31 luglio 2011

A proposito di Putin (XXV)

Putin è nella “lista di Magnitskij”?




E perché il problema nucleare dell'Iran dipende da una funzionaria del fisco


Negli ultimi tempi Vladimir Putin non ha fortuna sull'arena internazionale. Prima i buyer tedeschi, sotto la pressione di Vaclav Havel, sono stati costretti a privare il grande umanista del premio “Quadriga” [1] (a dire il vero, tra i precedenti vincitori del “Quadriga” ci sono stati il leader afghano Hamid Karzai, quello turco Erdoğan e perfino il 49° imam degli Ismailiti Aga Khan IV, cosicché tra questo mucchio il nostro umanista sarebbe sembrato del tutto in armonia); poi uno psicopatico che in Norvegia ha ucciso a colpi d'arma da fuoco quasi 100 persone si è rivelato un grande estimatore di Putin e dei našisty [2]; e poi anche un'americana si è messa a danneggiarlo: Washington ha introdotto limitazioni ai visti nei confronti dei funzionari della “lista di Cardin” [3] – cioè quelli che sono in qualche modo legati alla morte in prigione del giurista del fondo di investimenti Hermitage Capital Management Sergej Magnitskij.

In risposta, come ha notato ironicamente Vladimir Nadein [4], i nostri funzionari hanno minacciato di chiudere la strada ai versamenti del clan Clinton-Obama nella nostra Sberbank [5].

La “lista di Cardin” batte sulla parte più vulnerabile del sistema. L'attuale regime non è dittatoriale, ma ladresco e in questo sta la sua differenza dall'URSS. Questi ragazzi vanno in Europa non su un carro armato, come in una barzelletta di epoca sovietica, ma volano con i propri Bombardier [6]. Comprano immobili a Nizza, mandano i propri figli a Londra, tengono i conti in Svizzera e poi arrivano sul Seliger [7] e la spiegano al gregge che “L'Occidente non ci ama”.

Questi intendono sinceramente il rafforzamento della verticale del potere come l'ampliamento della quantità di grana a loro spettante: e perché rubare se poi non si ha accesso a questa?

Il Cremlino ha lottato contro la “lista di Cardin” come ha potuto. A Washington i più altolocati senatori hanno sentito con stupore da Vladislav Surkov [8] che se avessero approvato la lista per il “reset” [9] sarebbe stata la fine. (Come dire, dove sono la funzionaria del fisco Ol'ga Stepanova e la villa a Dubai intestata a suo marito e dov'è il programma nucleare dell'Iran?)

Temo che queste minacce siano semplicemente un bluff.

La Russia di Putin, a differenza dell'Iran o della Corea del Nord, non è un paese reietto, ma un paese teppista. L'algoritmo del comportamento dei teppisti è semplice: davanti a una dimostrazione di debolezza fanno gli sfacciati, davanti a una dimostrazione di forza si intimidiscono.

La politica del Cremlino nei confronti dei paesi reietti dipende da due fattori. Il primo è la compagnia Gunvor [10] e per il clan dominante è conveniente un aumento dei prezzi del petrolio conseguente a un innalzamento della tensione internazionale e perciò aiuteranno e inciteranno sempre i reietti, anche se questo significa che l'Iran ottenga le armi nucleari, cosa che va contro gli interessi strategici della Russia.

Il secondo fattore è il fatto che il clan dominante non intende andare in proprio aiuto così lontano da trasformarsi da teppisti in reietti, perché ai reietti bloccano i conti. Proprio il carattere ladresco del regime non lo rende pericoloso per nessuno tranne che per i russi stessi e ostacola la trasformazione della Russia in una vera e propria dittatura.

Il caso Magnitskij mostra come lo stesso meccanismo che è posto alla base del sistema lo spinga anche allo sfacelo. Infatti da cosa è cominciato tutto? C'era una volta William Browder [11], che faceva strategia di green mail (la green mail è un ricatto corporativo – nota del redattore) verso le compagnie di stato russe, ma non mirava a queste. Lo tormentarono gli agenti delle strutture armate: e se il fisco avesse semplicemente attaccato Browder, accusandolo di evasione fiscale, uso di compagnie-fantoccio [12], ecc., questa sarebbe stata una storia standard, come in qualsiasi dittatura del terzo mondo.

Ma avvenne un'altra cosa: i documenti istitutivi delle ditte-fantoccio sequestrati dall'inquirente Karpov e dall'agente Kuznecov finirono nelle mani di criminali, dopo di che i nuovi padroni della compagnia con l'approvazione del capo dell'ispettorato del fisco n. 28 Ol'ga Stepanova sottrassero dal budget statale 5,4 miliardi di rubli [13].

Questo è già un eccesso. Qui non avete davanti le Filippine, questa è roba nostra, russa, irripetibile.

E' chiaro che non fu Putin a rubare quegli infelici 5,4 miliardi. Ma quando il caso emerse, allo stato toccò coprire tutti, perché così è organizzato il sistema dominante. Il funzionario ha il diritto di rubare, ma il cittadino non ha diritto di smascherarlo. Se il cittadino smaschera qualcuno, commette un reato.

Il principale problema del regime dominante sta nel fatto che la “lista di Cardin” potrebbe essere ampliata. Sia per altri casi, sia per il caso Magnitskij. Così Browder, alla domanda su chi stesse dietro Stepanova&co., ha risposto brevemente: “Un ministro”. Domanda: chi è mai questo ministro, se la sig.ra Stepanova lavorava al ministero per le Tasse e le Imposte quando lo comandava Serdjukov ed è andata alla Rosoboronpostavka [14] dopo che Serdjukov è diventato ministro della Difesa?

Julija Latynina
osservatrice della "Novaja gazeta"

28.07.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/082/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Destinato a chi si segnala nel campo dell'innovazione tecnica, economica e politica.

[2] Nome derisorio degli appartenenti ai Naši (Nostri), movimento giovanile pro-Putin con inquietanti analogie con la Hitlerjugend. Il corsivo, qui e altrove, è mio,

[3] In Russia viene chiamata “lista di Magnitskij” (vedi in seguito). Il senatore del Maryland Benjamin Louis “Ben” Cardin è stato quello che ha proposto la prescrizione degli appartenenti alla “lista di Magnitskij”.

[4] Giornalista liberale russo.

[5] SBERegatel'nyj BANK (“Cassa di Risparmio”), la principale banca russa.

[6] Aerei di produzione canadese.

[7] Lago della Russia settentrionale, sulle cui sponde si svolgono i campi estivi dei Naši.

[8] Vladislav Jur'evič Surkov, primo vice-capo dell'amministrazione presidenziale russa, “eminenza grigia” e “ideologo” del regime di Putin.

[9] Cioè il riavvio di buone relazioni con Mosca dopo l'avvento di Obama.

[10] Compagnia petrolifera legata al clan di Putin.

[11] Direttore generale della Hermitage Capital Management.

[12] Letteralmente “scimmia”.

[13] Oltre 136,6 milioni di euro.

[14] Nome non ufficiale della Federal'noe Agentstvo po postavkam vooruženija, voennoj, special'noj techniki i material'nich sredstv (Agenzia Federale per le consegne di armamenti, apparecchiature militari e speciali e mezzi materiali).


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/07/una-lista-che-per-putin-e-morte-la.html

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