09 febbraio 2010

A proposito di chi non vuole dimenticare

Il simbolo della seconda guerra cecena [1]



Esattamente dieci anni fa, il 5 febbraio 2000, un reparto dell'OMON [2] del GUVD [3] di San Pietroburgo svolse una “ripulitura” [4] nel villaggio di Novye Aldy [5]. In conseguenza di essa morirono almeno 56 persone


Già da tre anni esiste il progetto di Piter [6] “Nel bene e nella pace da San Pietroburgo” – un tentativo raro in Russia di scusarsi consapevolmente e pubblicamente per quanto fatto in Cecenia. Nel sito http://pomnialdy.ru/ [7] leggerete ciò che è più importante in questo progetto: “I pietroburghesi che non sono rimasti indifferenti davanti alla tragedia di Novye Aldy si sono uniti per ristabilire il buon nome di San Pietroburgo e dei suoi abitanti e per stabilire buone relazioni tra I pietroburghesi e gli abitanti di Novye Aldy”.

A destra c'è un quadrato nero con la scritta bianca “ALDY senza prescrizione”. E' un rimando al documentario, visto il quale, in generale, capirete tutto da soli.

In un'inquadratura vedrete Nataša Èstemirova. E' una delle ultime immagini di Nataša (febbraio 2009). Cinque mesi dopo l'avrebbero uccisa. La voce fuori campo è dell'artista decorato di Russia Aleksej Devotčenko. Un pietroburghese non indifferente, un attore notevole.

...A Novye Aldy i militanti non avevano mai avuto una base. Il motivo è semplice: il villaggio era stato costruito per i ceceni deportati, a cui non era permesso tornare alle proprie case. Invece avevano suddiviso della terra non lontano (5 centesimi di ettaro a famiglia), su cui furono rapidamente costruite delle casette private. Ma nel villaggio non era stato costruito nessun grande, capitale edificio amministrativo, di quelli che durante i combattimenti in Cecenia venivano usati dai militanti come punti da cui fare fuoco.

Nel febbraio del 2000 gli abitanti di Aldy aspettavano l'esercito russo con speranza. Bombardamenti massicci, spari di artiglieria da Groznyj – nel villaggio erano morte 75 persone solo tra dicembre del 1999 e gennaio del 2000. Morivano per le mine, per le schegge, ma soprattutto morivano i vecchi – di infarto e polmonite. La gente passava la maggior parte del giorno nelle cantine delle proprie case e là c'erano l'umidità e il freddo invernali.

Alla fine di gennaio del 2000 fu condotta la nota operazione per attirare i reparti di Šamil' Basaev fuori da Groznyj: i ceceni acquisirono dai militari russi un “corridoio” per uscire dalla città bloccata. Il “corridoio” risultò minato.

Alla fine di gennaio del 2000 Groznyj e i dintorni furono occupati dalle truppe russe.

Il 4 febbraio a Novye Aldy fu condotta una verifica del regime di passaporto: agli abitanti del villaggio furono verificati i documenti, adolescenti e uomini ceceni furono esaminati per trovare tracce di armi. Non ci furono eccessi, soltanto coloro che conducevano la verifica – i militari russi – avvertirono gli abitanti, “domani nel villaggio arriveranno quelli veramente duri”.

Il 5 febbraio ad Aldy entrarono da due lati soldati russi senza segni distintivi. Secondo le testimonianze degli abitanti sopravvissuti, erano uomini adulti, più precisamente – soldati a contratto.

...Di ciò che avvenne quel giorno a Novye Aldy la “Novaja gazeta” ha scritto molte volte. Per sei anni (da febbraio del 2000 a febbraio del 2006) questo fu il compito di Anna Politkovskaja – ricordare Aldy al mondo. Dopo l'omicidio di Anna hanno continuato altri.

...56 abitanti di Aldy uccisi. La lista è nel sito del centro per la difesa dei diritti umani di “Memorial”. Gli uccisi sono principalmente dei vecchi. Il più vecchio era nato nel 1924. Ci sono anche dei bambini – il più piccolo aveva due mesi.

Nel film “Aldy senza prescrizioni” vedrete persone morte – uno spettacolo pesantissimo... Saprete il motivo: è stato l'abituale sciacallaggio.

Ecco la testimonianza di Malika Labazanov, sopravvissuta per miracolo. E' una delle eroine del film.

“...Sento delle grida da me in cortile, imprecazioni terribili. Apro la porta, vedo soldati. Sul balcone uscirono Zina e Chusejn, parenti di mio marito, entrambi vecchi. Uno dei militari (era in veste mimetica) si girò verso di me, mi guardò, lo ricordo come se fosse ora, con occhi di vetro e chiese cosa facessi là. Dissi che vivevo qui. In quel momento Chusejn chiede: “Malika, questi ora pretendono soldi, vai a prenderlo da qualcuno”. Io faccio ai soldati: “Ragazzi, non abbiamo soldi. Se li avessimo avuti, saremmo fuggiti come tutti”.

E allora cominciarono a sparare. Nel farlo gridavano che avevano l'ordine di uccidere tutti. Corsi dai vicini, bussai al portone – nessuno apriva. Solo Deniev Alu uscì sentendomi bussare e mi portò tre fogli da cento rubli. Porto questi soldi, mi avvicino al mio portone e vedo: la mia gatta cammina, le fuoriescono le interiora. Cammina e si ferma, cammina e si ferma e poi muore. Mi tremarono le gambe, pensai che nel cortile da noi avessero ucciso tutti...

Quando porsi a quello in veste mimetica i 300 rubli, questi rise soltanto. “Davvero sono soldi? Da voi tutti ci sono soldi e oro, – disse. – Anche i tuoi denti sono d'oro”. Tolgo gli orecchini (me li aveva comprati la mamma per i miei sedici anni), li do a loro e gli chiedo di non ucciderci. Ma questi grida che gli è stato ordinato di uccidere tutti, chiama a se un soldato e gli dice: “Portala in casa e sbattitela là”.

In casa mi gettai subito nel vano della caldaia e là mi nascosi dietro la stufa. Era l'unica cosa che potessi fare in quella situazione. E quello che mi accompagnava tornò indietro. Mi cercò. Non trovandomi, tornò in casa. E qui cominciò la sparatoria nel cortile. Mi gettai sul soldato, presi a chiedere, a supplicarlo che non mi uccidesse. “Se non ti uccido, uccidono me”, – disse. E mi prese una tale paura che i bombardamenti e i fuochi di artiglieria – tutto ciò che c'era stato fino a quel giorno, ero pronta a viverlo tutto di nuovo, se solo lui, questo soldato, avesse abbassato l'arma automatica puntata su di me.

Questi prese a sparare: al soffitto, ai muri, bucherellò la cucina a gas. E allora capii – non mi avrebbe sparato. Lo presi per le gambe e lo ringraziai che non mi avesse uccisa. E lui: “Taci, tu sei già morta...”

Non è possibile descrivere questo di anno in anno e chi pensa che i giornalisti si gustino tali dettagli, si sbaglia. Non di meno già da 10 anni un gruppo non numeroso di attivisti per i diritti umani e giornalisti si ricorda e ricorda al mondo Aldy, divenuto simbolo della seconda campagna cecena, come un tempo il villaggio ceceno di Samaški [8] divenne simbolo della prima guerra in Cecenia.

Questo ricordo ha portato qualche risultato.

A differenza di un'enorme quantità di crimini di guerra non indagati, sulla “ripulitura” a Novye Aldy è stato aperto un procedimento penale. I risultati delle indagini per un verso sono insignificanti, ma per l'altro hanno un valore di principio e perciò sono importanti in modo esclusivo.

Inizialmente fu stabilita l'appartenenza degli assassini. Dalle conclusioni degli inquirenti della procura militare risulta che fosse l'OMON di Piter. Quanto a questo, la procura militare, a dire il vero, se ne lavò le mani – trasmise il caso per competenza alla solita procura, come dire, del luogo degli avvenimenti. Ad occuparsi del caso presero cioè i procuratori ceceni.

