12 settembre 2013

A proposito di Naval'nyj

"Novaja gazeta", 10-09-2013, 16:56:00
La nascita di un capo

La vittoria di Aleksej Naval'nyj sta nel fatto che per primo e unico è riuscito a trasformare l'energia di manifestazioni e cortei in forme concrete di azione collettiva

Alle nove di sera Naval'nyj va in scena. La conca del palco è inondata dalla luce dei lampadari e brilla nella nera sera moscovita. Il cielo è bucato da due luci rosse di un ronzante elicottero della polizia. Per tutto il lungofiume, dal palco e oltre, fino al ponte stesso, scende l'urlo di quarantamila voci che pronunciano un solo cognome. Naval'nyj è in jeans e camicia azzurra con le maniche rimboccate. Comincia il discorso stando davanti a un piccolo cordone di collaboratori del suo staff che non hanno dormito per due notti e comunque paiono felici. Questi ragazzi con cappelli da baseball dai colori accesi e queste ragazze dai giubbottini colorati hanno portato sulle loro spalle una lunga, pesante campagna elettorale durata tre mesi.

Il discorso di Naval'nyj è il discorso di un vincitore. Non ha preso il primo posto ed è rimasto indietro del 20% da Sobjanin [1], ma non si tratta di questo. Nessun politico di opposizione aveva raccolto tanti voti come lui. Nessuno si era ancora strappato da un misero presente politico verso un futuro politico nuovo. La sua voce rimbomba di solennità. Accenna al Cremlino di là dal fiume e dichiara solennemente che il rospo nel tubo ha paura. Minaccia un secondo turno e al grido della gente promette un secondo turno. Anche questa gente, che sta sul lungofiume con le mani alzate, è la sua vittoria. Ha creato il proprio elettorato. L'avvocato senza pratica, l'azionista senza grandi pacchetti azionari e il blogger-smascheratore ha saputo formare la propria corrente da un ampio movimento popolare. La sua vittoria sta nel fatto che per primo e unico ha saputo trasformare la sfrenata energia di manifestazioni e cortei in forme concrete di campagna elettorale e azione collettiva. E ha saputo far innamorare di se migliaia di persone, ha saputo dargli un'immagine, diventare il loro idolo e l'oggetto di una venerazione quasi religiosa.

Sto vicino al palco e capisco molto rapidamente che intorno a me, nelle prime file, stanno i suoi attivisti più attivi, la sua torcida. Hanno tutti in mano targhette blu con la parola "Naval'nyj". Non appena vedono una telecamera puntata su di loro dal lato del palco, subito sollevano insieme le targhette in alto. Gridano diligentemente il suo cognome, dividendolo in sillabe - Na-val'-nyj! – ben prima che entri in scena, gridano con i volti sognanti e gli occhi lucenti degli adepti di una nuova fede. Mi sento un alieno e un estraneo in queste file unite e innamorate, che conoscono il rituale religioso senza bisogno di suggerimenti. "Potete fare qualcosa? – gli chiede dal palco la persona che conduce le prove corporative nello staff. In generale lavora in una qualche scuola di business. Grida fino quasi a perdere la voce con l'intonazione di Naval'nyj. – Sì! – Allora Naval'nyj vi ama!"

La manifestazione è organizzata in modo ideale. Non è lunga e non è breve, ma prende esattamente il tempo necessario per dire le cose principali, raccontare qualche storia umana e al contempo non annoiare la gente. Ha una buona regia, cioè si presenta come una serie di interventi brevi, netti, energici non di oratori incalliti dell'opposizione, ma di persone vive dello staff. Una ragazza che è a capo di un call-center, la direttrice artistica che ha inventato i cerchi rossi con lo slogan "Cambia la Russia, inizia da Mosca», un giovane dei "fratelli di Naval'nyj", la porta del cui appartamento fu rotta dalla polizia per cinque ore, che stettero in prigione per dieci giorni e adesso ringraziano la polizia per la "vacanza di scarsa qualità", – tutti questi sono dettagli vivi dell'impressionante puzzle ottimista dal nome "Abbiamo vinto". Quasi tutti questi imitano il proprio leader nel suo unico metodo oratorio. Hanno preso da lui un grido selvaggio che si rafforza e perfino l'intonazione di questo grido è cumulativa [2].

