Il congresso di "Russia Unita" in cui è stato annunciato il ritorno del posto di presidente da Medvedev a Putin significa una semplice cosa: d'ora in poi la strada per un cambio di potere in Russia con metodi pacifici è chiusa. C'è una serie di fattori che contribuiscono alla stabilità del regime.
Il prezzo del petrolio
Finchè il prezzo sarà alto, il regime sarà stabile. Illustrerò il mio pensiero con il seguente esempio. In Europa nel 1640 scoppiarono di colpo sei rivoluzioni: oltre all'Inghilterra, a Napoli, in Catalogna e in Portogallo e cominciò la Fronda in Francia. E nel 1644 in Cina dopo la rivolta contadina, a cui seguì l'invasione dei Manchu, cadde la dinastia Ming. Nei manuali di storia si può leggere che tutte queste rivoluzioni avvennero per le tasse smisurate, per la stupidità di Carlo I, per l'irritazione di Napoli verso il potere degli spagnoli.
Tutto questo, senza dubbio, è così. Ma gli anni '40 del XVII secolo sono anche ben noti agli astrofisici. Gli anni 1645-1715 sono il cosiddetto minimo di Maunder, anni di diminuzione dell'attività solare e di brusco raffreddamento. Le tasse sono tasse, ma la gente avrebbe sopportato sia le tasse, sia la stupidità dei governanti, se non fosse stata semplicemente affamata.
La caduta del prezzo del petrolio per la Russia è lo stesso che il raffreddamento per la metà del XVII secolo. Finché il petrrolio non cadrà, non cadrà neanche il regime.
La mancanza della gioventù
L'età media degli uomini in Russia è di 38 anni. Per fare un confronto: in Egitto l'età media della popolazione è di 24,5 anni, in Libia di 24,5 anni, in Palestina di 18 anni. L'età media in Daghestan e in Cecenia è di 27 e di 28 anni e vediamo che queste repubbliche sono estremamente inquiete.
La libertà di emigrazione
A differenza dei regimi totalitari dei paesi parassiti a cui appartiene la Russia putiniana, si incoraggia indirettamente l'emigrazione di gente incline alla libertà e all'indipendenza. Di solito la parte attiva della popolazione del paese – il lievito con cui tutto cresce – è il 4% della popolazione. Per la Russia sono 6 milioni di persone. Perlomeno un terzo di questa gente ha semplicemente lasciato la Russia.
La protesta non è il mezzo
Il potere fa capire continuamente ai cittadini russi che la protesta non è il mezzo per risolvere i problemi.
Prendiamo la storia del presidente della Karačaj-Circassia Mustafa Batdyev, il cui genero uccise sette persone a colpi d'arma da fuoco nella sua residenza. I parenti dei morti e la popolazione indignata occuparono due volte la sede del governo, chiedendo le dimissioni del presidente. Tuttavia questi restò al proprio posto fino al 2008 [1]. Non fu destituito proprio perché lo chiedeva il popolo.
Prendiamo la storia del bosco di Chimki [2]. Si continua a costruire la strada attraverso di esso non malgrado le proteste, ma proprio grazie ad esse. Non si tratta del fatto che a Putin siano tanto cari gli interessi di Rotenberg [3], ma di un principio: una volta che la plebe protesta, bisogna cacciarla subito a calci.
Questo è l'orientamento del regime. Non si può mostrare debolezza. Di conseguenza ogni persona che vuole risolvere il proprio problema capisce che con appelli e proteste pubbliche non lo risolve.
I fattori suelencati contribuiscono alla stabilità del regime, tuttavia ce ne sono anche altri che lavorano contro di esso.
La corruzione
A differenza della maggior parte delle dittature classiche, in cui il dittatore si appoggia al popolo e contrasta insieme ad esso "i cattivi funzionari" (a questo tipo appartiene Lukašenko), il regime putiniano è organizzato in modo opposto.
I funzionari hanno avuto il diritto di compiere qualsiasi crimine, le vittime di questi crimini risultano sempre esse stesse colpevoli e se si lamentano ancora, diventano esse stesse criminali.
Teoricamente ciò dovrebbe portare a una grande dedizione dei funzionari a Putin, ma il sistema va diversamente dalla pratica.
Prendiamo un esempio pratico: la "lista di Magnitskij" [4]. E' chiaro che non fu Putin a rubare 230 milioni di dollari dalle finanze pubbliche russe. Semplicemente, nella misura in cui si scoprivano nuovi dettagli di questo furto, davanti a Putin si poneva un dilemma: o consegnare chi l'aveva compiuto o difendere coerentemente il diritto dei funzionari a compiere qualsiasi crimine.
