26 gennaio 2011

A proposito di situazioni esplosive

Russia: il livello di odio si avvicina al segno “esplosione”




Dai banchi di scuola molti conoscono la storia di come dallo spostamento di una virgola può dipendere la vita di una persona che potrebbero giustiziare invece di graziare [1]. Ecco che allo stesso modo solo dal giro di una manopola nella coscienza della società dalle richieste sociali a quelle etniche oggi dipende la vita di tutta la nostra società. Le richieste sociali, che stanno nascoste alla base degli avvenimenti dell'11 dicembre nella piazza del Maneggio [2] – “giusto processo”, “irrevocabile punizione dei colpevoli”, “no alla corruzione” – sono capaci di incarnare la società, in quanto dividono la maggioranza assoluta dei russi. Tuttavia la gioventù è andata in piazza con rimostranze verso altri gruppi etnici. E queste rimostranze nel nostro paese multietnico rafforzano la divisione della società, provocano conflitti pericolosi e riducono nettamente la probabilità di una modernizzazione di successo

Dove viene indirizzata la protesta sociale

Non è stata la Mosca soffocata dal fumo degli incendi, né la prigionia invernale di migliaia di persone negli aeroporti abbandonati dalle autorità di Domodedovo e Šeremet'evo [3], né i pluriennali abusi, coperti dai funzionari di Krasnodar [4], di bande di assassini a Kuščëvskaja [5] a generare l'attività dei manifestanti. Allora con gli slogan “Russi, avanti!”, “La Russia per i russi, Mosca per i moscoviti!”, “Mosca non è il Caucaso!” in piazza del Maneggio l'11 dicembre sono andati da 5 mila (secondo la versione del GUVD [6] di Mosca) a 12 mila (secondo le stime degli esperti) partecipanti. Non li hanno portati con gli autobus, non gli hanno pagato degli onorari, non li hanno attratti in piazza con promesse di uno show – è stata una dimostrazione dilettantistica, che si è spostata in 15 città russe. Il livello di approvazione o di simpatia per questa attività politica da parte degli abitanti della Russia, secondo le stime di alcuni centri sociologici, è stato del 25-27% con la stessa percentuale di esitanti. Sono molti o pochi?

Nell'ottobre del 1922 ottomila camicie nere, basandosi su un miseramente piccolo della popolazione italiana, si mossero in marcia su Roma e portarono al potere Mussolini. Le idee di quella marcia, così come quelle della “Marcia Russa” [7], univano le richieste di giustizia sociale e la “restituzione della dignità a una nazione umiliata”. Così “sollevarono dopo che era caduta in ginocchio” [8] l'Italia, che negli anni '20 era simile alla Russia attuale nel senso che neanche là c'era una società, ma c'era una popolazione divisa in gruppi locali. I settentrionali odiavano i meridionali, che li ripagavano con la stessa moneta. Ma negli anni '20 ancora non c'erano Internet e i social network, capaci di organizzare quasi istantaneamente decine di migliaia di persone, com'è avvenuto a Mosca. Citerò estratti di corrispondenza nei social network: “Il gruppo stesso è comparso il 12 dicembre 2010, fino ad allora avevamo avuto solo un incontro, ma ora nel gruppo ci sono più di 5000 persone”; “L'idea della Manežka [9] è giunta subito, non appena si è riusciti a sbarrare la Leningradka [10], ci siamo subito passati questa info”; “Siamo in contatto dal 6 dicembre, l'incontro stesso, com'è noto, è stato fissato per l'11 dicembre… All'incontro si sono registrate oltre 9000 persone”; “Il gruppo che ha preparato “Ostankino” [11], era già spuntato dalle fila di quei ragazzi di destra che hanno devastato la Manežka, ma questo gli sembrava poco e ci hanno chiesto di aiutarli a organizzare il popolo…”