Non credono al 51% di Sobjanin. Fondamentalmente perché c'è stato chi ha potuto votare a casa e non per Naval'nyj. Ma perché degli invalidi semiciechi che vivono con pensioni misere e dei vecchietti male in arnese che si cuociono la kaša [3] mattutine in cucine putride dovrebbero votare per un avvocato dal viso liscio e con un sorriso da vincitore? Che ha fatto per loro? Che gli ha detto? Ha detto che a Mosca vivono persone con alti redditi, ma ha confuso una compagnia con Mosca. Questa compagnia ha sempre soldi, ma la vera Mosca si affanna per degli spiccioli, vive con stipendi, pensioni e borse di sudio miseri e ogni mese osserva la scomaprsa dell'ultimo foglio da cento rubli [4] del portafoglio. Ha detto agli invalidi che gli avrebbe dato badanti pagate con soldi pubblici? Ha detto agli studenti che gli avrebbe dato crediti senza interessi per l'istruzione? Ha detto ai docenti della scuola superiore che avrebbe fermato il suo degrado e la sua devastazione a Mosca? Ha detto alle persone di più di quarant'anni che non vengono prese al lavoro per niente e da nessuna parte che avrebbe fatto cessare questa volgare pratica di affari di gettare le persone non più giovani negli scarichi e nella mortificazione silenziosa? Quindi perché avrebbero dovuto votare per lui?

"Ci è necessario il secondo turno? – Sììì! – Impaurirci! Gli è riuscito? – Nooo! – Abbiamo vinto? – Sììì!"

Il vivo caos naturale dei cortei giganteschi che andavano per la Jakimanka [5] qui non c'è. Là c'erano tanti colori e un mare di bandiere, qui ci sono solo due bandiere bianche dell'"Alleanza Popolare" [6]. Là c'erano centinaia di striscioni rossi, bianchi e neri, ma qui c'è solo una modesta cosa artigianale, che è tenuta in mano da una ragazza con le tempie rasate e una sciarpa con i colori LGBT e da una ragazza con un distintivo con gli stessi colori. Sullo striscione c'è una parola, chissà perché scritta in viola: "Dokole?" [7] Mostrandolo, le ragazze fumano sigarette lunghe e fini. Qui non ci sono persone di sinistra, non ci sono anarchici, non ci sono nazionalisti, non ci sono lumpen, non ci sono lavoratori, non si vedono neanche poveri, non è la loro compagnia.

Là, alle maniifestazioni e ai cortei del passato, c'era la percezione di un popolo uscito in strada dalle proprie case staliniane, dai propri palazzi di nove piani a pannelli, dalle proprie tristi chruščoby [8], baracche e perfino tane, un popolo di sinistra e di destra, con i capelli lunghi e rapato a zero, di tutti e diverso, un popolo che includeva in se il giovanotto con Che Guevara sul petto, alcolisti con vestiti fuori misura e stropicciati, vecchietti dai capelli grigi non tagliati da tempo e professori con uno stipendio da 25 mila rubli [9] al mese che durante il corteo conversavano sulle finezze della traduzione di Baudelaire. Qui non c'è tale differenza di persone, qui c'è un pubblico accurato, unito, uniforme nella multiformità della moda cittadina e dello stile moscovita: giubbotini morbidi con i cappucci, felpe con le scritte, orologi di plastica dai colori accesi ai polsi e scarpe ben pulite.

Aspettando l'inizio della manifestazione, alcuni siedono direttamente sul bordo del marciapiede e io cammino vicino a loro guardandogli in faccia. Sta seduta una donna con scarpe da basket purpuree alla moda con i lacci arancioni, dalla cui borsa sbuca una bandierina con le parole "Cambia la Russia, inizia da Mosca", poi un'altra donna, anziana, dai capelli rossi, con i jeans, con una targhetta con il sacro cognome e lo stesso cerchio rosso sulla borsa. Vicino a lei, con la testa sul petto, stanco del sonno del manager che si è alzato alle sette del mattino e ha lavorato tutto il giorno con ordini o consegne, dorme in attesa dell'inizio della manifestazione un uomo con un severo vestito nero e una camicia azzurra. Un po' più lontano un ragazzo dalle spalle strette con un giubbottino di pelle, uno spaventapasseri cittadino, il čudo-judo [10] della manifestazione. Sul risvolto sinistro ha il distintivo "Non si tratta di Naval'nyj, si tratta di noi", sul risvolto sinistro il distintivo "Libertà per i prigionieri del 6 maggio" [11], ai cinturini del giubbottini e allo zaino sono appesi nastri bianchi[12] e in testa ha un cappello da baseball rosso con la scritta "Russia" [13].

Due sono arrivati in bicicletta. E' il nuovo format della politica: unisci il fitness alla manifestazione! Uno è arrivato su un ciclomotore Honda nero e ha portato con se un pacco di giornali della campagna elettorale di Naval'nyj. I pacchi di questo giornale, migliaia di esemplari, giacciono sull'asfalto e i volontari li distribuiscono, ma altri distribuiscono tondi rossi. Questi tondi rossi rilucono dappertutto: su una colonna, sopra e sotto un foglietto di carta con la richiesta di lustrismo, sulle schiene delle persone, ad alcuni sulla schiena e sul petto, un ragazzo con in mano un tomo dal titolo "Il modello di governo russo" ha il tondo sulla pancia e un altro è incollato direttamente su un'apertura nell'asfalto, come ad avvertire scavatori e addetti alle tubature che l'energico avvocato Naval'nyj li aspetta perfino nei sotterranei. Due ragazzi portano solennemente un foglio di carta da filtro su cui è scritto: "Cacciamo le balle dalla città!" e un altro giovane stuzzica con un piccolo cartello: "Sobjaka vybory fal'sifikaka![14]

Il palco in un bozzolo di splendore dorato svapora nella prospettiva del lungofiume come una nave stellare appena atterrata. Le persone su di esso sembrano nette, seducenti e pulite come modelle della pubblicità. La manifestazione si svolge non come una contorta, talvolta assurda, talvolta allegra, ma talvolta feroce azione russa, ma come una ben disposta pièce europea, inondata tecnologicamente di ottimismo, la cui ricetta è stata imparata all'università di Yale. Ottimismo sfrenato, ottimismo senza fine e senza limite, molte parole sulla libertà, nessun problema concreto, neanche una parola sulla povertà e sulla giustizia, neanche una parola sugli oligarchi (di loro Naval'nyj non parla in generale) che da noi hanno presto tutte le proprietà, sugli stipendi, sulle future razioni di elettricità – tutto questo non qui, non ora. Non è il resoconto della campagna per il posto di sindaco e neanche l'incoronazione del sindaco vincitore, è il congresso degli esaltatori della nuova vita e dei sostenitori che elevano il proprio capo tra gli arcangeli. L'ottimismo si condensa, giunge l'apoteosi: "Se non vogliono un nuovo sindaco, avranno un nuovo presidente!" – suona minacciosa una voce femminile dal palco e subito, prendendo impeto, riscaldando l'entusiasmo, seguono i mantra della nuova religione cittadina dati dal suo profeta. "Uno per tutti! – Sììì! – Uno per tutti! – Sììì! – Uno per tutti! – Sììì!"

Questo è l'esercito di Naval'nyj – abitanti di uffici, compositori di business-plan, portatori del titolo onorifico MBA, virtuosi della contabilità della 1С [15], studenti che sognano un proprio business in stile funk, giovani, giovani del tipo che non è ancora riuscito a ingannarli alcun politico, pratici del successo nella vita che sanno che significa la parola "merchandising", abitanti e creatori del capitalismo russo che vogliono, finalmente, organizzarlo al comodo e confortevole modo europeo. Questo è l'esercito di Naval'nyj – una nuova forza che è passata attraverso la crosta della vecchia politica morta, la prima delle nuove forze perché devono essercene anche delle altre. Dev'esserci una nuova sinistra che si contrapponga al capitale in quanto tale, che ha divorato il paese, che unisca l'allegro anarchismo di strada, l'oscuro sindacalismo e il battagliero antifascismo, che vada per la Jakimanka con le grida "Potere ai milioni e non ai milionari!". Ma la nuova sinistra è stata tolta dall'arena, l'hanno cacciata in un mezzo sotterraneo, Udal'cov [16] è agli arresti con il bavaglio alla bocca e Akimenkov [17], diventato cieco, conduce la sua lotta impari con il giudice Nikišina, sedendo in gabbia.

