16 novembre 2012

A proposito di Russia e Georgia (VIII)

Papuashvili: Georgia e Federazione Russa non hanno indagato i crimini compiuti durante il conflitto in Ossezia del Sud

15 novembre 2012, 10.41

Georgia e Russia non hanno adempiuto la disposizione della Corte Penale Internazionale sullo svolgimento di indagini preliminari sui crimini compiuti durante il conflitto in Ossezia del Sud nell'agosto 2008, ha dichiarato l'autore del rapporto "In attesa della giustizia russa" preparato dal Comitato di Helsinki norvegese Simon Papuashvili.
La Corte Penale Internazionale (CPI) è il primo istituto di diritto stabile nella cui competenza rientra l'azione penale nei confronti di persone responsabili di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. E' stato istituito sulla base dello Statuto di Roma siglato nel 1998. Esiste dal luglio 2002.

"Alla Corte Penale Internazionale all'Aia sta terminando la procedura di indagine preliminare sui crimini compiuti nell'agosto 2008. Nel release della corte si dice che la corte è giunta al punto in cui si può decidere se aprire un'indagine ufficiale, che sarà condotta già dagli organi della stessa corte o se va dato ancora un po' di tempo all'indagine preliminare", – ha raccontato a "Kavkazskij uzel" Simon Papuashvili.
Il Comitato di Helsinki Norvegese (NHC [1]) a ottobre indirizzò all'ufficio del procuratore della Corte Penale Internazionale il proprio rapporto "In attesa della giustizia russa", in cui si raccomandava alla corte di prendere una posizione più attiva nei confronti delle indagini sui crimini compiuti durante la guerra in Ossezia del Sud del 2008.

Come ritiene il redattore del rapporto, il membro dello NHC Aage Storm Borchgrevink, l'intervento della Corte Penale Internazionale nelle indagini sugli avvenimenti del 2008 sarebbe importante per tutta la regione caucasica, in quanto potrebbe rompere il paradigma dell'impunità caratteristico dei conflitti locali.
"Il Caucaso è la regione dell'impunità"
"La guerra in Ossezia del Sud del 2008 è solo una di alcune guerre che si sono verificate negli ultimi anni in questa regione. Ci sono state due guerre in Cecenia, un conflitto in Inguscezia, una guerra in Abcasia negli anni 1992-1993, il Nagorno Karabakh. E ovunque regna l'impunità. Non c'è stata ancora una pena per i crimini compiuti. Penso che questo aumenti la quantità di crimini nei conflitti", – ha detto Borchgrevink al corrispondente di "Kavkazskij uzel".
Secondo il membro dello NHC, il coinvolgimento della Corte Penale Internazionale nelle indagini su questi conflitti può cambiare la situazione del Caucaso in generale.
"Ciò può prevenire un ulteriore conflitto non solo tra Georgia e Russia, ma anche in tutta la regione. Questo, penso, è l'aspetto importante per cui questo caso è così importante. Potete vedere che le decisioni della corte influiscono sulla situazione, per esempio, in Africa e in altre regioni. Certo, la guerra in Georgia non è la più sanguinosa che abbia avuto luogo negli ultimi decenni, ma il Caucaso è la regione dell'impunità e l'intervento della Corte Penale Internazionale può cambiare questa situazione", – ha dichiarato Aage Borchgrevink.

"Russia e Georgia possono essere ugualmente colpevoli"
Il lavoro svolto da una base per pensare che entrambe le parti – sia la Russia, sia la Georgia – hanno commesso crimini che ricadono sotto la giurisdizione della CPI, ritiene Simon Papuashvili.

