Una burocrazia senza misericordia |
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A Mosca demoliscono l'ospizio delle Sorelle di Madre Teresa
Della mensa dell'ospizio è rimasto un mucchio di pezzi di cemento rotondi e della lana di vetro gialla. L'edificio fondamentale dell'ospizio delle Sorelle di Madre Teresa finora non è stato toccato – la demolizione della mansarda non è ancora cominciata. "Dio è il loro giudice, Egli li ama comunque. Ma in che modo il nostro edificio li disturbava?", – dice l'anziano senzatetto Evgenij. Altri tre suoi compagni si agitano presso una panchina. La conversazione è già rovente – per i residenti dell'ospizio ora è il tema principale. Nelle voci c'è irritazione, nei gesti nervosismo. "Non hanno il diritto di demolire ciò che non hanno costruito. E tutto è stato costruito a spese della Società" – appoggia la conversazione Anna. Il 12 settembre alle sorelle e ai residenti dell'ospizio in via 3-ja Parkovaja [1] è stata resa nota la decisione della Corte di Arbitrato di Mosca. Il tribunale ha stabilito di distruggere il piano mansardato di un edificio dell'ospizio e di abbatterne completamente un altro. E già il 13 settembre hanno cominciato a demolire a mano – una brigata di operai ha battuto il tetto con i martelli fino a sera. Il 14 settembre è stata la volta degli impianti… Il secondo edificio era stato costruito perché ci potessero vivere le sorelle. Le sorelle erano passate onestamente per tutte le istanze: dal Comitato per i Terreni fino all'Ispettorato per le Costruzioni. Ma evidentemente una mano di un funzionario non sa cosa fa l'altra. E la prefettura del Circondario Amministrativo Orientale, che negli anni '90 permise il progetto e la costruzione, nel 2007 decise di abbattere l'edificio. Negli ultimi anni la discussa costruzione era servita da mensa, dove i senzatetto potevano andare a mangiare. L'addetto stampa della prefettura del Circondario Amministrativo Orientale Andrej Ivanov chiama la demolizione dell'ospizio "un'incresciosa incomprensione": "Gli edifici costruiti senza autorizzazione vengono demoliti in modo pianificato e opportuno. E' la politica cittadina. L'ospizio di Madre Teresa non è un'eccezione. Purtroppo la causa della situazione che si è creata è il fatto che l'organizzazione eresse l'edificio, ma non lo formalizzò nel modo dovuto. Era indispensabile elaborare l'Atto di Utilizzo concesso e mettere in uso la costruzione, cosa che non fu fatta". Le sorelle si lamentano che i funzionari le hanno "confuse" – dell'atto sono venute a sapere solo in tribunale. … Nell'ospizio c'è odore di boršč [1] – preparano il pranzo. Le sorelle in vesti bianco-azzurre lavano il pavimento con il detersivo in polvere, corrono veloci tra la cucina e i corridoi, conversano a bassa voce con gli ospiti fissi. Ora nell'ospizio si trovano in permanenza 43 persone che hanno bisogno di aiuto. Altri 130 senzatetto giungevano ogni giorno alla mensa dell'ospizio. E in tutto ci sono sei sorelle. Due vengono dalla Russia, le altre da Francia, Romania e Bulgaria. Lavorano qui per circa tre anni, poi vanno via e giungono altre a dargli il cambio. Accanto alle sorelle qui lavorano anche dei volontari. Anche i senzatetto aiutano – spazzano il terreno, accudiscono gli invalidi. I senzatetto che giungono all'ospizio vanno accuratamente lavati e vestiti, vanno curate le loro ferite (di fatto va fornito un pronto soccorso) e d'inverno bisogna preoccuparsi delle loro mani e dei loro piedi, che possono essere congelati. I "più gravi" vengono portati negli ospedali. Nell'ospizio si aiutano anche i lavoratori immigrati – si aiutano a rifare i documenti perduti e a tornare in patria. – Ero in carcere. Dal carcere di Astrachan' [3] mi trasferirono in un carcere del territorio di Perm' [4]. E quando mi liberarono, non mi restituirono il passaporto [5]. Dissero che dovevano restituirlo nella città in cui avevo cominciato a stare in carcere. Tornai là. E là mi rimandarono nel luogo della liberazione… – racconta Ivan. Sul suo cellulare si vede una scavatrice arancione che con il cucchiaio sfonda più volte il muro della mensa . – Mi ritrovai alla stazione di Mosca, dove le sorelle mi trovarono. Mi portarono via. Ora mi aiutano a rifare il passaporto. E quanto alla demolizione del nostro edificio, dico che le autorità si fanno dei nemici da sole. Se ora qualcosa disciplina queste persone, senza questo andranno a rubare. E nella costruzione che hanno già demolito ogni sera si svolgevano gli incontri degli alcolisti e dei tossicodipendenti anonimi… Gli abitanti delle case vicino all'ospizio parlano molto di una certa vecchietta che per molti anni scrisse lamentele alla prefettura "per via dei bomži [6]" o - dicono, ce l'ha fatta. Ma con la decisione della prefettura, pare, sono tutti solidali. "Come madre di due bambini piccoli mi è a dir poco spiacevole che nel nostro cortile, dove c'è un parco per i bambini, esista tale istituzione, – dice Ljubov' [7] Brimmer, che vive nel condominio vicino. – Infatti i bomži si trovano continuamente qui. Mentre alcuni stanno in fila per entrare nell'ospizio, altri bevono e dormono direttamente sulle panchine o agli ingressi dei condomini. Questa istituzione è una punizione. Per chi vive qui. Chiaramente è indispensabile, solo in un altro posto". Tuttavia per ora un altro posto per i senzatetto di Mosca non è previsto. I ricoveri statali richiedono ai senzatetto il passaporto con la residenza a Mosca (!), il controllo sanitario e una fluorografia. L'ospizio delle Sorelle della Misericordia è l'unico a Mosca che accolga ospiti "di qualsiasi aspetto" – finiscono qui "per forza". L'unica condizione è la sobrietà: le sorelle la verificano con l'aiuto di un alcol test. …La Società delle Sorelle di Madre Teresa fino all'ultimo ha cercato di salvare la costruzione, si è rivolta alla prefettura proponendo di giungere a una conciliazione e interrompere il procedimento giudiziario. Hanno promesso di formalizzare l'atto richiesto. Tuttavia la prefettura non è giunta a un accordo. E dal momento della fondazione della Società nel 1948 la Russia è diventata il primo paese in cui i funzionari sono andati in giudizio con le sorelle della misericordia. Irina Levkovič, 22.09.2011, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2011/106/22.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni). |
[1] "3.a via del Parco", via della periferia orientale di Mosca.
[2] Tipico minestrone russo-ucraino.
[3] Città della Russia meridionale.
[4] Città ai piedi degli Urali.
[5] In Russia il passaporto è l'unico documento personale, non esistono carte d'identità.
[6] Bomž è un neologismo derivato dalla definizione Bez Opredelënnogo MestoŽitel'stvo (Senza Fissa Dimora). Il corsivo è mio.
[7] Curiosamente il nome significa "amore" e nel linguaggio religioso "carità".
http://matteobloggato.blogspot.com/2011/09/con-larrivo-dei-nuovi-padroni-di-mosca.html
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