Non molto tempo fa la “Novaja gazeta” ha raccontato alcune storie interessanti sulla vita della nuova elite dei funzionari della Cecenia, giunta al potere insieme a Ramzan Kadyrov. Lo ricordiamo perché queste storie hanno avuto un seguito fantastico[2]. Il 30 agosto 2004 l’attuale capo della provincia di Ačchoj-Martan[3] (allora era ancora un vice e prima ancora un guerrigliero) Musa Dadaev, per dirlo nel modo più delicato, è entrato rumorosamente nella sede locale della Rossel’chozbank[4], ha insultato pesantemente i collaboratori che gli avevano fatto delle critiche e quando il sorvegliante Amirchan Chadžaev ha cercato di farlo ragionare, ha aperto il fuoco. Chadžaev e una persona presente nella banca, Adam Agaev sono rimasti feriti. Questo fatto è stato registrato dall’ROVD[5] locale, ci sono molti testimoni. Il nostro articolo era indirizzato alla procura della repubblica. Il procuratore generale della Cecenia ha dato alla procura della provincia di Ačchoj-Martan il compito di investigare. Il procuratore provinciale Š.M. Abdul-Kadyrov e l’inquirente M.A. Džabrailov hanno investigato. Dal punto di vista della legge locale la situazione appare così. “Questi (Chadžaev e Agaev. – nota di V.I.) sono rimasti feriti da colpi sparati accidentalmente dalla pistola di ordinanza (l’annotazione è mia. – nota di V.I.) di Dadaev (…) …che questi portava alla cintura” (…) “Per primo è rimasto ferito Chadžaev in conseguenza di una colluttazione, quando ha cercato di portare Dadaev fuori dalla banca e Agaev, avendo valutato male la situazione, ha tentato di togliere la pistola al vice capo dell’amministrazione, che nel frattempo l’aveva scaricata. Questi si sono riconciliati con Dadaev (entrambi si trovavano in ospedale con varie ferite e sono rimasti in vita per miracolo. – nota di V.I.) e non hanno alcuna rimostranza da fare nei suoi confronti”. Dunque, naturalmente, a causa di fatti svoltisi in maniera così curiosa “si è rifiutato di avviare un procedimento penale nei confronti di Dadaev M.M. (…) per fattiva mancanza di elementi di reato”. In modo altrettanto felice per il capo della provincia Dadaev si sono svolti anche i fatti legati a un altro episodio. Il pestaggio del capo dell’amministrazione del villaggio di Šaamjurt[6]. Ricordo di nuovo: nel marzo di quest’anno Musa Dadaev e le sue guardie del corpo picchiarono Said-Magomed Bagaev davanti agli occhi di molti compaesani. Bagaev finì in ospedale con un trauma cranico. La procura ha indagato in modo creativo le circostanze. “Su proposta del capo dell’amministrazione della provincia Dadaev, questi e Bagaev si sono allontanati in automobile da un luogo in cui si svolgevano lavori volontari di pulizia per chiarire i loro rapporti. Nell’abitacolo dell’automobile tra le due persone in conflitto ha avuto luogo una conversazione dai toni accesi, dopodiché sono andati ciascuno a casa sua… Questi (Bagaev) è stato al CRB[7] di Ačchoj-Martan perché si è raffreddato durante i lavori volontari di pulizia. Mentre si trovava presso casa sua ha subito anche un lieve trauma cranico in conseguenza di una caduta da un albero…”. Bisogna dire che tali conclusioni sono confermate da numerose testimonianze di abitanti della provincia, che sono presi dal timor panico davanti al capo della provincia Musa Dadaev e a suo fratello Ibragim soprannominato Medved’[8], che tenevano tutta la provincia nel terrore già ben prima della sua rapida ascesa – quando correvano armati per i boschi. A proposito, Medved’ adesso è un alto ufficiale di polizia. Certo, per lavorare in procura nella Cecenia di oggi, è indispensabile avere un enorme coraggio. Certo, se si lavora e non si tolgono dai guai i compagni preferiti del presidente. Un procuratore provinciale di mia conoscenza ha convinto dei compaesani, che si erano rivolti a lui per avere un aiuto dopo che avevano rapito dei loro familiari, a non sporgere denunce alla procura. “Altrimenti, – ha detto, – potrebbe andare ancora peggio. Verrebbero i federali e violenterebbero le vostre donne”. Un procuratore in Cecenia può essere ucciso, può essere rapito, possono portargli via i figli e i familiari. Conosco alcuni esempi: io stesso mi sono impegnato per far liberare dalla prigionia degli uomini della procura. Proprio per questo Mosca è costretta a mettere specialisti di altre regioni della Russia nei posti chiave della procura cecena: non gravati dal pensiero della famiglia, delle circostanze, dei clan e di quant’altro non permetta di stabilire la legalità sul territorio di una repubblica che ha sofferto molto. Gente del genere non è amata. Il difensore dei diritti umani e il procuratore La scorsa settimana il conflitto tra il presidente Kadyrov e il procuratore della repubblica Valerij Kuznecov è riesploso con rinnovata intensità. E il presidente stavolta ha dato mandato al plenipotenziario per i diritti umani della repubblica Nurdi Nuchažiev, dichiarando che è necessario rimuovere il procuratore dal suo incarico e perfino avviare nei suoi confronti un procedimento penale “per colpevole inazione”. Nei confronti della procura di Ačchoj-Martan, fra l’altro, il plenipotenziario non ha rimostranze da fare, ma Kuznecov… Proprio Kuznecov alla fine dello scorso anno ha sanzionato l’avvio di un procedimento penale e l’arresto nei confronti del direttore della segreteria della commissione per i risarcimenti