Per nome, personalmente e singolarmente. Edizione speciale
Sull’iniziativa della “Novaja gazeta” e dell’associazione “Memorial” [1]
Colonna dei lettori
Vent’anni di libertà – e siamo di nuovo sulla soglia di un nuovo ciclo di menzogne, arbitrii e oppressione della personalità. La casa che i nostri democratici hanno costruito è distrutta ed esposta al ludibrio. E non c’è da incolpare il popolo di ciò. Semplicemente chi si è incaricato di guidare la costruzione non ha posto alla base quell’unica pietra, senza cui l’edificio che va sotto il nome di “libera, fiorente Russia” non può stare in piedi. Questa pietra è la verità. La piena ed esauriente verità su tutte le persone ingiustamente uccise, tormentate, fatte morire di fame, private delle proprie case e su tutti quelli che hanno ucciso, tormentato, fatto morire e scacciato. L’uomo che non prende coscienza di se e del proprio passato personale è destinato a girare in tondo e a scoprire con meraviglia davanti a se gli stessi problemi irrisolti. Nella psicologia contemporanea questo è diventato un luogo comune e nessuno lo discute. Ciò che accade a una singola personalità, accade anche ad un intero paese e perciò l’attuale deriva della Russia nella nuova mancanza di libertà è del tutto coerente. Gli antichi fermavano le guerre e i nemici di ieri uscivano allo scoperto sul campo di battaglia per piangere e seppellire i caduti. I nostri caduti restano innominati, non pianti e non sepolti. E finché sarà così, sarà inutile valutare e pianificare riforme economiche o di qualsiasi altro tipo o un’idea di nazione e fare considerazioni sul futuro del nostro paese. E perciò l’iniziativa della “Novaja gazeta” per la creazione di un memoriale dedicato alle vittime del terrore di Stato e al tentativo di resistenza merita il più attivo sostegno. Ma non ci si può liberare dall’angoscia. Negli ultimi vent’anni nel nostro paese molti passi sulla strada verso la libertà e la verità si sono conclusi con un nulla di fatto. Riforme economiche sommarie e incoerenti hanno portato al discredito dell’idea di un mercato libero e di un’iniziativa privata. L’indecisione nelle trasformazioni politiche ha fatto sì che la parola “democrazia” sia diventata quasi offensiva. Il processo al PCUS si è concluso con un nulla di fatto, si è trasformato in farsa e in fin dei conti in una vittoria morale dei comunisti. E ogni insuccesso del genere col passar degli anni allontana la possibilità di un libero sviluppo e di una reale fioritura del nostro paese. Gli ultimi anni per molti sono diventati anni di delusioni, hanno portato all’apatia sociale e allo scetticismo. Accingendosi a creare un memoriale, dobbiamo ricordare che tutte le nostre azioni in questa direzione devono essere inappuntabili, senza compromessi e coerenti. In caso contrario diventeremo gli ennesimi becchini di coloro che già una volta sono stati ingiustamente tormentati e indegnamente sepolti. Che ciò non avvenga. La questione più importante è quella di un luogo degno per questo memoriale. E per rispondere a questa questione bisogna partire non da ciò che è possibile, ma da ciò che è giusto. E giusta è la posizione dell’ex zèk [2] Lev Aleksandrovič Netto [3], per cui “in Russia c’è solo un posto dove deve trovarsi il museo-memoriale centrale. Ed è proprio l’edificio dell’NKVD [4]-KGB nella Lubjanka [5]” (“Vaccino contro il terrore”, “Novaja gazeta”, n. 13 del 21 febbraio). In qualsiasi altro posto questo museo si troverebbe nell’ombra della malefica casa della Lubjanka, come adesso nella sua ombra si è trovata la pietra della memoria delle isole Soloveckie [6]. E perciò si dovrebbe iniziare il lavoro per il ristabilimento della nostra memoria storica con la creazione di un movimento per il passaggio dell’attuale edificio della ČK [7]-NKVD-KGB-FSB [8] al museo-memoriale dedicato alle vittime del terrore di Stato e al tentativo di resistenza. Questo movimento potrebbe portare il nome di un’altra ex reclusa, E.A. Kernovskaja [9], dai disegni della quale è accompagnato l’articolo della “Novaja gazeta”. Evfrosinija Antonovna è un’eroina del Gulag, come del tutto giustamente l’ha chiamata Oleg Chlebnikov [10], che sempre nella propria vita si è fatta guidare non da ciò che è possibile, ma da ciò che è onesto e giusto. E’ possibile che oggi tale compito appaia utopico, che causi derisione e scetticismo, come trent’anni fa causavano scetticismo le azioni e gli appelli degli eroi della resistenza degli anni ’70-‘80 dello scorso secolo Solženicyn, Sacharov, Bukovskij [11], Marčenko [12], Velikanova [13] e altri. Ma in buona parte grazie a loro nella nostra coscienza vivono gli ideali della libertà personale e non muore la speranza in una vita degna e libera in Russia. Lev Ziman [14] “Novaja gazeta”, 6 marzo 2008, http://www.novayagazeta.ru/data/2008/16/40.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni) |
[1] “Memoriale”, associazione nata per difendere la memoria delle vittime del regime sovietico e in prima linea nella difesa dei diritti umani in Russia.
[2] Zèk deriva forse da z/k (Zaključënnyj Kanalestroenija, “Recluso addetto ai lavori del canale”), sigla che indicava i lavoratori forzati che scavarono il canale Mar Bianco-Mar Baltico e per estensione avrebbe finito per indicare tutti i reclusi del Gulag.
[3] Fratello del celebre calciatore russo Igor’ Aleksandrovič Netto.
[4] Narodnyj Komitet Vnutrennich Del (Comitato Popolare per gli Affari Interni), nome della polizia politica dell’epoca di Stalin.
[5] Piazza del centro di Mosca tristemente nota per la sede dei servizi segreti.
[6] Davanti all’edificio della Lubjanka è posta a mo’ di monumento una pietra delle isole Soloveckie (popolarmente dette Solovki), uno dei principali luoghi di deportazione dell’epoca sovietica.
[7] Črezvyčajnaja Komissija (Commissione Straordinaria), la prima polizia politica sovietica.
[8] Federal’naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), gli attuali servizi segreti. C’è un’inquietante continuità dalla ČK di Lenin all’FSB di Putin...
[9] Autrice di libri di scritti e disegni di testimonianza dei propri dodici anni nel Gulag, dove era stata rinchiusa come “possidente”.
[10] Oleg Nikit’evič Chlebnikov, vice direttore della “Novaja gazeta”.
[11] Vladimir Konstantinovič Bukovskij, scrittore dissidente passato per campi di lavoro e cliniche psichiatriche.
[12] Anatolij Tichonovič Marčenko, scrittore dissidente ucraino, morto a causa di uno sciopero della fame intrapreso per far liberare prigionieri politici agli inizi dell’epoca gorbacioviana…
[13] Tat’jana Velikanova, dissidente russa.
[14] Scrittore ed editore russo.
http://matteobloggato.blogspot.com/2008/04/chi-dimentica-il-
passato-condannato.html
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