L'occhio del popolo [1] |
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Le webcam devono essere in ogni seggio elettorale – il capo della CIK [2] Čurov non è contrario
Già il giorno dopo l'inizio ufficiale della campagna elettorale - il 31 agosto – la "Novaja gazeta" (vedi n. 96) ha proposto un metodo abbastanza semplice per rendere sia le elezioni stesse, sia la procedura di conteggio dei voti più trasparenti e pubblici. Ricordiamo ancora una volta la ricetta non ingegnosa: bisogna installare webcam in tutti i seggi elettorali. E prima di tutto – là, dove avviene il conteggio dei voti. La triste esperienza delle scorse elezioni alla Duma di Stato e in particolare delle elezioni regionali degli ultimi anni dimostra l'indispensabilità di tale videocontrollo – questo può ridurre il numero di brogli. L'occhietto della webcam è capace di registrare e rendere un video-documento qualsiasi tentativo dei membri delle commissioni elettorali di manipolare in qualche modo al momento del conteggio dei voti le schede, distruggere quelle "non necessarie" o aggiungerne un po' di "necessarie". A noi questa astuzia di mani, purtroppo, è capitato di vederla più di una volta – in foto e in video inviati da osservatori meticolosi. Alcuni casi sono diventati oggetto di articoli della "Novaja gazeta". Peraltro la videosorveglianza sarebbe utile anche al momento della votazione stessa, quando volontari spesso esterni improvvisamente cominciano a mostrare un infinita brama di aiutare gli elettori (più spesso di tutti quelli molto anziani), che non riescono a decidere in alcun modo per chi votare. La videosorveglianza potrebbe ridurre anche il numero di provocazioni nei confronti degli osservatori e dei rappresentanti della stampa, che improvvisamente, con studiati pretesti, cominciano ad essere cacciati dai seggi – fondamentalmente, per qualche motivo, nei momenti chiave del conteggio dei voti e della stesura dei protocolli. Peraltro spesso risultavano essere stati cacciati proprio quegli osservatori che facevano videoregistrazioni. L'incorruttibile occhietto potrebbe aiutare a chiarire se effettivamente questa cattiva persona "si era messa ad offendere pesantemente" o "ostacolava il lavoro della commissione elettorale". Ci sembra che perfino la stessa presenza di questa fonte di informazioni installata ufficialmente creerà nel seggio un'atmosfera di maggior rispetto per l'osservanza di leggi, norme e regole. Infatti alla comparsa di uno "scandalo di brogli" l'immagine si può anche riavvolgere. Ma se si chiarisce che la webcam lavora per finta, si può interrogare quella commissione elettorale sul sabotaggio della videosorveglianza. Di per se l'idea della videosorveglianza nei seggi non è estranea neanche al presidente della CIK Vladimir Čurov. In primo luogo, è del tutto nella mentalità dell'attuale presidente russo, che guarda con rispetto qualsiasi cosa elettronica e tecnologica che permetta di ridurre il ruolo dell'inaffidabile "fattore umano". In secondo luogo, al presidente della CIK, evidentemente, è un po' venuto a noia rispondere bruscamente a punzecchiature tipo "elezioni čuroviane". In ogni caso, quando questa settimana è capitato di incontrarsi con il signor Čurov e valutare questo tema, questi si è espresso in favore di un largo uso di ogni tipo di mezzi tecnici alle elezioni. Tra cui videoregistrazioni nel corso delle votazioni e anche webcam installate nei seggi. Per quanto riguarda le videoregistrazioni, nelle istruzioni sull'ordine di fissazione dei risultati delle votazioni stabilite da una disposizione della CIK si dice, in particolare, che gli osservatori hanno diritto di "fare registrazioni fotografiche e video del processo di votazione, della procedura di conteggio dei voti degli elettori, senza violare al contempo la segretezza del voto e senza ostacolare il lavoro della commissione elettorale". Adesso la cosa principale è non permettere a livello locale un'interpretazione estensiva dei suddetti termini. Adesso sulla cosa principale – le webcam. Ripeto che teoricamente la CIK è favorevole. L'8 settembre è stata perfino approvata la disposizione della CIK sull'affermazione dell'"Ordine provvisorio di applicazione dei mezzi di videosorveglianza e di trasmissione delle immagini nei locali per le votazioni dei seggi elettorali e referendari". Quanto al documento, tuttavia, ci sono molte domande. In primo luogo, in esso per qualche motivo si parla dell'installazione di webcam solo alle elezioni degli organi di potere regionali e degli organi di governo locale e ai referendum regionali e locali. Le elezioni federali non sono indicate distintamente. In secondo luogo, le decisioni sull'installazione sono prese non dalla CIK, ma dalle corrispondenti commissioni locali. In terzo luogo, nel documento c'è una precisazione, che può essere sfruttata dalle commissioni dei seggi dove sono installate le webcam, per il loro scollegamento "in caso di insorgenza di guasti tecnici". E' chiaro che, quando si vuole, questo si può fare anche senza particolari "dimostrazioni" tecniche. Un'altra questione importante è quella finanziaria. La CIK al giorno d'oggi non si mostra pronta a equipaggiare completamente tutti i seggi russi (saranno circa 100 mila) per le prossime elezioni a spese del budget stanziato per lo svolgimento delle elezioni (7 miliardi di rubli [3]). A dire il vero, alla domanda se sia possibile compiere una simile azione a spese di chi voglia una procedura più trasparente e disponga di mezzi per questo, il presidente della CIK ha risposto affermativamente. Ma ha aggiunto che bisogna accordarsi non con la CIK, ma con le corrispondenti commissioni elettorali territoriali. E' chiaro che non certo tutte le commissioni elettorali sono interessate al rafforzamento del controllo su ciò che avviene nei loro seggi elettorali. La "Novaja gazeta" continuerà la campagna per l'installazione di webcam in tutti i seggi elettorali della Federazione Russa. Il prezzo della questione Per chiarire quanto può venire a costare l'installazione di webcam in tutti i seggi elettorali della Russia (e sono circa 100 mila – la CIK non ha ancora determinato la cifra precisa), ci siamo rivolti a Aleksandr Sobkanjuk – capo di una compagnia che è specializzato in questo tipo di progetti. E così: – la webcam stessa (non la più cara, ma di qualità) costa circa 1500 rubli [4]; A questo si aggiunge l'obbligatorio 20% per le cosiddette circostanze impreviste e il 10% per l'organizzazione del server. In tal modo, una webcam e la sua installazione in condizioni ideali, trasparenti, di mercato viene a costare circa 5300 rubli [7]. E in totale nel paese questo può costare 530 milioni di rubli [8]. Ma questo in "condizioni ideali". Però da noi sono quelle che sono. E ciò significa che quelle compagnie che sono capaci di eseguire un ordine statale di tale misura e che hanno già lavorato con grandi ordini statali non lo eseguiranno con meno di un aumento di tre volte (spesso questo tipo di progetti vengono eseguiti perfino con un aumento di 10 volte). In tal modo il costo minimo di un progetto panrusso è di circa 1,5 miliardi di rubli [9]. Il che, certamente, non è critico, se il suo scopo è rendere le elezioni russe più corrette e trasparenti. E tanto più – se si attraggono sponsor esterni. 15.09.2011, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/data/2011/103/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Gioco di parole tra glaz naroda, "occhio del popolo" e glas naroda, "voce del popolo" (in russo arcaico).
[2] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).
[3] Circa 166,2 milioni di euro.
[4] Circa 36 euro.
[5] Circa 12 euro.
[6] Circa 48 euro.
[7] Circa 126 euro.
[8] Circa 12,6 milioni di euro.
[9] Circa 35,6 milioni di euro.
http://matteobloggato.blogspot.com/2011/09/webcam-nei-seggi-elettorali-russi.html
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