22 aprile 2012

A proposito di Olimpiadi (III)

A Soči gli analisti di "Human Rights Watch" hanno registrato violazioni dei diritti umani nel corso della preparazione alle Olimpiadi
21 aprile 2012,09.37
I rappresentanti di "Human Rights Watch" hanno segnalato violazioni dei diritti umani dei lavoratori immigrati che vengono commesse a Soči nella preparazione alle Olimpiadi. Sono state segnalate anche violazioni legate al sistema di espropri e di trasferimenti di persone per la costruzione di impianti e infrastrutture olimpici, casi di violazioni della libertà di parola e pressioni su giornalisti e attivisti civici.

La situazione dei diritti umani a Soči legata alla preparazione ai Giochi Olimpici nel corso della settimana è stata analizzata dalla prima analista per l'Europa e l'Asia Centrale dell'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani "Human Rights Watch" Jane Buchanan insieme alla collega di Mosca Julija Gorbunova.

Jane Buchanan ha raccontato al corrispondente di "Kavkazskij uzel" che questa sua visita a Soči non è la prima – visita la città già da tre anni, continuando a studiare la situazione dei diritti dei lavoratori immigrati e delle persone trasferite, della limitazione della libertà di parola e della pressione sugli attivisti civici.
"Il nostro lavoro è costituito da interviste alle vittime e sulla base di queste interviste scriviamo rapporti in cui enunciamo la situazione e segnaliamo le violazioni. Sulla base di questo governi, corporazioni e altri devono reagire" – dice l'analista Jane Buchanan.
Con gli attivisti per i diritti umani si sono incontrati i lavoratori immigrati che lavorano alla costruzione di impianti olimpici. "Otto persone sono arrivate dal Tagikistan e dall'Uzbekistan. Qui si sono trovati un lavoro e si sono scontrati con situazioni molto complesse", – ha raccontato Jane Buchanan.
Uno di loro ha raccontato che per tre mesi a lui e alla sua brigata non hanno pagato lo stipendio, anche se fornivano alloggio e cibo. Hanno dato solo 100-200 rubli [1] per le sigarette e per telefonare. Di conseguenza ha lasciato questo lavoro senza ricevere alcuno stipendio.
"Questi ha raccontato anche che il datore di lavoro gli prese il passaporto per due mesi perché non potesse andarsene da nessuna parte [2] – questo è considerato lavoro forzato (schiavitù). Questa persona si trova in una situazione senza uscita e questa è una violazione molto seria", – ha dichiarato Buchanan.

Buchanan ritiene che la legislazione in Russia sia abbastanza sviluppata e che siano previsti diritti corrispondenti alle richieste internazionali, perciò il governo è obbligato a superare queste violazioni, cioè fare di tutto perché non si verifichino. Buchanan indirizza anche l'attenzione degli stessi lavoratori immigrati sull'indispensabilità di lottare per i propri diritti.

"Vogliamo molto che gli stessi lavoratori, quando si scontrano con dei problemi, si rivolgano per avere aiuto alle organizzazioni sociali, alla procura o all'ispettorato del lavoro perché ci sia attenzione e queste violazioni siano indagate più spesso. E' molto importante il ruolo della società civile perché in presenza di tali violazioni gli attivisti agiscano e si rivolgano anche da qualche parte per avere informazioni su violazioni", – ha dichiarato Buchanan.

Oltre all'inosservanza dei diritti dei lavoratori immigrati gli analisti di "Human Rights Watch" hanno registrato violazioni legate al sistema di espropri e di
trasferimenti di persone per la costruzione di impianti olimpici e infrastrutture, casi di violazione della libertà di parola, pressioni su giornalisti e attivisti civici.
"Le persone trasferite avrebbero dovuto ricevere un normale risarcimento o un'abitazione corrispondente, ma non in tutti i casi è stata ricevuto un risarcimento che corrisponde al prezzo reale dell'immobile oppure le persone sono state trasferite in abitazioni in condizioni sfavorevoli. 
Giornalisti e direttori di mezzi di comunicazione di massa hanno ricevuto minacce, il cui scopo era cancellare gli articoli o cambiarli in modo tale che non fossero di acuta critica. Si verificano casi in cui un giornalista vuole capire la situazione da vari punti di vista, ma le alte personalità non rispondono alle domande e non esprimono una posizione, perciò per giornalista è difficile scrivere o parlare di questo tema come richiede il giornalismo", – ha chiarito Jane Buchanan.
Durante questo viaggio le attiviste per i diritti umani non si sono incontrate con i rappresentanti degli organi di potere o delle compagnie che portano avanti la costruzione degli impianti olimpici, ma hanno raccolto materiali per elaborare e presentargli in seguito raccomandazioni per migliorare la situazione nella Soči olimpica.

Ricordiamo che in precedenza nel corso del monitoraggio di Human Rights Watch a Soči legato alla preparazione alle Olimpiadi invernali del 2014 furono evidenziati due problemi, la cui soluzione operativa potrebbe essere, secondo gli attivisti per i diritti umani, escludere serie violazioni: la mancanza di trasparenza negli espropri di immobili per costruire impianti olimpici e le condizioni in cui lavorano i costruttori.

"Human Rights Watch" ha dichiarato che i partecipanti al Congresso Olimpico devono elaborare un meccanismo continuo di valutazione della situazione dei diritti umani nel paese ospite prima, durante e dopo lo svolgimento dei Giochi Olimpici.

Come ha già comunicato "Kavkazskij uzel", contro il programma di preparazione di Soči alle Olimpiadi fin dall'inizio interviene una serie di organizzazioni ecologiste, sociali e politiche, facendo dichiarazioni su una catastrofe ecologica e sulle inevitabili liti tra il potere e la popolazione della città.

Nota della redazione: vedi anche le notizie "Gli abitanti di Soči dichiarano di rifiutare la formalizzazione da parte delle autorità degli appezzamenti di terreno che gli appartengono", "A Soči dopo una serie di picchetti è stato deciso di congelare la costruzione di un parcheggio sul territorio di un centro scolastico", "A Soči per macchinazioni con appezzamenti di terreno è stato condannato un gruppo di 13 persone".

Autore: Semën Simonov; fonte: corrispondente del "Kavkazskij uzel"
"Kavkazskij uzel", http://www.kavkaz-uzel.ru/articles/205324/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

Note
[1] Circa 2,5-5 euro.

[2] In tutta la ex Unione Sovietica il passaporto è l'unico documento di identità.
 
 

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