15 novembre 2006

A proposito di amnistie in Cecenia

L’AMNISTIA FITTIZIA
Cosa succede in Cecenia a chi ha creduto allo stato e ha deposto le armi

Nel corso delle due campagne cecene[1] l’amnistia per i membri di formazioni armate illegali è stata annunciata dalla Duma di Stato[2] in due occasioni – alla fine del 1996 e alla fine del 1999[3]. Nel settembre 2001 il presidente della Russia Vladimir Putin annunciò che tutti quelli che avessero deposto volontariamente le armi senza essersi precedentemente macchiati di sangue non sarebbero stati incriminati.
Il defunto presidente della Repubblica Cecena Achmat Kadyrov[4], in accordo col potere federale, amnistiò in varie occasioni molte persone, anche i membri più attivi di formazioni armate illegali, tra cui l’ex ministro della difesa dell’Ičkerija[5] di Maschadov[6].
E nei telegiornali di varie emittenti[7] Achmat Kadyrov, e in seguito suo figlio Ramzan[8], è stato mostrato in compagnia di persone che avevano creduto al potere e avevano spontaneamente deposto le armi. Purtroppo dopo questo spot pubblicitario alcuni di quelli che hanno spontaneamente cessato di fare resistenza armata sono scomparsi senza lasciare traccia[9]. O sono stati incriminati.
Alla fine del 1994, quando iniziò la guerra in Cecenia, Bislan Baširov, ottavo figlio dei propri genitori, aveva appena 12 anni. Ma era finita l’infanzia felice: le lezioni erano interrotte da bombardamenti o da sparatorie.
Bislan Baširov vide la seconda campagna cecena già diciassettenne, studente del 1° anno del corso di matematica dell’istituto pedagogico[10] di Groznyj. Uno ad uno i compagni di studi e i compaesani di Bislan scomparivano senza lasciare traccia.
Questi abusi compiuti dai militari e dal potere spinsero Bislan Baširov a fuggire sui monti dai militanti. La disillusione giunse già nei primi giorni di permanenza in una banda armata. Lì il metodo era questo: implicare i novizi in fatti di sangue. Potevano dargli il compito di compiere un atto terroristico nel villaggio natio, nella strada in cui era nato.
Se
ti rifiutavi, ti uccidevano. Bislan si disse: "Morirò piuttosto che farmi implicare nello spargimento di sangue innocente".
Resto nella banda per un anno e partecipò soltanto al rapimento di una persona. Ma il 19 agosto 2004 fuggì e si consegnò spontaneamente agli organi dell’FSB[11], deponendo le armi. Lo trasferirono a Pjatigorsk[12], dove indagarono su di lui per un mese e poi lo rilasciarono, non ritenendo che sul conto di Baširov ci fossero colpe gravi.
Bislan si sposò e si rimise in pari con gli esami del 3° anno dell’istituto pedagogico.
Ma il 25 ottobre 2004 in casa Baširov irruppero uomini mascherati. Misero un sacchetto di plastica sulla testa di Bislan e lo chiusero, lo gettarono su una macchina e lo portarono alla sezione ORB-2 (Operativno-Razysknoe Bjuro[13]) di Urus-Martan[14].
Non stesero alcun rapporto, si limitarono a picchiarlo sistematicamente e a torturarlo con l’elettroshock. Pretendevano che Bislan Baširov si riconoscesse colpevole di alcuni atti terroristici che avevano avuto luogo a Urus-Martan e del rapimento di una persona.
Bislan
sopportò tutto. Allora gli promisero che avrebbero portato lì subito la sua giovane moglie e l’avrebbero violentata per poi occuparsi di lui.
In quel momento probabilmente si pentì molto di aver creduto a questo potere e di essersi consegnato spontaneamente. Per salvare la persona a lui più cara – la madre del suo futuro figlio[15], - Bislan firmò tutto ciò che pretendevano da lui.
Il giudice della Corte Suprema della Repubblica Cecena R. Soltamuradov, sulla base di un esame clinico ha riconosciuto che effettivamente l’imputato Bislan Baširov era stato torturato dagli agenti e che la confessione gli era stata estorta con minacce e umiliazioni. Ma senza curarsi che non ci fosse alcuna prova dei crimini tranne la confessione dell’imputato, ottenuta con la tortura, ha riconosciuto Baširov colpevole secondo numerosi articoli del codice penale della Federazione Russa e ha stabilito la pena - 13 anni di detenzione[16].
E ora, dopo questi fatti, provate a credere all’amnistia per i membri di formazioni armate illegali.
La storia di Bislan Baširov non è l’unica. Tra le strutture armate[17] che compiono abusi in Cecenia c’è l’ufficio operativo per le indagini n. 2 dell’UVD[18] del distretto federale meridionale[19] che in Cecenia è agli ordini del colonnello Chasanbekov. I metodi a dir poco illegali che utilizzano i suoi agenti sono noti anche a Mosca, alla direzione generale dell’ufficio per la lotta contro il crimine organizzato. Ma la direzione di Chasanbekov da risultati. A nessuno interessa a quale prezzo e che genere di risultati siano.
Alla fine degli anni ‘90, quando ero ancora un ufficiale delle forze armate, mi trovai a collaborare col RUBOP[20] del Caucaso settentrionale per la liberazione degli ostaggi. Il reparto comandato da Chasanbekov doveva occuparsi proprio della liberazione di persone sequestrate. Ma la prospettiva di tornare in libertà c’era solo per quegli ostaggi i cui parenti potevano pagare un riscatto[21].
Evidentemente per questo motivo Chasanbekov e il suo vice Kumykov furono congedati nel 1999. Ma ecco che è riapparso[22] in Cecenia.
Per quel che riguarda i giudici federali che lavorano in Cecenia, i parenti di molti di loro hanno avuto la stessa sorte di Bislan Baširov o sono spariti senza lasciar tracce dopo aver avuto a che fare coi "lupi mannari con le mostrine[23]". Alcuni di questi giudici hanno chiesto aiuto anche al nostro giornale. La gente in Cecenia ha paura. Fra
questi anche i giudici. Se non obbedisci ai "lupi mannari con le mostrine" e con le armi, puoi sparire tu stesso senza lasciar traccia.
Per fortuna la Corte Suprema della Federazione Russa ha messo mano alla vicenda di Bislan Baširov. Il verdetto della Corte Suprema della Repubblica Cecena è stato impugnato a Mosca. Il processo è stato rinviato a un riesame da parte di un altro tribunale. Cioè c’è speranza in una giusta sentenza.

