Serial a forti tinte. Prima
“Migliaia di vite sono già state sacrificate solo perché cambiassero i proprietari di pozzi e condutture. E quelle di molti altri sono destinate ad essere sacrificate nella lotta per la rivoluzione petrolifera in Cecenia. Il valore della questione è di milioni di dollari”, – così nel libro “Cecenia. Il disonore russo” [1] scriveva Anna Politkovskaja. Dello spiegamento di forze nel settore del petrolio e del gas del Sud della Russia e dei suoi influenti padroni tratta l’inchiesta della “Novaja gazeta”. Le infrastrutture del petrolio e del gas in Cecenia, le entrate derivanti dalle estrazioni, il trasporto e l’esportazione del petrolio ceceno sono come un tempo una sfera di conflitti segreti e palesi, una sorta di guerra permanente. Lo scopo è il controllo sulle principali risorse dell’industria petrolifera cecena, che porta profitti multimilionari a decine di compagnie registrate in Russia e all’estero. Fra l’altro l’importante non è ciò che sta scritto sulla carta, ma chi in realtà riceve i profitti. Dietro a questi flussi finanziari da più di 10 anni viene portato avanti uno scontro crudele e ostinato tra alcune parti, fra cui: le compagnie statali e gli alti funzionari russi che stanno dietro di esse, l’amministrazione della Repubblica Cecena, le compagnie private, dietro a cui fanno capolino fuoriusciti dei servizi segreti, le persone che una volta facevano parte dell’entourage di Džochar Dudaev e quelle che sono rimaste con i comandanti dei militanti. Per cosa combattiamo. Disposizione Le imprese principali del complesso dell’energia e dei carburanti della repubblica sono la Spa Grozneftegaz [2] e la FGUP [3] Čečenneftechimprom [4], registrate nel 2001. La prima è una compagnia che opera nell’estrazione e nel trasporto del petrolio ceceno. Il 49% della Grozneftegaz appartiene al governo ceceno, il pacchetto di maggioranza delle azioni appartiene alla compagnia statale Rosneft’ [5]. La seconda è stata formata come erede della Grozneft’ [6] sovietica, a cui una volta faceva capo tutta l’industria petrolifera cecena. La prima non ha alcun diritto di proprietà sul complesso petrolifero, la seconda li ha solo sulla carta. Le licenze e tutte le questioni amministrative sono di competenza della Rosneft’. Tuttavia – e questo è molto importante – il passaggio delle strutture per l’estrazione di petrolio e gas dalla FGUP Čečenneftechimprom alla Spa “NK [7] Rosneft’” avvenuto sei anni e mezzo è stato siglato sulla base di contratti temporanei di affitto. Ciò permette alla leadership cecena di condurre una lotta costante per tornare ad avere il controllo sul petrolio ceceno. A mettere in discussione l’accordo aveva cominciato già il padre dell’attuale presidente, Achmat-Chadži Kadyrov. Una settimana prima della sua morte a causa di un atto terroristico questi comunicò al proprio entourage più prossimo che intendeva parlare seriamente del petrolio ceceno con Vladimir Putin. L’estrazione di petrolio da parte della Grozneftegaz nei 248 pozzi ufficialmente in funzione* nel 2007 ammontava, secondo i dati della Rosneft’, a 2,14 milioni di tonnellate. Queste sono 15,6 milioni di barili, il valore dei quali (sulla base dei 90 dollari USA al barile di quel periodo) non è inferiore a 1 miliardo e 404 milioni di dollari. In totale negli ultimi cinque anni nella Repubblica Cecena si sono estratte, secondo gli esperti, non meno di 11 milioni di tonnellate di petrolio e tutto questo, come è stato confermato, viene interamente esportato. La distribuzione dei profitti derivati da questa esportazione sono un tema particolarmente segreto: non ci è riuscito trovare alcun dato ufficiale in questo senso. Il petrolio ceceno è trasportato da condotte e da ferrovie, viene esportato e trasportato via mare da petroliere di ditte offshore cipriote, delle Seychelles, irlandesi e australiane. Parte del denaro derivante dalla sua vendita resta pure offshore – per esempio, in Liechtenstein. Un altra entra nelle casse statali della Federazione Russa, nel conto speciale del ministero dell’Energia. Quale sia il prezzo fissato nei conti del ministero dell’Energia per il petrolio venduto e a quanto di conseguenza assommi questa parte è un segreto di Stato. Proprio questa mancanza di trasparenza permette ai beneficiari finali (i proprietari di grandi e medie compagnie) di ricevere profitti ed entrate ulteriori. Le condizioni della guerra In primo luogo – per tutti i più grandi attori di questo gioco è indispensabile considerare gli interessi di parti molto diverse: le autorità federali e regionali, i servizi segreti e perfino i separatisti. In secondo luogo è indispensabile considerare il mutamento dei percorsi di trasporto verso i porti del Mar Nero del petrolio da esportare. Fino al 2004 l’unica rotta era la via Groznyj-Tichoreck [8]-Tuapse [9] attraverso l’oleodotto della Transneft’ [10]. Ma dopo l’arrivo della Rosneft’ nella regione (dal 2004) il petrolio ceceno è scorso sulla rotta Groznyj-Tichoreck e poi verso la stazione Kavkazskaja. Qui l’oleodotto “termina” e il petrolio viene trasferito con cisterne trasportate su ferrovia dall’oleodotto della Transneft’ all’oleodotto di un altro proprietario - il “Kaspijskij trudoprovodnyj konsorcium” [11], che si avvicina al terminale marittimo presso Novorossijsk [12] – Južnaja Ozereevka. Ma il tratto ceceno dell’oleodotto, che secondo la logica delle cose dovrebbe avere a che fare con la Transneft’, durante la seconda guerra cecena ha cessato di appartenerle (i documenti sono andati perduti). E per questo tratto alcuni anni fa è stata creata l’impresa statale Čečentransneft’ [13], divenuta una suddivisione della stessa Čečenneftechimprom, che ha dato tutte le sue infrastrutture per essere sfruttate dalla Rosneft’. In terzo luogo bisogna tener conto della caratteristica del petrolio ceceno, che influisce sul valore per l’esportazione. E’ un petrolio di alta qualità, leggero, dal basso contenuto di zolfo. L’unione di questo con quello kazako o azero dà una miscela da esportazione di livello europeo, vendibile a prezzi più alti. Proprio tale preziosa miscela si può ottenere dal terminale marittimo petrolifero di Južnaja Ozereevka presso Novorossijsk, che ha a che fare con il sistema del “Kaspijskij trudoprovodnyj konsorcium (KTK), che ha riunito nel 2001 i trasportatori di petrolio della Russia e del Kazakistan e anche investitori privati. In quel momento si è scatenata una vera guerra per i terminali di Novorossijsk con la partecipazione di strutture criminali e servizi segreti. Secondo gli esperti la miscela del KTK nei porti di arrivo nel Mar Mediterraneo costa 5 dollari al barile in più, cioè l’aggiunta complementare al profitto derivante dall’esportazione del petrolio ceceno al solo costo dell’invio su una nuova rotta è stata non inferiore a 80 milioni di dollari l’anno. I giocatori principali Il fragile bilancio degli interessi tra tutti i partecipanti alle battaglie per il petrolio, acutizzatesi nel 2004 , si è stabilizzato solo negli anni 2006-2007. In ogni caso, proprio in questo periodo non solo si è compiuto il consolidamento degli attivi della Rosneft’ nel Sud della Russia, ma si sono anche interrotti gli incendi dei pozzi, le sparatorie alle cisterne di petrolio, i sequestri di persone legate all’industria petrolifera. Proprio allora fu arrestato il precedente direttore della Čečenneftechimprom e lo sostituì un uomo del vicino entourage di Ramzan Kadyrov. E il procedimento penale contro un parente di Ramzan Kadyrov a capo della Grozneftegaz, nonostante la minaccia, diffusa dai mezzi di informazione di massa, di un incriminazione per la scomparsa di 543.000 tonnellate di petrolio estratto in Cecenia, al contrario, non è stato neanche avviato. Si sono delineati i giocatori principali e la loro disposizione: – La NK Rosneft’, il 75% appartiene allo Stato tramite la compagnia Rosneftegaz [14], il 25% a investitori privati. Il consiglio direttivo è presieduto da Igor’ Sečin, vice-premier del governo della Federazione Russa con delega per la TÈK [15] e capo del consiglio degli osservatori della Rosneftegaz. Dopo gli anni 2005-2006 la Rosneft’ in corso di consolidamento è diventata proprietaria al 100% di una serie di imprese petrolifere nelle regioni russe, di cui in precedenza possedeva spesso meno del pacchetto di maggioranza delle azioni. Tra queste vi erano compagnie legate direttamente alle questioni del trasporto e dell’esportazione del petrolio ceceno nel porto di Tuapse (la NPZ [16] di Tuapse e la Tuapsenefeprodukt [17]). – Achmat-Chadži Kadyrov, un tempo presidente della Cecenia, è morto a causa di un atto terroristico nel 2004 . – Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia, presidente del consiglio direttivo della Grozneftegaz. Secondo molti esperti, negli ultimi anni Igor’ Sečin ha ritenuto che proprio