Quando, intervenendo in tribunale in qualità di testimone, dissi che dietro Anna Politkovskaja era stato stabilito un “secondo cerchio” di osservazione, intendevo proprio quello che ora ha trovato la sua incarnazione nell'accusa formulata nei confronti dell'ex tenente colonnello del ministero degli Interni Dmitrij Pavljučenkov. Al momento dell'omicidio di Anna non era in pensione (se n'è andato nel 2007 per motivi di salute), era un collaboratore attivo del reparto segreto del GUVD [1] di Mosca – il capo della sezione della 4.a suddivisione dell'OPU [2]. Cioè rispondeva dell'“esterno”. E quando nell'agosto 2007 ci furono i primi arresti, di fatto si confermò ciò che prima si era solo indovinato: gli agenti speciali del ministero degli Interni mercanteggiavano i propri poteri, svolgendo privatamente “pedinamenti su commissione” – di concorrenti, mogli e amanti. Tariffa media - 100 dollari per un'ora di lavoro di un professionista altamente qualificato su un mezzo di trasporto speciale fornito di neproverjajka [3]. La domanda “A quanti cadaveri ha portato una pratica del genere?” è ancora aperta. Perché i collaboratori del ministero degli Interni non si interessavano di “sciocchezze”: perché e a chi servivano i percorsi di spostamento, i luoghi di residenza e di tempo libero di quelli che gli era stato richiesto di osservare. Il capo ha detto – facevano, ricevevano i soldi, se li facevano passare di mente. Il loro status – collaboratori particolarmente segreti, le loro foto non sono negli archivi, sono tutti su una contabilità speciale, sono essenzialmente invisibili. E questa è la miglior “protezione” di tutte quelle che ci possano essere. Proprio questi “invisibili” cominciarono il pedinamento dell'osservatrice della “Novaja gazeta”. ...Dmitrij Pavljučenkov è stato arrestato il 23 agosto, dopo che era giunto nell'edificio della Commissione Inquirente per l'ennesimo interrogatorio in qualità di testimone. Là gli hanno anche formulato l'accusa, secondo cui, sfruttando la propria posizione di servizio, “avrebbe ordinato ai propri sottoposti di osservare la giornalista allo scopo di chiarire i percorsi e i tempi dei suoi spostamenti giornalieri per la città. In seguito Pavljučenkov avrebbe acquisito un'arma, elaborato un piano e determinato un ruolo per ciascuno dei complici nella preparazione e nell'esecuzione dell'omicidio. Le informazioni e l'arma dell'omicidio ottenute da Pavljučenkov sarebbero state trasmesse al diretto esecutore Rustam Machmudov e ai suoi fiancheggiatori, che qualche giorno prima del delitto avevano garantito il pedinamento di Anna Politkovskaja”. Ed ecco che qui c'è qualcosa da spiegare. Si tratta di quand'era ancora testimone al primo processo, che, com'è noto, terminò con una sentenza assolutoria dopo il conseguente verdetto della giuria e fu cassato dalla Corte Suprema - allora, essendo testimone, Pavljučenkov disse realmente la verità. Solo non tutta. Per quanto adesso si può supporre, questi consegnò quei partecipanti al delitto che difficilmente avrebbero reso deposizioni e aggirò tecnicamente la questione del proprio ruolo nel delitto. Fu assolutamente l'unico che rese deposizioni in merito. Cosa raccontò Pavljučenkov? Disse che a lui nel settembre 2006 si era rivolto l'ex capitano del RUBOP [4] Sergej Chadžikurbanov2 con la proposta di “lavorare su una giornalista”. E questi, Pavljučenkov, si sarebbe rifiutato, ma gli sarebbe noto che nell'ambito del gruppo vi sono i fratelli Machmudov – Ibragim e Džabrail e anche un certo Nail', a cui fu trasmessa l'arma. Queste informazioni furono confermate da prove oggettive: i conti, la macchina con cui il killer fu portato sul luogo del delitto, ecc. Quando Pavljučenkov nella sala del tribunale militare distrettuale di Mosca, liberata dal pubblico per via del fatto che era un testimone segreto, rese le proprie – assai confuse, tra l'altro – deposizioni, Chadžikurbanov non resse. Gridò in direzione della parte lesa e dei suoi rappresentanti qualcosa tipo: fareste meglio a fare attenzione a questa persona. Ma non aggiunse una parola. Perché dire di più avrebbe significato confessare qualcosa. Lo stesso anche con i fratelli Machmudov, che, certamente, non potevano rendere deposizioni. Infatti l'enigmatico Nail' risultò essere il loro fratello carnale Rustam, che era ricercato a livello federale dal 19981 e un altro presunto partecipante al gruppo criminale era il loro zio, l'autorità criminale Lom-Ali Gajtukaev. In generale, questo era un gruppo ben compatto di compagni formatosi da qualche parte all'inizio degli anni 2000. Il collaboratore del reparto segreto del GUVD Pavljučenkov, il collaboratore della sezione “etnica” dell'UBOP [6] Chadžikurbanov2, il collaboratore della sezione “etnica” dell'UFSB [8] di Mosca e della regione di Mosca Rjaguzov3, Lom-Ali Gajtukaev… Questi si riunivano spesso sia in un caffè nel vicolo Sverčkov [9] (accanto