In chi ha anche una minima idea di cose militari il duplice atto terroristico nel metrò di Mosca ha suscitato una serie di domande. In esso ci sono molte stranezze. Il presupposto è quello, derivante dalle informazioni ufficiali, di cui disponiamo oggi. Il 29 marzo alle 7.56 e alle 8.36 di mattina alle stazioni del metrò “Lubjanka” e “Park kul'tury” [2] sono rimbombate due esplosioni. Le esplosioni sono risuonate nei vagoni quando questi si trovavano alla stazione, al momento dell'entrata e dell'uscita dei passeggeri. Sono morte quaranta persone. Ne sono rimaste ferite altre ottanta. Il direttore dello FSB [3] Aleksandr Bortnikov ha riferito al presidente Dmitrij Medvedev: le esplosioni sono state opera di due donne kamikaze, la potenza di una era equivalente a 1,5-2 kg di tritolo, della seconda a 2 kg, l'esplosivo utilizzato era l'esogeno. Anche Aleksandr Bortnikov ha dichiarato che è stata un'azione ben programmata. E' così? Esaminiamo i momenti che attirano l'attenzione. Il tempo e il luogo L'ora di punta mattutina nel metrò di Mosca dura dalle otto alle dieci di mattina. Notiamo che le otto di mattina sono solo l'inizio dell'afflusso di punta dei passeggeri. Mosca è una città di uffici, questi iniziano a lavorare alle nove-dieci. Alle otto la maggior parte delle persone siede solo nelle stazioni delle linee radiali e si dirige in centro. La maggiore densità del flusso di passeggeri all'interno del ramo circolare viene raggiunta verso le otto e mezza-nove. Secondo. Perfino nell'ora di punta “Lubjanka” non è la stazione più trafficata. Sul ramo di Sokol'niki [4] la stazione più trafficata è “Komsomol'skaja” [5]: dalle periferie viene raccolto tutto il popolo – un gigantesco flusso di passeggeri dalle tre stazioni, il passaggio alla linea circolare. Inoltre. Dopo la prima esplosione aumenta la probabilità di una reazione. Non di meno la seconda esplosione è solo dopo quaranta minuti. La gente in quel momento stava già cominciando a lasciare il metrò. Il vagone era semivuoto. Cioè non sono stati scelti luoghi e tempi ottimali. L'esogeno E' una sostanza esplosiva che ha un effetto brisante (di frammentazione) – una polvere cristallina. Abbiamo sentito questo nome per la prima volta nel '99, prima di allora conosceva l'esogeno solo una ristretta cerchia di specialisti. E anche ora si di esso corrono molte voci. Per esempio, che è estremamente velenoso, 20 volte più a rischio di esplosione del tritolo – può detonare in fase di trasporto o perfino per frizione e lo si può cuocere in pentola in cucina… Il professore di chimica e tecnologia dei composti organici dell'azoto della RChTU [6] Mendeleev Viktor Žilin: – Ci sono esplosivi d'ordinanza. Questi soddisfano tutte le normative, perché li si possa usare abbastanza in sicurezza. In tutto sono cinque: tritolo, esogeno, ottogene, tetrile, PETN. In tal modo l'esogeno è regolare, cioè abbastanza sicuro da maneggiare. Per quanto riguarda la tossicità, è effettivamente molto velenoso. Nel 1888 fu brevettato non come esplosivo, ma come mezzo per la lotta ai topi. Quando finisce nell'intestino da origine a formalina – gli animali a sangue caldo muoiono. Il processo produttivo è tecnologico, cioè è difficile produrlo in condizioni artigianali, peraltro si sprigionano gas tossici – sono indispensabili mezzi di difesa individuale. Sono necessari anche componenti speciali, per esempio acido nitrico concentrato. L'esogeno non si usa puro: non si pressa, non si fonde, non si modella. Poi come esplosivo autonomo non si applica. Solo flemmatizzato, plastificato o in soluzioni. La flemmatizzazione è l'aggiunta di sostanze leganti per la riduzione della sensibilità alle azioni di meccanismi (per pericolo di esplosione l'esogeno è comunque al secondo posto) e alla possibilità di pressioni. Nell'esercito russo l'esogeno flemmatizzato si usa per equipaggiare le munizioni: fondamentalmente mine e siluri acquatici e anche bombe aeree. La plastificazione è l'aggiunta di polimeri per dare plasticità. Il più diffuso esplosivo d'ordinanza delle forze armate degli USA, il “С-4” è lo stesso esogeno plastificato (91%). In soluzioni si applica nella produzione di mezzi esplosivi per uso civile. Puro – in polvere – non si applica affatto. Dove si può prendere l'esogeno? Flemmatizzato – nei magazzini della Marina Militare, dove si trova sotto forma di munizioni. Puro – nei magazzini della riserva da mobilitare, dov'è conservato in sacchi e ce n'è molto. Il tempo di conservazione è 20 anni. Si può anche supporre una fuga dalle fabbriche produttrici e, probabilmente, al 99% è stato usato proprio questo canale. Ma il fatto è che in Russia la produzione di esogeno è stata fermata circa dieci anni fa. Ora lo fanno solo USA e Cina. Le donne kamikaze Da dove vengono le donne kamikaze? Capisco che nelle agenzie dei cacciatori di teste non ci siano i loro curriculum. Vuol dire che dev'esserci una specie di agenti per l'individuazione di persone inclini a diventare shahid [7]. Dev'esserci una serie di misure per il loro trattamento psicologico. Devono esserci persone che si occupano di questa preparazione. Un posto per la preparazione. Dei mezzi per portare i kamikaze sul punto dell'attentato. Gruppi di controllo e accompagnamento. Cioè deve esistere un qualche sistema che richiede grandi investimenti di denaro, organizzazione e principalmente di tempo. Lo shahid è un'arma costosa. Cioè una bomba umana dev'essere usata con la massima efficacia. La motivazione L'attività di sabotaggio e terroristica è sottomessa a una di queste due motivazioni – o il raggiungimento di un concreto scopo finale o l'ottenimento di dividendi. La differenza di motivazioni dà differenza di risultati. Quando le persone sono guidate dalla prima motivazione, si ottengono gli ottimamente preparati e pensati nei dettagli “Nord-Ost” [8] e Beslan. Quando sono guidati dalla seconda – il blitz a Groznyj con un solo reggimento [9], le esercitazioni a Rjazan' [10] e l'attentato presso il “Nacional'” [11]. Il terrorismo non è una cosa fine a se stessa. Dietro ogni atto terroristico c'è qualche scopo. I rivoluzionari abbatterono lo zar. I militanti ceceni ottennero l'indipendenza dell'Ičkerija [12]. Gli emirati [13] costruiscono la shari'a nel Caucaso. Gli atti terroristici si possono dividere in tre tipi - fanatici, intimidatori e su commissione. In quelli fanatici è importante l'uccisione del maggior numero di persone. In quelli intimidatori l'ottenimento della maggior risonanza pubblica possibile. In quelli su commissione l'ottenimento di dividendi. Quelli fanatici e intimidatori si sottomettono alla prima motivazione – in vista dello scopo. Quelli su commissione alla seconda. Gli atti terroristici con la prima motivazione si costruiscono sul principio “minimo sforzo – massimo risultato”. Tale è l'attentato al mercato di Vladikavkaz [14]. La recente esplosione a Kizljar [15]. L'attentato alle colonne militari in Cecenia [16]. Le esplosioni delle case a Mosca. L'attentato al “Nevskij èkspress” – nessuna šachidka [17]. Gli atti terroristici della seconda categoria usano schemi più dispendiosi, ma anch'essi sono orientati all'ottenimento del massimo effetto. Per esempio Budënnovsk [18], il “Nord-Ost”, Beslan. Gli atti terroristici del terzo tipo usano schemi dispendiosi, ma peraltro il risultato è scarso o manca del tutto. Lo scopo è l'ottenimento di dividendi. Tali sono l'attentato delle donne kamikaze al festival “Kryl'ja” [19], lo stesso “Nacional'”, gli atti terroristici alle stazioni “Rižskaja” [20], “Tret'jakovskaja” [21], “Belorusskaja” [22]. Cos'è stato davvero Adesso guardate. Il rapporto del capo dello FSB al presidente va preso come la Bibbia – alla lettera. Se il Signore Dio ha detto che Giona sedette nel ventre della balena, significa Giona, nel ventre e balena. E non Abramo, non nella vescica natatoria e non di un carassio. Se Bortnikov davanti alle telecamere fa rapporto a Medvedev che è esploso l'esogeno, significa esogeno. Non “С-4”, non una miscela artigianale con polvere di alluminio e tritolo, ma proprio esogeno. In polvere. Oggi l'analisi espressa permette di stabilire con certezza solo una sostanza esplosiva – il tritolo, la velocità e la temperatura di combustione del quale non sono così alte. Per una conferma al cento per cento delle altre ci vuole un esame di due-tre mesi. In generale l'esogeno al momento della detonazione si disgrega nei componenti chimici puri e non lascia tracce. Detona senza fumo né odore. Viktor Žilin:
