Le forze armate del petrolio e del gas
Centinaia di migliaia di soldati degli eserciti aziendali della Gazprom e della Transneft’[1] avranno ottimi finanziamenti e poteri quasi illimitati. In che modo questo minaccia gli abitanti della Russia?
…Una vecchietta si compra una bombola di gas abusiva e su di lei si lancia un gruppo speciale della Gazprom: “Si stenda a faccia in giù, ho detto, è il gruppo speciale della Gazprom, Lei è in arresto secondo il Codice di Procedura Penale della Gazprom… A giorni sarà inviata al presidente Putin per la firma la legge, approvata da entrambe le camere del parlamento russo e già ritenuta scandalosa, che molti esperti e molti mass media hanno definito il permesso ufficiale alla Gazprom e alla Transneft’ di creare eserciti privati. Da parte di queste e delle loro filiali, secondo notizie ufficiali, l’approvazione del documento è stata proposta e finanziata. E alla base del documento c’è un significativo ampliamento dei poteri dei servizi di sicurezza di questi due giganti del petrolio e del gas. Fatto sta che il documento dal titolo lungo e confuso “Sull’introduzione di modifiche alla legge federale “Sulla fornitura di prodotti per i bisogni statali federali” e all’articolo 12 della legge federale “Sulle armi”” in caso di firma da parte del presidente darà la possibilità a entrambi le corporazioni e a tutte le loro “figlie”[2] non solo di acquistare autonomamente armi da fuoco e mezzi speciali di tipo civile e militare, ma di fatto anche di utilizzarli a loro giudizio. Formalmente la necessità di fare ciò si spiega con l’innalzamento delle esigenze di difesa dei gasdotti e degli oleodotti che si stendono per tutto il paese dai sempre più frequenti atti terroristici e perforazioni ad opera di criminali. Perché, come invece è d’uso in tutto il mondo, del problema degli atti terroristici contro le condutture non possa occuparsi il servizio nazionale di sicurezza, nel nostro caso l’FSB[3] e i reparti speciali del ministero dell’Industria e dell’Energia e delle perforazioni il ministero degli Interni, nel quale già da sei anni esiste un reparto per la lotta contro la criminalità nell’ambito dei carburanti e dell’energia, non viene spiegato. Nel frattempo, a causa di una serie di elementi poco chiari o poco elaborati, questa legge potrebbe colpire i diritti di quasi tutti coloro che vivono in Russia. Giudicate da soli. Secondo il testo della legge questi, cioè gli agenti dei servizi di sicurezza della Gazprom e della Transneft’ hanno diritto non solo di utilizzare armi e mezzi speciali di tipo civile e militare, ma anche di conservarli, portarli, acquistarli. Fra l’altro li acquisteranno già in qualità di presone giuridiche con particolari compiti stabiliti dalla legge – come, per esempio, il servizio di sicurezza della Banca Centrale o del ministero della Difesa. E adesso potranno utilizzarle non come prima – secondo le ragionevoli limitazioni della legge “Sull’attività privata di investigazione e di sicurezza”, secondo cui era possibile sparare solo “in caso di immediato pericolo” per la vita dello stesso sorvegliante o in caso di “attacco armato alla proprietà sorvegliata”, ma in base alla legge “Sull’attività di sicurezza istituzionale”, che prima si riferiva solo ad alcune particolari strutture statali. La legge “Sull’attività di sicurezza istituzionale” darà la possibilità ai servizi di sicurezza della Gazprom, divenuta per metà privati e della Transneft’, privata per un quarto, di utilizzare armi non solo in caso di attacco, ma anche per la cosiddetta resistenza di gruppo. E, a proposito, non obbligatoriamente armata – nella legge è scritto: “armata o di gruppo”. Inoltre in caso di tale resistenza sarà possibile perfino l’altrimenti proibito utilizzo di armi contro un consistente assembramento di persone. Potranno anche sparare quando una “persona invitata a fermarsi” si avvicinasse all’addetto alla sicurezza oltre la distanza indicata (“i