Vietato l'“Emirato [1] del Caucaso” |
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Gli organi supremi di giustizia russi hanno chiarito la situazione con la “fantasia virtuale”
La scorsa settimana la Corte Suprema russa è giunta alla conclusione che “l'attività dell'organizzazione “Emirato del Caucaso” minaccia l'integrità territoriale della Federazione Russa” e l'ha vietata. Ricordiamo che l'“Emirato del Caucaso” è l'organizzazione che conduce la lotta armata per la creazione di uno stato islamico sul territorio delle repubbliche del Caucaso settentrionale. La sua creazione è stata annunciata nell'ottobre 2007 da Dokku Umarov, in quel momento presidente della non riconosciuta repubblica di Ičkerija [2]. L'“emirato” è costituito da cinque settori o vilajjat [3]: Nochčijčo' (Repubblica Cecena), Galgajče (Inguscezia e Ossezia del Nord), Daghestan, Steppa dei Nogai [4] (distretto di Stavropol' [5]) e vilajjat unito di Cabardia, Balcaria e dei Carachi [6]. I settori sono capeggiati da valii [7], designati dagli emiri delle unità autonome locali – le džamaat [8]. L'“emirato” ha come principale organo consultivo il Madžilis ul'-Šura, la Corte Suprema della Shari'a e ha anche un governo all'estero. E conduce un'effettiva propaganda delle proprie idee attraverso i siti Internet. I membri di questa organizzazione si sono presi la responsabilità dell'attentato al presidente dell'Inguscezia Junus-bek Evkurov, dell'esplosione del “Nevskij èkspress” e perfino dell'“esplosione del blocco energetico della centrale idroelettrica Sajano-Šušenskaja”. E' interessante che il capo del comitato antiterroristico nazionale Nikolaj Patrušev constati l'“incremento dell'attività dei militanti nel Caucaso settentrionale”. Allo stesso tempo altre alte cariche russe hanno preferito ignorare l'esistenza dell'“Emirato del Caucaso”, chiamandolo “mito propagandistico” e “fantasia virtuale”. Ed ecco che la Procura Generale, che ha dato inizio all'esame della questione, e a seguito la Corte Suprema della Federazione Russa hanno comunque riconosciuto la reale esistenza di questo fantasma e hanno vietato la sua attività. Il divieto ufficiale può avere anche conseguenze pratiche. Poiché mancano informazioni credibili sulla maggior parte dei membri di questa organizzazione, d'ora in poi chi si da alla macchia sul territorio del Caucaso settentrionale sarà automaticamente considerato membro dell'organizzazione terroristica vietata. L'inasprimento della pratica punitiva riguarda anche le persone dichiarate fiancheggiatori. “Adesso la pratica giudiziaria può inasprirsi, – ritiene l'avvocato ceceno Magomed Abubakarov. – Se in precedenza i “fiancheggiatori” capaci di sopravvivere fino al processo venivano perseguiti secondo l'articolo 210 del Codice Penale (organizzazione di associazione a delinquere o partecipazione ad essa) o secondo il 208 (organizzazione o partecipazione a NVF [9]), adesso senza una precisa base di prove – infatti i servizi segreti, per loro stessa ammissione, non conoscono neanche l'entità numerica dell'“emirato” – queste persone saranno perseguite secondo gli articoli sul terrorismo e le condanne aumenteranno di molte volte”. 15.02.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/016/07.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] La terminologia usata è quella originale araba. Umarov si definisce amir – non èmir alla russa –, cioè “comandante” (dalla radice amr, “comandare”) e il territorio che vorrebbe comandare è chiamato imarat e non èmirat.
[2] Nome ceceno della Cecenia.
[3] Wilayyat, “province” in arabo. Il corsivo, qui e altrove, è mio.
[4] Popolo mongolico del Caucaso.
[5] Città della Russia meridionale.
[6] In pratica i territori della Repubblica di Kabardino-Balcaria (abitata dal popolo caucasico dei Kabardini e da quello turco dei Balcari) e la parte del territorio della Repubblica di Karačaj-Circassia abitato dal popolo turco dei Carachi (dei caucasici Circassi non è dato di sapere).
[7] Governatori.
[8] O jama'at, “assemblea” in arabo.
[9] Nezakonnoe Vooružënnoe Formirovanie (Formazione Armata Illegale).
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