Se i nani fanno ombre lunghe, significa che è il tramonto |
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Italia: il Nord si è stancato di nutrire il Sud. Adesso di questo si occuperà l'Unione Europea
Euro-aria Ad agosto sono stata a Pechino. Pechino è una città più che sgradevole, in particolare per chi corre di mattina. Lo smog c'è, il verde no. E di monumenti storici nella Pechino manciù, fondata dai conquistatori che calpestarono la Cina, ce ne sono all'incirca quanti a Magnitogorsk [1]. Ed ecco che sono appena tornata dall'Italia settentrionale. Ho corso per Milano, davanti al folle Castello Sforzesco – la fortezza tenebrosa di un paranoico in mezzo a una città di pianura, per i parchi torinesi lungo il Po, per le arcate (i 14 km di arcate, che difendevano i cittadini dal sole bruciante sono la più netta particolarità dell'architettura di Torino), sulle grate sotto cui adesso romba il metrò e un tempo ribollivano di vita le vie ancora di epoca romana, ho respirato la limpida euro-aria. E mi sono colta a pensare che per la prima volta nella vita non invidio affatto l'ecologicamente pulita, umana, curata Europa. E invidio terribilmente la Cina.
Nord e Sud L'Italia è divisa in Settentrionale e Meridionale. Il Nord è ricco, il Sud è misero. La causa della miseria è la mafia. Questa uccide l'economia come il diserbante l'erba. Lungo gli 80 chilometri dell'autostrada Palermo-Trapani non c'è ancora una sola area di servizio: non possono mettersi d'accordo su chi pagare. In un quarto di secolo non riescono a finire l'autostrada da Napoli a Reggio Calabria: rubano, signore [2]. La cosa più notevole è che presso Reggio Calabria si trova il maggior porto per container del Mediterraneo. A suo tempo la grande Jane Goodall viveva insieme a un gruppo di scimpanzé nel parco nazionale tanzaniano di Gombe Stream. Gli scimpanzé non sono gli animali più docili, ma Goodall non osservò una particolare tendenza ad uccidere. Otto anni dopo la tendenza ad uccidere cominciò. La causa era la vita facile – i lavoratori del parco, per osservare gli scimpanzé più da vicino, avevano cominciato a dargli del cibo. L'Italia Meridionale è quel parco tanzaniano (o il Caucaso russo). Il Nord mantiene il Sud e questi soldi facili hanno anche creato la mafia come i soldi dell'ONU hanno creato HAMAS. La mafia siciliana odierna non è nata nel XIX sec. E' nata negli anni '60, quando il governo prese a stanziare enormi quantità di soldi per lo sviluppo delle infrastrutture locali e cominciò quello che storicamente è chiamato "il sacco di Palermo" – cioè la ricostruzione di Palermo da parte della mafia con soldi statali. Per far sviluppare il Sud il governo propose alle compagnie ogni sorta di agevolazione. Di conseguenza, quando negli anni '60 la Fiat intese costruire una fabbrica in Calabria, in pratica sentì dire testualmente: "Non ci interessa che diate lavoro alla gente. Ci interessa che dipendano da noi". Ciò non significa che la mafia non aiuti i poveri. Al contrario, sempre e ovunque – dai "don" siciliani a Pablo Escobar a Medellin, la mafia aiuta volentieri. E guarda attentamente che nessuno possa aiutare tranne lei. E che le persone non possano guadagnarsi da vivere da sole. E sapete qual è la cosa strana? Non troverete una persona che sia grata, beh, diciamo alla compagnia Fiat per le case costruite per gli operai. Ah, ma quando mai! "Queste carogne hanno costruito le case per noi, beh! Ma questi serpenti ci hanno costretto a lavorare per questo". Ma a qualche "don" sono pronti a baciare la manina anche per meno; così la banana, data al sottoposto dal capobranco, immutabilmente porta a uno slancio d'amore per il capo. Le regioni controllate dalla mafia sono sicure, ma per la loro gente. Se il padrone di un chiosco paga la mafia, può fare a meno di assicurare il chiosoc – non lo rapineranno. "Ma come fanno con un adolescente ubriaco di passaggio?" – chiederete. Non ce ne sono. E se succede? Lo trovano e lo ammazzano. Là dove c'è la criminalità organizzata, la criminalità incontrollata non c'è. E ciò non dice molto bene dello stato moderno. Com'è possibile? Un enorme stato non sa chi ha rapinato un chiosco, ma la mafia lo sa sempre.
Il loro Caucaso Il Sud italiano è come il Caucaso russo. Se i meridionali si distinguessero etnicamente dai settentrionali, ci sarebbe il grido: "L'Italia per gli italiani". Tra l'altro, gridano anche così. Le richieste di indipendenza politica o almeno economica dell'Italia Settentrionale risuonano sempre più spesso. Il Nord si è stancato di nutrire il Sud. Perciò adesso del nutrimento del Sud si occuperà l'Unione Europea. Da qui al 2013 l'Unione Europea intende investire in Italia Meridionale 44 miliardi di euro, preferibilmente in qualcosa di ecologico. In Italia la Sicilia è già diventata il pioniere per numero di apparecchi eolici, per la cui energia elettrica ecologicamente pulita si paga una tariffa triplicata. Come possono i nobili "don" passare davanti a una causa così salvifica come il salvataggio del pianeta dal riscaldamento globale? Si può dire senza esagerare che queste due entità – la burocrazia europea e la criminalità organizzata – si sono trovate.
Mafia e sindacati Perché i settentrionali hanno sopportato quarant'anni e adesso mormorano? Perché neanche il Nord se la passa bene. Il ruolo che al Sud gioca la mafia, al Nord lo giocano i sindacati. L'economia italiana si è fatta decrepita; le tasse in Italia sono le più alte in Europa (e, si capisce, non le pagano), le cause si trascinano due volte più a lungo che in Inghilterra, una quantità gigantesca di gruppi di interesse si occupa di garantire il proprio benessere a spese di altri gruppi. I negozietti "pranzano" dalle 12.00 alle 16.00 e poi si indignano con i cinesi o con i supermercati, che lavorano anche alle quattro di mattina. I diritti dei lavoratori sono sicuramente difesi, i buchi sono tappati, licenziare un lavoratore è impossibile e perciò lo assumono con un contratto temporaneo. Quando gli intelligenti sindacati nel loro slancio hanno tappato anche questo buco, proibendo i contratti temporanei per più di tre anni, si è preso ad assumere la gente per tre anni e poi licenziarla.
E non di meno l'Italia rimane il secondo esportatore europeo (dopo la Germania). Com'è possibile, nonostante leggi e tasse? La maggioranza assoluta dell'industria italiana sono ditte da 200-300 persone. Quelle più grandi cominciano a controllarle. Un altro tratto tipico di queste ditte è il business familiare. L'IPO [3] per il proprietario italiano è un'eccezione; è lo stesso che vendere la propria casa per farci una fermata dell'autobus. "A che mi serve l'IPO? Questa è una buona compagnia", – disse in qualche modo Berlusconi. Perciò la maggioranza delle compagnie non è diretta da manager assunti, ma dai padroni o dai loro nipoti. E poiché la natura spesso non è benevola con i nipoti, questi dirigono malissimo. E così come nel XVII secolo i popolani arricchiti in Italia compravano la terra, le maggiori compagnie italiane vanno in settori contigui allo stato. La Pirelli si è occupata di telecomunicazioni, la Fiat di energia, la Benetton ha preso a costruire strade.
La Fiat 40 anni fa la Fiat era l'impresa fondamentale per Torino, come la AvtoVAZ [4] per Tol'jatti [5]. Oltre duecentomila persone lavoravano per la Fiat e altrettante per i fornitori. Adesso negli ex reparti della Fiat al Lingotto ci sono un albergo, un centro espositivo e un centro commerciale. La maggior parte delle vendite della Fiat vengono dalla sua produzione in Brasile. L'Europa dell'Est è servita da una fabbrica in Polonia, un anno fa il capo della Fiat Sergio Marchionne pubblicò una lettera aperta, in cui dichiarava che se non si fosse messo d'accordo con i sindacati, il quartier generale della compagnia sarebbe stato trasferito negli USA. Ci incontriamo con uno dei dirigenti della compagnia nell'ufficio principale al Lingotto e io chiedo: – Dica, quante persone lavoravano per la Fiat in Italia quarant'anni fa e quante ora? Il mio interlocutore cambia faccia come un direttore sovietico quando veniva rimproverato per non aver realizzato il piano per la semina delle barbabietole. – Questo è un modo sbagliato di porre la domanda! – si irrita. – Siamo diventati una compagnia globale. Si capisce! Ma alla mia richiesta di vedere una catena di montaggio mi hanno risposto che questo, purtroppo, non ha senso – al momento non funzione. Gli operai sono in ferie retribuite. Invece della catena di montaggio mi hanno proposto di vedere il museo.