tentativi… di avvicinarsi… diminuendo così la distanza loro indicata… danno ai suddetti addetti il diritto di utilizzare armi da fuoco”). Fra l’altro sarà loro permesso farlo non solo nei luoghi sorvegliati, ma anche “fuori dai luoghi sorvegliati, durante l’inseguimento di persone che hanno compiuto reati o violazioni amministrative nei luoghi sorvegliati ”. E “in casi eccezionali”, “in cui tardare ad agire… crei un immediato pericolo per la vita o la salute dei cittadini… o possano derivarne altre gravi conseguenze”, si potrà sparare “senza avvertimento”. A un’attenta lettura della legge diviene chiaro, che i sorveglianti che avessero utilizzato armi e mezzi speciali, se questo fosse avvenuto “in stato di estrema necessità”, “non sarebbero responsabili dei danni morali, fisici o alla proprietà causati… dall’utilizzo… di mezzi speciali o armi da fuoco”. E poiché essi, secondo questa legge, già non sono più “sorveglianti privati”, ma neanche sono diventati addetti alla sicurezza istituzionale, la questione del controllo su di loro e di chi concretamente debba svolgere questo controllo (per la sorveglianza privata si tratta del ministero degli Interni, per quella istituzionale dell’ispettorato della procura generale), resterebbe fuori dall’ambito del diritto. Come (quando il caso si verifichi) un comune cittadino possa far rimostranza contro l’operato di questa struttura, a vedere il testo della legge, purtroppo non è chiaro. La questione della responsabilità risulta tanto più importante, in quanto nella legge non è stabilito in alcun modo, il territorio di quale spazio intorno a questa o quella conduttura possa rientrare o rientrerà nel concetto di “luogo sorvegliato”, cioè, a dirla rozzamente, a quale distanza dalle condutture un sorvegliante “in stato di estrema necessità” abbia ancora diritto di uccidere e a quale non lo abbia più. E anche così questa distanza viene fatta svanire dalla già ricordata possibilità di utilizzare armi da fuoco “fuori dai luoghi sorvegliati”. Nella legge non ci sono neanche limiti numerari per questo tipo di servizio di sicurezza. Fra l’altro un limite superiore è stabilito da un decreto presidenziale perfino per il ministero degli Interni. Perché questo sia importante diviene chiaro dopo aver svolto alcune operazioni aritmetiche non difficili. Per esempio, alla sorveglianza dell’oleodotto Baku-Tbilisi- Ceyhan, costruito dalla compagnia British Petroleum su una lunghezza di 1776 km sono addette nel complesso oltre tremila persone. Risulta qualcosa come persone per chilometro. Nel nostro paese molti atti paralegali che riguardano le norme numerarie di quest’attività di sicurezza istituzionale parlano di disporre in media una postazione per chilometro e una postazione, secondo questi stessi dati, può implicare fino a 6-7 persone. E’ noto che la Gazprom e le sue filiali possiedono in tutto 155.000 chilometri di gasdotti principali, mentre la Transneft’ e le sue filiali – 46.700 chilometri di oleodotti e 19.300 chilometri di condotte per prodotti raffinati. Perciò il numero complessivo di agenti dei servizi di sicurezza della Gazprom e delle filiali in tali condizioni, su basi pienamente legali, dovrebbe avvicinarsi a 930.000 e sarà precisamente non inferiore a 310.000 persone. E il numero complessivo degli agenti dei servizi di sicurezza della Transneft’ e delle filiali potrà giungere fino a 400.000 e comunque non sarà inferiore a 132.000 persone. Queste cifre sono del tutto paragonabili al numero complessivo di soldati del ministero della Difesa (1.134.000 persone) o del ministero degli Interni (821.268 persone) e superano di poco il numero complessivo di agenti di tutte le varie agenzie di sicurezza private della Russia (700.000 persone) e lasciano molto indietro l’organico dell’FSB (secondo alcune valutazioni da 80.000 a 300.000 persone) e anche la guardia presidenziale, gli agenti militari del GRU[4] e del servizio di intelligence esterno (in totale – oltre 50.000 persone). Fra l’altro, per esempio, il direttore del dipartimento “Servizio di Sicurezza” dell’SPA “АК[5] Transneft’” Vasilij Karjakin già un anno fa ammetteva nel giornale aziendale che già “è stata formata una struttura dei servizi di sicurezza autonoma verticale e integrata”, che riunisce le corrispondenti strutture di tutte le filiali e di cui vengono ammesse “persone che hanno lavorato per più anni nelle forze dell’ordine, che sono state addestrate nell’esercito, negli organi del ministero degli Interni e in particolare nell’FSB e nel ministero della Difesa”. A suo dire queste strutture già allora comprendevano “gruppi armati mobili”, lo scopo dei quali oltre a quanto detto è “la difesa degli interessi della compagnia” dal “non del tutto sano interesse da parte di varie strutture, tra cui quelle criminali”. Inoltre, per ammissione di altri agenti di sicurezza degli oleodotti principali, le spese per queste strutture “vengono sommate dalla Transneft’ alle tariffe per il trasporto del petrolio”. Non è difficile dedurre che sul portafoglio di chi compra benzina alla stazione di servizio, questo ha un qualche riflesso. L’esperienza mondiale In tutto il mondo petrolifero – dagli USA e al Canada all’Africa e al Golfo Persico – il problema della difesa dei propri interessi da parte delle multinazionali viene risolto, che strano, in tutt’altro modo. Perfino in regioni più pericolose quanto ad atti terroristici e perforazioni. Negli USA e in Canada la sorveglianza sugli oggetti di importanza strategica – oleodotti e gasdotti – è svolta da organizzazioni militari private e dalla polizia a cavallo. La situazione non è cambiata neanche dopo le minacce di atti terroristici dopo l’11 settembre. Tutto questo si svolge sotto la guida di reparti speciali di sicurezza del ministero dell’Energia. Per esempio le riserve petrolifere strategiche degli USA sono sorvegliate dalla compagnia militare privata Dyncorp, che in precedenza era specializzata nel trasporto di materiale militare in alcune parti del mondo. L’Arabia Saudita è il maggiore produttore ed esportatore di petrolio del mondo, in possesso del 25% delle riserve mondiali, ma si trova in una delle più instabili regioni del mondo per quanto riguarda la sicurezza – fra l’altro per la vicinanza ad Al-Qa’ida. La principale corporazione petrolifera di questo regno - la Saudi Aramco, la più ricca del mondo – è quasi due volte più ricca della Gazprom. Ma neanche questa ha voluto rendere il proprio servizio di sicurezza pienamente autonomo rispetto allo stato. Alla sorveglianza, oltre a cinquemila agenti del servizio di sicurezza della compagnia, prendono parte circa altre 30.000 persone. Si tratta di reparti speciali della Guardia Nazionale e del ministero degli Interni e comprendono forze di sicurezza, reparti speciali e controspionaggio... In Nigeria (al primo posto in Africa e al quinto tra i paesi dell’OPEC per produzione di petrolio) della sicurezza dei terminal e degli oleodotti delle filiali dei più grandi attori sulla scena mondiale Royal Dutch Shell (Olanda) e Chevron (USA) si occupano agenzie private di sicurezza. C’è una cosiddetta polizia privata scelta e addestrata dalla polizia locale. Forze di complemento – reparti speciali per la difesa delle installazioni petrolifere – sono create anche dal governo della Nigeria. Quali decorazioni potrebbero essere assegnate ai combattenti del petrolio e del gas Titolo di Eroe del Petrolio e del Gas Commenti degli esperti Georgij SATAROV, politologo, presidente della fondazione Indem: “A parte la solita indeterminatezza e ambiguità dal punto di vista del diritto nella legge in questione non c’è una particolare predisposizione alla corruzione. Chi è nella maggior parte dei casi alla guida delle compagnie strategiche? Persone cosiddette “dal cuore caldo e dalle mani pulite”. Ex agenti dei servizi segreti. E cosa pensate, quali persone al governo confermeranno le liste delle