all'edificio dove lavoravano Rjaguzov e la seconda moglie di Pavljučenkov), sia nei ristoranti con cucina orientale sulla Pokrovka [10]. E risolvevano alcuni loro problemi. Rustam-Nail' inizialmente faceva il galoppino, poi prese a occuparsi del controllo sulla merce contraffatta e di piccolo sdoganamento (in particolare taglieggiava uno dei grandi magazzini di Mosca, cosa per cui poi l'ufficiale Rjaguzov per poco non pagò con il posto). Rustam Machmudov, persona ricercata, che viveva con documenti falsi, fu tolto dalle zampe degli agenti della polizia stradale di collaboratori di Pavljučenkov e Rjaguzov lo portò perfino con se in un'operazione speciale a Rostov [11], evidentemente in qualità di agente. Le nubi presero a infittirsi dopo il fallito attentato all'imprenditore ucraino Korban – il killer si rivelò uno sprovveduto: non notò che la vittima, avvertita di un possibile attentato, si era spostata in una Mercedes blindata. Korban in Ucraina è stimato, tra l'altro anche dal Servizio di Sicurezza [12]. Perciò il crimine fu scoperto, ma a dire il vero, fino al processo sopravvisse solo un killer, perfino “Mad Max”-Kuročkin, legato alla fratellanza criminale di Lipeck [13] e alla criminalità ucraina, fu ucciso da un cecchino all'uscita dell'edificio del tribunale. Pare che Kuročkin fosse il mandante dell'attentato e l'organizzatore fosse Lom-Ali Gajtukaev. Tra l'altro, quest'ultimo era certo, in quanto proprio per questo crimine Gajtukaev fu arrestato nell'agosto 2006 e in seguito condannato. Gajtukaev, così come il suo vecchio amico Atlangeriev4, capitò nel campo visivo del primo inquirente per casi particolarmente importanti Garibjan ancora nel periodo delle indagini sull'omicidio di Paul Khlebnikov [15]. Anche la versione sulla partecipazione all'omicidio di Anna Politkovskaja di questa compagnia di scapestrati fu elaborata dagli inquirenti e poi furono stabiliti i loro legami e contatti. Così fu “stabilito” anche Pavljučenkov, che, secondo la versione della “Novaja gazeta” era come minimo informato delle circostanza dell'attentato a Korban. Sentita la costante attenzione su di se, questa persona esperta in faccende investigative e operative, capendo benissimo su quale caso indagasse il gruppo di Garibjan, ha semplicemente preso e testimoniato. Da solo. Per primo. Ma non su tutti. Su Chadžikurbanov, che, uscendo in libertà il 22 settembre 2006, a tutta evidenza ha sostituito l'imprigionato Gajtukaev. Pavljučenkov ha consegnato Chadžikurbanov, probabilmente anche perché gli era rimasto debitore di una grossa somma di denaro (interessante – per cosa?) e Chadžikurbanov con I suoi amici aveva preso a rammentargli insistentemente il debito5. Ha consegnato i fratelli Machmudov. Con una mezza allusione ha consegnato Nail'-Rustam. E non ha consegnato Gajtukaev e quei suoi sottoposti che si occupavano dell'“esterno”. Logicamente – altrimenti si sarebbe incastrato da solo. Si sono percepite incoerenze nelle sue testimonianze, c'erano sospetti sul suo conto, ma non c'erano fatti. Perché tranne Pavljučenkov nessuno aveva reso testimonianze. Adesso sono comparsi sia i fatti, sia le testimonianze. A suo tempo racconteremo tutti i dettagli – quando questo non danneggerà più le indagini. Ecco come risulta l'intreccio di sbirri e banditi. Se lo si dipanerà fino alla fine, allora è del tutto possibile che si scoprano le circostanze di molti delitti, tra cui, forse, anche clamorosi omicidi. 1Arrestato nel maggio 2011 nel corso di un'operazione speciale nel villaggio ceceno di Ačchoj-Martan [5], gli fu formulata l'accusa di omicidio diretto di Politkovskaja. Questi cioè, secondo la versione degli inquirenti, è il killer. Era ricercato per sequestro di persona e estorsione.
2Nel 1999 questi arrestò Gajtukaev per detenzione di narcotici e così si conobbero. Tuttavia a quel tempo Gajtukaev, a quanto è noto alla “Novaja gazeta” era già un informatore dello FSB [7]. Perlomeno è documentalmente provato che volò in Cecenia con un gruppo di alti ufficiali.
3Anche questi inizialmente fu accusato di complicità nell'omicidio di Politkovskaja, ma in seguito le accuse furono stralciate e sul banco degli imputati insieme a tutti gli altri si trovò per un altro episodio – il sequestro dell'uomo d'affari Ponikarov.
4Anch'egli membro del gruppo criminale di Losanna [14], i cui membri erano strettamente legati allo FSB ancora agli inizi degli anni '90 del secolo scorso. Fu sequestrato nel gennaio 2007 nel centro di Mosca da ignoti agenti delle strutture armate e portato in Cecenia nel bagagliaio di una macchina. Da allora di lui non si sa più nulla.
5Questo scontro è terminato con la denuncia fatta da Pavljučenkov per estorsione e l'incarcerazione di Chadžikurbanov per scontare una nuova pena. Sergej Sokolov
rassled@novayagazeta.ru 25.08.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/094/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |