16 ottobre 2008

A proposito della situazione del Caucaso (III)

Otterremo una seconda Inguscezia?

Tre anni dopo i fatti di Nal’čik [1] la repressione dei credenti continua


Alla vigilia del terzo anniversario dei fatti di Nal’čik il centro per la difesa dei diritti umani “Memorial” [2] ha presentato lo studio “Kabardino-Balkaria: sulla strada verso la catastrofe. I presupposti dell’azione armata a Nal’čik del 13-14 ottobre 2005”.
“Molti degli assalitori non sapevano sparare ed assomigliavano poco all’immagine del militante che esce dal bosco. Abbiamo cercato di capire cosa mai li abbia costretti a prendere le armi, – ha detto l’autore del rapporto Aleksandr Žukov. – Solo dopo l’attacco si è chiarito che molti di loro erano membri di una comunità musulmana locale – il jama’at [3] della Kabardino-Balkaria. Si sono anche scoperti numerosi episodi di gravi violazioni dei diritti dei credenti in questa repubblica”.
Per ammissione dell’autore dello studio, il lavoro non può pretendere di essere esaurientemente obbiettivo: “Non ci è riuscito parlare con i veri membri dell’organizzazione segreta, – dice con rimpianto Aleksandr Žukov. – I nostri interlocutori sono stati fondamentalmente i semplici membri del jama’at, che non erano in possesso di informazioni sui piani dei capi (gli amir [4]) della comunità. Abbiamo parlato anche con quegli ex membri che adesso lavorano nell’Amministrazione spirituale dei musulmani (l’organizzazione religiosa ufficiale della Repubblica di Kabardino-Balkaria – nota dell’autore)”.
Ciò non di meno questo studio è il primo tentativo di sistematizzare la cronaca della “guerra non dichiarata” degli uomini delle forze armate della Repubblica di Kabardino-Balkaria contro chi prega. Omicidi, torture, sparizioni di persone. Le cosiddette liste di wahhabiti [5], le perquisizioni senza mandato, gli arresti, anche di donne.
“E oggi, nonostante tutte le rassicurazioni, le autorità non vogliono andare a dialogare con i credenti. Di questo testimonia anche il solo fatto che fino al 2004 a Nal’čik erano attive sei moschee di quartiere, ma adesso ne sono aperte solo due, le autorità ostacolano il ritorno all’attività di quelle distrutte”, – ha detto Aleksandr Žukov.
Insieme all’autore del rapporto hanno condiviso la propria visione della situazione i collaboratori di “Memoriale” Aleksandr Čerkasov e Oleg Orlov.
“Sotto processo andranno 57 persone – a febbraio uno degli imputati, Valerij Bolov, è morto in ospedale, – ha detto Aleksandr Čerkasov. – Ci sono prove di torture compiute sugli imputati. L’ultimo caso è avvenuto a giugno, quando l’imputato Azamat Achkubekov è stato portato all’ospedale della prigione in condizioni critiche. I medici hanno constatato in lui una lesione ad un polmone. L’amministrazione del SIZO [6] non permette di condurre un esame clinico indipendente, delle molte denunce la procura non ne ha prese in esame neanche una”.
Da febbraio gli imputati non hanno la possibilità di tenere contatti con i propri accusati in modo normale. Agli avvocati difensori non viene semplicemente permesso di entrare nel SIZO e nell’aula di tribunale la scorta impedisce la comunicazione.
“Con tali metodi le autorità giudiziarie non otterranno la verità nel processo. La protesta tra la popolazione crescerà. Di conseguenza otterremo un’altra Inguscezia”, – ha notato Oleg Orlov.

Irina Gordienko
13.10.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/76/12.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Capitale della repubblica di Kabardino-Balkaria, che fu attaccata da terroristi nell’ottobre 2005.
[2] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche e tuttora attiva nella difesa dei diritti umani.
[3] “Gruppo” (ma il termine è usato spesso nel senso di “gruppo islamista”).
[4] Amir (da cui “emiro”) significa originariamente “capo militare”.
[5] I wahhabiti sono di per se i seguaci di una corrente di pensiero fondamentalista, ma in Russia “wahhabita” è diventato sinonimo di terrorista islamico.
[6] Sledstvennyj IZOljator (Carcere per la Detenzione Preventiva).

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