31 ottobre 2009

A proposito dell'Inguscezia (III)

Eliminare il tramite



Makšarip Aušev era un collaboratore non ufficiale del presidente dell'Inguscezia e poteva influire sulle organizzazioni clandestine. Togliendolo di mezzo, i sostenitori delle maniere forti hanno bruciato tutti i ponti


Tutto il mondo si chiede: chi ha ucciso Makšarip Aušev? Si sono diffuse molte supposizioni. Qualcuno accusa le autorità, altri misteriose “cerchie criminali”. La commissione inquirente ha aggiunto del pepe dichiarando che tra le versioni esamina quella della vendetta da parte dei familiari di una donna con cui Makšarip avrebbe avuto rapporti. Tra l'altro nessuno, a parte gli inquirenti, prende quest'ipotesi sul serio.

Tutto porta alla conclusione: Makšarip ha pagato per la sua attività pubblica. Come pure il suo amico Magomed Evloev, ucciso un anno fa. Solo che questo caso è molto meno univoco.

L'etichetta diffusa “leader dell'opposizione e attivista per i diritti umani Aušev” non riflette pienamente tutta l'ampiezza della personalità di Makšarip e non dice nulla della sua posizione nella repubblica.

Fino a poco tempo fa Makšarip non era una figura pubblica. Era un grande uomo d'affari inguscio, commerciava marmo. Nella repubblica è di gran moda la costruzione di palazzi, cosicché Aušev era ricco.

Alla politica l'aveva portato il caso: nel settembre 2007 rapirono i suoi familiari più giovani – il figlio Magomed e il nipote, pure di nome Magomed. E' chiaro che se Makšarip non fosse stato un Aušev, ma uno con un cognome più semplice, i giovani non gli sarebbero stati restituiti. Ma l'autorità del tejp [1] in questa storia giocò un ruolo enorme.

Nessun organo giudiziario, si capisce, avrebbe potuto far tornare i sequestrati. L'indagine in proprio, che Makšarip organizzò, mostrò che nella faccenda erano coinvolti gli sbirri ceceni – lo ROVD [2] di Urus-Martan [3]. La storia acquistò una grande risonanza pubblica: presso la casa di famiglia degli Aušev in via Groznenskaja [4] a Nazran' [5] si raccolsero alcune migliaia di persone che chiesero il ritorno dei sequestrati. La richiesta fu indirizzata al fiacco potere di Zjazikov e riguardava non solo gli Aušev sequestrati, ma anche molte altre persone. Gli uomini scomparsi nella repubblica già allora si contavano a centinaia.

Makšarip Aušev riuscì a far tornare i suoi giovani: per mezzo di forti pressioni, della corruzione di alte personalità e con l'appoggio di uomini delle organizzazioni clandestine. Non nascondeva questo fatto.

Nel corso della propria operazione speciale personale scoprì un grande carcere segreto nel villaggio ceceno di Gojty nel distretto di Urus-Martan, dove venivano portati i prigionieri. Nel momento in cui il reparto militarizzato personale di Makšarip giunse a Gojty, la prigione era già vuota. I muri erano bagnati di sangue e c'erano scritti i nomi di quelli che erano stati uccisi lì in precedenza. Tirarono fuori di lì vivi solo I due Magomed Aušev – ma anche di essi si preparavano già a fare “scarpe da ginnastica”. Si dice così quando alla testa del cadavere legano dell'esplosivo, gli calano sopra una busta di plastica e lo fanno esplodere perché non lo si possa riconoscere.

Dopo la liberazione dei giovani Makšarip cercò di attirare l'attenzione della Russia sul problema, voleva, che ci fosse qualche inchiesta ufficiale sulla prigione segreta di Gojty. Mi ha mostrato un'istanza alla Procura scritta da lui. Tuttavia nessuna autorità si interessò della sua indagine indipendente. Peraltro per Makšarip in persona ci furono due indagini su questa storia.

In primo luogo, andò a confrontarsi con i ceceni, per di più con ceceni seri. Una prigione segreta non è un reparto per lo sversamento di etanolo bruciato. Ha bisogno di una grande copertura. E Makšarip strombazzò questa vicenda a tutto il paese.

In secondo luogo, Makšarip capì: se avesse formulato bene le proprie rimostranze contro il potere, l'Inguscezia si sarebbe sollevata in suo favore – e contro Zjazikov.

Con il clan Zjazikov al potere Makšarip già allora ebbe serie frizioni. In qualche modo l'entourage dell'allora presidente cercò di ricattare [6] Aušev senza tener conto del fatto che la sua posizione si era rafforzata e senza neanche fare attenzione al suo cognome.

Allora Makšarip cominciò a raccogliere gente per ogni sorta di manifestazione e corteo di protesta. Questi, senza ricorrere all'aiuto dei tecnologi della politica occidentali, organizzò in Inguscezia un brillante scenario “arancione” [7]. Le richieste che risuonavano in queste manifestazioni non solo sollevarono tutta la repubblica, ma causarono anche irritazione a Mosca. Sarete d'accordo che appare abbastanza attraente un'opposizione che, appellandosi all'autorità del centro federale, chiede di portare l'ordine nella repubblica, difenderla dai sequestratori e condannare i corrotti.

Per garantire al proprio apparato informativo un accesso senza ostacoli al centro, Aušev puntò sul sito senza controlli Ingushetia.ru. Questi garantì la sicurezza dei giornalisti in arrivo – e questa era una garanzia assoluta.

Nel novembre 2007, quando Makšarip intraprese l'ennesima azione, una troupe di REN TV [8] fu assediata nella casa in cui si trovava. Uomini armati in uniforme senza segni distintivi circondarono la casa e chiesero che i giornalisti uscissero e si consegnassero a loro. Occuparono il cortile e annunciarono: sappiamo che siete qui e abbiamo bisogno di parlare. In risposta la casa si riempì di armi automatiche – con i giornalisti c'erano guardie del corpo mandate da Aušev. Gli uomini di Aušev dissero a quelli in uniforme: “Su, provate a prenderci”. Questi decisero di non tentare la sorte e se ne andarono.

Nell'agosto 2008 in una macchina della polizia uno dei poliziotti uccise con un colpo alla tempia il compagno di lotta di Aušev e proprietario del sito “Ingushetia.ru” Magomed Evloev, che aveva compiuto non pochi sforzi per minare la posizione del presidente Zjazikov. Secondo la versione ufficiale questo colpo sarebbe partito per puro caso. Ma al centro federale evidentemente vennero a noia gli omicidi casuali dell'Inguscezia (per i quali la rimprovera continuamente l'Occidente). E alla fine di ottobre il generale dello FSB [9] Zjazikov fu sostituito come presidente dal colonnello del GRU [10] Evkurov.

E il sito “Ingushetia.ru” cambiò proprietario: dopo la morte di Evloev se ne occupò Makšarip Aušev. E il nuovo presidente, penso, capì ottimamente, che forza fosse.

Evkurov è sì inguscio, ma è un uomo nuovo nella repubblica. Fino ad allora per molti anni era stato in servizio nel profondo della Russia e non aveva alcun interesse di clan in Inguscezia. Si dichiarò subito sostenitore delle trattative con le forze più diverse – dall'opposizione civile ai membri delle formazioni armate illegali. Certamente parlò con il quartier generale di protesta di Aušev. E per molti “dissenzienti” in generale si trovò posto alla corte del nuovo presidente. Lo stesso Makšarip, peraltro, non assunse alcun compito, ma comunque qualche mese dopo l'arrivo di Evkurov rinunciò a prender parte al destino ulteriore del sito impostato criticamente “Ingushetia.ru”. Dichiarò pubblicamente: “Ho raggiunto il mio scopo”.

Il presidente Evkurov, evidentemente, contava sa Makšarip. Perlomeno lo teneva in considerazione. Dopo l'omicidio il presidente ha detto: “Egli è stato per me un vero collaboratore nella repubblica, anche se non l'abbiamo particolarmente mostrato”.

Aušev era spesso ospite del palazzo presidenziale, si incontrava sia con Junus-Bek, sia con il suo attuale premier Aleksej Vorob'ëv (che controlla tutte le operazioni delle strutture armate della repubblica). E comunque quando hanno ucciso Makšarip Magomed Chazbiev – un altro leader della protesta, persona molto vicina ad Aušev – ha subito dichiarato che questo omicidio avrebbe potuto convenire prima di tutto alla leadership della repubblica. Chazbiev, a differenza del suo compagno, non ha mai trovato un punto di contatto con il nuovo presidente. Insiste sul fatto che anche per Makšarip le cose con Evkurov non andavano così lisce e che il presidente avrebbe deciso di non acuire i contrasti.

Forse era anche così. Tuttavia Makšarip negli ultimi tempi parlava pubblicamente solo in appoggia Evkurov. Fino al punto di lodare i risultati delle ultime elezioni, sui quali Chazbiev aveva grandi e a ben vedere fondate rimostranze.

Evkurov, si capisce, nega la propria complicità in questo clamoroso omicidio. Tuttavia non lo fa tanto per considerazioni etiche quanto per motivi profondamente pragmatici: “In primo luogo, questo è un colpo alla mia autorità. Ho i miei motivi per dire così”.

Quali sono i motivi per cui per un presidente può essere particolarmente scomoda l'eliminazione di un ex oppositore? La supposizione che Evkurov tema che adesso lo tolgano dalla poltrona presidenziale sembra un po' ingenua. E' evidente che Makšarip Aušev, in generale leale con lui, sia la vittima sbagliata per minare la posizione di Evkurov. Ciò significa che ci sono altri “suoi motivi”.

Nella biografia di Makšarip c'è un momento non sufficientemente chiaro. Si dice che abbia avuto legami con i militanti. Non che fosse un comandante in campo in segreto che manteneva una facciata pubblica, no. Non si confaceva agli ideologi dell'emirato del Caucaso. Tuttavia indubbiamente conosceva capacità militari, che le organizzazioni clandestine nascondono in se. E probabilmente ricorse perfino al loro aiuto (merita ricordare quantomeno quell'operazione a Gojty).

Penso che il presidente Evkurov e l'attuale premier Vorob'ëv abbiano invitato Makšarip a palazzo non solo per fare conversazioni mondane davanti a una tazza di tè. E se le voci sui rapporti coi wahhabiti [11] fossero vere, allora con l'omicidio di Makšarip hanno perso un canale per comunicare con questa parte.

Se si guarda all'accaduto da questo punto di vista, allora la dichiarazione di Evkurov “Gli assassini di Makšarip Aušev mi hanno tolto di mano una buona carta” già non sembra più un lamento retorico.

Merita ricordare anche questo clinch sui metodi di lotta contro i militanti, che c'è stato tra Inguscezia e Cecenia. Ramzan Kadyrov rimprovera pubblicamente Junus-Bek di essere troppo morbido con le organizzazioni clandestine. Junus-Bek risponde: le chiedo di tenere per se la sua opinione.

Ho visto Makšarip Aušev per l'ultima volta in estate. Abbiamo valutato le notizie sul fatto che a Nazran' sotto l'egida di un'operazione antiterroristica comune e in assenza del presidente Evkurov si fosse piazzato l'ORB-2 [12] ceceno.

– Forse è anche un bene se Kadyrov ficca apertamente il naso da noi, – disse Makšarip. – Allora tutti gli ingusci si solleveranno fianco a fianco: chi è un militante e chi non lo è. La differenza si dimenticherà.

Fra l'altro con gli uomini delle strutture armate cecene Makšarip aveva rapporti estremamente brutti. Qualche tempo fa mi è capitata sotto gli occhi la dichiarazione di Lidija Michal'čenko, nuovo direttore del sito “Ingushetia.ru”: “Makšarip come redattore del sito mi consigliò: “Sottolinea ogni volta che in Cecenia succede qualcosa, scrivi direttamente nel titolo che in Cecenia c'è una situazione instabile, che la Cecenia resta la regione più pericolosa del Caucaso settentrionale”. Makšarip diceva che il presidente della Cecenia, quando lo leggerà, reagirà molto aspramente, che questo possa fargli almeno questo effetto”.

Lo stesso “Ingushetia.ru” (che neanche apparteneva più ad Aušev, ma gli dava sempre spazio) il 12 settembre di quest'anno ha pubblicato questo comunicato: “Al portale della redazione è giunta la notizia degna di fede che i servizi segreti stanno conducendo un'operazione speciale per uccidere Makšarip Aušev. Il presupposto omicidio è destinato ad essere compiuto da agenti di uno degli ORB-2 al momento dell'uscita di Aušev dai confini della repubblica.

Tre giorni dopo, il 15 settembre, persone sconosciute su un blindato hanno fermato la macchina di Makšarip Aušev e hanno cercato di arrestarlo, che andava di nuovo a incontrare il presidente Evkurov. Allora gli riuscì difendersi. Ma si mise in guardia, capendo che gli davano la caccia. Makšarip cercò di essere più prudente.

Lo hanno ucciso esattamente due settimane dopo quell'avvertimento – nella Kabardino-Balkaria, non in Inguscezia. Aušev era alla guida di un'automobile Lada Priora [13]. Mi pare che le macchine del suo parco valessero milioni [14]. Ma per quel viaggio a Nal'čik [15] ha scelto una modesta Priora – e non ha ingannato nessuno.

Ol'ga Bobrova

28.10.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/120/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Clan caucasico.

[2] Rajonnyj Otdel Vnutrennich Del (Sezione Distrettuale per gli Affari Interni), in pratica la sede distrettuale della polizia.

[3] Città della Cecenia centro-occidentale.

[4] “Di Groznyj”.

[5] Città dell'Inguscezia occidentale, ex capitale della repubblica.

[6] Letteralmente “mungere”.

[7] Colore ufficiale del fronte di opposizione ucraino, europeista e contrario agli alleati di Putin.

[8] Canale televisivo privato – e relativamente indipendente – il cui nome allude al Rinascimento (renessans) e al nome della fondatrice Irena Stefanovna Lesnevskaja.

[9] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio di Sicurezza Federale), l'erede del KGB.

[10] Glavnoe Razvedyvatel'noe Upravlenie (Direzione Centrale dell'Intelligence).

[11] In Russia “wahhabiti” sono chiamati gli estremisti islamici in generale.

[12] Operativno-Razysknoe Bjuro (Ufficio Operativo per la Ricerca di Criminali). L'ORB-2 è in realtà parte dell'esercito privato di Kadyrov.

[13] Berlina media costruita solo per il mercato interno.

[14] Un milione di rubli sono oltre 23000 euro.

[15] Capitale della repubblica caucasica di Kabardino-Balkaria.



http://matteobloggato.blogspot.com/2009/10/i-veri-motivi-dellomicidio-di-maksarip.html

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