo Serdjukov? Probabilmente sì. Ma, come capite, la creazione di un corpo di ufficiali fedele personalmente al nuovo ministro della Difesa e che beneficiasse della riforma sarebbe presa automaticamente per un tentativo di colpo di Stato e per di più finirebbe anche inevitabilmente in questo.

Oppure prendiamo la modernizzazione di Medvedev. Supponiamo che Medvedev sia un amministratore capace e sappia fare qualcos'altro che dar vita dopo lunghi sforzi creativi a un messaggio del presidente sugli aiuti per i bambini. Supponiamo che costruisse effettivamente una qualche oasi in cui cominciasse la modernizzazione. Il risultato sarebbe proprio lo stesso – la comparsa di uno strato di persone che beneficiano della modernizzazione e perciò sono interessate alla prosecuzione della modernizzazione e al rafforzamento del potere del modernizzatore.

La modernizzazione diventerebbe cioè alto tradimento.

Lo stesso per la politica della Russia nel Caucaso. E' facile portare l'ordine in Inguscezia o in Daghestan? Non è facile, ma è possibile. Ma per questo di nuovo è necessario un governante forte, circondato di persone che gli siano fedeli in tutto e che siano pronte a morire per lui. Sarete d'accordo, se contro la Russia là combattono persone che vivono come se fossero già morte, allora anche da questa parte devono esserci proprio tali persone.

Fra l'altro il Cremlino fa di tutto per prevenire la comparsa di leader forti in quelle repubbliche. O designa per il Caucaso leader notoriamente deboli (per esempio, Magomedsalam Magomedov in Daghestan) o, designato un uomo forte e onesto (come Junusbek Evkurov in Inguscezia), fa di tutto per ridurre la sua autorità.

Ma certo, nel Caucaso c'è un'eccezione: Ramzan Kadyrov. Ma questa eccezione conferma solo la regola. Kadyrov è circondato da persone che gli sono fedeli e sono pronte a morire per lui. E allora, può forse Mosca contraddire Kadyrov?

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

24.02.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/020/00.html (traduzione di Matteo Mazzoni)


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/02/la-russia-non-riformabile.html

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