Naval'nyj è passato. Stasera è la sua ora. Stando sul palco, con la voce forte del vincitore sicuro di se, dichiara solennemente ai propri sostenitori, allo scuro, vicino Cremlino e al non lontano municipio: "In Russia è nata una grande opposizione!" Due file di lampadari alle sue spalle riversano luce splendente, l'aria nera del primo autunno trema per l'entusiasmo dell'enorme setta e i microfoni portano la sua voce fino alla via, in cui le macchine che passano suonano in segno di appoggio. Una piccola Opel nera suona il clacson sul motivo "Spartak – Čempion!" [18], il guidatore mentre va si ingegna di tirar fuori il braccio sinistro dal finestrino e di sollevare sopra il tetto un tondo rosso con le parole "Cambia la Russia, inizia da Mosca". Naval'nyj forza il discorso e insieme a questo forza l'estasi dei propri sostenitori. Parla del fatto che "un elettore di Mosca su tre ha votato per noi". Ne parla due volte. Ma quando termina e sul palco inizia un ingorgo di gente che se ne va, sua moglie Julja si avvicina a lui e si baciano rapidamente. Non è un bacio ostentato per il pubblico, non è un bacio pubblicitario del candidato alla presidenza e della futura first lady, è semplicemente il bacio rapido di due persone che ne hanno passate tante.

Non so se le parole di Naval'nyj sul terzo degli elettori di Mosca che risuonano dal palco siano la mossa calcolata di un politico che fa la sua vittoria più grande di com'è o se il fatto è che l'euforia lo sommerge sul lungofiume serale. Ma so che due terzi dei moscoviti non sono andati alle elezioni perché gli fa ugualmente schifo il potere che ruba soldi e voti e l'opposizione unita con un tubo segreto ai soldi degli oligarchi, gli fa ugualmente schifo il patriottismo statale dei ladri che parlano di moralità e il selvaggio delirio di una compagnia che chiama la gente schiavi e se stessa élite. E non ci sono risposte alle domande semplici, come vivere con lo stipendio, se le cure mediche saranno a pagamento, come sopravvivvere con la stretta al collo delle tariffe e quanto sopportare ancora pensioni meschine… Ma qui, alla manifestazione, dove l'ottimismo è sfrenato e giunge al limite, oltre qui il cervello è quasi chiuso, tutte queste domande della vita quotidiana restano fuori dall'inqudratura e suonano forte, con quell'autorevolezza con cui il capo deve parlare con i propri entusiasti sostenitori, tutt'altre parole: "Qualcuno può vincere in Russia, a parte noi? – Nooo! – Voi mi credete? – Sììì! – Io vi credo? – Sìììì!"

Autore: Aleksej Polikovskij



Indirizzo della pagina: http://www.novayagazeta.ru/politics/59927.html



[1] Sergej Semënovič Sobjanin, sindaco di Mosca uscente.

[2] Gioco di parole sul cognome Naval'nyj che significa "cumulativo".

[3] Pappa di cereali popolare in Russia.

[4] 100 rubli sono poco più di 2 euro...

[5] Quartiere del centro di Mosca.

[6] Partito di orientamento liberale che sostiene Naval'nyj, che pure non ne fa parte.

[7] "Fino a quando?".

[8] Palazzoni fatiscenti degli anni '50-'60. Gioco di parole tra truščoby, "catapecchie" e Chruščëv, grande promotore dell'edilizia popolare.

[9] Circa 570 euro.

[10] Mostro delle fiabe russe.

[11] Le persone arrestate il 6 maggio 2012 durante la manifestazione dell'opposizione a Mosca incarcerate in attesa della conclusione dei processi e sottoposti a molte vessazioni.

[12] Simbolo di quell'opposizione russa che non si riconosce in alcun partito.

[13] In caratteri latini nell'originale.

[14] Sobjaka è spregiativo per Sobjanin, vybory significa "elezioni", fal'sifikaka è un misto di fal'sifikacija, "broglio" e kaka, "cacca".

[15] Grande azienda di software russa.

[16] Sergej Stanislavovič Udal'cov, leader dell'"Avanguardia della Gioventù Russa".

[17] Vladimir Georgievič Akimenkov, attivista del "Fronte di Sinistra".

[18] "Lo Spartak è campione!", inno dei tifosi dello Spartak Mosca.


http://matteobloggato.blogspot.it/2013/09/uno-sguardo-critico-ad-aleksej-navalnyj.html

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