Vjačeslav IZMAJLOV, osservatore militare della "Novaja Gazeta[24]"
Novayagazeta.Ru, 10.11.2005, http://2005.novayagazeta.ru/nomer/2005/84n/n84n-s38.shtml (traduzione e note di Matteo Mazzoni)



[1] Quella degli anni 1994-1996, conclusa con un armistizio e quella iniziata nel 1999 e tuttora in corso.

[2] Sia i parlamenti delle repubbliche della Federazione Russa sia il parlamento federale vengono chiamati duma (dumat’ in russo significa “pensare”, quindi la Duma sarebbe etimologicamente il luogo in cui si decide sul da farsi).

[3] Cioè dopo l’armistizio firmato a Chasavjurt nel Daghestan e dopo la presa (e la distruzione) di Groznyj, che avrebbe dovuto sancire la fine della “seconda guerra cecena”.

[4] Che aveva combattuto coi russi durante la “prima guerra cecena” per poi divenire presidente della Repubblica Cecena nel 2003 dopo un’elezione-farsa e restare vittima di un attentato compiuto a Groznyj il 9 maggio 2004 durante la commemorazione della vittoria sovietica sulla Germania nazista.

[5] Nome ceceno dell’autoproclamata repubblica inidipendente di Cecenia.

[6] Aslan Maschadov, unico presidente della Repubblica Cecena liberamente eletto. Spodestato dai russi, fu accusato di aver organizzato il sequestro dei bambini della scuola di Beslan, conclusosi con una strage e restò ucciso in un conflitto a fuoco con i russi nel 2005.

[7] Le televisioni russe sono tutte attualmente sotto il controllo del Cremino.

[8] Di cui i russi hanno cercato di fare l’erede del padre alla guida del governo filorusso.

[9] La Cecenia ha centinaia di desaparecidos, di cui in Occidente non si parla praticamente mai…

[10] Così si chiama in Russia la facoltà che forma gli insegnanti.

[11] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), i servizi segreti russi.

[12] Città della Russia meridionale.

[13] Ufficio operativo per le indagini.

[14] Città della Cecenia.

[15] Definire “futuro figlio” l’essere umano che la moglie di Bislan portava in grembo mi sembra discutibile, ma io traduco fedelmente…

[16] Letteralmente “di privazione della libertà” (in questo caso la definizione ufficiale fa pochi giri di parole…).

[17] Silovye struktury è una locuzione russa praticamente intraducibile. Così vengono definite le strutture statali autorizzate all’uso della forza: il ministero della Difesa, quello dell’Interno, l’FSB (vedi nota 11), ecc.

[18] Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione del ministero degli Interni), in pratica il comando generale della polizia.

[19] Con una mossa anticostituzionale Putin ha diviso la Russia in sette distretti con un plenipotenziario di sua fiducia a capo di ciascuno.

[20] Regional’noe Upravlenie po Bor’be s Organizovannoj Prestupnost’ju (Direzione Regionale per la Lotta contro la Criminalità Organizzata), una specie di Dia russa.

[21] Non si capisce se Chasanbekov fosse in combutta coi sequestratori o addirittura lucrasse in proprio sui sequestri.

[22] Letteralmente “è riemerso” (ma non si dice dove fosse immerso…).

[23] Nell’originale “oborotni (uomini che si mutano in animali – personaggi del folclore russo) con le mostrine”. Così vengono chiamati i poliziotti che si sono messi al servizio della criminalità.

[24] “Giornale Nuovo”, uno dei pochi giornali indipendenti rimasti in Russia, dal cui sito Internet ho tratto questo articolo.

Nessun commento: