Un futuro politico per Vladimir Putin: cambiare o morire? |
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To run or not to run - the question! [1] In attesa del 2012 al primo ministro russo Vladimir Putin tocca guardare in faccia il vero stato delle cose: La netta crescita degli umori di protesta in Russia è stata registrata dai sociologi della fondazione “Obščestvennoe mnenie” (FOM) [2]. Il numero di cittadini insoddisfatti, pronti a partecipare ad azioni di protesta, dalla fine di febbraio è salito del 9% – dal 40% al 49%. E' aumentata, anche se non così notevolmente (del 3%), la quota di russi pronti ad andare a un'azione di protesta domenica prossima – secondo i dati il 23 gennaio di questi se ne contava il 21% e il 20 febbraio il 24%. La sconvolgente crescita dei prezzi dei generi di prima necessità, dei servizi ŽKCh [3], del gas e dell'energia elettrica, delle spese per i trasporti e della benzina non può non riflettersi sul barometro degli umori popolari. E qui anche gli arabi incendiano il popolo con il loro esempio – sono insorti e in poche settimane hanno rovesciato capi che gli erano venuti a noia per molti decenni. Fra l'altro, nascondendo la testa nella sabbia, i membri di “Russia Unita” non vogliono notare il tremito del tetto della caldaia della rabbia popolare. “Un tale scenario in Russia è impossibile, in quanto da noi ci sono pochi arabi per far questo”, – ha detto a “Gazeta.Ru” [4] il presidente del consiglio sociale presso il presidium del consiglio generale di “Russia Unita” Aleksej Česnakov. Forse sottintendeva: “invece ci sono più che abbastanza schiavi [5]!” In Russia ci sono pochi arabi, ma molti schiavi? Le cause principali dell'atteggiamento negativo delle masse non si prestano a una “cura” con l'aiuto del “comando manuale”. Le cifre ufficiali dell'inflazione (6%) non corrispondono alla crescita rapidissima dei prezzi del paniere del consumatore. Secondo i dati dei sondaggi del FOM, il 56% della popolazione intervistata ritiene di vivere male. La quantità di popolazione con un reddito medio pro capite inferiore al minimo vitale stabilita in tutta la Russia è di 18,9 milioni di persone e la sua quota sulla quantità totale della popolazione è del 13,5 per cento. Ma forse in futuro i russi potranno vivere bene? C'è qualche speranza per questo? 40 miliardi di dollari sono sfuggiti dal paese da settembre dell'anno. Nonostante il caro petrolio, il capitale continua a uscire dalla Russia: a gennaio le perdite assommavano a 13 miliardi di $, ha comunicato il primo vice-presidente della Banca Centrale Aleksej Uljukaev (“Vedomosti” [6], 5 marzo 2011) Quale economia al mondo può reggere uno scolapasta finanziario del genere? Allo stesso tempo per mantenere le repubbliche del Caucaso del Nord quest'anno saranno indirizzati 400 miliardi di rubli [7], nei 10 anni precedenti sono stati spesi 800 miliardi di rubli [8]. Cos'hanno cambiato questi versamenti nell'economia delle repubbliche? Radicalmente – niente. Il business è fiacco, il terrorismo cresce. Peraltro i soldi si indirizzano non a scopi strategici di sviluppo costruiti nelle stesse repubbliche, ma a progetti proposti da Mosca e attraverso compagnie create da Mosca. Allo stesso tempo il Capo [9] della Cecenia Ramzan Kadyrov dichiara la sua prontezza a rinunciare del tutto ai soldi federali, se la Cecenia otterrà la possibilità di disporre autonomamente del proprio petrolio. Quest'anno nel bilancio federale per le spese del ministero degli Interni russo sono previsti 309,4 miliardi di rubli [10]. Peraltro, per fare un paragone, per lo sviluppo della scienza e della tecnologia negli anni 2012-2013 è previsto di stanziare 178 miliardi di rubli [11]. Il budget dell'Accademia Russa delle Scienze assomma a 62 miliardi di rubli [12] nel 2011, cioè la scienza accademica resta come prima a razioni da fame. E' sufficiente dire che per tutta l'Accademia Russa delle Scienze il governo stanzia tanti soldi quanti ne ha in un anno un'università media americana. Anche se in precedenza nella Strategia di sviluppo della scienza e delle innovazioni fino al 2015 è scritto che tutta la scienza russa riceverà il 2,5 per cento del PIL. Se si parte dal calcolo di una crescita del PIL del 4% l'anno, nel 2015 per la scienza e l'innovazione dovranno essere stanziati 1000 miliardi di rubli [13]. Tuttavia oggi le priorità del governo sono evidenti – prima di tutto bisogna garantirsi dalla rabbia popolare e lo slancio innovativo è per gli slogan... La tolleranza che scompare come minaccia all'unità nazionale La tolleranza che scompare nella multietnica popolazione della Russia non può essere trattenuta con le promesse di punire i colpevoli di atti criminali contro i rappresentanti di singole etnie, la crescente ondata di migrazione all'interno del paese e da ex repubbliche sovietiche amplia in modo significativo la base sociale della xenofobia. La generazione di giovani russi che sta crescendo, priva di qualsiasi lezione scolastica di tolleranza, da il cambio agli attuali 30enni, che ancora conservano nella memoria le lezioni di educazione della scuola sovietica nello spirito di amicizia tra i popoli ed è il confine che divide l'epoca dell'amicizia tra i popoli e il tempo della xenofobia senza limiti che sta venendo. La crescita delle minacce del nazionalismo non è solo la quotidiana paura della violenza che negli ultimi anni si è saldamente insediata nella coscienza della popolazione non russa della Russia (nel 2010 questa paura è divenuta già semplicemente parte della vita quotidiana – come una passeggiata su un campo minato durante la guerra). E' anche la paura quotidiana degli abitanti delle grandi città dopo l'ennesimo grave atto terroristico, come un serpente freddo questa paura comincia a strisciare nell'anima all'ingresso del metrò, dell'aeroporto, della stazione, del centro commerciale, del teatro, dello stadio (ma dove non sono saltati in aria i russi negli ultimi anni?). Ma la cosa più pericolosa che porta in se la soffocante ondata di nazionalismo è la reale minaccia di sfacelo del paese. Se prima Mosca per tutti i russi era il simbolo della capitale di un paese multinazionale, oggi è Domodedovo e la piazza del Maneggio [14]. Il nodo del Caucaso non è un nodo gordiano Eliminando 100 mila persone tra la popolazione civile della Cecenia (benedicendo la sovranità, come El'cin e “facendole secche nei cessi”, come promise all'inizio del suo primo mandato presidenziale V.V. Putin), la Russia si è scontrata subito con la crescita della tensione in alcune repubbliche del Caucaso del Nord. La tensione è più percettibile nel Daghestan multinazionale, c'è inquietudine in Karačaj-Circassia, Cabardino-Balcaria e Inguscezia. Gli investimenti multimiliardari nell'economia di queste repubbliche non danno l'effetto atteso. Perché? Come ammette il direttore del giornale daghestano “Černovik” [15] Nadira Isaeva in un'intervista alla stazione radio “Ėcho Moskvy” [16]: “Qui la questione non è nella quantità di soldi, la questione è se c'è un terreno preparato per questi investimenti e, in generale, cosa si intende per investimenti. Penso che la questione vada posta non nell'ambito dei sussidi, ma nell'ambito di meccanismi organizzativi che permettono al business di formarsi”. Ma tocca ammettere anche un'altra cosa – la causa principale della continua tensione nel Caucaso del Nord non è la disoccupazione e la povertà, come ritiene V.V. Putin, ma la crescita della xenofobia da entrambe le parti – i russi e i popoli del Caucaso. Le voci di alcune migliaia di giovani russi, che in piazza del Maneggio scandivano “La Russia per i russi”, non sono state sentite solo dai moscoviti. E questo fuoco ardente non si spegne con i soldi. La Russia al momento presente si è scontrata con una reazione a catena di processi sociali: la netta crescita della popolazione musulmana come risultato dell'immigrazione genera il crescere della xenofobia dei russi. A loro volta l'islamofobia e l'inimicizia per i fuoriusciti del Caucaso attizzano i focolai del radicalismo islamico, gli atti terroristici sono terreno fertile per lo sviluppo dei movimenti nazionalisti per tutta la Russia. La via d'uscita qui può essere solo una – il rifiuto dei mezzi ingiustificati di pacificazione del Caucaso, ma peraltro la formazione di una nuova politica nazionale della Russia che tenga conto della realtà della multiconfessionalità e della crescita della popolazione musulmana in Russia (“un russo su quattro nel 2025 sarà musulmano” – Šamil' Sultanov, “La colonna islamica della Russia”, “Soldaty Rossii” [17], 2009, n. 11-12). Questa Russia vede e sente V.V. Putin, riflettendo sul proprio futuro e sul futuro del paese. E se nel 2004 questi, sostituendo il malato El'cin, seppe far rinascere le speranze dei russi per il futuro, oggi il credito della fiducia non è ancora esaurito, ma è stato molto sperperato. 1. Questi torna sulla poltrona di Presidente e allora la Russia si isola sempre più dalla comunità mondiale, il popolo inizia una rivolta, al Presidente tocca fuggire dal paese, salvando la vita. Conoscendo ottimamente le possibilità e gli appetiti dei propri ex colleghi, Vladimir Putin difficilmente può sognare una tranquilla vecchiaia in una villa da qualche parte in Italia. L'esempio della sorte dei leader abbattuti del Medio Oriente, ahimè, non può essere di ispirazione. 2. V.V. Putin non va alle elezioni, esce dalle “galere” della politica, in cui per 12 anni si è affaticato come uno schiavo, e si gode la vita in calma e pace, tanto più che i soldi li ha. Per molti primi ministri un tale futuro è del tutto reale e accessibile, ma per Vladimir Putin questo può essere solo un sogno irrealizzabile. Questi si trova in un nodo troppo stretto di legami, interessi e centri di forza contraddittori. L'uno e l'altro scenario significano l'uscita di V.V. Putin come giocatore della grande politica. E nessuno dei reali “partiti della forza” – né il “partito del sangue” (gli uomini delle strutture armate), né il “partito dei quattrini” (gli oligarchi di estrazione putiniana e in parte el'ciniana) – considera possibili questi scenari. Nella tela di ragno dei rapporti reciproci divenuti di tipo criminale, senza una mano dura inizierebbe inevitabilmente una “cavallina” mortale. Se in anni di “comando manuale” della Russia Vladimir Putin ha imparato non solo a parlare alle masse popolari di cose scottanti, ma anche ad ascoltare la voce del popolo e a farsi pure guidare dal buon senso, questa variante è possibile. Questa significa: - L'ammissione da parte di V.V. Putin dell'indispensabilità di riforme politiche radicali, l'essenza delle quali è la liberazione del paese, del suo potenziale ancora vivo dall'oppressione della verticale del potere. Nessuno dubita che questa verticale sia arrugginita senza speranza per le dimensioni mai viste della corruzione a tutti i livelli, per la perdita di legittimità delle strutture di potere per clamorosi scandali senza precedenti, che mostrano l'intreccio delle strutture di potere con la criminalità, per l'assenza di un sistema giudiziario giusto, per la piena sottomissione dei mezzi di informazione di massa allo stato (il 97% dei mezzi di informazione di massa russi sono controllati dallo stato). La rianimazione della società civile è l'unica possibile variante capace di vivere nella situazione che si è creata. – Come giustamente notò Zbigniew Brzezinski, in Russia non amano i deboli. Vladimir Putin ha la chance di mantenere la reputazione di “maschio alfa” perfino in caso di smantellamento della verticale costruita. Il processo di smantellamento potrebbe proprio divenire non solo il disgelo lungamente atteso nella società russa, ma anche l'inizio di decisioni innovative nella politica russa e se si parla sul serio del boom innovativo in Russia, le innovazioni sono indispensabili prima di tutto negli istituti di potere. 3. Se oggi il clima del business in Russia ricorda un deserto, l'inizio delle riforme liberali diverrà la pioggia benefica che fertilizza la terra russa con l'energia liberata di chi davvero ha sete di mutamenti. I giovani intellettuali, i rappresentanti del business piccolo e medio, che adesso vive in un'atmosfera di paura sconfinata, i futuri laureati, che cercano una chance per il futuro nel loro paese, gli scienziati, le cui scuole scientifiche sono esauste per l'ininterrotta fuga di cervelli, gli ingegneri, che non trovano applicazione per il pensiero creativo – tutti questi aspettano mutamenti. Vladimir Putin può cavalcare l'onda di questi mutamenti. A condizione che possa vincere se stesso e il mostro, da lui creato, della verticale del potere. 4. Gli avvenimenti del villaggio cosacco di Kuščëvskaja [18], della piazza del Maneggio, di Domodedovo, del tribunale di Chamovniki [19] e molte altre tragedie e sensazioni che colpiscono l'immaginazione hanno messo a nudo il quadro spiacevole del totale collasso del potere e il sordo mormorio delle masse che matura. La società russa ha bisogno di mutamenti in tutte le sfere chiave della vita sociale e politica. Né i prezzi del petrolio mai visti così alti, né gli appelli alla modernizzazione e alle innovazioni ripetuti come scongiuri possono dissipare la nebbia infittita dell'indeterminatezza del futuro. A V.V. Putin toccherà prendere le distanze dalla burocrazia, sporcatasi senza speranza in una corruzione di ampiezza mai vista, gettare i funzionari di “Russia Unita” ingrassati in condizioni di monopolio del potere da PCUS nella realtà di una lotta concorrenziale per la fiducia dei russi esasperati, quanto a se stesso rinunciare a pretendere il ruolo di uomo più ricco d'Europa, separandosi dai più lussuosi oggetti di proprietà. Gli toccherà fare un passo incredibilmente difficile – spremere via da se fino all'ultima goccia il disgusto per la libertà, credere nel proprio popolo, nel fatto che solo in condizioni di libertà il popolo è capace di trasformare la Russia in un paese in cui si ha voglia di vivere. La terza variante per Vladimir Putin è del tutto reale e forse solo questa è l'unica possibile per lui, se valuta realisticamente la situazione che si è creata e le su prospettive nella grande politica. Permettendo a Dmitrij Medvedev di andare alle elezioni presidenziali, V.V. Putin può mantenere per se la poltrona di premier. Ma peraltro per il tandem è indispensabile decidersi a compiere riforme radicali: – liberare i mezzi di informazione di massa dall'oppressione del controllo statale, peraltro conferendogli la responsabilità sociale di creare un'atmosfera di concordia civile nella società; L'adrenalina della giovane Russia I giovani intellettuali della Russia – uno dei futuri supporti della modernizzazione del paese – oggi hanno davanti a se una questione difficile: trovare un punto d'appoggio nell'instabile e incerto ambiente del business del proprio paese o lasciare il pese in cerca di una sorte migliore. Lo stato è responsabile del loro destino e un leader nazionale che sappia dargli speranza nella richiesta per il capitale intellettuale e l'energia dei giovani cuori potrà appoggiarsi al sostegno della gioventù nei propri sforzi per la modernizzazione del paese. Un investimento a lungo termine nello sviluppo delle università e un'idea nazionale che ispiri entusiasmo – questa è la chance per un cambiamento qualitativo della società russa. Il popolo è stanco di vivere sopravvivendo. Vuole vivere raggiungendo e vincendo Se Vladimir Putin saprà muovere le élite per creare un ambiente nazionale che aiuti lo sviluppo delle innovazioni e di un'economia russa concorrenziale, il popolo preferirà tendere a uscire dalla crisi con un lavoro creativo e non con la rivolta. Il popolo non vuole la rivolta, ma il tetto della caldaia già trema... Rovesciando la piramide del potere, ascoltando la voce del popolo, cambiando gli istituti di governo, Putin può riavere il rispetto e la fiducia del popolo della Russia e acquisire l'alloro dell'eroe nazionale. Per questo non ha bisogno né di corse sulle Harley Davidson, né del timone di un caccia e neppure di mostrare un bel torso maschile. La storia gli da la chance unica di uscire dal vicolo cieco di decisioni imposte per un rapido avvitamento di riforme radicali. Anna AMEN è una ricercatrice russa, dottoressa in scienze filosofiche, autrice di alcuni libri sui problemi della leadership in una società post-totalitaria. Ha insegnato nelle università russe. Al momento presente vive negli USA. Anna AMEN, articolo speciale per la “Novaja gazeta” 18.04.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/041/36.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] “Correre o non correre – la domanda!” (in inglese nell'originale).
[2] “Opinione sociale”. FOM è l'abbreviazione della dicitura russa Fond “Obščestvennoe Mnenie” (Fondazione “Opinione Sociale”).
[3] Žilščno-Kommunal'noe Chozjajstvo (Gestione di Abitazioni e Servizi).
[4] Giornale russo on-line.
[5] Gioco di parole tra araby (arabi) e raby (schiavi).
[6] “Notizie”, giornale russo di informazioni.
[7] Oltre 9,9 miliardi di euro.
[8] Oltre 19,8 miliardi di euro.
[9] Il titolo di presidente è adesso riservato al solo presidente della Federazione Russa.
[10] Quasi 7,66 miliardi di euro.
[11] Oltre 4,4 miliardi di euro.
[12] Circa 1,53 miliardi di euro.
[13] Oltre 24,75 miliardi di euro.
[14] Dell'attentato all'aeroporto di Domodedovo si sa, meno noti sono gli scontri tra nazionalisti e caucasici dello scorso dicembre nella centralissima piazza del Maneggio.
[15] “Brutta Copia”, giornale indipendente.
[16] “Eco di Mosca”, radio relativamente indipendente.
[17] “Soldati della Russia”, rivista militare.
[18] Villaggio della Russia meridionale, dove nello scorso novembre una banda criminale legata al mondo politico-economico locale ha ucciso 12 persone, tra cui dei bambini.
[19] Tribunale di un quartiere del centro di Mosca che ha condannato di nuovo Chodorkovskij sull'onda di pressioni politiche fortissime.
http://matteobloggato.blogspot.com/2011/04/putin-in-unamen-come-si-cambia-per-non.html
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