Il rilancio del multipartitismo
Può comparire un nuovo partito democratico indipendente in Russia?
L'ennesima crisi delle risorse e della verticale [1] ha coinciso con la fine ingloriosa del multipartitismo russo. Al momento presente il sito del ministero della Giustizia russo conta in tutto sette partiti politici registrati [2] (io non considero quei tre che stanno compiendo la procedura di autoliquidazione).
Eppure ancora poco tempo fa fiorivano i giardini dei partiti. Negli anni '90 il numero dei partiti giunse fino a centocinquanta. Ancora cinque anni fa ce n'erano più di 40. Si creavano blocchi regionali e partiti regionali, che lanciavano con successo la sfida ai “progetti” moscoviti. Adesso tutto questo è chiuso, disperso, proibito. Nel 2001 su iniziativa di Vladimir Putin è stata promulgata una legge sui partiti politici con clausole draconiane, che ha portato con se una vera e propria purga [3] di partiti. Per mano dell'obbediente Servizio Federale di Registrazione e degli obbedienti tribunali il Cremlino ha rapidamente liquidato la stragrande maggioranza dei partiti russi, rifiutando nel frattempo la registrazione ai nuovi partiti di Irina Chakamada [4] e Michail Kas'janov [5], e in generale di tutti quelli che hanno provato a saltare gli ostacoli posti dalla nuova legge. Sulla scena sono rimasti solo quelli scelti accuratamente dal Cremlino e gli “sparring partner” comodi per esso in tutti i sensi.
Si è avverato il sogno del nostro “leader nazionale” – la creazione nel paese di un sistema politico “di Dresda” – un sistema di imitazione di democrazia e di falso multipartitismo. Solo che nella defunta DDR si chiamava democrazia “popolare”, ma da noi si chiama “sovrana”. L'essenza è la stessa – imitazione di multipartitismo, imitazione di concorrenza politica, imitazione di elezioni.
Concorrere con “Russia Unita” [6], nelle cui file sono quasi tutti i governatori e i sindaci delle città, molti alti funzionari statali e capi di grandi compagnie, per cui lavora tutta la macchina della propaganda di Stato e della censura, è fuori dalla realtà. Come ha mostrato la storia recente della destituzione del governatore di Murmansk Evdokimov, che si era permesso di criticare il partito del potere e sostenere un altro candidato sindaco, il criterio di lavoro dei capi delle regioni oggi non è affatto la cura per il popolo o la lotta con la crescita della disoccupazione, ma la lealtà al Cremlino. Non a caso i risultati dichiarati di “Russia Unita” crescono come se lievitassero, qua e là superando il 100%.
A dire il vero, negli ultimi tempi l'“eptapartito” tirato su dal Cremlino ha cominciato a perdere sensibilmente colpi. Alle elezioni di marzo di quest'anno, nonostante tutta la pressione, in molti posti quelli di “Russia Unita” hanno perso le elezioni o hanno avuto risultati notevolmente peggiori . In una situazione di partecipazione (affluenza) in continuo calo, quelli che ancora vanno ai seggi sempre più spesso si rifiutano di votare per “Russia Unita”, dando i loro voti agli pseudoavversari. Ritenendo ciò il male minore, esprimendo in tal modo la propria protesta contro la cattiva influenza dei funzionari e il peggioramento della propria situazion. Sempre più spesso si può sentire l'opinione: “Non c'è per chi votare!”
Peggio che mai il sistema “di Dresda” funziona nelle grandi città, nei centri industriali e scientifico-culturali. Oggi il suo punto d'appoggio è il villaggio, la lontana periferia, le piccole città, le repubbliche nazionali [7], dove c'è meno informazione, meno accesso a Internet, dov'è più forte la stampa amministrativa, dove ci sono quantità più significative di brogli e falsificazioni.
Alle città e ai centri industriali, in generale alla popolazione attiva e istruita ispira sempre più disgusto la volgare e falsa propaganda neosovietica, il sistema di abusi e corruzione generalizzata, la monopolizzazione di tutto e tutto il sistema, che chiude la strada alla carriera professionale e alla crescita, in cui il clientelismo e le conoscenze sono tutto e le capacità personali e l'amore per il lavoro quasi niente. A milioni di russi non serve un sistema di “verticale” e di comando manuale, ma istituzioni di mercato e di Stato funzionanti, sottomesse solo alla legge, che garantiscano condizioni uguali per tutti.
Il numero di questi cittadini, che chiedono istituizioni di diritto e democratiche funzionanti, l'uguaglianza di tutti davanti alla legge, il controllo democratico sulle autorità, secondo i dati del “Levada-Centr” [8], non è calato in questi ultimi anni sotto il 20%. Oggi questi non hanno rappresentanza effettiva né nel sistema partitico, né in parlamento. Questo è quel reale potenziale d'appoggio, su cui potrebbe contare il nuovo, chiamiamolo convenzionalmente, Partito Democratico Indipendente Russo (NDPR [9]).
Proprio il controllo democratico, l'uguaglianza di tutti davanti alla legge, la trasparenza dell'operato delle autorità, la demonopolizzazione della politica e dell'economia devono diventare la principale richiesta delle forze democratiche nella nuova fase. Solo il controllo democratico e la possibilità di render conto del proprio operato di tutti i rami e tutti i livelli di potere possono garantire l'incondizionata osservanza della Costituzione e delle leggi e la difesa dei diritti umani, compresi il diritto alla proprietà, alla libertà di parola e all'informazione. Solo il controllo democratico sul potere può rendere la società russa più giusta – infatti con un'attiva partecipazione dei cittadini alla vita sociale e politica la conservazione delle attuali mostruose sproporzioni di redditi e di proprietà è impossibile. Senza la partecipazione e il controllo popolari è impensabile ridurre l'insopportabile livello di corruzione, portare l'ordine nell'utilizzo del denaro pubblico e resituire alle regioni e alle municipalità i poteri insensatamente tolti loro dalla “verticale”.
Il Cremlino è perfettamente consapevole dell'enorme potenziale delle idee democratiche. Non a caso proprio contro le forze democratiche negli ultimi anni viene condotta la più grande e sfrenata campagna di infamia e discredito e proprio l'opposizione democratica è sottoposta alla maggiore pressione e alle maggiori persecuzioni, fino ad assalti, aggressioni e omicidi. E perciò è più difficile la realizzazione del potenziale delle forze democratiche.
Vladimir Ryžkov [10]
13.04.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/038/08.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
1] La “verticale del potere”, il sistema politico messo in atto da Putin, grazie a cui le cariche esecutive non sono più elette, ma nominate dall'alto.
[2] Dato verificato personalmente.
[3] Začistka (letteralmente “ripulitura”) viene chiamata anche un operazione di rastrellamento compiuta in zone come il Caucaso.
[4] Irina Mucuovna Chakamada, politico liberale russa di origine giapponese.
[5] Michail Michajlovič Kas'janov, a lungo primo ministro durante il primo mandato di Putin, poi caduto in disgrazia.
[6] Il “partito del potere”, che porta avanti la politica di Putin.
[7] Nel senso russo di “etniche”. Sono le repubbliche autonome, la cui autonomia significa autogoverno virtuale o dominio di tirannelli locali come Kadyrov, che spadroneggiano nei “propri” territori, ma sono devoti a Mosca.
[8] “Centro Levada”, istituto di studi sociologici intitolato allo studioso Jurij Aleksandrovič Levada.
[9] Abbreviazione della denominazione originale Nezavisimaja Demokratičeskaja Partija Rossii.
[10] Vladimir Aleksandrovič Ryžkov, esponente del Partito Repubblicano Russo, di orientamento liberale.
14 aprile 2009
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