30 ottobre 2011

A proposito dell'Ossezia del Sud (III)

Di tutto ciò che è russo circolano liberamente solo i rubli



Presto l'Ossezia del Sud eleggerà il presidente. Sulla repubblica dove c'è una pistola per ogni persona è scesa una pausa non buona


In Ossezia del Sud lentamente, ma fedelmente si stabilisce un regime di clan basato sull'arbitrio giuridico. A novembre dovrebbero esserci le elezioni presidenziali. L'attuale capo della repubblica Eduard Kokoity cerca con tutte le forze di mantenere il potere. Sono cominciate occupazioni dei partiti di opposizione, repressioni di manifestazioni con l'uso della forza, arresti e pestaggi di oppositori. Le strutture armate create da Kokoity cercano di sequestrare cittadini russi anche sul territorio russo, chiudono le frontiere a propria discrezione, arrestano e cacciano dalla repubblica cittadini sgraditi della Federazione Russa. Una Russia light del genere. Con un misto di kadyrovismo.



Dossier della "Novaja gazeta"

Secondo i dati del governo russo, negli anni 2009-2010 il nostro paese ha immesso nell'economia dell'Ossezia del Sud 22 miliardi di rubli [1]. I dati di quest'anno non sono ancora stati resi noti, ma bisogna aspettarsi che la cifra sia paragonabile. Per fare un confronto: il budget dell'Ossezia del Nord è nell'ordine di 11 miliardi di rubli [2] e per il 90% è formato da stanziamenti federali. Le entrate fiscali dell'Ossezia del Sud assommano a 150 milioni di rubli all'anno [3], cosicché la repubblica vive davvero di soldi russi.

Sezione economica



Come dice un profugo politico di mia conoscenza, "non conosco una sola persona che abbia letto più di due libri che non piacessero a Kokoity". Al colonnello con la mitragliatrice Kokoity evidentemente piaceva. Ma le mie battute non molto.

– Ehi, Babčenko, tu! Perché vai a Tskhinvali? – continua l'interrogatorio con il tono di "fermo, da che quartiere vieni? [4]".

Trovare una buona risposta alle domande stupide dell'uomo armato senza segno di discernimento pare che non sia così facile. Beh, perché i giornalisti vengono in repubbliche nate dopo una guerra, dove il regime di clan prima delle elezioni chiude le frontiere, blocca le case degli oppositori e li mette imbavagliati nelle prigioni fino a riempirle? A cogliere lamponi, che ci vado a fare…

Questo posto di blocco si trova a circa cinque chilometri dal tunnel di Roki [5]. In realtà non è neanche un posto di blocco, ma un picchetto. Una tenda da campeggio, un capanno, cinque uomini barbuti in tuta mimetica con armi e poteri non chiari. Chi sono, da dove vengono, perché – si può anche non chiedere. E' perfino meglio non chiedere.

E' già il secondo posto di blocco dopo la frontiera. In tutto sulla Transkam [6] dal lato meridionale ce ne sono quattro. E tutti con le mitragliatrici. Sarebbe interessante sapere: perché con le mitragliatrici, se il nemico si trova precisamente dalla parte opposta della repubblica? Ma da questa non c'è la Russia, amica e alleata nella guerra passata, che a questo paese ha dato anche l'indipendenza?

– Così mi negate l'ingresso? – chiedo. A "Babčenko" e a "tu" già non faccio più attenzione.

– Vedremo. Aspetta.

Prende i documenti e va da una parte. Parla a lungo al telefono. Mi metto a fumare. Le piccole mitragliatrici armate per la guerra guardano in modo ostile la mia tessera. Tutto ciò accade sullo sfondo di una pietra bianca posta sul declivio della montagna con la scritta gigantesca "GRAZIE RUSSIA!".

