Cos'è il “jama'at [1] dei Nogai [2]” |
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Quelli che sono sospettati di aver preso parte all'atto terroristico all'aeroporto di Domodedovo sono stati dichiarati morti molte volte
Due giorni dopo l'atto terroristico che ha tolto la vita a 35 persone il primo ministro Vladimir Putin ha dichiarato che la Repubblica Cecena non ha a che fare con questa esplosione. Allo stesso tempo agli organi del ministero degli Interni e dello FSB [3] sono giunti orientamenti su un supposto organizzatore dell'atto terroristico, un membro del cosiddetto jama'at dei Nogai, il 31enne abitante di Pjatigorsk [4] Vitalij Razobud'ko. E in una serie di mezzi di informazione di massa compaiono sempre più insistentemente “informazioni” da fonti delle forze dell'ordine sulla pista dei Nogai. Questi alludono alla partecipazione all'atto terroristico del capo del proibito “Emirato del Caucaso” Dokku Umarov. Tuttavia lo stesso principale terrorista del paese . E nel quadro dell'atto terroristico ci sono molte contraddizioni. Il gruppo dei Nogai dei “Guerrieri di Allah” è un'unità militare del cosiddetto vilajat [5] della steppa dei Nogai (di cui, secondo la versione di Umarov, fa parte tutto il territorio di Stavropol' [6]) come una delle regioni dell'“Emirato del Caucaso” formato da Dokku Umarov nel 2007. Tuttavia i “Nogai” nella composizione del fronte separatista pancaucasico hanno una lunga storia. Il gruppo combattente di sabotaggio “Battaglione dei Nogai” sorse già nel periodo della prima guerra cecena [7]. Fu formata un'unità, il cui nocciolo era formato da fuoriusciti dei distretti di Šelkovskaja e Naurskaja [8] della Repubblica Cecena, dove storicamente vivevano molti Nogai, ma questo battaglione era comunque internazionale, vi giocavano un ruolo notevole sia kumyk [9], sia ceceni, c'erano anche dei russi. Dopo la fine della guerra l'unità fu praticamente eliminata e cessò di esistere. Tuttavia prima della seconda campagna cecena Šamil' Basaev e Khattab [10] presero la decisione di ricrearlo. Per cui alcune centinaia di giovani – fondamentalmente Nogai di Stavropol' – svolsero una preparazione militare nei campi “Caucaso” di Khattab nel territorio della Cecenia. Nel 1999 i guerriglieri del “Battaglione dei Nogai” si resero noti per l'attiva partecipazione alla “campagna” nel Daghestan. Dopo la fine della fase attiva della seconda campagna cecena (nel 2003) il “gruppo dei Nogai” ha continuato la propria attività. Il suo compito fondamentale è diventato il controllo sui centri abitati nella steppa del distretto di Neftekumsk del territorio di Stavropol' e dei vicini distretti di Šelkovskaja nella Repubblica Cecena e di Kizljar nel Daghestan. Da allora il numero dei suoi membri attivi non è stato grande. Nel periodo invernale, quando i guerriglieri scendono dai monti per svernare, questo si riduceva a 10-20 persone, nel periodo “verde” (la stagione primaverile-estiva) aumentava fino a un massimo di 70 persone, che, a loro volta si scindevano in singoli gruppi. Per lungo tempo nel jama'at giocò un ruolo chiave l'emiro del villaggio di Sary-su [11], il kumyk Tachir Bataev. Questi è ancora annoverato tra i ricercati a livello federale, nonostante che, perfino secondo informazioni dei siti estremisti, Bataev sia morto nel corso di un'operazione speciale a Gudermes [12] nel 2007. Da allora, a credere ai comunicati degli uomini delle strutture armate, un “Nogai” ucciso o arrestato su due è il capo di un jama'at. Nonostante il fatto che i “Nogai” siano solo una delle unità militari che operano sui territori loro “affidati” (per esempio, solo nel territorio del distretto di Šelkovskaja nella seconda metà degli anni 2000 esistevano quattro grandi jama'at militari), ma proprio i “Nogai” sono sempre stati e restano su un conto particolare tanto per i guerriglieri, quanto per gli uomini delle strutture armate locali. Questo lo ammettono perfino i navigati agenti del CSN [13] dello FSB del Daghestan. Le sortite dei “Nogai” si distinguono sempre per l'estrema audacia, anche se la tattica che applicano è abituale per i guerriglieri: trappole per i militari e gli agenti delle forze dell'ordine. Raccogliendosi insieme solo per operazioni concrete, in