Quanto segue è l'appello dell'ex ministro delle Comunicazioni della Cecenia Said-Emin Ibragimov, che porta avanti uno sciopero della fame a Strasburgo per protestare contro l'indifferenza dell'ONU, dell'UE e del Consiglio d'Europa per gli orrori che sono stati compiuti e che si continuano a compiere nel suo paese.
Al Segretario Generale dell’ONU, Pan Gi Mun e ai membri dell’ONU, al Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso e ai membri della Comunità Europea, al segretario generale del Consiglio d’Europa Terry Davis e ai membri del Consiglio d’Europa, ai ministri degli affari esteri dei paesi che stanno entrando nel Consiglio d’Europa. Al Presidente del Parlamento Europeo, Hans-Hert Pöttering e ai membri del Parlamento Europeo, al Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa René van der Linden e ai membri dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, al commissario del Consiglio d’Europa per i diritti dell’uomo Thomas Hammarberg, al relatore speciale del Consiglio d’Europa Dick Marty, ai capi di Stato e di Governo, ai difensori dei diritti umani, ad altre organizzazioni pubbliche, ai partiti politici, ai mass-media e alla società.
LETTERA APERTA URGENTE
In questo mondo non si può difendere la propria libertà che difendendo la libertà di un altro
Clarence Darrow
Alla vigilia della prossima 61esima riunione della Commissione, l’ONU per i diritti dell’uomo, la Federazione Russa (Russia) nella figura del viceministro degli affari esteri Jurij Fëdotov ha avvisato la Comunità Europea e gli USA dell’inammissibilità di future discussioni sul problema della Cecenia. Dopo il 25 Gennaio 2006, quando furono accettate la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa N. 1479 e la Raccomandazione N. 1733 (che sono state ignorate per l’ennesima volta) l’esame della questione cecena è stato praticamente sospeso. Ciò è principalmente legato alla pressione russa sulla società internazionale con lo scopo di sfuggire alla responsabilità per i veri crimini e al fatto che la Russia (già più di una volta), allo scopo della manipolazione della situazione, senza base legale e il raggiungimento di un accordo di pace, dichiara in via non ufficiale la “fine” della guerra in Cecenia.
L’esperienza dimostra che tali dichiarazioni e un certo indebolimento delle azioni militari sono utilizzati per il passaggio a una nuova fase della realizzazione dell’uccisione del popolo ceceno. La suppurazione della situazione nel Caucaso e l’accensione artificiosa all’interno della protesta cecena, forniscono le basi per supporre che le forze militari e politiche della Federazione promuovono nuove fasi di violenti scenari con lo scopo di un impegno politico nella primavera 2008.
Il corso degli avvenimenti fornisce le basi per supporre con grande probabilità che le forze militari e politiche della Federazione Russa (Russia), colpevoli di aver compiuto crimini contro il popolo ceceno, abbiano elaborato una tattica e una strategia con lo scopo di sfuggire alla meritata punizione, mentre le organizzazioni internazionali danno la propria approvazione non ufficiale.
Durante i 16 anni di attività per la difesa dei diritti umani, mi rivolgo regolarmente a molte organizzazioni internazionali con la richiesta di esaminare la questione cecena dal punto di vista delle norme giuridiche. Questa legittima richiesta ha un senso logico e giuridico ed è conforme agli obblighi internazionali dell’ONU, dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, fondati per garantire la pace e la sicurezza, ma anche per la difesa dei diritti e della libertà dell’uomo. Nella speranza di scoprire una vera causa e il nocciolo dei tragici fatti che avvengono in Cecenia e raggiungere una reale conclusione della guerra e l’affermazione dei diritti e della libertà dell’uomo, da parte mia sono state organizzate e portate avanti numerose azioni di pace: conferenze, incontri con politici famosi, marce per la pace per un’estensione di più di 4.000 km e molto altro. Quando queste imprese non hanno dato i risultati sperati, in segno di protesta contro il mancato adempimento da parte delle suddette organizzazioni dei propri obblighi internazionali, sono stati attuati da me scioperi della fame: in Turchia nel 1995 e nel 2000, in Danimarca nel 1996, a Strasburgo (Francia) nel 2001, 2002 e 2005 – 2006 per un totale di 185 giorni. Ma la richiesta di base, esaminare la questione cecena dal punto di vista giuridico, è restata incompiuta. Da allora ho ricevuto una grande quantità di risposte da influenti politici internazionali. Ma nessuno fino ad ora ha risposto direttamente alla domanda: la questione cecena sarà o non sarà esaminata dal punto di vista dei principi universali del diritto internazionale?