per via del petrolio Ramzan Kadyrov non possa cedere tutto il potere in Cecenia e ha bloccato le decisioni contrarie in questo ambito. – Vacha Agaev, fondatore e capo del consiglio direttivo della holding Jugnefteprodukt [18], per diversi anni affiliata alle compagnie offshore Okling Group Ltd., Rutley Company S.A. e Spa Moto, fece parte degli azionisti della Tuapsenefteprodukt e della NPZ di Tuapse finché non capitarono sotto la Rosneft’. E’ considerato vicino a Ramzan Kadyrov. – La NITÈK, holding russa, rimasta finora non pubblica. Dall’inizio degli anni ‘90 si occupa di petrolio, trasporti, costruzioni e consulenze. L’azienda principale - la Nitek Global N.V. – è registrata alle isole Antille, nel Mar dei Caraibi. Tra i rappresentanti delle sue filiali si contano i principali manager moscoviti: Viktor Taknov, Irina Ronis, Marina Moskovenko e Vladimir Čoni. Ha fatto parte della NPZ di Tuapse fino al 2005 – il periodo di espansione della Rosneft’. Gli interessi del gruppo NITÈK nella NPZ erano rappresentati dalla Nitek Oil Co. Ltd. come uno degli azionisti dell’impresa, e anche dalla Srl Nitèk come trasportatore di petrolio alla fabbrica e al contempo acquirente dello stesso petrolio per il trasporto per l’esportazione. – Nikolaj Buchancov, ex funzionario del ministero dell’Energia, uomo d’affari, partecipante alla creazione della ZAO [19] NaftaTrans – uno dei principali trasportatori di petrolio ceceno per l’esportazione. Negli anni 2002-2003 presiedeva lo CDU [20] del TÈK (l’amministrazione del ministero, dove giungono i dati sulle quote, gli accordi per l’esportazione, il trasporto e l’estrazione di petrolio dell’intero TÈK russo). Nello stesso periodo Nikolaj Buchancov era consigliere dell’ex ministro dell’Energia Igor’ Jusufov, che allora presideva il consiglio direttivo della Rosneft’. Con la comparsa nella compagnia di Stato di Igor’ Sečin nel 2004 sia Buchancov, sia Jusufov hanno perso le proprie posizioni. – I fratelli Magomadov – membri di una famiglia influente tanto in Cecenia, quanto oltre i suoi confini. I fratelli maggiori, Lema e Abdul-Chalid Magomadov, lavorano nel governo di Ramzan Kadyrov come vice-premier e capo del ministero dello Sviluppo Economico e i minori – Junus e Jusup Magomadov – negli anni 2003-2004 sono stati in servizio nel reggimento del ministero degli Interni per la protezione degli oleodotti (il “reggimento petrolifero”), il cui compito è proteggere tutte le infrastrutture della Čečenneftechimprom e scortare il petrolio da esportare durante il trasporto. Adlan Magomadov fino a luglio 2004 occupava il posto di rappresentante plenipotenziario della Cecenia a Mosca e dopo la ristrutturazione dei quadri è diventato capo della Srl Impèksprodukt [21]. Questa compagnia con un ufficio centrale a Mosca e filiali in Kazakistan e Ucraina fino a non molto tempo fa restava il principale trasportatore di petrolio della holding Russneft’ [22]. – La compagnia petrolifera Russneft’ è stata creata nel 2002 ed è stata trasformata in una grande holding dell’industria petrolifera dall’imprenditore Michail Guceriev. Nel 2007, dopo l’avvio di un procedimento penale nei confronti di Guceriev, è stato spiccato un mandato di cattura nei suoi confronti. L’ex capo della Russneft’ più di una volta ha dichiarato di aver subito pressioni da parte di strutture statali e gli esperti, parlando delle versioni su questo attacco all’uomo d’affari, hanno indicato il fatto che dopo gli anni 2005-2006 gli affari nell’ambito del petrolio e del gas di Guceriev e la sua posizione nel Sud della Russia hanno fortemente ostacolato l’espansione della Rosneft’. Da luglio 2007 gli obblighi del precedente capo della holding sono stati presi su di se da Oleg Gordeev – ex vice-ministro dell’Energia della Federazione Russa. E’ significativo che nel 2006 questi fosse vice-presidente della Russneft’di Guceriev e contemporaneamente dal giugno 2006 fosse entrato a far parte del consiglio direttivo della Rosneft’ di Stato. – Michail Nekrič, uomo d’affari, uno di quelli, di cui hanno scritto i mezzi di informazione di massa russi e ucraini nel contesto delle clamorose redistribuzioni di proprietà delle imprese dell’industria petrolifera ucraina e russa. Fino al 2005 è stato presidente del consiglio direttivo della ZAO Tuapse-Kemojl – un’impresa legata alla NPZ di Tuapse fino al suo assorbimento da parte della Rosneft’. – Chož-Achmed Nuchaev è accusato di essere il mandante dell’omicidio del direttore dell’edizione russa di “Forbes” Paul Khlebnikov. E’ ricercato dall’Interpol dal 2001 per “criminalità organizzata transnazionale”, è il fondatore del gruppo criminale di “Lazan’ja” [23], legato ai servizi segreti russi. Vive in Azerbaijan e in Turchia. Nella sfera dei suoi interessi d’affari sono entrati in vari tempi le compagnie che estraggono petrolio e quelle che lo trasportano e lo esportano tanto in Cecenia, quanto oltre i suoi confini – in particolare, il petrolio azero attraverso Groznyj (l’oleodotto Baku-Novorossijsk), le installazioni petrolifere di Tuapse e Novorossijsk. – Pëtr Suslov, ex ufficiale dell’intelligence all’estero, attivo partecipante ai progetti russi legati al petrolio, all’energia e alle costruzioni. Capo del Fondo per la pace e la collaborazione nel Caucaso “Edinenie” [24]. L’attività professionale di Pëtr Suslov, come si è visto, in diversi momenti si è incrociata sia con quella di Igor’ Sečin, sia con quella di Chož-Achmed Nuchaev, con cui ha collaborato strettamente nell’unione politica “Eurasia” perfino nel periodo in cui Nuchaev era già ricercato. I principali partecipanti sono stati presentati. Queste diverse persone di fatto volevano una cosa sola – avere (mantenere) il controllo sull’estrazione, il trasporto e l’esportazione del petrolio ceceno. Le parti adesso in concorrenza, associandosi quando con Ramzan Kadyrov, quando con Chož-Achmed Nuchaev, quando con la Rosneft’, sono costrette a coesistere in questa strana simbiosi. Ma la storia delle battaglie per il petrolio in Cecenia testimonia: per quanto stabile sembri il bilanciamento delle forze , in qualsiasi momento qualsiasi parte può avviare il meccanismo dell’ennesima redistribuzione. Ecco com’era e com’è diventata la mappa degli scontri per il petrolio degli ultimi tempi, in cui, oltre che nella stessa Cecenia, ci sono basi per il trasporto di petrolio a Odessa, Tuapse e Novorossijsk. La prima tappa: Criminale, anni 2001-2004 Il controllo sull’estrazione, il trasporto e l’esportazione è diviso tra uomini d’affari russi e ceceni, funzionari del ministero dell’Energia e gruppi criminali legati ai servizi segreti. Parallelamente esiste il business dell’estrazione illegale di petrolio dai pozzi e del furto di questo dagli oleodotti. Tra la primavera e l’estate del 2001 si forma la Grozneftegaz, “figlia” della Rosneft’. Allora viene pure creata la FGUP Čečenneftechimprom, che possiede tutte le infrastrutture del complesso petrolifero ceceno. Allo stesso tempo capo del ministero dell’Energia della Repubblica Cecena, che dirige le relazioni patrimoniali, viene nominato Abdul-Chamid Magomadov (fratello di Adlan Magomadov, che allora era rappresentante plenipotenziario della Cecenia presso il presidente della Federazione Russa e che nel 2004 è diventato dirigente della Russneft’). Chož-Achmed Nuchaev (vedi dossier), che controlla in parte il trasporto e lo scarico di petrolio a Tuapse e Novorossijsk, interviene a una conferenza a Mosca, dove presenta il proprio “piano di risoluzione” della guerra in Cecenia, che presuppone la sua divisione in un’Ičkerija [25] al Sud e una Cecenia filorussa al Nord. Contemporaneamente le compagnie offshore di Nuchaev dispongono investimenti nel complesso petrolifero ceceno. Allo stesso tempo Achmat-Chadži Kadyrov (muftì dell’Ičkerija sotto Dudaev e poi nominato da Mosca capo dell’amministrazione della Cecenia) tenta di prendere il controllo sull’estrazione e sul trasporto di petrolio legali e illegali. In quel momento ha sotto controllo alcuni pozzi e condutture regalati, come ha scritto Anna Politkovskaja, da Aslan Maschadov ancora negli anni ‘90. Altri attori legati al controllo sull’esportazione di petrolio ceceno fino al 2004 erano: – Il ministro dell’Energia della Federazione Russa e presidente del consiglio direttivo della Rosneft’ Igor’ Jusufov e il suo consigliere Nikolaj Buchancov (per le questioni della suddivisione delle quote per l’esportazione attraverso i porti e il proprio business). Nei consigli direttivi per il petrolio ceceno scaricato per l’esportazione dalla NPZ di Tuapse e dalla Tuapsenefteprodukt è entrato l’uomo d’affari ceceno Vacha Agaev. Gli interessi degli altri azionisti della NPZ di Tuapse sono stati rappresentati anche dall’uomo d’affari Michail Nekrič e dai dirigenti del gruppo NITÈK Viktor Taknov e Irina Ronis. Gli ultimi due manager