23 luglio 2010

A proposito di Bielorussia

Tiro al bersaglio che ti inquadra




I canali televisivi russi hanno preso a colpire intenzionalmente Lukašènka [1]


L'artiglieria mediatica russa bersaglia già da due settimana la Bielorussia, senza prendere fiato. E Lukašènka ha deciso di rispondere, peraltro non personalmente, ma in modo mediato, invitando sugli schermi della televisione di Stato bielorussa il crudele nemico della Russia Mikhail Saakashvili.

E' curioso che fino a non molto tempo fa Lukašènka annoverasse Saakashvili tra quelli da non rammentare quando fa buio. Nell'agosto 2008 durante l'incontro con Sergei Bagapsh e Eduard Kokoity della guerra georgiano-russa disse: “E' stata una reazione tranquilla e calma che ha fatto sì che nella regione si stabilisse la pace”. Alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2006 il KGB bielorusso avrebbe scoperto un complotto per rovesciare il potere. Al complotto, si capisce, prendevano parte i militanti georgiani, che poco ci mancava che fossero preparati personalmente dal presidente georgiano. Ma adesso che la Russia è diventata un nemico per Lukašènka, questi si è ricordato di Saakashvili.

Saakashvili è andato in onda alla televisione bielorussa giovedì. E già venerdì sera sugli schermi di NTV [2] è andato in onda il film “Krëstnyj bat'ka-2” [3]. Il film cominciava dichiarando che a Lukašènka non è rimasto alcun amico al mondo tranne Kurmanbek Bakiev e Mikhail Saakashvili.

Venerdì la salva è risultata massiccia: oltre al nuovo film della NTV soggetti sul tema “Lukašènka, ci hai stufato, vai al diavolo!” sono andati inaspettatamente in onda nel programma “Vremja” [4] del Primo Canale e in “Vesti” [5] del canale Rossija [6]. Hanno rammentato le persone scomparse senza lasciare traccia, apertamente, senza eufemismi, hanno detto che tutte queste sono state uccise per ordine di Lukašènka, l'hanno accusato di legami con Berezovskij, con cui Lukašènka farebbe affari sporchi invece di consegnarlo alla giustizia dello stato alleato. Peraltro, il leitmotiv di tutta la televisione russa di venerdì era semplice: Lukašènka non è più nostro alleato e nel 2011 non sarà più presidente.

E' chiaro che tutto questo flusso di informazioni in generale era diretto non al telespettatore russo, a a cui gli stessi canali televisivi hanno inculcato per lunghi anni che non c'era amico migliore di Lukašènka per la Russia. Era un semplice e comprensibile message [7] per Lukašènka e i bielorussi. I programmi “Vremja” e “Vesti” sono visibili in Bielorussia. E a tagliare in anticipo i soggetti, come fanno i censori bielorussi con “Bol'šaja raznica[8] e “Prožektorperischilton[9], o non sono riusciti o non si sono decisi. Cosicché l'inclusione nella guerra mediatica dei canali di Stato russi ha garantito l'accesso allo smascheramento del regime bielorusso da ogni isba contadina in Bielorussia. Fra l'altro, anche il “Padrino” “tagliato” grazie a Internet è stato visto da centinaia di migliaia di bielorussi. Se il film fosse andato in onda anche sugli schermi bielorussi, avrebbe avuto forse molti meno spettatori: la domenica sera la gente preferisce guardare il calcio, i serial e i programmi di intrattenimento. E il cinema proibito fin dai tempi sovietici lo si ottiene da terzi, lo si guarda e lo si racconta ai colleghi nell'area per fumatori.

Un attacco mediatico così potente porta a pensare che il Cremlino abbia deciso di sostituire Lukašènka in modo naturale. E' noto a tutti che di elezioni regolari in Bielorussia non ce ne sono da tempo e che la presidente della Commissione Elettorale Centrale Ermošina come risultato di tutte le elezioni con mano ferma scrive la cifra 97 per cento. E in queste condizioni un cambio di potere è possibile solo tramite massicce proteste per le strade. Ma il Cremlino teme le rivoluzioni “arancioni”. Ma se Lukašènka se ne andrà da solo, allora davanti ci sono libere elezioni, sul risultato delle quali si può influire. Per tali attacchi mediatici una persona con una psiche instabile può avere davvero un colpo apoplettico. A poco prezzo e senza rivoluzioni.

Lo stesso Lukašènka tace impaurito. E anche Mikhail Saakashvili lo ha aiutato poco – ha pronunciato indistintamente: “La Russia stessa non sa cosa vuole” – ed è passato gradualmente a parlare di khachapuri [10]. E nei notiziari bielorussi delle ultime due settimane ci sono solo tre temi: un raccolto mai visto, un caldo mai visto e uno “Slavjanski bazar” [12] mai visto.

Irina Chalip [12]
nostro corrispondente

21.07.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/078/09.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Uso la forma bielorussa.

[2] Canale russo un tempo indipendente, ora sotto l'egida della Gazprom.

[3] “Il Padrino-2” (niente a che vedere con Mario Puzo, si tratta del seguito di un documentario contro Lukašènka).

[4] “Tempo”, il “telegiornale di Stato”.

[5] “Notizie”.

[6] “Russia” (sempre di TV di Stato si parla).

[7] In inglese nell'originale.

[8] “Grande differenza”, programma comico dedicato a parodie di film e programmi televisivi.

[9] “Proiettore-Paris-Hilton”, programma satirico.

[10] Focaccia al formaggio georgiana, assai apprezzata in tutta l'ex URSS. Il corsivo è mio.

[11] “Bazar slavo” (festival di musica e arte varia).

[12] Giornalista bielorussa, premiata all'estero e perseguitata in patria per le sue critiche al regime di Lukašènka.


http://matteobloggato.blogspot.com/2010/07/loffensiva-mediatica-di-mosca-contro.html

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