Il viaggio di Dmitrij Anatol’evič in veste di bogatyr’ [1]
Andrej Babickij [2], 25.01.2009 18:51
Qualcuno capisce cosa abbia dimenticato in Inguscezia Dmitrij Anatol’evič Medvedev? Beh, perché non aveva voglia di starsene seduto in casa? Perché questi, caparbio [3], ha imposto a questi suoi sudditi, non indifferenti e anzi gravati, il pesante fardello di sciogliere il mistero della propria visita a questo, sia concesso dirlo, assai turbolento soggetto della Federazione?
Forse quando Vladimir Vladimirovič [4] scese dal caccia cosmico d’oro con brillanti nel centro di Groznyj avvolta dalle fiamme tra i mujaheddin inferociti, questi trovò parole, che penetrarono il cuore di ogni russo. Perfino di coloro, che per tutta la vita hanno saputo solo far ronzare a tempo il telaio in un buio posto da lupi [5]. Agitando la spada magica [6], Vladimir Vladimirovič tagliò una dozzina di teste basurmane [7] e l’annunciò con un forte ululato all’intorno. I mujaheddin allora intuirono, che era giunta la loro fine, inevitabile come l’abbraccio di Iblis [8], scurirono in volto e se la squagliarono nei cessi [9]. Là era stabilito che trovassero il loro ultimo riposo.
Sapeva Vladimir Vladimirovič, dove corrono e si attorcono le vie e le strade dello spirito russo, come di nuovo abbeverarlo della sua inebriante, potente forza, farne un'arma insuperabile, che cancellasse dal volto dell’inimico lo sfrontato e sfacciato riso. Con i propri corpi speciali in Cecenia Vladimir Vladimirovič per lunghi anni agitò il sangue dei bogatyri, rinvigorì la loro piccola forza e consacrò le gesta della gloriosa armata.
Insomma, quanto a Vladimir Vladimirovič tutto è più o meno chiaro. Avrebbe superato il serpente basurmano dalle molte teste e l’avrebbe ricacciato nel suo fetido covo, avrebbe conferito coraggio e forza mai vista ai bravi russi, avrebbe liberato il popolo dal giogo [10]. Per la prima volta dopo lunghi anni presero a respirare liberamente le genti russe a pieni polmoni – nessuno più impediva loro di abbracciare teneramente le betulle e ballare in tondo [11] nelle steppe senza fine…
Ma Dmitrij Anatol’evič? Questi è giunto in volo inaspettatamente, come un vortice [11], desiderando fare il bogatyr’ sull’esempio del vecchio compagno. Anche in Inguscezia, come sappiamo, non è semplice, e a rigor di logica dopo Il’ja Muromec [13] dovrebbe comparire Dobrynja Nikitič [14] o nel peggiore dei casi Alëša Popovič [15]. Forse così era stato anche pensato, poiché di nuovo, come pure nei tempi più antichi, l’inimico solleva la sua testa di serpente, sibila, fende l’aria con un duplice pungiglione, minaccia la fine della Madre Russia.
E’ solo che a Dmitrij Anatol’evič non è riuscito saltar giù altrettanto elegantemente da un caccia cosmico d’oro e annunciare all’intorno con un ululato da bogatyr’. Dal suo stretto petto è uscito un prolungato gemito. Né “fare fuori nei cessi”, né altre magiche ricette ha portato questi agli ingusci, ma ha promesso oro a profusione, perché le piccole genti vivano onestamente e dimentichino di dar battaglia per le strade.
Ha detto, in verità, qualcosa su misure straordinarie e si fece minaccioso come un adulto, ma i furboni ingusci hanno fatto entrare le sue parole da un orecchio per farle uscire dall’altro [16]. Invece quando Vladimir Vladimirovič menzionò tali misure, tutti all’improvviso ebbero caldo e se la fecero sotto. Sapevano che questo non si sarebbe fermato davanti a nessuno, poiché era pronto per la Rus’ [17] ad abbattere l’inimico senza fine e senza tener conto di nulla. E non solo l’inimico, ma in generale chiunque capitasse a tiro. Ma ecco che con Dmitrij Anatol’evič è tutta un’altra storia. E’ come se si dolesse di questa piccola gente, pensa che ai suoi giochi da brigante abbiano acconsentito per la brutta vita che fa e che si dovrebbe lasciarle 29 miliardi [18]. Allora si rappacificherà definitivamente la terra inguscia.
E non con un minaccioso, sfrontato ululato si è compiuto la prodigiosa apparizione di Dmitrij Anatol’evič alle genti ingusce, ma con dolci discorsi e persuasioni. Fra l’altro, le parole sui 29 miliardi i furboni le hanno succhiate come latte materno. Ci sarà di che occuparsi in breve tempo. Ed ecco che le misure eccezionali sono rimaste a colare a goccioline dalla punta delle dita infantili di Dmitrij Anatol’evič. Il mattino dopo ne ha rimosso le tracce secche con uno straccio un’anziana sguattera.
Non ne è venuta fuori una fiaba, non è stata raccontata né così né cosà. Va Dmitrij Anatol’evič per gli stessi sentieri di Vladimir Vladimirovič, ma pone i piedi come un’anatra, prova attentamente con le mani la pista, come se lo potesse ingannare. Parla amorevolmente, anche se si da un aspetto severo. Ma con lui il popolo, pare, giace senza misura, finché non lo sostituirà il vecchio compagno. E solo questi sa come premere, gettare a terra e decapitare. E senza questa capacità non sanno andare per la terra caucasica e ancora a lungo non impareranno.
L’illustrazione è tratta dal sito Blog umnych myslej [19].
Ingushetia.org, http://www.ingushetia.org/news/17825.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Guerriero dotato di forza sovrumana (la radice del nome è bog, “dio”), eroe del folclore russo.
[2] Andrej Maratovič Babickij, giornalista russo spesso in contrasto con l’establishment.
[3] Il termine è arcaico, biblico (nella versione italiana è tradotto con “di dura cervice”). Da qui in poi Babickij usa ironicamente il linguaggio arcaico delle fiabe e delle leggende russe, assai difficile da tradurre.
[4] Putin, s’intende. Ma gli eroi delle fiabe e delle leggende russe in genere hanno solo nome e patronimico (vedi nota 3).
[5] Letteralmente “angolo da orsi”.
[6] Il kladenec (nome con molteplici tentativi di interpretazione) del bogatyr’ colpisce praticamente da solo.
[7] I nemici dei leggendari guerrieri russi sono detti basurmane, evidente corruzione di musul’mane (“musulmani”). Gli slavi orientali hanno iniziato a combattere con popoli islamici ancor prima della loro cristianizzazione. Il corsivo è mio.
[8] La principale figura negativa della demonologia islamica (confusa forse qui con l’Ade greco).
[9] Allusione all’affermazione di Putin, secondo cui i russi avrebbero stanato e “fatto secchi” i terroristi “anche nei cessi” (la frase è stata tradotta in vari modi, ma ciò che è certo è che usò termini gergali assai rozzi).
[10] Si allude al “giogo tataro”, ovvero alla sottomissione della Russia ai Tatari nei secoli XIII-XVI.
[11] I riti legati ai culti arborei e solari sono sempre stati praticati dal popolo russo anche dopo la cristianizzazione e anzi sono ritenuti da questo costitutivi della propria identità.
[12] Per vichr’ si può intendere anche un leggendario essere malefico che si manifesta come un piccolo turbine di vento. Al di là della leggenda, va detto che in Russia (come ho potuto constatare di persona) il fenomeno meteorologico delle “trombe d’aria microscopiche” è frequente.
[13] “Elia di Murom”, il più celebre bogatyr’ nella cui figura si mescolano tra gli altri i tratti del profeta Elia e della divinità tonante precristiana Perun (sorta di Giove slavo). Murom, nella Russia centrale, è una delle più antiche città russe.
[14] “Dobrynja, figlio di Aniceto”, altro celebre bogatyr’. Dobrynja deriva da dobryj, “buono”.
[15] “Alëša (diminutivo di Aleksej, “Alessio”), figlio di pope”, bogatyr’ forse meno popolare in cui la commistione tra paganesimo e cristianesimo appare più evidente.
[16] Letteralmente “hanno fatto passare le sue parole accanto alle orecchie”.
[17] Antico nome della Russia.
[18] 29 miliardi di rubli sono oltre 685 milioni di euro…
[19]”Blog dei pensieri intelligenti”, opera del giornalista Vladimir Rudol’fovič Solov’ëv. Indirizzo: http://vsoloviev.livejournal.com/
http://matteobloggato.blogspot.com/2009/01/il-bogatyr-medvedev.html
26 gennaio 2009
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