E' evidente che la guida dei popoli voleva attaccare la Germania,
ma il 22 giugno 1941 distrusse i suoi piani
Andrej ZUBOV, direttore della
rubrica, dottore in Scienze Storiche, professore dello MGIMO [1],
readattore responsabile del libro in due volumi "Storia della
Russia. ХХ secolo»:
– Il giorno nero del calendario, il 22 giugno 1941,
domenica, l'inizio della guerra che ha mietuto quasi trenta milioni
di vite della nostra gente. Giorno di lutto per sempre, finché
esisterà la Russia.
Ma cosa accadde quel giorno – un perfido attacco di un
alleato e amico provato o un colpo preventivo forzato con gli occhi
socchiusi per il terrore, che prometteva una guerra su due fronti in
cui la Germania non avrebbe mai vinto e neanche aveva chances di
vincere?
Chi è il colpevole della guerra più terribile della
nostra storia ? Hitler? Stalin? Entrambi i dittatori, che giocavano
alla politica come i ladri giocano a carte per la vita?
Su questo riflette lo storico pietroburghese Kirill
Aleksandrov.
Una perfidia senza esempi nella
storia dei popoli civili.
Dall'intervento alla radio
del 22 giugno 1941 di V.M. Molotov
Per lungo tempo nei manuali di storia sovietici, spiegando la
disfatta dell'Armata Rossa nei primi mesi di guerra, si raccontava
il mito della sconfinata fiducia di Stalin nei "maledetti
amici" di Berlino dopo il patto di Mosca del 1939. Tuttavia il
pensionato Vja
česlav
Molotov respingeva decisamente i giudizi sull'ingenuità
della guida. "Stalin credette a Hitler? – si indignava
Molotov. – Neanche di tutti i suoi si fidava!"
Per la comprensione degli scopi a lungo termine della politica
estera sovietica negli anni 1939-1941 e dei piani staliniani nei
mesi precedenti la guerra non mancano fonti. Negli ultimi vent'anni
solo i documenti importanti sono stati pubblicati integralmente,
altri sono stati pubblicati, ma non del tutto e sull'esistenza di
altri possiamo solo fare ipotesi – fino ad oggi sono nascosti
negli archivi con timbri di segretezza.
Una cosa è del tutto chiara – nel periodo dal 1 gennaio 1939
al 21 giugno 1941 le Forze Armate dell'Unione Sovietica crebbero in
modo significativo: per personale – da 2,4 a 5,7 milioni di
persone, per numero di divisioni – da 131 a 316, per numero di
cannoni e lanciamine – da 55800 a 117600, per numero di carri
armati – da 21100 a 25700, per numero di aerei da guerra - da 7700
a 18700. Tale crescita di armamento in tredici mesi testimonia con
evidenza che Stalin, con uno scopo e senza stare con le mani in
mano, si preparava alla guerra.
Ma a quale guerra – difensiva o offensiva? Non lo sappiamo con
precisione. Tra l'altro, quando si vuole spingere il nemico a
rinunciare all'aggressione, gli si mostra la forza del potenziale
contraccolpo. La forza si nasconde quando si vuole colpire noi
stessi. Il 3 agosto 1941, durante la visita al quartier generale del
gruppo dell'esercito "Centro" a Borisovo
[2]
disse cupamente: "Se avessi saputo che Stalin aveva tanti carri
armati, non avrei affatto attaccato l'Unione Sovietica".