qualifiche e delle organizzazioni dove tutto questo è permesso? Proprio queste persone. Queste persone, che adesso sono alla guida delle corporazioni del petrolio e del gas, – queste sono abituate da una vita a portare armi. Ma nelle istituzioni civili non portano armi e non sono a loro agio. Questi hanno pensato: come si fa a lavorare in un’istituzione civile e a portare armi? E hanno inventato questo. Per quel che riguarda la responsabilità per l’incremento dei poteri, qui non è cambiato quasi nulla: come prima era difficile esigere qualcosa dai servizi di sicurezza delle grandi corporazioni, così lo è adesso. Come queste strutture erano per il pubblico assolutamente fuori controllo e prive di trasparenza, così resteranno. Beh, se prima, davanti a una richiesta, potevano solo mandare a quel paese, ora potranno anche sparare. Ecco tutta la differenza. Ritengo che il presidente firmerà la legge[14], perché come si fa a non aiutare la propria gente…”. Aleksandr MARTYNOV, direttore dell’“Agenzia indipendente per il monitoraggio ecologico”: “Guardo alla novità di una legge, che permette alle grandi corporazioni di trasporto del petrolio e del gas di creare i propri eserciti aziendali armati, come a qualcosa di non univoco. Da una parte la creazione di tali strutture dovrebbe impedire ai più abili trasgressori di asportare petrolio dalle condutture. Tuttavia in generale questa legge pone la questione della legittimità della comparsa di un’ulteriore struttura armata – potente, numerosa e organizzata. Anche se di principio si potrebbe inserire queste truppe nelle truppe ČS (črezvyčajnye situacii[15] – n.d.a.)”. Roman VAŽENKOV, collaboratore della rappresentanza russa di Greenpeace: “Più di una volta ci sono stati casi in cui il servizio di sicurezza della Transneft ha bloccato la strada verso il luogo in cui si era rotto un oleodotto. Là non hanno permesso di entrare non solo ai giornalisti e agli esperti ecologi, ma anche ai rappresentanti ufficiali del Rosprirodnadzor[16], che deve far rapporto su questi guasti. Ma quando il Rosprirodnadzor ha chiamato la polizia, non hanno fatto entrare neanche la polizia, hanno fermato e perquisito tutti i mezzi di trasporto. Questo già prima della legge. La Transneft’ non da molto volentieri informazioni sui guasti. Secondo i loro dati ufficiali, da loro la possibilità di rottura di un oleodotto è 0,04 ogni mille anni, anche se, secondo i nostri dati, le rotture si verificano da loro quasi ogni mese e non solo una alla volta. Perciò se in una regione remota a causa di un guasto si scontrano due gruppi di servizi di sicurezza: la polizia e i reparti speciali aziendali e entrambe le parti sono armate – questa è una situazione preoccupante”. Sotto testo Chi attacca il petrolio e il gas I corrispondenti di “Svobodnoe prostranstvo” si sono rivolti alle compagnie Transneft’ e Gazprom per avere un commento. Ci hanno raccontato, quali sono stati negli ultimi tempi i precedenti di perforazioni di gasdotti o di attacchi alle condutture principali. La risposta ufficiale della Gazprom I rappresentanti della compagnia Transneft’ in qualità di risposta ufficiale hanno inviato una cronaca da loro elaborata delle azioni violente e delle minacce nei confronti del servizio di sicurezza nel periodo 2005-2006. In tutto sono 11 fatti. Regione di Samara[17] Agosto 2005. Ignoti hanno attaccato il facente funzione di capo della sicurezza dell’SPA Privolžsknefteprovod S. Kovalëv. Gli hanno rotto il braccio destro, alcune costole, gli hanno causato un trauma cranico e hanno incendiato la sua automobile personale. Il procedimento giudiziario è stato bloccato. Ottobre 2005. Tentato omicidio dello specialista della sicurezza della proprietà dell’SPA Privolžsknefteprovod N. Ustinov. Per la vicenda sono stati condannati esecutore e mandante. Novembre 2005. Ignoti hanno sparato contro le finestre della casa del capo della sicurezza dell’SPA Privolžsknefteprovod O. Aver’janov. Il procedimento giudiziario è stato bloccato. Il capo del gruppo mobile della sicurezza dell’SPA Privolžsknefteprovod O. Miščenkov è stato picchiato mentre si recava al lavoto. Il procedimento giudiziario è stato bloccato. Lo stesso è accaduto al capo della sicurezza della proprietà dell’SPA Privolžsknefteprovod N. Stekol’ščikov. Risultato – frattura della base del cranio e dell’osso frontale, della mascella e del femore. Il procedimento giudiziario è stato bloccato. (...) Regione di Irkutsk[18] Attaccato il gruppo mobile della sicurezza dell’SPA Transsibneft’, che osservava il luogo, che aveva scoperto, in cui era conservato petrolio rubato. Gli assalitori hanno danneggiato gravemente l’automobile di servizio lanciando pietre contro di essa. La richiesta di aprire un procedimento giudiziario è stata respinta. Repubblica del Daghestan + bonus Alcuni casi della vita dei servizi di sicurezza della Gazprom e della Transneft’. Marzo 2006, Baschiria[19], conduttura Nižnevartovsk-Kurgan-Kujbyšev. La perdita di 800 metri cubi di petrolio ha inquinato oltre 5 ettari di terreno. Una parte del petrolio è finita nel fiume locale. Il servizio di sicurezza della Transneft’ ha ostacolato il lavoro dei mass media. Gennaio 2006, Udmurtia[20], oleodotto Cholmogory-Klin. A causa di un guasto durante una riparazione pianificata si è verificata una perdita nell’ordine di 70-80 tonnellate di petrolio. Un gruppo di esperti, giunto per effettuare i rilievi per una valutazione delle conseguenze, è stato bloccato dal servizio di sicurezza della Transneft’. Nonostante l’avvertimento della procura della repubblica sull’illegalità dell’occultamento di informazioni di rilevanza sociale, neanche alle troupe di vari canali televisivi è stato permesso di accedere al luogo della perdita. Sulla base di materiali di Regnum[23], Seu.Ru[24], Labournet.Net[25] Materiali preparati da: Dar’ja Pyl’nova Dmitrij Škrylëv 20.07.2007, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/color27/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Colosso petrolifero statale russo.
[2] In russo le filiali sono definite dočernie predprijatija, “imprese figlie”.
[3] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.
[4] Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie (Direzione Generale dell’Intelligence).
[5] Akcionernaja Kompanija (Società per Azioni).
[6] “Spazio libero”, internet-forum della “Novaja gazeta”.
[7] Dmitrij Anatol’evič Medvedev, primo vice premier, presidente del consiglio di amministrazione della Gazprom e possibile “erede di Putin”.
[8] Semën Michajlovič Vajnštok, presidente della Transneft’.
[9] Aleksej Borisovič Miller, ex presidente (ora vice presidente) del consiglio di amministrazione della Gazprom.
[10] Viktor Borisovič Christenko, ministro dell’Industria e dell’Energia.
[11] Complesso petrolifero sull’isola di Sachalin, nell’oceano Pacifico.
[12] Giacimento scoperto nel Mare di Barents, nel Mare Artico.
[13] Nome di un gasdotto russo-turco che attraversa il Mar Nero.
[14] Infatti l’ha firmata.
[15] Si tratta dell’MČS (Ministerstvo Črezvyčajnych Situacii, “ministero per le Situazioni di Emergenza), sorta di Protezione Civile militarizzata.
[16] Sigla derivata dalle parole Rossijskij (Russo), Priroda (Natura) e Nadzor (Ispettorato). Si tratta del Servizio federale di ispezione sull’utilizzo delle risorse naturali, ente del ministero delle Risorse Naturali.
[17] Russia centro-meridiionale.
[18] Siberia meridionale.
[19] Repubblica autonoma della parte orientale della Russia europea.
[20] Repubblica autonoma della parte orientale della Russia europea.
[21] Russia meridionale.
[22] Schieramenti a cuneo utilizzati dai cavalieri teutonici.
[23] Agenzia di stampa russa.
[24] Socio-Ecological Union (Unione Socio-Ecologica), associazione ambientalista russa.
[25] Sito del sindacato Labournet.
http://matteobloggato.blogspot.com/2007/09/le-nuove-forze-armate-russe.html
Nessun commento:
Posta un commento