"Per quanto riguarda la Georgia, la corte ha dichiarato che, sulla base delle informazioni che ha ricevuto, si tratta perlomeno di due categorie di crimini – crimini di guerra e crimini contro l'umanità... Fondamentalmente ciò riguarda il bombardamento di Tskhinvali, tra l'altro con l'uso di armi che funzionano in un luogo e che è impossibile puntare su un oggetto concreto. E nelle circostanze concrete in cui la Georgia ha usato questi impianti lo si ritiene un crimine di guerra. E la corte ha una denuncia in merito. E certamente si tratta dell'attacco delle forze armate georgiane alle truppe delle forze di pace", – ha raccontato Simon Papuashvili.
Per quanto riguarda la Russia, secondo Papuashvili, si tratta del fatto che le truppe russe non hanno contrastato i crimini compiuti presumibilmente da formazioni ossete. "Si ritiene che la Russia attuasse un efficace controllo sui territori di cui si parla e che conseguentemente sia responsabile di tutti quei crimini che sono stati compiuti là... Là si tratta di persecuzioni su base etnica, comprese torture, omicidi, distruzione di proprietà", – ha chiarito Papuashvili.
Durante le indagini sulle azioni militari lo NHC ha evidenziato 16 casi di omicidi di civili (senza considerare i casi di morte per sparatoria o per esplosione di ordigni a frammentazione) sul territorio controllato dalla parte russa. Il più delle volte, secondo i dati dello NHC, le esecuzioni extragiudiziali sono state compiute da rappresentanti di formazioni armate irregolari che non erano unità strutturali delle forze armate russe.
Tuttavia, come si nota nel rapporto, "qualche intervista indica che le formazioni armate irregolari, che, presumibilmente, hanno compiuto questi crimini, hanno operato in collaborazione con le forze armate russe".

Secondo lo Statuto di Roma, sulla cui base opera la CPI all'Aia, all'azione penale non sono soggetti gli stati, ma persone concrete. Secondo Simon Papuashvili, nel caso in cui il procuratore della CPI prendesse effettivamente la decisione di iniziare un'indagine ufficiale che finirebbe con un processo, in conseguenza di questo procedimento potrebbero essere incriminate alte cariche di Georgia e Russia. In particolare l'attivista per i diritti umani fa i nomi del presidente Mikhail Saakashvili, del presidente Vladimir Putin e del primo ministro Dmitrij Medvedev.
"C'è una cosa che è propria dei processi che si svolgono all'Aia – sono sempre puntati sulla più alta carica che sia intervenuta come iniziatore o che sia stato provato essere legata a crimini internazionali. Può essere un presidente, un ministro della Difesa, il capo di Stato Maggiore o il comandante di grandi formazioni militari", – ha chiarito Simon Papuashvili.

"Le autorità della Georgia in parte non vogliono e in parte non sono in grado di svolgere indagini"
Per quattro anni il Comitato di Helsinki norvegese ha attuato un programma di ricerca dei casi di violazione dei diritti umani in Ossezia del Sud nel periodo da agosto a ottobre 2008. Come si nota nel rapporto, nel 2010 il governo della Georgia non ha risposto alla richiesta scritta di organizzazioni non governativa su come si svolgono le indagini.

Poiché i governi georgiano e russo non hanno fornito i corrispondenti materiali, la ricerca si è svolta per mezzo dell'analisi della documentazione, ma anche delle interviste alla popolazione che vive nella zona del conflitto e dei profughi dell'Ossezia del Sud. Inoltre lo NHC si è basato sui risultati del sondaggio condotto dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo (la Corte di Strasburgo), nel corso delle quali sono state interrogate per telefono 244 persone, che avevano presentato denunce a Strasburgo.
"Il sondaggio tra gli istanti alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, come pure le visite sul posto alla ricerca di fatti hanno evidenziato l'assenza di corrispondenti e significativi sforzi per lo svolgimento di indagini da parte delle autorità georgiane. Da queste informazione consegue la conclusione che le autorità georgiane in parte non vogliono e in parte non sono in grado di svolgere indagini sui casi di crimini internazionali verificatisi presumibilmente durante e dopo la guerra dell'agosto 2008", – si dice nel rapporto dello NHC .
"Su 60 abitanti intervistati solo sette confermarono che rappresentanti delle autorità georgiane si erano messi in contatto con loro"
Nell'ottobre 2011 i rappresentanti dello NHC insieme ai membri dell'"Associazione dei giovani giuristi della Georgia" e della "Coalizione della Corte Penale Internazionale" si incontrarono con i rappresentanti del Ministero della Giustizia e con l'ufficio del Procuratore Generale della Georgia. Dopo questo incontro il Ministero della Georgia inviò alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani un resoconto in cui si diceva che la Georgia aveva intrapreso azioni investigative per le indagini sui casi di crimini internazionali. In particolare si trattava di interrogatori e interviste alla popolazione che viveva in Ossezia nel Sud e nei territori adiacenti. Inoltre il governo georgiano ha indicato l'assenza di qualsiasi collaborazione nello svolgimento delle indagini da parte della Federazione Russa.
Durante i viaggi nei villaggi di confine e nei luoghi di residenza dei profughi nel corso di tutto il 2010 lo NHC condusse interviste a 60 abitanti del posto e solo sette di essi affermarono che rappresentanti delle autorità georgiane si erano messi in contatto con loro e avevano chiesto di quei casi che avevano a che fare con la guerra. Tra l'altro nessuno di questi sette rispondenti, come si nota nel rapporto, poté dire in modo univoco i rappresentanti di quali strutture avessero condotto le interviste – il Ministero degli Interni, il Ministero della Giustizia o la Procura della Georgia. Con nessuna di queste sette persone i rappresentanti del governo della Georgia, secondo i dati dello NHC, si sono messe in contatto per lo svolgimento di ulteriori azioni investigativi.