Il discorso segreto di Stalin
Gli storici discutono se il patto Molotov-Ribbentrop abbia creato
le condizioni favorevoli per lo scatenamento della "Seconda
Guerra Imperialista" in Europa. In questo senso acquista un
particolare significato la polemica sul cosiddetto discorso di
Stalin del 19 agosto 1939, in cui il leader sovietico avrebbe
spiegato ai propri compagni del Politbjuro le utili ragioni del
futuro accordo sovietico-germanico. Il patto, secondo Stalin,
avrebbe convinto Hitler della neutralità dell'URSS e in seguito
avrebbe condotto a un prolungato scontro armato tra la Germania
nazista e il blocco anglo-francese. In seguito a questa lotta
sanguinosa si sarebbero inevitabilmente aperte prospettive per la
sovietizzazione di un'Europa devastata e indebolita:
"La questione della pace e della guerra entra in una fase
critica per noi, – avrebbe spiegato Stalin. – Se concluderemo un
accordo di aiuto reciproco con Francia e Gran Bretagna, la Germania
rinuncerà alla Polonia e si metterà a cercare un modus vivendi con
le potenze occidentali. La guerra sarà scongiurata, ma in seguito i
fatti potranno assumere un carattere pericoloso per l'URSS. Se
accetteremo la proposta della Germania, questa certamente attaccherà
la Polonia e l'intervento di Inghilterra e Francia diverrà
inevitabile (…) [allora] potremo sperare in un nostro proficuo
ingresso in guerra. L'esperienza degli ultimi 20 anni mostra che in
tempo di pace è impossibile avere in Europa un movimento comunista
forte al punto di prendere il potere. La dittatura del partito
diverrà possibile solo in conseguenza di una grande guerra. Faremo
la nostra scelta ed è chiara. Dobbiamo accettare la proposta
tedesca e rimandare gentilmente indietro la missione anglo-francese.
La prima priorità che trarremo sarà l'annientamento della Polonia
(…). E' negli interessi dell'URSS che infuri la guerra tra il
Reich e il blocco capitalista anglo-francese (…e) che duri più a
lungo possibile allo scopo di esaurire le due parti".
Gli oppositori affermano che il famigerato "discorso di
Stalin" del 19 agosto 1939 in realtà non ci fu e che il suo
noto riassunto, indipendentemente dalla variabilità delle redazioni
e delle traduzioni esistenti, non è niente di più che il frutto di
illazioni giornalistiche. E l'inflessibile decisione di Hitler di
attaccare la Polonia non sarebbe in alcun modo dipesa dal patto di
Mosca.
Qui, a dire il vero, sorge la lecita domanda sul perché allora
Berlino avrebbe cercato così insistentemente di ottenere il
ricevimento del ministro degli Esteri tedesco Joachim Ribbentrop a
Mosca proprio prima dell'inizio dell'invasione della Polonia da
parte della Wehrmacht. "Il tempo non aspetta, affretta, – si
riferiva nel memorandum del 15 agosto da Berlino per Molotov. – E'
auspicabile che gli avvenimenti non ci superino e che non siamo
messi davanti al fatto compiuto". Il 17 agosto l'ambasciatore
tedesco in URSS Werner von der Schulenburg riferì a Molotov che il
"centro di gravità" del nuovo accordo sovietico-germanico
sarebbe consistito non nello stesso patto di non aggressione, ma in
un protocollo segreto. Perciò era "auspicabile ricevere dal
governo sovietico almeno una bozza di protocollo". Molotov
rispose che il contenuto del protocollo andava discusso
accuratamente.
A nostro parere, il fatale discorso di Stalin, in cui questi
definì precisamente il cambiamento decisivo di corso –
dall'evasiva ricerca di un compromesso con le democrazie occidentale
alla conclusione di un duro accordo con la Germania nazista – fu
comunque pronunciato dal leader sovietico il 19 agosto 1939. Da
prova indiretta può servire il telegramma n. 189 di Schulenburg,
inviato da Mosca a Berlino il 19 agosto con il resoconto degli
avvenimenti di quel giorno importante.
Due diversi Molotov
Il 19 agosto Schulenburg si vide
due volte con Molotov.
La prima volta conversarono tra le 14 e le 15. L'ambasciatore
germanico si scusò per l'insistenza con la quale cercava di
ottenere l'incontro. Sapeva di cosa parlava: la preparazione
all'attacco alla Polonia era entrata nell'ultima fase ("Il
tempo non aspetta"). Il commissario del popolo sovietico
rispose al diplomatico tedesco con senso dell'umorismo: "Quando
il caso lo richiede, non bisogna rimandare". Molotov non
nascose di essere pronto al dialogo, ma rifiutò decisamente "di
determinare anche solo approssimativamente il momento del viaggio"
di Ribbentrop a Mosca, rimandando alla nebulosa indispensabilità di
preparare accuratamente una visita così importante. Particolare
attenzione dedicò di nuovo Molotov al protocollo segreto
complementare, che, a quanto riferiva Schulenburg, la parte
sovietica vedeva come parte
sostanziale del futuro patto.