erano uomini di fiducia di un beneficiario finale, il cui nome è finora tenuto rigidamente segreto nelle società offshore delle Antille. – La Srl Nitèk, che fa parte della holding omonima, e le compagnie affiliate alla Srl Jugnefteprodukt di Vacha Agaev avevano un accordo con le imprese di Tuapse già ricordate, secondo cui, per esempio, solo nel 2004 il 60% di tutto il petrolio trasportato alla NPZ di Tuapse è giunto non dalla Rosneft’, ma proprio da queste compagnie. Queste tra l’altro garantivano la maggior parte dell’esportazione. La geografia degli interessi dei giocatori del business si è costruita intorno alle vie di trasporto del petrolio ceceno. Questa era una rotta attraverso un’unica conduttura principale: Cecenia, poi attraverso le regioni vicine alla repubblica Tichoreck, nel territorio di Krasnodar e da là al terminale petrolifero a Tuapse – al luogo di carico sulle petroliere. Gli interessati si sono dislocati sui punti chiave indicati della via del petrolio. Poiché durante la seconda guerra cecena il tratto di oleodotto che passava attraverso la repubblica è stato parzialmente distrutto, il petrolio è stato portato oltre i confini della repubblica soprattutto con autocisterne e cisterne ferroviarie. Il controllo su questi trasporti era effettuato da uomini di Chož-Achmed Nuchaev. In quote acquistate da strutture offshore questo petrolio era immesso nell’oleodotto principale nel territorio di Stavropol’ [26], da là andava a Tichoreck – un nodo che unisce le condutture in direzione di Novorossijsk e Tuapse. In porto gli “speditori” di Nuchaev seguivano il carico del petrolio nelle petroliere. Fino al 2004 il complesso per il trasporto del petrolio a Tuapse – la Tuapsenefteprodukt – è la principale base di prodotti petroliferi nel Sud della Russia. Questo è un sistema integrale, costituito da oleodotti e basi portuali per la lavorazione e il trasporto del petrolio, dove viene versato nelle petroliere tanto come petrolio greggio, quanto come prodotti petroliferi. La NPZ è stata costruita per la lavorazione del petrolio ceceno, leggero, di alta qualità e a basso contenuto di zolfo. Le forze del complesso permettevano di realizzare ogni giorno oltre 100 tonnellate di prodotti petroliferi. Il direttore della fabbrica Anatolij Vasilenko, che non voleva sminuzzare gli attivi, è stato ucciso il 15 dicembre 1995 – tre mesi dopo aver assunto la carica. Questo crimine è legato al nome di Maksim Lazovskij (ucciso nel 2000), che insieme a Chož-Achmed Nuchaev era il leader del gruppo criminale di “Lazan’ja”, e al contempo un agente ufficiale dello FSB [27]. Lazovskij e Nuchaev guidavano la ditta di trasporti petroliferi Lanako, registrata a Mosca. Secondo gli esperti, proprio questo ditta si è specializzata nel petrolio ceceno “non conteggiato”. Ma non solo in questo: un collaboratore di questa ditta – Vladimir Vorobëv – è stato condannato per uno dei primi atti terroristici a Mosca – l’esplosione di un autobus presso la VDNCh [28] nel 1994, un altro è morto nello stesso anno nel tentativo di far saltare in aria un ponte sulla Jauza [29]. Tra coloro che hanno mostrato interesse per la mappa delle esportazioni petrolifere del Sud della Russia e dell’Ucraina c’era l’uomo d’affari Michail Nekrič, un tempo partner dell’adesso scottante fondatore della holding Russneft’ Michail Guceriev. Nel 2000 questi era suo consigliere alla Slavneft’ [30], negli anni 2004-2005 – membro del consiglio direttivo della compagnia Belkamneft’ [31] (ancora una volta alla vigilia del suo passaggio sotto il controllo della Russneft’). Il nome di Michail Nekrič (secondo molti mezzi di informazione di massa russi e ucraini) è stato ricordato nel contesto di alcuni tra i più grandi accordi nella sfera dell’esportazione di petrolio. Così nel 2003 Nekrič compra dal precedente proprietario una parte delle strutture per il trasporto del petrolio di Odessa per due anni. La fonte Internet ma-journal.ru (giornale informativo-analitico su fusioni e assorbimenti finanziari) chiama questo accordo un’intermediazione, il cui scopo è la successiva vendita a un nuovo proprietario. Gli esperti e i mezzi di informazione di massa hanno notato che questi “ha acquisito notorietà per accordi con pacchetti di minoranza”, quando era indispensabile effettuare un assorbimento graduale ed efficace o entrare in un impresa prima della sua vendita negli interessi del futuro proprietario. Anche