Mondovì Con la mia amica Anna Zafesova vado sui meravigliosi colli piemontesi, nella minuscola Mondovì, a incontrare Alessandro Battaglia, direttore della Silvateam. La Silvateam è il tipico business familiare. 154 anni fa i suoi tre co-fondatori si occupavano della produzione di tannino naturale e verso la fine del XIX sec. misero su cinque fabbrichette per la lavorazione del legno di castagno a Mondovì, Frabose [6], Pamparato e Sagnello [6]. Atipico è solo nel fatto che non è degenerato, al contrario, la Silvateam è leader nel suo (minuscolo) segmento di mercato. Nel 2001 la Silvateam ha comprato una fabbrica in Peerù, nel 2004 è giunta in Cina e nello stesso anno in Brasile. – Problemi ci sono in tutti i paesi, – dice Alessandro Battaglia, o – ma in paesi come il Brasile ci sono sia problemi, sia possibilità, in Italia ci sono solo problemi. Su 1200 lavoratori della Silvateam 900 adesso lavorano all'estero e in fabbrica a Mondovì lavorano gli albanesi. I locali disdegnano di sfacchinare per 1000 euro al mese, per la paga di un lavoratore in nero. – Io pago l'operaio 1000 euro, ma allo stato per questo operaio ne pago 1200, – dice Alessandro, – ma questo non è il maggior problema. Il maggior problema è che non puoi licenziare i fannulloni. Ancora poco tempo fa Alessandro era presidente della Confindustria locale (in Italia tutto è riunito in sindacati, anche gli imprenditori), ma qualche anno fa successero cose spiacevoli. La Silvateam si fece lusingare da 12 milioni di euro di quei 44 miliardi che l'Unione Europea concesse alla mafia dell'Italia meridionale e prese a modernizzare la sua fabbrica in Calabria. Di questi soldi 200 mila euro sfuggirono da un'altra parte e un giudice calabrese decise che Alessandro era un criminale. Chiaro, per un giudice calabrese è difficile trovare criminali più vicino che in Piemonte. Alessandro fu arrestato, con clamore e con un'immancabile conferenza stampa, ma dopo la conferenza stampa il giudice calabrese lo stesso giorno passò il caso a un giudice piemontese. Qualche mese dopo tutte le accuse contro Alessandro furono ritirate, ma al posto di capo della RSPP [8] se ne andò. Morale: se non sei un membro della 'ndranghetta [9], non costruire in Calabria con gli euro-soldi facili. (Segue) Julija Latynina 28.10.2011, "Novaja gazeta", http://old.novayagazeta.ru/data/2011/121/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Città presso gli Urali nata negli anni '30 del XX secolo.
[2] Citazione di un noto aneddoto. Lo scrittore russo del XVIII secolo Nikolaj Michajlovič Karamzin incontrò in Occidente dei russi espatriati che gli chiesero di dirgli in due parole cosa si facesse in Russia e questi rispose "Rubano, signore".
[3] Initial Public Offering (Offerta Pubblica Iniziale), la manovra che consente la quotazione in Borsa.
[4] Avto sta ovviamente per "auto", VAZ sta per Volžskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili del Volga).
[5] Città della Russia centro-meridionale fondata come Stavropol'-na-Volge (Stavropol' sul Volga), poi intitolata a Togliatti e chiamata erroneamente Togliattigrad.
[6] Sic. In realtà si tratta di Frabosa.
[7] Nome scritto erroneamente, che non sembra rimandare ad alcuna località conosciuta.
[8] Rossijskij Sojuz Promyšlennikov i Predprinimatelej (Unione Russa degli Industriali e degli Imprenditori).
[9] Sic.
http://matteobloggato.blogspot.com/2011/11/litalia-secondo-la-giornalista-russa.html
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