18 marzo 2013

A proposito di democrazia

La democrazia montanara è più antica di quella europea

Ruslan Kurbanov consiglia alle autorità di appoggiarsi alle tradizioni politiche caucasiche

14.03.2013 21.54

La democrazia montanara può diventare il fondamento per la costruzione della società civile non solo nel Caucaso, ma in tutto il paese, in quanto i suoi principi sono universali e non contraddicono in niente le norme di diritto russe. Nel XIX secolo, impressionati proprio dalla conoscenza della democrazia montanara i nobili russi andarono nella piazza del Senato [1] con la richiesta di sopprimere l'autocrazia e abolire la servitù della gleba…
Sulle tradizioni della democrazia montanara, la sua influenza sui decabristi e le sue prospettive nella Russia contemporanea discute nell'intervista a "BigCaucasus" [2] il primo collaboratore scientifico dell'Istituto di Orientalistica dell'Accademia Russa delle Scienze e direttore del Fondo di sostegno a iniziative umanitarie "Al'tair" Ruslan Kurbanov.
Ruslan Vjačeslavovič, c'è l'idea che la democrazia montanara sia molto specifica e che essenzialmente non sia una democrazia nel senso occidentale. Ci sono differenze di principio tra la democrazia montanara e quella europea?
– Io comprendo la democrazia come una serie di meccanismi e strumenti politici indirizzati a non permettere l'usurpazione del potere da parte di un qualsiasi gruppo, cosa che è garantita dall'alternanza ed elettività dei governanti. Questi meccanismi non possono essere occidentali, montanari, orientali o russi. Sono universali. Perciò dire che il meccanismo di alternanza del potere in un paese non corrisponde all'analogo istituto in un altro è un assurdo. Che possano corrispondere o non corrispondere tra loro i valori ideologici della società occidentale del post-moderno e i valori tradizionali dei caucasici è un altro discorso.
Per quanto riguarda la democrazia montanara, Le assicuro che i principi posti alla base del sistema politico occidentale – la divisione dei poteri nelle branche giudiziaria, legislativa ed esecutiva, l'elettività e l'alternanza dei governanti – esistevano sui monti del Caucaso ben prima che li formulassero i pensatori occidentali seguaci di Charles Louis Montesquieu (1689-1755 – nota del redattore). Come possono questi principi non corrispondere a ciò che esiste oggi nei paesi sviluppati? E' la stessa cosa. La differenza può essere solo nel contorno ideologico. Neanche la democrazia malese è un riflesso speculare di quella europea, ma è comunque una democrazia.
Di quale secolo si tratta quando parliamo della nascita della democrazia montanara?
La democrazia montanara in forma pura è esistita dal Medioevo al XIX secolo, fino all'unione del Caucaso con la Russia in conseguenza della Guerra Caucasica (1817-1864 – n.d.r.). Fino ad allora sui monti di Daghestan, Cecenia, Inguscezia, Circassia e Ossezia nel corso di più di mille anni sono esistite società libere, che non si sottomisero né ai khan, né ai principi, né ad alcun governante orientale.
Nelle società montanare il potere esecutivo era rappresentato da un governante eletto, che di solito era scelto per due anni e tra l'altro era seguito severamente perché il potere non si trasmettesse per via ereditaria. Se un governante cercava di usurpare il potere, lo cacciavano semplicemente dalla società.
Merita notare che anche all'interno del potere esecutivo esisteva la divisione delle funzioni tra il governante civile e il capo militare, che era scelto solo in caso di guerra.
Il potere legislativo era rappresentato dall'Assemblea Popolare, che decideva le questioni della distribuzione della terra, della guerra e della pace, l'approvazione di nuovi adat [3] e così via. Si convocava l'assemblea una volta l'anno o per bisogni urgenti, nel tempo restante le funzioni legislative erano affidate al Consiglio degli Anziani. Per quanto riguarda il potere giudiziario, nel Caucaso c'erano giudici eletti, che venivano immancabilmente condotti al giuramento. Poiché la fioritura della democrazia montanara giunse nel periodo di diffusione della cultura musulmana, i giudici erano guidati dalla shari'a in combinazione con il diritto montanaro – l'adat. Ma sulla base di qualsiasi diritto giudicassero, i principi della democrazia erano osservati inflessibilmente.
E bisogna dire che la più dura resistenza alle truppe zariste fu fatta in quei distretti del Caucaso dove esisteva una direzione democratica. Con khan e principi – daghestani e cabardi – le truppe zariste se la cavarono rapidamente. Per cinquant'anni fecero resistenza per l'appunto le società libere, che non erano pronte a sottomettersi né allo shah di Persia, né allo zar bianco, come chiamavano l'imperatore russo.
Cos'è primario nella democrazia montanara, le tradizioni caucasiche o quelle islamiche?
– Primarie, indubbiamente, sono quelle montanare, le tradizioni originariamente caucasiche. E la formalizzazione giuridica e ideologica ricevuta dall'Islam si è posta su questa base già più tardi. Ciò si può confermare perlomeno perché l'organizzazione democratica nel Caucaso era unica nell'ambiente musulmano di Daghestan, Cecenia e Inguscezia, nella semi-cristiana Ossezia, tra i circassi, dove a quel tempo non si era ancora diffusa così fortemente l'influenza dell'Islam e nelle società montanare delle sub-etnie georgiane come Khevsuri, Svani e Tusci.
– Come si risolvevano i conflitti interetnici nelle libere società montanare?
– Il fatto è che in quel periodo non esistevano le nazionalità contemporanee. Le persone non si identificavano come àvari o dargin. Si corrispondevano con la società da cui erano usciti e si definivano genti di Gidatl', di Achty, di Cudachar [4] e così via. Cioè l'interazione non procedeva tra etnie, ma tra comunità montanare. I montanari che parlavano lingue diverse si univano davanti al nemico comune. E al contrario, comunità vicine per lingua potevano confliggere tra loro, mettiamo, per il territorio.
Voglio sottolineare che in quel periodo sui monti del Caucaso non ci furono guerre etniche. La storia non conosce casi in cui i montanari caucasici si siano eliminati a vicenda esclusivamente su base etnica. Se capitavano liti per la terra e il patrimonio o conflitti sulla base della vendetta di sangue, la riconciliazione delle parti avveniva attraverso l'istituto della diplomazia popolare, in Daghestan si chiama masliat. Le società vicine potevano far sedere le parti in conflitto in un cerchio comune e invitarle, talvolta costringerle alla riconciliazione per evitare ulteriore spargimento di sangue.
Purtroppo oggi né le autorità repubblicana, né quelle locali nel Caucaso usano praticamente questi meccanismi, poiché allora gli toccherebbe ascoltare valutazioni spiacevoli nei propri confronti da parte dei montanari. Ma per risolvere i problemi nel Caucaso il potere deve scendere al livello del popolo. E' necessario parlare con esso in una sola lingua, capire quali meccanismi regolano i rapporti in una comunità montanara e cercare di risolvere i conflitti appoggiandosi alle tradizioni che si sono conservate.
Quanto si inscrive la democrazia montanara nella realtà russa contemporanea – la si può utilizzare senza entrare in conflitto con la Costituzione della Federazione Russa, pienamente e non solo per mezzo dell'introduzione del Consiglio degli Anziani e simili iniziative?
– Il Consiglio degli Anziani che esiste oggi sia presso la rappresentanza stabile dello SKFO [5] e presso ogni capo di una repubblica è un organo scenografico in cui non entrano quelle persone che hanno influenza sulle menti dei propri conterranei, della gioventù e così via.
Per quanto riguarda la parte fondamentale della domanda, non vedo assolutamente alcuna contraddizione tra le norme della democrazia montanara e le leggi russe. Inoltre ritengo che le isolette di democrazia montanara che si sono conservate devono diventare il fondamento per lo sviluppo della società civile nelle repubbliche meridionali della Russia e servire da esempio per altre regioni del paese.
A suo tempo dal modello di organizzazione democratica nel Caucaso furono affascinati i nobili russi Pestel', Murav'ëv-Apostol, Bestužev-Marlinskij e altri. Alcuni di essi nel dicembre 1825 andarono nella piazza del Senato con la richiesta di sopprimere l'autocrazia e abolire la servitù della gleba.
La democrazia, se la si prende solo come insieme delle procedure politiche per l'alternanza e l'elettività dei governanti, non implica alcun complesso estraneo di norme giuridiche, cosicché non c'è alcun motivo di parlare di un suo conflitto con il diritto russo, poiché il diritto russo postula questi stessi principi democratici. Si può solo parlare di corrispondenza o non corrispondenza di alcuni valori o di alcuni modelli culturali.
Penso che se le autorità federali costruissero una democrazia russa moderna non su modelli e teorie occidentali, ma sulla propria tradizione russa originaria delle libere repubbliche di Novgorod e Pskov [6] con la loro struttura basata sul veče [7], il rafforzamento dei principi democratici e la formazione di una società civile nel nostro paese procederebbero molto più rapidamente.
Le tradizioni democratiche montanare trovano applicazione nelle vita politica contemporanea delle repubbliche caucasiche?
– Oggi i caucasici difendono la giustizia orientandosi in primo luogo sulla legge russa. Tra l'altro, in corrispondenza con le tradizioni montanare, si contrappongono all'usurpazione del potere e badano che i capi delle amministrazioni non si trasformino in piccoli principi locali.
Sono convinto, e lo dichiaro in piena responsabilità, che lo spazio più democratico della Russia contemporanea non sia piazza Bolotnaja [8], ma alcuni distretti di alta montagna delle repubbliche caucasiche, isolette di democrazia montanara che si sono conservate, dove senza concordare le questioni con gli abitanti del luogo i capi delle amministrazioni non possono prendere decisioni, in quanto capiscono che non saranno realizzate.
Ritengo che le autorità, sia repubblicane, sia locali debbano appoggiarsi a queste isolette di democrazia montanara. Tuttavia oggi le tradizioni di autogoverno sono ignorate e perfino schiacciate. Nel Caucaso già da qualche decennio si sta formando un governo di clan e feudale che non è interessato ad ascoltare l'opinione del popolo.
Il problema è a livello repubblicano e locale. Per questo oggi nelle repubbliche del Caucaso si sta creando una situazione paradossale, in cui gli abitanti della regione si fidano più del potere federale che di quello repubblicano e locale.
Non è meno paradossale che il Caucaso del Nord, dove il movimento di protesta è molto sviluppato, negli ultimi anni sia la regione più leale verso il potere, a giudicare i risultati delle elezioni…
– Qui esistono alcuni aspetti. In primo luogo, i risultati delle elezioni sono per molti versi garantiti dalle autorità in vari modi e non riflettono le reali preferenze politiche della popolazione locale. Ho già detto prima che i sistemi di clan nelle repubbliche caucasiche si sforzano di schiacciare le restanti tradizioni di autogoverno montanaro. E la reale voce del popolo non è considerata né alle elezioni, né negli uffici del potere.
In secondo luogo, lo ripeto di nuovo, nel Caucaso come da nessuna parte in Russia è alta l'autorità del potere federale centrale. Forse su ciò ha influito il fatto che alla squadra politica che oggi guida il paese è riuscito far cessare la guerra in Cecenia e trovare una variante per risolvere questo duraturo conflitto.
Inoltre il potere federale nella regione ha meritato il sostegno grazie alla respinta della campagna georgiana in Ossezia del Sud. Cioè alcuni passi decisivi di Mosca hanno permesso di guadagnarle autorità sia in Daghestan, sia in Cecenia, sia in Ossezia, sia in altre repubbliche. Per questo per me non c'è niente di stupefacente nel fatto che il partito al potere, che il popolo associa a Vladimir Putin, possa effettivamente ottenere alte percentuali di voti alle elezioni in alcuni distretti del Caucaso.
E' attuale oggi la popolarizzazione della democrazia montanara nel Caucaso o questi principi di vita fanno parte della mentalità dei caucasici e perciò non li minaccia l'oblio?
– I popoli del Caucaso hanno effettivamente nel sangue l'inclinazione alla giustizia e all'uguaglianza. Non è necessario popolarizzarla. Forse alcune complessità dei caucasici nell'integrazione nel tessuto culturale della società russa in molte città e regioni del nostro paese sono per l'appunto legate al fatto che la gioventù montanara cerca di attuare in modo sbagliato questa inclinazione, scambiandola con una spavalderia ostentata o inculcando a chi gli sta intorno i propri concetti di giustizia e uguaglianza.
Ma tra l'altro bisogna riconoscere che negli anni di potere zarista e sovietico si è verificata un'essenziale deformazione della consapevolezza giuridica e politica dei popoli montanari. Le proprie tradizioni si sono mischiate con tradizioni legate al periodo sovietico. Il legame con le generazioni precedenti una volta molto forte nel Caucaso oggi si è indebolito in modo significativo. Perciò con un'inclinazione all'uguaglianza e alla giustizia che si è conservata anche la formalizzazione sociale e politica di queste aspirazioni – negli istituti tradizionali e informali – si è deformata in modo significativo.
In molti distretti il modello tradizionale esiste in modo più o meno puro, ma qua e là la democrazia montanara si è trasformata in qualcosa di opposto a se stessa. I clan dominanti spesso usano per i propri scopi la prontezza dei montanari a mobilitarsi alla prima chiamata.
A qualche grande politico daghestano basta gridare "Offendono i nostri" e qui, mettiamo, a Machačkala [9] compariranno circa cento autobus – un gruppo di sostegno dai distretti montani. Questo fattore è diventato uno strumento di pressione sul potere repubblicano.
Perché non si verifichi qualcosa del genere il potere deve condurre una politica di coltura sia dei veri valori della società montanara, sia delle tradizioni della democrazia e della società civile che si formano oggi nella nuova Russia post-sovietica.
Ha conversato Badma Bjurčiev
"Kavkazskaja Politika" [10], http://kavpolit.com/gorskaya-demokratiya-drevnee-evropejskoj/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Piazza del centro di San Pietroburgo, dove nel dicembre 1825 vi fu la rivolta contro l'assolutismo dei cosiddetti "decabristi" (dal russo dekabr', "dicembre").
[2] "Grande Caucaso", sito indipendente sul Caucaso.
[3] Usanze, costumi.
[4] Villaggi del Daghestan meridionale.
[5] Severo-Kavkazskij Federal'nyj Okrug (Distretto Federale del Caucaso del Nord).
[6] Importanti città della Russia settentrionale.
[7] L'assemblea popolare delle antiche città-stato russe.
[8] "Del Pantano"(quello che c'era prima della sua costruzione), piazza del centro di Mosca teatro di grandi manifestazioni dell'opposizione.
[9] Capitale del Daghestan.
[10] “Politica Caucasica”, sito Internet indipendente.
 

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