29 settembre 2008

A proposito del modo di far politica in Russia (IV)

Scambiate le piattaforme

Il sistema politico è pronto a trasformarsi in una “democrazia popolare” multipartitica di tipo sovietico. Tutti i ruoli sono già stati assegnati

Ci sono segni che indicano che si preparano a riformare di nuovo il sistema multipartitico. Sorge una domanda ragionevole: perché? Infatti anche l’attuale non si inserisce organicamente nella circostante “struttura politica”?

C’è il partito del potere che ha la maggioranza costituzionale alla Duma di Stato [1], il quale, anche se non decide nulla, assicura in modo affidabile la rapida trasformazione in legge di qualsiasi iniziativa del governo. Ci sono anche altri partiti, rappresentati in parlamento, che, si capisce, a maggior ragione non decidono nulla e tutta la loro funzione consta nel dare un’immagine di pluralismo alle elezioni. Questa costruzione è del tutto funzionale: essa non impedisce in alcun modo al potere esecutivo di condurre la politica che desidera, ma al contempo crea l’illusione di rappresentare gli interessi del popolo. Ma nella nuova situazione politica questo, evidentemente, non basta già più.

Davanti all’acutizzarsi delle posizioni internazionali nei confronti del nostro paese e al formarsi intorno ad esso di un contesto avverso, è necessario il consolidamento di tutte le “forze sane” della società. Ma sul fatto che i partiti dell’opposizione parlamentare abbiano superato più di una volta con successo il test di “sanità” nessuno ha dubbi. Gli basta godere del ruolo di figuranti alle elezioni. Che dibattano pure con “Russia Unita” [2] – certo, non alle sedute della Duma. Che presentino proposte su questioni riguardanti l’attuale politica, ma di certo nell’ambito della linea ufficiale.
Anche per le forze sane extraparlamentari si prevedono varianti di integrazione nel sistema. Che confluiscano in partiti parlamentari di provata fiducia, come gli agrari, che hanno preso la decisione di fondersi con “Russia Unita”. Oppure si rafforzino su una base sana”, si capisce. Che quelli che appartengono alla minutaglia extraparlamentare, a cui queste varianti non stanno bene muoiano di morte naturale – di mancanza di fondi, di mancanza di accesso ai mezzi di informazione, del fatto che semplicemente non li ammetteranno alle elezioni.

Si capisce che i cambiamenti non possono non toccare anche il principale partito del paese. Non è certo per caso che fin dall’estate i leader di “Russia Unita” all’improvviso hanno cominciato a esprimersi all’unisono per la ripresa dei colloqui con gli oppositori politici. Che hanno perfino preso a lodare per la loro “maturità politica”. La partecipazione ai colloqui con i “fratelli minori” deve diventare per essa qualcosa di simile a un ruolo di guida esperta. Si tratta di portare avanti un animato scambio di opinioni, considerare le proposte costruttive, se ne giungono, ma certamente anche correggerle, se i “minori” non tirano dalla parte giusta.

Una tale trasformazione del sistema multipartitico richiede anche la correzione della sua composizione ideologica. In precedenza, quando ci si era posti il compito di indebolire l’influenza nella società di socialisti, liberali e nazionalisti di vario tipo, “Russia Unita” prese il ruolo di una sorta di supermarket ideologico, in cui c’era tutto – dall’imperialismo al liberalismo e al “laburismo”. Adesso che il corso è stabilito, una tale duplicità non si rende più necessaria. La base di questo corso è il rafforzamento della sovranità dell’ordine politico interno, che si basa sulle patrie tradizioni secolari dello Stato. Va da se che, a differenza degli anni ‘90, quando nel nostro paese ognuno era lasciato a se stesso, d’ora in poi lo stato si preoccuperà delle fasce socialmente deboli della popolazione. Perciò è logico che anche “Russia Unita” diverrà portatrice di una filosofia politica di conservatorismo sociale. Infatti da qualche tempo questa posizione, che ha causato discussioni tra i capi di “Russia Unita” e i loro sorveglianti al Cremlino, è stata accolta da tutti.
Che la restante merce ideologica se la prendano gli altri. Se per altre cause qualcosa restasse, per esempio il liberalismo, allora, forse, avrà senso tornare alla vecchia idea di creare un partito liberale “sano”, con la giusta comprensione della realtà circostante e pronto anche a trovare il proprio posto nell’ordine generale.

In breve, per riassumere, viene fuori un modello di multipartitismo che non è quello messicano né quello giapponese, di cui amano spesso ragionare i propagandisti ufficiali, ma il sistema, noto negli ex paesi socialisti dell’Europa dell’Est, della cosiddetta democrazia popolare. Nel centro c’è il partito, che ha il ruolo di guida e di indirizzo della società, intorno ad esso ci sono i piccoli partner-associati, che è “come se” rappresentassero gli altri gruppi politici e sociali presenti nella società. I partiti “dei contadini” e “piccoli proprietari terrieri”, i democratici cristiani e nazionalisti, i liberali, cioè tutte le forze sane degli allora paesi socialisti dell’Europa dell’Est. Ma copiando i noti modelli, non bisogna dimenticare com’è andata a finire. I “piccoli partner” sono cresciuti allontanandosi da chi li “guidava e indirizzava” non appena hanno capito che non era già più in grado di guidarli e indirizzarli. Allontanandosi dal nostro cresceranno ancora più in fretta, in quanto è ben noto a tutti che in realtà questo (a differenza di quello) non guida nulla e non indirizza nessuno, ma svolge solo il ruolo affidatogli.

Andrej Rjabov [3]
osservatore della “Novaja gazeta”

18.09.2008, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/69/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Tutte le assemblee legislative si chiamano Duma in Russia.

[2] Il “partito del potere” di cui sopra.

[3] Andrej Vilenovič Rjabov, politologo russo.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/09/russia-dalla-
democrazia-sovrana-alla.html

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