Risultato: il paese perde governabilità e le dimensioni del ladrocinio crescono al punto che verso il 2012 i conti pubblici cesseranno di quadrare a un prezzo del petrolio inferiore a 120 dollari al barile.
Il nazionalismo
Uno dei principali problemi del regime è il crescente nazionalismo, tanto russo, quanto anche caucasico. Il regime capisce questo pericolo, ma non può fare nulla, come nel caso della corruzione.
Il nazionalismo in Russia è legato a due cose: al problema del Caucaso, in primo luogo della Cecenia e agli immigrati dell'Asia Centrale.
L'incapacità del regime di controllare il paese porta con se tra l'altro l'incapacità di controllare il Caucaso. Difficilmente il Cremlino ora può rifiutare qualcosa a Kadyrov. La crescente comprensione del fatto che il vincitore della guerra russo-cecena è risultato Kadyrov trasforma la Russia in una repubblica di Weimar.
Il secondo fattore del nazionalismo sono gli immigrati dell'Asia Centrale. A differenza dei fuoriusciti del Caucaso questi esistono in condizioni da schiavi e provocano all'incirca la stessa aggressività che, per così dire, gli schiavi neri in Giamaica facevano sorgere nei bianchi poveri, che avevano bisogno di sentirsi al di sopra di qualcuno.
Internet
Il terzo fattore di instabilità è la crescita di Internet. In Russia ora circa 60 milioni di persone vanno in Rete.
Dieci anni fa, quando Putin giunse al potere, per prima cosa prese la televisione. Il monopolio della televisione portò al monopolio delle notizie. Le notizie per lungo tempo furono ciò che riferiva la televisione.
Internet ha portato a una situazione qualitativamente nuova. Le notizie ora sono ciò di cui si discute su Internet. Quando nel 1997 la macchina dell'allora ancora capo della GKU [5] Vladimir Putin schiacciò Denis Lapšin, di 5 anni, ciò non ebbe alcuna risonanza perché non fu in televisione. Quando nel febbraio 2010 la Mercedes del vice-presidente della LUKOIL [6] Anatolij Barkov travolse una Citroën con due donne a bordo, ciò – grazie a Internet – divenne già un fatto di livello nazionale.
Теперь мы наблюдаем следующую стадию: аварии с участием дорогих машин вызывают волнения и спонтанные бунты.
L'opinione pubblica
In Russia è diventato di moda disprezzare il regime. Nelle conversazioni private il regime viene deriso dai più alti funzionari e dagli stessi oligarchi vicini al Cremlino. Perfino nelle riviste patinate, per natura destinate a signori benestanti, la sottile derisione del Cremlino è un must [7] – cioè lo stesso pubblico che fruisce della réclame di Vacheron Constantin, fruisce della critica al Cremlino. Se economicamente la situazione è piuttosto paragonabile agli ultimi anni di Brežnev, intellettualmente è simile al 1989, quando il regime era criticato dappertutto, tranne che alla televisione di Stato.
La mancanza di difensori
Il regime non ha gente che sia pronta a morire per esso. Il presidente di Haiti Duvalier si appoggiava ai Tonton Macoutes, Ahmadinejad ai "Guardiani della Rivoluzione", Gheddafi alla gente della sua tribù.
Lo strato dei fuoriusciti dallo FSB [8], a cui si appoggia Putin, è abbastanza numeroso per derubare tutta la Russia, ma non è abbastanza forte e motivato per conservare a Putin il potere.
E' notevole che non appena Putin allontana dal potere l'ennesima nullità politica, da lui richiamata dal niente, la nullità si mette subito a ingiuriare il regime. E chi odino di più gli agenti dell'OMON [9] – i dimostranti o i capi, che si prendono la parte del leone delle "bustarelle" – è un'altra grande domanda. Questa gente è pronta a rubare per Putin, ma a morire per Putin non è pronta. Usa del regime, ma non lo serve.
Una delle circostanze più importanti è il fatto che tutti i fattori che contribuiscono alla stabilità del regime sono cambiati poco negli ultimi dieci anni, ad esclusione del prezzo del petrolio: ma neanche questo ha superato la linea rossa. Per quanto invece riguarda i fattori destabilizzanti, questi sono cresciuti continuamente e stabilmente. La corruzione è solo cresciuta, il nazionalismo è solo cresciuto, il sostegno al regime nella società (e perfino nelle strutture armate) è solo caduto.
La probabilità di una "primavera araba" in Russia è assai inferiore che nella Tunisia e nell'Egitto pieni di giovani, tuttavia il grado di instabilità del regime aumenta sempre. E là, dove il popolo non prende parte al governo per mezzo di elezioni, questi di solito presto o tardi prende parte al governo per mezzo di rivolte e rivoluzioni.
"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/49614.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)