Su questo i diplomatici si separarono.
Si formò l'impressione che Molotov la tirasse per le lunghe come
prima, in quanto si conservava l'indeterminatezza nella scelta tra
Berlino e Parigi. Stalin continuava ad oscillare tra "pro"
e "contro". Tale situazione, a giudicare il contenuto dei
dispacci diplomatici tedeschi, innervosiva molto Hitler – la cosa
più probabile è che davvero non ritenesse possibile dare l'ordine
di invadere la Polonia in uno stato di non chiarezza ad Est.
Tuttavia verso le 15.30 Molotov chiese inaspettatamente a
Schulenburg di andare di nuovo al Cremlino. Questi si incontrarono
un'ora dopo. Stavolta il capo del governo dell'URSS e commissario
del popolo per gli Affari Esteri si comportò in un altro modo.
Riferì al diplomatico germanico che nel tempo che era passato
aveva
fatto rapporto al governo sovietico, ricevendo l'indicazione di
trasmettere a Schulenburg un progetto di patto di non aggressione.
Per la prima volta si indicava anche la possibile data di arrivo di
Ribbentrop a Mosca: il 26 o il 27 agosto. Schulenburg nel telegramma
n. 189 notò: "Molotov non mi ha spiegato i motivi del netto
cambiamento della sua posizione. Suppongo che si sia immischiato
Stalin". E con la sua supposizione è difficile non concordare.
In tal modo, dal telegramma n. 189 di Schulenburg consegue che al
Cremlino tra le 15.00 e le 15.30 del 19 agosto si svolse una qualche
importante riunione politica, i cui partecipanti discussero lo
sviluppo delle relazioni sovietico-germaniche. Dopo la riunione,
grazie alla decisione di Stalin, come pensò l'autore del
telegramma, la posizione di Molotov divenne inaspettatamente più
favorevole alla conclusione del patto lungamente atteso nei tempi
più brevi. Il 21 agosto la data della visita di Ribbentrop fu
finalmente stabilita per il 23 agosto.
Il 22 agosto alla riunione dei più alti generali a Obersalzberg
Hitler dichiarò con soddisfazione ai rappresentanti dell'élite
militare del Reich: "Adesso che ho fatto le indispensabili
preparazioni diplomatiche, la strada è aperta per i soldati".
Il cancelliere del Reich raccontò agli ascoltatori il significato
benefico dell'avvicinamento sovietico-germanico per la distruzione
della coalizione anti-germanica e la conduzione di una guerra
vittoriosa contro la Polonia. Più di trent'anni dopo Molotov,
ricordando i drammatici avvenimenti di agosto, pronunciò con tono
edificante una frase notevole per la sua veridicità: "Hitler
non ha mai capito i marxisti".
Peraltro il summenzionato discorso del F
ührer
a Oberslazberg smentisce del tutto la versione della scuola storica
stalinista sul fatto che il patto di Mosca avrebbe permesso
di ritardare di due anni l'attacco hitleriano all'Unione Sovietica.
Nell'estate 1939 Hitler non aveva né forze, né risorse, né
piani, né una frontiera comune per una guerra di grandi dimensioni
all'URSS in un così enorme teatro di azioni militari.
Il 31 agosto 1939 alla seduta straordinaria del Soviet Supremo
Molotov intervenne con un rapporto programmatico. Su Hitler non
disse una parola, ma salutò "lo sviluppo e la fioritura
dell'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica e il popolo
tedesco". Il commissario del popolo definì i politici dei
paesi liberali dell'Occidente "incendiari di guerra che hanno
colmato la misura", che richiedono "che l'URSS entri
obbligatoriamente in guerra dalla parte dell'Inghilterra contro la
Germania". In conclusione il relatore sottolineò: "
L'accordo
di non aggressione sovietico-germanico significa il ritorno allo
sviluppo dell'Europa". Il giorno dopo il ritorno avvenne
davvero.
