Il terzo mandato di Putin non è del tutto legittimo |
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Esso contraddice lo spirito della Costituzione e il principio di pluralismo politico sancito in essa
Vorrei versare un cucchiaio di catrame giuridico nella botte di miele politico [1] presentato al congresso di "Russia Unita". Parafrasando Hegel, si può dire: non tutto il politicamente possibile è giuridicamente valido. Per qualche motivo si ritiene una cosa che si capisce da se che il terzo mandato di Vladimir Putin è assolutamente costituzionale nel caso che tra il secondo e il terzo periodo si ponga un "isolante" sotto forma di un mandato di Dmitrij Medvedev. Come se questo solo periodo intermedio cambiasse totalmente l'essenza politica e giuridica delle cose. Qui non è tutto così evidente. Effettivamente, tale impressione nasce subito dalla semplice lettura del comma 3 dell'articolo 81 della Costituzione della Federazione Russa: "La stessa persona non può rivestire la carica di presidente della Federazione Russa per più di due mandati consecutivamente". I sostenitori del terzo mandato trattano questa disposizione alla lettera, nel senso che se il terzo mandato non capitasse subito, allora sarebbe legale. Il problema è che la Costituzione russa, come qualsiasi altra legge, non ha solo una "lettera", ma anche uno "spirito". Tra l'altro in questo tandem di "lettera" e "spirito" delle leggi lo "spirito" ha il significato dominante. Beh, proprio come nel tandem Putin e Medvedev: non è importante chi è formalmente il capo, l'importante è chi è al timone… Se non fosse così, la professione dei giuristi non esisterebbe affatto – li sostituirebbero tutti delle macchine. Ma per ora è presto per mandare i giuristi nella pattumiera della storia, perché è indispensabile "dare un'interpretazione" di ogni disposizione della legge – tanto più di una disposizione della Costituzione –, cioè interpretarla a partire dal senso generale e dal contesto della legge stessa. Di per se la lettera della legge è cieca e impotente. L'uomo di legge colto potrà sempre rivoltare del tutto qualsiasi legge, se non sarà limitato nella sua interpretazione da qualche principio generale. Proprio per questo ogni regime autoritario ha la propria legittimità costituzionale "letterale" fatta in casa. Questa nasce grazie al fatto che delle disposizioni delle leggi costituzionali viene data un'interpretazione letterale, fuori dal loro contesto politico, culturale e storico. Dal punto di vista "letterale" praticamente non esistono limiti per rivestire a vita la carica di presidente della Federazione Russa. In questo caso è del tutto incomprensibile perché, per esempio, si parli del 2024 nel caso di Vladimir Putin. Dopo il 2024 qualcuno potrebbe di nuovo sostituirlo e allora questi continuerebbe a governare il paese fino al 2046 [2]. Certo, dopo il 2046 sarà più difficile ripetere questo, ma fino a 94 anni Vladimir Putin, come attivo sostenitore di uno stile di vita sano, potrebbe certo vivere. Già solo sulla base di questo esempio ci si può convincere che la lettura "letterale" della Costituzione in questo caso non funziona, in quanto ci porta alla tesi che una singola persona può svolgere la funzione di presidente a vita. Questo, tuttavia, contraddice il senso di questa norma costituzionale, che, evidentemente, fu introdotta come una qualche limitazione allo scopo direttamente opposto. Difficilmente il legislatore, introducendo questa norma nella Costituzione russa, aveva idea che la limitazione fosse la richiesta di inframmezzare la permanenza di una persona al potere con intervalli artificiali di un mandato. Se fosse stato così, questa norma sarebbe apparsa più appropriata da qualche parte nel Codice del Lavoro, nella sezione su "tempo di lavoro e tempo di riposo" del presidente… Se è così, allora è indispensabile comunque volgersi allo "spirito della Costituzione". Ed ecco che qui comincia la cosa più interessante. Più domande di tutto alla lettura del testo della Legge Fondamentale suscita la parola "consecutivamente" [3]. Cosa e a quali condizioni si può considerare un periodo ininterrotto di permanenza al potere e cos'è prova di "soluzione di continuità"? I sostenitori dell'approccio formale, letterale affermano che "consecutivamente" significhi semplicemente due mandati, determinati dalla legge, uno dopo l'altro. Io suppongo che "consecutivamente" significhi qualcosa di più – più di due periodi di fattiva permanenza al potere della stessa persona o di un gruppo di persone che questa rappresenta, se la trasmissione del potere non è stata compiuta sulla base del principio di concorrenza. E' evidente che la limitazione della permanenza alla carica di presidente della Federazione Russa a due mandati consecutivi, stabilita dal punto 3 dell'articolo 81 della Costituzione della Federazione Russa, non sia comparsa da se, ma sia lo sviluppo di alcuni principi formulati nei fondamentali capi 1 e 2 della Costituzione russa. Concretamente queste limitazioni sono "legate" al comma 3 dell'articolo 13 della Costituzione della Federazione Russa, in cui è formulato il principio del pluralismo politico: "Nella Federazione Russa si riconosce la multiformità politica, il multipartitismo". La multiformità politica, o pluralismo, è fondata sul riconoscimento della concorrenza politica come regolatrice della vita politica della società tanto importante quanto la concorrenza economica lo è per la vita economica. In tal modo le disposizioni del punto 3 dell'articolo 81 della Costituzione della Federazione Russa sulla limitazione della permanenza alla carica di presidente della Federazione Russa a due mandati "consecutivi" devono essere trattate nel contesto della realizzazione pratica del principio del pluralismo politico fissato al punto 3 dell'articolo 13 della Costituzione della Federazione Russa. Cioè "consecutivamente" è il periodo di permanenza al potere che è limitato non tanto da mandati formali, quanto dall'assenza di concorrenza politica. Dal punto di vista della "lettera" della Costituzione le limitazioni si estendono solo a un numero n di anni. Dal punto di vista dello "spirito" della Costituzione queste limitazioni sono significativamente più ampie – si estendono anche a quei casi in cui una persona lascia formalmente il potere per poi tornarci di propria iniziativa, evitando la reale lotta politica, cioè la reale concorrenza e ledendo con ciò il pluralismo politico come principio base sancito nella Costituzione. Se la decisione di Vladimir Putin sarà non solo annunciata, ma anche formalizzata come decisione di proporsi come candidato del partito al governo alle elezioni del presidente della Federazione Russa del 2012, questa potrebbe certamente diventare oggetto di molte istanze giuridiche. In questa situazione proprio la questione della presenza o dell'assenza di una reale concorrenza politica deve diventare il principale oggetto di prova. Perché se sarà stabilito che dopo il secondo mandato il potere è passato da Putin a Medvedev senza una reale lotta politica tra loro, come una sorta di cessione politica, cioè il cedimento di un diritto, ciò sarà un serio argomento per assegnare il mandato di Medvedev a Putin in qualità di suo terzo mandato. In questa luce le audaci dichiarazioni del tandem sul fatto che già nel 2007 si fossero accordati tra loro su tutto, indipendentemente dal fatto che siano vere o no, appaiono come una testimonianza contro se stessi, perché indicano una sorta di complotto anticostituzionale e una mancanza di buone intenzioni. Penso che in futuro ai partecipanti al tandem toccherà smentire queste dichiarazioni per evitare conseguenze giuridiche negative. Nell'esaminare le possibili dichiarazioni i tribunali si troveranno in una posizione molto scomoda: dovranno fare la scelta non facile tra il riconoscimento di legittimità al trattamento "letterale" del tutto assurdo delle disposizioni della Costituzione della Federazione Russa e la loro unica interpretazione possibile, ma politicamente eretica, a partire dai principi riconosciuti da tutti del pluralismo e della concorrenza politica. In una posizione estremamente difficile si troverà anche la Corte Costituzionale della Federazione Russa, se qualcuno dei soggetti che ne hanno diritto invierà la corrispondente richiesta di dare un'interpretazione a questa norma costituzionale. Inoltre contro le decisioni dei tribunali russi, la cui scelta in favore di un'interpretazione formale e letterale è facile da prevedere, a partire dalle loro posizioni dipendenti dal potere esecutivo, sarà fatto appello alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, la cui decisione è molto meno evidente. Tutto ciò creerà un determinato alone di "illegittimità" del terzo mandato, che rimarrà sulla presidenza di Vladimir Putin per tutto l'ulteriore tempo di permanenza al potere. Tutto quanto scritto sopra è cosa sufficientemente evidente da un punto di vista specificamente giuridico, costituzionale e legale. Le tesi da me sostenute non sono univoche e sono del tutto discutibili. Indiscutibile è una cosa sola – questo è oggetto per un'ampia discussione in ambito giuridico. E il fatto che la nostra assai ampia e molto qualificata comunità legale e costituzionale non mostri alcun interesse per questo tema dice molto sulla difficile posizione in cui questa comunità si trova oggi in Russia. Vladimir Pastuchov, 29.09.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/109/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni |
[1] Nel linguaggio figurato russo è un po' di catrame e non di fiele a guastare molto miele.
[2] Qui l'autore pare considerare l'ipotesi che nei "periodi intermedi" il mandato presidenziale si allunghi di due anni (e in effetti sotto la presidenza Medvedev è passato da 4 a 6 anni). Conservando la durata attuale, il terzo "doppio mandato" di Putin finirebbe nel 2042.
[3] Uso questo pesante avverbio perché non si perda il concetto che tutto verte su una sola parola.