Secondo la lista dei decorati
I familiari dei morti di Dubrovka chiedono di avviare un procedimento penale contro i capi del quartier generale operativo
Ieri i familiari di due persone morte nell’atto terroristico di Dubrovka hanno presentato un’istanza alla procura perché venga avviato un procedimento penale contro il vice direttore dell’FSB[1] Vladimir Proničëv. Questi lo hanno accusato di negligente esecuzione del compito di capo del quartier generale operativo per la conduzione dell’operazione antiterroristica. Nell’istanza, firmata da Dmitrij Milovidov, Tat’jana e Sergej Karpov, vengono riportate testimonianze documentali sulle circostanze e il momento della morte dei loro cari. I defunti Aleksandr Karpov e Nina Milovidova andarono a far parte dei 68 ostaggi, a cui in generale non è stato prestato alcun soccorso medico e fra l’altro Aleksandr Karpov è rimasto in vita per sette (!) ore dopo l’inizio del blitz. Per la maggior parte del tempo, a vedere i materiali per il procedimento penale, Aleksandr Karpov ha giaciuto in via Mel’nikov 10, dove furono depositati i corpi degli ostaggi e morì alle 12.30 del 26 ottobre 2002 in un’ambulanza. Questo e molti altri fatti testimoniano dell’assenza di un aiuto organizzato e razionale agli ostaggi che avevano subito l’azione del gas velenoso. La composizione del preparato speciale e dell’antidoto ad esso sono stati tenuti nascosti durante il blitz sia ai soccorritori che operarono nell’immediato sia ai medici degli ospedali in cui in modo irrazionale e caotico giungevano gli ostaggi avvelenati. Finora non si sa quasi niente di questo gas, ma perfino le scarne informazioni ufficiali dei primi giorni dopo il blitz (sul composto fondamentale del preparato speciale, il Fentanyl[2]) permettono di valutare la sua estrema pericolosità per l’azione che esercita sull’attività respiratoria, cardiaca e cerebrale dell’uomo. Se si considera che la sua azione non fu immediata (i terroristi videro che arrivava il gas e per 15 minuti ebbero la possibilità di far saltare in aria gli ostaggi), allora sorgono degli interrogativi: chi prese la decisione di utilizzare un preparato speciale troppo pericoloso, che non avrebbe in alcun modo impedito l’esplosione del Centro Teatrale, poiché non avrebbe avuto un effetto anestetico immediato sui terroristi? Chi ha preso la decisione di tenere nascosto l’antidoto ai soccorritori e ai medici durante le operazioni di soccorso? Chi, conoscendo bene la pericolosità e le conseguenze di una sostanza altamente tossica, non ha predisposto alcunché per preparare operazioni di soccorso efficaci ? I familiari degli ostaggi morti ritengono che i colpevoli di questo siano i membri del quartier generale operativo. Ma la composizione del quartier generale operativo, così come la composizione del gas, è coperta dal segreto. Di persone concrete si è saputo solo dalle deposizioni dei testimoni oculari e dalle decorazioni assegnate ai membri delle forze armate e ai funzionari dopo la disastrosa operazione di Dubrovka. La lista è tutt’altro che completa, ma tra gli “eroi”: l’ex capo dell’amministrazione presidenziale A. Vološin, il vice direttore dell’FSB V. Proničëv, il capo del CSN[3] dell’FSB A. Tichonov, il segretario del Consiglio di Sicurezza V.B. Rušajlo, il direttore dell’FSB Patrušeb e anche lo sconosciuto chimico con le spalline dell’FSB, autore del mortale preparato speciale. Elena Milašina 12.07.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/52/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Federal’naja Služba Besopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.
[2] Analgesico oppioide.
[3] Centr Special’nogo Naznačenija (Centro per le Operazioni Speciali).
http://matteobloggato.blogspot.com/2007/08/il-diavolo-allinferno-un-eroe-positivo.html
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