29 settembre 2008

A proposito della chiesa ortodossa russa

Il marxismo-leninismo vive e trionfa nella chiesa

Alcuni sacerdoti ortodossi hanno recapitato alla redazione questo manoscritto…

Questo manoscritto ci è stato recapitato da alcuni sacerdoti della Chiesa Ortodossa russa che svolgono il loro ministero da molto tempo e i cui parrocchiani non sono dell’eparchia [1] di Mosca. I padri aspirano a firmare l’opera con i loro nomi autentici, ma noi siamo pronti a pubblicare questo testo solo sotto pseudonimi: ognuno ha diritto di andare sul Golgota, ma il suo prossimo ha il diritto di non incitarlo ad andare sul patibolo. Il resto apparirà chiaro alla lettura del testo, noi diciamo soltanto che per un sacerdote il divieto di celebrare è più che un divieto di esercitare una professione. Per un vero sacerdote l’impossibilità a prender parte alla liturgia è lo stesso che per un filosofo il divieto di pensare o per un poeta di immaginare dei versi. Ela privazione della libertà [2].

Il manoscritto dal titolo “La chiesa con la maiuscola e con la minuscola” (come dimensioni è un libro) si trova integralmente nel sito novayagazeta.ru [3]; i suoi autori sono pronti a prender parte al dibattito sui problemi in esso sollevati con credenti, atei, agnostici e credenti di altre fedi. Nel giornale riportiamo solo alcuni brani del manoscritto, ma senza i loro interventi redazionali sulla sostanza e sullo stile. Alcuni frammenti dell’opera possono suonare un po’ diversi rispetto al contesto originale, in quanto qui bisogna tener conto del formato di un articolo di giornale.

Certamente si sarebbe voluto sollevare e dibattere le questioni toccate in esso non qui, ma nelle pagine e nei siti dei mezzi di informazione della Chiesa. Ma purtroppo sottoporre una simile opera all’attenzione del collegio di redazione, per esempio, del “Žurnal Moskovskoj Patriarchii” [4] è lo stesso che in epoca sovietica recapitare il manoscritto di “Arcipelago GULAG” alla redazione della “Pravda”. Il marxismo-leninismo è defunto, ma le sue idee vivono e trionfano ancora non in un posto qualsiasi, ma nella Chiesa.

L’affidabilità religioso-politica del clero, oltre che nell’acquisizione di materiale ecclesiastico nel magazzino dell’eparchia, deve esprimersi nell’inevitabile abbonamento al principale organo di stampa della Chiesa Ortodossa russa – il “Žurnal Moskovskoj Patriarchii”. Sfogliando le sue pagine lucenti non è facile liberarsi dal pensiero se esista sulla terra una sola persona, a cui di principio possano interessare i testi di questa apoteosi dell’“ufficialità” [5]. Fra l’altro, in epoca sovietica nella stessa rivista in qualche modo a volte si infilava materiale significativo.

Ci si chiede, non sono fondati i chiari giudizi sulla mancanza di ordine nella chiesa che porta la spazzatura fuori dall’isba [6]? Pensiamo di no, in quanto in questo caso l’isba di cui si parla è comunque aperta a tutti, perché non può essere altrimenti per il destino fondamentale della Chiesa. E’ importante che chi entra in questa isba, così come chi ci vive non confonda la spazzatura, la cenere e la polvere con i mobili, i lampadari e le stoviglie e l’enorme mucchio di immondizia davanti all’isba con l’isba stessa.

…Il significato più semplice ed esteriore della parola “chiesa” è tempio, costruzione per riunioni di preghiera. Questa parola si scrive, si capisce, con la minuscola. Ma poi, naturalmente, sorge la questione della più alta comprensione del detto termine… Su questo finora non si sono ancora placate le dispute teologiche. Qui si vorrebbe comunque ribadire questo senza commenti: la Chiesa è l’unità organica in Cristo di tutti gli esseri razionali (persone e angeli), che si volgono a Dio con libera volontà. Il termine greco ekklesia [7], corrispondente al concetto di chiesa, si può tradurre come assemblea di distaccati. Come non è difficile intuire, si intende il distacco da ogni male e peccato. Dunque proprio e solo a questa Chiesa non opera di mani d’uomo, la quale include in se anche tutto ciò che si mostra come immagine di Dio in ogni persona, si applicano le definizioni “santa e immacolata”… In questo senso l’elevazione religiosa dell’uomo verso il suo Creatore è al contempo il suo ingresso nell’unica Chiesa – la Chiesa con la maiuscola. Ma in pratica questo si compie sulla nostra terra peccaminosa nella reale chiesa terrena – la chiesa con la minuscola, che si presenta come la manifestazione della Chiesa ideale e che riunisce in se i molteplici mezzi per la vita religiosa dell’uomo.

…Religione si possono chiamare le norme di fede e di morale, considerate come mezzi e condizioni per riallacciare il legame perduto con Dio. E’ molto scorretto identificare la religione con un sistema cultuale, come fanno alcuni filosofi… La religione discende per noi come un raggio di sole della Divina Rivelazione, ma la sua ricezione e comprensione da parte dell’uomo concreto è come una diffrazione di questo raggio nel prisma della coscienza umana. Passando attraverso il prisma, che è formato dalla fede, dalla mentalità e anche dall’insieme delle passioni umane, la religione forma sullo schermo della nostra percezione quello che si può chiamare una struttura religiosa parziale... Non di rado l’uomo sinceramente religioso non difende altro che la propria parziale concezione e un altro in questo caso, ascoltandolo, se ne distacca, prendendo ciò per l’essenza della religione. Come sappiamo dalle parole di Gesù Cristo, l’interpretazione della religione giudaica di alcuni suoi tutori – i farisei e gli scribi – si distingueva molto da ciò che aveva annunciato Mosé. Egli spiegò anche la causa di tale deformazione con una struttura religiosa parziale, da lui chiamata con un’immagine lievito dei farisei…

…L’analisi del percorso veterotestamentario degli ebrei indica la dipendenza del benessere politico e anche economico del popolo dalla sua situazione religiosa. La causa della cattività babilonese, delle sofferenze inferte a Israele dai vicini pagani e, infine, della totale distruzione del loro stato non si nascondeva nell’insufficiente potenza militare. Di questo, con dolore per la patria e con insistenza testimoniano i profeti veterotestamentari e in seguito anche lo stesso Figlio di Dio. Sempre in questa luce bisogna analizzare anche le cause della caduta di due imperi ortodossi – quello bizantino e quello russo. Tuttavia al momento all’interno della nostra chiesa si nota il tentativo di dare altre interpretazioni. Pare che l’impero dei Romei [8] sia caduto nel XVI secolo [9] perché aveva volto il proprio sguardo non a Oriente, cioè alla Rus’ [10], ma al marcescente occidente capitalista. Poi seguono sottotesti nazionalistici, dal sentore di fascismo in confezione russa “ortodossa”. L’apparato concettuale e la mancanza di gusto artistico, senza neanche parlare dell’aspetto religioso esigono di far rientrare le opere su questo tema nel genere propaganda partitico-politica e non in quello di seri studi ecclesiastici. Mette in allarme il fatto che la “bizantinologia da campagna elettorale” viene data come l’uscita dal recinto ecclesiastico per passare al livello di propaganda di massa.

…Grande fu la gioia degli ebrei, liberati da Dio e condotti da Mosé lontano dalla schiavitù in Egitto. Ma più Israele si allontanava dal paese del Faraone, più apparivano le tracce di questo impero pagano nel cuore di quasi ogni rappresentante del popolo salvato. Ci vollero quarant’anni di peregrinazioni perché la sindrome egiziana non morisse nella dovuta misura insieme a tutti gli eroi della pasqua ebraica. Sono passati quasi vent’anni dal tempo dell’uscita della chiesa ortodossa russa dall’“Egitto sovietico”. Appaiono, certamente, anche le tracce di questa liberazione: si aprono vecchie e nuove chiese, vecchi e nuovi monasteri, si diffonde la letteratura religiosa, la predicazione della chiesa risuona attraverso i mass media. Si aprono seminari e istituti e i sacerdoti vanno liberamente nelle scuole e nelle istituzioni laiche. Con questo, ammetterete, la lista dei mutamenti nella vita della chiesa ortodossa russa si può considerare terminata. E questi riguardano esclusivamente l’organizzazione esteriore della Chiesa. Di qualche mutamento interiore non c’è da parlare: non ce ne sono…

La nostra chiesa con la minuscola continua a restare non solo una società chiusa, ma una vecchia caldaia, fatta di pezzi messi insieme dopo l’esplosione e accuratamente chiusa in tutte le sue saldature. Si ha l’impressione che l’ideale di tutti i membri dell’attuale chiesa russa sia la restaurazione in tutti i suoi dettagli di ciò che un tempo è andato in pezzi, come, per esempio, la chiesa di Cristo Salvatore ricostruita a Mosca [11]. Finora lavori sugli errori commessi e tentativi di spiegare le cause della catastrofe della chiesa praticamente non si osservano ad alcun livello all’interno della chiesa ortodossa.

Le attuali eparchie ricordano i possedimenti terrieri, i vescovi che le amministrano – i possidenti, e beh, i restanti chierici – di conseguenza – i servi della gleba. Tutte le parrocchie sono obbligate a dare all’eparchia un tributo mensile: in precedenza si chiamava tributo vescovile (da qui i “popi tributari”), ma adesso si chiama imposta dell’eparchia. Queste hanno una qualità insolitamente progressiva, cosicché le malelingue dicono inutilmente che nella nostra chiesa c’è totale stagnazione e progresso. Il vescovo ha diritto di trasferire un sacerdote da una chiesa all’altra e da una parrocchia all’altra senza alcuna spiegazione, il che succede non di rado anche con i chierici che hanno servito in un posto per decine di anni. Può essere che il parroco in qualche modo non vada bene, ma può essere anche semplicemente perché il ministero non sembri troppo facile. Le lamentele dei parrocchiani, che amano il loro prete [12] e tanto più i suoi interessi (famiglia, proprietà, ecc.) non vengono presi in considerazione. Il trasferimento in un’altra eparchia presso un altro feudatario è altresì impossibile nel caso che si sia ricevuto dal proprio il divieto di celebrare. Molto recentemente proprio tale disposizione, che abolisce il “giorno di san Giorgio” [13] ecclesiastico, è stata resa pubblica. Cosicché anche da noi si può osservare uno sviluppo: la servitù della gleba ecclesiastica si rafforza.

Nessun chierico osa già più andare a qualche seminario di studi o a qualche conferenza, condotti da organizzazioni laiche (anche su questioni filosofiche o teologiche) senza l’approvazione del vescovo. E un intervento o una qualsiasi pubblicazione senza l’esame preventivo e l’autorizzazione della censura dell’eparchia, chiamata adesso “settore informativo”, viene qualificato semplicemente come un peccato mortale. Non bisogna dimenticare neanche l’esecuzione di corvèe. Queste consistono nel periodico invio senza eccezioni di membri del clero ad iniziative dell’eparchia. Oggetto di esse divengono le sfilate per le strade con lunghi incontri nelle piazze centrali. Ufficialmente vengono chiamate processioni, tanto più che i chierici sono obbligati a portare con se insegne e icone. E’ difficile dire come possa apparire agli occhi di Dio una sfilata forzata di persone con le facce tristi e con un pensiero fisso: quando finirà tutto questo? Ebbene, se le corvèe episcopali sono ineludibili, sarebbe meglio inviare i preti a sabati dell’eparchia [13] per la pulizia del territorio: portare una trave è comunque più facile che lottare con il disgusto per l’incolpevole rito ortodosso della processione.

…Le catene della servitù della gleba non possono non estendersi anche all’ambito della teologia ortodossa. Questo sarebbe ancora poco male, se un censore o un geloso lottatore per la purezza dell’Ortodossia, sottomettendosi a una struttura religiosa parziale, trova davvero una congiura. Tuttavia non di rado nella lotta con l’eresia si vede un mezzo per ottenere meriti e fare un po’ di carriera. Ci sono precedenti di eccezioni fatte per certi “eretici” secondo le tecniche bolsceviche di lotta con l’opportunismo.

Nonostante gli appelli a congelare la teologia ortodossa fino allo zero assoluto della scala Kelvin dopo aver piantato un orto botanico dogmatico, c’è qualche piccolo movimento per ridare un senso ai cliché della scolastica. Alcuni pensieri dei protopope G. Florovskij [15], I. Mejendorf [16] e V.N. Losskij [17] talvolta vengono citati in un contesto positivo. Ma trovare il lavoro di V.V. Bolotov [18] “Tesi sul Filioque” non è molto più facile, che trovare “Arcipelago GULAG” in epoca brežneviana. Al contempo letteratura di colorito antisemita si può acquistare in molti magazzini ecclesiastici: talvolta i librai la propongono non per fini commerciali, ma per l’idea stessa. Nella coscienza sovietico-feudale di buona parte dell’ambito ecclesiastico, non di rado molto lontano da qualsiasi interesse teologico e tanto più filosofico, Bulgakov [19] e Florenskij [20] sono eretici, Men’ [21] è un giudeo-massone [22], un agente del sionismo mondiale, un occultista e un cattolico allo stesso tempo e perciò bisogna semplicemente bruciare i suoi libri. E li bruciano: chi al fuoco della propria struttura religiosa parziale, chi niente affatto simbolicamente...

...La paralisi che ha bloccato l’organismo della chiesa con le catene della servitù della gleba, non impedisce affatto il suo slancio verso la nomenklatura dello stato. Si vuole già riempire in qualche modo il vuoto ideologico che si è formato dopo il crollo del marxismo – e non solo gli uomini di stato, ma talvolta anche i rappresentanti della chiesa. Ma poiché non si ha sottomano niente di nuovo e di un po’ serio per questo scopo, e difficilmente lo si avrà, lo sguardo si volge involontariamente a un passato mal dimenticato, cioè all’ortodossia come uno degli anelli del paradigma russo del XIX secolo: “ortodossia – autocrazia – popolo [23]”.

Una cosa è l’ortodossia come ideologia, un’altra l’adempimento dei comandamenti cristiani a livello statale. Qui si esige la loro estensione anche nei confronti del proprio popolo: per esempio, nella sfera della repressione del crimine; e perfino su scala mondiale: per esempio, amare gli altrui popoli e stati come i propri. Ma a chi mai dei nostri politici verrà voglia di allargarsi così? Anche la nostra chiesa terrena difficilmente si deciderà a darsi da fare per questo: qui è tutt’altro che invocare la spada “ortodossa” contro gli infedeli. E perciò l’aperto ateismo del potere statale non è pericoloso come l’“ossequiente” trasformazione della Chiesa in un’ortodossia poliziesca di stato.

Così come quando si affievolisce la luce nel cuore dei cristiani, quando il sale ecclesiastico perde la sua forza [24] e vi interferiscono persone estranee alla chiesa, qui si può parlare di un generale e diffuso amore per il potere da parte dei membri della chiesa con la minuscola. Questo determina anche l’allontanamento dei componenti della chiesa in generale dalla retta via. Tanto maggiore è l’amore per il potere del vescovo in carica, quanto più fortemente è stimolato lo sviluppo di questa passione nei suoi chierici e più è indifferente al potere il capo, meno lo ama anche il clero della sua eparchia. Perché la chiesa con la minuscola non si trasformi nell’appendice ideologica dello stato o non si muti essa stessa in una macchina statale con un regime da caserma, ognuno dei suoi membri deve sradicare il proprio amore per il potere. Siamo chiamati a non inchinarsi al potere come a un idolo nel proprio cuore. Ma per fare questo è importante vedere le sue manifestazioni, senza chiamare bianco ciò che è nero. (...)

I sacerdoti delleparchia di N.


Dalla
redazione:

Pubblicando questo testo, ci prendiamo la responsabilità non solo di esso (insieme con i suoi autori), ma anche, chiaramente, per la sorte degli stessi autori. Da parte nostra faremo tutto per difenderli da possibili persecuzioni per aver espresso liberamente il proprio pensiero e dalle critiche da parte di chiunque.

19.09.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/color36/05.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Diocesi della chiesa ortodossa.

[2] In russo l’espressione “privazione della libertà” è anche sinonimo di “carcerazione”.

[3] Più precisamente all’indirizzo: http://www.novayagazeta.ru/file/Doc/cerkov.pdf.

[4] “Rivista del Patriarcato di Mosca”.

[5] Il termine oficioz, utilizzato dall’autore, indica quegli organi di stampa che, pur non essendo gli organi ufficiali del potere, sostengono il punto di vista ufficiale.

[6] Cioè che, per usare un modo di dire italiano, non lava i panni sporchi in famiglia…

[7] Il corsivo è mio.

[8] I Romani d’Oriente.

[9] In realtà era il XV, Bisanzio cade nel 1453.

[10] Antico nome della Russia.

[11] La chiesa di Cristo Salvatore a Mosca fu distrutta negli anni ‘30 per ordine di Stalin ed è stata ricostruita negli anni ’90.

[12] Nell’originale batjuška, “padre”.

[13] Nell’antica Russia i servi della gleba potevano cambiare padrone il giorno di san Giorgio. L’usanza fu abolita alla fine del XVI secolo.

[14] Nell’originale si usa il termine subbotnik, che definisce i “sabati comunisti”, in cui si dovevano svolgere gratuitamente lavori di utilità sociale.

[15] Georgij Vasil’evič Florovskij, teologo e storico, emigrato dopo la Rivoluzione d’Ottobre.

[16] Ivan Feofilovič Mejendorf, figlio di emigrati russi, arciprete della chiesa ortodossa americana.

[17] Vladimir Nikolaevič Losskij, figlio di emigrati russi, filosofo e pensatore religioso.

[18] Vasilij Vasil’evič Bolotov, storico della chiesa.

[19] Sergej Nikolaevič Bulgakov, teologo e filosofo emigrato in Francia.

[20] Pavel Aleksandrovič Florenskij, teologo, filosofo e matematico fucilato in un lager del GULag.

[21] Aleksandr Vladimirovič Men’, teologo e storico di origine ebraica, ucciso in circostanze misteriose nel 1990.

[22] Nell’originale židomason, parola composta di žid (termine spregiativo per “ebreo”) e mason, “massone”.

[23] Nello slogan il terzo termine non era narod, “popolo”, ma narodnost’, “carattere nazionale-popolare”.

[24] Qui si cita il vangelo di Matteo, ma la traduzione italiana parla di “sapore”…


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/09/la-chiesa-ortodossa
-russa-la-fede-e-il.html

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