seguito si sciolgono. E le operazioni per la liquidazione dei membri del “jama'at dei Nogai” sono sempre azioni militari massicce. Per esempio, all'eliminazione di due membri attivi del jama'at, i fratelli Elgušiev, nel 2004 nel distretto di Kizljar nel Daghestan prese parte qualche centinaio di uomini dei corpi speciali e agenti del ministero degli Interni locale. E il blocco totale del grande villaggio Nogai Tukuj-Mekteb nel 2006, dove, secondo le informazioni dei servizi segreti, si trovavano I membri del jama'at, fu guidato dal vice-capo del ministero degli Interni della Federazione Russa Aleksandr Čekalin. L'operazione speciale durò più giorni – con l'uso dell'artiglieria pesante, dell'aviazione, dei corpi speciali e delle truppe interne. E anche se i “Nogai” non hanno mai giocato un ruolo chiave nel comando supremo dei separatisti caucasici, preferendo “occuparsi in pace delle proprie cose” [14], per qualche motivo proprio il “gruppo dei Nogai” viene sepolto di anno in anno dagli uomini delle strutture armate. Nell'ultimo decennio le forze dell'ordine hanno fatto rapporto più di una volta sulla sua “totale sconfitta”. Così alla fine del 2005 l'allora capo dell'UFSB [15] del territorio di Stavropol' Oleg Dukanov dichiarò che questa unità era stata eliminata e alla fine del 2008 il GUVD [16] di Stavropol' rendeva conto di un analogo “grandissimo successo”. E nell'ottobre 2010 il già capo dello FSB Aleksandr Bortnikov fece rapporto a Dmitrij Medvedev su un operazione speciale svolta con successo e sull'ennesima sconfitta inflitta. Solo che c'entra qui la zona di Stavropol'? Le basi fondamentali dei Nogai sono state trovate e continuano ad esistere nel territorio dei distretti di Šelkovskaja e Naurskaja nella Repubblica Cecena. E, cosa di non poca importanza, strutturalmente il “gruppo dei Nogai” si è sempre sottomesso agli emiri ceceni del “Fronte del Nord” del settore dell'Ičkerija [17]. Perciò, anche se ci servono caparbiamente la versione sui “Nogai”, al posto di Vladimir Vladimirovič non mi metterei ad additare così categoricamente la “pista cecena”. Qui c'è anche un'altra sfumatura. Dopo l'atto terroristico Dokku Umarov non ha fatto comunque dichiarazioni di responsabilità per l'accaduto. Perché? Nell'estate dello scorso anno nell'“Emirato del Caucaso” è avvenuta una spaccatura. Tre grandissimi emiri ceceni, tra cui anche l'emiro del vilajat di Nochčijoch (Repubblica Cecena) Chusejn Gakaev, come pure Aslambek Vadalov e Tarchan Gaziev, si sono schierati contro Umarov. Questi hanno cercato di togliere l'emiro supremo dal suo posto di capo e hanno dichiarato la propria indipendenza, che hanno pure preso a dimostrare in ogni modo. Il che comporta anche l'audace raid su Centoroj [18], villaggio natale di Ramzan Kadyrov, nell'agosto dello scorso anno o l'incursione dei guerriglieri di Vadalov al parlamento ceceno in ottobre. Ora nella Repubblica Cecena la situazione è relativamente stabile e contro Dokku Umarov tra quelli “alla macchia” nessuno si schiera apertamente – forse perché è inverno o forse sono anche riusciti a risolvere d'amore e d'accordo i problemi sorti. Non di meno nei siti estremisti non si parla di una riunificazione. E non è escluso che il nuovo atto terroristico sia un tentativo dei “concorrenti” di Dokku Umarov di affermarsi. In questo caso è del tutto possibile che lo stesso emiro dell'“Emirato del Caucaso” abbia saputo dell'ennesimo atto terroristico nella capitale russa dai mezzi di informazione di massa. Dossier della “Novaja gazeta” Atti teroristici attribuiti dalle forze dell'ordine al “battaglione dei Nogai” 3 settembre 2003 – esplosione di un elettrotreno locale a Essentuki [19]. Morirono 6 persone. 16 settembre 2003 – esplosione dell'edificio dell'UFSB della Repubblica di Inguscezia. Un terrorista-kamikaze fece esplodere nel cortile della direzione un camion GAZ-53 [20]. Morirono 3 persone. 9 settembre 2006 – battaglia nel villaggio di Tukuj-Mekteb nel distretto di Neftekumsk del territorio di Stavropol'. Secondo i dati ufficiali, le perdite da parte degli uomini delle forze dell'ordine russe assommarono a 4 persone. Da parte dei guerriglieri del “gruppo dei Nogai” a 12. Buona parte dei guerriglieri riuscì a fuggire. 17 agosto 2010 – esplosione di una Žiguli [21] farcita di esplosivo presso un caffè cittadino a Pjatigorsk. Rimasero ferite 30 persone. 5 settembre 2010 – attacco al poligono militare “Dal'nij” [22] presso Bujnaksk [23]. Un kamikaze su una Žiguli farcita di esplosivo entrò nella piccola tendopoli dei militari. In conseguenza dell'esplosione morirono cinque militari. L'identità del kamikaze fu presto stabilita: risultò essere il 26enne Zamir Terekbaev, nativo del distretto di Neftekumsk nel territorio di Stavropol'. 27 novembre 2010 – esplosione sul ramo ferroviario Astrachan' [24]-Machačkala [25]. 31 dicembre 2010 – nel parco di Kuz'minki [26] a Mosca è esploso un albergo privato. Nelle sue rovine è stato trovato il corpo di una donna, che finora non è stata riconosciuta. Secondo la versione degli inquirenti, è avvenuta un'auto-esplosione in conseguenza di un maneggio imprudente dell'esplosivo. Secondo i dati ufficiali, l'albergo era stato preso in affitto da due donne, una delle quali al momento dell'esplosione non c'era. 5 giorni dopo a Volgograd [27] è stata arrestata una nativa del distretto di Šelkovskaja, la nogai Zejnap Sujunova, che al momento è detenuta a Mosca nel SIZO [28] di Lefortovo e sospettata di preparare un atto terroristico. In quello stesso SIZO dall'ottobre dello scorso anno è detenuto suo marito Anverbek Amangaziev, accusato di terrorismo e detenzione illegale di armi. Conclusione Il “jama'at dei Nogai” – così come cercano di presentarcelo i servizi segreti – non esiste. C'è il “gruppo dei Nogai” nella composizione del jama'at di Šelkovskaja nella Repubblica Cecena. Le informazioni sulla “pista dei Nogai”, attivamente promosse dagli inquirenti, non sono altro che il tentativo di sviluppare creativamente il pensiero del premier sull'assenza nell'atto terroristico di una “pista cecena”. Partendo da quegli stessi dati con cui operano le indagini ufficiali non si può fuggire dal pensiero che all'accaduto abbiano comunque preso parte le “organizzazioni clandestine dell'Ičkerija”. Nelle condizioni di spaccatura all'interno dell'“Emirato del Caucaso” per ora non c'è possibilità di dire chi concretamente tra i grandi comandanti stia dietro l'esplosione a Domodedovo. 30.01.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/010/19.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] “Comunità islamica” (il termine è usato nel senso di “gruppo terroristico islamista”). Il corsivo, qui e altrove, è mio.
[2] Popolo caucasico di etnia turca.
[3] Federal'naja Služba Bezopoasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), il principale servizio segreto russo.
[4] Città della Russia meridionale.
[5] Regione.
[6] Città della Russia meridionale.
[7] Quella degli anni 1994-1996, conclusa con un armistizio.
[8] Villaggi cosacci della Cecenia settentrionale.
[9] Popolo caucasico di etnia turca.
[10] Šamil' Salmanovič Basaev era il capo della guerriglia cecena e Khattab (Samir Saleh Abdullah al-Suwailem) un noto terrorista di origine saudita. Entrambi sono stati uccisi da russi.
[11] Villaggio della Cecenia settentrionale.
[12] Città della Cecenia centrale.
[13] Centr Special'nogo Naznačenija (Centro per i Compiti Speciali).
[14] Citazione volutamente sbagliata ed ironica della Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi.
[15] Upravlenie Federal'noj Služby Bezopasnosti (Direzione del Servizio Federale di Sicurezza).
[16] Glavnoe Upravlenie Vnutrennich Del (Direzione Centrale degli Affari Interni), in pratica la polizia.
[17] Nome data alla Cecenia dai separatisti.
[18] Villaggio della Cecenia centro-orientale.
[19] Città della Russia meridionale.
[20] Camion della Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod (Fabbrica di Automobili di Gor'kij – adesso Nižnij Novgorod, nella Russia centrale).
[21] Versione russa della Fiat 124.
[22] “Lontano”.
[23] Città del Daghestan centrale.
[24] Città della Russia meridionale.
[25] Capitale del Daghestan.
[26] Zona della periferia sud-orientale di Mosca.
[27] Città della Russia meridionale, la ex Stalingrado.
[28] Sledstvennyj IZOljator (Carcere Giudiziario).
[29] Carcere della zona nord-orientale di Mosca, luogo di tortura sovietico e tuttora di competenza dei servizi segreti.