– La questione è se c'è stata una piena detonazione. La velocità e la temperatura di combustione dell'esogeno sono più alte di quelle del tritolo e perciò è difficile supporre che bruci completamente. In questo caso, considerando che è stato usato un manufatto artigianale, non si può escludere tale probabilità, ma la definirei non molto alta. Ma mettiamo che Bortnikov intenda sostanze esplosive contenenti esogeno. Allora otteniamo questo schema. Prima variante: i terroristi vanno al magazzino della Marina Militare, dove il sottufficiale mette in ordine i siluri, comprano l'esogeno flemmatizzato, incendiano il magazzino, portano l'esplosivo ottenuto in qualche posto, dove preparano la cintura da shahid – ritagliano gli accessori, uniscono I cavi, le batterie, poi portano il manufatto pronto al punto di raccolta. Seconda variante: prendono l'esogeno in polvere dai magazzini della riserva, dove il sottufficiale lo vende a sacchi, lo portano in qualche posto, là, indossato l'OZK [23], lo plastificano o lo flemmatizzano, preparano la cintura da shahid – accessori, cavi e batteria – e lo portano al punto di raccolta. Terza variante. Portano l'esogeno, rubato in precedenza, nei covi. Secondo i comunicati ufficiali, il Caucaso ne è pieno. Periodicamente fanno esplodere qualcosa. Tuttavia in questo caso l'accesso al deposito (ai depositi) dev'essere garantito a una cerchia sufficiente di persone: gli emiri vengono eliminati uno dopo l'altro e tutti i magazzini vengono ereditati. Più avanti secondo lo stesso schema: plastificazione-flemmatizzazione, equipaggiamento, fornitura. L'esogeno si può flemmatizzare con la comune paraffina o con la cera. Ma il processo in se è tecnologicamente complesso. Bisogna fare un'emulsione basica, porvi l'esogeno, fare una sospensione, aggiungere acido per distruggere l'emulsione, filtrare, peraltro in modo che non si ottenga un “caprone”, – un ammasso, nello slang dei chimici. Cioè non si può condurre quest'operazione in cucina. Plastificare invece – sì, si può fare a casa, mescolando l'esogeno con comune plastilina. Ma il fatto è che in questo caso otterremo il più diffuso esplosivo dell'esercito russo – il plastico (80% di esogeno e 20% di polimeri). Perché preparare plastico artigianale con non si sa quali caratteristiche, quando di industriale in Cecenia ce n'è tanto quanto il fango? Cede un po' di potenza, peraltro è estremamente comodo da maneggiare: è praticamente insensibile ai colpi, se incendiato semplicemente brucia, non richiede misure di protezione. La bomba standard è una bottiglia di Coca-Cola riempita di plastico. Nella prima e nella seconda guerra [24] nessuno ha mai sentito parlare di esogeno. Non è venuto dalla Cecenia – è giunto in Cecenia dalla Russia. Ho parlato con un agente di uno dei servizi segreti, lo chiameremo Andrej I.: – Sei stato nelle basi? – E' il mio lavoro. – Trovaste esogeno? – Tritolo e plastico fin sopra i tetti. Non ho visto recipienti con l'esogeno. Ma mettiamo che questo gruppo non avesse accesso al plastico, ma all'esogeno sì. Parallelamente si conduce la ricerca della potenziale donna kamikaze, passano alcuni mesi per il suo trattamento psicologico, poi anch'essa viene portata al punto di raccolta. Qui viene equipaggiata del manufatto da “shahid” pronto, viene fatta sedere in autobus, viene portata a Mosca in qualche secondo punto di raccolta. All'ora X la donna kamikaze viene portata alla metropolitana, l'accompagna un gruppo di osservazione e forse un gruppo di copertura e garanzia per la ritirata. Cioè vediamo che l'ingegneria di questo atto terroristico è complessa e non ottimale. Inoltre. Un centimetro cubico di esogeno pesa 1,8 grammi. L'esogeno è più potente del tritolo. La quantità di esplosivo pari a un chilogrammo e mezzo di tritolo, occuperà circa un litro di volume. Sono dieci-undici pacchetti di sigarette. Quale carico uniformemente distribuito sul corpo può portare una persona per non attrarre l'attenzione? Un chilogrammo e mezzo? O sei-sette? Nella stazione “Avtozavodskaja” [25] ne furono fatti esplodere quattro. L'esplosione si verificò nel tunnel. L'effetto fu del tutto diverso. Adesso. Le donne kamikaze non erano in hijab né in uniforme, come tutti nel “Nord-Ost”, dove l'immagine delle šachidki giocò in favore del terrore, facendo nascere un sacco di leggende, ma in abito comune. Non hanno gridato: “Allah akbar!” e in generale non hanno fatto niente di ostentato. Si dice che fossero tutte come zombie e fatte di droga. Ma nel “Nord-Ost”, nella stessa situazione di partenza – Mosca, civili, bambini – non erano come zombie, erano consapevoli delle proprie azioni e delle loro conseguenze e desideravano la venuta di queste conseguenze. Non c'era bisogno di farle esplodere per mezzo dei telefoni cellulari. A Džanet Abdullaeva, che si è fatta esplodere alla stazione “Park kul'tury” l'intelaiatura sul petto si è conservata del tutto, ma la parte inferiore del corpo è stata deturpata. La mano sinistra è integra, ma la destra è stata strappata via fino al gomito. Non c'era cioè una cintura su di lei, c'era una borsa sul fianco destro. Cosa le ha impedito di prendere da lì una maschera prima dell'attentato? Di gridare “Per mio marito ucciso”? E' stata data una versione secondo cui avrebbe voluto far esplodere la stazione “Oktjabr'skaja” [26], dove si trova il ministero degli Interni, ma non conosceva il metrò di Mosca. Non le hanno neanche mostrato una carta? Il 28 la seconda donna kamikaze – Mariam Šaripova – era a Machačkala [27]. La mattina del 29 I suoi resti si trovano a Mosca. Quando l'hanno preparata? E' evidente che il livello di preparazione delle donne kamikaze era estremamente basso. Alla diciottenne Abdullaeva hanno raccontato qualche volta della “gèbnja [28] sanguinaria” e questa è andata a compiere l'atto eroico. Šaripova invece, può essere davvero, non sospettava affatto di essere una donna kamikaze Cioè all'immagine della “vedova nera” non è stata fatta particolare attenzione da parte degli organizzatori. Se il compito di usare l'immagine della šachidka non si era posto, allora la questione è: l'attenzione di chi attira su di se nel metrò della capitale una ragazza, per esempio, vestita in tuta sportiva, con uno snowboard in mano e uno zaino da turista sulle spalle? Quale carico si può portare nello zaino? Quale si può portare nella borsa? Vuol dire che non c'era neanche lo scopo di massimizzare la quantità di vittime. Particelle di polvere simile all'esogeno sono comunque state trovate sulle cose dei morti alla stazione “Park kul'tury”. I testimoni dicono che al momento dell'esplosione c'è stato un forte fumo e un odore acre, che causava raschio alla gola. Per di più alcune persone si sono rivolte all'ospedale con sintomi di soffocamento e edema polmonare. L'esplosione è stata debole, nel vagone non sono saltati neanche tutti i vetri. A partire da tutto ciò si può supporre: all'esplosivo erano stati aggiunti plastificatori contenenti cloro – sono anche facilmente accessibili, in questo caso al momento dell'esplosione avrebbero potuto formarsi sostanze che intossicano i polmoni, per esempio il fosgene, che dà tali sintomi. Allora la scarsa forza dell'esplosione si può spiegare. Ma non si può spiegare che sia avvenuta alla stazione – nel tunnel sarebbero state avvelenate molte persone in più. Cioè se anche è stato elaborato un piano di avvelenamento, non ha funzionato. Ma è più probabile un'altra variante. Se nella composizione della sostanza esplosiva c'è un eccesso di ossidanti, allora al momento dell'esplosione possono comparire ossidi di azoto, che pure danno edemi polmonari. Peraltro l'esplosione avviene con abbondante fumo di colore giallo. Proprio di nubi di fumo e di odore specifico parlano i testimoni. Come dire esplosivo artigianale, di bassa qualità. Per il proprio ben espresso effetto brisante l'esogeno è buono quando in un piccolo volume è necessaria la massima potenza – per l'abbattimento di case e portaerei. In caso contrario il gioco non vale la candela [29]: è lo stesso che sparare un “S-300” [30] su un blindato. Lo riduce in molecole, ma perché, se c'è un lanciagranate? ...Nel fatto che l'esplosione sia avvenuta alla stazione “Lubjanka”, si vede evidentemente un simbolismo. Ma per il simbolismo sarebbe stato ben più efficace uscire sulla piazza stessa e farsi esplodere direttamente davanti all'edificio dello FSB. E poi, usando uno schema già rodato, quando sul luogo della prima esplosione giunge il gruppo investigativo, far esplodere la seconda donna kamikaze. E qui non è andata così. La risonanza dell'atto terroristico è direttamente proporzionale al numero di vittime. Dopo via Gur'janov [31], il “Nord-Ost” e Beslan la Russia trasalì. In questo caso gli atti terroristici già ora, dopo due settimane, non sono in prima pagina. L'atto terroristico non ha raggiunto lo scopo di ottenere risonanza. La scarto di tempo tra le esplosioni è stato di quaranta minuti. Ma avrebbe avuto senso, se di esplosioni ce ne fossero state non due, ma come minimo tre. La prima, mezz'ora dopo la seconda, mezz'ora dopo la terza. Il panico era garantito, la gente in generale non sarebbe scesa nel metrò, aspettando la quarta. La città sarebbe stata paralizzata. Ma anche se la terza cintura ci fosse stata, non è esplosa. Di nuovo dilettantismo. Un'esplosione nel tunnel fa un effetto molto maggiore. Perché le donne kamikaze si sono fatte esplodere alla stazione? Il primo pensiero che viene in testa – le hanno fatte esplodere per mezzo di un cellulare e lungo il tragitto il cellulare non prende. Lo stesso pensiero è venuto in testa anche agli inquirenti. Ma ecco la domanda – ma a che diavolo servono allora le šachidki, che non sono vestite da šachidki, non gridano “Allah akbar!”, non desiderano farsi esplodere da sole e per metterle in azione tocca tirarle a distanza? Cos'è, un'azione ben programmata? Dmitrij Medvedev ha dichiarato che le esplosioni a Mosca e a Kizljar sono anelli di una sola catena. Falso. Sono anelli di catene diverse. A Kizljar hanno fatto esplodere il nemico diretto – i poliziotti – e non dei civili. Hanno fatto esplodere direttamente l'OVD [32] e non la fermata d'autobus “OVD”. La seconda esplosione è stata tra gli agenti investigativi e non alla fermata vicina. E' stata fatta esplodere una Niva riempita di mezzo quintale di esplosivo e non uno straccio con dei bulloni. Hanno fatto esplodere secondo uno schema semplice ed efficace al massimo e non stando su un'amaca. Anche quanto alle motivazioni la cosa non è chiara. La versione principale è la vendetta per l'eliminazione di Said Burjatskij [33] e Umalat Magomedov, marito di Džanet Abdullaeva. Ma se i vostri familiari venissero uccisi a colpi d'arma da fuoco da qualche maggiore dell'OMON [34], che fareste, preparereste dei kamikaze, plastifichereste dell'esogeno e fareste esplodere delle persone nel metrò o comprereste dagli sbirri stessi una banca dati e fareste saltare in aria il maggiore in persona? E poi: per Basaev, quasi un eroe nazionale dell'Ičkerija, non si sono vendicati. E per un forestiero buriato, una figura ben poco significativa, avrebbero fatto esplodere il metrò? Non è stata fatta alcuna richiesta, nessuno si è preso la responsabilità in modo credibile. Due dichiarazioni una in contraddizione con l'altra di Dokku Umarov non ispirano fiducia – in un caso l'audio del filmato diverge dal movimento delle labbra, nell'altro la voce risuona per telefono. Si può ipotizzare che qualche emirato abbia deciso di guadagnare soldi o gloria, ma in tali casi compare sempre un resoconto. Finora questo non c'è. Cioè manca la motivazione, che non suscita domande, di questo atto terroristico. – Questo non è terrorismo, – dice Andrej I. – Sono giochi al terrorismo. Ecco, vado per la città, guardo… Qui ci sono tante possibilità di organizzare un Armagheddon globale. Se vuoi, ti racconto come uccidere mezza Mosca per cento verdoni? (Lo racconta.) Se effettivamente volessi scatenare il terrore, utilizzerei questo metodo per cento verdoni. Se volessi uccidere i miei nemici, agirei secondo lo schema di Kizljar. Ma se volessi ottenere un risultato “ottimale”, agirei in un altro modo – è elementare. Riassunto 1. L'azione è stata programmata malissimo. Una delle due esplosioni non è avvenuta nel momento migliore, né nel posto migliore. La seconda esplosione è avvenuta senza tener conto dell'effetto della prima. Non è stato usato l'esplosivo più richiesto né quello di gran lunga più semplice da maneggiare. L'immagine dello shahid come simbolo non ha funzionato. L'ingegneria dell'atto terroristico è costruita secondo il principio della maggior resistenza con la non più alta efficacia. Due manufatti – gli shahid – sono andati perduti praticamente per nulla. Il rapporto “prezzo-qualità” non regge alla critica. 2. Il compito di raggiungere uno scopo concreto non è stato posto. E' stato posto il compito di organizzare un attentato più o meno notevole secondo il principio “far esplodere qualcosa da qualche parte in qualche modo”. L'unico scopo che si osserva è farlo sembrare vero. La motivazione è l'ottenimento di dividendi. Per altro si può ipotizzare che fosse stabilita una possibile minimizzazione del numero di vittime. 3. L'esogeno non c'era. Non poteva neanche esserci. C'era un esplosivo preparato artigianalmente a base di esso. 4. Non di meno Aleksandr Bortnikov dice che è stato fatto esplodere l'esogeno. Cos'è, un tentativo di indirizzare l'opinione pubblica nell'alveo necessario: esplosioni-esogeno-clandestinità cecena? 5. Parlare di responsabilità di qualche gruppo finora non si può fare in modo affidabile. Nessuno si è preso la responsabilità con una conferma al cento per cento. 6. Ha agito un gruppo evidentemente dilettantesco. Ma dilettanti peraltro strani – hanno accesso alle riserve di esogeno e dispongono di merce come gli shahid. 7. E' stato un attentato evidentemente su commissione. Organizzato malissimo, in fretta e con I mezzi sottomano. In questo atto terroristico solo una cosa non causa dubbi – è avvenuto molto, molto al momento giusto. Conclusione Se il metrò fosse stato fatto esplodere dalla “gèbnja sanguinaria”, sarebbe una mezza vittoria. Il guaio è che da noi non c'è nessuna gèbnja. E qualunque studente di un istituto tecnico professionale oggi può fare esplodere quello che vuole e dove vuole. Non c'era nessuna terrificante piovra che stende i suoi tentacoli sul cuore stesso della nostra Patria dalla terribile clandestinità wahhabita [35]. C'era un gruppo di pastori con una classe e mezzo di istruzione da boy scout. E la domanda principale: chi e a che scopo li ha usati? Quando è effettivamente necessario I servizi segreti sono anche in grado di rifilare a Chattab [36] una lettera avvelenata e di far saltare in aria Basaev con l'aiuto di un KamAZ [37] interposto. Ma quando non è necessario, l'esogeno sparpagliato per tutto il Caucaso, la via per il quale è nota a un pastore su due, può non trovarlo per dieci anni. E per dieci anni non fare attenzione ai magazzini di munizioni che bruciano uno dopo l'altro. E se un bel giorno dal rubinetto invece dell'acqua scorresse qualche ricina, non ci si dovrà meravigliare. Ancora una volta: se nel paese ci fosse una clandestinità terroristica ben organizzata, non ci saremmo più. Ma ci sono degli idioti poco istruiti, che vogliono farsi passare per Bin Laden locali per fare della grana o che vengono usati per questo. E davanti a questo, scusate l'espressione, avversario sono risultati senza forze tutte queste non esplose per poco Lubjanki e Žitnye [38]… Arkadij Babčenko corrispondente speciale della "Novaja gazeta" 18.04.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/041/06.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |