Il complesso “Imperial” è stato costruito senza vergogna dietro il monastero Novodevičij Ecco come hanno “migliorato” la prima Borsa del grande costruttore Thomas de Thomon e la Strelka dell'isola Vasil'evskij
Le crepe sulle colonne, le tavole che si staccano sono il terribile prezzo dell'incuria per la cattedrale di Sant'Isacco Pietroburgo è stata appena lasciata dai collaboratori del dipartimento per il patrimonio mondiale dell'UNESCO con a capo il loro direttore Francesco Bandarin. La questione del posto e dello status di una delle più belle città del mondo nella lista dei luoghi da proteggere dell'UNESCO resta aperta. Troppo nel suo aspetto è mutato negli anni in cui sulla poltrona di governatore siede Valentina Matvienko. Pietroburgo non voleva morire quando la elessero governatore. La città credeva nel rinnovamento, sperava nella sua esperienza e nel suo buon senso. Questi hanno anche funzionato – per lo sviluppo sociale. Ma oggi si tratta del destino del patrimonio culturale. E questo è sull'orlo di una catastrofe umanitaria: non appena sono state cancellate le elezioni del governatore e a Valentina Matvienko è rimasto un solo e unico elettore [1], ha cominciato ad accelerare i tempi la sistematica distruzione della Venezia del Nord. Il tempestoso abbattimento di monumenti architettonici, le fosse senza fondo per le fondamenta, le cime abissali [2] dei nuovi edifici in vetrocemento che invadono l'insieme antico, anno dopo anno hanno divorato lo spazio pietroburghese. Non è un'immagine, ma un fatto: l'epoca della Matvienko ha inferto alla città ferite più gravi dei bombardamenti, degli incendi, degli spari di Leningrado durante la Grande Guerra Patriottica [3]. Valori eterni a caro prezzo [4] Pietro aprì una finestra sull'Europa, costruì un porto e il delta della Neva divenne il percorso principale, attorno a cui crebbero la città e la flotta. La larghezza del fiume e la piattezza del terreno dettarono agli architetti russi, francesi, italiani e tedeschi regole rimaste intatte per due secoli. Gli edifici furono innalzati non oltre 23 metri, all'altezza del cornicione del Palazzo d'Inverno e sopra la linea comune fu permesso innalzarsi solo a cattedrali e chiese, cupole e punte, le vie furono costruite una dietro l'altra, le proporzioni delle facciate furono verificate severamente, tutte le linee si intrecciavano in un insieme con i lungofiume e i panorami. Nella città entrarono alla pari il classicismo e il barocco, lo stile Impero e il moderno. Pietroburgo, a differenza di molte città d'Europa distrutte dalla guerra, era ed è rimasta un capolavoro architettonico e un fenomeno culturale fino ai tempi più moderni, quando alle sue rive si è avvicinato rapacemente il nuovo capitalismo russo. Nel ХХI secolo Pietroburgo, a differenza di Mosca, è entrata ancora relativamente conservata: la aiutarono la miseria del budget sovietico e la mancanza dello status di capitale. Settemila monumenti di vario livello si trovavano nel territorio del centro storico; nel 1988 fu dichiarata Zona unitaria protetta, dove furono proibite costruzioni moderne. Ma ciò che ancora l'altro ieri pareva inflessibile e con cui furono costretti a fare i conti anche il sindaco Anatolij Sobčak [5] e il governatore Vladimir Jakovlev [6], è stato spazzato via dal nuovo ordine di vita che ha coinciso con l'inizio del regno dei nuovi padroni dello Smol'nyj [7]. Sotto l'attuale governatore la zona protetta di Pietroburgo è diminuita di quasi quattro volte; è nata la motivazione ufficiale “la città deve svilupparsi in modo consono alle esigenze della modernità”. In precedenza nella zona protetta rientrava la maggior parte della Petrogradskaja Storona [8], adesso solo il territorio intorno alla fortezza dei santi Pietro e Paolo [9]. In precedenza vi rientrava metà dell'Isola Vasil'evskij [10], adesso solo la Strelka [11] e parte del lungofiume. In precedenza vi rientrava tutta la Prospettiva Nevskij, adesso solo fino alla Prospettiva Litejnyj [12]. Dalla lista dei monumenti è scomparsa la Piazza del Palazzo [13]! Adesso i valori eterni a Pietroburgo si sono mutati in alti prezzi. Il pensiero strategico, la capacità di guardare al domani, la responsabilità di fronte ai posteri sono messi alle strette dal guadagno immediato. La dura mano del nuovo potere con la collaborazione del KGIOP (Komitet Gosudarstvennoj Inspekcii Ochrany Pamjatnikov [14]) e del KGA (Komitet Gorodskoj Architektury [15]) leali ad esso le possibilità degli investitori e del business edile si sono ampliate come non si poteva neanche sognare sotto Sobčak e Jakovlev. Le innovazioni che hanno cambiato il volto della città si dividono in due parti: l'erezione di nuove abitazioni e la distruzione delle vecchie. La skyline in pezzi Pietroburgo viene rapidamente privata di ciò che attraeva e deve attrarre là i turisti di tutto il mondo – la bellezza dei panorami. Il destino del centro storico dipende dalla magica abbreviazione PZZ – Pravila Zemlepol'zovanija i Zastrojki [16], in cui il parametro più importante è il regolamento dell'altezza degli edifici. I nuovi costruttori l'hanno infranto (tenete a mente questa cifra) oltre duecento volte. Nel periodo (circa un anno) in cui in città non ci sono stati emendamenti confermati al regolamento dell'altezza degli edifici, gli accordi sui progetti sono andati avanti, secondo gli esperti, “in un ambito di vuoto legale”. E in quest'ambito è sorto un intero gregge di mostri di vetrocemento. Il miglior panorama di Pietroburgo, quello della Strelka dell'Isola Vasil'evskij dalla Borsa di Thomas de Thomon [17] e dalla Colonna Rostrata [18] è stato insozzato dalla Borsa delle Merci e del Petrolio, 63 metri e dal condominio “Finansist” [19], 68 metri, costruiti all'interno dell'Isola Vasil'evskij. Li ha eretti il tutt'altro che sconosciuto deputato-costruttore Vladimir Gol'man. Secondo certe voci, il presidente Dmitrij Medvedev [20], navigando sulla Neva non tanto tempo fa, restò terrorizzato e ordinò di abbatterli! Non li abbatterono. Di fronte al Giardino d'Estate [21] ci sono due grattacieli mostruosi: il condominio “Avrora” [22], 73 metri, e il complesso condominiale “Monblan” [23], 76 metri (della corporazione Strojmontaž [24]). Entrambe distruggono la silhouette della riva destra della Neva. Accanto ad essa, dietro l'edificio della moschea di San Pietroburgo [25], i “Serebrjanye zerkala” [26] di 48 metri penetrano nel cuore di Pietroburgo – il panorama della fortezza dei santi Pietro e Paolo. Il monastero Novodevičij [27] è stato sfigurato dal complesso condominiale “Imperial” (norma consentita – 35 metri, altezza di fatto – 73). La compagnia LÈK ha portato avanti tranquillamente i lavori senza il permesso per costruire. Quando è scoppiato lo scandalo, la costruzione è stata fermata “per avere un'analisi storico-culturale”. L'hanno avuta, si sono messi d'accordo ben in fretta con il servizio di ispezione – e hanno dato il permesso. Le cupole d'oro del monastero adesso si disegnano sullo sfondo di mostruose torri e questo ha del tutto sulla coscienza il vice governatore senza timor di Dio Aleksandr Vachmistrov. Non si vede più da lontano la cattedrale Smol'nyj [28] – è coperta da tutti i lati da nuovi grattacieli. La cattedrale della Madre di Dio di Vladimir è schiacciata dalla grigia massa della commerciale “Regent Hall”. Il colonnato della Cattedrale di Kazan' [29] è “messo in ombra” da un edificio commerciale in vetro costruito da poco. Allo Smol'nyj amano rimandare all'articolo 40 del codice urbanistico della Federazione Russa, che permette alle commissioni per l'utilizzo del territorio e le costruzioni di fare accordi per deroghe alle regole per edifici “particolari”. Particolari nella Piter [30] contemporanea si possono considerare praticamente tutti gli oggetti – tanto per dire, il discusso “Ochta-centr” [31]. Non a caso la principale preoccupazione della commissione dell'UNESCO è legata proprio alla “linea del cielo” di Pietroburgo (definizione di Dmitrij Sergeevič Lichačëv [32]). La commissione PZZ, esaminando gli emendamenti, ha garantito tutte le aggressive altezze degli edifici in costruzione e progettati e adesso Pietroburgo dal cielo non sembrerà più un disegno ordinato, ma un caos con escrescenze maligne. Già oggi molte di esse perfino a livello ufficiale sono riconosciute come “errori urbanistici”. Essenzialmente queste sono crimini urbanistici. Lo scavo sotto Montferrand [33] …Immaginate: siete seduti a casa nella vostra vasca da bagno e all'improvviso un martello pneumatico rompe il muro con fracasso. Questo è successo alla nota attrice Larisa Malevannaja. La storia della lotta per la salvezza della propria casa, in cui si è messa Larisa Ivanovna, è rovinata in qualcosa di genere granguignolesco, ma gli abitanti hanno vinto. A Pietroburgo la gente ha cominciato ad autoorganizzarsi per contrapporsi agli insaziabili istinti di rapacità edile. Non sempre la lotta finisce con la vittoria. Gli abitanti del condominio all'angolo tra la Prospettiva Nevskij e la via Malaja Morskaja [34], uno dei primi ad essere ricostruiti dopo l'assedio [35], sono stati cacciati con la forza. Hanno ripulito il posto per la stazione “Admiraltejskaja” [36]. Questa è la stazione del metrò che sarebbe stato meglio se non ci fosse stata. La cattedrale di Sant'Isacco è tenuta su da undicimila colonne, infisse da Montferrand nel cedevole suolo pietroburghese. Queste creano l'effetto di far volteggiare come fumo sulla piazza una cattedrale con la scritta sul frontone: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera” [37]. Supponete che il segreto di una costruzione senza precedenti abbia costretto i posteri a “non soffiare sul Vostro miracolo, Montferrand” [38]? Niente di tutto ciò. Intorno alla piazza di Sant'Isacco ribollono e sono ribolliti i lavori: la ricostruzione del Senato e del Sinodo per la Temi [39] russa è andata avanti tra cedimenti del terreno, sotto piazza Truda [40] hanno scavato centri commerciali sotterranei, hanno fatto scavi per la stazione della metropolitana. Hanno violato l'idrogeologia del luogo e adesso le correnti che passano sotto terra nel canale dell'Ammiragliato passano sulle fondamenta della cattedrale. Sulle colonne e sugli archi due anni fa sono comparse crepe minacciose. Ma quando uno dei principali specialisti dei suoli di Piter – la professoressa dell'istituto per la Montagna Regina Daško ha alzato la voce contro la barbarica intrusione nel mondo degli elementi sotterranei, dietro le quinte degli avvenimenti è successo qualcosa che ha costretto la professoressa a rifiutarsi di fare qualsiasi commento in pubblico! Come possa influire sulla cattedrale di Sant'Isacco la distruzione di una casa all'angolo tra la via Malaja Morskaja e la Prospettiva Nevskij (in essa, tra l'altro, aveva vissuto il regista Nikolaj Akimov) e la costruzione di un corridoio sotterraneo è terribile pensare. Ha sofferto molto anche l'unico edificio civile di Monteferrand rimasto a Pietroburgo – la casa Lobanov-Rostovskij, monumento di valore federale, la lodata “Casa coi leoni”, cantata da Puškin nel “Cavaliere di bronzo”. Sono stati distrutti tutti i suoi interni storici, è stata abbattuta un'ala costruita all'interno del cortile, alla casa sono state appiccicate mostruose mansarde, è stato innalzato il tetto per le caldaie. I suoli di Piter sono mutevoli e conflittuali. Un tempo i costruttori lo sapevano bene. Ma adesso solo lo scavo delle fondamenta del secondo palcoscenico della Mariinka [41] ha inghiottito quantità di denaro impensabili. Il Palazzo della Cultura del Primo piano quinquennale e un frammento dell'edificio del Mercato Lituano [42] opera di Quarenghi [43] sono stati distrutti senza studi geodesici preventivi: il terreno dello scavo sprofonda ogni anno; il suolo paludoso di Piter respinge le ambizioni di Gergiev [44]. I soggetti distrutti sono infiniti. E' caduta la famosa Casa delle Arti (Casa Čičerin [45]) – un edificio molto antico, ricordato da Achmatova, Blok, Gor'kij; qui Grin [46] scrisse “Vele scarlatte”, qui fu arrestato Gumilëv [47]. “La nave dei folli” descritta da Ol'ga Forš [48] non c'è più. Gli eredi dei funzionari plebei sovietici, che hanno demolito chiese e antichi edifici, i nuovi “costruttori” vogliono piuttosto smembrare il corpo di Pietroburgo, demoliscono – e questo è un vero dramma – le costruzioni sullo sfondo, ciò che rende Pietroburgo quasi l'unica città rimasta integra in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, strappano e fanno a pezzi il tessuto della città, che finora ha mantenuto un'integrità. Spezzano le pietre – e con esse la memoria della cultura. Erostato [49] Slavina Solo a marzo sono stati finalmente approvati i confini della zona protetta, ribaditi già nel 2005 dal piano regolatore. Nonostante l'attiva resistenza della lobby edile i difensori della città hanno ottenuto la cosa più importante: nessun edificio costruito prima del 1917 sarà d'ora in poi sottoposto a demolizione. Unico motivo per la demolizione – uno stato di degrado, da cui non sia possibile trarre l'edificio. Un errore verbale pericoloso. Le analisi su ordinazione sono una disgrazia comune. La pratica del pagamento delle conclusioni degli esperti da parte degli investitori quasi non conosce eccezioni. Ciò è possibile solo in assenza di una vera analisi obbiettiva – e cioè dell'interesse per essa da parte delle autorità. Si sa: lo studio architettonico di Tat'jana Slavina ha approvato un'enorme lista di oggetti in stato catastrofico, emettendo ogni volta condanne a morte per monumenti architettonici, permettendo di irrompere in zone protette. A questo studio la città deve la conclusione positiva degli esperti sui progetti della Borsa e di “Finansist”. Nella lista del disonore di Slavina c'è il permesso di costruire nei Giardini di Tauride [50], sulla Prospettiva Litejnaja, sulla Fontanka [51], nel porto Galernaja [52], sulla via Sadovaja [53], sull'Isola Vasil'evskij. La sua reputazione è così scandalosamente nota, che è il momento di porre alla Rosochrankul'tura [54] la questione della privazione della licenza. Slavina e il direttore dello studio Vjačeslav Poletajkin entrano nella storia contemporanea come killer, Erostati dell'architettura, le cui analisi hanno aiutato e aiutano a distruggere Pietroburgo come città e come mito. Un esempio fresco: la costruzione dello stesso complesso condominiale “Imperial” presso il monastero Novodevičij, secondo le valutazioni degli esperti dello studio di Slavina, “non ha un'influenza essenzialmente negativa sulle condizioni di percezione visiva degli oggetti del patrimonio culturale”. Città viva “Esci in strada – riprenditi la città!” non è uno slogan, ma un minimo civile. “Città viva” è un “movimento sociale indipendente per la conservazione del patrimonio culturale”, a poco a poco cambia Pietroburgo e i pietroburghesi, aiuta gli abitanti della città a diventare cittadini. Da non molto tempo sui mezzi di trasporto pietroburghesi si possono sentire le parole “piano regolatore” e “regolamento dell'altezza degli edifici”. “Città viva” è erede del leggendario gruppo leningradese “Salvezza”, che 20 anni fa abbatté le transenne nella piazza di Sant'Isacco per accerchiare l'albergo “Angleterre” destinato alla demolizione. Esso è stato creato per iniziativa di tre donne di età dai 23 ai 26 anni – Elizaveta Nikonova, architetto, Elena Minčënok, traduttrice e Julija Minutina, insegnante di letteratura. Queste hanno cominciato rivolgendosi alla Rete. – In un qualche momento è diventato chiaro: sta succedendo qualcosa di mostruoso e bisogna fare qualcosa. Se taceremo, distruggeranno la nostra città, – mi ha detto Julija Minutina. “Città viva” basa la propria attività sull'interpretazione letterale dell'articolo 44, punto 3 della Costituzione della Federazione Russa, che recita: “Ciascuno è obbigato a preoccuparsi della conservazione del patrimonio storico e culturale, a prendersi cura dei monumenti della storia e della cultura”. La lista degli edifici storici distrutti in città negli ultimi 5 anni riporta 126 nomi. Non è stata composta da funzionari, ma dagli attivisti di “Città viva”. Quando hanno demolito lo stabile all'angolo tra la Prospettiva Nevskij e la Piazza Vosstanija [55], “Città viva” ha organizzato un lancio di fiori sul cumulo di mattoni rotti. Quando hanno presentato il progetto della torre della Gazprom, nella cattedrale Smol'nyj sono giunti “l'imperatrice Caterina e Potëmkin [56]” con le maschere antigas. Quando hanno spazzato via la “Casa coi leoni” sulla piazzetta antistante è comparso l'“Imperatore” con l'editto “Esiliare a Irkutsk [57] per sempre!” e la lista dei nomi dei nuovi padroni. Hanno condotto marce per la conservazione di Pietroburgo, a loro si sono uniti Aleksandr Sokurov [58] e Jurij Ševčuk [59]. Si fanno picchetti e raccolte di firme, si scrivono lettere alle istanze ufficiali, si ottengono informazioni da insider su minacce potenziali, viene fatto un sito, in cui, in particolare, si tiene la votazione pubblica per il titolo di “cittadino disonorevole di Pietroburgo”. Tra i leader – Vera Dement'eva, capo del KGIOP. In “Città viva” ritengono che il potere abbia il coraggio di chiamare bianco ciò che è nero. Qui ci si basa sull'opinione degli abitanti della città, che sono convinti: per chi viene da fuori Pietroburgo è un progetto di investimento che conviene. Allo Smol'nyj quelli di “Città viva” sono stati definiti rivoltosi e urlatori, hanno fatto tutto il possibile per non farli incontrare con i rappresentanti dell'UNESCO. “Citta viva” è un'esperienza della nuova società civile. Uno dei suoi principali strumenti è lo scandalo mediatico. Il tema della conservazione del patrimonio storico negli ultimi mesi è al top. A Pietroburgo ci sono giornalisti che hanno fatto della lotta per la città il senso della loro vita professionale. Uno di essi è l'osservatrice della “Novaja gazeta” di Piter Tat'jana Lichanova. “Sta di guardia Valentina” …Criticare è facile – vai, Scendi in trincea, sali sulla torre, Trova ancora investitori, Costruisci agli scrittori una casetta, E al mattino, alzata alle ore otto, Bella e giovane, Asciugatasi le lacrime come una donna, Sta di guardia Valentina [60]. I versi dell'ode al governatore, letti pubblicamente da Aleksandr Kušner [61], hanno avuto un'eco negativa nell'ambito degli intellettuali schierati di Piter. Sottolineo: schierati. I VIP della cultura pietroburghese sono fin troppo consapevoli del loro grado di dipendenza dallo Smol'nyj e hanno già familiarità con l'umore irritabile della “padrona”. E comunque l'ironico entusiasmo del poeta non è stato condiviso da alcuno, tanto meno dagli scrittori, che al posto della casa signorile andata a fuoco (e ricostruita) sul lungofiume Kutuzov hanno davvero ricevuto una “casetta” in via Zvenigorodskaja [62]. E il patriarca della letteratura russa Daniil Granin, mentre sopportava gli onori per i suoi 90 anni, non si è stancato di ripetere: “Voglio che vi angosciate! Pietroburgo ha bisogno di essere difesa!” Due personaggi significativi della cultura pietroburghese, Boris Èjfman [63] e Lev Dodin [64], che da moltissimo tempo hanno meritato dalla città e dal paese dei teatri propri, adesso, pare, alla fine li otterranno. Ma anche qui non senza dialettica. Il Palazzo della Danza di quaranta metri nel complesso del Lungofiume Evropy [65] copre completamente (per fare questo hanno “piegato” la legge) la cattedrale di San Vladimiro. Boris Èjfman è colui che traina questo progetto, il suo nome è ampiamente utilizzato per conquistare il lussuoso boccone di lungofiume tra il ponte Tučkov e quello della Borsa, dove sarà eretta un'intera mini-città. Per il Piccolo Teatro Drammatico è stato scelto un giardino-piazzetta dietro il TJUZ [66], un ottimo terreno, ma chiuso alle costruzioni. Sono convinta: le persone che hanno dato il tono morale all'arte, lo porteranno anche sul suolo pietroburghese, non permetteranno che si usino i loro grandi nomi contro gli interessi della città. Grazie alla crisi Šalva Čigirinskij [67] e i suoi partner forse non saranno in grado di danneggiare la Nuova Olanda [68] con uno dei più begli archi del mondo, opera di Vallin de la Mothe [69]. E di trasformare la magica isola al centro di Pietroburgo in un complesso di alberghi, negozi, ristoranti con un insensatamente enorme Palazzo dei Festival. L'oscuro incubo delle notti bianche è diventato la torre “Ochta-centr” lucidata dagli scandali, per la quale i giganti morali della Gazprom pretendevano un'altezza di 396 metri. Al cono di vetro, subito ribattezzato “pannocchia di granturco”, ne hanno dati “in tutto” 100. Ma sono più che sufficienti per danneggiare radicalmente il panorama della città. Gli autori inglesi del progetto – l'ufficio RMJM – non molto tempo fa si sono rifatti vivi. Davanti a noi c'è un cumulo incalcolabile di piani, che hanno fatto nascere nei cuori dei collaboratori del VOOPIK [70], dove lavorano molti attivisti per la difesa della città, una lecita angoscia. A capo di una serie di tali progetti c'è il simbolo del nepotismo trionfante Sergej Matvienko. In quale paese civile il figlio del capo della città potrebbe occuparsi del business edile nel territorio affidato a un suo genitore [71]? Il prezzo di tale attività sono le dimissioni. Ma la forza dell'amor filiale spazza via le considerazioni politiche. Al figlio di Valentina Ivanovna sono stati dati i bocconi più succulenti tra i progetti edili. Tra questi la costruzione “d'oro” del lungofiume Evropy, davanti alla Casa di Puškin, la “Nevskaja Ratuša” [72], un edificio statale vicino alla Prospettiva Suvorov (dell'altezza, fra l'altro, di 56 metri) e, come dicono le voci, di un numero incalcolabile di altri “piccoli” edifici. In luogo di P.S. Sorge un dubbio terribile: forse la zarina Avdot'ja [73], pronunciando la famosa maledizione “Pietroburgo sarà deserta!”, auspicava la venuta sulle rive della Neva della squadra creativa del governatore Valentina Matvienko? Perfino l'orecchio assordato dal rombo delle costruzioni dell'uomo contemporaneo distingue facilmente nella sua minaccia la fatale efficacia dell'attuale ripulitura. Ma vogliamo sperare che la città abbia anche dei protettori. Non si tratta del genius loci, che come un tempo si muove sotto le acque grige della Neva. Si tratta dei fuoriusciti dalla seconda capitale[74] nella prima, della cui volontà politica ora come mai ha bisogno la loro città nativa. Pietroburgo è stata dichiarata patrimonio mondiale, ma non è patrimonio della nazione. Al mondo, ne consegue, è necessaria – ma al paese? La nostra legislazione non coincide con le convenzioni internazionali, i complessi status per la tutela dei monumenti sembrano rompicapi. Ancora sette-dieci anni di tale mancanza di trasparenza e tutta la città sarà riempita di centri per gli affari e di condomini d'elite, perderà la sua unicità, il suo charme e la gloria mondiale. E' tempo di difendere Pietroburgo, facendola oggetto del patrimonio culturale nazionale, oggetto di tutela federale. Questo non sarà semplicemente un atto di salvezza, ma un preciso passo strategico, un documento per la difesa del futuro. P.P.S. La “Novaja gazeta” ha chiesto a Valentina Ivanovna Matvienko di rispondere alle questioni toccate nell'articolo della nostra osservatrice: se possa cambiare lo status di Pietroburgo nella lista dei luoghi da proteggere dell'UNESCO a causa delle nuove costruzioni; perché è stata divorata la zona protetta; come abbiano potuto sorgere gli edifici “Finansist”, “Monblan” e altri, che hanno reso Pietroburgo mostruosa. Mentre il numero andava in macchina, abbiamo ricevuto le dettagliate risposte del governatore di Pietroburgo. Marina Tokareva osservatrice della “Novaja gazeta” 27.05.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/055/01.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni |