17 ottobre 2009

A proposito del modo di far politica in Russia (X)

Il presidente parlerà?



Dopo lo scandalo dei risultati delle elezioni dell'11 ottobre [1] Dmitrij Medvedev deve ammettere che il percorso verso la liberalizzazione è una farsa. O ammorbidire la situazione del paese


Mercoledì alla Duma di Stato [2] è successo l'incredibile: tre gruppi su quattro (il KPRF [3], “Russia Giusta” [4] e lo LDPR [5]), senza mettersi d'accordo, hanno annunciato la propria estrema insoddisfazione per l'andamento e i risultati delle lezioni dell'11 ottobre e hanno dimostrativamente abbandonato l'aula delle sedute plenarie. Per il sistema politico che si è formato in questi ultimi anni (“Il Parlamento non è un luogo per le discussioni”, – ha affermato Boris Gryzlov [6]) è una situazione straordinaria.

Andando incontro ai giornalisti, i comunisti e i deputati dello LDPR hanno dichiarato che si rifiutano di tornare al lavoro finché non avranno incontrato il presidente. Dopo la valutazione comune della situazione Gennadij Zjuganov [7] e Vladimir Žirinovskij [8] hanno aggiunto a questo la richiesta di dimissioni del capo della CIK [9] Vladimir Čurov e l'annnullamento dei risultati delle elezioni a livello regionale. Inoltre Vladimir Žirinovskij ha chiesto le dimissioni del sindaco di Mosca, del presidente della repubblica di Marij Èl [10] e del governatore della regione di Tula [11] e anche che si rifaccia il conteggio dei voti in tutta la Russia. I comunisti hanno dichiarato che inizieranno a fare manifestazioni di protesta. Le richieste di “Russia Giusta” si sono rivelate un po' più modeste. Queste riguardano lo svolgimento di indagini sui brogli e il cambiamento del regolamento dei lavori della Duma.

La reazione di “Russia Unita” all'iniziativa è seguita immediatamente. Il presidente della Duma Boris Gryzlov ha chiamato questo passo “sabotaggio” e “azione populista”. In precedenza questi aveva commentato così i risultati elettorali dei membri di “Russia Unita”: “Quando ci sono vittorie ogni giorno, questi sono già giorni feriali”. Dopo aver visto domenica come si forgiava la vittoria “feriale” di “Russia Unita”, non si sono trattenuti neanche i parlamentari che per l'11 ottobre contavano su un risultato accettabile per loro – quelli di Žirinovskij, che appoggiano volentieri i membri di “Russia Unita” e i deputati di “Russia Giusta” – il partito chiamato “la seconda gamba del Cremlino”.

Evidentemente fino alle elezioni esistevano tacite regole del gioco, che prevedevano la possibilità per i partiti presenti in Parlamento di partecipare senza ostacoli alle elezioni e ottenere seggi. Perciò la filippica di Žirinovskij, che ha chiamato i membri di “Russia Unita” “mascalzoni”, si può interpretare in due modi. Si può supporre che il centro federale non sia già più in grado di controllare i procedimenti amministrativi nelle regioni. Gli scandalosi risultati delle elezioni dell'11 ottobre sono, prima di tutto, il risultato di un'“azione in proprio”, causata dall'assenza di una chiara indicazione di Mosca su come bisognava condurre “onestamente” le elezioni e anche dalla paura di perdere il potere.

Certo, il centro federale non è soddisfatto del fatto che la caduta del gradimento del potere sia acuita dall'insoddisfazione della popolazione nei confronti dei parlamenti e dei sindaci illegittimi. Tuttavia i personaggi più importanti sono costretti a mantenere espressioni tranquille. Così, il leader di “Russia Unita” Vladimir Putin ha sottolineato di essere soddisfatto dei risultati delle elezioni e ha proposto a chi non è d'accordo di andare in tribunale. Secondo il deputato della Duma di Stato del KPRF Vadim Solov'ëv, da Putin non si aspettavano nulla di diverso: il sistema quadripartitico esistente si è formato con la sua diretta partecipazione e l'opposizione non ha alcuna illusione in merito. Evidentemente l'iniziativa alla Duma e le dichiarazioni alla stampa sono indirizzate solo a una persona – Dmitirij Medvedev. Perciò sull'umore dei comunisti non ha avuto influenza neanche il colloquio di ieri sera tra Gennadij Zjuganov e l'ideologo del Cremlino e di “Russia Unita” Vladislav Surkov.

I risultati delle elezioni dell'11 ottobre hanno portato la silenziosissima opposizione parlamentare al limite e questi hanno osato mettere Dmitrij Medvedev davanti a una scelta: ammettere che il percorso della liberalizzazione è una farsa o, comunque, ammorbidire la situazione del paese. L'illegalità delle elezioni svolte provoca l'avvento del caos e propongono al presidente di riflettere se ci sia bisogno di acuire i guai in una situazione di crisi economica. “In questa situazione ci è difficile accordarci. Non escludo che questi (LDPR e “Russia Giusta”nota del redattore) già si coprano il capo di cenere e in qualche modo si accordino”, – dice Solov'ëv . Effettivamente, già mercoledì sera i rappresentanti dello LDPR hanno dichiarato che il presidente ha promesso un incontro a Vladimir Žirinovskij e perciò venerdì il gruppo tornerà al lavoro. Secondo i membri di “Russia Giusta”, la promessa del presidente è pienamente soddisfacente anche per loro. I comunisti sono gli ultimi che finora si attengono alle richieste dichiarate.

Prima della chiusura del numero è stato reso noto che il presidente intende incontrare i partiti di opposizione “entro la fine della prossima settimana”. I comunisti richiedono un incontro immediato con il presidente. Come ha dichiarato Solov'ëv alla “Novaja gazeta”, finché non si capirà chiaramente quando avrà luogo, il KPRF non tornerà al lavoro in Parlamento. Fra l'altro i comunisti si sono rifiutati di prender parte alla commissione parlamentare d'inchiesta così com'è stata proposta da Gryzlov e approvata dai leader di “Russia Giusta” e dello LDPR (sei persone di “Russia Unita” più due voti per il presidente della commissione Gončar [12] – pure membro di “Russia Unita” – e due persone di ciascuno degli altri tre gruppi).

La “Novaja gazeta” segue lo svolgersi degli avvenimenti.

Lola Tagaeva


16.10.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/115/02.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Tornata elettorale amministrativa che ha coinvolto varie parti della Russia, dove l'usuale vittoria a base di brogli del “partito del potere” “Russia Unita” è stata di un'indecenza mai vista.

[2] Tutte le assemblee legislative russe si chiamano Duma, di qui la precisazione.

[3] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).

[4] Partito di orientamento social-democratico.

[5] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico Russo), ad onta del nome partito nazionalista e populista.

[6] Boris Vjačeslavovič Gryzlov, membro del “partito del potere”, presidente della Duma dal dicembre 2003.

[7] Gennadij Andreevič Zjuganov, leader del KPRF.

[8] Vladimir Vol'fovič Žirinovskij, leader dello LDPR.

[9] Central'naja Izbiratel'naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).

[10] Repubblica autonoma della Siberia centrale.

[11] Città della Russia centrale.

[12] Nikolaj Nikolaevič Gončar, economista, figura piuttosto oscura.


http://matteobloggato.blogspot.com/2009/10/qualcosa-si-muove-davvero-nel-teatrino.html

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