nel consiglio direttivo della ZAO Tuapse-Kemojl, che faceva parte della NPZ di Tuapse, Michail Nekrič è comparso per poco tempo – ancora una volta alla vigilia del consolidamento della Rosneft’. Con il tempo i complessi per il trasporto del petrolio di Odessa e Tuapse hanno cessato di essere nella sfera di interessi di Michail Nekrič. Ciò ha coinciso con l’ennesima redistribuzione petrolifera dopo il 2004. Ma come molti di quelli che si sono occupati di petrolio negli anni ‘90 e dopo il 2001 questi, probabilmente, non era pronto a cedere posizioni così semplicemente. E quando il petrolio ceceno è passato su una nuova rotta attraverso l’oleodotto KTK, mutando le posizioni delle persone precedentemente interessate, è avvenuta una storia significativa. Una delle parti in conflitto era la compagnia offshore Kempster Ltd., che per qualche motivo i mezzi di informazione di massa collegavano allo stesso Michail Nekrič. Questa compagnia ha acquistato dal Rosimuščestvo [32] il petrolio conteso proveniente dal Kazakistan e ha tentato di indirizzarlo all’esportazione attraverso il KTK. In conseguenza del conflitto tutto il petrolio conteso e quello complementare “soggetto a sanzione” sono stati bloccati direttamente nell’oleodotto. E’ interessante che in tali situazioni stabilire la reale appartenenza del petrolio bloccato (se sia kazako o, per esempio, ceceno) non appaia possibile, il che dà ampie possibilità di manovre. In primo luogo, nelle tubature non c’è alcun petrolio di una concreta regione – solo una miscela di una determinata qualità. Nell’oleodotto KTK è una miscela di petrolio leggero a basso contenuto di zolfo - per esempio, ceceno e kazako. Fra l’altro, tanto allora, quanto ora, non esistono apparecchiature speciali che permettano di chiarire cosa scorra davvero nelle tubature (c’è solo un controllo di qualità). Qui è importante ricordare le particolarità di conduzione del business del petrolio in Cecenia e oltre i suoi confini durante le due campagne militari. Nel trasporto del petrolio sulla rotta dell’oleodotto Baku-Novorossijsk (il “filo” Machačkala [33]-Groznyj-Tichoreck) nella parte cecena delle tubature il business del petrolio si faceva in vari modi – tanto legalmente, quanto illegalmente. Il dissidio legato alla scomparsa durante la guerra dei documenti di proprietà di questa parte dell’oleodotto ha permesso ai giocatori di “sguazzare nel torbido”. Tutto questo ha solo permesso un banale furto di petrolio, ma più avanti le persone giuridiche o fisiche interessate hanno comprato quote di pompaggio di miscela della qualità necessaria al porto necessario. La miscela di petrolio conteggiato e non conteggiato è andata per le diramazioni degli oleodotti principali verso Tichoreck, da là è scorsa verso i terminali da esportazione posti a Tuapse, Novorossijsk e perfino a Odessa. A mantenere una presenza nel settore del petrolio e del gas del Sud della Russia alla fine della seconda guerra cecena aspiravano anche gli uomini d’affari legati ai separatisti. Uno di quelli a cui è riuscito passarla liscia da un round all’altro del grande gioco petrolifero è stato proprio Chož-Achmed Nuchaev. Come gli sia riuscito, forse, diventa chiaro grazie a un’intervista di 10 anni fa al New York Times, in cui Nuchaev fa un’ammissione molto importante. Questi parla di fatto di un “racket” del business ceceno e racconta come lo lega alle ditte russe: “La mafia cecena si distingue dall’altra… Il mio business era difendere gli uomini d’affari ceceni da quelli russi. All’inizio ero costretto a proporre questa difesa con azioni dure. La applicavo agli uomini d’affari russi perché prendessero i ceceni come partner”. (Proprio con questo periodo ha a che fare la feroce guerra per il porto marittimo di Novorossijsk, nel corso della quale è stato cacciato con vergogna dalla città perfino un gruppo speciale composto da inquirenti della procura generale e alti ufficiali del ministero degli Interni. Correva voce che le strutture criminali potessero trarre dalla loro parte in questo conflitto i propri osservatori dei servizi segreti.) Il controllo su compagnie per il trasporto del petrolio straniere permetteva a Nuchaev di occuparsi dell’esportazione di petrolio azero attraverso il porto di Novorossijsk. A Nuchaev, in particolare, gli esperti collegano la compagnia svizzera Sunoil S.A. Ancora l’anno scorso questa compagnia ha operato più di una volta