Il giovane inquirente ceceno Anzor Asuev andò a Piter. Per alcuni mesi richiese alla direzione dell'OMON le fotografie dei combattenti inviati in Cecenia nel gennaio del 2000. Ci mancò poco che lo licenziassero per superamento dei termini della propria trasferta a Piter. Ma ottenne le fotografie (non tutte, a dire il vero). In queste fotografie gli abitanti di Novye Aldy riconobbero il combattente dell'OMON Babin. Questi è ancora latitante – si nasconde già da alcuni anni. Così come altri criminali di guerra – Èduard Ul'man [9], Evgenij Chudjakov [10], i complici del “cadetto” Lapin [11]. Il sistema, chiaramente, li ricerca solo sulla carta (gli stessi complici di Lapin, gli agenti dell'OMON di Chanty-Mansijsk [12], come hanno chiarito gli inquirenti che indagano sul caso dell'omicidio di Anna Politkovskaja, vivono nelle loro case e non si nascondono particolarmente...).

Dopo la trasferta a Piter dell'inquirente Asuev il caso di Novye Aldy fu stralciato. Ma i materiali raccolti erano comunque abbastanza. Per la Corte Europea per i diritti umani.

A seguito delle denunce degli abitanti di Novye Aldy Strasburgo ha già emesso qualche sentenza. La più clamorosa è il caso “Musaev e altri contro la Russia”. Strasburgo riconobbe le strutture armate russe responsabili per la “ripulitura” svolta a Novye Aldy e il governo russo colpevole della violazione dei diritti dei propri cittadini alla vita e alla giustizia. Gli abitanti di Aldy ricevettero 140000 euro di risarcimento. Per cinque querelanti. Alla Corte di Strasburgo riuscì anche ottenere dalla procura russa la lista dei combattenti dell'OMON di Piter inviati in Cecenia nell'inverno del 2000. Questa lista e gli interrogatori degli uomini dell'OMON sono tutto ciò che si è riusciti a ottenere per stabilire i colpevoli della tragedia di Aldy.

La lista dei 24 uomini dell'OMON interrogati sul caso di Aldy è in possesso della “Novaja gazeta”. La redazione ha deciso di non pubblicarla. Se non altro perché forse in essa c'è anche “quello che non sparò” (vedi il racconto di Malika Labazanova).

La parte russa ha inviato a Strasburgo materiali incompleti del procedimento penale sul caso di Novye Aldy. In particolare, solo le prime pagine dei protocolli degli interrogatori di quegli agenti dell'OMON del GUVD di San Pietroburgo che furono inviati in Cecenia nel febbraio del 2000. In alcuni interrogatori figura anche un secondo foglio con la stessa frase scritta a mano in modo indecifrabile: “Nell'operazione (si intende la “ripulitura”nota dell'autrice) non è stato applicato alcun mezzo tecnico. Al margine del villaggio (Novye Aldyn.d.a.) ho visto un cimitero dove c'erano molte tombe fresche. Delle circostanze della morte di queste persone niente mi è noto”.

Nella sentenza della Corte Europea per i diritti umani si dice che gli agenti dell'OMON avrebbero mostrato praticamente parola per parola che avrebbero partecipato alle operazioni a Novye Aldy, che non sarebbe stato applicato alcun mezzo tecnico e che della morte di quelle persone non gli sarebbe noto nulla. (Par. 109 della sentenza della Corte Europea per I diritti umani.)

Nella sentenza della Corte Europea per i diritti umani non si dice nulla del fatto che gli uomini dell'OMON interrogati non avrebbero potuto vedere tombe fresche al cimitero a febbraio a Novye Aldy. La maggior parte dei morti nella “ripulitura” del 5 febbraio furono sepolti al cimitero più di un mese dopo – solo il 9 marzo. Gli abitanti sopravvissuti inizialmente ebbero paura di spostare i cadaveri e poi a lungo e disperatamente aspettarono le indagini e la conduzione di un'inchiesta medico-legale. A loro volta, i rappresentanti della procura militare aspettarono che gli abitanti seppellissero comunque le vittime della “ripulitura”. E solo dopo i funerali giunsero finalmente nel villaggio.

Dall'OMON di Piter, che uccise a colpi d'arma da fuoco i ceceni di Novye Aldy al maggiore Evsjukov, che uccise a colpi d'arma da fuoco i clienti di un supermercato di Mosca, sono passati 10 anni.

Per tutti questi anni le autorità russe hanno lottato con grande sforzo con I terroristi ceceni. Ma i cittadini russi temono sempre più i poliziotti russi.

Non so se si possa comprendere questo come una qualche ingiustizia. Ma questa paura è anche la paga della Russia non alla amburghese [13], alla cecena.

Conto corrente della ROPO [14] di San Pietroburgo “Casa della pace e della non violenza”

Indirizzo giuridico [15]: 191187, Санкт-Петербург, ул.Шпалерная, д.7 лит.А пом.55Н
Indirizzo postale: 191002 Санкт-Петербург, а/я 33 [16]
ИНН [17] 7825496505
КПП [18] 782501001
Р/с [19] 40703810337000000203 в Филиале ОПЕРУ-4 ОАО «Банк ВТБ Северо-Запад»
г.Санкт-Петербург [20]
К/с [21] 30101810200000000791
БИК [22] 044030791
Causale: Versamento volontario in beneficenza per un'attività regolamentata (realizzazione del progetto di beneficenza “Nel bene e nella pace da San Pietroburgo”)

P.S. Dal sito POMNIALDY.RU potete pure mandare soldi per l'azione di beneficenza “I pietroburghesi ai bambini di Aldy”. Perché alunni e maestri di Novye Aldy vengano, vedano e conoscono un'altra Pietroburgo.

Elena Milašina

05.02.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/012/07.html

[1] La prima guerra cecena durò dal 1994 al 1996, la seconda iniziò nel 1999 e in qualche modo va avanti tuttora a bassa intensità.


[2] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere nota per la sua durezza.


[3] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la polizia.


[4] Così vengono chiamate le operazioni repressive.


[5] Villaggio della Cecenia centrale.


[6] Nome colloquiale di San Pietroburgo.


[7] Pomni Aldy, “ricorda Aldy”.


[8] Villaggio della Cecenia centro-orientale.


[9] Èduard Anatol'evič Ul'man, capitano dell'“intelligence” condannato in contumacia per l'uccisione di sei civili ceceni.


[10] Evgenij Sergeevič Chudjakov, ufficiale dell'esercito, condannato in contumacia per l'uccisione di tre civili ceceni.


[11] Sergej Lapin, ufficiale dell'OMON condannato in contumacia per torture.


[12] Città della Siberia centrale.


[13] “Conto all'amburghese” sta per regolamento di conti secondo giustizia. L'espressione si basa su un racconto dello scrittore Viktor Borisovič Šklovskij in cui i lottatori circensi si incontrano ad Amburgo lontano dagli occhi del pubblico per stabilire in incontri non combinati chi sia veramente il più forte.


[14] Rossijskaja Obščestvennaja Političeskaja Organizacija (Organizzazione Politica Sociale Russa).


[15] Lascio in russo ciò che ritengo vada semplicemente copiato. L'indirizzo è: 191187, San Pietroburgo, v. Špalernaja 7, lettera А, vano 5N.


[16] 191002 San Pietroburgo, a/ja (Abonementnyj JAščik - “Casella Postale”) 33


[17] INNIdentifikacionnyj Nomer Nalogoplatel'ščika (Numero di Identificazione del Contribuente), cioè “codice fiscale”.

[18] KPPKod Pričiny Postanovki na učët (Codice di Causale di Immissione sul conto).

[19] R/s – Rasčëtnyj sčët (Conto Corrente).

[20] Nella Filiale OPERU-4 (OPERacionnoe Upravlenie – Direzione Operativa) della Spa “Bank VTB (Valjut-Tranzit Bank - “Banca di Transito di Valuta”) Severo-Zapad (“Nord-Ovest”)”, San Pietroburgo.

[21] K/s – Korrespondentskij sčët (Conto del Beneficiario).

[22] BIK (codice BIC, detto anche SWIFT).


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/02/per-non-dimenticare-novye-aldy.html

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