26 novembre 2008

A proposito della situazione del Caucaso (VI)

Una pattuglia osseta per poco non ha ucciso a colpi d’arma da fuoco i presidenti di Georgia e Polonia

Inguscezia.org, 24.11.2008, 01:06

Domenica scorsa la colonna di automobili in cui viaggiavano i presidenti di Polonia e Georgia Lech Kaczyńki e Mikhail Saakashvili è stata attaccata a colpi di arma da fuoco al confine con l’Ossezia del Sud. Come riferisce l’agenzia di stampa russa “Novosti” [1], della cosa hanno dato notizia le autorità polacche. Il presidente polacco era giunto domenica in Georgia per prender parte ai festeggiamenti legati al quinto anniversario della “rivoluzione delle rose”.
Dall’aeroporto di Tbilisi Kaczyński si era diretto verso un campo profughi. “Quando abbiamo raggiunto la pattuglia russa, dalla loro parte sono partiti degli spari. Ci sono state come minimo tre scariche di carabina”, – ha detto in diretta al canale TVN24 [2] il segretario della cancelleria del capo di Stato polacco Michał Kamiński.

http://www.ingushetia.org/news/16755.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] “Notizie”.
[2] Canale digitale di informazione polacco.



http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/cose-e-pazzi.html

23 novembre 2008

A proposito di Beslan (VI)

Terroristi-agenti



Dettagli sconosciuti della tragedia di Beslan


Le indagini sull’atto terroristico di Beslan vanno avanti già da più di quattro anni. Ma finora non c’è una risposta chiara a una delle domande principali: quanti terroristi c’erano in realtà a Beslan e chi erano? Secondo le indagini, il gruppo terroristico era composto da 32 militanti. L’identità della maggior parte dei militanti è stata stabilita dalle impronte digitali. Tutti questi terroristi, cioè, sono stati schedati in tempi diversi dall’UBOP [1] e dall’UFSB [2] regionali del Caucaso settentrionale, sono stati spiccati mandati di cattura federali nei loro confronti, sono stati incarcerati e arrestati più volte e alcuni sono stati perfino condannati.

Il terrorista Chodov

Nel 1997 Vladimir Chodov, residente nel villaggio osseto di Èl’chotovo [3], ha compiuto azioni violente nei confronti degli abitanti di Majkop [4]. E’ stato avviato il procedimento penale n. 7154 e nei confronti di Chodov è stato spiccato un mandato di cattura.

Nell’agosto del 1998 l’UVD [5] della città di Majkop ha inviato una lettera a proposito del mandato di cattura al capo dello ROVD [6] della RSO-A [7] della provincia Kirovskij R. Тuaev (il villaggio di Èl’chotovo si trova nel territorio della provincia Kirovskij in Ossezia del Nord). Il capo dello ROVD della provincia Kirovskij Tuaev ha risposto che “il ricercato Chodov non è stato individuato nel territorio di competenza”.

Peraltro ci sono non poche testimonianze del fatto che Chodov soggiornasse periodicamente all’indirizzo di residenza in casa di sua madre. In effetti nel 2002, secondo la deposizione della madre, Chodov venne a Èl’chotovo ai funerali del fratello minore. Fra l’altro a questi funerali Chodov fu portato e riportato via da agenti dell’UBOP della repubblica. I vicini dei Chodov ricordavano bene questo fatto, in quanto ai funerali avvenne una lite: Vladimir Chodov, convertitosi all’Islam, costrinse a seppellire il fratello secondo i riti musulmani [8].

Nell’agosto del 2003 al vice capo dell’UBOP del ministero degli Interni della RSO-Alanija R.G. Sochiev fu inviato un fax dell’UVD della città di Majkop con l’ordine di arrestare Chodov. Allo stesso tempo, secondo il rapporto del capo della sezione dell’UUR [9] del ministero degli Interni della RSO-Alanija V.K. Gončarov, Sochiev gli comunicò per telefono che Chodov si trovava nel territorio dell’Ossezia del Nord, dopodiché il ministero degli Interni della RSO-Alanija inviò via fax a Sochiev l’ordine di arrestare Chodov.

Tuttavia, dopo una verifica compiuta dopo l’atto terroristico di Beslan, è risultato che nel resoconto della corrispondenza in entrata dell’UBOP del ministero degli Interni della RSO-Alanija non c’è traccia della ricezione di questi due fax con l’ordine di arrestare V. Chodov. Ma nel resoconto delle persone arrestate e incarcerate i fogli dell’anno 2003 sono stati strappati e sono stati strappati anche i fogli del quaderno di lavoro degli uomini di servizio in quel periodo.

Nel 2003 l’ordine di cattura per Chodov fu trasmesso dall’UVD della città di Majkop allo ROVD della provincia Kirovskij. Nel resoconto delle operazioni di ricerca del 18.11.03, steso dal procuratore della provincia Kirovskij G.B. Guriev, sono indicati cinque ordini di cattura per Chodov, ma “dopo aver condotto operazioni di ricerca non si è riusciti ad individuare il luogo in cui si trova Chodov V.A. e ad arrestarlo”.

Il vice capo dell’UBOP dell’Ossezia del Nord Sochiev ha deposto al tribunale della provincia Pravoberežnyj sulla vicenda di Beslan: “Nel gennaio del 2004 sulla base di una soffiata fu scoperto un appartamento con documenti ed elementi di prova che confermavano la sua (di V. Chodov – nota dell’autrice [10]) partecipazione a un atto terroristico (l’esplosione di un ordigno presso la Gamid-bank a Vladikavkaz [11] nel gennaio del 2004 - n.d.a.). Dopo di che nei confronti di questi (Chodov - n.d.a.) fu spiccato un mandato di cattura federale. Ma tutti questi documenti… ce li ha presi lo FSB. E non abbiamo più indagato su questo caso”.

Dopo l’atto terroristico di Beslan gli inquirenti chiesero informazioni al ministero degli Interni della repubblica di Inguscezia sui terroristi uccisi a Beslan e identificati. Dalla risposta a questa domanda del capo dell’ÈKC (èkspertno-kriminalističeskij centr [12]) del ministero degli Interni della Repubblica di Inguscezia consegue che nella loro banca dati non ci sono mai state i dati dattiloscopici di V. Chodov*.

Alla Corte Suprema dell’Inguscezia sulla vicenda di Beslan il testimone A.N. Kartoev (direttore della sezione dello FSB della provincia di Malgobek [13] in Inguscezia) ha dato la seguente deposizione: “V. Chodov ha partecipato all’attacco a Nazran’ [14] del 21-22 giugno 2004. Con lui alcune persone. Su questo lavora sia la nostra sia la vostra amministrazione (l’UFSB osseto - n.d.a.)…»

In tutto il periodo in cui è stato ricercato (dal 1997 al 2004) Chodov è stato arrestato ufficialmente solo una volta – il 19.07.2000 – dagli agenti dell’UVD della città di Pjatigorsk [16]. Ma lo rilasciarono.

Subito dopo l’atto terroristico di Beslan il procuratore della RSO-Alanija Bigulov dette ordine di verificare il lavoro svolto dall’UBOP del ministero degli Interni della RSO-Alanija per rintracciare il luogo in cui si trovava V. Chodov dal 1997 al 2004. Bigulov dette anche ordine di verificare “ogni tipo di registrazione dell’invito a Chodov a una collaborazione segreta e di verificare presso gli organi di controllo interno le informazioni sui contatti di agenti dell’UBOP e dello ROVD della provincia Kirovskij con Chodov”. Finora i risultati delle verifiche del procuratore non sono pervenuti.

Per informazione:

Nel 2003 (quando V. Chodov era ricercato così vanamente) lo FSB della provincia Kirovskij era diretto da Oleg Gajdenko. Ma a giugno del 2004 questi fu mandato a dirigere lo FSB della provincia Pravoberežnyj [16], il cui capoluogo è la città di Beslan. Dopo l’atto terroristico di Beslan Oleg Gajdenko non solo non fu licenziato, ma fu messo a capo della sezione per la lotta al terrorismo dell’UFSB della RSO-Alanija. E dopo qualche anno fu promosso nell’apparato centrale dello FSB della Federazione Russa a Mosca.

Il terrorista Kamurzoev

Nel luglio del 2004 il primo vice capo del GUBOP [17] dello SKM [18] del ministero degli Interni della Federazione Russa Ju.N. Demidov, inviato in Ossezia del Nord e in Inguscezia allo scopo di prevenire atti terroristici con la presa di un grande numero di ostaggi, trasmise ai corrispondenti organi delle repubbliche i dati dattiloscopici dell’intero gruppo dei terroristi. Tra queste quelle di Vladimir Chodov e Sultan Kamurzoev.

Tra i materiali sulla vicenda c’è un’attestazione, firmata dal capo del GIC (Glavnyj Informacionnyj centr [19]) del ministero degli Interni della Federazione Russa V.I. Krasavčikov, che Kamurzoev fu arrestato dallo SO [20] del VOVD [21] della provincia di Groznyj nel 2000 e fu inviato al SIZO [22] di Stavropol’ [23] come sospetto di partecipazione a una formazione armata illegale.

Non di meno nel 2004 Kamurzoev si trovava in libertà, il suo cadavere fu identificato a Beslan dalle impronte digitali.

Alla richiesta degli inquirenti (che indagano sull’atto terroristico di Beslan) di fornire materiali sull’arresto di Kamurzoev nel 2000 dallo ROVD di Groznyj è giunta una risposta fin troppo strana firmata dall’agente dello ROVD di Groznyj Arsapkaev: “Nei resoconti delle informazioni sui crimini non ci sono notizie Kamurzoev S.M.”. La stessa identica risposta ha dato il capo del PVS [24] dello ROVD di Groznyj Jangulbaev: “Non ci sono notizie del cittadino Kamurzoev S.M.”.

Il terrorista Pošev

Adam Pošev è un altro terrorista di Beslan identificato dalle impronte digitali. Viveva a Malgobek (Inguscezia) ed era stato caratterizzato dal capo della MOB (milicija obščestvennoj bezopasnosti [25]) dello ROVD di Malgobek M.K. Muružev come “persona dal comportamento sospetto e seguace della tendenza religiosa wahhabita [26]”.

Data del profilo – 02.08.2004. Per chi e per quale motivo Muružev abbia scritto questo profilo un mese prima dell’atto terroristico di Beslan non è stato chiarito dagli inquirenti. Tuttavia le impronte digitali di Adam Pošev erano state ricevute dagli organi del ministero degli interni inguscio già nel maggio del 2001. Fra l’altro gli inquirenti hanno ricevuto la scheda dattiloscopica di Pošev dal vice capo dell’UBOP del ministero degli Interni della RSO-Alanija Sochiev. Il che è strano. Adam Pošev non ci ha mai vissuto e secondo i dati ufficiali accessibili non è mai stato arrestato da agenti del ministero degli Interni della RSO-Alanija. Nei suoi confronti non era neanche stato spiccato un mandato di cattura federale.

Il terrorista Achmedov

Achmedov Chizrail Chansoltanovič [27] viveva nella provincia di Nožaj-Jurt [28] in Cecenia (nel villaggio di Bil’ty). Le sue impronte digitali furono registrate dall’UVD della Repubblica Cecena, fu arrestato. Dopo qualche tempo si trovava in libertà e fu spiccato un mandato di cattura federale nei suoi confronti dallo stesso UVD ceceno ai sensi dell’art. 208, comma 2 del Codice Penale della Federazione Russa [29]. A tal proposito nei materiali dell’indagine su Beslan c’è un’attestazione, firmata dal capo del GIC (glavnyj informacionnyj centr [30]) del ministero degli Interni della Federazione Russa V.I. Krasavčikov.

Il terrorista Šebichanov
Non molto tempo prima della tragedia di Beslan (l’8 luglio 2004) Majrbek Šebichanov, venticinquenne abitante del villaggio inguscio di Psedach, era imputato di un processo per un attacco a militari russi. Secondo l’accusa Šebichanov era il vice comandante di una grande formazione armata illegale. In conseguenza di un attacco e dell’esplosione di una macchina sei soldati russi erano rimasti uccisi e sette erano rimasti feriti in modo più o meno grave. Il collegio dei giudici della Corte Suprema dell’Inguscezia assolse Šebichanov con formula piena. Questi fu rimesso in libertà, ma il 3 settembre 2004 il suo corpo fu trovato e identificato dalle impronte digitali tra i militanti morti.

I terroristi M. Cečoev e B. Cečoev

Secondo gli inquirenti all’atto terroristico di Beslan presero parte Cečoev Mussa Ischakovič e Cečoev Bejal Baširovič. Nel 1995 il tribunale cittadino di Mosca condannò entrambi gli Cečoev a lunghe pene detentive per aver preso in ostaggio il moscovita A.S. Agafonov. Tuttavia neanche gli Cečoev finirono in mano ai secondini. Da Mosca gli agenti dello FSB della Federazione Russa li portarono in Cecenia**, a quanto pare in cambio di cittadini russi in ostaggio dei militanti. Là furono rimessi in libertà. In seguito, secondo le deposizioni di agenti dello ROVD della provincia di Malgobek, uno degli Cečoev (Mussa) diventò capo di una NVF (nezakonnoe vooružënnoe formirovanie [31]). Nel 2003 questi fu arrestato e condotto allo ROVD della provincia di Malgobek. Gli furono prese le impronte digitali. Poi, in circostanze non chiarite, Cečoev si trovò di nuovo in libertà. Non molto tempo prima dell’atto terroristico di Beslan, nell’estate del 2004, Cečoev fu ferito durante un’operazione speciale. Riuscì a scappare.

Il terrorista Ataev

Durante questa operazione speciale (nell’estate del 2004, quando fu ferito Mussa Cečoev - n.d.a.) gli agenti delle forze dell’ordine dell’Inguscezia catturarono due militanti – Mëdov e Ataev. Questo fatto è stato confermato alla Corte Suprema dell’Inguscezia (in uno dei tre processi sull’atto terroristico di Beslan – n.d.a.) dal capo della polizia criminale della provincia di Malgobek B.Ch. Evloev: “Scoprimmo una banda guidata da Cečoev, due di essi furono arrestati da noi il 28.08.04, quelli, che presero parte all’attacco a Beslan: Mëdov e Ataev. Questi avevano ammesso pienamente di aver preso parte all’attacco a una base in Inguscezia e di essere membri della banda di Cečoev”.

Tuttavia! Sia Mëdov, sia Ataev (anch’egli partecipante alla presa della scuola di Beslan identificato dalle impronte digitali) nell’agosto del 2004 furono rimessi in libertà senza essere incriminati. Perché? A questa domanda il testimone Evloev ha risposto che “effettivamente sono stati rilasciati, ma la domanda non va fatta a lui”. Il giudice Gazdiev, che presiedeva il processo, ha indirizzato questa domanda alla procura. Ma il rappresentante della procura Dmitrienko non ha fatto chiarimenti su questa importantissima questione.

Il terrorista Toršchoev

Nel 1999 nei confronti di Isa Toršchoev fu spiccato un mandato di cattura perché era sospettato di aver commesso crimini previsti dall’art. 162, comma 3 del Codice Penale della Federazione Russa (banditismo) e dall’art. 222, comma 1 del Codice Civile della Federazione Russa (acquisto illegale e detenzione di armi). Isa Toršchoev fu arrestato dallo SO (sledstvennyj otdel) dello ROVD di Terek in Kabardino-Balkarija [32], tuttavia fu condannato solo sulla base dell’art. 222, comma 1 a 2 anni di detenzione con la condizionale. Durante le indagini sull’atto terroristico di Beslan fu accertato che “per motivi infondati Toršchoev I.D. non fu incriminato né condannato ai sensi dell’art. 162, comma 3 del Codice Penale della Federazione Russa, mentre i suoi complici ebbero furono condannati a 8 anni di detenzione con la confisca dei beni”. In casa di Toršchoev durante la perquisizione furono trovati: “una carabina con mirino ottico e cartucce, una pistola con silenziatore senza numero di serie e con cartucce, granate F-1 – 3 pezzi, una pistola a gas trasformata in arma da fuoco sul modello Makarov. Tutte le armi trovate erano pronte all’uso”. Tuttavia Toršchoev in tribunale sostenne che “queste armi erano state introdotte di nascosto da lui”. Il tribunale ritenne credibile questa affermazione, e considerò pure che Toršchoev “aveva solo 19 anni e un trauma cranico”. Il tribunale non inviò le armi trovate all’esame balistico come prove degli omicidi da lui commessi.

Fra l’altro ben presto anche gli altri compagni di Toršchoev furono posti in libertà condizionata prima dei termini previsti. La cosa è importante! Non andarono alla polizia nei luoghi di residenza come condannati in libertà condizionata, ma comunque non furono spiccati mandati di cattura nei loro confronti.

Il terrorista Kulaev

Secondo gli inquirenti, alla presa di ostaggi a Beslan presero parte i due fratelli Kulaev – Chanpaša e Nurpaša. Com’è noto, Nurpaša Kulaev è l’unico terrorista di Beslan preso vivo. Più volte abbiamo tentato di ottenere dagli inquirenti i protocolli degli interrogatori: da chi, come, a che ora e in quali circostanze il 3 settembre 2004 fu catturato N. Kulaev. Il fatto è che la versione ufficiale (Kulaev sarebbe saltato dalla finestra della mensa della scuola di Beslan alle 13.30 del 3 settembre) non regge alcuna critica. A quell’ora alla finestra della mensa c’era una grata esterna, che fu strappata dall’intelaiatura da un carro armato. Ciò fu fatto dopo le 16 del 3 settembre 2004 e attraverso questa finestra gli uomini dei corpi speciali dello FSB entrarono nella scuola. La richiesta delle vittime agli inquirenti, stranamente, è stata in parte soddisfatta. Quattro anni dopo l’atto terroristico i procuratori ci hanno promesso di INTERROGARE quelli che arrestarono Kulaev!

Nei confronti di Chanpaša Kulaev nel 2001 fu aperto un procedimento penale ai sensi dell’art. 208, comma 2 del Codice Penale della Federazione Russa (per la sua partecipazione a una NVF con tre complici). Tuttavia l’inquirente dello FSB russo per la Repubblica Cecena D.A. Filippenko pose a parte il procedimento penale nei confronti di Ch. Kulaev (procedimento penale n. 108/28) e nel dicembre del 2001 deliberò di stralciare questo procedimento penale “in conseguenza del mutamento della situazione, per via della pedita <> di pericolosità sociale” e dette disposizione alla procura: “togliere le misure di custodia nei confronti di Kulaev Ch.”.

La procura cecena tentò di impugnare la delibera dell’inquirente dello FSB. Fece appello, ma per qualche motivo non si interessò del suo ulteriore destino. Secondo i materiali sulla vicenda, l’appello della procura contro la liberazione di Kulaev dal carcere non fu esaminato. E nell’agosto del 2004 Ch. Kulaev prese parte alla presa della scuola di Beslan.

Il 33° terrorista

Molti testimoni tra gli ex ostaggi durante le indagini e ai processi sull’atto terroristico di Beslan hanno detto di non riconoscere tra i terroristi morti quelli che in realtà presero parte alla presa della scuola n. 1 [33]. Perciò le vittime hanno insistito perché fosse data loro la possibilità di identificare i terroristi sulla base delle loro fotografie non professionali [34]. Nonostante il fatto che queste fotografie fossero in possesso degli inquirenti, non sono mai state mostrate alle vittime per l’identificazione.

Tra i militanti mancanti quello che gli ex ostaggi ricordano più spesso è un terrorista di nome Ali, di bassa statura, con un’orribile cicatrice шрамом da un orecchio al collo sotto il mento. Questo Ali ebbe un ruolo significativo tra i terroristi, fra l’altro condusse le trattative con un rappresentante del quartier generale operativo, l’agente dell’UFSB osseto Zanignov. Questo Ali non è stato trovato tra i terroristi morti. Le vittime suppongono che Ali abbia potuto fuggire dalla scuola di Beslan. A giudicare dalle domande dell’inquirente della procura I. Tkačëv e alla risposta a queste domande del facente funzione di capo dell’UFSB della RSO-А V. Levitskij, neanche gli inquirenti sono certi della morte del terrorista Ali.

“In conseguenza delle ORM (operativno-razysknye meroprijatija [35] – n.d.a.) poste in atto per stabilire l’identità del terrorista che faceva parte della banda che compì il sequestro di ostaggi il 1.09.2004 nella città di Beslan, e che aveva, stando alle deposizioni delle vittime, una notevole cicatrice dallo zigomo al collo, nel campo visivo dell’Amministrazione (dello FSB della RSO-A - n.d.a) è capitato tal Dir’jasov Ruslan, soprannominato Direz [36], nome musulmano Sejfula [37], anno di nascita presunto 1976, nativo del villaggio di Samaški [38].

Secondo i dati operativi ricevuti, nel periodo dal 2000 al 2002 Dir’jasov R. entrò a far parte della banda al comando di Ibragimov Ramzan, in cui entrò a far parte Chučbarov R.T. (nell’agosto del 2004-го guidò i terroristi di Beslan – n.d.a.). In stretto legame con Dir’jasov R. è Machauri Rustam (soprannominato Orso), residente ad Assinovskaja [39], membro della detta banda. Nel 2002 Dir’jasov R. sarebbe stato arrestato da agenti della sezione della Repubblica Cecena dell’UFSB russo nella provincia di Ačchoj-Martan [40], tuttavia dopo breve tempo fu rilasciato.

Con operazioni di verifica compiute congiuntamente all’UFSB russo della Repubblica Cecena non si è riusciti a stabilire il luogo nelle province di Sunža [41] o di Ačchoj-Martan in cui Dir’jasov R. potrebbe trovarsi…”

Conclusioni

Tra i materiali delle indagini sull’atto terroristico di Beslan ci sono attestazioni per ogni terrorista identificato. A tutti i terroristi di Beslan alla voce “imputazioni” per qualche motivo è scritto: “Non processabile sulla base del par. 1 del comma 1 dell’art. 24 del Codice di Procedura Penale della Federazione Russa”.

Ciò significa che i procedimenti penali contro tutte queste persone o non sono stati avviati a ragion veduta o sono stati bloccati. Con una sola motivazione – “il fatto non sussiste”. In tal modo i criminali, che in realtà avrebbero dovuto trovarsi nel SIZO o scontare una condanna in carcere, nell’agosto del 2004 hanno potuto formare una banda armata e compiere l’attacco alla scuola di Beslan***.

Com’è potuta succedere una cosa del genere? Ho solo una spiegazione: questi cosiddetti terroristi di Beslan erano agenti dei nostri servizi segreti – l’UBOP e lo FSB. Di questo testimoniano i dettagli delle loro biografie riportati sopra.

Chi sa le risposte

In realtà tutte le domande vanno indirizzate al vice ministro degli Interni, il generale Michail Pan’kov e all’ex vice direttore dello FSB, il generale Vladimir Anisimov. L’uno e l’altro hanno preso parte attivamente all’operazione antiterroristica di Beslan in qualità di autorevoli “consulenti”. L’uno e l’altro hanno curato la creazione di una rete di agenti nel Caucaso. L’uno e l’altro, nonostante le insistenti richieste delle vittime dell’atto terroristico di Beslan, non sono stati chiamati a testimoniare in giudizio.

* Le impronte digitali c’erano. Vedi il capitolo seguente “Il terrorista Kamurzoev”.

** Dati tratti dai materiali del processo.

*** Il modus operandi delle forze dell’ordine del Caucaso settentrionale è tale che solo per un sospetto di attività terroristica una persona che finisce in mano agli inquirenti riceve una condanna enorme. Non ha chance di essere rimesso in libertà, neanche se non è colpevole. Nel caso dei “terroristi di Beslan” questo ferreo principio per qualche motivo non è stato applicato.

Èlla Kesaeva
co-presidente dell’organizzazione sociale pan-russa “La voce di Beslan” – articolo speciale scritto per la “Novaja gazeta”

20.11.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/86/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Upravlenie po Bor’be s Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione per la Lotta alla Criminalità Organizzata).

[2] Upravlenie Federal’noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza), cioè l’amministrazione locale del principale servizio segreto, lo FSB (Federal’naja Služba Bezopasnosti – “Servizio Federale di Sicurezza).

[3] Nella parte nord-occidentale dell’Ossezia del Nord.

[4] Capitale della “repubblica autonoma” caucasica di Adighezia.

[5] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni), leggasi “polizia”.

[6] Rajonnoe Otdelenie Vutrennich Del (Sezione Provinciale degli Affari Interni).

[7] Respublika Severnaja Ossetija-Alanija (Repubblica dell’Ossezia del Nord-Alania; Alania è il nome osseto della regione).

[8] La maggior parte degli osseti è di religione cristiana ortodossa.

[9] Upravlenie Ugolovnogo Rozyska (Direzione per la Ricerca dei Criminali).

[10] Anche i rilievi grafici sono dell’autrice, dove non diversamente specificato.

[11] Capitale dell’Ossezia del Nord.

[12] “Centro di Esperti di Criminologia” (il corsivo è mio).

[13] Città dell’Inguscezia settentrionale.

[14] Ex capitale dell’Inguscezia.

[15] Città della Russia meridionale.

[16] “Della riva destra (del fiume Terek)”.

[17] Glavnoe Upravlenie po Bor’be s Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione Centrale per la Lotta alla Criminalità Organizzata).

[18] Služba Kriminal’noj Milicii (Servizio di Polizia Crimninale).

[19] “Centro di Informazione Principale” (il corsivo è mio).

[20] Sledstvennyj Otdel (Sezione Investigativa).

[21] Vremennyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Temporanea degli Affari Interni).

[22] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di Custodia Cautelare).

[23] Città della Russia meridionale.

[24] Pasportno-Vizovaja Sistema (Ufficio Passaporti e Visti).

[25] “Milizia per la Sicurezza Sociale”.

[26] Ma in Russia “wahhabita” sta ormai per “estremista islamico”, in generale…

[27] I russi vengono indicati ufficialmente con l’ordine cognome-nome-patronimico.

[28] Provincia della Cecenia orientale.

[29] Si tratta di partecipazione a formazioni armate illegali.

[30] La ripetizione non necessaria è nell’originale (il corsivo è mio).

[31] “Formazione Armata Illegale” (il corsivo è mio).

[32] Repubblica caucasica ad ovest dell’Ossezia del Nord. Terek è nella parte occidentale.

[33] Le scuole russe non hanno nome, sono semplicemente numerate…

[34] La scuola fu presa il 1 settembre durante i festeggiamenti del “Giorno della Conoscenza” (il primo giorno di scuola) e moltissimi familiari degli scolari erano lì con le macchine fotografiche.

[35] “Misure di Ricerca Operative”.

[36] Direz è anche il nome di un fungicida, ma la coincidenza è senz’altro casuale.

[37] Riproduco la grafia cirillica, forse Seifullah sarebbe più coerente.

[38] In Cecenia, ad ovest di Groznyj.

[39] Villaggio non lontano da Samaški.

[40] Città della medesima zona.

[41] Nella Cecenia occidentale.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/beslan-sempre-pi-strage-di-stato.html

21 novembre 2008

A proposito di informazione in Russia (III)

Un giornalista di Chimki [1]

Michail Beketov, nostro amico e collega, giornalista di talento e coraggioso, direttore del giornale “Chimkinskaja pravda” [2], si trova in coma all’Istituto Sklifosovskij [3]

Michail Beketov è stato trovato il 13 novembre con la testa fratturata e privo di conoscenza nel cortile della sua piccola casa di mattoni in via Gor’kij nel sobborgo di Starbeevo nella provincia di Chimki. Dietro un’alta cancellata è rimasto disteso sull’asfalto freddo per più di un giorno, finché una vicina non l’ha notato…

I medici hanno dichiarato subito che il trauma subito da Beketov “non è compatibile con la vita”. Adesso lottano semplicemente per la sua vita e nessuno parla delle chance di salvarla. Gli hanno già praticato alcune operazioni al cranio e gli hanno amputato una gamba. Finora non è nota la data precisa dell’aggressione al giornalista. Due amici di Miša, i coniugi Jurij e Ljudmila Fedotov, raccontano che Beketov aveva smesso di rispondere al telefono già l’11 novembre. Allora ebbero i primi sospetti – qualche tempo prima aveva raccontato di una telefonata: dall’altra parte del filo avevano promesso che gli avrebbero fatto certamente la pelle. Miša si era reso conto della serietà delle minacce e si preparava a darne notizia alla procura e allo FSB [4], ma non contava su un aiuto. Il 12 novembre non ha risposto di nuovo…

A chi dava fastidio Beketov, si può affermare in un solo modo – alle autorità locali di Chimki. Tuttavia per cosa concretamente “abbia pagato” l’oppositore è difficile da dire per ora. Il direttore della “Chmkinskaja pravda” scriveva cose tali che un motivo per vendicarsi potrebbe essere ritenuto ogni suo articolo.

* * *

Michail Beketov stampava la “Chimkinskaja pravda” da solo, a proprie spese. Questa pubblicazione aveva parlato per prima del processo di esumazione e nuova sepoltura dei resti di sei avieri sepolti presso il monumento agli eroi della Grande Guerra Patriottica [5] a Chimki. (Ciò avveniva nell’aprile 2007, nel pieno dello scontro tra la Federazione Russa e l’Estonia a proposito del Soldato di Bronzo [6].) Il giornale, rimandando a testimonianze degli abitanti, scriveva che le tombe dei combattenti erano state fatte a pezzi coi trattori. Parte dei resti era andata perduta nel corso della nuova sepoltura. Beketov sollevò uno scandalo, sugli schermi della TV di Stato mostrò le foto fatte da lui della barbara esumazione, pubblicò un articolo, poi un secondo e un terzo. Alla fine dalle pagine del proprio giornale chiese al capo della città di Chimki Vladimir Strel’čenko di dimettersi.

Un mese dopo fecero esplodere la macchina del direttore della “ChP” [7]. Ciò fu preceduto da telefonate con avvertimenti e minacce di violenza personale. Contro la pubblicazione è stato utilizzato un serio mezzo amministrativo: i funzionari hanno proibito ai piccoli imprenditori di pubblicare inserzioni nel giornale e alla polizia di fornirgli rapporti. Hanno preso a trafugare i numeri del giornale, hanno coperto di minacce chi la diffondeva. Poi due uomini sconosciuti hanno fatto irruzione in pieno giorno nel salone di un parrucchiere dove pure era diffuso il giornale. Dopo aver ordinato al personale di non tenere più con se cose del genere, al posto dei giornali hanno lasciato dei poster con il volto del signor Strel’čenko…

* * *

Beketov scrisse alla procura, definendo l’accaduto “terrorismo politico, il cui mandante è il signor Strel’čenko”. Beketov raccontò come uno dei vice di Strel’čenko gli propose quanto segue: “Non se la prenda per la macchina. Dio ha dato, Dio ha tolto [8]. Ricominciamo da un foglio bianco [9]”. Il direttore rifiutò di andare a siglare l’armistizio. E gli scandali sollevati da Beketov ebbero delle appendici: sono stati picchiati giornalisti che hanno messo in luce questa o quella azione di protesta a Chimki, a qualcuno dei sostenitori hanno bruciato la porta di casa…

Il “foglio bianco” dei rapporti con il potere iniziò nel febbraio 2008 . Solo che allora contro il direttore della “Chimkinskaja pravda” fu avviato un procedimento penale per “calunnia”. Da pretesto servirono gli articoli sulla demolizione dei monumenti ai combattenti. Calunniato da Beketov, naturalmente, risultava essere il capo dell’amministrazione Vladimir Strel’čenko. Del procedimento penale il giornalista venne a sapere mentre si trovava all’ospedale (dopo l’esplosione della macchina il suo cuore aveva cominciato a fare i capricci). Per questo motivo non andò a farsi interrogare in procura. E non c’era obbligato – non erano giunti inviti a comparire. Il dipartimento del ministero degli Interni [10] di Chimki emise un mandato di cattura nei suoi confronti. Ben presto il caso fu trasmesso al tribunale.

Del caso di Michail Beketov si interessò il Fondo per la libertà di parola di Aleksej Simonov [11]. Sostenitori e lettori del giornale lo appoggiarono recandosi alle udienze del processo. Tra l’altro in procura gli consigliarono di scusarsi con il capo dell’amministrazione – e il caso sarebbe stato chiuso. Non c’è problema, rispose Beketov. Ma che allora anche il capo dell’amministrazione si scusasse con lui per la persecuzione del giornale, e con i lettori e gli abitanti per l’esumazione dei resti dei combattenti, gli abusi edilizi [12], gli immobili venduti per pochi copechi…

* * *

Per tutto quest’anno Beketov e il suo giornale hanno condotto una strenua lotta per il bosco di Chimki . Il problema è che per la realizzazione del progetto di costruzione dell’autostrada Mosca-San Pietroburgo l’intero patrimonio forestale di Chimki è destinato all’abbattimento e all’installazione di industrie. La lotta degli abitanti di Chimki prende forma di manifestazioni, di lettere al presidente (quest’estate i difensori del bosco gli hanno inviato una petizione con 15000 firme) e al governo. Hanno già bloccato la strada Leningradskoe [13]. Anche in questo caso Beketov è dietro a tutto. Ha preso a riunire gli attivisti di altre province dei dintorni di Mosca – di Schodnja, Balašicha, Dolgoprudnyj. “Vengono da noi, noi andiamo da loro, di conseguenza il sostegno reciproco è garantito”. E la passione ha preso a unire le persone. Non ultima, la passione personale di Beketov.

* * *

I suoi colleghi ritengono che il motivo principale dell’aggressione a Michail Beketov sia il desiderio di purgare il campo dell’informazione prima delle elezioni del capo dell’amministrazione di Chimki, previste per il marzo 2009.

L’attuale capo della città, il membro di “Russia Unita” [14] Vladimir Strel’čenko è al potere già da 5 лет. In questo tempo i mezzi di informazione di massa locali sono stati trasformati in un meccanismo di propaganda e agitazione [15]: la TV via cavo ha affermato che i partecipanti alle azioni di protesta vengono pagati, i giornali della provincia hanno scritto che “la maggioranza degli abitanti sostiene e approva in pieno l’operato dell’amministrazione”. In questa situazione esistevano tre giornali di opposizione. Oggi ne esce solo uno.

–Tutto considerato, l’amministrazione avrebbe dovuto essere orgogliosa che nel suo territorio ci siano tali giornali – il “Graždanskij forum” [16] di Granin, la “Chimkinskaja pravda” di Beketova e il mio “Graždanskoe soglasie” [17], – dice il direttore di quest’ultima Anatolij Jurov. – All’inizio ha cessato di esistere il “Graždanskij forum”. E’ andata così: dopo una serie di articoli sulla reale situazione della città il direttore del giornale ha ricevuto un colpo di tubo metallico in testa all’ingresso di casa sua e hanno rotto la testa anche al responsabile della segreteria della pubblicazione… Per fortuna entrambi sono sopravvissuti, ma la pubblicazione del giornale è stata bloccata.

Ai danni dello stesso direttore del “Graždanskoe soglasie” sono state compiute tre aggressioni. La seconda gli ha provocato una commozione cerebrale. La procura non ha aperto alcun procedimento. I colpevoli non sono stati trovati. Quest’anno, dopo la terza aggressione, Jurov si è rivolto al presidente con una lettera chiedendo di essere difeso dagli abusi delle autorità locali. Qualche giorno dopo presso l’ufficio della redazione alcuni sconosciuti gli hanno inferto 10 ferite lacero-contuse.

– Dopo questo io e Beketov ci siamo trovati e abbiamo valutato le cose: il “Graždanskij forum” non c’è più. Siamo rimasti solo noi. Ci siamo messi d’accordo che il primo a cui faranno la pelle sarà sepolto dall’altro… Certo, abbiamo scritto – alla procura, al ministero degli Interni, allo FSB. Ma che senso ha? Tutte le lettere vanno alla regione e tornano qua…

* * *

Vale la pena di notare che accanto al “lavoro con i mezzi di informazione di massa” viene portata avanti una strenua attività pre-elettorale anche tra la popolazione di Chimki. In una serie di imprese alla gente viene chiesto già oggi di prendere i documenti per votare fuori dal proprio seggio [18], si schedano quelli che diffondono i numeri della “Chimkinskaja pravda”, si chiede insistentemente di non prender parte a manifestazioni e picchetti. In caso contrario promettono alla gente sanzioni, fino al licenziamento.


Le pubblicazioni indipendenti a Chimki: il prezzo della parola

“Graždanskij forum”

Trauma cranico-cerebrale per il direttore e il responsabile della segreteria

“Chimkinskaja pravda”

Il direttore si trova in coma in rianimazione con un trauma cranico-cerebrale, fratture e numerose contusioni

“Graždanskoe soglasie”

Tre aggressioni al direttore con una commozione cerebrale e 10 ferite lacero-contuse

Vera Čeliščeva, “Novaja gazeta”, 16.11.2008, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/85/19.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Città nei dintorni di Mosca.

[2] “La verità di Chimki”.

[3] Ospedale di Mosca intitolato al chirurgo Michail Vasil’evič Sklifosovskij.

[4] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.

[5] Così viene chiamata in Russia la guerra contro gli invasori nazisti.

[6] Il monumento al milite ignoto sovietico nella capitale dell’Estonia, che gli estoni volevano rimuovere perché ritenuto un omaggio al regime sovietico.

[7] “Chimkinskaja Prava” – i russi amano parlare per sigle e abbreviazioni.

[8] Una sfrontatezza da veri impuniti… La frase di Giobbe è usata in Russia per parlare di disgrazie e viene in genere usata da chi le subisce per esprimere rassegnazione.

[9] Come dire “da zero”.

[10] Si legga “la polizia”.

[11] Aleksej Kirillovič Simonov, scrittore, regista e attivista per i diritti umani.

[12] Letteralmente “piccoli lavori edilizi”.

[13] Quella che conduce a San Pietroburgo. Curiosamente tutto ciò riguarda questa città è rimasto ufficialmente “leningradese”.

[14] Il partito di Putin, che non ha altro scopo che sostenere Putin.

[15] L’agit-prop di sovietica memoria…

[16] “Forum civico”.

[17] “Concordia civica”.

[18] In Russia vengono rilasciati documenti che permettono di votare dove capita (seggi “volanti” si trovano anche nei centri commerciali). Ciò dovrebbe in teoria facilitare l’esercizio del diritto di voto, ma in realtà permette di fare brogli scandalosi.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/in-russia-che-tu-sia-anna-politkovskaja.html

A proposito di Medvedev (III)

L'Inguscezia del GRU [1]

Dal corrispondente speciale della casa editrice (ID [2]) “Kommersant’’” [3] Ol’ga Allenova [4], 18.11.2008, 03:57



I rapporti tra i due presidenti russi non sono così sereni come si ritiene, sostiene il corrispondente speciale dell’ID “Kommersant’’” Ol’ga Allenova. A suo parere, lo dimostrano gli ultimi avvenimenti in Inguscezia.

Già da due settimane l’Inguscezia vive senza Murat Zjazikov. Pareva che con il cambio di presidente nella repubblica giungesse la pace. Tuttavia questo non è successo. Ogni giorno dall’ingresso di Junus-Bek Evkurov nelle funzioni di presidente qui si verificano esplosioni, attentati e uccisioni a colpi d’arma da fuoco.

La designazione del nuovo presidente dell’Inguscezia era molto promettente. In effetti quest’uomo ha mostrato un’apertura e una prontezza a dialogare con l’opposizione mai viste finora tra i leader caucasici. Questi ha passato alcune ore bevendo il tè con i rappresentanti dell’opposizione inguscia, ha fatto visita a casa al padre del manager del sito di opposizione “Ingushetia.ru” [5] ucciso dagli agenti del ministero degli Interni Magomed Evloev e ha dichiarato apertamente che tutti i profughi ingusci devono tornare nella provincia di Prigorodnyj [6]. Recentemente la Corte Suprema dell’Inguscezia ha revocato la sentenza che sanciva la chiusura del sito “Ingushetia.ru”. In altre parole, il nuovo presidente ha fatto tutto ciò che gli ingusci volevano dal vecchio.

Tuttavia proprio questo comportamento tollerante del presidente Evkurov non da pace a molti. E’ così lontano dal corrispondere alla strategia nota a tutti del Cremlino nel Caucaso che involontariamente cominci a considerare quest’uomo come uno preso a caso. In effetti, da dove è saltato fuori? Perché lui e non qualcun altro? Cos’è questo se non un tentativo di tappare temporaneamente la falla dopo le inattese dimissioni di Zjazikov? Forse non invano in Inguscezia dicono che Zjazikov se n’è andato volontariamente, cedendo alle richieste di numerosi parenti? Tuttavia basterebbe conoscere almeno un po’ Murat Zjazikov per capire: non avrebbe mai lasciato spontaneamente l’Inguscezia, anche se avesse avuto molta voglia di andarsene e avrebbe aspettato a dimettersi finché non fosse stato necessario.

E’ stato proprio il Cremlino ad aver fretta. Non è stata neanche osservata la procedura stabilita dalla legge, che prevede la presentazione di almeno due candidati alla presidenza della repubblica da parte del rappresentante plenipotenziario del presidente russo. Il rappresentante plenipotenziario in questa situazione non è comparso affatto e non c’erano semplicemente altri candidati che Evkurov. La designazione del vice capo dell’amministrazione dell’intelligence del distretto militare del Volga e degli Urali come presidente dell’Inguscezia ha avuto luogo in modo fulmineo. Il parlamento inguscio ha confermato questa candidatura lo stesso giorno in cui il presidente Medvedev l’ha proposta. Che fretta avevano?

A questa domanda un mio conoscente nelle forze armate a Mosca mi ha risposto così: “Davvero non sai che le due teste dell’aquila russa da tempo non sono in accordo tra loro? Medvedev si è semplicemente affrettato a mettere i suoi uomini dappertutto. O pensi che sia per caso che il generale dello FSB [7] Zjazikov, che non è stato fatto dimettere neanche dopo la presa di Nazran’ da parte dei militanti nel 2004 e l’uccisione di cento agenti di polizia, sia stato improvvisamente sostituito con un colonnello del GRU?” (Fra l’altro, Junus-Bek Evkurov è diventato generale da ben poco tempo.)

Che Evkurov fosse un uomo di Medvedev, che ha già cominciato alla chetichella a cambiare i quadri putiniani con i propri, l’avevo sentito. Basta ricordare anche solo le dimissioni del governatore della regione dell’Amur [8] Nikolaj Kolesov, considerato uomo di Putin e cacciato dopo una serie di scandali di corruzione. Corre voce che tale sorte attenda anche il governatore di Orël [9] Egor Storev: anche nei confronti di uomini del suo entourage hanno iniziato ad aprire procedimenti penali per fatti di corruzione. E anche la sostituzione in Karačaevo-Circassia [10] del presidente Mustafa Batdyev con l’ex giudice della Corte Costituzionale della Federazione Russa Boris Èzbeev è considerata un progetto di Medvedev.

Gli esperti russi indipendenti hanno preso a dire seriamente che Medvedev ha iniziato la purga dei quadri putiniani con il pretesto delle lotta alla corruzione e anche alle amministrazioni regionali, alla Procura e all’UVD [11] sono state impartite dure istruzioni anti-corruzione. Ed ecco che Junus-Bek Evkurov lunedì ha pronunciato parole in codice: “Il compito principale che si pone oggi alla leadership della repubblica è la lotta alla corruzione”.

Anche il fatto che per il ruolo di presidente dell’Inguscezia sia stato scelto proprio un rappresentante dell’elite del GRU non è casuale. Si dice che il presidente Medvedev conti seriamente su questa struttura, come in generale sulle alte sfere dell’esercito, nella sua finora nascosta contrapposizione al premier. I militari ritengono che l’unica chance per Medvedev di restare al potere e purgare gradualmente i quadri putiniani sia attrarre dalla propria parte l’elite militare, perché la riserva di Putin annovera lo FSB e il ministero degli Interni. Non è un caso se negli ultimi tempi il presidente Medvedev è così attivo nella retorica militare e così generoso nel dare decorazioni ai militari.

In tal modo in Inguscezia già oggi si può osservare la contrapposizione tra i due principali servizi segreti russi, ma anche tra il suo presidente e il suo premier. Tuttavia anche gli ultimi avvenimenti ceceni sono in rapporto diretto con la lotta tra i raggruppamenti del Cremlino. Io ricordo bene come poco prima della morte dell’ex deputato della Duma di Stato [12] Ruslan Jamadaev uno dei suoi amici mi disse che di Jamadaev avevano preso a interessarsi gli “uomini di Medvedev”. Con Sulim Jamadaev [13] si sarebbe incontrato più di una volta un certo generale dell’entourage presidenziale, che gli avrebbe promesso “tutto andrà molto bene”. Non so che senso desse a questa frase il generale di Medvedev. Posso solo supporre che gli “uomini di Medvedev” stessero esaminando la variante che prevedeva la sostituzione di Ramzan Kadyrov con un loro uomo e che in questa questione complicata per i ceceni contassero sulla famiglia Jamadaev.

Ad ogni modo, in Cecenia hanno vinto gli uomini di Putin. I battaglioni del GRU “Zapad” [14] e “Vostok” [15] non ci sono più, sono stati sciolti su pressione di Ramzan Kadyrov. In Inguscezia invece hanno vinto gli uomini di Medvedev. Tuttavia questa vittoria è definitiva? Molto probabilmente no. Per capirlo basta guardare i rapporti della polizia dell’Inguscezia.


http://www.ingushetia.org/news/16632.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie (Amministrazione Centrale dell’Intelligence).

[2] Izdatel’skij Dom (Casa Editrice).

[3] “Commerciante” giornale economico che raccoglie l’eredità di un giornale pre-rivoluzionario e perciò conserva nella testata la grafia arcaica (il doppio apostrofo è un segno puramente grafico che veniva posto dopo le consonanti finali ed è stato abolito nel 1918).

[4] Giornalista con grande competenza di questioni caucasiche, autrice di un libro sulla guerra di Cecenia vista dalle donne.

[5] Predecessore di “Ingushetia.org”.

[6] Prigorodnyj – letteralmente “periferico” – è una provincia storica dell’Inguscezia arbitrariamente passata alla confinante Ossezia del Nord (ciò avvenne dopo la seconda guerra mondiale, quando Stalin deportò Ceceni e In gusci, accusati falsamente di collaborazione con gli invasori nazisti). Nel 1992 gli in gusci della provincia hanno dovuto fuggire in conseguenza di una “pulizia etnica” operata dagli Osseti.

[7] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.

[8] Estremo oriente della Federazione Russa.

[9] Città della Russia centrale.

[10] “Repubblica autonoma” caucasica.

[11] Upravlenie Vnutrennich Del (Amministrazione degli Affari Interni).

[12] La specificazione è dovuta al fatto che tutte le assemblee legislative russe sono chiamate Duma.

[13] Fratello di Ruslan e gestore con Ruslan del clan politico-militare degli Jamadaev.

[14] “Occidente”. Il battaglione “Occidente” era nelle mani di Said-Magomed Šamaevič Kakiev, in lotta sia con Kadyrov sia con gli Jamadaev.

[15] “Oriente”. Il battaglione “Oriente” agiva come esercito personale di Sulim Jamadaev.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/le-due-teste-dellaquila-russa-non-vanno.html

13 novembre 2008

A proposito della Russia e dei suoi dintorni

Hanno tolto le sanzioni – gli arresti continuano


Un oppositore bielorusso è stato fatto rientrare in patria per arrestarlo



Martedì al tribunale del quartiere Centrale di Minsk si è aperto il procedimento penale contro l’oppositore Aleksandr Borozenko, attivista dell’iniziativa civica “Bielorussia europea”. E’accusato di aver partecipato a una manifestazione di imprenditori il 10 gennaio. Borozenko è stato arrestato nell’edificio della sezione investigativa del GUVD [1] di Minsk il 27 ottobre durante un interrogatorio. Questo è stato il primo arresto per motivi politici dopo che sono state tolte le sanzioni contro il regime bielorusso.

Ricordiamo che il 13 ottobre l’Unione Europea ha tolto per sei mesi le sanzioni nei confronti di Aleksandr Lukašenko e dei funzionari dichiarati persone non grate dopo le elezioni del 2006. Il motivo principale della decisione dell’Unione Europea era la liberazione dei prigionieri politici. In effetti in estate sono stati liberati Aleksandr Kozulin, Sergej Parsjukevič e Andrei Kim, condannati per motivi politici.

E dunque due settimane dopo che sono state tolte le sanzioni, Aleksandr Borozenko è stato convocato per essere interrogato nella sezione investigativa per le indagini preliminari del GUVD di Minsk. L’inquirente ha dichiarato che Borozenko si era sottratto all’ingiunzione a comparire alla polizia e perciò già il 12 maggio 2008 è stato dichiarato ricercato ed è stata deliberata la sua incarcerazione. Dall’ufficio dell’inquirente Borozenko è stato portato al SIZO [2].

Aleksandr Borozenko ha effettivamente preso parte alla manifestazione degli imprenditori del 10 gennaio. Allora era in vacanza: Borozenko studia in Polonia, all’università di Breslavia, dove è stato accolto dopo essere stato cacciato dall’università statale bielorussa. (Anche dalla BGU [3] Aleksandr è stato cacciato per aver preso parte ad un’azione di protesta – contro l’abolizione delle agevolazioni per i meno abbienti.) Poco dopo la manifestazione, alla fine delle vacanze, è tornato in Polonia. Per tutto questo tempo nessuna ingiunzione della polizia è giunta al suo indirizzo a Minsk e non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. E tornando dalla Polonia ha attraversato la frontiera senza problemi. Ma se fosse stato ricercato, l’avrebbero arrestato proprio alla frontiera.

“Amnesty International” si è però rifiutata di riconoscere Borozenko come prigioniero di coscienza, anche se tutti quelli che sono stati arrestati per aver partecipato a quella manifestazione sono stati riconosciuti subito come prigionieri di coscienza. L’Occidente ha intrapreso il corso che prevede l’avvicinamento al regime bielorusso. E adesso la cosa più importante per esso è non uscire dal corso [4].

Irina Chalip [5]
nostra corrispondente

13.11.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/84/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Sezione Principale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della polizia.

[2] Sledstvennyj IZOljator (Carecere per la detenzione preventiva).

[3] Belorusskij Gosudarstvennyj Universitet (Università Statale Bielorussa).

[4] Letteralmente “perdere la rotta” (kurs significa sia “corso” sia “rotta”).

[5] Irina Vladimirovna Chalip, giornalista bielorussa da sempre in collisione con il potere politico del suo paese.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/cosa-ci-si-pu-aspettare-da-chi-non-sa.html

12 novembre 2008

A proposito del modo di far politica in Russia (V)

Caucaso. Il Picco del Comunismo [1]


Ci sono posti dove le questioni del potere si risolvono come prima con unanimità sovietica

L’efficacia dei metodi caucasici di stabilimento dell’ordine è stata dimostrata dall’“efficace manager” Džugašvili [2]. Adesso lo dimostrano di nuovo gli amministratori del Caucaso. Perché mai il resto della Russia non dovrebbe fare uso di questa esperienza? In effetti è molto più utile per il trionfo della “democrazia sovrana” dell’esperienza elettorale di paesi che da molto tempo vivono in democrazie senza aggettivi.

Una particolare cultura elettorale

Alle elezioni presidenziali del 2 marzo a Derbent [3] (63030 elettori suddivisi in 36 seggi) i cittadini hanno mostrato una disciplina disumana. A partire dalle dieci del mattino l’affluenza ai seggi cresce secondo uno standard. Gli elettori vanno a schiere come ginnasti in parata. Alle cinque della sera l’accordo raggiunge l’assoluto – l’85% (con un margine dello 0,05% in più o in meno) in ogni seggio. Alle sette della sera – il 90,8% con le stesse minime variazioni. Il risultato secondo il protocollo ufficiale è 92,2% (con un margine dello 0,05% in più o in meno) per ognuna delle 36 commissioni. Tanto è compatta Derbent nelle passioni politiche. In 29 seggi Dmitrij Medvedev ha raccolto l’89,5% dei voti (con un margine dello 0,3% in più o in meno), Gennadij Zjuganov [4] il 10,3%, Vladimir Žirinovskij [5] lo 0,2%. Se dei militari registrassero una tale precisione di tiro, li prenderebbero per il collo: non bisogna essere statistici per capire che mentono.

E’ difficile dire come i montanari [6] raggiungano una tale sincronia. Forse conoscono qualche parola particolare. Forse li aiuta il rispetto per gli aqsaqal [7] al potere, la “particolare cultura elettorale”, l’abitudine a non fare domande superflue agli anziani. Il presidente della commissione elettorale del Daghestan Magomed Chalitovv, che all’incontro con il presidente della repubblica ha avuto un accesso di sentimenti civici, ha dichiarato (citiamo dal giornale “Dagestanskaja žizn’” del 2 novembre 2006) che è necessario rompere con “la pratica, secondo cui alcuni leader di province e città, dando a vedere di voler garantire la sicurezza, chiamano a raccolta tutte le commissioni elettorali di seggio con tutta la loro documentazione negli edifici delle amministrazioni e fanno il conto delle schede finché non ottengono il risultato necessario”. Magomed Chalitov ha tre volte ragione! E’ l’ora di rompere da molto tempo. “Alcuni leader di province e città” molte volte fanno da soli dove dovrebbe lavorare la “verticale” [8].

D’altra parte è un’esperienza di rafforzamento della stabilità. Una certa affluenza è sempre necessaria, una percentuale di “sì” pure. Di per se, la “democrazia sovrana” è estesa idealmente su una zona “di particolare cultura elettorale” di 17 milioni di kmq. Questa semplifica mille volte il compito del management statale: bisogna mettersi d’accordo non con centinaia di milioni di elettori, ma con centinaia di migliaia di “leader di province e città”. Se questi sono soddisfatti, il risultato necessario viene da solo. La popolazione saluta con canti e balli la venuta dell’ordine costituzionale.

Garantire la soddisfazione dei leader di città e province non è difficile: basta assegnare sovvenzioni e in seguito non immischiarsi. Questi si sbrigheranno da soli – con i protocolli e con la popolazione. Nel dicembre 2007 in Cecenia in 425 seggi su 431 l’affluenza è stata superiore al 98% (con un appoggio monolitico a “Russia Unita” [9]). Cioè 580000 elettori ceceni, molti dei quali traggono i mezzi di sostentamento in remote regioni della Russia e perfino all’estero, il giorno delle elezioni sono tornati a casa (con i documenti necessari per votare lontano dal luogo di residenza hanno votato in tutto 305 persone) e sono andati ai seggi. In Inguscezia l’affluenza è stata del 98,7% (98,4% per “Russia Unita”), in Kabardino-Balkaria [11] l’affluenza è stata del96,7% (96,1% per gli “orsi” [10]) e così via.

In tutti i seggi della provincia di Chabez in Karačaevo-Circassia [12] l’affluenza è risultata del cento per cento – e il cento per cento dei voti per “Russia Unita”. Ebbene, il saggio Magomed Chalitov ha spiegato come si fa. Prendete il protocollo della commissione elettorale territoriale di Chabez. Numero di elettori – 17 779. Schede ricevute dalla commissione: 17 779. Schede date agli elettori – 17 779. Nessuna nulla, perduta, deteriorata. Per “Russia Unita” – 17 779… C’è solo un impaccio. Le schede vengono date in anticipo secondo il numero degli elettori registrati in precedenza. Nelle sezioni il giorno delle elezioni le liste cambiano forzatamente: dal momento dell’ultima verifica qualcuno se n’è andato, qualcuno è venuto. Altri, Dio non voglia, sono morti. E ci sono quelli che hanno raggiunto i 18 anni e desiderano partecipare.

Se il numero di schede da corrisponde perfettamente al numero degli elettori, allora gli aqsalaq elettorali hanno il dono della preveggenza assoluta o pareggiano nel protocollo il numero degli elettori con il numero delle schede e fissano un’affluenza del 100%. A richiesta si può organizzare anche il 98% o il 92% o perfino un fallimentare 20% - tutto dipende dagli interessi dell’elite locale. Ma noi, incondizionatamente, diamo la preferenza alla prima spiegazione. Beh, la commissione elettorale di Chabez in Karačaevo-Circassia non si metterà certo a imbrogliare con l’espressione della volontà popolare come fanno con le urjuk [13] al mercato e la CIK [13] russa a coprirla! Quindi siamo davanti a un’illuminazione mistica. Anche Stalin stupiva i suoi contemporanei per il suo dono della profezia. “Non importa, – diceva, – come votano…” Ed aveva sempre genialmente ragione – ma solo con le elezioni sovietiche. Su quelle inglesi [14] si sbagliò. Era certo, che Churchill, che aveva appena sconfitto Hitler e godeva dell’appoggio dei militari, avrebbe continuato senza problemi a stare alla guida del governo. Ma non andò così. La cultura elettorale in Inghilterra risultò in qualche modo sbagliata. Non c’era alcun ordine.

Tuttavia più compattamente votano gli elettori, più sono poveri. Inghilterra eGiappone, piccoli e privi di risorse naturali superano di molte volte la Russia. Lo stesso avviene all’interno del nostro paese. Nella classifica del prodotto interno lordo pro capite, secondo i calcoli della rivista “Finans online” [16], le repubbliche con una “particolare cultura elettorale”, di regola, annaspano in coda. L’ultimo posto è detenuto con certezza dall’Inguscezia (1360 dollari pro capite all’anno, all’incirca il livello del Ghana). Accanto a questa ci sono le sovvenzionate Cecenia, Daghestan, Kabardino-Balcaria e Karačaevo-Circassia, che danno un prodotto pro capite di 3-4000 dollari all’anno corrispondente all’incirca a quello del Marocco o delle Isole Figi. Per altro votano che è un piacere guardarle! Il Rosstat [17] ha pubblicato i dati sulla crescita industriale nelle regioni nel primo semestre del 2008 . La più alta di tutti è quella dell’Inguscezia – il 27%. A dire il vero, per qualche motivo con un segno “meno”.

Intelligenza e coscienza

Il principio della verticale e delle “democrazia sovrana” è semplice: il capo ha sempre ragione. Nella versione del presidente della CIK russa Vladimir Čurov è ancor più concreto: “Putin ha sempre ragione”. Se è così, a che servono le elezioni? Ma una volta che il potere per accontentare gli insopportabili democratici si da comunque a imitarli, i risultati divengono immancabilmente sempre più ridicoli. Perché nella “verticale” per natura si scelgono persone non tanto intelligenti quanto devote alla causa. Non tutti sanno contare. Non erano qualificate per distribuire variazioni statisticamente credibili tra i seggi.

Stalin, che amava le decisioni semplici, comunicava la cifra totale, ma non si abbassava mai a spiegare come e di cosa si componesse. Lukašenko pure. Ricordate, dopo l’ennesima vittoria ha paternamente spiegato agli osservatori internazionali che comunque il consenso per lui attorno al 90% e che solo per compassione per i loro pregiudizi europei era stato deciso di pubblicare una cifra un po’ più bassa. Perché non si lagnassero. I capi conoscono le qualità dei propri quadri e non esigono troppo da loro. E nessun altro, secondo il codice della “particolare cultura elettorale” e l’istinto di conservazione, deve esigere nulla. Giudicate voi: il popolo saluta il rafforzamento dell’ordine costituzionale e qui salta fuori qualche amante della verità con pensate calunniose: io, dice, non ho votato… Beh, è toccato fucilarlo.

Ecco, con il Piccolo Padre [18] c’era l’ordine. Ma da noi c’è il diavolo sa cosa: leggi, stampa, Internet, esperti… E’ impossibile lavorare! I funzionari sono costretti, poverini, a lambiccarsi il cervellino. Ma questo non gliel’hanno insegnato; gli hanno insegnato a tenere gli occhi fissi sui capi (fra l’altro, il CIK russo semplifica un po’ le statistiche elettorali pubblicabili, perché è noto: meno sai, meglio dormi).

Alle elezioni della Duma lo LDPR [19] in Cecenia ha raccolto in tutto 357 voti. Strano, se si considera quanti militari pieni di sentimenti patriottici ci sono là. Ma se si considera chi e come conta i voti, allora la cosa non è affatto strana. Nel dicembre 2007 Žirinovskij aveva meno dello 0,1%, ma dopo tre mesi già l’8,1%. Un aumento di voti pari a 122 volte! Perché? Domanda sbagliata. Non perché, ma per cosa – della democrazia! Ma ecco, i capi si sforzano e per voi la cosa è ridicola… Ma dopo sei mesi, alle elezioni per il parlamento ceceno i compagni si sono voltati per un minuto e il partito di Žirinovskij ha di nuovo lo 0,2%.

Sarai primo?

Alle elezioni della Duma gli esperti hanno notato che “Russia Unita” risulta prima con frequenza improbabile nelle schede per le elezioni regionali, il che le porta dei voti in più non pianificati. I capi hanno colto il segnale. La sorte imparziale ha smesso di aiutare il partito preferito. Nella scheda per le elezioni della Duma del 2007 è al penultimo posto.

Beh, adesso vi piace? Sì, solo che alcune commissioni elettorali hanno un problema. Durante la campagna presidenziale nel seggio n. 682 della provincia di Kiziljurt [20] del Daghestan è successo qualcosa di terribile. Dmitrij Medvedev ha ricevuto 0 voti, e il suo oppositore democratico [21] Bogdanov [22] 725 (il 94,7%). Che disgrazia! O nel seggio n. 682 la popolazione è stata interamente conquistata dalle idee del liberalismo e in grande ordine ha deciso di entrare nell’Unione Europea [23] o “alcuni leader di province e città” hanno confuso le righe del protocollo. Infatti alle elezioni municipali svoltesi contemporaneamente “Russia Unita” nel seggio n. 682 ha ricevuto esattamente gli stessi 725 voti.

Gli aqsaqal elettorali hanno ritenuto, evidentemente, che il 95% per il partito principale e per il candidato principale sono proprio quello che è necessario. Né troppo né troppo poco. Ma se con il protocollo municipale tutto è andato liscio – in quello “Russia Unita” sta, come è stabilito, al numero uno, con quello presidenziale si è fatto confusione. I quadri hanno i riflessi condizionati: “chi deve” nella scheda è sempre al primo posto (per rispetto e per facilitare il lavoro intellettuale). Naturalmente nel protocollo presidenziale del seggio n. 682 della provincia di Kiziljurt 725 voti sono indicati nella prima riga. Ma là, guarda un po’ (ah, queste smorfie della democrazia), non c’è Medvedev, ma Bogdanov. E’ chiaro, a Bogdanov questo “+725” non è servito, così come a Medvedev il “-725” non è stato d’ostacolo. Così, piccoli tratti significativi della democrazia sovrana.

Sua Verosimiglianza

Nella provincia di Chasavjurt [24] in Daghestan nei seggi n. 1463 e 1464, dove nel dicembre 2007 hanno votato più di tremila elettori, “Russia Unita” ha raccolto in tutto il 4 e lo 0,6%. E i comunisti, di conseguenza, il 96 e il 99,4%. Proprio come in epoca sovietica. Ma passano tre mesi e alle elezioni presidenziale Zjuganov prende qui il 5-7% e Medvedeve il 93-95%. Gli aqsaqal hanno confuso le righe o le epoche.

La Russia si rivela di nuovo più onesta e intelligente dei suoi capi. In questo senso gli fa anche paura. Dove i capi sono sani, la politica è sana e le elezioni sono più verosimili. E là soprattutto per ora non sparano. Diciamo che sia l’affluenza sia il risultato delle votazioni in Adighezia porteranno pure il segno di uno “specifico locale”, ma non fanno venir voglia di infuriarsi e gridare allo scandalo [25]. Ci sono cose dubbie, ma non si vede un’ottusa violenza alla teoria delle probabilità e al buon senso come nella zona di “introduzione dell’ordine costituzionale”. Un’ottusa violenza sulle cifre corrisponde sempre a un’ottusa violenza sulle persone. Fra l’altro in Adighezia le cifre della crescita economica sono relativamente accettabili. Ma non ci sono sparatorie, né capi, né azioni eroiche [26]. Eppure anche questo è Caucaso.

In Inguscezia dopo le elezioni della Duma nell’ambito dell’iniziativa “Io non ho votato” più della metà dei cittadini ha dichiarato di non aver preso parte alle elezioni. Il computo ufficiale dell’affluenza ha superato il 98%. La “verticale” ha bloccato l’iniziativa, ha neutralizzato gli organizzatori e ha ristabilito l’ordine costituzionale. Alle elezioni presidenziali a marzo hanno presentato la più modesta cifra del 92,3% – hanno considerato le critiche, ma comunque non sono stati capaci di cancellare bene le tracce. In tutta la repubblica non è stata sottratta una sola scheda dai seggi! Come, fra l’altro, alle elezioni della Duma. Le schede nulle sono state in tutto 110 (lo 0,07%). Un altro record tra i soggetti della Federazione. Su 55000 schede nelle principali città della repubblica non c’è una sola scheda nulla. A fronte del fatto che in condizioni normali una o due pensionate su cento fanno necessariamente un po’ di confusione. L’1-2% di schede nulle è naturale. Tuttavia decine di migliaia di ingusci “votano” come robot di una catena di montaggio. A Nazran’ [27] al momento delle elezioni del presidente russo sono stati registrati 43600 elettori in 26 seggi elettorali. Va da se che in tutti (con un’unica eccezione) l’affluenza cresce a scaglioni. Alle 10 di mattina – 9,5% (con un margine dello 0,3% in più o in meno), alle 17 – 68% (con un margine dello 0,5% in più o in meno),alle 19 – 87,5% (con un margine dello 0,8% in più o in meno). Totale – 91,5% (con un margine dell’1% in più o in meno). I risultati nei seggi sono ancora più sincronici: a Медведева dal 91,3 al 91,4%, a Žirinovskij dal 6,5 al 6,6%, a Zjuganov dall’1,8 all’1,9%.

Signore, che noia! Un’eccezione è il seggio n. 126, dove Medvedev ha avuto il 98% e l’affluenza ha raggiunto il 100% già verso le dieci di mattina. Un raggiro? No, qui stavolta è più o meno normale. E’ un distaccamento militare e le votazioni si svolgono in anticipo, già il 17 febbraio. Ma per quale ragione siamo d’accordo nel ritenere “normale” un’affluenza del cento per cento di militari – e sempre con il risultato previsto? Prima della Rivoluzione i militari, persone non libere, non prendevano parte alle elezioni. Nel protocollo conclusivo il seggio “anticipato” n. 126 è indicato al pari di altri e nella casella “numero di schede fornite in anticipo” dà zero. Ci vorrebbero far credere che tutti e 2510 i militari hanno compiuto il loro dovere di cittadini non il 17 febbraio, come si è affrettata a comunicare la stampa locale, ma il 2 marzo dalle otto alle dieci di mattina – alla velocità di oltre 20 persone al minuto. Quisquilie? No, è il sintomo di un certo atteggiamento verso i sudditi. I sudditi, pare, non dissentono. A dire il vero, a volte sparano. Ma come fanno a dialogare ancora con un potere che vota per se stesso?

Cosicché, lambiccati il cervellino sovrano o non lambiccartelo – la cosa è semplice: o contate i voti onestamente o sembrerete ridicoli. La disgrazia è che ben presto si cominciano con i brogli elettorali e poi finisce a sparare. E alla fine non ha importanza se si spara dall’alto in basso o dal basso in alto. Perché se non ci sono elezioni corrette, le congiure, le sommosse e le rivoluzioni divengono il meccanismo per cambiare le leadership indegne. E non vale la pena di sforzarsi a pensare chi ha cominciato. Ha cominciato il potere – quando ha deciso di introdurre l’ordine costituzionale sul modello stalinista . Per cominciare – nel Caucaso.

Dmitrij Oreškin,
Vladimir Kozlov,
articolo speciale per la “Novaja gazeta”

10.11.2008, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/83/27.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Espressione ironica. Il Picco del Comunismo – 7495 metri – era la cima più alta dell’Unione Sovietica. Adesso si trova in Tagikistan ed è stato ribattezzato Picco di Ismail Samani, fondatore della dinastia Samanide.

[2] Džugašvili è il vero cognome di Stalin.

[3] Città del Daghestan meridionale.

[4] Leader del Partito Comunista Russo.

[5] Leader del Partito Liberal-Democratico Russo, di impostazione nazionalista a dispetto del nome.

[6] Il Caucaso è prevalentemente montuoso, ma Derbent è sul mar Caspio…

[7] Aqsaqal (in turco “barba bianca”) sta per capo clan.

[8] La “verticale del potere”, lo schema creato da Putin, secondo cui le più alte cariche esecutive nominano quelle inferiori, lasciando al popolo l’elezione del presidente e di organi legislativi locali privi di vero potere.

[9] Partito che ha il solo scopo di sostenere la politica di Putin nei vari organi di potere.

[10] I sostenitori di Medvedev, il cui cognome deriva da medved’, “orso”.

[11] Repubblica federata del Caucaso russo occidentale.

[12] Repubblica federata del Caucaso russo occidentale.

[13] Albicocche secche con il nocciolo, tipica leccornia caucasica (i russi sembrano preferire le kuraga, albicocche secche denocciolate).

[14] Central’naja Izbiratel’naja Komissija (Commissione Elettorale Centrale).

[15] Non per fare continuamente le pulci, ma sarebbe meglio dire “britanniche”…

[16] In realtà semplicemente “Finans”.

[17] Nome convenzionale dell’istituto statale di statistica russo.

[18] Nell’originale bat’ka, appellativo di Stalin (in origine appellativo dei pope ortodossi e degli anziani autorevoli).

[19] Liberal’no Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico Russo), il partito di Žirinovskij (vedi nota 3).

[20] Nel Daghestan centrale.

[21] Cioè rappresentante del misterioso Partito Democratico Russo.

[22] Andrej Vladimirovič Bogdanov, massone. Si ritiene che fosse un semplice figurante.

[23] Tra le improbabili promesse di Bogdanov c’era quella di portare la Russia nell’Unione Europea.

[24] Nel Daghestan centrale, ai confini con la Cecenia.

[25] Letteralmente “nitrire e battere gli zoccoli” (cioè sfogare la rabbia e cercare di attirare l’attenzione).

[26] Qui l’autore utilizza ironicamente la retorica sovietica.

[27] Ex capitale dell’Inguscezia.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/la-bulgaria-caucasica.html

09 novembre 2008

A proposito delle forze dell'ordine russe (I)

Hanno seppellito il corpo e sono andati a bere

I “placidi mediocri” con le mostrine da tenente, ai quali “non è stata fatta attenzione al momento giusto”, hanno confessato di aver bruciato una persona


A Saratov [1] sono stati arrestati tre agenti dello RUVD [2] del quartiere Leninskij, sospettati di un feroce omicidio. Secondo gli inquirenti, i poliziotti avrebbero bruciato viva una persona che non voleva confessare un furto.

Gli agenti operativi lavoravano su un caso di furto di oggetti d’oro. La sera del 28 ottobre avevano portato all’UVD [3] di quartiere il cittadino armeno trentenne Gasparjan. Come si è chiarito in seguito gli ufficiali che svolgevano gli obblighi di servizio erano ubriachi. I poliziotti volevano che l’arrestato confessasse il furto, anche se non era stato coinvolto nel caso in qualità di sospetto. Nell’edificio della polizia hanno picchiato l’uomo per un’ora. Poi l’hanno portato fuori città, nella zona del sobborgo di Sokol, e hanno proseguito l’esecuzione. Come hanno stabilito gli esperti, gli assassini “hanno sferrato colpi di bastone, soprattutto alla testa”. Hanno versato benzina sull’uomo ancora vivo e gli hanno dato fuoco. Poi hanno seppellito il corpo e sono andati a bere ancora.

Qualche ora dopo un’informazione operativa è giunta alla polizia criminale del GUVD [4] regionale (gli uomini delle forze dell’ordine non spiegano come hanno saputo ciò che era successo). Sono stati trovati i familiari della persona uccisa e i testimoni del delitto. Ventiquattr’ore dopo il delitto lo SOBR [5] ha arrestato i tre sospetti nell’appartamento di un loro conoscente. I poliziotti non hanno opposto resistenza, in quanto dormivano profondamente dopo una sbronza durata due giorni. Uno di loro ha scritto subito una confessione, gli altri hanno confessato al mattino e hanno indicato il luogo di sepoltura.

La notizia del delitto è finita in mano ai mass-media e i capi delle strutture armate [6] hanno convocato in fretta una conferenza stampa collettiva. Come ha raccontato il facente funzione di capo del GUVD Boris Orlov, i poliziotti sospettati dell’orribile omicidio, erano considerati dei “placidi mediocri”. “Non si segnalavano particolarmente né in bene né in male. Anche se due di loro erano finiti nel campo visivo dell’USB [7], – ha detto il signor Orlov. – E’ evidente, a loro non è stata fatta la dovuta attenzione al momento giusto. Probabilmente è una nostra mancanza”. Gli agenti operativi prestavano servizio nella polizia da più di cinque anni, portavano mostrine da tenente.

Perché gli agenti operativi abbiano scelto come vittima proprio Gasparjan non è stato chiarito dagli inquirenti. Come dicono i familiari, l’uomo era uscito di casa per andare al negozio a comprare le sigarette. Per strada è passato al banco dei pegni, dove dava regolarmente qualcosa in pegno e ha riscattato il proprio oro. Tra il banco dei pegni e il chiosco l’hanno preso alcune persone in uniforme.

Il delitto ha provocato una forte reazione tra gli stessi poliziotti. “Perfino agli sbirri più scafati si sono rizzati i capelli. Insomma, picchiare un arrestato, prendergli il portafogli va bene, ma non bruciarlo. Questi sono dei veri mostri”, - ha dichiarato alla “Novaja gazeta” una fonte che collabora strettamente con le forze dell’ordine. Quello che è successo ha terrorizzato gli abitanti di Saratov proprio per il livello di crudeltà, di per se il fatto che i tutori dell’ordine abbiano violato la legge non ha stupito nessuno. “Certo, nessuno costringe i poliziotti ad andare contro la legge. Ma ecco, mettiamo, una situazione del genere: il capo della sezione riceve nel suo ufficio un ospite importante. Chiama un agente operativo e gli ordina di portare un costoso cognac. Ma un agente operativo dove prende una bottiglia da 2000 rubli [8], se il suo stipendio è di 12000? L’unica via d’uscita è prendere per il collo al padrone del chiosco. Se questo non capisce con le buone, tocca portarlo in un bosco e spiegarglielo grossolanamente”, - dice la nostra fonte.

Si capisce che un semplice agente del PPS [9] non può prendere per il collo il padrone di un chiosco, così come un sottufficiale non può prendere per il collo il padrone di una fabbrica. Non è il suo livello. I gradi più bassi sono temuti soprattutto dagli strati meno difesi della società – i bevitori, i disoccupati, i pregiudicati, i rappresentanti di etnie non slave e altra “erba da pascolo”. Anche le etnie sono diverse. Attaccare un armeno, un azero o un ceceno è rischioso, perché in loro difesa possono accorrere le forti comunità della diaspora. Ma chi difende, per esempio, un tagiko?

L’uomo con le mostrine è temuto nelle località di campagna: più povero è il villaggio, maggiore è il terrore. Adesso sono sotto processo un agente semplice e un operativo della provincia di Arkadak [10]. Come sostiene l’accusa, gli uomini delle forze dell’ordine hanno preso un abitante del villaggio di Semënovka, gli hanno legato i piedi a una macchina e l’hanno trascinato per una strada del villaggio, ottenendo la confessione di un furto.

Nel 2005 a Saratov sono stati processati sette agenti del posto di polizia n. 13. Come ha confermato il tribunale, i poliziotti prendevano regolarmente bustarelle e derubavano le persone arrestate – soprattutto lavoratori ubriachi e lavoratori immigrati non registrati. Un senzatetto del posto, a cui non si poteva prendere nulla, è stato semplicemente picchiato fino a ucciderlo. E’ notevole che in quel momento nell’edificio del posto di polizia c’erano già delle telecamere nascoste dell’USB, il delitto è stato registrato su nastro, ma nessuno è accorso in aiuto della vittima.

I poliziotti di Saratov hanno notato che alla conferenza stampa convocata dopo il feroce omicidio i capi hanno preso a parlare dei bassi stipendi del personale. “Di solito non menzionano la cosa in pubblico. Ma in effetti un tempo il capo della polizia provinciale prendeva più del presidente della provincia, di un agente dello FSB [11] o di un procuratore. Quando avremo uno stipendio da 40-50000 rubli [12], allora si potrà esigere, che gli agenti non misurino meno di 180 centimetri, non pesino meno di 80 chili e abbiano anche un buon QI”, – ha dichiarato alla “Novaja gazeta” un’altra fonte, che presta servizio nelle file della polizia. Fra l’altro, secondo la fonte, lo scarso stipendio non è certo un buon motivo per bruciare cittadini inermi.

Supporre cosa abbia indotto gli ufficiali a gesta così feroci mette in difficoltà la nostra fonte. “E’ strano che abbiano perso la testa tutti e tre, nessuno ha fermato il compagno finché era in tempo. Evidentemente hanno capito troppo tardi cosa avevano combinato: se avessero fatto uscire dallo RUVD la persona che avevano picchiato, questi sarebbe andato in procura. Perciò l’hanno portato fuori città e l’hanno finito di picchiare. L’hanno bruciato perché il cadavere fosse irriconoscibile. Hanno studiato tutti criminologia, sanno, come si fa”. Secondo la fonte, il comportamento “glaciale” è particolarmente caratteristico della giovane generazione di agenti, che sanno dall’infanzia che il poliziotto non è lo zio Stëpa [13], ma una persona, a cui “hanno dato un pistola e fai il duro quanto vuoi”.

Come suppone il nostro interlocutore, gli assassini erano certi che l’avrebbero scampata: “Beh, avrebbero trovato il “bucaneve” la primavera successiva e nessuno avrebbe pensato a loro. Ma i loro colleghi, quelli che avevano visto l’arrestato nel posto di polizia, non li avrebbero traditi, perché avrebbero puntato il dito contro tutto lo RUVD. Forse qualcuno sarebbe stato denunciato per negligenza”. Particolarmente amareggiante per la fonte è il fatto che la cosa sia avvenuta alla vigilia della Festa della polizia – c’è il rischio di essere privati dei riconoscimenti.

Nel frattempo, come nota l’ufficio stampa del GUVD regionale, la popolazione attacca i poliziotti molto più spesso di quanto questi attacchino la popolazione. Negli ultimi dieci mesi gli agenti hanno compiuto 31 crimini (contando questo omicidio – 32). Ma i cittadini hanno offeso e commesso atti violenti nei confronti dei tutori dell’ordine (li hanno morsi, graffiati, hanno strappato loro le mostrine, ecc.) 737 volte, tra cui 52 volte in ottobre.

Nadežda Andreeva
nostro corrispondente speciale, Saratov

06.11.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/82/25.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Città della Russia centro-meridionale.

[2] Rajonnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione di Quartiere degli Affari Interni), in pratica la polizia di quartiere.

[3] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni).

[4] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Principale degli Affari Interni), in pratica la sede regionale della polizia.

[5] Special’nyj Otdel Bystrogo Reagirovanija (Reparto Speciale a Reazione Rapida), corpo speciale anti-criminalità.

[6] Nell’originale Silovye Vedomstva, “strutture di forza”, cioè le strutture militari e di polizia autorizzate ad usare la forza.

[7] Upravlenie Sobstvennoj Bezopasnosti (Direzione della Sicurezza Interna), organismo di controllo interno della polizia.

[8] Circa 58 euro.

[9] Patrul’no-Postovaja Služba (Servizio di Pattuglia ai Posti di Blocco).

[10] Cittadina (circa 14000 abitanti) della provincia di Saratov.

[11] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), erede del KGB.

[12] 1160-1450 euro.

[13] Gigante buono, personaggio di una serie di poesie per bambini di Sergej Vladimirovič Michalkov, che fra le varie attività fa anche il poliziotto.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/e-mentre-i-nazionalisti-russi.html

A proposito del nazionalismo russo (V)

Una manifestazione di xenofobia nazionalista

Ingushetia.org [1], 06.11.2008 11:30


Appello personale del capo del DPNI [2]

Russi! Compagni di lotta! Amici! [3]

Già da 4 anni portiamo avanti la Marcia Russa. La Marcia Russa è un atto di libertà. La Marcia Russa è il più importante risultato dei nazionalisti russi. Di anno in anno alla Marcia Russa partecipano nazionalisti profondamente convinti. E le autorità hanno visto la nostra forza. Ma quest’anno il regime degli sbirri e della polizia politica [4] ha impiegato tutte le forze per bloccare la Marcia Russa. Il potere ha paura di noi – dei nazionalisti russi e prima di tutto del leader del nazionalismo russo – il Movimento contro l’immigrazione illegale. Il marcio potere antinazionale lotta contro di noi – i russi.
Recentemente il DPNI ha lanciato un appello al potere, esigendo indagini sullo stupro e l’omicidio della bambina russa Anna Bešnova [5]. Il potere vigliacco ha tentato di difendere lo stupratore immigrato [6], come sempre difende i non russi – tagiki, uzbeki, armeni, azeri dal giusto furore del popolo russo. Questi violentano e uccidono le nostre ragazze russe, il che significa che anche noi abbiamo il diritto di dare una risposta adeguata. A noi, nazionalisti russi, non lasciano altra scelta che fare azioni di forza e di massa contro i non russi – gli spudorati čurki [7] e caucasici. Quando noi in risposta cominceremo a uccidere in massa gli immigrati, forse allora il potere ci ripenserà? Per noi ciò significa che dobbiamo cominciare a fare azioni violente di massa contro gli occupanti meridionali – armeni, azeri, ceceni, tagiki, uzbeki e simili esseri disumani [8].
Sotto la minaccia di azioni di protesta di massa il potere ha forzatamente indagato su questo omicidio. Ma ha deciso di prendersi la rivincita il 4 novembre, proibendoci di andare per le strade della nostra città russa nel giorno dell’unità nazional-popolare [9]. Non saremo russi se riconosceremo al potere il diritto di proibirci di esprimere pacificamente il nostro odio per il potere e ai grassi e spudorati funzionari che si sono venduti alla diaspora caucasica di etnia criminale e che sta vendendo il futuro dei nostri bambini russi.
Se sei russo, vieni in strada insieme a noi il 4 novembre per esprimere a questo potere che il popolo russo non li teme. Dobbiamo mostrare la nostra forza ed esprimere la richiesta principale: la Russia per i russi. Non ci fermeranno i manganelli della polizia. Chi non andrà alla Marcia Russa proibita del 4 novembre non ha il diritto di chiamarsi russo.
La Marcia Russa è per ricordare a tutti chi è il padrone della nostra terra! Solo così noi potremo preservare il nostro diritto a questa terra e al futuro dei nostri figli! [10]

Con rispetto, Aleksandr Belov [11]


Il foglio, trovato vicino all’ufficio dell’RKNK [12] insieme alla pubblicità, è stato spedito alla redazione.
Ricordiamo che il 4 novembre, la “Marcia Russa” proibita dalle autorità, si è svolta al grido di “La Russia per i russi, Mosca per i moscoviti”. Questa ha raccolto circa duemila persone – attivisti del Movimento contro l’immigrazione illegale (DPNI), dell’“Unione Slava” [13], della fondazione “Pamjat’” [14] e di altre organizzazioni. Nonostante i cordoni di polizia, hanno potuto andare dalla piazza Arbatskaja alla fine del Vecchio Arbat [15], dove hanno incontrato i cordoni dell’OMON [16]. 420 persone sono state arrestate nel corso di disordini di massa, 180 di queste sono state denunciate per aver preso parte ad una manifestazione non autorizzata.
Il 4 novembre nella parte occidentale di Mosca un gruppo di skinheads ha assalito due cittadini dell’Uzbekistan, uno dei quali è morto per le ferite ricevute.
Secondo una statistica, quest’anno in Russia il numero di persone ferite ed uccise in attacchi a sfondo xenofobo è aumentato di una volta e mezzo: dall’inizio dell’anno sono stati registrati oltre 250 di questi attacchi, in conseguenza dei quali sono state uccise 113 persone e non meno di 340 sono state ferite. Le regioni da record sono state quelle di Mosca, San Pietroburgo e Ekaterinburg [17]. Tra i feriti ci sono cittadini di etnia inguscia. Tutti ricordano il recente scandalo delle torture a Chamchoev [18] a Sosnovyj Bor [19] o l’omicidio del ministro dell’economia [20] alla stazione Sucharevskaja [21] del metrò. Ecco dove si potrebbe intervenire nella frenetica attività dei nostri parlamentari, perché si diano da fare per il presente e il futuro dell’Inguscezia alzando la voce e citando in giudizio i Belov per incitazione all’odio interetnico ed estremismo. Eppure non si sentono le voci di Sakalov [22], della Chautieva [23], della Amrieva [24] e di altri in difesa dei propri compatrioti. Il solo fatto che esista un simile documento vi da un motivo per chiamare Belov in giudizio! Sbrigatevi, altrimenti farà questo per voi “Ingushetia.org”.

http://www.ingushetia.org/news/16502.html - traduzione e note di Matteo Mazzoni


[1] Sito inguscio indipendente.
[2] Dviženie Protiv Nelegal’noj Immigracii (Movimento Contro l’Immigrazione Illegale), movimento xenofobo russo, a sua volta illegale perché non registrato.
[3] Il rilievo grafico è dell’originale.
[4] Nell’originale gebešnyj (da ge-be, spelling russo di GB – come dire inerente alle polizie politiche come l’MGB e il KGB).
[5] La quindicenne Anna Bešnova è stata violentata e strangolata a Mosca il 12 ottobre. Del delitto è stato accusato un netturbino uzbeko che ha confessato. Ma un paese dove la tortura da parte delle forze di polizia è pratica diffusa, anche le confessioni sono sospette.
[6] Nell’originale gastarbajter (dal tedesco Gastarbeiter, “lavoratore immigrato”, letteralmente “lavoratore ospite”).
[7] Termine spregiativo per definire le persone di etnia turca. Il corsivo è mio.
[8] Rilievo grafico dell’originale.
[9] Festa nazionale russa che ha sostituito nel 2004 quella del 7 novembre (Festa della Rivoluzione e poi della Riconciliazione). Il 4 novembre 1612 iniziò l’insurrezione, guidata dai nobili moscoviti, che finì con la cacciata dei Polacchi, che volevano insediare sul trono russo vacante il figlio del re di Polonia, e con l’ascesa al trono del primo dei Romanov.
[10] Rilievo grafico dell’originale.
[11] Aleksandr Anatol'evič Belov, leader del DPNI. Notare che il suo vero cognome è Potkin. Lo pseudonimo Belov (a suo dire cognome di una nonna – in effetti è un cognome abbastanza diffuso in Russia) non è casuale, in quanto questo cognome deriva da belyj, “bianco”…
[12] Rossijskij Kongress Narodov Kavkaza (Congresso Russo dei Popoli del Caucaso).
[13] Movimento xenofobo che dichiara anch’esso di volere una Russia di soli russi.
[14] “Memoria”, movimento nazionalista nato durante la perestrojka.
[15] In pratica hanno attraversato buona parte del centro di Mosca…
[16] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia per Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.
[17] Città della zona degli Urali.
[18] Il cittadino inguscio Magomed Chamchoev fu rapito a Mosca il 14 settembre e tre giorni dopo riuscì a fuggire dal luogo in cui ignoti lo tenevano rinchiuso e lo torturavano.
[19] “Bosco argenteo”, zona residenziale nei pressi di Mosca.
[20] Batyr Kurkiev, ministro dell’Energia della repubblica di Inguscezia, ucciso a Mosca dai soliti ignoti…
[21] Zona centro-settentrionale di Mosca.
[22] Machmud Sultanovič Sakalov, presidente del parlamento inguscio.
[23] Tamara Orcchoevna Chautieva, vice presidente del parlamento inguscio.
[24] Mar’jam Sultanovna Amrieva, esponente del partito putiniano “Russia Unita”.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/come-volevasi-dimostrare-leggete-e_07.html

05 novembre 2008

A proposito della giustizia in Russia (VI)

La Butyrka [1] impossibile da chiudere

50 anni fa la prigione era vicina alla chiusura. Vicina come non mai

L’ultimo giorno di ottobre gli agenti dei carceri di custodia cautelare e delle prigioni celebrano la loro festa professionale. Non si nota alcun legame concreto con questa data nella storia del sistema penitenziario russo. L’anno scorso il giorno 31 ottobre è stato inaspettatamente dichiarato giorno dei lavoratori dei SIZO [2] e delle prigioni. Per ordine del direttore del Servizio federale per l’esecuzione delle pene (FSIN [3]) Jurij Kalinin…

Fra l’altro, c’è una spiegazione dell’atto del direttore. Alla vigilia, il 30 ottobre, in Russia si celebra per tradizione il Giorno della memoria delle vittime delle repressioni politiche. Le ha celebrate anche il cittadino direttore. Quelli che furono privati della libertà si trovano di nuovo uniti a coloro che li hanno privati.

Per coloro che sono di servizio nelle prigioni, si capisce, il lavoro non è semplice e una festa per loro, come per gli altri lavoratori, è necessaria. E che il nostro regalo per loro siano i documenti pubblicati per la prima volta sull’eterno simbolo del patrio Servizio per l’esecuzione delle pene di tutti i tempi – la prigione Buutyrskaja.

E pensare che cinquant’anni fa volevano chiudere Butyrka!

Nikita Chruščëv, come tutti gli altri compagni al comando che erano sopravvissuti bene negli anni ’30-‘50, era inficiato da un’orribile terrore viscerale davanti alle sigle NKVD/MVD [4]. Organizzando la struttura di potere del paese “a sua immagine”, Chruščëv si sforzò in ogni modo di ridimensionarne l’aspetto. Con un solo cenno di mano trasformò la sicurezza dello stato da ministero in comitato.

Alla vigilia del famoso XX congresso del PCUS Chruščëv nominò ministro degli Interni Nikolaj Dudorov. Questi gli era ben noto per il suo lavoro nel comitato cittadino moscovita del partito ed era promosso da lui in quel comitato. Chimico diplomato, Dudorov si occupò per tutto la vita di tecnologia della produzione del cemento armato. Non lavorò un solo giorno in strutture armate [5]. Proprio a questa persona, dedita al lavoro e fuori dal sistema, Chruščëv affidò il graduale smontaggio del mostro stalinista.

Molto fece in questo senso Dudorov sulla base di quanto chiesto dal suo benefattore: il congedo di quarantamila poliziotti per riduzione degli organici, l’abolizione dei contingenti di scorta come tipo separato di servizio interno...

Si dette da fare anche per realizzare un altro desiderio di Nikita Sergeevič. Chiudere la prigione Butyrskja, ricordo perenne dei passati anni del grande terrore. E qui in Dudorov si risvegliò all’improvviso il puntiglioso dirigente.

1

27 marzo 1958. Segreto

Al compagno Michajlov F.I., Consiglio dei ministri dell’URSS

Secondo quanto da voi richiesto si indirizza una nota sulla prigione Butyrskaja.

Nota

La prigione Butyrskaja della città di Mosca è stata costruita nel 1783 e si trova in via Novoslobodskaja, n. 45.
L’intero complesso degli edifici della prigione Butyrskaja consta di 31 edifici per un volume totale di 392.000 m3, di cui:

Edifici penitenziari – 199.500 m3
Edifici atti alla produzione – 47.000 m3
Edifici ausiliari e amministrativi – 48.500 m3
Edifici di abitazione – 13.860 mq (97.000 m3).

Il limite di capienza (calcolando 2,5 mq per detenuto) è di 3.000 posti.

Negli ultimi dieci anni la prigione è stata più volte ristrutturata e fornita di mezzi tecnici di tutela per cui sono state spese notevoli somme di denaro.

Attualmente la prigione Butyrskaja è la prigione meglio attrezzata del Ministero degli Interni.

Nell’anno 1957 l’hanno visitata oltre 37 delegazioni estere tra paesi a democrazia popolare e stati capitalisti.

La chiusura della prigione Butyrskaja creerà difficoltà insormontabili nello smistamento dei detenuti, in quanto la stessa prigione Butyrskaja e anche quella di Sokol’niki e la Taganskaja [6] sono continuamente sovraffollate.

Ampliare la prigione di Sokol’niki (più nota sotto un altro nome – Matrosskaja Tišina [7]. – n.d.a.) costruendo fabbricati aggiuntivi non appare possibile per mancanza di terreno libero.

La prigione Taganskaja si trova sulla linea rossa di strade ricostruite e secondo il piano di ricostruzione di Mosca sarà soggetta a demolizione.

Per costruire una nuova prigione della stessa capienza con una struttura corrispondente saranno necessari 98-100 milioni di rubli e alcuni anni di lavori.

La questione della chiusura della prigione Butyrskaja nell’anno 1956 è stata esaminata due volte: la prima volta in conseguenza dell’indicazione della compagna Furceva E.A. [8] e delle commissioni composte dal responsabile della sezione amministrativa dell’MGK [9] compagno Kossovskij e dei vice ministri degli Interni compagni Cholodkov e Vasil’ev; dopo la visita della prigione e l’esame di tutti i materiali la commissione non ritenne possibile risolvere positivamente tale questione; la seconda volta da parte del Comitato Centrale del PCUS e dell’apparato dell’ufficio del Comitato Centrale del PCUS per la RSFSR [10], su richiesta al Comitato Centrale del PCUS del ministero delle Comunicazioni dell’URSS; dopo la visita della prigione da parte dei lavoratori dell’apparato del Comitato Centrale del PCUS la richiesta del ministero delle Comunicazioni non venne soddisfatta. Allora fu stabilito che per la ristrutturazione e il passaggio della prigione all’istituzione per le comunicazioni sarebbero stati necessari più mezzi economici che per costruire un nuovo ufficio postale.

Il Direttore del Dipartimento Carcerario del ministero degli Interni dell’URSS
Bulanov


2

Nota*

La questione del passaggio della prigione Butyrskaja sotto il controllo del ministero delle Comunicazioni dell’URSS è stata esaminata dal Consiglio dei ministri dell’URSS il 18 aprile 1958. Dopo il rapporto di Dudorov la valutazione di tale questione da parte del Consiglio dei ministri è stata tolta dall’ordine del giorno.

N.d.a.: Per la prima volta è stato pianificato che il ministero delle Comunicazioni trasformi la prigione Butyrskaja in ufficio postale internazionale. Un servizio di posta internazionale non esisteva in precedenza in Unione Sovietica. La sua comparsa sarebbe servita come segno di una qualche apertura al mondo. Alla fine l’ufficio postale internazionale fu costruito nel 1960 nel nuovo quartiere moscovita di Nagatino [11]. Tuttavia la questione di Butyrka non era ancora chiusa.


3

30 maggio 1958. Al Consiglio dei ministri dell’URSS. Segretissimo

Sul trasferimento della prigione Butyrskaja al di fuori dei confini di Mosca

Il Gosplan dell’URSS, esaminata su incarico del Consiglio dei ministri dell’URSS la questione del trasferimento della prigione Butyreskaja al di fuori dei confini di Mosca, ritiene che la dislocazione della prigione nel centro della città di Mosca non corrisponda all’immagine della capitale dello stato sovietico e perciò sia utile trasferire la prigione Butyrskaja al di fuori dei confini della città di Mosca. Al riguardo è necessario incaricare il ministero degli Interni dell’URSS di preparare e presentare al Consiglio dei ministri dell’URSS entro il 1 settembre 1958 delle proposte sulle misure necessarie ad effettuare il trasferimento della prigione Butyrskaja.

Il ministero degli Interni dell’URSS non appoggia la proposta di trasferire la prigione Butyrskaja al di fuori dei confini di Mosca.

Il vice presidente del Gosplan dell’URSS
G. Perov


4

16 ottobre 1958. Al ministero degli Interni dell’Unione delle RSS [12]. Segreto

Al compagno Dudorov N.P.

Secondo il Vostro incarico, il Dipartimento carcerario del ministero degli Interni dell’URSS, esaminata la questione della possibilità di chiudere la prigione Butyrskaja, dichiara:

La prigione Butyrskaja può essere chiusa a condizione di:

1. Aumentare la capienza della prigione n. 1 dell’UVD [13] della città di Mosca (Sokol’niki) a 4.500 posti con la costruzione di edifici attigui ai fabbricati n. 1 e 2 per 2.200 persone e la parziale ristrutturazione degli spazi ausiliari di questa prigione. (…)

2. Allontanare dalle prigioni di Mosca sei province della regione di Mosca con il contemporaneo ampliamento delle prigioni regionali delle città di Kolomna, Zarajsk [14] e Možajsk [15] a 500 posti. (…)

3. Inserire tra le prigioni dell’UVD della città di Mosca la prigione di Lefortovo [16], appartenente al KGB del Consiglio dei ministri dell’URSS [17] limitatamente a 600 posti.

4. Vietare di detenere nelle prigioni della città di Mosca persone arrestate per reati di teppismo e di speculazione di lieve entità. (…)

A queste condizioni il periodo necessario per rendere agibile la nuova costruzione si può fissare in 2,5 [18]-3 anni.

Il facente funzione di direttore del Dipartimento del ministero degli interni dell’URSS
colonnello Voronkov


Dudorov mise questo foglio in una cartella con cui andò a fare l’ennesimo rapporto a Chruščëv. Dopo di che vi scrisse sopra la risoluzione: “Approvato. 20.10.58”.

Butyrka mantenne lo status quo.

Nel giugno 2008 Michail Gorbačëv dette voce alla proposta di trasformare la prigione Butyrskaja nel Museo in memoria delle vittime delle repressioni staliniane.

La reazione del proprietario giuridico è stata la stessa di cinquant’anni fa. “Noi siamo militari e ci è indifferente se questa prigione sarà la Butyrskaja o un’altra. Se verrà costruito un nuovo carcere e questo funzionerà secondo tutte le attuali esigenze – noi siamo senz’altro per il “sì”, – ha comunicato in risposta il vice direttore dell’amministrazione dello FSIN di Mosca Sergej Teljatnikov.

Aleksandr Melenberg

31.10.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/color42/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Gioco di parole. Butyrka è il nome colloquiale della prigione moscovita Butyrskaja (dal quartiere centrale Butyrskij, in cui si trova), emblema delle repressioni politiche. Butylka in russo significa “bottiglia”.

[2] Sledstvennyj IZOljator (Carcere di custodia cautelare).

[3] Abbreviazione della dicitura russa Federal’naja Služba Ispolnenija Nakazanij.

[4] Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni) e Ministerstvo Vnutrennich Del (Ministero degli Affari Interni), i nomi della polizia politica stalinista.

[5] Silovye struktury (strutture “di forza”) sono l’esercito, la marina militare, l’aviazione, il ministero degli Interni, il ministero delle Situazioni di Emergenza (sorta di Protezione Civile), le forze di polizia e i servizi segreti.

[6] Sokol’niki è un quartiere della parte orientale di Mosca, il quartiere Taganskij (da cui Taganskaja) è nella zona centrale.

[7] “Pace dei Marinai”. Tale è il nome della strada in cui si trova, per via di una casa di riposo per marinai che vi si trovava.

[8] Ekaterina Alekseevna Furceva, all’epoca segretaria del Comitato Centrale del PCUS, in seguito prima donna ad essere membro del Politbjuro.

[9] Moskovskij Gorodskoj Komitet (Comitato Cittadino di Mosca).

[10] Rossijskaja Sovetskaja Federativnaja Socialističeskaja Respublika (Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa).

[11] Zona sud di Mosca.

[12] Sic.

[13] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione degli Affari Interni).

[14] Due città a sud-est di Mosca.

[15] Città ad ovest di Mosca.

[16] Quartiere della zona orientale di Mosca.

[17] Il KGB era considerato un organismo del governo.

[18] Sic.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/11/che-si-pu-sperare-da-chi-non-ha-chiuso.html