per le abitazioni perdute Sultan Isakov, stretto consigliere di Ramzan Kadyrov. Fu arrestata anche una serie di funzionari e gli abitanti della Cecenia tirarono un sospiro di sollievo: era cominciata la lotta con la terrificante corruzione. Ma non passarono che pochi giorni, che, non senza l’intervento di Kadyrov, tutti gli arrestati furono rimessi in libertà. Solo che nessuno poté fermare il procedimento penale – il procuratore ne fece una vera questione di principio. E qui i difensori ufficiali dei diritti umani gli hanno fatto un sacco di rimostranze. Parlando al parlamento ceceno, Nuchažiev ha chiamato il procuratore della repubblica Kuznecov e i suoi colleghi “favoriti[9], che pensano solo a come fare carriera qui (in Cecenia). Arrivano da noi colonnelli e se ne vanno generali”. Per quel che riguarda sequestri e omicidi compiuti da uomini delle forze armate locali il difensore dei diritti umani Nuchažiev non ha particolari rimostranze da fare. Gli raccomando - forse non ne sa nulla – di fare attenzione al lavoro dei procuratori locali di Ačchoj-Martan (vedi sopra). E anche alle lamentele degli abitanti di questa provincia, che sospettano che il proprio capo, Dadaev, sia responsabile di molte sciagure: per esempio del pestaggio di un medico di villaggio e di partecipazione a un DTP[10], in conseguenza del quale un bambino è rimasto menomato… Si potrebbe controllare: e se fosse proprio vero? Ma non controlleranno. Finché la vita nella repubblica sarà così confusa, distinguere dov’è la verità e dov’è l’invenzione, dove si ha a che fare con un guerrigliero e dove con un difensore dei diritti umani sarà impossibile. Le uniche cose su cui non ci sono dubbi sono la paura e l’ipocrisia – proprio queste determinano il comportamento sia dei procuratori, sia dei difensori dei diritti umani, sia dei politici. Dukvacha Stirlitz[11] Quando una mia vecchia conoscenza, l’attuale presidente del parlamento ceceno Dukvacha Abdurachmanov chiede di prolungare il mandato presidenziale fino a 5-7 anni, è ipocrisia. E paura. Gli ho telefonato, gli ho chiesto: “Ma perché?”. Dukvacha ha risposto come se parlasse in parlamento: “Noi non dobbiamo andare dietro all’Europa, noi abbiamo la nostra via. Essi non ci possono insegnare nulla di buono. Il nostro leader Ramzan Kadyrov ha solo trent’anni. In qualche mese di presidenza ha ricostruito la repubblica in modo tale che non la si riconosce più. Perché mai dovremmo limitare il suo mandato a quattro anni?”. Capisco. Perché contemporaneamente il signor Abdurachmanov si è preoccupato per se stesso, dichiarando che è indispensabile prolungare anche il mandato dei deputati. Capisco. Perché davanti a me ci sono alcune raccomandazioni di noti comandanti in campo ceceni con le loro firme e i timbri “da lupi”[12]. Queste sono stati inviati all’ex vice ministro dell’Agricoltura del governo filorusso della Repubblica Cecena presieduto da Doku Zavgaev (negli anni 1995-1996), Dukvacha Abdurachmanov. Gli “eroi” degli attacchi a Budënnovsk[13] e alla città daghestana di Kizljar[14] – i comandanti in campo Chunkar-Paša Israpilov, Turpal-Ali Atgeriev – La raccomandano, egregio Dukvacha, per un posto importante in Ičkerija[15] perché (cito) “ha veramente fornito aiuto morale e materiale ai combattenti e a diversi gruppi e reparti della resistenza, fra l’altro nell’operazione “Jihad” dell’agosto 1996 (la presa di Groznyj da parte dei guerriglieri), nella lotta con gli occupanti russi”. Se si crede a questi documenti, Lei a metà degli anni ‘90 allo stesso tempo occupava un posto importante nel governo filorusso di Zavgaev e lottava contro di esso con i guerriglieri. Lei è Stirlitz, caro Dukvacha? Oggi, signor Abdurachmanov, Lei sta di nuovo col potere russo. Ufficialmente Lei – la seconda carica della repubblica – desidera, che il presidente della cecenia prolunghi il proprio mandato e che il presidente russo Vladimir Putin si presenti alle elezioni per un terzo mandato[16]. Per chi lavora Lei adesso, mio caro vecchio amico? In risposta a tutte le mie argomentazioni, per cui i presidenti e i deputati “a lunga durata” perdono l’orientamento riguardo a ciò che è loro e ciò che è dello stato, Dukvacha ha dichiarato: “Vjačeslav, in altri tempi tu sei stato spesso da noi, abbiamo valutato i problemi, ma ora tu vivi, ti sei separato dalla nostra realtà, la repubblica vive una vita nuova, creativa e tu e la vostra “Novaja gazeta” scrivete solo ciò che accade di brutto. Ciònonostante, il nostro presidente considera il vostro giornale uno dei migliori e dei più popolari”. Sì, davvero. Non molto tempo fa il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov, parlando alla televisione locale, ha dichiarato, che considera la “Novaja” il più onesto e popolare giornale della repubblica. Do al presidente ciò che gli spetta. E’ possibile che abbia capito una verità, che, ahimé, è inaccessibile alla sua cerchia più prossima: i mezzi di informazione di massa sono obbligati a riportare a terra i funzionari, proteggendoli dal cadere dall’alto. Se, certo, nel frattempo non fa questo la procura. Vjačeslav Izmajlov capo redattore della sezione per le situazioni di emergenza 21.05.2007, “Novaja Gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2007/37/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
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