come trasportatore di petrolio estratto in Azerbaijan e quattro anni fa il “peso specifico” della Sunoil S.A. nel volume generale di stazza delle petroliere a Novorossijsk assommava al 7%, garantendo l’ingresso di questa ditta nel quartetto dei grandi trasportatori di petrolio del porto come, per esempio, Gunvor. La cosa interessante è che dopo la pubblicazione sulla “Novaja gazeta” dell’articolo “Informatori” (aprile 2008), in cui si ricordava l’attività della Sunoil S.A. nel contesto degli interessi d’affari di Nuchaev, questa compagnia è stata liquidata in fretta. Anche se difficilmente la liquidazione di una delle compagnie significa l’uscita di Nuchaev dalla regione. Anna Politkovskaja legava alla guerra criminale per il controllo sul petrolio molti omicidi e sequestri di persona in Cecenia e anche gli incendi di pozzi petroliferi nelle province di Groznyj, Argun [34] e Kurčaloj [35]: “A seconda del vero padrone ci sono due tipi di pozzi in Cecenia: in fiamme e normali. …Se a un pozzo non succede niente, significa che il suo proprietario è un uomo stimato e ricco, che ha il proprio corpo di guardia, e che questa proprietà non viene messa in discussione da nessuno. Intorno agli altri, dai padroni non determinati fino in fondo, va avanti una lotta incessante con l’uso di armi da fuoco”. Parlando dei “padroni reali”, Anna Politkovskaja chiariva che “tutto il TÈK è entrato nell’illegalità” e che non si trattava di compagnie statali che possiedono le infrastrutture del complesso petrolifero ceceno de iure, ma dei “proprietari nell’ombra”, che ricevono i profitti finali. Tra quelli che si sarebbero potuti allora nominare tra i “padroni reali” della maggior parte dei pozzi ceceni, oggi sono rimasti in vita solo due: Chož-Achmed Nuchaev e l’erede di Achmat-Chadži Kadyrov - Ramzan. * Alcune centinaia di pozzi funzionano senza controllo e non hanno rapporti diretti con la Rosneft’. Di questo – nelle prossime puntate. Dossier della “Novaja gazeta” Nuchaev Chož-Achmed Taštamirovič E’ nato l’11 novembre 1954 nella RSS chirghisa. Dopo aver finito le scuole a Groznyj entrò alla facoltà di Giurisprudenza della MGU [36], ma fu espulso a causa di una condanna penale. Secondo gli organi di tutela dell’ordine alla fine degli anni ‘80 Nuchaev fu uno dei fondatori del c.d. gruppo criminale organizzato di “Lazan’ja”. Verso gli anni ‘90 Nuchaev è già milionario, finanzia una serie di progetti politici di tipo nazional-patriottico in Cecenia volti a separare la Cecenia dalla Russia. Nel 1991 viene condannato a 8 anni per estorsione, ma qualche mese dopo giunse per lui nella prigione di Chabarovsk [37] un convoglio di ufficiali di polizia della provincia di Naurskaja [38] della Repubblica Cecena e portò il detenuto in Cecenia, di cui era allora presidente Džochar Dudaev. Qualche mese dopo Nuchaev divenne capo del servizio di intelligence esterna del governo ceceno. Sempre allora, negli anni ‘90, secondo il sito dell’analista Vladimir Pribylovskij [39], Chož-Achmed Nuchaev aveva rapporti amichevoli con il vice-procuratore generale dell’Ičkerija Alaudi Musaev. L’adesso colonnello della riserva del ministero degli Interni della Federazione Russa Alaudi Musaev vive a Mosca, dove ha un’attività editoriale. Come uno degli azionisti e dirigenti della casa editrice “Molodaja gvardija” [40], di recente ha pubblicato il suo libro “Lo sheykh [41] Mansur” sull’ideologo del separatismo ceceno del XIX secolo. Il figlio di Alaudi Musaev, Murad è l’avvocato di uno degli imputati al processo per l’omicidio di Anna Politkovskaja. Dopo la morte del generale Dudaev nel 1996 Chož-Achmed Nuchaev diventa vice-premier del nuovo governo dei separatisti sotto la guida di Zelimchan Jandarbiev. Nella sfera di responsabilità di Nuchaev ricade allora proprio l’industria petrolifera e per coinvolgere gli investimenti americani e britannici in questo ambito crea il progetto “Mercato comune caucasico”. Tra gennaio e febbraio 1998 a Londra furono registrate due compagnie offshore – la Taronbridge Ltd. e la Tarondene Ltd. La prima fu più tardi rinominata Trans Caucasian Energy Company Ltd. e non nascose l’interesse a prendere il controllo sui giacimenti petroliferi ceceni e sul tratto passante per la Cecenia dell’oleodotto Baku-Novorossijsk. La seconda di conseguenza fu registrata di nuovo come Caucasus Common Market Ltd. ed ebbe uffici in Europa e a Baku. Il direttore e proprietario