La preparazione alla guerra offensiva
Il 7 settembre in un colloquio con i leader del Komintern Stalin
precisò le parole del proprio compagno più vicino: "La guerra
è tra due gruppi di paesi capitalisti per la spartizione del mondo,
per la signoria sul mondo! Noi non siamo contrari, che si azzuffino
ben bene e si indeboliscano a vicenda". Secondo la guida,
bisognava "spingere una parte contro l'altra, perché [queste]
si facciano meglio a pezzi". "Lo stato polacco in
precedenza era uno stato naz(ionale). Perciò i rivoluzionari lo
difesero dalla divisione e dall'asservimento.
Adesso è uno stato
fascista, opprime ucraini, bielorussi, ecc.. L'annientamento di
questo stato nelle attuali condizioni significherebbe uno stato
fascista e borghese in meno! Che ci sarebbe di male, se in
conseguenza della disfatta della Polonia diffondessimo il sistema
socialista su nuovi territori e una nuova popolazione?...
Bisogna
dire alla classe operaia – la guerra è per la signoria sul
mondo". (Appunto in russo di G. Dimitrov
[3]
scritto a memoria dopo l'incontro nel suo diario. RGASPI
[4].
Fondo 146. Elenco 2. Caso 5. Fogli 54-56.)
Tutti questi enunciati corrispondono pienamente al senso e allo
sprito degli avvenimenti del 19 agosto 1939. Così si sono
tratteggiati i contorni della guerra, che pianificò e intese in
prospettiva condurre Stalin, ma che si rivelò del tutto diversa.
In conseguenza della realizzazione del patto di Mosca del 1939
sorse una frontiera comune tra l'URSS e il Reich. Per un'operazione
offensiva vittoriosa si richiedeva la repentinità, l'utilizzo
decisivo delle unità di carristi e dell'Aeronautica Militare per
tutta la profondità della difesa del nemico, l'uso massiccio di
truppe paracadutate, l'accurato mascheramento delle proprie
intenzioni allo stadio preparatorio, la schiacciante superiorità
delle forze sul nemico preso di sorpresa.
La variante in cui il
nemico cerca per primo di dare un colpo distruttivo al Cremlino non
era neanche esaminata.
Il 14 ottobre 1940 Stalin finalmente approvò le "Considerazioni
sulle basi dello svolgimento", il documento sulla cui base fu
attuata tutta la pianificazione militare fino al 22 giugno 1941. Il
più forte contingente di truppe si dispiegò nel Distretto Militare
Speciale di Kiev. La variante di turno, preparata per l'11 marzo
1941, delle "Considerazioni" prevedeva che il colpo
principale venisse sferrato in direzione Sud-Ovest. Nel 1973 il
maresciallo Ivan Konev, nominato nel gennaio 1941 comandante del
distretto militare del Caucaso del Nord, ricordò come lo accolse il
commissario del popolo per la Difesa, il maresciallo Sem
ën
Timošenko al momento di entrare in carica: "Disse:
"Contiamo su di Lei. Rappresenterà un gruppo di truppe
d'assalto nel caso che sia indispensabile sferrare un colpo".
Il 15 marzo 1941 Timo
šenko
ordinò di fornire le truppe entro il 1 maggio di medaglioni "da
morti" con i foglietti personali di registrazione come
richiesto in tempo di guerra.
Lo stesso giorno il comandante delle truppe del Distretto
Militare Speciale Occidentale, il generale di corpo d'armata Dmitrij
Pavlov firmò la direttiva n. 008130 (il numero nel documento è
inscritto a mano), indirizzata ai consigli militari delle armate, ai
commissariati militari regionali, ai comandanti delle unità e dei
reparti del Distretto Militare Speciale Occidentale. Questo
ordinava, rinviando al piano di mobilitazione del 1941, di "mettere
i reparti e le istituzioni del distretto
in piena preparazione
alla mobilitazione" entro il 15 giugno (la sottolineatura è
nel 1° esemplare dattiloscritto della direttiva). Per il
completamento dei reparti e delle istituzioni si prescriveva di
utilizzare tutti i presenti a livello di età dell'organico iniziale
della riserva, ad esclusione delle persone che godevano di rinvii
della chiamata alla mobilitazione. In tal modo la mobilitazione non
era ancora dichiarata, ma in tempo di pace si richiamavano tutti i
comandanti della riserva, ad esclusione di chi aveva un incarico. Le
persone di istruzione media e alta che avevano svolto servizio
effettivo nelle truppe restavano nelle cariche di comandanti di
plotone. Ai comandanti militari regionali toccava produrre la
registrazione degli obbligati alla leva con un'aggiunta del dieci
per cento per le necessità di mobilitazione. Come data di
presentazione del rapporto sulla preparazione alla mobilitazione
delle truppe del distretto era designato il 18 giugno. Probabilmente
firmarono direttive analoghe anche i comandanti delle truppe dei
restanti distretti di frontiera.
