26 marzo 2012

A proposito di patti

Festa nazionale o tragedia popolare?


Ingushetia.Ru, 25.03.2012, 02.16

Appello del "Mechk-Kchel"
[1] al popolo inguscio

L'Inguscezia ha celebrato il 242° anniversario della cosiddetta unione con la Russia. In precedenza per molti anni ci hanno convinti dell'"entrata volontaria nel corpo della Russia".

Ma per quanto si esercitassero nelle formulazioni, il loro senso implicito era uno: passando in soggezione all'Impero Russo con il patto del 17 (19) marzo 1770, il popolo inguscio mostrò non solo una rara saggezza, ma acquisì anche grande felicità, le cui dimensioni sono impossibili da valutare in alcun modo per ogni generazione di ingusci. Questi sono l'involucro propagandistico e la farcitura ideologica di quel fatto storico e in qualche grado fatidico per tutto il Caucaso.

Ma è così?

Non c'è dubbio che l'atto di entrata nel corpo della Russia (o l'"unione" con essa) sia un avvenimento importante e determinante nella storia e nel destino del popolo inguscio, che giocava allora un ruolo non poco importante nel centro geografico del Caucaso, tra cui anche per la Russia, che aspirava con forza a rafforzarsi per sempre in questa regione, creando qui la propria testa di ponte per muoversi più avanti nel Sud. Perciò è necessario non parlare più dei vantaggi per gli ingusci da questo atto, ma dei vantaggi della stessa Russia.

E' noto che tra tutti i popoli del Caucaso del Nord solo gli ingusci secondo un vero accordo volontario e comune, sulla base di un patto siglato con l'impero, sono entrati nel suo corpo. Perfino gli osseti, tanto "zelanti russi" negli ultimi tempi, poterono divenire suoi sudditi solo quattro anni dopo – nel 1774. Ma neanch'essi hanno un patto siglato con l'impero. E solo dopo il rafforzamento delle proprie posizioni per mezzo degli ingusci l'amministrazione russa fondò sulla nostra terra, vicino all'abitato di Zaur-kov (o l'appezzamento di Zaurovo) la fortezza Vladikavkazskaja nel 1784 come proprio avamposto ai confini meridionali. E solo dopo questo l'amministrazione zarista, grazie agli sforzi del principe Potëmkin, cominciò una politica di popolamento presso la fortezza degli osseti dei monti vicini.

Questa è la verità storica. Ed è confermata non solo dalla memoria del nostro popolo, ma anche da precisi e numerosi documenti di archivio.

Ma cos'è insomma? Quali reali esiti dette al nostro popolo questo, chiamato in conseguenza della propaganda "saggio in modo epocale", importante passo dei nostri antenati, di cui tutti noi ogni volta , nel corso degli ultimi decenni, invita ad essere orgogliosi il potere?

Il luogo dove ebbe luogo questo avvenimento effettivamente storico fu chiamato dal nostro popolo "Barta bose", cioè "Pendio dell'accordo". Per il popolo inguscio questo luogo è divenuto veramente sacro. Gli ingusci continuano ancora a custodirlo santamente nella memoria, trasmettendolo di generazione in generazione. La stessa sacra "aureola" abbiamo donato al villaggio di Angušt, vicino al quale ebbe luogo questo avvenimento. Ed esso – Angušt – è di qualche secolo più vecchio di Vladikavkaz [2].

Dal nome di questo villaggio i russi attribuirono al nostro popolo l'etnonimo "ingusci", cosa di cui pure siamo smisuratamente orgogliosi e non ci vediamo altrimenti. E' ciò intorno a cui si forma la nostra autocoscienza, si cementa la nostra comunità etnico-culturale come popolo indipendente realizzato.

Tutto questo siamo noi.

Ma riguardo a noi?

Noi dimostriamo continuamente a noi stessi e al resto del mondo che dal momento della conclusione di questo patto il nostro popolo gli resta sempre fedele, neanche nei tempi dei torbidi più terribili si è allontanato da esso, non ha infranto una volta la parola di fedeltà alla Russia data dai nostri antenati che in modo dedito e fedele continueremo a restare russi e non ci vediamo altrimenti. Ma a chi arrivano questi nostri scongiuri? Chi ci mostra in risposta comprensione? Chi e come adempie le condizioni di quel patto nei nostri confronti?