Ecco così che l'hanno organizzato. Decine di messaggeri volontari dai 14 ai 20 anni di età hanno effettivamente raccolto una folla di migliaia di persone. Si capisce, c'erano anche degli adulti che usavano questa folla. Questi si basavano su altre, meno aperte forme di diffusione di messaggi, compresi anche gli spazi cospirativi. Ma tutto questo è stato unito da un'idea comune, vicina a quella che è stata esposta nella lettera anonima, che girava per la Rete, al generale Šamanov, comandante delle VDV [12]. In questa lettera c'era una richiesta: usare le “truppe scelte del popolo russo” per schiacciare non solo l'“abuso caucasico”, ma anche il “potere inattivo”. La gioventù nazionalista insoddisfatta di entrambe queste circostanze si cerca un leader nell'ambito militare. In questo senso non sembrano fantascienza un nuovo “caso V. Kvačkov[13] e le accuse mosse nei suoi confronti di organizzare in una serie di città della Russia dei “miliziani”, che a un segnale dovrebbero prendere i reparti militari e dirigersi in marcia su Mosca allo scopo di appoggiare la “gioventù patriottica”. Un tale scenario è probabile e a pieno titolo può essere definito con l'aiuto della metafora dell'“esplosione”. Tra l'altro, fino al 2012 sono ancora più probabili altre tendenze e minacce.

La trasformazione dei tifosi in aggressori

Negli anni '90 in Russia c'erano molti problemi, ma i processi sociali si sviluppavano nella stessa direzione che negli altri paesi del “Nord” globale. Così la gioventù russa mostrava grande prontezza ai mutamenti modernizzanti e un livello di tolleranza etnica superiore a quello degli anziani. Dall'inizio degli anni 2000 la situazione è cambiata – proprio la gioventù è diventata la portatrice fondamentale di tradizionalismo e xenofobia. Negli anni '90 per i tifosi calcistici (gli ultrà) era caratteristica l'inimicizia con nazionalisti e neonazisti.

Allora nella cerchia degli ultrà era diffusa la leggenda dell'ultrà dello Spartak impiccato dai naziskin con la sua “rosa” (la sciarpa da ultrà con il simbolo del club). Negli anni 2000 invece l'odio si è mutato in amore. Da allora in molte città del paese sono state registrate già decine di casi di partecipazione congiunta di “nazi” e di “ultrà” dopo le partite di calcio a scontri armati con evidenti segni di odio razziale ed etnico.

Parallelamente è andato avanti il processo di etnicizzazione del comportamento di protesta della generazione adulta. Questo si manifestò già nel corso delle azioni di protesta contro la cosiddetta monetizzazione delle agevolazioni [14] (2004), che furono accompagnate in una serie di città da slogan di contenuto apertamente xenofobo e in seguito nei fatti di Kondopoga [15] (2006) e in molti scontri locali in tutta la Russia.

Il consolidamento etnico della Russia in forma negativa come consolidamento “contro” è diventato la risposta al precedente consolidamento delle minoranze etniche. L'ha fortemente incitato la guerra cecena, ma in maggior misura il corso putiniano di sospettosità ufficiale: “Intorno ci sono nemici, che vogliono strappare grassi bocconi del nostro territorio”, “I nemici esterni istigano i nemici interni”, ecc. Tutto questo ha formato la psicologia della “nazione umiliata”. La sospettosità etnica è stata fortemente incitata dai politici di tutti i colori. Sul crescente potenziale di mobilitazione dell'acutizzazione dell'autocoscienza etnica si sono gettati per primi numerosi rappresentanti di nuovi partiti, raggruppamenti e movimenti nazionalisti. A tagliarsi fettine di questa torta si sono affrettati anche i vecchi partiti. Lo LDPR [16] ha mutato il proprio slogan sul “lavare gli stivali nell'Oceano Indiano” nel più redditizio “Siamo per i poveri, siamo per i russi!». Il KPRF [17] ha rigettato il proprio primitivo principio di internazionalismo e si posizione pure come partito della maggioranza etnica. Alle elezioni presidenziali del 2008 il leader del KPRF fu presentato nel modo seguente: “Zjuganov è inadatto per il governo mondiale e per la squadra di Putin non solo perché è comunista, ma anche perché è l'unico dei candidati alla presidenza ad essere russo di sangue e di spirito”.

E perfino alcuni politici che si definiscono liberali hanno voluto scaldarsi le mani a questo falò, portando avanti l'idea di un “nazionalismo liberale”. Del liberalismo in questa idea c'è solo la parola nella definizione, ma per l'appunto la parola stessa esclude il suo successo nell'ambito dei nazionalisti russi. Nel loro lessico “liberali” è una parola tabuizzata, sono nemici, “estranei e gay”. Inoltre l'ideologia di diverse correnti del nazionalismo russo è contrapposta di principio al liberalismo. Questi intervengono contro la libertà e tanto più contro l'uguaglianza. La loro richiesta è: rafforzare giuridicamente la posizione dominante, lo status particolare del popolo russo come unico che forma lo stato.

La deriva del potere: gli occhi temono – le mani fanno

L'opinione corrente in alcuni mezzi di informazione di massa che i fatti di piazza del Maneggio siano una provocazione delle autorità, a mio parere è profondamente erronea. L'attuale potere non è impaurito per scherzo da questi fatti, che non si sviluppano affatto secondo il suo scenario. Questo è meno capace di controllare la crescita e il comportamento del nazionalismo russo e lo teme sempre più, non pronunciando ad alta voce le parole “nazionalismo russo”. I tentativi del potere di ibridare un tipo particolare di nazionalismo controllato o addomesticato sono falliti. Gli è toccato perfino demolire il proprio progetto – il partito “Patria”. Il potere ha istituito la festa del 4 novembre [18] e adesso la teme esso stesso, concentrando anticipatamente le forze dell'OMON [19] per placare la “Marcia Russa” di molte migliaia di persone. Proprio là a novembre si sono allenati quelli che sono andati nella piazza del Maneggio a dicembre.

Il nazionalismo oggi non è addomesticabile, non può essere un alleato del potere, in quanto si basa esclusivamente su umori di protesta. Non ha già più bisogno dell'appoggio del potere, perciò i suoi rappresentanti si sforzano inutilmente di giocare il ruolo di “uno di loro”.

Il potere non può controllare il nazionalismo, ma è capace di stimolarlo. Dopo il pogrom etnico a Kondopoga (2006) le autorità presero a parlare dell'indispensabilità di “garantire la prevalenza della popolazione autoctona”. Dopo la guerra con la Georgia (2008) fu dichiarata l'introduzione di quote per la residenza di stranieri. Dopo i fatti di piazza del Maneggio al Consiglio di Stato [20] del 27 dicembre 2010 si è trattato non solo delle limitazioni all'ingresso in Russia di cittadini di altri paesi, ma anche delle limitazioni di registrazione degli immigrati interni – i cittadini russi che si trasferiscono da una regione all'altra del proprio paese.

Queste proposte sembrano assurde. Perfino i sostenitori delle limitazioni dell'emigrazione esterna intendono contrapporla a quella esterna. Questi dicono: “A Mosca sostituiamo gli spazzini tagiki e kirghisi con quelli di Rjazan' [21]”. Ma quali spazzini: una buona metà degli abitanti del Cremlino e della Casa Bianca [22] sono migranti interni. Entrambe le prime personalità dello stato e il nuovo sindaco di Mosca sono giunti qui da altri soggetti della Federazione. Così dunque i dimostranti nella piazza del Maneggio richiedevano limitazioni solo per gli abitanti di determinate regioni del sud della Russia e per i rappresentanti di ben determinate etnie. Poiché è chiaro a tutti contro chi è diretto il regime di inasprimento per le registrazioni.

Un'escalation di concessioni suscita un'escalation di richieste. I nazionalisti oggi richiedono non solo la limitazione dell'ingresso di gruppi etnici “estranei” a Mosca, ma anche l'espulsione di quelli giunti in precedenza. Ma come risponderanno a tutto questo i cittadini di un grande paese, che si intende limitare nei diritti, ma al contempo vengono invitati (in quello stesso Consiglio di Stato) a manifestare un patriottismo panrusso?

Il pericolo di tale risposta non sta solo nel fatto che aumenta il numero di scontri su base etnica, che oggi hanno pure coperto tutto il paese come le eruzioni del morbillo. In generale, secondo dati non definitivi del centro SOVA [23], nel 2010 in simili sconti in 44 regioni della Russia sono morte 37 persone e non meno di 368 sono rimaste ferite. La risposta delle minoranze spesso ha un carattere asimmetrico.

La mobilitazione religiosa

Se nell'ambito russo avviene un cambiamento di stato dall'attività su base sociale a quella su base etnica, nelle repubbliche della Russia storicamente legata all'Islam la mobilitazione su base etnica è sostituita da quella su base religiosa.

In Russia c'è una zona particolare, la Repubblica Cecena, in cui si è stabilito un regime teocratico, paragonabile solo a paesi come Iran, Sudan e Afghanistan (nel periodo di governo dei talebani là). Tutte le donne e le ragazze della repubblica, non solo quelle che lavorano nelle istituzioni statali, ma anche quelle che studiano nelle università e nelle scuole, sono obbligate a portare fazzoletti sulle teste, gonne lunghe e altri attributi del costume religioso. Per la violazione di queste norme hanno già sofferto decine di donne. Così, il 13 settembre 2010 a Groznyj su donne che non portavano i fazzoletti spararono con fucili a vernice. La sparatoria fu accompagnata da grida: “Indossate I fazzoletti! Vestitevi com'è stabilito, puttane!” Il video di uno degli attacchi è nel sito di YouTube. Ramzan Kadyrov, commentando questi fatti sul canale televisivo “Groznyj”, dichiarò: “Quando li troverò (gli sparatori – nota dell'autore), gli manifesterò la mia gratitudine”. Quando nel novembre 2008 a Groznyj furono trovate sette donne uccise, “il presidente ceceno, uscendo dalla moschea dopo la preghiera diurna, spiegò perché queste giovani donne meritassero la morte. Secondo Kadyrov queste erano donne immorali e i loro familiari di sesso maschile le avevano uccise giustamente, difendendo l'onore della famiglia [24]”*.

Il Fondo Kadyrov finanzia una massiccia “procedura di risanamento” – la cacciata dei džinny (demoni – n.d.a.), che esteriormente ricorda l'abituale fustigazione delle persone colpite da questa “malattia”. Rendendo contro a Kadyrov del lavoro fatto, Daud Sel'murzaev, capo dell'istituzione in cui si porta avanti questa procedura (il Centro di medicina islamica, aperto a Groznyj meno di due anni fa), ha dichiarato che con tale metodo sono stati liberati dai džinny oltre 130 mila pazienti (quasi un terzo di tutta la popolazione adulta della repubblica). Forse questa procedura è capace di innalzare nei pazienti il livello di patriottismo panrusso e la repubblica supererà la soglia del cento per cento di voti per i candidati ufficiali del “partito del potere” in Russia. Tuttavia sul suo restante territorio solo le informazioni sui costumi che regnano nella Repubblica Cecena (informazioni estremamente avare, ma comunque filtrate nel mondo esterno) riducono l'orgoglio per un paese che a creato sul proprio territorio una tale riserva, per dirla delicatamente, di “norme non laiche di comportamento”. La terapia sociale kadyrovita porta ad una fuoriuscita della popolazione dalla repubblica verso altre regioni del paese e già con questo esercita un influsso su tutto il paese. La fuoriuscita dalla Cecenia e da altre repubbliche è difficile da registrare, in quanto si tratta di migrazioni interne di persone che mantengono la residenza nelle repubbliche, ma vivono prevalentemente nei distretti centrali della Russia, dove attirano su di se la xenofobia di massa. Sottolineo che i cittadini russi fuoriusciti dal Caucaso del Nord adesso superano di molto gli immigrati della CSI per livello di attrazione su di se degli stereotipi dell'odio etnico. Questi sono anche la parte più conflittuale dei nuovi arrivati, in quanto spesso tendono ad affermare ostentatamente il proprio diritto a conservare nel nuovo ambito le proprie norme specifiche di comportamento.

In molte altre repubbliche le contraddizioni sociali si rivestono in forma di lotta tra le correnti tradizionali e non tradizionali per la Russia, quelle salafite, dell'Islam. Questo processo, cominciato alla fine degli anni '90 nel Caucaso del Nord, ora si manifesta sempre più ampiamente anche nel centro stesso della Russia – nelle repubbliche del Volga. Il vice del muftì della Repubblica del Tatarstan Valiulla Jakupov nota che “la maggior parte della gioventù è portatrice di una cultura religiosa inserita dall'estero, che si può definire wahhabismo [25]. Essi stessi preferiscono definirsi salafiti [26]”. E più avanti fa questa prognosi: “Conoscendo l'evoluzione di questa tendenza sull'esempio delle repubbliche dello spazio post-sovietico, in cui l'islamizzazione è più alta di quella del Tatarstan, possiamo vedere cosa ci aspetta”.

E cosa aspetta tutto il paese? Per ora solo una cosa – la crescente radicalizzazione di gruppi in lotta fra loro che fanno parte di una società divisa.

(Segue)

*Vedi.: http://www.newsru.com/russia/03mar2009/kadyrov2.html

Ėmil' Pain
professore dell'Alta Scuola di Economia
articolo speciale per la “Novaja gazeta”

23.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/006/13.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Si tratta del messaggio “Giustiziare non si può graziare” leggibile come “Giustiziare, non si può graziare” o “Giustiziare non si può, graziare”.

[2] Piazza attigua alla Piazza Rossa.

[3] I principali aeroporti di Mosca, paralizzati da vari problemi.

[4] Città della Russia meridionale.

[5] Villaggio cosacco della regione di Krasnodar, dove a novembre 12 persone sono state uccise da una banda con forti legami con i governanti locali.

[6] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la sede centrale della Polizia.

[7] Manifestazione nazionalista.

[8] Qui si riprende un'espressione usata da Putin a proposito della Russia.

[9] Nome colloquiale della Manežnaja Ploščad' (Piazza del Maneggio). Il corsivo, qui e altrove, è mio.

[10] Nome colloquiale del Leningradskij Prospekt (Viale di Leningrado), grande via di comunicazione moscovita.

[11] I tumulti del quartiere Ostankino, nella periferia nord di Mosca, dove sono molte sedi di televisioni.

[12] Vozdušno-Desantnye Vojska (Truppe Scelte Aviotrasportate).

[13] Il colonnello dell'intelligence militare Vladimir Vasil'evič Kvačkov fu condannato nel 2005 per aver tentato di uccidere il politico e uomo d'affari Anatolij Borisovič Čubajs e fu assolto e scarcerato nel 2008.

[14] Molte agevolazioni sulle tariffe di cui godevano i pensionati furono sostituite con aumenti non sostanziali delle pensioni, peggiorando così le condizioni dei pensionati, che protestarono con forza.

[15] Città dell'estremo nord della Russia dove la popolazione locale si è scontrata con i profughi caucasici.

[16] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), partito in realtà nazionalista e populista.

[17] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).

[18] Il 4 novembre del 1612 Mosca insorse contro i Polacchi, che volevano porre uno di loro sul trono russo vacante. La scelta di tale data dà alla festa nazionale un tono anti-occidentale.

[19] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija (Reparto di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa, nota per la sua durezza.

[20] Organo consultivo presso il presidente della Federazione Russa.

[21] Città della Russia centrale.

[22] Nome non ufficiale della sede del governo.

[23] In realtà Putin e Medvedev sono pietroburghesi, ma il nuovo sindaco di Mosca Vladimir Iosifovič Resin è addirittura bielorusso, nativo di Minsk.

[23] Sistema Operativno-Vizual'nogo Analiza (Sistema di Analisi Operativo-Visuale), centro di analisi russo.

[24] Al di là della disumanità di Kadyrov, va detto pure che tra queste donne vi erano sia prostitute, sia oneste madri di famiglia, che probabilmente si trovavano casualmente con queste per strada o al mercato e finirono anch'esse uccise nell'ambito di una lotta tra clan del giro della prostituzione.

[25] Corrente islamica fondamentalista ispirata alla dottrina del riformatore Muhammad ibn ʿAbd al-Wahhāb, vissuto nel XVIII secolo.

[26] Forse anche perché in Russia il termine “wahhabita” è diventato praticamente sinonimo di “terrorista islamico”...


http://matteobloggato.blogspot.com/2011/01/la-bomba-che-sta-per-esplodere-in-tutta.html

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