All'ambasciata dell'Ossezia del Sud, peraltro, la chiusura della frontiera ai cittadini sgraditi della Federazione Russa è stata spiegata semplicemente: "Sono venuti fuori troppi candidati alla presidenza". Cioè, per combattere – benvenuti. Ma per fare soldi facili – siete diventati troppi. Che vergogna.

Dopo circa venti minuti il colonnello ritorna. Restituisce i documenti.

– Non ti immischiare in politica, capito? Là ti incontreranno e ti spiegheranno tutto – cosa scrivere, come scrivere, perché scrivere…

– Chi mi incontrerà?

– Cosa sei, tutto scemo, eh? Il mio papà scenderà dal cielo e ti incontrerà, sì?

Per capire la situazione del proprio paese è utile talvolta andare in altri paesi. Tanto con il segno "più", quanto con il "meno". Dopo esser stato in Europa, per esempio, la percezione del culo storto [7] della tua patria dà malinconia. Ma dopo l'Ossezia del Sud capisci che ancora siamo tutt'altro che in mezzo al buco.

Dalla nostra parte del valico c'è la dogana, il KPP [8], le guardie di frontiera, lo MČS [9], alcuni lavoratori edili, la polizia e perfino le regole di circolazione. Ma qui, al Sud: "Perché ti metti la cintura, senti? Qui non c'è bisogno di mettersi la cintura!", la tenda con agenti aggressivi di non si capisce quale struttura armata, il villaggio Tamarasheni cancellato dalla faccia della terra (letteralmente cancellato – adesso dalla terra vengono fuori solo dei cespuglietti) e la totale mancanza di qualsiasi traffico. La repubblica è vuota.

Il tunnel di Roki come confine di stato è un concetto abbastanza fittizio. Per superarlo è sufficiente il passaporto russo (se, certo, non chiudono il confine unilateralmente). Perciò è piuttosto un confine tra visioni del mondo.

E il guidatore, che fino al valico andava con relativa attenzione, dopo si adatta a quest'altra visione del mondo in cui non c'è stato, né diritto, né legge e smette di notare la linea continua, il traffico in senso contrario, i limiti di velocità e la necessità di accendere i fari in un tunnel non illuminato mentre si sorpassa a 160 km/h. I monumenti ai caduti si incontrano qua e là ai lati. La strada, mi sembra, ha ucciso più gente della guerra.

Proprio davanti a noi in un precipizio sul fiume è caduto un "modello nove" [10]. Esito letale.

* * *

Tornando sul luogo delle azioni di guerra, provi strani sentimenti. Un qualche misto di agitazione e timore. Ma la cosa principale è che aspetti ogni volta. Aspetti che ora, di ritorno, ti giunga la comprensione e percepisca perché fosse necessaria tutta questa guerra e tutte queste morti di persone che tu hai visto e che avrebbero potuto vivere ancora.

Dzhava [11] al tempo della guerra rammentava la costruzione della torre di Babele, tra gente e macchine non si riusciva a respirare. La vita, con tutte le sue passioni e tragedie, la grandezza d'animo e la bassezza di spirito, ribolliva in questa cittadina durante la guerra. I venditori del mercato nero rifilavano ai soldati cavoli marci a prezzi triplicati, i tassisti facevano soldi con i giornalisti, i volontari giungevano a colonne, a colonne accorrevano anche i profughi e gli aiuti umanitari dal Nord andavano a fiumi.

Ora, nonostante siano le 10 di mattina di un pacifico giorno lavorativo, le vie di questo centro nodale della repubblica sono deserte. Una qualche vita c'è solo nella piazza centrale. Qualche tassista, qualcuno che chiede un passaggio, qualche chiosco ed ecco tutto il mondo locale.

L'operatore di telefonia mobile monopolista nella repubblica è Megafon [12], altre reti non ce ne sono. Anche se al tempo della guerra la MTS [13] funzionava bene. Ci fermiamo a comprare una carta SIM. Non mi danno un contratto, né uno scontrino, invece mi scannerizzano il passaporto [14]. Ricordo che in Kirghizistan, a Bishkek [15], comprai una carta SIM in un chiosco di giornali e al passaporto porto automaticamente ebbi la risposta: "Qui da noi è un paese libero, prenda e telefoni".

Ma qui mi hanno detto un'altra cosa: "Non abbia paura, registriamo il passaporto a tutti".

* * *

Negli ultimi tre anni Tskhinvali praticamente non è cambiata. Per di più, durante la guerra, quando questa città era distrutta, quando non c'erano acqua ed elettricità, le case bruciavano, nelle vie c'erano carri armati distrutti e rotolavano pezzi di persone bruciate e i vivi si nascondevano in sotterranei in cui il miglior patrimonio erano i barattoli di frutta cotta, questa città comunque mantenne il senso di un viale diritto, che porta da qualche parte in una luminosa lontananza senza nubi. Sì, indubbiamente era l'euforia della vittoria. Ma allo stesso tempo era un qualche sollievo morale di quelli che erano rimasti, la comune unione delle persone davanti a una tragedia, la prontezza al sacrificio di se e all'aiuto reciproco.

Ora i toni sono altri. Anche se non si spara, la città mantiene un senso di vicolo cieco.

La situazione è tesa, i volti delle persone sono tirati e stabilmente in guardia, non ci sono sorrisi, ai tuoi sorrisi non rispondono. Se ti metti a parlare con qualcuno, anche per chiedere semplicemente una strada, per prima cosa ti "elaborano" – chi sei e quali pericoli porti con te…

Non si può dire che a Tskhinvali non sia stato ricostruito niente. Qualche costruzione è in corso, le case distrutte si alternano a quelle riparate, i servizi funzionano, l'intonaco si ammucchia nei cortili. Hanno costruito lo stadio, hanno riparato le case sventrate dalle schegge nella "piazza dei tre carri armati", hanno coperto di rivestimenti una scuola, hanno otturato e decorato gli edifici amministrativi. Qua e là al posto delle rovine sono sorte nuove costruzioni. Qua e là perfino belle e del tutto moderne. Ma la sensazione comune di queste costruzioni resta… non di riparazione, in generale, qui è l'importante.

Non ci sono strade in città, l'asfalto è a pezzi. Ovunque ci sono gigantesche pozze e fosse, fango fino alle caviglie e mucchi di terra, cavità aperte, che sono usate come condotte per i rifiuti. I fossati per le tubature sono stati scavati neanche un anno fa e da allora non sono stati neanche ricoperti. La torretta del carro armato colpito da Barankevič [16] spunta ancora da un ingresso. L'università è in rovina come prima.

Subito mi è venuta in mente Priština. Anche là il primo pensiero era: beh, non si può rubare grana così.

La costruzione principale è in corso nel luogo dell'ex quartier generale delle forze di pace. Adesso qui c'è un esercito regolare, il terreno è stato dato in affitto alle truppe di frontiera per 99 anni. Si costruisce il quartier generale dell'amministrazione delle truppe di frontiera, dall'altra parte della strada, ribattezzata via Mirotvorcev [17], c'è il complesso degli alloggi degli ufficiali. Il lusso della costruzione impressiona. Piastrelle e plastica, KPP di mattoni gialli da rivestimento, cancello con disegno decorativo. All'aspetto – un centro amministrativo e d'affari, che non sfigurerebbe neanche a Mosca. A Tskhinvali sembra fuori posto. E' grande e costoso per questa città. La Russia evidentemente non lesina soldi per la presenza militare.

Ho trovato la casa dove sedetti nel sotterraneo. Distrutta. Nel muro c'è la stessa enorme voragine.

Anche nella "cittadella superiore", distrutta durante la guerra, c'è un reparto regolare. La Georgia comincia subito dopo il recinto. "Ecco il loro punto di osservazione, sotto il lampione, vedi?" Anche da là ci osservano. Non c'è un passaggio da quella parte. In tutto il paese è rimasto solo un KPP nel distretto di Leningor [18] e quello è per la popolazione locale. Per il resto, per campi e per valli [19] è steso un reticolato, le strade sono scavate e sbarrate. E' stato scavato anche il Vallo del Sud – un fossato anticarro intorno a Tskhinvali Promettono localizzatori, droni, telecamere e altro equipaggiamento tecnico.

In generale la Russia è giunta qui solidamente e per starci a lungo. E si gettano quantità di soldi colossali.

Ma nella "cittadella superiore" sono di servizio gli stessi sodati di leva.

Al KPP mi hanno consigliato di non andare per la città con la macchina fotografica.

– Cosa, ci sono stati già dei precedenti?

– No, non ci sono stati. Sia con la Russia in generale, sia con noi i rapporti sono buoni. Ma sai, come dire… In generale cominciano già a dimenticare.

Senza arrivare nella piazza davanti alla stazione, non lontano dal monumento a Denis Vetčinov [20] eretto da poco, una jeep frena. Un Cruiser bianco metallizzato. Due persone a bordo.

– Eh, perché hai fotografato la mia macchina? – salutano.

Beh, ciao, banditi. Mancavate solo voi per riempire la vita.

* * *

Ho telefonato a Fatima Margiyeva, oppositrice, attivista per i diritti umani, docente di storia e fregandomene del colonnello, mi sono immischiato in politica. Abbiate un po' di pazienza, questo è interessante. A breve una storia del genere.

Negli anni Novanta, sotto il presidente precedente Liudvig Chibirov, in Ossezia del Sud l'autorità era assente. La repubblica era scossa da regolamenti di conti politici e di altro tipo. Furono uccisi a colpi d'arma da fuoco il primo ministro Atsamaz Kabisov, il ministro Tatayev, il primo ministro Valeri Khubulov. Ci furono fucilazioni di massa con 16 cadaveri Ci fu una sparatoria su una manifestazione di protesta e così via.

Su questo sfondo cominciò l'ascesa del clan dei Tedeyev. Ibragim Tedeyev è considerato il leader di uno dei gruppi criminali di Tskhinvali. Abbastanza influente, anche se non il più forte, c'era anche gente più forte di lui. Secondo un ex agente delle strutture armate, era una persona irascibile, molto aggressiva. Del clan di Ibragim Tedeyev faceva parte anche l'attuale presidente dell'Ossezia del Sud Eduard Kokoity.

Il fratello di Ibragim, l'allenatore della nazionale russa di lotta libera Dzhambulat Tedeyev, ora è noto a tutti. Negli affari "autorevoli" del fratello non risulta. Faceva sport, vinceva titoli, faceva carriera.

Nella seconda metà degli anni Novanta Ibragim va a Vladikavkaz [21], Dzhambulat a Mosca, a fare l'allenatore. Anche Eduard Kokoity è segnalato a Mosca come rappresentante commerciale della repubblica.

Nel 2001 Dzhambulat Tedeyev diventa allenatore della nazionale. Allora in Ossezia del Sud ci sono le elezioni presidenziali. I Tedeyev, che in quel momento hanno accumulato peso politico, "autorità" e soldi, tornano nella repubblica e portano Kokoity al potere.

In un primo tempo coesistono pacificamente. Di fatto la repubblica è guidata dal clan di Ibragim Tedeyev, egli stesso diventa capo del Consiglio di Sicurezza e controlla il flusso dei carichi attraverso il tunnel di Roki. Poi tra i compari avviene uno strappo – si dice che l'irascibile capo del Consiglio di Sicurezza abbia picchiato il presidente. Kokoity riesce a toglierselo di torno, caccia Ibragim dall'Ossezia del Sud e diventa l'unico padrone della repubblica.

Fino ad agosto 2008 il rating di Kokoity, grazie alla retorica anti-georgiana e pro-russa, si mantiene ad altezze stratosferiche. Ma dopo la guerra avviene un crollo catastrofico. Il Caucaso è il Caucaso e in primo luogo qui si valutano le qualità personali. A Kokoity non hanno perdonato due cose. La prima e più importante è la sua fuga da Tskhinvali. Il governo fuggì dietro al suo presidente, che aveva portato così convinto la repubblica alla guerra.

– Circa una settimana dopo la guerra ci fu una manifestazione, – ha raccontato il creatore del Partito Repubblicano, l'oppositore Timur Tsokhovrebov. – Venne fuori Kokoity. Risuonarono applausi molto fluidi – di quelli che erano obbligati ad applaudire. In seguito venne fuori Barankevič (allora segretario del Consiglio di Sicurezza, che di fatto capeggiò la difesa di Tskhinvali – nota dell'autore). Un'ovazione! Kokoity si fece scuro. Allora, peraltro, capii che Barankevič non sarebbe stato più nella repubblica.

La seconda cosa è la sparizione, enorme perfino per le misure locali, di soldi stanziati dalla Russia. Cosicché nell'ultimo anno e mezzo il rating di Kokoity si mantiene stabilmente a livello zero.

Non può occupare il posto di presidente per la terza volta, è proibito dalla Costituzione dell'Ossezia del Sud. Ma non intende neanche lasciare la nave, perché in caso contrario gli toccherà rispondere a molte domande. Cercando di conservare il potere, Kokoity comincia a preparare una riforma (che qui è chiamata "rivolgimento costituzionale"), volendo trasformare l'Ossezia del Sud da repubblica presidenziale in repubblica parlamentare. Per questo gli è necessaria la maggioranza in parlamento.

Il parlamento dell'Ossezia del Sud conta trentatré posti. Diciassette di essi appartengono al partito "Unità", nove al Partito Popolare e otto ai comunisti.

Il Partito Popolare era inizialmente di opposizione. Ma prima delle elezioni avviene la sua occupazione. Nel quartier generale del partito irrompono gli agenti delle strutture armate, fanno stendere tutti a terra. In quel momento si tiene un congresso parallelo, in cui il leader del partito Ruland Kelikhsayev è accusato di scorretta interpretazione dello statuto e allontanato dalla dirigenza. Prova ad opporsi, al che gli fanno un buco in testa e lo cacciano in Ossezia del Nord. Nuovo leader del partito diventa Kazimir Pliyev.

Kokoity diventa leader del partito "Unità" (déja vu, sì?). L'osservatore russo Vladimir Čurov [22] riconosce le elezioni avvenute e senza violazioni (déja vu-2, sì?). E - oplà! – parlamento in tasca.

Parallelamente a questo procede anche l'esclusione dei candidati alla presidenza. Per esempio, Alan Kochiyev, candidato registrato, con l'accusa di pestaggio ai danni di un deputato del già "sinistrorso" Partito Popolare viene messo in prigione. Di tanto in tanto si fanno anche sessioni di regolamenti di conti con gli oppositori all'estero. A Vladikavkaz per due volte hanno cercato di sequestrare il politologo Alan Chochiyev irrompendo nella sua casa. La prima volta non lo trovarono, la seconda volta lo difesero i rappresentanti del ministero degli Interni della Federazione Russa.

Alle elezioni decide di partecipare anche Dzhambulat Tedeyev. Torna nella repubblica – da solo, Ibragim Tedeyev è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco a Vladikavkaz nel 2006, il mandante non è stato chiarito – e cerca di registrarsi come candidato. Al momento della presentazione dei documenti presso la CIK [23] si raccoglie una folla di suoi sostenitori. Va da solo, ma il servizio di sicurezza non lo fa andare oltre l'ingresso. In quel momento alla CIK si avvicina il procuratore dell'Ossezia del Sud Taimuraz Khugayev e si mette ad afferrare Tedeyev, cercando di arrestarlo. La folla irrompe nella CIK, il servizio di sicurezza apre il fuoco contro il soffitto, ma Tedeyev riesce comunque a difendersi. Dopodiché il procuratore della repubblica indipendente esce sul terrazzino e comincia a coprire di insulti la città (la dichiarazione che attesta le offese è stata firmata da 240 persone).

Eduard Kokoity non può permettere in alcun modo la registrazione di Tedeyev. Tra i 17 candidati registrati al momento (tra cui tre dell'opposizione) ci sono non poche persone degne e dotate di sostegno. Ma non hanno abbastanza forza. Tedeyev invece è l'unico capace di spazzar via del tutto dalla repubblica i kokoitiani e chi va alle elezioni proprio con questa retorica.

Di conseguenza a Dzhambulat Tedeyev la CIK sotto la guida di Bella Pliyeva rifiuta la registrazione, in quanto non risponde al requisito di residenza (appena corretto). Il che, tra l'altro, non impedì alla stessa CIK sotto la presidenza della stessa Bella Pliyeva, che 10 anni fa ricopriva la stessa carica, di registrare come candidato alla presidenza un certo Eduard Kokoity, che pure non rispondeva allo stesso requisito.

A dire il vero, due membri della CIK, astenutisi dalla votazione (6 "pro", 7 "contro"), qualche giorno dopo scrivono una dichiarazione indirizzata al presidente del parlamento, in cui parlano di minacce e pressioni da parte del Procuratore della Repubblica. In particolare Khandzher Ostayev dichiara che Taimuraz Khugayev in stato di ubriachezza lo ha minacciato, lo ha accusato di tradimento e ha promesso di tagliargli la testa. "Perciò non potevo votare né secondo la legge, né secondo coscienza e mi sono astenuto. Le chiedo di proteggere me e la mia famiglia da attentati da parte del Procuratore Generale e di proibirgli di influenzare il lavoro della CIK".

Nella stessa notte a Tskhinvali cominciano gli arresti. Prendono quelli che possono riconoscere dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza. Per esempio, arrestano un ingegnere noto e stimato nella repubblica, Leonid Kharebov, 72 anni. Lo picchiano. Arrestano un ragazzo con problemi mentali, a cui semplicemente interessava cosa stava accadendo. Arrestano perfino persone che semplicemente passavano davanti alla casa di Dzhambulat Tedeyev. In tutti in due giorni viene arrestata qualche decina di persone, probabilmente più di 50, perché proprio tanti posti ci sono nel SIZO [24] di Tskhinvali e questo risultò strapieno e alcune persone furono portate in altri distretti.

– Per tutta la notte stetti a sedere vestita, aspettavo che mi prendessero, – dice Fatima Margiyeva. – Sono condannata. Kokoity mi ha già messo in prigione. Ci sono stata 104 giorni.

Ci furono anche dei pestaggi. Per esempio, sette deputati con a capo lo stesso Kazimir Pliyev, leader "di sinistra" del Partito Popolare rubato cercarono di sequestrare lo stesso Timur Tsokhovrebov. E così via. Degli abusi giuridici nella repubblica parlano perfino i tassisti. Non ci sono altri temi di conversazione.

Ora è giunta una pausa. Il primo pallone sonda del mutamento dell'ordine costituzionale è stato lanciato il 18 ottobre, ma i comunisti l'hanno bocciato in "modo duro".

D'altra parte, i cittadini hanno ancora la possibilità di influenzare i risultati delle elezioni e scegliere chi gli aggrada. Qui, come da noi nel '91, la parola "costituzione" non è ancora un puro suono e la gente vuole semplicemente elezioni aperte e corrette. Se non ci saranno - "là vedremo".

Sulla repubblica dove c'è un'arma per ogni persone (non è una metafora), è scesa una pausa non buona.

* * *

Il senso di vicolo cieco si è solo rafforzato. Da una parte c'è la Russia, che riempie la regione con l'esercito, stabilendo qui i propri avamposti, le proprie caserme e torrette di guardia, ma tra l'altro sputa del tutto sui propri cittadini, a cui con mano tanto generosa ha dato i propri passaporti.

– Ci siamo rivolti a Medvedev, a Putin, alla Duma di Stato con la richiesta di esercitare un'influenza su questo abuso giuridico, – dice Fatima Margiyeva – Da là non è giunta risposta. E all'ambasciata ci hanno detto che noi, pare, in questo caso non siamo cittadini russi.

Dall'altra parte c'è la Georgia, con cui le strade sono sbarrate da reticolati, separate dal Vallo del Sud e riempite di truppe di frontiera russe.

Ma indipendenza, soldi e scelta come non c'erano, così non ci sono.

* * *

Non ho domande da fare all'Ossezia del Sud . E personalmente mi è del tutto indifferente quale ordinamento ci sia qui, chi sarà al potere e quanti soldi verranno rubati.

Ma ho domande da fare alla Russia.

Qui sono morti non pochi nostri soldati. Qui vanno non pochi soldi. I nostri soldi. Qui ci sono i nostri reparti. Qui vivono i nostri cittadini.

In risposta il potere di clan banditesco toglie cariche ai russi, proibisce ai nostri cittadini di entrare nel proprio paese, blocca in casa l'allenatore di una nazionale russa con le forze dei gruppi speciali e invia terroristi a Vladikavkaz per togliere di mezzo persone sgradite.

Ecco che voglio chiedere: ma perché diavolo abbiamo bisogno di tutto questo?

Arkadij Babčenko
corrispondente speciale della "Novaja gazeta"

28.10.2011, "Novaja gazeta", http://old.novayagazeta.ru/data/2011/121/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Oltre 520,2 milioni di euro.

[2] Oltre 260,1 milioni di euro.

[3] Oltre 3,5 milioni di euro.

[4] Espressione tipica dei gopniki (gruppi di giovani teppisti). Nell'originale è in un russo scorretto.

[5] Tunnel presso il villaggio di Roki, al confine tra Ossezia del Nord e Ossezia del Sud.

[6] TRANSKAvkazskij Magistral' (Autostrada Transcaucasica). Il corsivo, qui e altrove, è mio.

[7] Traduzione letterale giustificata dalla frase successiva. Sta per "bruttezza", "stortura".

[8] Kontrol'no-Propusknoj Punkt (Punto di Controllo e di Accesso).

[9] Ministerstvo Črezvyčajnych Položenij (Ministero per le Situazioni di Emergenza), ente che svolge le funzioni della nostra Protezione Civile.

[10] Nome colloquiale dell'automobile russa VAZ-2109.

[11] Città della parte settentrionale dell'Ossezia del Sud.

[12] Megafono.

[13] Mobil'nye TeleSistemy (TeleSistemi Mobili), il principale operatore di telefonia mobile russo.

[14] Capitale del Kirghizistan.

[15] In Russia il passaporto è l'unico documento di identità.

[16] Anatolij Konstantinovič Barankevič, ex ministro della difesa ed eroe della guerra del 2008.

[17] Delle Forze di Pace.

[18] In georgiano Akhalgori, città della parte sud-orientale dell'Ossezia meridionale.

[19] L'espressione "per campi e per valli" indica le peregrinazioni degli eroi delle fiabe russe.

[20] Denis Vasil'evič Vetčinov, maggiore russo morto nella guerra del 2008.

[21] Capitale dell'Ossezia del Nord.

[22] Vladimir Evgen'evič Čurov, capo della CIK (Central'naja Izbiratel'naja Komissija – Commissione Elettorale Centrale) russa, grazie a cui si parla di elezioni "čuroviane", cioè con grandi brogli in favore di chi di dovere...

[23] Vedi nota precedente.

[24] Sledstvenyj IZOljator (Carcere di Custodia Cautelare).


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/10/di-tutto-cio-che-e-russo-circolano.html

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