La dura verità della vita mostra che ogni volta "convinciamo" solo noi stessi, ma gli altri, quelli che vogliamo convincere, sono semplicemente sordi alle nostre assicurazioni. Non è forse così?

Allora, svolgiamo questa verità della vita nei fatti.

Dov'è fino ad oggi "Barta bose"? Dov'è Angušt? Quali diritti oggi e per tutto il secolo scorso ha avuto su di essi ed ha il nostro popolo e quali nomi porta per tutto questo tempo, quale rapporto hanno questi nomi con il nostro popolo? Chi nel secolo scorso era e rimane finora padrone là? E dove siamo noi, il nostro popolo?

Non chiamiamo nessuno a nessuna azione contro chicchessia o per qualsiasi cosa, invitiamo solo a pensare e a riflettere. Le conclusioni deve trarle ognuno da solo.

Ma il Mechk-Kchel si ritiene in diritto di porre così ad ogni inguscio le suddette domande. Una volta risposto ad esse onestamente, ognuno scoprirà per conto suo solo la crudele verità, questo è un tradimento! Parlando di tradimento, non intendiamo i nostri antenati, che probabilmente in quel periodo storico presero l'unica decisione ragionevole e corretta per se, ma intendiamo quelli a cui credettero e chi, come ha mostrato la storia, ha ingannato loro e i loro discendenti – fino a noi e voi.

Grazie alla fiducia e forse alla saggezza dei nostri padri la Russia nel XVIII secolo si rafforzò fondamentalmente nella parte centrale del Caucaso del Nord. Ma dopo ciò:

1) 1865 – esilio in Turchia di nostri compatrioti (il cosiddetto muchadžirstvo [3]), così come di altri caucasici del Nord.

2) 1867 – piena colonizzazione della nostra Patria per mezzo della creazione di strisce di terreno assegnate ai cosacchi e l'insediamento di cosacchi sulle nostre terre più fertili, nelle nostre case e nei nostri villaggi, trasformandoli in villaggi cosacchi, scacciando da là la popolazione autoctona, cioè i nostri e vostri antenati, cosa che li privò non solo dei beni accumulati, delle proprietà, delle terre fertili e non solo li destinò a un'esistenza pesante e affamata, li privò anche dei più elementari diritti umani. In tal modo il "Barta bose" e Angušt diventati emblematici, per primi, dopo la loro fondazione da parte degli ingusci, cessano di essere tali, trasformandosi nel villaggio cosacco di Tarskaja. Così resta fino ai nostri giorni, ad esclusione di un breve periodo di ristabilimento della giustizia nei nostri confronti dopo l'instaurazione del potere sovietico – dal 1920 al 1944 – quando ci restituirono le nostre terre, trasferendo da là i cosacchi in modo organizzato nel distretto di Pjatigorsk [4]. Dal 1944 ci furono di nuovo tolte, ma già a beneficio degli osseti.

3) 1944 – genocidio in forma di deportazione individuale in Kazakistan e in Asia Centrale, con rapine generali e distruzione della nostra Patria, dei beni, dei prodotti di una storia millenaria, della cultura materiale e spirituale, ecc.

4) Fine anni '50-inizio anni '60 – con il pretesto di ristabilire la repubblica, contro la volontà del popolo, il potere centrale "dona" il 40% dell'Inguscezia storica – il distretto Prigorodnyj, la città di Vladikavkaz – all'Ossezia del Nord e per tutti i decenni seguenti blocca i diritti e le possibilità degli ingusci cacciati da là a tornare e vivere nella propria Patria almeno alla pari e accanto agli stessi osseti. Risultato di tutta questa politica fu l'ennesima sanguinosa tragedia dell'autunno 1992 [5].

5) Dalla fine di ottobre 1992 – l'ennesimo atto di crimine di stato contro il popolo inguscio, come risultato del quale la popolazione inguscia si è di nuovo trovata scacciata dalla patria, pogrom e distruzione di beni accumulati dopo il ritorno dai luoghi di deportazione, di nuovo la distruzione di praticamente tutti i centri abitati ingusci nel distretto Prigorodnyj e nella città di Vladikavkaz, compresa la stessa Angušt e il "Barta bose". Centinaia di ingusci innocenti uccisi o scomparsi senza lasciare traccia. Anche se si può chiamare solo un assurdo totale in questo caso la categoria "scomparsi senza lasciare traccia, quando sono noti tutti i loro carnefici. E già 20 anni di prosecuzione di questa illegalità e di questi maltrattamenti. Il caparbio rifiuto proprio da parte dello stato di riparare i propri crimini contro il nostro popolo, di riconoscere il nostro diritto, alla pari con altri popoli, come gli osseti, alla giustizia, alla difesa della Legge e della Costituzione, a tutti i diritti civili, alla propria Patria originaria.

Come, se non tradimento nei confronti del nostro popolo, si può chiamare tutto ciò che si è elencato?

Il potere annualmente e pomposamente organizza da noi feste di massa in onore della data della sigla del patto di unione con la Russia, organizza varie iniziative e pubblicazioni propagandistiche, che esaltano questo avvenimento e il suo significato progressivo per il nostro popolo. Ma non ci permettono neanche di visitare il posto dove questo avvenimento ebbe luogo, per non parlare neanche di rafforzarlo ed eternarlo in quel posto, sul "Barta bose" vicino ad Angušt, con un qualche memoriale o monumento. L'attuale stato russo, erede legale dei passati imperi russi, si rifiuta perfino di restituire a questi luoghi storici ed emblematici, anche per la stessa Russia, le loro denominazioni originarie ingusce. Perfino il tanto glorioso per i suoi avvenimenti emblematici nella storia russo-caucasica villaggio di Angušt, in onore del quale gli stessi russi hanno preso a chiamarci ingusci, si è costretti a denominarlo ufficialmente come prima solo con il nome da colonizzatori – Tarskoe. E ci comandano continuamente: rassegnatevi!

Per dirla semplice, di generazione in generazione si è costretti a tener conto non della nostra storia, ma di fatto di ciò che ci lega alla Russia. Tocca trarre la conclusione che la Russia in realtà non vuole che valutiamo quei "fili" con cui siamo legati ad essa e tende piuttosto a far sì che ce ne dimentichiamo. Così, di quale senso patriottico per quel paese si può parlare, sulla base di quali veritieri esempi, sulla base di quali fatti storicamente veri si può instillare questo patriottismo per la Russia nelle generazioni che crescono, se essa stessa cerca caparbiamente di togliercelo?

Considerando tutto ciò che si è esposto sopra, in quale altro modo di può definire quell'avvenimento del 1770 per gli ingusci, se non tragico? Cosa, tranne un'ininterrotta catena di tragedie, dolore e umiliazioni ci ha dato fatti tutti i conti?

Si può davvero celebrare questa data con feste? Essa merita solo iniziative di lutto. E finché la Russia attuale non cambierà il proprio atteggiamento verso gli ingusci, considerandoli cittadini con gli stessi diritti di tutti gli altri popoli, finché non si volgerà a noi apertamente con aria di compassione e comprensione, finché non riparerà i propri mostruosi crimini contro il nostro popolo, non sradicherà le conseguenze dei tradimenti dei propri regimi politici nei nostri confronti, non avremo basi per considerare questa data positiva e festosa. Riteniamo che finora si possa considerare da noi solo luttuosa.

Altrimenti che senso ha la nostra fedeltà unilaterale a quel patto dei nostri padri quando l'altra parte da tempo lo calpesta con stivali fangosi e insanguinati? Altrimenti qual è in generale il senso della nostra presenza in questo stato?

Lo ROD [6] della Repubblica di Inguscezia "Mechk-Kchel"

http://ingushetiyaru.org/news/22809.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Sorta di parlamento alternativo dei clan dell'Inguscezia.

[2] Capitale dell'Ossezia del Nord, sviluppatasi dalla fortezza Vladikavkazskaja.

[3] Dall'arabo muhajir, "emigrante".

[4] Città della Russia meridionale.

[5] Il conflitto (ancora irrisolto) tra Inguscezia e Ossezia del Nord.

[6] Russkoe Obščestvennoe Dviženie (Movimento Sociale Russo).


http://matteobloggato.blogspot.it/2012/03/come-gli-usa-con-i-nativi-americani-la.html

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