"Le indagini dello SK [2] della Russia sono più politiche che giuridiche"
Per ottenere ulteriori notizie sui crimini che si sono verificati lo NHC si rivolse con una richiesta al Comitato Inquirente della Russia. Come si dice nel rapporto, le dichiarazioni del capo del Comitato Inquirente Aleksandr Bastrykin dettero motivo si supporre la presenza presso la sua struttura di una grande quantità di informazioni riguardanti i crimini commessi nella Repubblica dell'Ossezia del Sud. Secondo le dichiarazioni di Bastrykin, in Ossezia del Sud furono inviati 200 inquirenti e 29 esperti per svolgere un'indagine sui crimini compiuti durante la fase attiva delle azioni militari.
Come si nota nel rapporto "In attesa della giustizia russa", la parte russa ha dichiarato che il Comitato Inquirente ha aperto procedimenti penali sulla base dell'articolo 105 (omicidio) e anche sulla base dell'articolo 357 (genocidio), basandosi sulle deposizioni di 500 vittime del conflitto.

Noteremo che praticamente subito dopo la conclusione degli scontri militari le autorità della Russia intervennero con l'iniziativa di fare istanza contro la Georgia all'Aia e a Strasburgo per l'attacco all'Ossezia del Sud. Per questo nell'agosto 2008 il Comitato Inquirente presso la Procura di Russia raccolse prove del genocidio in Ossezia del Sud e questi dati furono usati per la presentazione dell'istanza. Il 25 febbraio 2009 il Comitato Inquirente presso la Procura della Federazione Russa dichiarò la conclusione delle indagini sul "genocidio della Georgia nei confronti del popolo osseto". Copie dei materiali del caso nell'agosto 2011 furono inviate al procuratore della Corte Penale Internazionale.
Tuttavia il Comitato Inquirente della Russia non inviò comunque allo NHC alcuna informazione. Allora i rappresentanti dello NHC iniziarono la propria analisi delle azioni del Comitato Inquirente della Russia, basandosi sull'analisi dei documenti forniti da organizzazioni civili che collaboravano con le vittime della guerra e anche di informazioni fornite dalla Commissione Internazionale per l'accertamento dei fatti di Heidi Tagliavini e di documenti del comitato per i diritti umani dell'ONU.
Analizzata la documentazione, gli esperti dello NHC sono giunti a una serie di conclusioni. "In primo luogo, si crea l'impressione che la decisione di iniziare azioni investigative sia più politica che giuridica e che possa essere usata per giustificare l'invasione militare russa in Georgia", – nota lo NHC.
"Le indagini si concentrano esclusivamente sull'attacco alle forze di pace russe e ai civili da parte della Georgia"
"In secondo luogo, pare che le indagini si concentrino esclusivamente sull'attacco alle forze di pace russe e ai civili da parte della Georgia, perciò si ignorano i crimini commessi dalle forze armate russe e/o formazioni armate irregolari, che agirono in accordo e con il sostegno della Russia", – si dice nel rapporto.

Gli autori indicano anche la complessità delle indagini sui crimini, a cui ha portato il riconoscimento da parte della Russia dell'indipendenza dell'Ossezia del Sud (La Georgia ruppe le relazioni diplomatiche con la Russia dopo che nell'agosto 2008 la Russia riconobbe l'indipendenza di Abcasia e Ossezia del Sud – nota di "Kavkazskij uzel"). La Georgia non ha accesso a questo territorio e la Russia in qualità di parte responsabile indica le autorità dell'Ossezia del Sud, notano gli autori del rapporto dello NHC.
Va notato che il Comitato Inquirente della Federazione Russa tenne una corrispondenza anche con altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani – "42° articolo della Costituzione" e "Associazione dei giovani giuristi". In particolare, l'"Associazione dei giovani giuristi" si rivolse nel 2011 alla Commissione Inquirente della Federazione Russa con la richiesta di aprire un procedimento penale per il caso delle violazioni dei diritti dei georgiani etnici cacciati dall'Ossezia del Sud che si erano rivolti alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Secondo i dati delle ONG, questi persone sono in tutto 400.
Il Comitato Inquirente rese noto che questi casi erano stati incorporati nel procedimento penale contro il governo della Georgia con l'accusa di aver compiuto un genocidio.
Nel febbraio 2012 l'"Associazione dei giovani giuristi" chiese spiegazioni al Comitato Inquirente della Federazione Russa sul motivo per cui i casi dei georgiani etnici erano stati incorporati nel procedimento penale contro il governo della Georgia, che era accusato dalla parte russa di genocidio contro gli osseti. Tuttavia il Comitato Inquirente non rispose a questa domanda. Come si dice nel rapporto dello NHC, "il procuratore russo ha spiegato che il Comitato Inquirente aveva più di una volta chiesto collaborazione alla corrispondente autorità della Georgia, in particolare sulle corrispondenti azioni e documenti che potrebbero confermare la precisione delle informazioni contenute nelle denunce dei cittadini della Georgia, tuttavia l'ufficio del Procuratore Generale della Georgia si rifiutò di collaborare".

"Russia e Georgia non desiderano in ugual modo indagini sui crimini di guerra"

Aage Borchgrevink nota che la reazione del governo georgiano è parsa inaspettata alla comunità internazionale. "L'atteggiamento dei rappresentanti del governo georgiano verso la CPI non è stato quello dovuto e non ha corrisposto alle nostre aspettative. Questi, come si vede dai documenti, non hanno svolto le corrispondenti indagini. Speriamo che il nuovo governo intraprenda passi più attivi", – ha dichiarato Borchgrevink.
Le posizioni di Russia e Georgia riguardo alla propria riluttanza a svolgere indagini e fornire informazioni sono di fatto simmetrici, ritiene Simon Papuashvili. "Tutti i nostri tentativi di analizzare cosa accada in queste indagini ci hanno portati alla conclusione che di fatto là non c'è alcuna indagine e lo stato si occupa di azioni formali indirizzate a fermare o ad allontanare l'apertura ufficiale delle indagini", – dice Papuashvili.
"I tentativi di analizzare cosa accada in queste indagini ci hanno mostrato che di fatto non ci sono"
Tra l'altro Simon Papuashvili suppone che tali indagini non rientrassero tra gli interessi del governo di Mikhail Saakashvili. "Era ciò che con forza non voleva il governo precedente, perché queste indagini possono implicare la responsabilità di alti funzionari che furono coinvolti nel conflitto. La stessa cosa riguarda anche la parte russa", – ha dichiarato.
Papuashvili ritiene che la procura della CPI abbia abbastanza dati sulle violazioni per iniziare ufficialmente un processo penale. "La Corte Penale Internazionale ha qualche tipo di fonte di informazioni. In primo luogo, entrambe le parti – sia quella georgiana, sia quella russa – hanno inviato alla corte molto materiale che parla dei crimini che sono stati commessi dalla parte opposta. Inoltre la corte ha informazioni che sono state fornite da alcune organizzazioni non governative, comprese Human Rights Watch, Amnesty International, la nostra organizzazione e alcune ONG locali tanto da parte georgiana, quanto da parte russa", – ha constatato Simon Papuashvili.

La Georgia fece istanza contro la Russia alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale dell'ONU nell'agosto 2008. Questa ritiene la Russia colpevole di pulizie etniche nel periodo dal 1993 al 2008 e di trasferimento forzato di 300 mila persone nell'agosto 2008. Il 13-17 settembre 2010 all'Aia ebbero luogo le udienze pubbliche sull'istanza. La Russia insistette sulla mancanza di giurisdizione della Corte Internazionale dell'ONU sull'istanza e chiese di sospendere il procedimento sul caso, dichiarando che Mosca non era in lite con la Georgia su questa questione. Il 1 aprile 2011 la corte accolse il ricorso della Russia, decidendo che non avrebbe esaminato nel merito l'istanza presentata dalla Georgia contro la Russia in quanto non aveva i poteri necessari.

In precedenza "Kavkzaskij uzel" riferì che nel luglio 2009 la CEDU riconobbe la validità dell'esame della denuncia della Georgia, che accusava la Russia di violazioni dei diritti dei cittadini georgiani per "arresti abusivi e deportazioni di massa" dal territorio russo che avevano avuto luogo negli anni 2006-2007.

"Sul banco degli imputati all'Aia devono esserci le alte cariche della Georgia e della Federazione Russa"
Lo Statuto di Roma fu siglato a nome della Federazione Russa il 13 settembre 2000 dal ministro degli Esteri della Russia (a quel tempo Igor' Ivanov), tuttavia la Duma di Stato della Federazione Russa non ha ancora ratificato questo documento, poiché la Russia non è membro della Corte Penale Internazionale. Non di meno, come ritengono gli esperti, le sue azioni ricadono sotto la giurisdizione della corte proprio a causa della guerra in Ossezia del Sud.
"La Russia ricade sotto la giurisdizione della CPI, perché ha compiuto crimini sul territorio della Georgia, che è parte del sistema creato sulla base dello Statuto di Roma. E qui già si mantiene la posizione che si chiama principio di territorialità, che consiste nel fatto che anche se un paese non partecipa a questo sistema, se compie crimini sul territorio di un paese partecipante, le sue azioni devono essere comunque analizzata dalla CPI. Cosicché il problema della giurisdizione qui si risolve", – ha notato Simon Papuashvili.
Alla domanda su quanto veda realmente le più alte cariche sul banco degli imputati all'Aia Papuashvili ha risposto che attese del genere sono più reali nei confronti della Georgia, in quanto a causa dei processi democratici il presidente in Georgia non è assolutamente una persona intoccabile. "Questo dipenderà dalle prove che la corte avrà in mano. Se le prove testimonieranno che dette gli ordini che portarono al compimento di crimini di guerra, è del tutto probabile che la corte possa convocare e incarcerare Saakashvili", – ritiene Papuashvili.
Per quanto riguarda i leader russi, secondo Papuashvili, qui la situazione è più complessa. "Se la corte avrà le prove che Putin o Medvedev dettero indicazioni che portarono a dei crimini, la corte reagirà a questo. Potrebbe conseguire un ordine di arresto. Ma come reagirà la parte russa non posso prevedere. La corte, a sua volta, ha i propri meccanismi. Il più diffuso è il regime di attraversamento delle frontiere, – ha chiarito. – Tutti e 115 gli stati che sono parte del sistema della CPI saranno obbligati ad arrestare la persona concreta, se comparirà sul loro territorio. Nel migliore dei casi Putin o Saakashvili non potranno semplicemente viaggiare, non potranno entrare in alcuno di questi paesi. Ma tra questi rientrano gli USA e tutta l'Europa".

Ricordiamo che gli attivisti per i diritti umani sulla base degli esiti delle proprie osservazioni e dei colloqui con testimoni della guerra sono giunti alla conclusione che tutte le parti del conflitto armato in Ossezia del Sud hanno violato seriamente le norme del diritto umanitario hanno dichiarato che ci sono tutte le basi per pensare che nel corso degli avvenimenti di agosto ebbero luogo crimini di guerra.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Con l'avvento al potere "Sogno Georgiano" [2] è intenzionato a rendere la politica caucasica della Georgia più equilibrata","La Georgia è soddisfatta della decisione della corte dell'ONU, la Russia dubita della sua legittimità", "Delle istanze degli abitanti dell'Ossezia del Sud contro la Georgia alla Corte Europea si occuperà un'organizzazione sociale osseta", "La Georgia spera nella vittoria nell'istanza contro la Russia alla Corte Internazionale dell'ONU".

Autore: Beslan Kmuzov; fonte: corrispondente di "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/215756/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Dalla dicitura internazionale (inglese) Norwegian Helsinki Committee.

[2] Sledstvennyj Komitet (Comitato Inquirente).

[3] Coalizione di opposizione al presidente georgiano Saakashvili.
 
 

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