Mentre l’ONU, l’unione Europea, il Consiglio d’Europa e altre organizzazioni internazionali accettano nei confronti della questione cecena delle deboli Risoluzioni e Raccomandazioni nelle quali non ci sono precise ordinanze giuridiche argomentate sui fatti attuali, nella stessa Cecenia continuano: rapimenti di persone e il loro assassinio, torture, esecuzioni extragiudiziarie, costrizioni alla fuga dalla Repubblica di una parte della popolazione e la totale costrizione al tradimento delle persone rimaste in patria. Con ciò la prossima volta in cui un ordine unilaterale e senza basi giuridiche annuncerà la “conclusione della guerra e … stabilizzazione” si darà la possibilità alle forze politiche e militari della Federazione Russa (Russia) di manipolare la situazione e continuare impunemente lo scenario programmato dell’uccisione del popolo ceceno. Nessuno delle persone di nazionalità cecena, sia che abbiano o meno funzioni politiche, ovunque vivano: a Mosca o in altre regioni della Russia o nella stessa Cecenia, non ha alcuna garanzia giuridica o di altro tipo della propria sicurezza allo scopo di “un prodotto artificiale e la lotta al terrorismo”. Nessuno può dire chi saranno le prossime vittime di uno scenario disumano: quelli che continuano la lotta contro i propri potenziali oppressori o quelli che, perdonando l’uccisione dei propri padri, madri, fratelli, sorelle, amici e parenti, si sono schierati dalla loro parte nella speranza di salvare la propria vita e aiutano a portare a compimento lo scenario di totale annientamento del popolo ceceno, tra le quali, dopo un utilizzo finalizzato, possono ritrovarsi anche loro.
Prendendo spunto dal fatto che le Risoluzioni, le Raccomandazioni e le altre incomplete misure prese dalle suddette organizzazioni negli anni di guerra della F.R. [Federazione Russa – n.d.t.] (Russia) contro il popolo ceceno non hanno portato alla soluzione dei problemi fondamentali, ritengo che sia assolutamente necessario non solo per il popolo ceceno, ma anche per il popolo della Russia e per la comunità internazionale che la questione cecena sia esaminata tempestivamente dal punto di vista delle norme del diritto. Un tale approccio darà la possibilità di far cessare la guerra in Cecenia, di punire con giustizia i colpevoli e impedire che avvengano nuovi fatti tragici a causa dell’inattività del diritto internazionale. Per compiere questo pratico cambiamento in meglio, ritengo necessario esaminare e determinare giuridicamente con precisione da quali norme del diritto vengano giustificati o riconosciuti illegali;
- I decreti del presidente della F.R. (Russia) n. 2137 del 30.11. 1994, n. 2166 del 9.12. 1994 e la disposizione del governo della F:R.(Russia) n. 1360 del 9.12.1994, che sono alla base della guerra della F.R. (Russia) contro il popolo ceceno?
- sulla base di quali norme del diritto viene riconosciuta illegittima o giustificata l’invasione del territorio della Cecenia da parte delle forze armate della Russia con i noti fatti avvenuti di conseguenza?
- è stata violata in entrambi questi casi e con azioni successive la Costituzione della F.R. (Russia), in particolare l’articolo 82, punto 1 – il giuramento del presidente di rispettare e difendere i diritti e le libertà dell’uomo –, l’articolo 15, punto 4, l’articolo 17, punto 1, l’articolo 20, punto 1, l’articolo 45, punto 1, l’articolo 80, punto 2 e anche alcuni altri articoli della Costituzione?
- riconoscono o non riconoscono l’ONU, l’UE, il Consiglio d’Europa e le altre organizzazioni che costituiscono i soggetti del sistema universale del diritto internazionale l’aggressione della F.R. (Russia) (dal latino “aggressio” – attacco) lanciata contro il popolo ceceno?
Le suddette organizzazioni riconoscono o giustificano giuridicamente le azioni della F.R. (Russia) verificatesi in violazione di impegni internazionali? In particolaare:
- l’articolo 2, sezione 1, punto 1, in particolare i punti 1, 2, 3 dell’articolo 1, parte 1, i punti 1, 2, 3 dell’articolo 6, parte 3 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici del 1966;
- gli articoli 1–10, sezione 1 della Convenzione Europea per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
- l’articolo 3, comune alle quattro Convenzioni di Ginevra, che sono i trattati fondamentali del diritto umanitario internazionale;
- la parte 1, articoli 1-6 della Convenzione contro la tortura e le altre forme crudeli, disumane o umilianti di trattamento e di punizione;
- la Convenzione sui diritti del bambino, in particolare il punto 1, articolo 38;
- gli impegni presi dalla F.R. (Russia) al momento dell’ingresso nel Consiglio d’Europa, ribaditi dalla Delibera n. 193 del 29. 01. 1996.
Riconoscono o non riconoscono le suddette organizzazioni:
- l’uccisione e il ferimento di centinaia di migliaia di civili, la distruzione di città e centri abitati, la distruzione del patrimonio storico e culturale, i danni colossali all’ecologia e alla salute della popolazione della Cecenia, l’enorme numero di profughi e di persone costrette a trasferirsi e molte altre azioni disumane della F.R. (Russia) in Cecenia come genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra?
Riconoscendo che l’esame giuridico della questione cecena, con le derivanti conseguenze legali può diventare una svolta per la concreta soluzione della questione cecena, la stabilizzazione della situazione del Caucaso e la creazione di un precedente per impedire simili scenari in altre parti del mondo…
Io, Ibragimov Said-Èmin dichiaro che intraprenderò uno sciopero della fame preventivo di 5 giorni dal 1 al 5 settembre 2007 con la richiesta all’ONU, all’UE e al Consiglio d’Europa di prendere la decisione di:
ESAMINARE LA QUESTIONE CECENA DAL PUNTO DI VISTA DELLE NORME DEL DIRITTO.
Nel caso che questa LEGALE richiesta venga ignorata, lo sciopero della fame andrà avanti senza limite di tempo, a partire dal 6 settembre 2007 (giorno dell’indipendenza della Repubblica Cecena di Ičkerija), com’è stato dichiarato nella lettera del 16.04.2007. Da quel momento, non appena una delle suddette organizzazioni prenderà la decisione di esaminare la questione cecena dal punto di vista delle norme del diritto, lo sciopero della fame verrà interrotto.
Nel caso che tale decisione non venga presa, considererò responsabili delle conseguenze dello sciopero della fame e della morte di persone innocenti in Cecenia le organizzazioni e le persone che avranno ignorato i propri impegni internazionali nell’ambito dei diritti e delle libertà dell’uomo e che avranno negato al popolo ceceno una giusta soluzione giuridica del problema ceceno.
Il presidente dell’associazione internazionale “Pace e diritti dell’uomo”,
ex ministro delle comunicazioni della Cecenia, Said-Èmin Ibragimov.
20 agosto 2007.
Strasburgo.
(Traduzione di Claudia Redigolo e Matteo Mazzoni)
15 settembre 2007
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