Nell'aprile 1941 nei distretti militari occidentali iniziò la
concentrazione di 247 divisioni sovietiche, che costituivano oltre
l'80% delle forze presenti dell'Armata Rossa. Il 5 maggio al
Cremlino ebbe luogo il famoso banchetto per la promozione dei
comandanti che avevano passato il riaddestramento presso l'accademia
Frunze. Al banchetto erano presenti circa duemila persone. Tra gli
invitati c'era l'istruttore dell'Accademia dello stato maggiore, il
comandante di brigata Vasilij Maly
škin,
comandante di quadro dell'Armata Rossa, liberato dal carcere nel
1939 durante la "liberalizzazione di Berija".
Nel pieno della tavolata uno degli ospiti propose un brindisi
alla politica pacifica di Stalin. Tuttavia Stalin obiettò
inaspettatamente e Maly
škin
registrò le tesi fondamentali del suo intervento non
programmato: "L'affermazionde che il governo sovietico ha
attuato con successo una politica di pace è corretta, tuttavia ora
è intempestivo sottolineare la politica di pace del governo
sovietico. Ciò significa orientare scorrettamente il popolo e
indirizzare il suo pensiero su un percorso che non corrisponde
all'attuale tappa di sviluppo. E' giunto il tempo di spiegare al
popolo che il periodo della politica di pace è passato. E'
necessario preparare il popolo al pensiero dell'indispensabilità
della guerra, tra l'altro una guerra offensiva. Gli scopi ulteriori
dell'Unione Sovietica potranno essere raggiunti solo con l'uso delle
armi".
Tra l'altro lo spostamento e l'accumulo massicco di truppe
nell'Ovest dell'URSS continuava. A maggio-inizio giugno 1941 sotto
forma di "Grandi Periodi di Esercitazioni" nell'esercito
furono chiamate segretamente 805 mila persone: il 24% dell'organico
mobilitabile in tempo di guerra. A metà maggio 1941 al Quartier
Generale della RKKA
[5]
fu steso l'ultima rielaborata variante del piano operativo che
prevedeva nella direzione sud-occidentale (principale) la sconfitta
del nemico a est della Vistola e la conquista di Cracovia. Il
concentramento di truppe procedeva secondo il piano, ma le date e i
periodi del passaggio alle azioni operative restano tuttora ignoti.
"A Hitler non restava nulla da fare tranne
attaccarci"
Il pensionato Molotov, raccontando gli ultimi mesi del 1941 prima
della guerra, nei colloqui privati si limitava a semi-ammissioni,
che allo stesso tempo erano molto significative: "Un errore fu
commesso, ma direi di carattere secondario, perché temevamo di
imporci la guerra"; "A Hitler non restava nulla da fare
tranne attaccarci, anche se la guerra con l'Inghilterra non era
finita, ma non l'avrebbe mai finita – prova a finire una guerra
con l'Inghilterra!"
Certo, Molotov aveva idea delle opinioni geopolitiche di Hitler
esposte nel "Mein Kampf". Ma l'ex commissario del popolo
per gli Affari Esteri legava l'attacco della Germania all'Unione
Sovietica nell'estate 1941 non tanto agli orientamenti ideologici
dei nazisti, quanto a qualche altro motivo su cui preferiva non
diffondersi troppo.
Il 24 maggio 1941 al Cremlino Stalin tenne una riunione
politico-militare allargata e senza precedenti per rappresentanza.
Ad essa parteciparono Molotov, Timo
šenko,
il capo di Stato Maggiore dell'Armata Rossa, il generale di corpo
d'armata Georgij
Žukov,
i comandanti delle truppe dei cinque distretti occidentali, i membri
dei consigli militari e i comandanti dell'aviazione e anche il capo
della Direzione Operativa dello Stato Maggiore, il generale di
brigata Nikolaj Vatutin e il capo della Direzione Centrale
dell'Aeronanutica Militare della RKKA, il generale di brigata
dell'aviazione Pavel
Žigarev.
Finora, a parte lo stesso fatto dello svolgimento della riunione,
non è noto alcun dettaglio di essa.
Il 4 giugno il Politbjuro prese la decisione di formare entro il
1 luglio la 238.a divisione, "completata di organico di
nazionalità polacca e di persone che conoscono la lingua polacca".
La stessa formazione nazionale, solo finlandese, fu creata per
l'utilizzo nell'organico dell'Armata Rossa nell'autunno 1939, alla
vigilia della guerra sovietico-finlandese.
Peraltro i sostenitori della classica versione sulla "politica
pacifica di Stalin" affermano che in nessun archivio sono stati
trovati documenti che indicheebbero la decisione politica di Stalin
di iniziare azioni di guerra contro la Germania. Tuttavia anche
l'attacco dell'Unione Sovietica alla Finlandia il 30 novembre 1939
ebbe luogo senza alcuna decisione scritta sull'inizio della guerra
un giorno e a un ora indicati.
"Decisione politica" poteva diventare un ordine
immediato di aprire il fuoco e passare la frontiera per raggiungere
il momento di piena preparazione. Ma senza misure preparatorie
all'ora "x", come nel caso della Finlandia, non poteva
andare bene.
Il 19 giugno 1941 seguì l'ordine di Timo
šenko
per la creazione di direzioni di fronte nelle basi dei quartier
generali dei distretti militari occidentali. Di fatto ciò
significava la preparazione all'apertura di azioni di guerra nei
tempi più brevi perché le direzioni di fronte si creano per la
guerra. Ecco uno di quei documenti, giunto da Mosca il 19 giugno
1941 a nome del comandante del Distretto Militare Speciale del
Baltico, il generale di divisione F
ëdor
Kuznecov – dalla collezione di microfilm del generale di
divisione Dmitrij Volkogonov, conservata nell'archivio Hoover
dell'università di Stanford a Palo Alto (l'ortografia è
conservata).
"Cifrato n.
5439, 5440
Inviato il 19.6.41 в 4.00 Ricevuto il
19.6.41 alle 4.20
Giunto alla ŠO
[6] del distretto
il 19.6.41 alle 4.25
CONSEGNARE IMMEDIATAMENTE
AL COMANDANTE
DELLE TRUPPE PRIBOVO [7]
P E R S O N A L M E N T E
IL COMMISSARRIO DEL POPOLO PER LA
DIFESA ORDINA DI DISTACCARE LA DIREZIONE DI FRONTE E ENTRO IL 23
GIUGNO 1941 SPOSTARLA AL KP [8]
PONEVEŽ
[9], ORGANIZZANDO
ACCURATAMENTE LA DIREZIONE DELLE TRUPPE.
Riga lasciare sottposta A LEI La
Direzione del Distretto in capo al Suo vice.
Telegrafate l'esecuzione.
Tenere distacco e trasferimento
della Direzione del Fronte nel più rigido segreto, avvertire di ciò
l'organico del quartier generale del distretto.
N. 560/ZNGŠ
[10] Ž
U K O V
Decifrato ore 04 40 min. "19"
giugno 1941".
Sul modulo ci sono sottolineature del testo e note scritte a
mano. Ma a chi appartengano va ancora spiegato. In tal modo, è
indispensabile archiviare la versione secondo cui Stalin e la
leadership politico-militare sovietica non si preparavano alla
guerra.
"Eravamo pronti! – si scaldava il pensionato Molotov,
rispondendo agli appunti sull'impreparazione. – Come si può dire
che non lo eravamo?» Lo eravamo, certo. Ci preparavamo. Solo a
cosa?...
Kirill ALEKSANDROV
"Novaja gazeta",
http://www.novayagazeta.ru/society/53187.html
(traduzione e note di Matteo Mazzoni)