ufficiale di tutte e tre le compagnie europee Chož-Achmed Nuchaev ottiene la possibilità di acquisire uno status legale per fare la conoscenza dei rappresentanti dell’establishment degli USA e della Gran Bretagna. Agli incontri con persone influenti Nuchaev parla della necessità di rendere possibile il trasporto del petrolio aggirando la Russia attraverso la Georgia e la Turchia. In Russia Chož-Achmed Nuchaev non è rimasto senza l’appoggio dei sostenitori di un particolare percorso della Russia e di idee nazionalistiche. A giudicare i progetti comuni, Nuchaev poteva contare sull’ex ufficiale dello SVR [42] Pëtr Suslov e del Fondo per la pace e la collaborazione nel Caucaso “Edinenie” creato da questi. Questa compagnia è finora attivamente partecipe dei progetti geopolitici e di economia estera della Russia, legati anche al petrolio. Ma nel febbraio 2002 a Mosca è stata registrata la tuttora attiva ZAO “Evrazijskij obščij rynok” [43]. Uno dei promotori e il possessore del 50% delle azioni della nuova compagnia è proprio la “Kavkazskij obščij rynok” [44] – Caucasus Common Market (CCM). Il secondo promotore e possessore del restante 50% è il Fondo internazionale non commerciale “Sodejstvie evrazijskomu èkonomičeskomu sotrudničestvu” [45], del quale è presidente lo stesso Pëtr Evgen’evič Suslov. Questi è divenuto anche direttore generale della neo formata ZAO “Evrazijskij obščij rynok”. Secondo le informazioni del sistema Skrin [46], fino all’ottobre 2008 la struttura dei promotori di questa compagnia non è mutata. Fine della prima puntata. Leggete il seguito lunedì 2 febbraio P.S. La redazione della “Novaja gazeta” è pronta a offrire la possibilità di fare commenti alle persone coinvolte in questa indagine Nelle prossime puntate: – Il fervore della redistribuzione: sotto chi sono tubature e pozzi
Dar’ja Pyl’nova
29.01.2009, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2009/009/03.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] Tale il titolo della versione italiana. Ma il titolo orginale era semplicemente “La seconda [guerra] cecena”. La seconda guerra cecena iniziò nel 1999 e i suoi strascichi vanno avanti fino ad oggi.
[2] “Groznyj-Petrolio-Gas”.
[3] Federal’noe Gosudarstvennoe Unitarnoe Predprijatie (Impresa Unitaria Federale di Stato).
[4] “Cecenia-Petrolio-Industria Chimica”.
[5] “Russia-Petrolio”.
[6] “Groznyj-Petrolio”.
[7] Nacional’naja Kompanija (Compagnia Nazionale).
[8] Città della Russia meridionale.
[9] Porto sul Mar Nero.
[10] “Trasporto-Petrolio”.
[11] “Consorzio di oleodotti del Caspio”.
[12] Porto sul Mar Nero.
[13] “Cecenia-Trasporto-Petrolio”.
[14] “Russia-Petrolio-Gas”.
[15] Teplo-Ènergetičeskij Kompleks (Complesso dei Carburanti e dell’Energia).
[16] NeftePererabatyvajuščij Zavod (Fabbrica di Derivati del Petrolio).
[17] “Tuapse-Prodotti Petroliferi”.
[18] “Sud-Prodotti Petroliferi”.
[19] Zakrytoe Akcionernoe Obščestvo (Società per Azioni Chiusa).
[20] Central’noe Dispetčerskoe Upravlenie (Amministrazione Centrale di Controllo).
[21] “Importazione-Esportazione-Prodotti”.
[22] “Russo-Petrolio”.
[23] “Lasagna”, ristorante moscovita.
[24] “Unificazione”.
[25] Ičkerija è il nome dato alla Cecenia dai separatisti.
[26] Città della Russia meridionale.
[27] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l’erede del KGB.
[28] Vystavka Dostiženij Narodnogo Chozjajstva (Mostra dei Risultati dell’Industria Nazionale), sorta di mostra permanente dell’industria russa.
[29] Piccolo affluente della Moscova.
[30] “Slavia-Petrolio”.
[31] “Pietra Bianca-Petrolio”.
[32] “Patrimonio Russo”, impresa di Stato.
[33] Porto del Daghestan.
[34] Città della Cecenia centrale.
[35] Villaggio della Cecenia centro-occidentale.
[36] Moskovskij Gosudarstvennyj Universitet (Università di Stato di Mosca).
[37] Città dell’estremo oriente della Russia.
[38] Città della Cecenia nord-occidentale.
[39] Vladimir Valerianovič Pribylovskij, giornalista, storico e attivista per i diritti umani.
[40] “Giovane guardia”.
[41] “Anziano”, capo poltico e militare.
[42] Služba Vnešnej Razvedki (Servizio di Intelligence Esterno).
[43] “Mercato Comune Euroasiatico”.
[44] “Mercato Comune Caucasico”.
[45] “Aiuto alla Collaborazione Economica Euroasiatica”.
[46] Sistema Kompleksnogo Raskrytija INformacij (Sistema di Diffusione Complessiva di Informazioni), sorta di agenzia di informazioni finanziaria.
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