31 luglio 2008

A proposito di Putin (VIII)

L’ultima firma del presidente

Alle otto e mezza della sera del 6 maggio, lasciando il gabinetto presidenziale, Vladimir Putin ha firmato un decreto che può eliminare definitivamente l’indipendenza degli avvocati

Presto, precisamente a luglio, la Duma di Stato [1] dovrà esaminare in prima lettura l’ultima iniziativa legislativa del secondo presidente della Federazione Russa. Ciò deriva dalla decisione del Consiglio della Duma del 13 maggio. Il disegno di legge federale e la nota esplicativa ad esso acclusa sono giunti alla Duma dalla segreteria del presidente alle ora 21 e 17 minuti del 6 maggio 2008 (vedi timbro sul documento). I corrieri a questo livello corrono arditamente, il che significa che Putin nell’ultimo giorno della sua presidenza ha probabilmente firmato il documento alle otto e mezzo della sera.
Noi elettori russi avremmo capito se nelle ultime ore prima di lasciare il Cremlino Putin avesse proposto qualcosa di breve e di epocale allo stesso tempo, per esempio un disegno di legge sulla rimozione del corpo di Lenin dal mausoleo. Ma la sua iniziativa finale è risultata legata al cambiamento dei rapporti tra gli avvocati e gli organi statali di registrazione, cosa che come accordo finale è un po’ opaca – in ogni caso, a prima vista.
La trovata qui è solo per i conoscitori: solo un esperto vedrà dietro gli emendamenti di routine alla FZ [2] “Sull’esercizio dell’avvocatura e l’Ordine degli avvocati” [3] il colpo più duro alla difesa, al diritto costituzionale dei cittadini a un aiuto qualificato in tribunale e insieme a questo all’indipendenza del potere giudiziario in generale. Il senso degli emendamenti, per semplificare, consiste nell’attribuzione agli organi di registrazione del diritto di rivolgersi, per privare gli avvocati del loro status, non solo agli organi di autogoverno degli avvocati, come gli ordini regionali degli avvocati, ma anche, come si vedrà in pratica, direttamente al tribunale, passando sopra le loro teste [4]. Con l’attuale livello di indipendenza dei magistrati (Medvedev ha appena promesso di occuparsi di questo problema, ma crescere giudici indipendenti non è cosa tanto rapida) gli organi di registrazione (strettamente legati al ministero della Giustizia e attraverso questo anche alla Procura Generale e al ministero degli Interni) otterranno un tale mezzo di pressione sugli avvocati che ci si potrà dimenticare di una reale difesa in cause in cui l’interessamento dell’autorità è minimo. Un’altra opzione del disegno di legge propone di eliminare il segreto professionale: ai funzionari degli organi di registrazione sarà attribuito il diritto di ottenere spiegazioni dagli avvocati e di verificare se rappresentano bene gli interessi dei propri assistiti e fiduciari. A questo va aggiunto che il disegno di legge propone di privare gli avvocati, una volta riconosciuti colpevoli, del diritto di essere accolti anche in futuro nel collegio degli avvocati, il che si può definire un divieto di esercitare la professione – in tutto il mondo civile questo è considerato assolutamente inammissibile.
Sul tavolo del presidente della Duma Boris Gryzlov il documento è giunto il giorno dell’insediamento, il 7 maggio (vedi timbro), quando presidente della Federazione Russa non era già più Vladimir Putin, ma Dmitrij Medvedev. Forse prima di trasmetterlo al Consiglio della Duma il 13, Gryzlov avrebbe dovuto precisare al nuovo presidente: come si pone davanti a questa pensata?
Ma queste non sono già più parole, ma fatti e questi fatti minacciano di divergere nettamente dalle parole di Medvedev sul rafforzamento dell’indipendenza dei magistrati. Perché una giustizia senza una difesa indipendente (prima di tutto dallo stato) è un’automobile senza una ruota: anche se le altre tre sono assolutamente perfette, non può già più andare da nessuna parte. L’avvocatura, che pure adesso in Russia, probabilmente, è lontana dalla perfezione, così come la magistratura, va rafforzata e fatta crescere, ma dare da pascolare ai lupi impersonati dai funzionari degli organi regionali di registrazione quelle che pure non sono pecore significa perdere la giustizia in se e per se. A tal proposito è perfino noioso ripetere argomenti, questi sono stati riassunti già da tempo in opere storiche e internazionali, vedi: le disposizioni fondamentali sul ruolo degli avvocati accolte nel 1990 dall’ottavo congresso dell’ONU per la prevenzione del crimine tenuto a New York; il Codice di condotta per i giuristi della Comunità Europea, approvato il 28 ottobre 1988 ecc. Sui principi di autogoverno e indipendenza dallo stato si basa anche la vigente legge federale “Sull’esercizio dell’avvocatura e l’ordine degli avvocati nella Federazione Russa” del 31 maggio 2002, in cui si propone di inserire “emendamenti”.
E’ chiaro che il giurista Dmitrij Medvedev è stato fatto presidente da Vladimir Putin, il quale, evidentemente, ha fatto la propria scelta fra sostenitori della forza e sostenitori del diritto un po’ prima degli elettori, che hanno votato a marzo. Ma com’è allora che alle otto e mezza della sera del 6 maggio dal suo gabinetto è saltato fuori questo?
Davanti a noi si disegna questa immagine (chiedo scusa per il carattere caricaturale, ma non si può dirlo in altro modo): Putin libera il gabinetto al Cremlino, rastrella i fogli dal tavolo, toglie dai muri i riconoscimenti internazionali ricevuti da vari organi in 8 anni di presidenza. Entra di corsa Sečin [5] (Ivanov [6], Patrušev [7]). Il loro comune amico Ustinov [8], che non sopporta gli avvocati come classe, ha minacciato di allontanarli dalla Chiesa Ortodossa Russa, finché non firmeranno presso Putin un documento sulla distruzione degli avvocati come classe… Beh, no, non è possibile, non è un uomo del genere questo Vladimir Vladimirovič…
Non abbiamo una precisa spiegazione per questa contraddizione, ma abbiamo il diritto di elaborare una versione che si basa su fatti a noi noti. Ancora il 30 aprile il presidente ha firmato un decreto che regolamenta i poteri complementari del servizio federale di registrazione, che corrisponderebbero (notare il condizionale) agli emendamenti alla legge sull’avvocatura, se a quel tempo fossero già stati approvati. Putin si è preso qui, certamente, una certa libertà nei confronti del Consiglio Federale [9] della Federazione Russa: è il suo decreto che deve corrispondere alla legge e completarla, ma qui, in ogni caso in senso temporale, è il contrario. Questo decreto di Putin è stato pubblicato ufficialmente il 5 maggio, ma il 6 alle 20 circa, come già sappiamo, è successo qualcosa che lo ha costretto a staccarsi da occupazioni più consone a quella sera, per esempio, provare le cravatte per l’insediamento di Medvedev del giorno dopo. Ma che è successo? Secondo la nostra versione, un fatto assai inaspettato avrebbe potuto essere il rifiuto di Medvedev di firmare il disegno di legge mirato allo sfacelo dell’avvocatura dopo essere diventato presidente a pieno titolo.
Putin è più un sostenitore della forza che un giurista, Medvedev è più un giurista che un sostenitore della forza, ma il potere reale, a dar retta ai politologi, finora resta a Putin. Quale delle sue due mani vincerà sull’altra, quando e a che prezzo? Torneremo, come promette Medvedev, a uno stato di diritto o torneremo di nuovo a una “dittatura della legge”, annunciata all’inizio della presidenza di Putin e più aderente alla “democrazia sovrana” di Surkov [10]? Difficilmente la scelta si compirà in tempi lunghi. A breve si comprenderanno i risultati di una serie di “test”, sulla base dei quali potremo trarre delle conclusioni sulla fondatezza della retorica in tema di diritto di Medvedev – una delle “teste parlanti” dell’aquila bicipite russa [11]. Uno di questi test (insieme alla questione del nuovo mandato del presidente del tribunale cittadino moscovita - vedi “Novaja gazeta” n. 41) sarà il destino degli emendamenti alla legge sull’avvocatura delle otto e mezza della sera del 6 maggio 2008.

Leonid Nikitinskij [12]osservatore della “Novaja gazeta”

23.06.2008, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/44/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)


[1] Tutte le assemblee legislative russe si chiamano “Duma”.
[2] Federal’nyj Zakon (Legge Federale).
[3] Le leggi russe vengono identificate dal titolo.
[4] L’eloquio contorto è nell’originale....
[5] Igor’ Ivanovič Sečin, vice capo dell’amministrazione presidenziale di Putin.
[6] Sergej Borisovič Ivanov, ex ministro della difesa, ritenuto un tempo il possibile “erede” di Putin.
[7] Nikolaj Platonovič Patrušev, capo dei servizi segreti russi.
[8] Vladimir Vasil’evič Ustinov, ministro della Giustizia sotto Putin.
[9] Sorta di Senato della Federazione Russa, formato dai rappresentanti dei soggetti della Federazione stessa (repubbliche autonome, regioni, ecc.) chiamato in genere “Consiglio della Federazione” – ho usato l’espressione “Consiglio Federale” per evitare un bisticcio.
[10] Vladislav Jur’evič Surkov, principale consigliere di Putin.
[11] L’aquila bicipite è il simbolo della Russia, ma qui è anche il simbolo della diarchia Putin-Medvedev.
[12] Leonid Vasil’evič Nikitinskij, presidente dell’unione dei reporter giudiziari russi.


http://matteobloggato.blogspot.com/2008/06/prima-di-andare-via-come-canta-neffa.html

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